LAVORATORI CONTRO I MCDONALD'S. SEGNO DEI TEMPI?
Nel Regno Unito e negli Stati Uniti migliaia di giovani lavoratori, vessati dal mercato e senza un futuro, si sono riversati in piazza per protestare contro i propri aguzzini.
Nella giornata di Giovedì 4 ottobre i dipendenti di McDonald’s, Wetherspoons, TGI Fridays, UberEats e Deliveroo hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica inglese attraverso uno sciopero coordinato chiamato “McStrike”. Le richieste di questi giovani lavoratori consistono in un salario minimo di 10£ l’ora, il riconoscimento sindacale e la protesta contro i contratti a zero ore. A sostenere lo sciopero è stato il sindacato della ristorazione Bfawu, affiancato anche dal Partito Laburista con a capoJeremy Corbyn.“The Guardian” ricorda che i lavoratori britannici hanno subito la peggiore compressione dei salari rispetto a qualsiasi nazione industrializzata diversa dalla Grecia, ma la dirigenza McDonald’s rassicura che ha offerto contratti fissi ai suoi dipendenti, i quali hanno preferito mantenere quelli flessibili.
“McStrike” ha dimostrato di essere un detonatore capace di risvegliare una generazione che non ha garanzie di lavori sicuri, adeguatamente pagati e case decenti a prezzi accessibili, mentre viene punita con il debito se aspira ad un futuro migliore attraverso l’istruzione universitaria. Il thatcherismo, assunto come paradigma socioeconomico, ha evidenziato tutti i suoi limiti, primo tra tutti l’incapacità di osservare la società nel suo complesso, limitandosi all’individuo nella sua singolarità, il quale ha ascoltato il mantra secondo cui avrebbe migliorato le sue condizioni solo attraverso i propri sforzi.
La mancanza di qualsiasi contrappeso al potere dei capi, a causa del disfacimento sindacale inglese durante il tatcherismo, ha lasciato molti dipendenti privi di sicurezza, costretti a lavorare in maniera “flessibile” cioè precaria; mentre le imprese riescono a sfruttare una forza lavoro senza diritti e quindi facilmente sostituibile, poiché ci sono sempre altri disposti a sottomettersi. Ma dopo un’era di ritiro, una generazione più giovane offre una leadership! O almeno così sembrerebbe.
Ma in fondo, forse, anche questo brutto vento passerà, perché alla fine ilMcDonald’s piace un po’ a tutti, grandi e piccoli. È infatti un nonluogo, cioè un luogo staccato dal contesto sociale e dalla tradizione, privo di identità e anonimo. Possiede tutti i caratteri della Surmodernità postindustriale primo tra tutti la figura dell’eccesso:l’eccesso di spazio in cui è possibile ritrovare la stessa architettura a Tokyo come aNew York, con lo stesso identico pagliaccio Ronald McDonald’s, che dietro il suo sorriso nasconde la verità: l’unico interesse è il denaro, trarre profitto da chiunque e dovunque si riesca a farlo, così come è per tutte le compagnie multinazionali.L’eccesso di tempo che impedisce di riflettere a causa della sovrabbondanza di avvenimenti del mondo contemporaneo, è la stessa ragione che spinge i dipendenti- sempre più tristi e alienati- a lavorare sotto pressione, friggendo patatine, assemblando panini e Happy Meal come in una catena di montaggio. L’eccesso di egoche impedisce di considerare le istanze dei propri lavoratori, trattati alla stregua di robot. Mentre la politica, che dovrebbe governare, è governata dal mito della governance, una parola che indica un governo senza idee, tecnico e neutro come i prodotti del McDonald’s.
Il globalismo ha reso l’economia capitalista, assieme all’ideologia neoliberale che la sostiene, il paradigma di riferimento che causa vinti e vincitori della globalizzazione. Nonostante lo Scontro delle Civiltà a cui si riferiva Huntington, queste sembrano scomparire nella globalizzazione poiché le culture tendono ad essere sempre più simili in un imperialismo culturale globalista, che ha assunto il modello americanizzato o per meglio dire Mcdonaldizzato. Esso è un freddo razionale processo burocratico, inteso in senso weberiano, esteso ai fast food. Altro modello affannosamente rincorso è quello della calcolabilità di tutto anche a svantaggio della qualità, perfino ai clienti viene chiesta prevedibilità a calcolabilità nel sapere già cosa consumare, non viene infatti presentato il menù sul tavolo all’arrivo, così da efficientare il processo.
Forse dovremmo interrogarci fino in fondo sull’irrazionalità nella mostruosa e perfetta razionalità del sistema, che gode di un’affinità elettiva con il nulla che propaganda per massimizzare i profitti, ricalibrare il capitalismo e ridare diritti e lavoro ai nostri giovani che hanno trovato solo occupazione scadente.
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