Due fatti gravissimi che confermano l'incoerenza del "sistema Italia": uno riguarda il Capitano dei Carabinieri "Ultimo", che catturò nientedimeno che il pericoloso Totò Riina, l'altro riguarda gli abusivi a Roma. Andiamo con ordine. Dal 3 settembre il colonnello Sergio De Caprio, conosciuto come Capitano Ultimo, il carabiniere che arrestò Totò Riina, si è visto togliere il servizio di vigilanza. Con una missiva che gli è stata notificata a settembre, il Capitano Ultimo è venuto a conoscenza della perdita della scorta. La notizia ha immediatamente scatenato un bailamme di reazioni. Politiche, soprattutto. Numerose sono state le sollecitazioni rivolte al ministro dell’Interno Matteo Salvini affinché valuti cosa è accaduto. E il vicepremier ha promesso che si documenterà. «Il ministro dell’Interno non può intervenire direttamente sull’assegnazione del personale di scorta. Per quanto riguarda la vicenda del Capitano Ultimo, protagonista di brillanti e celebri operazioni, la notizia non mi ha lasciato indifferente. Nel rispetto del lavoro e della professionalità di tutti, chiederò informazioni per capirne di più», ha dichiarato Salvini. «Sicuramente una riduzione dei quasi 600 dispositivi di scorta, record a livello europeo, sarà necessaria per recuperare almeno una parte dei 2.000 uomini delle Forze dell’Ordine quotidianamente impegnati in questi servizi – spiega il ministro – Servizi spesso motivati, altre volte no». La scorta a De Caprio era stata assegnata perché a causa delle sue indagini sulla mafia era finito nel mirino di Cosa Nostra. Ma quello che lo Stato e la politica non considerano è che il Capitano "Ultimo" è costretto a celare la sua identità perché corre ancora grossi rischi. Inoltre, anziché insignirlo di una medaglia e conferirgli un posto adeguato nell'organico delle Forze dell'Ordine, perché la sua esperienza è oro per le nuove reclute, il Capitano ha dovuto subire anche un'ingiusta degradazione professionale. Altro caso eclatante. Da stamattina c'è una pattuglia della polizia A DIFESA dell'ex colonia abusiva dopo il blitz di CasaPound di ieri ad Ostia. Stiamo scherzando? Invece di intervenire per sgomberare una struttura OCCUPATA ABUSIVAMENTE da centinaia di immigrati li tuteliamo? Ha tuonato Luca Marsella di CasaPound. Presenterò un'interrogazione ed andrò avanti finché l'ex colonia non tornerà agli italiani. In effetti, entrambe le storie hanno dell'assurdo. Un leale servitore dello Stato nonché onesto contribuente, ha rischiato la sua vita e quella dei suoi uomini per far catturare un criminale mafioso da 41 bis e si vede ritirare la scorta da un giorno all'altro con tanto di benservito. Nell'altro caso, un gruppo di abusivi occupa alloggi pubblici in modo del tutto illecito e con evidente ingiustizia perpetrata nei confronti dei legittimi aventi diritto, e li si scorta contro la sacrosanta rabbia dei cittadini italiani? Se il problema è una grave carenza di organico del personale di scorta, come sembrerebbe nel primo caso, allora non si capisce come mai usare la scorta per tutelare degli abusivi in totale dispregio della legge, della legalità e del buonsenso. La carenza di personale è sanabile bandendo opportuni concorsi per il reclutamento di nuove leve, mentre se è un problema di mantenimento della scorta ad esponenti dei precedenti governi, e che non ne hanno più bisogno, allora va ripensato e razionalizzato il criterio di assegnazione in base ad effettivo bisogno e merito. Come nel caso di "Ultimo", che la scorta se l'è anche meritata sul campo. Al solito, viene a galla sempre lo stesso sintomo di cui il nostro Paese soffre da anni senza un'adeguata terapia: l'eccessiva burocrazia, che se accompagnata anche da incoerenza e da una buona dose di superficialità e facilonerìa, allora l'Italia ha dei problemi più gravi del far quadrare un bilancio.
CINZIA PALMACCI
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