Un pioneristico studio da 300 milioni di $ ha scoperto che nei bambini che passano almeno 7 ore al giorno davanti a smartphone o tablet si modifica la struttura del cervello.
La nuova ricerca è stata finanziata dall’Istituto nazionale americano della sanità, un’agenzia governativa, e ha illustrato i risultati della tecnologia sui bambini.
I ricercatori sono giunti alle loro conclusioni analizzando il cervello di 4.500 bambini e al momento ne stanno analizzando altri 11.000 di bambini di 9 e 10 anni su un periodo di 10 anni. I primi dati ottenuti hanno evidenziato che passare troppo tempo davanti allo schermo può avere effetti negativi sui bambini.
“Gli scienziati considerano caratteristiche cerebrali legate ad azioni impulsive, l’impatto di comportamenti salutari (come il sonno o l’attività fisica) sullo sviluppo cerebrale e cognitivo o ancora tratti legati all’utilizzo dei dispositivi digitali (come l’esposizione prolungata a uno schermo). Ad esempio, un recente studio nell’ambito del progetto ABCD ha evidenziato legami tra diverse quantità e tipologie di tempo passato davanti allo schermo (es. videogiochi vs. social media) e diversi tratti psicologici, caratteristiche cerebrali strutturali e funzioni cognitive”, si legge nell’abstract dello studio dell’Istituto nazionale statunitense di sanità.
“Gli scienziati potranno monitorare i soggetti nel tempo per capire in che modo usare i dispositivi possa influenzare lo sviluppo personale, grazie all’opportunità unica fornita dallo studio ABCD”.
In particolare, secondo gli scienziati un’esposizione quotidiana allo schermo avrebbe evidenziato nei bambini un assottigliamento prematuro della corteccia cerebrale, lo strato più esterno del cervello che processa le informazioni. Chi passa meno tempo davanti allo schermo ha mostrato differenze rispetto agli altri, ma Gaya Dowling, la direttrice dello studio dell’Istituto, ha consigliato di non formulare conclusioni affrettate.
“Non sappiamo se sia davvero causato dall’esposizione a uno schermo. Non sappiamo ancora se sia una cattiva cosa”, ha afferma Dowling.
“Non lo sapremo finché non seguiremo i soggetti nel tempo per capire se i risultati osservati siano collegabili alle differenze riscontrate o siano piuttosto dei casi isolati”.
Gli scienziati, dunque, rimangono vaghi e non confermano alcun collegamento diretto fra l’assottigliamento della corteccia cerebrale e l’esposizione allo schermo.
“Saremo in grado di rispondere ad alcune domande solo fra qualche anno”, ha affermato Dowling. “Ma alcune di queste sono molto interessanti. Dobbiamo solo aspettare”.
Ha anche aggiunto: “I colloqui e i dati ottenuti dall’Istituto hanno già evidenziato qualcosa d’altro: i bambini che passano più di due ore al giorno davanti allo schermo hanno prestazioni inferiori nei test di ragionamento e linguistici”.
Dowling spera che, una volta terminato lo studio, i ricercatori saranno in grado di determinare se l’esposizione a uno schermo crei o meno dipendenza.
“Potremo capire non solo quanto tempo passano davanti allo schermo e come pensano che questo li condizioni, ma anche quali possono essere gli effetti su di loro. E questo ci porterà a rispondere alla domanda sulla dipendenza”, ha affermato.
Il dottor Dimitri Christakis dell’Ospedale infantile di Seattle è stato l’autore principale delle recenti linee guida dell’Accademia americana di pediatria sull’esposizione agli schermi. In particolare, ha affermato che i genitori dovrebbero “evitare di utilizzare strumenti digitali, se non le videoconversazioni, in bambini più piccoli di 24 mesi”.
“I bambini che giocano con gli iPads non trasferiscono ciò che imparano sul dispositivo digitale nel mondo reale: in pratica, se fornite a vostro figlio un’applicazione con cui può giocare con Lego virtuali e poi gli mettete davanti dei blocchetti reali, dovrà reimparare tutto daccapo”, si afferma nelle linee guida.
Christakis, infatti, afferma che “non sono abilità trasferibili. Non è possibile trasferire competenze del mondo bidimensionale in quello tridimensionale”.
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