IL SILENZIO ASSORDANTE DEL VATICANO SUL CASO DI ASSIA BIBI, CONDANNATA A MORTE. LA SUA COLPA? ESSERE CATTOLICA E DIFENDERE LA SUA FEDE
Sulla donna cattolica, in cella da oltre sei anni e condannata in appello all’impiccagione per false accuse di blasfemia, è già stata posta una taglia da 50 milioni di rupie
Giustiziate al più presto la blasfema Asia Bibi e non piegatevi alla pressione internazionale». L’appello è stato lanciato il 3 marzo in Pakistan dall’imam Abdul Aziz, a capo dell’ultra estremista Moschea rossa di Islamabad, a pochi giorni dall’impiccagione di Mumtaz Qadri, la guardia del corpo che uccise il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, proprio perché difese Asia Bibi denunciando la “legge nera” sulla blasfemia.
AUMENTATA LA SICUREZZA. Dopo le minacce, le autorità pakistane hanno aumentato le misure di sicurezza in carcere alla donna cattolica, l’unica finora ad aver visto confermata in appello la pena capitale comminata per il reato inesistente di blasfemia. Secondo un ufficiale governativo del Punjab, che ha parlato sotto la condizione dell’anonimato a Morning Star News, rapporti di intelligence rivelano che gruppi islamisti cospirano per uccidere la donna in prigione come vendetta per l’impiccagione di Qadri.
«CUCINA DA SOLA». «Stiamo facendo del nostro meglio per proteggere Asia Bibi», ha dichiarato. «Solo suo marito può vederla in prigione e le è stato consigliato di cucinarsi da sola il cibo per evitare che venga avvelenata. Tutte le guardie responsabili della sua sicurezza sono state vagliate dall’intelligence per escludere gli estremisti».
TAGLIA DI 50 MILIONI. Asia Bibi è in carcere da sei anni e mezzo, 2.451 giorni per l’esattezza, per aver bevuto un bicchiere d’acqua. Sulla sua testa è già stata posta una taglia di 50 milioni di rupie (circa 430 mila euro) e ora che la tensione è alta qualcuno potrebbe cercare di ucciderla in cella. Anche il suo avvocato, Saif ul-Malook, conferma: «Asia è al sicuro ma le richieste di una sua rapida uccisione hanno aumentato i rischi». Storicamente il pericolo è più reale che mai: se nessuno è mai stato impiccato per l’accusa di blasfemia, dal 1990, secondo Avvenire, sono 65 gli imputati, avvocati e giudici assassinati perché considerati blasfemi.
LIBERATO SHAHBAZ TASEER. A queste terribili notizie fa oggi da contrappeso una buona notizia. È stato, infatti, liberato dopo cinque anni di prigionia Shahbaz Taseer, figlio del governatore suddetto. Shahbaz era stato rapito il 26 agosto del 2011 e, come racconta Asianews, «è stato liberato dalle forze dell’anti-terrorismo grazie a una soffiata. Era tenuto in un hotel a nord di Quetta. Quando gli agenti sono entrati nell’edificio non hanno trovato nessuno tranne l’ostaggio. Alcuni ritengono che sia stato pagato un riscatto ai talebani pakistani, sospettati del rapimento, oppure che trattenerlo si sarebbe dimostrato troppo pericoloso. Il ragazzo è ora con la famiglia in una località sicura».
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