venerdì 21 dicembre 2018

Eccellenza italiana: rimosso tumore ovarico record, ecco quanto pesava

QUANDO L'ECCELLENZA SANITARIA ITALIANA FA LA DIFFERENZA



Palermo, equipe medica rimuove un tumore ovarico di 10 chili e 30 centimetri di diametro – di Andrea Centini

Il tumore ovarico è stato rimosso con successo dal corpo di una donna di 47 anni gravemente malata.

Un intervento chirurgico eccezionale è stato effettuato con successo lo scorso ottobre al centro specialistico La Maddalena di Palermo, dove un team di medici ha rimosso un tumore ovarico di circa 10 chili e 30 centimetri di diametro dal corpo di una paziente di 47 anni.

Il cancro si trovava già a uno stadio terminale e la donna aveva già subito due interventi e iniziato la terapia, senza però essere riuscita a sconfiggere la malattia.

La paziente si è dunque rivolta a La Maddalena in condizioni disperate e con un tumore talmente grande da non permetterle uno stile di vita normale.

L’intervento ha avuto una durata di quattro ore e l’operabilità, in questo caso, è stata stabilita tramite metodiche radiologiche.


Ad occuparsi del caso l’equipe del Dipartimento di Diagnostica per immagini de “La Maddalena”, composto da Silvestro Cusmà Piccione, Nicola Nicastro, Antonella Campisi, Alessandro Schiavello, Debora Castrogiovanni e Giuseppe Lo Vecchio.

La donna sta bene, dovrà sottoporsi a controlli periodici dopo l’asportazione del tumore ovarico. 

Il delicatissimo caso di tumore ovarico

In una nota i radiologi hanno spiegato l’approccio con cui hanno affrontato il delicatissimo caso:

“Fondamentale nella nostra pratica quotidiana, sia il confronto tra noi colleghi della stessa branca, che l’approccio multidisciplinare, che ci consente, discutendo con i medici delle altre specialità, di stabilire il percorso diagnostico più adeguato.


Questo, a sua volta, ha delle ripercussioni sulle scelte terapeutiche da adottare, che possono essere di tipo medico o chirurgico. Spesso si pensa che il ruolo del radiologo sia soltanto quello di guardare immagini ed esitare un referto, ma bisogna andare oltre.

Il paziente non è un insieme di immagini bensì una persona. Necessari sono pertanto la sua storia clinica e l’approccio multidisciplinare. Questo fa la differenza”.

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