martedì 6 ottobre 2020

MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO A LUZ DE MARIA 3 OTTOBRE 2020





Amato Popolo di Dio:



VENGO A CHIAMARVI ALLA CONVERSIONE, NEL NOME DELLA TRINITÀ SACROSANTA.



L’essere umano, a causa della sua poca spiritualità, delle sue indecisioni, delle sue incertezze e a causa dell’attaccamento alle cose del mondo e di quanto è peccaminoso, si è ammalato di mancanza di Fede.


L’unica cura disponibile è la conversione, cosicché si riesca a sopravvivere in mezzo ai duri attacchi di ogni genere, con i quali il demonio vomiterà il suo odio per l’umanità. (Cf. Mc 1,15; Atti 7,30).



DOVETE PREGARE, OFFRIRE E RIPARARE, ESERCITANDO QUOTIDIANAMENTE LA VOSTRA CRESCITA SPIRITUALE, (Cf. Ef 4,15; Col 1,10) cosicché ciascuno di voi sia un cireneo per gli altri ed in questo modo il Popolo di Dio, nonostante sarà provato e purificato, si metterà in luce. (Cfr. 1 Tes 3,12). Non sarete importanti in numero, ma nella spiritualità e nella devozione.



Alimentatevi, debitamente preparati, del Corpo e del Sangue del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, alimentatevene in spirito e verità, crescete. È urgente che lo facciate, affinché non veniate meno e perché vi salviate l’anima.


All’interno del Corpo Mistico, moltissime persone si stanno perdendo perché ricevono la comunione in stato di peccato, in quanto hanno trasgredito i Comandamenti della Legge di Dio.



Questo Popolo ribelle si è dimenticato di Dio, è regredito, si è consegnato ai tentacoli di satana e alle sue macchinazioni, accettando l’avanzamento dell’Ordine Mondiale.



Questa generazione si risveglierà quando sarà ormai soggetta alla più crudele sofferenza, quando sarà dileggiata dagli sbirri dell’anticristo, quando sarà colpita dalla natura ed impedita nel prendere decisioni.



L’ira di satana si è abbattuta sull’uomo, la malattia ha invaso la mente dell’uomo, ha scatenato reazioni inattese, ha isolato gli abitanti della terra ed ha trasformato le case in centri di indottrinamento e di dipendenza dalla tecnologia. (1)


L’amore per il prossimo si è raffreddato fino quasi a scomparire e l’essere umano, anche se non lo è, si sta comportando come un robot.



Grandi calamità provocheranno il terrore tra l’umanità.



Pregate figli di Dio, pregate, corpi celesti provocheranno il terrore tra l’umanità. (2)



Pregate figli di Dio, pregate, la guerra cesserà di essere solo un’idea.



Pregate figli di Dio, pregate, gli Stati Uniti, cadranno preda dell’odio.



Pregate figli di Dio, pregate, la terra tremerà con forza.
L’America tremerà, pregate per il Costa Rica.



Popolo di Dio, state camminando su un terreno paludoso, l’Élite Mondiale sta agendo contro l’umanità, sta scatenando migrazioni da paesi ad altri paesi.


L’economia cadrà nelle mani dei tiranni, l’uomo verrà sostituito dalla tecnologia.



I figli di Dio devono dedicarsi alla loro spiritualizzazione e devono fortificarsi per non venire meno, devono diventare scudi che impediscano il controllo della tecnologia mal impiegata sull’uomo, devono continuare ad avere la certezza del Potere di Dio sul male.



VI STO PREPARANDO PER QUELLO CHE ORMAI SI TROVA ALLA VOSTRA PORTA…



NON PERMETTETE CHE LA PAURA VI INVADA, ma siate invece persone di Fede, vivete nella certezza della Nostra Protezione.



NON TEMETE QUELLO CHE STA PER ARRIVARE, ma abbiate la certezza della Protezione Divina per i Suoi fedeli.



NON DISPREZZATE I MIEI AVVERTIMENTI, non abbiate paura, la paura non appartiene ai figli di Dio.



RIFUGIATEVI TRA LE BRACCIA DELLA NOSTRA E VOSTRA REGINA E MADRE, siate persone di Fede, siate inamovibili, forti e saldi, siate amore ed opponetevi al male.



NON FATE PASSI INDIETRO, SIATE SALDI NELLA FEDE, SIATE PERSONE DI FEDE. (Cf. Fil 4,19; 1 Gv 5,14).


ADORATE LA TRINITÀ SACROSANTA, AMATE E RIFUGIATEVI NELLA NOSTRA REGINA E MADRE.
INVOCATECI E NOI VI PROTEGGEREMO.



CHI È COME DIO?
NESSUNO È COME DIO!



San Michele Arcangelo


AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO







COMMENTO DI LUZ DE MARIA


LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Martedi 6 Ottobre 2020

Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
















Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gal 1,13-24)
Dio si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco.
Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilìcia. Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio per causa mia.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 138)
Rit: Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.

Canto al Vangelo (Lc 11,28)
Alleluia, alleluia.
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
e la osservano.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,38-42)
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Gesù è l'amico per eccellenza che dà la vita per coloro che ama. Confortati da queste verità, rivolgiamo la nostra preghiera al Padre, dicendo insieme:
Donaci, o Signore, la tua amicizia.

O Signore, tu ami chi dona con gioia: aiuta la tua Chiesa a vincere resistenze, dubbi e paure nel dare il suo indispensabile contributo per la crescita dei nostri fratelli. Preghiamo:
O Signore, tu conosci il nostro bisogno di amare e di essere amati: aiutaci a maturare le nostre relazioni umane per alimentare in noi e negli altri la gioia della vita. Preghiamo:
O Signore, la tua parola vivifica, risana e consola: aiuta la nostra comunità ad ascoltarla con cuore generoso e fedele, dandole il giusto spazio in mezzo ai pur importanti impegni della vita quotidiana. Preghiamo:
O Signore, tu infondi in tutti gli uomini il desiderio profondo di te: sostieni quanti hai chiamato alla vita contemplativa ad essere nel mondo i testimoni silenziosi della tua presenza. Preghiamo:
O Signore, hai creato l'uomo e la donna a tua immagine: aiuta gli sposi cristiani a vivere nella tenerezza e nella fedeltà l'amore che si sono promessi, perché ogni famiglia sia una piccola chiesa. Preghiamo:
Per le casalinghe che lavorano con umiltà e amore.
Per chi vive solo, abbandonato.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Gesù è accolto da Marta e Maria. All’inizio, permette loro di servirlo. È Marta soprattutto che se ne incarica, lasciandosi assorbire dai molti servizi, così da non avere nemmeno il tempo di ascoltare Gesù, di stringere un contatto diretto con lui. Vuole inoltre allontanare Maria da Gesù. Allora Gesù, preoccupato da questo atteggiamento, le fa notare dolcemente che “una sola è la cosa di cui c’è bisogno”. Per l’uomo è essenziale la parola di Gesù e soltanto Gesù. Egli è venuto a rendere visita a Marta non per essere servito da lei, ma per colmarla della sua parola e della sua persona. Nel Vangelo di oggi scopriamo uno strano mistero: chi ospita qualcuno da benefattore diventa il beneficato. Questo mistero si verifica quando l’ospite è Gesù. Secondo un proverbio polacco: “Il tuo ospite è Dio che è nella tua casa”.
Le due sorelle sono simboli della vita attiva e della vita contemplativa. Non bisogna però contrapporre queste due forme della vita cristiana l’una all’altra. Oggi, un buon numero di persone uniscono - anche vivendo nel mondo - lavoro e preghiera, vita attiva e contemplazione.

lunedì 5 ottobre 2020

OGGI SANTA SUOR FAUSTINA DELLA DIVINA MISERICORDIA



Suor Faustina, terzogenita di dieci figli, nacque il 25 agosto 1905 da una povera famiglia di contadini, che abitava nel villaggio di Glogowiec in Polonia. Nel battesimo, ricevuto nella Chiesa parrocchiale di Swinice Warckie, presso Lódz, le venne posto il nome di Elena.

La famiglia Kowalski viveva di un piccolo podere agricolo e dell’attività di falegname del padre Stanislao, un uomo religioso, molto laborioso ma nello stesso tempo severo, il quale dimostrava un forte senso di responsabilità nell’adempimento dei suoi doveri professionali e familiari ed esigeva lo stesso dai figli, richiamandoli anche nelle loro più piccole trasgressioni.

La madre, Marianna Babel, era invece una persona sensibile, affettuosa, tollerante, laboriosa e tenace; insegnava alla piccola Elena e ai suoi fratelli le verità della fede e gli stessi principi di condotta cristiana professati dal padre. Vivendo in questo ambiente i bambini crescevano con un profondo senso della disciplina e dell’obbedienza maturando una grande stima per le cose sante. Inoltre fin da piccoli essi venivano educati alla laboriosità, al senso di responsabilità ed alla collaborazione familiare.

Nella famiglia Kowalski la fede costituiva l’elemento essenziale della vita: Dio era sempre al primo posto e ogni giorno la preghiera si univa armoniosamente al lavoro. Infatti il padre stesso, fin dal primo mattino, cantava il tradizionale inno dell’alba: Kiedy ranne wstajq zorze e le Piccole Ore della Beata Vergine Maria; mentre durante la Quaresima tutti insieme cantavano Amari Lamenti e osservavano scrupolosamente il digiuno e l’astinenza. Anche se la famiglia viveva poveramente del duro lavoro, tuttavia riusciva a trovare sia il denaro per comprare i libri religiosi sia il tempo per la lettura fatta in comune. Sono state proprio queste letture a far nascere la disposizione alla vita religiosa nell’animo della piccola Elena che fin dall’infanzia voleva vivere per Dio come i protagonisti di questi libri. Ella ne ricordava bene il contenuto e lo raccontava ai suoi coetanei durante il pascolo del bestiame o mentre giocavano insieme.

Il clima religioso della famiglia favoriva in lei il formarsi di una viva e personale unione con Dio, che si è rivelata molto presto, fin dall’età di sette anni, come ella stessa scrisse nel Diario: « O Gesù nascosto, in Te c’è tutta la mia forza. Fin dai più teneri anni Gesù nel Santissimo Sacramento mi ha attirata a Sé. All’età di sette anni, mentre ero ai vespri e Gesù era esposto nell’ostensorio fu allora che mi venne trasmesso per la prima volta l’amore di Dio che riempì il mio piccolo cuore, ed il Signore mi fece comprendere le cose divine... Tutta la forza della mia anima proviene dal Santissimo Sacramento ».

A nove anni, come si usava allora, fece la sua prima confessione e si accostò alla Santa Comunione. Tornando dalla chiesa sentiva vivamente la presenza del Divino Ospite nella sua anima. « Perché non vai insieme alle tue amiche? - le domandò la vicina di casa -. Io vado con il Signore Gesù », rispose seriamente. La sua amica in quel giorno era felice perché aveva un bel vestito, mentre Elena era contenta perché aveva ricevuto Gesù. Istruita sui doveri religiosi, non soltanto cercava di adempirli da sola, ma desiderava anche che gli altri li adempissero. Il suo primo impegno era la Santa Messa domenicale. Quando non aveva un vestito decoroso per andare in chiesa, si rifugiava nell’orto con il libro delle preghiere, unendosi spiritualmente al sacerdote e ai fedeli che partecipavano alla Santa Messa; non rispondeva neppure alle chiamate della madre e solo dopo la celebrazione dell’Eucaristia andava da lei e baciandole la mano diceva: « Mammina, non ti arrabbiare, Gesù si sarebbe rattristato più di te se non mi fossi raccolta in preghiera ». Tra i suoi fratelli si distingueva non soltanto per la devozione e l’amore per la preghiera, ma anche per la laboriosità, l’obbe-dienza e la serena accettazione della povertà. Grazie ad un profondo senso di responsabilità aiutava molto volentieri i genitori rinunciando anche ai giochi; voleva essere obbediente ed evitare di dar loro dei dispiaceri. Fin da bambina era molto sensibile alle privazioni ed alla miseria della gente e cercava in ogni modo di aiutarla. Un giorno, per esempio, vestita da mendicante, si mise a girare per le case e, recitando preghiere, chiedeva l’elemosina per i poveri. Un’altra volta invece organizzò una lotteria, e i soldi raccolti li diede al parroco, destinandoli ai bisognosi. Frequentò la scuola di Swinice aperta nel 1917 solo per tre anni. La cominciò all’età di 12 anni e sebbene fosse una brava scolara, dovette rinunciare agli studi per far posto ai bambini più piccoli. Elena lasciò la casa natale quando aveva 16 anni portando con sé il tesoro della fede, l’amore per la preghiera, i sani principi della morale cristiana, nonché le virtù della laboriosità, dell’obbedienza e un forte senso di responsabilità. Prima andò ad Aleksandrów, vicino a Lódz dove lavorò come domestica dalla Signora Leokadia Bryszewska, proprietaria di un panificio. In quel periodo ebbe la misteriosa visione del « chiarore ». Dopo tale evento tornò a casa per chiedere il permesso di entrare in un convento. I genitori, pur essendo persone molto religiose, non volevano perdere la figlia migliore e giustificarono il rifiuto del permesso con la mancanza di denaro per la dote.

Ma Elena non si perse d’animo e decise di tornare a lavorare come domestica a Lódz. Prima trovò lavoro presso le Terziarie Francescane e dopo, presso Marcjanna Sadowska, proprietaria di un negozio di alimentari, la quale le affidò il compito di occuparsi della casa e dei bambini. « Era una persona allegra e alla mano - ricordava la sua padrona -. La sera quando si sedeva sullo sgabello, era subito circondata dai miei tre figli. Le volevano bene perché raccontava loro le fiabe... Quando dovevo partire non ero mai preoccupata, perché lei sapeva fare tutto meglio di me... Era gentile, educata, laboriosa. Non posso dire niente di male di lei perché era fin troppo buona. Così buona che mi mancano le parole di esprimermi ».

Suor Faustina KowalskaMancandole il consenso dei genitori, Elena cercava di soffocare la voce della chiamata di Dio che - come scrive nel Diario -sentiva nella sua anima fin dall’età di sette anni. Un giorno andò con la sorella maggiore e con un’amica a una festa. Durante il ballo vide Cristo martoriato, il quale le diceva con rimprovero: «Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?». Sconvolta da questa visione lasciò la compagnia ed entrò nella chiesa più vicina, la cattedrale di Lódz. Prostrata davanti al Santissimo Sacramento chiese a Gesù cosa dovesse fare. Gesù le disse: «Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento». Informò la sorella della sua decisione, le chiese di salutare i genitori e partì per la capitale. Non conoscendo la città la prima cosa che fece fu di entrare nella chiesa di San Giacomo, nel quartiere di Ochota. Dal parroco ricevette l’indirizzo di una famiglia, presso la quale avrebbe potuto fermarsi finché non fosse stata accolta in un convento. « In quel tempo - annotò nel Diario - cominciai a cercare un convento, ma a qualsiasi porta ove bussai, incontrai un netto rifiuto. Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi a Gesù: «Aiutami. Non lasciarmi sola»». Finalmente bussò alla porta della casa della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia che si trova a Varsavia in via Zytnia. Dopo un breve colloquio, la superiora della casa, Madre Michaela Moraczewska, le suggerì di chiedere al Padrone della casa se l’avrebbe accolta. Elena comprese che doveva andare nella cappella a interpellare il Signore, e in risposta alla sua domanda sentì: «Ti accolgo; sei nel mio cuore». Quando riferì tali parole alla superi ora, questa le disse: «Se ti ha accettata il Signore, t’accetterò anch’io». Prima però di entrare Elena lavorò ancora per un anno come domestica presso Aldona Lipszyc a Ostrówek, per guadagnarsi una modesta dote. Il l°agosto 1925 Elena varcava la soglia della clausura nella casa della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Nel suo Diario confessa: « Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera della gratitudine ». Dopo alcune settimane sentì una forte tentazione di trasferirsi in un altro convento dove avrebbe potuto trovare più tempo per la preghiera. Allora Gesù, mostrandole il suo volto ferito e addolorato, le disse: «Tu mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. È qui che t’ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie».

Alla Congregazione alla quale Cristo chiamò Elena Kowalska appartenevano le cosiddette « Case della Misericordia » il cui scopo era la cura e l’educazione delle ragazze e delle donne bisognose di un profondo rinnovamento spirituale. Le Suore che svolgevano le funzioni di educatrici costituivano il cosiddetto primo coro. Al secondo coro appartenevano le suore che svolgevano i lavori (le mansioni) ausiliari. Ma ogni suora, indipendentemente dal tipo di lavoro a lei affidato, partecipava attivamente all’opera di salvare per l’eternità le anime che sembravano perdute. Elena fu accettata come suora del secondo coro, cioè fra le suore coadiutrici.
A Varsavia Elena trascorse i primi mesi della vita religiosa chiamati postulandato. In seguito si recò nella casa della Congregazione a Cracovia per compiere il noviziato. Durante la cerimonia della vestizione ricevette il nome di Suor Maria Faustina. Finito il noviziato emise i primi voti di castità, povertà ed obbe-dienza che rinnovò per 5 anni consecutivi fino alla professione perpetua emessa il 1° maggio 1933 a Cracovia. « Sono in Lui ed Egli in me - annotò in quell’occasione nel Diario. Nel momento in cui il Vescovo mi ha messo l’anello, Iddio è penetrato in tutto il mio essere... Dopo i voti perpetui la mia intima unione con Dio è tanto forte, quanto non è stata mai in precedenza. Sento che amo Dio e sento che Egli ama me. La mia anima dopo aver gustato Iddio, non saprebbe vivere senza di Lui».

Suor Faustina, come professa, visse in diverse case della Congregazione, più a lungo a Cracovia, poi a Plock, quindi a Wilno, adempiendo principalmente le mansioni di cuoca, giardiniera e portinaia. Esteriormente nulla tradiva la straordinaria ricchezza della sua vita mistica. Con zelo eseguiva i doveri che le venivano affidati, osservando fedelmente e scrupolosamente le regole della comunità: così le suore ricordavano Suor Faustina alcuni anni dopo la sua morte. Ella, pur conducendo uno stile di vita semplice, spontaneo ed allegro, tuttavia si distingueva per una intensa vita contemplativa. Nei rapporti con il prossimo manifestava sensibilità e benevolenza, evidenziando continuamente il suo grande amore per ogni persona. Soltanto il Diario ha svelato la profondità della sua vita spirituale nota solo ai confessori ed in parte alle superiore. Da un’attenta lettura di questi appunti si può comprendere quanto misticamente profonda fosse l’unione della sua anima con Dio e quanto Dio fosse presente nella sua anima, come pure le lotte e le difficoltà incontrate nel cammino verso la perfezione cristiana. «Gesù mio, - ha rivelato nel Diario - Tu sai che fin dai miei primissimi anni ho desiderato diventare una grande santa, cioè ho desiderato amarTi con un amore tanto grande, quale finora nessun’anima ha avuto verso di Te».
Il Signore premiava generosamente il suo impegno spirituale concedendole il dono della contemplazione e della profonda conoscenza del mistero della Misericordia Divina. Gesù la onorava con grazie straordinarie come le visioni, le rivelazioni, le stimmate nascoste, l’unione mistica con Dio, il dono del discernimento dei cuori e della profezia, ecc. Ella, arricchita da queste grazie, ha scritto: « Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono elargito alla mia anima la rendono perfetta, ma l’unione intima del mio spirito con Dio. Questi doni sono soltanto un ornamento dell’anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La mia santità e perfezione consistono in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio ».
Nella vita spirituale di Suor Faustina Gesù ha scolpito due tratti caratteristici per i quali si distingueva quale apostola della Divina Misericordia: l’illimitata fiducia, la totale dedizione a Dio e l’attivo amore verso il prossimo che giungeva fino all’eroismo.
« Figlia mia, - le disse Gesù - se per tuo mezzo esigo dagli uomini il culto della mia misericordia, tu devi essere la prima a distinguerti per la fiducia nella mia misericordia. Esigo da te atti di misericordia, che debbono derivare dall’amore verso di me. Devi mostrare sempre e dovunque la misericordia verso il prossimo: non puoi esimerti da questo, né rifiutarti né giustificarti».

Suor Faustina era cosciente dell’azione di Dio nella sua anima e generosamente collaborava con la sua grazia. « O mio Gesù, - pregava - ognuno dei tuoi santi rispecchia in sé una delle tue virtù; io desidero rispecchiare il tuo Cuore compassionevole e pieno di misericordia... La tua misericordia, o Gesù, sia impressa nel mio cuore e nella mia anima come un sigillo, e ciò sarà il mio segno distintivo in questa e nell’altra vita».
La via dell’unione con Dio passa sempre attraverso la croce. La sofferenza purifica l’anima rendendola capace della più intensa partecipazione alla vita divina e all’opera redentrice di Gesù Cristo. Suor Faustina cercava di impararlo fin da bambina decidendo: « Nelle sofferenze conservare la serenità e l’equilibrio. Nei momenti difficili rifugiarsi nelle Piaghe di Gesù... Nelle prove procurerò di vedere l’amorevole mano di Dio ». Ha capito che «tanto più il nostro amore diventa puro, tanto meno il fuoco delle sofferenze avrà da distruggere in noi e la sofferenza per noi cesserà di essere sofferenza: diventerà per noi una delizia. Con la grazia di Dio ora ho ottenuto questa disposizione del cuore, - annotava - cioè non sono mai tanto felice, come quando soffro per Gesù che amo con ogni palpito del cuore».
L’austerità della vita e i digiuni estenuanti ai quali si sottoponeva ancora prima di entrare nella Congregazione avevano indebolito il suo organismo e già durante il postulandato fu mandata a Skolimów, vicino a Varsavia, per curarsi. Dopo l’anno di noviziato ebbe le prime dolorose esperienze mistiche della « notte oscura dell’anima » e le sofferenze spirituali legate alla realizzazione della missione ricevuta da Gesù Cristo. Il Giovedì Santo del 1934 si offrì come vittima di espiazione per i peccatori e ciò le comportò, in seguito, una serie di varie sofferenze per la salvezza delle anime. « Ho bisogno delle tue sofferenze per la salvezza delle anime », le ha insegnato Gesù. « Sappi, figlia mia, che il tuo quotidiano, silenzioso martirio nella totale sottomissione alla mia volontà, conduce molte anime in paradiso, e quando ti sembra che la sofferenza oltrepassi le tue forze, guarda le mie piaghe... La meditazione sulla mia passione ti aiuta a sollevarti al di sopra di tutto ».
Negli ultimi anni della sua vita si intensificarono le sofferenze interiori della « notte passiva dello spirito » e le sofferenze fisiche: si aggravò la tubercolosi attaccando i polmoni e l’apparato digerente. Per questo Suor Faustina dovette ricoverarsi due volte per qualche mese nell’ospedale di Pradnik a Cracovia, dove ricevette il sacramento degli infermi.

Da quell’ospedale, nell’agosto del 1938, scriveva alla superiora generale Madre Michaela Moraczewska: «Carissima Madre, mi pare che questo sia il nostro ultimo colloquio sulla terra. Mi sento molto debole e scrivo con la mano tremante. Soffro ai limiti della sopportazione. Gesù non ci fa soffrire oltre le nostre forze. Se il dolore è grande, la grazia divina è immensa. Mi abbandono totalmente a Dio e alla Sua santa volontà. Sento sempre più intensa la nostalgia di Dio. La morte non mi fa paura, la mia anima è inondata da una grande calma ».
Con questa lettera ringraziava per tutto il bene che aveva ricevuto nella Congregazione dal momento dell’ingresso, si scusava per tutte le infedeltà alla regola e chiedeva la benedizione per l’ora della morte. Alla fine scriveva: «Arrivederci, Carissima Madre, ci vedremo in ciclo ai piedi del Trono Divino».
Qualche giorno prima della morte Suor Faustina tornò nel convento di Lagiewniki a Cracovia. Prima di uscire dall’ospedale, il dott. A. Silberg le chiese l’immaginetta di Santa Teresa di Gesù Bambino che stava sul suo comodino e che lui voleva appendere vicino al letto di suo figlio. E quando l’infermiera espresse la sua preoccupazione per il pericolo di contagio, il medico la tranquillizzò dicendo: «I santi non contagiano».
Nell’ospedale le fece visita don Michele Sopocko, suo direttore spirituale di Wilno assegnatele da Dio per la realizzazione della missione della Misericordia. In quell’occasione Suor Faustina gli comunicò il giorno della propria morte. «Sembrava un essere divino - ha scritto di lei in seguito don Michele. - Allora non ho avuto più alcun dubbio che quello che era scritto nel suo Diario riguardo la Santa Comunione concessale dall’Angelo, fosse vero ».

Nel convento, come richiedeva la regola, Suor Faustina invitò nella sua cella le consorelle per salutarle, per ringraziarle per tutti i favori ottenuti e per chiedere scusa per le eventuali trasgressioni commesse. Con il suo comportamento, la sua serenità, la sua pazienza, la sottomissione amorosa alla volontà di Dio, fu edificante per tutte. Alla Superiora, Suor Irene Krzyzanowska, disse di non preoccuparsi per il culto della Misericordia Divina; personalmente desiderava che si adempisse solo la volontà di Dio al riguardo. Oltre a ciò aggiunse ancora: « Gesù vuole esaltarmi e la Congregazione per merito della mia persona potrà trarre molti benefici ». Si percepiva la sua intensa unione con Dio e una « quiete interiore - ricordava la superiora -che qualche volta non volevo turbare con le parole ».
Il 5 ottobre 1938 venne a visitarla P. Giuseppe Andrasz, S.I., e Suor Faustina si confessò per l’ultima volta. La sera tardi, vicino al suo letto, si radunarono le consorelle che insieme al cappellano recitarono le preghiere per i moribondi. Suor Faustina partecipava alle loro preghiere, consapevole di essere giunta agli ultimi momenti della sua vita terrestre. Alle 22.45 si avviava silenziosamente verso la casa del Padre per cantare eternamente l’inno alla Misericordia Divina.
Consumata nel corpo e misticamente unita a Dio, morì in concetto di santità all’età di 33 anni, dopo 13 anni di vita religiosa. Nel Diario ha scritto: « Non mi dimenticherò di te, povera terra, sebbene senta che m’immergerò immediatamente tutta in Dio, come in un oceano di felicità, ma ciò non mi potrà impedire di tornare sulla terra a dare coraggio alle anime ed esortarle alla fiducia nella divina misericordia. Anzi, quell’immersione in Dio mi darà una possibilità d’azione illimitata ».
Il funerale ebbe luogo il 7 ottobre, il giorno della festa della Madonna del Rosario e primo venerdì del mese. Dei suoi parenti non venne nessuno perché Suor Faustina, considerando il costo del viaggio, aveva chiesto di non informarli. Dopo la Santa Messa, nel corteo funebre presieduto dai sacerdoti, le suore e le educande portarono a spalla la bara nel cimitero del convento e lì, dopo la cerimonia di commiato, venne deposta nella tomba. Durante la seconda guerra mondiale si è diffusa velocemente nel mondo la devozione alla Misericordia Divina. A seguito di questo don Sopocko ha ritenuto opportuno rivelare chi era la sua promotrice, la cui fama di santità cresceva di anno in anno. Così si sono realizzate le sue parole profetiche scritte nel Diario: « Avverto bene che la mia missione non finirà con la mia morte, ma incomincerà ». Prima della sua morte, poche persone erano a conoscenza della sua profonda vita mistica e della missione che doveva compiere; oggi il messaggio della Misericordia a lei rivelato da Gesù è noto in tutti i continenti e si diffonde rapidamente tra il clero e tra i fedeli.
Al Santuario della Misericordia Divina di Lagiewniki a Cracovia, dove si trova l’immagine di Gesù Misericordioso, fonte di grazia e di salvezza, e dove dal 1966 riposano i resti mortali di Suor Faustina, giungono pellegrini da tutta la Polonia e da molti paesi del mondo per chiedere l’intercessione dell’umile Apo-stola della Misericordia Divina. Le numerose testimonianze di riconoscenza per le grazie e i benefici concessi, costituiscono la prova dell’efficacia della sua mediazione.


Fonte: 

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Lunedi 5 Ottobre 2020

Lunedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)



Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gal 1,6-12)
Il Vangelo io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.
Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 110)
Rit: Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.

Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.

Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre.

Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,25-37)
Chi è il mio prossimo?


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il vangelo di oggi ci presenta il messaggio centrale di Cristo: l'amore verso Dio indissolubilmente legato a quello verso il prossimo. Per questo, preghiamo:
Signore, insegnaci ad amare.

Nella nostra società sempre più si parla di solidarietà, fraternità e giustizia, mentre si allarga il numero di coloro che negano Dio. Aiutaci, Signore, a comprendere che soltanto dove ci sei tu vivono la carità e l'amore vero. Preghiamo:
I cristiani a volte, per una malintesa fedeltà alla legge, trascurano l'uomo che soffre. Liberaci, Signore, da ogni legalismo e rendici sempre più umani ed evangelici. Preghiamo:
Istintivamente siamo preparati a rivolgere la nostra attenzione alle persone che ci gratificano o ricambiano le nostre attenzioni. Facci comprendere, Signore, che il vero amore è dono gratuito che non attende ricompense. Preghiamo:
Non è certo facile offrire aiuto. Fà, o Signore, che questa nostra comunità, mentre si appresta ad alleviare i disagi economici dei suoi poveri, insieme sia attenta alla loro crescita umana e spirituale. Preghiamo:
Dinanzi alla sofferenza dei nostri fratelli può nascere un sentimento di paura o di impotenza. Infondi, o Signore, nel nostro cuore quell'amore che sa trovare sempre una parola o un gesto di solidarietà e di conforto. Preghiamo:
Per le nazioni che hanno potere in campo internazionale.
Per gli animatori delle case di accoglienza per emarginati.

O Trinità santissima, aiutaci a superare i nostri egoismi e a vivere per Colui che è morto per noi e ci chiama a riconoscerlo e amarlo soprattutto nei poveri. Lui è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Il dottore della legge voleva trascinare Gesù nei dibattiti tipici dell’epoca: “Qual è il più grande dei seicentotredici precetti della legge?”. “E chi è il mio prossimo?”. Gesù orienta la conversazione in modo tale da precisare ciò che è più importante nella vita dei suoi discepoli: l’amore per Dio e per il prossimo, compresi i nemici. È il dottore della legge stesso che risponde alla prima domanda. Ma chiede ancora: “E chi è il mio prossimo?”. Per la mentalità dell’epoca, il prossimo non poteva essere né il pagano, né il samaritano, né uno qualsiasi. Alla seconda domanda, Gesù risponde con una parabola. Il samaritano non discute di problemi complessi di teologia, non chiede chi sia mai quell’uomo mezzo morto, semplicemente gli porta soccorso. “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Ciò significa: “Il tuo prossimo è ogni uomo che ha bisogno del tuo aiuto, del tuo amore, della tua misericordia. Non chiedere chi sia il tuo prossimo, sii piuttosto vicino a chi si trova in disgrazia, fosse anche un tuo nemico!”. Il samaritano sarà per me un esempio? Ecco ciò che sembrava assurdo al dottore della legge. I Giudei consideravano apostati i Samaritani. Provavano ostilità e ripugnanza nei loro confronti, come del resto i Samaritani verso i Giudei. I dottori della legge, poi, non volevano che si mostrasse loro benevolenza. Ecco che Gesù unisce nell’amore la famiglia umana dispersa e divisa dal muro di separazione (Ef 2,14).

domenica 4 ottobre 2020

OGGI SAN FRANCESCO PATRONO D'ITALIA



VI Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore




Nacque ad Assisi nel 1182, da una famiglia della nascente borghesia. Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, ispirata all’ideale cavalleresco, Francesco si convertì al vangelo, che visse con radicalità – “sine glossa” – in povertà e letizia, seguendo il Cristo povero, umile e casto, secondo lo spirito delle beatitudini. Insieme ai primi fratelli che lo seguirono sulle tracce di Cristo, attratti dalla forza del suo esempio, predicò il vangelo di Gesù nella radicalità delle sue esigenze, contribuendo al rinnovamento della Chiesa, fortemente bisognosa in quel tempo di testimoni che le indicassero le vie del Signore.
Il 17 settembre, sul monte Alverna (la Verna), dove si era ritirato insieme ad alcuni dei suoi primi compagni, ricevette le stigmate, segno visibile della sua identificazione con il Cristo. Ma da questo luogo di esperienze mistiche dovette scendere, perché gravemente malato: gli era quasi scomparsa la vista ed era estenuato da ripetute emottisi. Nel Testamento e nel Cantico delle creature – che Francesco compose in un eremitaggio che si era fatto apprestare presso il convento di S. Damiano, confortato e sostenuto dalla preghiera di Chiara e delle sue compagne – esprimeva il suo amore a Madonna povertà e il legame d’amore che univa tutte le creature tra loro e con l’uomo, quasi un abbraccio cosmico per dare gloria a Dio.
Moriva all’età di 44 anni la sera del 3 ottobre 1226. Il 16 luglio 1228 papa Gregorio IX, alla presenza della madre Pica e di altri parenti, del vescovo di Assisi che lo aveva accolto, nudo, sotto il suo mantello, lo iscriveva nell’albo dei santi. A lui si ispirano diverse famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome. Pio XII, nel 1939, lo ha proclamato patrono d’Italia.

La Turchia: uno “stato cinese”?


“Erdogan is turning Turkey into a Chinese Client State” (Erdogan sta trasformando la Turchia in uno stato satellite cinese), così titola un recente articolo pubblicato da Foreign Policy.

Si parla molto di Turchia in questo momento a causa della disputa territoriale con la Grecia e Cipro che vede Erdogan protagonista nel Mediterraneo Orientale.
Nonostante una crisi economica sempre più grave (che sta provocando un’importante perdita di consenso interno), nonostante un sempre più evidente isolamento della Turchia sia in ambito NATO che nel mondo musulmano (pochi giorni fa la Lega Araba ha votato una mozione che intima alla Turchia di ritirare le proprie truppe da tutti i paesi musulmani, Libia, Siria ed Iraq), Erdogan sembra non fare un solo passo indietro (il ritiro della nave da ricerca Oruç Reis, salutato da alcuni come segno distensivo, non è che tecnico, la nave ritornerà a fare prospezioni molto presto) ed appare molto sicuro di sé, ed allo stesso tempo certo della debolezza e dell’incertezza dei suoi avversari nel teatro mediterraneo
Vogliamo quindi riprendere alcuni elementi citati nel suddetto articolo ed aggiungervene altri per fornire una visione più completa possibile dei rapporti tra Turchia e Cina,così da potercontribuire a spiegare la situazione attuale ed a prevedere le mosse future di questi due stati.
Per molti anni Erdogan ha energicamente condannato il trattamento inumano degli Uiguri (che sono una popolazione Musulmana eturcofona) da parte del regime cinese chiamandolo senza mezzi termini “genocidio” nel 2009; per anni la Turchia è stato un porto sicuro per gli Uiguri che fuggivano il regime cinese.
Nel 2016 avviene un cambiamento inaspettato: le autorità turche arrestano ed estradano in Cina Abdulkadir Yapcan, un attivista Uiguro di primo piano che viveva da tempo nel paese.
L’anno successivo la Turchia e la Cina firmano un accordo di estradizione anche per fatti che sono reato in uno solo dei due paesi.
Nel 2019 moltissimi Uiguri vengono arrestati in Turchia e deportati.
Anche le condanne verbali di Erdogan e dei media governativi nei confronti di Pechino spariscono quasi completamente dal panorama giornalistico e diplomatico
Come spiegare un cambiamento del genere?
In un momento di grande difficoltà economica, la Cina ha offerto il proprio aiuto alla Turchia, e questo comporta automaticamente l’approvazione di Ankara alle azioni cinesi ed il silenzio davanti a certe pratiche per le quali Pechino non tollera intromissioni e contestazioni.
Effettivamente, a partire dal 2016, la collaborazione tra Cina e Turchia si espande esponenzialmente, tanto che negli ultimi 4 anni sono stati firmati 10 accordi bilaterali. Ma c’è di più.
Attualmente la Cina è il secondo più grande importatore di prodotti turchi dopo la Russia: il volume degli scambi commerciali nel 2018 è stato di 23 miliardi di dollari, di cui 20 miliardi di importazioni da parte della Cina, marcando un deficit commerciale cinese di ben 17 miliardi, tutto a vantaggio della Turchia.
Numerosi Imprenditori cinesi hanno investito in Turchia circa 3 miliardi di dollari soprattutto in infrastrutture nel periodo 2016-2018, ed è previsto il raddoppio di tale somma entro la fine del 2020.
Nel 2018 la Cina ha proclamato “l’anno del turismo turco”, spingendo i propri cittadini a visitare la Turchia; nel 2018 quasi 400.000 turisti cinesi hanno visitato il paese, un aumento del 60% rispetto all’anno precedente. Prima che la pandemia colpisse il settore turistico era anche previsto il raddoppio dei turisti cinesi entro la fine di quest’anno.
Quando il valore della lira turca è precipitato del 40% nel 2018 la Commercial Bank of China (di proprietà dello Stato) ha concesso alla Turchia prestiti per un valore di 3,6 miliardi di dollari, destinati a progetti energetici e nel campo dei trasporti.
Nel 2019, dopo che le elezioni municipali in Turchia avevano evidenziato un preoccupante calo della popolarità di Erdogan (il cui partito perse il controllo di molte delle città principali), la Banca Centrale cinese trasferì 1 miliardo di dollari in contanti alla sua consorella turca.

Quest’anno l’economia turca, già in recessione, è stata ulteriormente affondata dalla crisi pandemica. Subito il partito comunista cinese è accorso ancora una volta in aiuto di Erdogan: a partire da giugno le compagnie turche sono state autorizzate ad usare la valuta cinese per le transazioni commerciali, consentendo loro un più agevole accesso alla liquidità cinese.
Huawei, ormai sempre più in difficoltà in Occidente a causa dei suoi legami con il regime cinese, è invece incontrastata in Turchia: la porzione di mercato di Huawei è passata dal 3% nel 2017 al 30% nel 2019.
Un’altra importante società di telecomunicazioni cinese, ZTE, ha acquisito il 48% delle quote di Netas, il più importante produttore turco di hardware nel campo delle telecomunicazioni, il quale si sta occupando tra l’altro delle installazioni presso il nuovo aeroporto di Istanbul e della digitalizzazione della banca dati nazionale del ministero della sanità.
Potremmo chiederci come mai il regime cinese abbia deciso di essere così generoso con la Turchia di Erdogan. La risposta si trova probabilmente nel grande progetto economico-strategico cinese, la nuova Via della Seta, che vede nella Turchia uno dei suoi punti nevralgici.
Si tratta di una collaborazione cominciata prima del 2016, ma che è diventata sempre più stretta col passare del tempo.
La Turchia ha già completato la ferrovia che collega l’est del paese con Baku, in Azerbaijan, dove si connette a sua volta al sistema di trasporti che parte dalla Cina.
Nel 2015 un consorzio cinese ha acquistato il 65% delle azioni della società che gestisce il terzo più grande terminal per container in Turchia, Kumport, a Istanbul.
A gennaio di quest’anno sempre un consorzio cinese ha acquisito il 51% delle quote del ponte Yavuz Sultan Selim che collega Europa ed Asia attraverso il Bosforo; il consorzio italo-turco che lo possedeva voleva rivedere la propria partecipazione considerandolo non abbastanza redditizio.
Sempre quest’anno la China’s Export and Credit Insurance Corporation ha promesso alla Turchia fino a 5 miliardi per finanziare altri progetti legati alla Via della Seta.
Anche la cooperazione militare è stata oggetto di legami sempre più profondi: il missile balistico turco Bora, basato sul missile cinese B-611, ed utilizzato recentemente in operazioni contro il PKK, è uno dei risultati di questa cooperazione, così come lo è stata la partecipazione di ufficiali cinesi alle esercitazioni militari turche “Efeso” nel 2018.
È chiaro che l’aiuto cinese ha dato ad Erdogan l’immagine di un presidente capace di attirare importanti investimenti stranieri e portare avanti grandi progetti, elementi molto importanti per un uomo politico in crisi di consenso; il regime cinese ha fornito anche, materialmente, il denaro necessario a non far collassare l’economia turca.
In questo modo Erdogan non ha dovuto rivolgersi ai propri partner occidentali o ad istituzioni a guida americana, come il Fondo Monetario Internazionale, che richiederebbero serie riforme e cambiamenti in cambio di prestiti, riforme che Erdogan non può realizzare senza perdere il controllo totale che ha sul paese.
Ma quali vantaggi per il regime cinese?
La Cina acquisisce una testa di ponte sul Mediterraneo (peraltro perfettamente collegata alla madrepatria da una moderna rete di trasporti) ed una capacità di proiezione di forza verso l’Europa e l’Africa. Se avete letto la nostra analisi sugli sviluppi militari cinesi saprete che le infrastrutture costruite con fondi cinesi nell’ambito di questi progetti economici sono realizzate secondo standard militari, consentendone un doppio uso civile/militare.
Il regime cinese conquista inoltre un alleato nella NATO, potendone quindi indirettamente influenzare l’azione (o inazione).
Per finire, entrambe le nazioni sono spinte da ideologie di rivalsa e di recupero di un glorioso passato, la grande Cina Imperiale e l’Impero Ottomano, sogni che non possono realizzarsi nell’attuale contesto internazionale basato su istituzioni create dall’Occidente e guidate dagli USA.

In questa ottica devono essere viste le azioni turche degli ultimi anni, azioni aggressive ed impavide, in Iraq, in Siria, in Libia ed ora nell’Egeo.
La Turchia è oggi una media potenza che sogna la grandezza con alle sue spalle una grande potenza che ne ha compresa la rilevanza strategica.
Non sappiamo in che misura le azioni di Erdogan siano sue idee personali oppure siano dettate dall’alleato cinese, ma ciò che sappiamo è che la Cina sosterrà la Turchia finché i progetti turchi saranno in linea con i piani cinesi.
Per certo la disgregazione della NATO è un obiettivo russo tanto quanto cinese ed è ciò che stiamo vedendo materializzarsi sotto i nostri occhi.
Nonostante un’apparente solitudine, Erdogan si trova quindi in una posizione di forza grazie al sostegno economico cinese che gli ha permesso e gli permette di mantenere il controllo del paese nonostante anni di serie difficoltà economiche e sociali.
Oggi i paesi europei non possono rispondere con forza alle azioni turche; imporre delle sanzioni ed escludere le banche turche dai mercati finanziari internazionali costituisce un enorme rischio per le banche europee (esposte per più di 100 miliardi di dollari sul mercato turco) e quindi per la tenuta stessa dell’Eurozona. Si rischia inoltre di rompere il delicato equilibrio riguardo ai milioni di migranti presenti sul suolo turco, desiderosi di salpare verso l’Europa.
Anche l’amministrazione americana sembra non voler prendere di petto la sfida lanciata dalla Turchia, forse anche grazie all’ottimo rapporto personale che Erdogan è riuscito a stabilire con il Presidente Trump.Erdogan dovrebbe però fare attenzione a non spingersi troppo oltre nel suo confronto muscolare con i paesi occidentali: in caso di guerra aperta il sostegno cinese non è scontato, trattandosi di un rapporto di interesse e non di un’alleanza e non avendo oggi la Cina una efficiente meccanismo militare di proiezione di forza.
Come Erdogan ha tradito gli Uiguri, allo stesso modo potrebbe essere a sua volta lasciato solo nell’ora più buia dal partito comunista cinese, suo alleato di convenienza in questi ultimi cinque anni.


LITURGIA DELLA DOMENICA XXVII T.O.


XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)



Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
Padre giusto e misericordioso,
che vegli incessantemente sulla tua Chiesa,
non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato:
continua a coltivarla
e ad arricchirla di scelti germogli,
perché innestata in Cristo, vera vite,
porti frutti abbondanti di vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 5,1-7)
La vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele.


Dal libro del profeta Isaìa

Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi.
E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi?
Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa d’Israele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 79)
Rit: La vigna del Signore è la casa d’Israele.

Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.

Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

SECONDA LETTURA (Fil 4,6-9)
Mettete in pratica queste cose e il Dio della pace sarà con voi.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri.
Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 15,16)
Alleluia, alleluia.
Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.
Alleluia.

VANGELO (Mt 21,33-43)
Darà in affitto la vigna ad altri contadini.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
San Paolo ci dice che quando siamo nella necessità dobbiamo esporre a Dio le nostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. Preghiamo dunque il Signore, perché ci ascolti e ci dia ciò di cui abbiamo bisogno.
Preghiamo dicendo: Ascoltaci Signore.

1. Perché la Chiesa rimanga sempre unita a Cristo, mostrando al mondo il volto splendente dell’amore misericordioso e provvidente di Dio. Preghiamo.
2. Per i governanti, perché sia forte in loro la consapevolezza che il loro compito è agire come amministratori in funzione del bene comune. Preghiamo.
3. Perché gli uomini non cadano nella tentazione di farsi dèi della loro vita, ma riconoscano nella volontà di Dio la via verso la piena realizzazione della loro umanità. Preghiamo.
4. Perché i cristiani si impegnino ad annunciare a tutti il Vangelo della salvezza, riconoscendosi inviati di un Padre che confida in loro. Preghiamo.
5. Per coloro che si sentono soli nell’affrontare i loro problemi, perché trovino nella preghiera un sostegno e un conforto, avvertendo la vicinanza e la consolazione di Dio. Preghiamo.

Gesù, il Cristo, il tuo diletto Figlio, è vite feconda. Fa, o Padre, che rimaniamo in lui, perché possiamo portare molto frutto, offrendo al mondo carità e amore. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)

Oppure:
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d’angolo. (Mt 21,42)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
La parabola dei vignaioli omicidi è di un realismo tale che potremmo considerarla come una teologia della storia.
L’omicidio è l’apogeo di una infedeltà continua, che nasconde naturalmente ingratitudine. È la storia dell’umanità e quella di ogni uomo, con i nostri limiti, le nostre ingiustizie, la nostra avarizia, le nostre ambizioni. Noi reagiamo spesso così davanti al bene che riceviamo dai nostri simili. Noi agiamo spesso così davanti alla bontà di Dio.
Siamo dei cattivi amministratori, che cominciano commettendo il grave errore di credersi padroni del regno e il minimo potere ci disturba, anche quello di Dio, assoluto ma non dominatore. Noi non ci troviamo al posto che dovremmo occupare, e ci piacerebbe vietare l’ingresso nel regno a coloro che vogliono entrarci. L’atteggiamento di Dio differisce completamente dal nostro. Ci ama allo stesso modo; ma non tollera che i suoi figli non mangino il pane che egli offre loro e che per di più si ostinino ad impedire agli altri di mangiarlo. Noi ci sbagliamo in tutto. E proprio quando ci sentiremo più sicuri, verremo privati dei nostri doni, perché non possediamo, anche se lo crediamo, alcuna esclusività.
È necessario che scopriamo Cristo come pietra angolare dell’edificio in pietre vive che è la Chiesa, alla quale siamo stati introdotti con il battesimo. Cerchiamo con coraggio di produrre frutti per raggiungere il regno dei cieli.

sabato 3 ottobre 2020

I SOLDI DEL RECOVERY PLAN FINIREBBERO A PECHINO?

TUTTI I GUAI CHE STA CAUSANDO ALL'ITALIA UN GOVERNO FILO-CINESE: I SOLDI DEL RECOVERY PLAN NON DOVREBBERO ARRIVARE ALL'ITALIA FINCHE' L'UNIONE EUROPEA NON SARA' CERTA CHE NON VERRANNO SPESI PER AGEVOLARE L'ALLEANZA CHE QUESTO GOVERNO HA AVVIATO CON IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO. ALLORA E' LECITO FARSI UNA DOMANDA: NON SARA' CHE I SOLDI DEL RECOVERY FUND ANDREBBERO SOLO A FORAGGIARE LE IMPRESE DI IMPORT-EXPORT CINESE, QUELLE TECNOLOGICHE PER IL 5G, MENTRE ALL'ITALIA VERREBBE IMPOSTO UN ALTRO FATALE LOCKDOWN?....



Di certo la questione del Recovery Fund sta spaccando la maggioranza di governo tra chi vuole prendere i soldi e chi teme le conseguenze a medio-lungo termine di un prestito tuttaltro che a fondo perduto, temendo la restituzione con gli interessi. Il segretario Pd Nicola Zingaretti insieme a Regioni, Matteo Renzi, Luigi di Maio e l’ala realista dei Cinque Stelle temono le conseguenze del prestito. Il premier Giuseppe Conte, il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri, colleghi Pd come Dario Franceschini e Roberto Speranza sono per il "prendi i soldi e scappa". L’esito del vertice di ieri a Bruxelles fra i capi di Stato sta rafforzando le ragioni degli scettici. Lo scontro sul bilancio europeo e la difesa dello Stato di diritto in Europa è la dimostrazione che i soldi del Recovery plan potrebbero arrivare ben oltre la primavera. Senza quell’accordo la procedura per concedere all’Italia i primi 65 miliardi a fondo perduto non può nemmeno iniziare.

Sarà il Recovery plan lo scoglio del governo Conte fino al 2023? La legge di bilancio del 2021 non può prescindere dal sostegno dell’Unione, e senza di esso il debito italiano rischierebbe di tornare nel mirino degli investitori non appena l’emergenza Covid verrà meno. Fonti europee assicurano che il ritardo sulla tabella di marcia è ormai certo. Nella migliore delle ipotesi i negoziati si chiuderanno all’inizio di novembre. Poi ci vorranno le ratifiche dei Parlamenti: due mesi e mezzo al Bundestag, ancora di più in Olanda dove a marzo si vota per le politiche.

Se il governo Conte, come molti pensano, non sa ancora bene come investire i soldi dell'Ue, di certo Pechino qualche idea da suggerire ce l'ha ben chiara. 

Cinzia Palmacci