mercoledì 26 febbraio 2020

LITURGIA DEL GIORNO: SACRE CENERI

Mercoledì delle Ceneri

Risultato immagini per sacre ceneri 2020

Grado della Celebrazione:
Colore liturgico: Viola

Antifona d'ingresso
Tu ami tutte le tue creature, Signore,
e nulla disprezzi di ciò che hai creato;
tu dimentichi i peccati di quanti si convertono
e li perdoni,
perché tu sei il Signore nostro Dio. (cf. Sap 11,23-26)

Si omette l’atto penitenziale, perché è sostituito dal rito di imposizione delle ceneri.

Colletta
O Dio, nostro Padre,
concedi al popolo cristiano
di iniziare con questo digiuno
un cammino di vera conversione,
per affrontare vittoriosamente
con le armi della penitenza
il combattimento contro lo spirito del male.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gl 2,12-18)
Laceratevi il cuore e non le vesti.


Dal libro del profeta Gioèle

Così dice il Signore:
«Ritornate a me con tutto il cuore,
con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti,
ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso,
lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male».
Chi sa che non cambi e si ravveda
e lasci dietro a sé una benedizione?
Offerta e libagione per il Signore, vostro Dio.
Suonate il corno in Sion,
proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra.
Radunate il popolo,
indite un’assemblea solenne,
chiamate i vecchi,
riunite i fanciulli, i bambini lattanti;
esca lo sposo dalla sua camera
e la sposa dal suo talamo.
Tra il vestibolo e l’altare piangano
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano:
«Perdona, Signore, al tuo popolo
e non esporre la tua eredità al ludibrio
e alla derisione delle genti».
Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?».
Il Signore si mostra geloso per la sua terra
e si muove a compassione del suo popolo.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)
Rit: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

SECONDA LETTURA (2Cor 5,20-6,2)
Riconciliatevi con Dio. Ecco ora il momento favorevole.


Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, noi, in nome di Cristo, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti:
«Al momento favorevole ti ho esaudito
e nel giorno della salvezza ti ho soccorso».
Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Sal 94,8)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

VANGELO (Mt 6,1-6.16-18)
Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il Signore che vede nel segreto, ci ha convocati nel segno delle sacre ceneri, perchè iniziamo il cammino quaresimale di conversione e riconciliazione con umiltà e gioia, confidando nella sua infinita misericordia. A lui rivolgiamo la nostra preghiera, dicendo:
Converti il nostro cuore, Signore.

Perchè la Chiesa, che annuncia e celebra il perdono di Dio, sia nel mondo segno e strumento di riconciliazione. Preghiamo:
Perchè le comunità cristiane che si esercitano nel digiuno quaresimale, sappiano condividere le ansie, le povertà e le speranze degli uomini di oggi. Preghiamo:
Perchè i poveri e i sofferenti ricevano il conforto dell'aiuto fraterno e partecipino con gioia al cammino di speranza del popolo di Dio. Preghiamo:
Perchè il richiamo delle sacre ceneri alla condizione mortale dell'uomo e alla precarietà delle sue conquiste, favorisca l'incontro con Dio, vera fonte di vita e di salvezza. Preghiamo:
Perchè l'ascolto della Parola, la conversione, la preghiera, gli impegni battesimali, la carità rinnovino profondamente i nostri rapporti con Dio e i fratelli. Preghiamo:
Perchè questo rito non rimanga staccato dalla vita quotidiana.
Per i ragazzi e i giovani che partecipano con proprie iniziative alla quaresima di fraternità.

Accogli, Padre santo, le nostre preghiere, e fa' che siamo fedeli agli impegni che oggi assumiamo, per essere trovati degni di partecipare, al termine di questo tempo di grazia, all'incontro con Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, questo sacrificio,
col quale iniziamo solennemente la Quaresima,
e fa’ che mediante le opere di carità e penitenza
vinciamo i nostri vizi
e liberi dal peccato
possiamo celebrare la Pasqua del tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

PREFAZIO DI QUARESIMA IV
I frutti del digiuno

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno.
Con il digiuno quaresimale
tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito,
infondi la forza e doni il premio,
per Cristo nostro Signore.
Per questo mistero si allietano gli angeli
e per l’eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nell’inno di lode: Santo...


Antifona di comunione
Chi medita giorno e notte
sulla legge del Signore,
al tempo opportuno porterà il suo frutto. (Sal 1,2-3)

Oppure:
“Prega il Padre tuo nel segreto
ed egli ti ricompenserà” (Mt 6,6)


Preghiera dopo la comunione
Questo sacramento che abbiamo ricevuto, o Padre,
ci sostenga nel cammino quaresimale,
santifichi il nostro digiuno
e lo renda efficace per la guarigione del nostro spirito.
Per Cristo nostro Signore.



Commento
Il mercoledì delle Ceneri, la cui liturgia è marcata storicamente dall’inizio della penitenza pubblica, che aveva luogo in questo giorno, e dall’intensificazione dell’istruzione dei catecumeni, che dovevano essere battezzati durante la Veglia pasquale, apre ora il tempo salutare della Quaresima.
Lo spirito comunitario di preghiera, di sincerità cristiana e di conversione al Signore, che proclamano i testi della Sacra Scrittura, si esprime simbolicamente nel rito della cenere sparsa sulle nostre teste, al quale noi ci sottomettiamo umilmente in risposta alla parola di Dio. Al di là del senso che queste usanze hanno avuto nella storia delle religioni, il cristiano le adotta in continuità con le pratiche espiatorie dell’Antico Testamento, come un “simbolo austero” del nostro cammino spirituale, lungo tutta la Quaresima, e per riconoscere che il nostro corpo, formato dalla polvere, ritornerà tale, come un sacrificio reso al Dio della vita in unione con la morte del suo Figlio Unigenito. È per questo che il mercoledì delle Ceneri, così come il resto della Quaresima, non ha senso di per sé, ma ci riporta all’evento della Risurrezione di Gesù, che noi celebriamo rinnovati interiormente e con la ferma speranza che i nostri corpi saranno trasformati come il suo.
Il rinnovamento pasquale è proclamato per tutta l’umanità dai credenti in Gesù Cristo, che, seguendo l’esempio del divino Maestro, praticano il digiuno dai beni e dalle seduzioni del mondo, che il Maligno ci presenta per farci cadere in tentazione. La riduzione del nutrimento del corpo è un segno eloquente della disponibilità del cristiano all’azione dello Spirito Santo e della nostra solidarietà con coloro che aspettano nella povertà la celebrazione dell’eterno e definitivo banchetto pasquale. Così dunque la rinuncia ad altri piaceri e soddisfazioni legittime completerà il quadro richiesto per il digiuno, trasformando questo periodo di grazia in un annuncio profetico di un nuovo mondo, riconciliato con il Signore.

La Norimberga del comunismo. In memoriam di Vladimir Bukovskij


(Renato Cristin) Esattamente quattro mesi fa, il 27 ottobre 2019, si interrompeva il sentiero esistenziale di Vladimir Bukovskij, stroncato purtroppo da un attacco cardiaco, solo una decina di giorni prima del trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, data in cui avevamo pensato di lanciare l’iniziativa alla quale abbiamo lavorato insieme in quelli che sono purtroppo diventati gli ultimi mesi della sua vita.

Gli avevo infatti scritto, nell’estate 2019, ricordandogli l’idea di cui mi aveva parlato nel 2005 a Berlino, di istituire una Norimberga per il comunismo. Egli ne fu entusiasta e decidemmo di redigere insieme un documento (reso pubblico il 7 novembre in una conferenza stampa che si è tenuta a Roma presso il Senato della Repubblica, e in poche settimane abbiamo ricevuto l’adesione di alcune centinaia di personalità di tutto il mondo, esponenti di vari partiti politici e anche di persone estranee alla politica, musicisti e letterati, studiosi e docenti universitari, giornalisti e intellettuali, imprenditori e manager, esponenti delle varie professioni. Ora, nella memoria di Vladimir Bukovskij, la cui scomparsa ci addolora e ci impegna, stiamo proseguendo su quella via, onorandone il cammino di libertà e di verità.

La sua vicenda intellettuale e politica è stata infatti sempre segnata dal bisogno di verità, da quell’istanza che prima ancora di essere scientifica o culturale è di carattere etico, soprattutto nel suo caso, quando si è trattato di denunciare, pur consapevole delle ritorsioni alle quali si sarebbe esposto, quello spaventoso sistema di coercizione e di violenza, di negazione della libertà che il regime sovietico aveva instaurato. Da quando poco più che ventenne, nel 1963, fu arrestato dal KGB, fino alla sua liberazione-espulsione nel 1976, iniziò per lui la tragedia dell’incarcerazione continua, la via crucis dei penitenziari, nella quale al carcere classico si alternarono gli ospedali psichiatrici, quelli duri, manicomi criminali concepiti con sadismo ideologico non per far scontare una pena o per riabilitare, ma per annullare la mente dei detenuti. Ma Vladimir non era né pazzo né delinquente, bensì soltanto un uomo libero, che voleva vivere da uomo libero, all’interno di un apparato che temeva anche soltanto la parola «libertà», perché essa si coniugava con l’altra parola terribile e impronunciabile: «verità». Libertà e verità erano per Bukovskij come armi, ma in mani troppo fragili per poter vincere l’onnipresente controllo del linguaggio e la soppressione di ogni critica, troppo umane per contrastare il disumano potere sovietico. Fu quindi condannato per l’uso che il regime considerava improprio, ma che in realtà era troppo proprio, della libertà e della verità.

Stoicamente e, diciamolo pure, eroicamente, egli ha opposto a quel regime criminale tutta la resistenza che la sua forza mentale e morale poteva fornirgli, ma non sappiamo quanto ancora avrebbe potuto reggere a quella pressione psico-fisica inaudita, finché una mossa della provvidenza fece metaforicamente incrociare l’anti-comunista Bukovskij con l’anti-comunista Pinochet: un intellettuale imprigionato nel Gulag sovietico per aver testimoniato la verità, e un militare disprezzato dagli intellettuali occidentali per essersi assunto il terribile compito di difendere la libertà del suo paese dall’aggressione dell’internazionale comunista fomentata e foraggiata in primo luogo proprio dall’Unione Sovietica. A portare alla liberazione di Bukovskij fu infatti l’accordo fra il segretario generale del PCUS Brežnev e il generale Pinochet per uno scambio alla pari: Bukovskij per Luis Corvalán, un ormai sempre più scomodo dissidente russo per il capo dei comunisti cileni, detenuto da due anni e mezzo per insurrezione armata. Lo scambio avvenne nel dicembre del 1976 a Zurigo, da dove poco dopo Bukovskij raggiunse l’Inghilterra, la città di Cambridge, antichissima sede universitaria e come tale simbolo imperituro di quella libertà e verità che finalmente avevano per lui riacquistato il loro senso originario: semantico e filosofico, storico e scientifico, pragmatico ed etico.

Di quel mondo rovesciato e infernale che Solženicyn ha definito «arcipelago Gulag», Bukovskij è stato infatti una vittima e uno dei grandi accusatori, uno dei maggiori studiosi per esperienza diretta: internato per dodici anni (sia pure non ininterrottamente) nelle carceri psichiatriche, gironi non immaginari come quelli dell’inferno dantesco, ma crudelmente e cruentemente reali, nei quali la vita era un incubo da cui non ci si risvegliava, non ci si poteva svegliare, perché era la realtà stessa.

Quello che Bukovskij ha definito «il sistema della criminalizzazione di ogni opinione che si differenziasse da quella dominante», era il meccanismo per la sistematica distruzione di ogni energia che potesse minacciare il potere comunista, uno strumento di annientamento radicale e totale, come egli affermò con una chiarezza agghiacciante in una memorabile conferenza berlinese del 2005: il sistema comunista e il suo braccio letale, il Gulag, erano «la via per riplasmare l’intero tessuto della società; tutti gli strati della popolazione venivano annientati e rielaborati fino alla morte nel Gulag. E normalmente erano le persone migliori: così, come esito della dittatura comunista, perdemmo i migliori agricoltori, i migliori operai, i migliori artigiani, i migliori intellettuali, i migliori in ogni professione, in ogni ambito di lavoro e di vita. Fu un genocidio; non c’è altro nome per questo».

Usando la parola genocidio, Bukovskij vuole indicare la volontà di annichilimento delle coscienze oltre che delle persone in carne ed ossa, perché un popolo si elimina anche disgregandone la coscienza, distruggendone l’identità. Questo è il senso originario del genocidio comunista, il male che si annida fin nel primo anello della catena genetica della sua ideologia. Questo è il senso autentico del Gulag. Questo è il male che Bukovskij ha svelato e combattuto, e nel suo sforzo titanico sta la grandezza morale prima ancora che culturale o politica del suo impegno civile, di tutta la sua esistenza. In questo egli era socratico e al tempo stesso realista: il bene non si raggiunge semplicemente praticandolo, ma anche opponendosi al male, e poiché quest’ultimo è privo di scrupoli morali, combatterlo è un atto di suprema moralità, perché è espressione di una giustizia universale che, a sua volta, esprime l’essenza ideale della vita sociale e dell’essere umano in generale.

I non pochi squallidi intellettuali che ancora oggi pontificano sulla intrinseca bontà delle intenzioni del comunismo e sugli involontari esiti negativi dei suoi esperimenti di applicazione, sul fine positivo dell’idea comunista e sull’inevitabilità dei mezzi violenti per realizzarla, dovrebbero vivere le esperienze di Bukovskij o almeno leggere le sue opere, insieme a quelle di molti altri dissidenti e perseguitati dei vari regimi comunisti, di quelli implosi e di quelli ancora vegeti sparsi nel mondo.

Il cosiddetto «socialismo reale» non è, come quegli intellettuali sostengono, un aborto della teoria marxista-leninista o la forma istituzionale del carattere dittatoriale dello stalinismo, ma è la forma politico-statuale con la quale tale teoria doveva logicamente e necessariamente concretizzarsi. Quindi, la critica al socialismo reale, cioè all’Unione Sovietica, ai suoi Stati satelliti (ma anche a tutti i governi, anche attuali, ispirati a tale teoria), deve implicare, fin dall’inizio e fino in fondo, la critica dell’ideologia comunista.

Di tutto ciò Vladimir Bukovskij era tanto convinto che, proprio nel corso di quel convegno berlinese del 2005, dedicato alla memoria dei totalitarismi (e che fu l’edizione tedesca del Memento Gulag creato da Dario Fertilio e da Bukovskij stesso), egli mi parlò dell’idea di istituire una Norimberga del comunismo, che potesse portare a un giudizio storico e morale di condanna, analogo a quello che ha giustamente condannato e definitivamente bandito il nazismo dal mondo civile. Un’iniziativa necessaria per depurare la coscienza storica collettiva dalle tossine che l’ideologia comunista ha sparso ovunque e per riequilibrare la coscienza morale del mondo occidentale, di quel mondo libero che troppo spesso, per pigrizia o per malafede, nasconde la verità del comunismo, occultando la criminogena essenza di un’ideologia ancora attiva e letale.

Ecco dunque la motivazione, etica prima ancora che storica e politica, della Norimberga del comunismo, che ora diventa una obbligazione morale anche nei confronti del suo ideatore.

La pagina web per leggere e firmare l’appello è: https://nuremberg.vladimirbukovsky.com/.

Coronavirus: chiese chiuse, bar e centri commerciali aperti


LA SCUSA DEL CORONAVIRUS PER CHIUDERE LE CHIESE IN PERIDO PRE-PASQUALE DI QUARESIMA. NON FACCIAMOCI INGANNARE!!! 


(Mauro Faverzani) Nessun Comune della provincia di Cremona rientra nella «zona rossa», che ha viceversa bloccato ingressi e uscite in e dai Comuni delle province di Codogno e Lodi. Cremona non è isolata. Nella piazza principale, pur con alcune limitazioni orarie, i bar sono aperti, molti si fermano a bere un caffè tra amici, seduti serenamente ai tavolini, fanno capannello nei pressi dell’edicola, passeggiano spensierati, pochi sono muniti di mascherina, unico indizio di una città in allerta per la degenza presso il locale ospedale di due casi accertati di coronavirus «Covid-19» e di altri tre provenienti dal Lodigiano.

In funzione preventiva, come nelle altre realtà lombarde, il Sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, con un’ordinanza ha chiuso tutte le scuole per un paio di settimane, sospeso il mercato pubblico, le manifestazioni sportive e gli eventi pubblici. Chiuse anche le università e i cinema. In Prefettura si riunisce periodicamente il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, per monitorare costantemente la situazione. I centri commerciali però, pur essendo luoghi di aggregazione per eccellenza, senz’altro tra i più frequentati, sono affollati, i negozi pieni e le farmacie stracolme, soprattutto di gente a caccia di mascherine e disinfettanti, peraltro già esauriti ovunque: e tutto questo in quanto la stessa Prefettura non ha ravvisato, al momento, «elementi tali» da determinare la «chiusura di imprese o di esercizi commerciali», che dovranno tenere le serrande abbassate solo di sabato e domenica, trovandosi ora Cremona in «zona gialla». Eppure, con sorprendente tempestività, già sabato scorso il Vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, ha disposto in tutta la Diocesi l’immediata sospensione di qualsiasi celebrazione della Santa Messa a qualsiasi ora di qualsiasi giorno, festivo o feriale che sia, dispensando «i fedeli dall’obbligo del precetto festivo». Ma non solo: allo stesso modo ha cancellato catechesi, incontri di preghiera o eventi culturali e chiuso gli oratori, blindatissimi «fino a nuova disposizione». La stessa celebrazione dei funerali «è consentita invitando i familiari a circoscrivere la partecipazione ai soli parenti stretti».

Il giorno dopo un’ordinanza, firmata dal ministro della Salute, Speranza, e dal presidente di Regione Lombardia, Fontana, ha disposto sì la sospensione di tutte le manifestazioni pubbliche, «comprese le cerimonie religiose», ma solo nei Comuni della “zona rossa”, quelli cioè isolati ovvero Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano. Non Cremona, dove paradossalmente si può fare l’aperitivo con gli amici, trovarsi in pizzeria e recarsi al centro commerciale, ma non ricevere l’Eucaristia, né riunirsi in chiesa in preghiera, per chiedere protezione contro il coronavirus. Incredibile, eppure paradigmatico: l’esempio di mons. Napolioni ha fatto “scuola” ed è stato, infatti, seguito a ruota anche dal Vescovo di Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, e dall’arcivescovo metropolita di Milano, mons. Mario Delpini, che pure hanno chiuso al culto edifici sacri ed oratori, sospendendo di conseguenza anche le funzioni quaresimali. Prevedibilmente altri seguiranno.

Al confronto più lungimirante appare persino la diocesi di Hong Kong, dove, pur a fronte di ben altra emergenza rispetto a quella italiana, quanto meno parrocchie e cappelle sono rimaste aperte e sono state organizzate adorazioni quotidiane del Santissimo Sacramento, per invocare la fine del pestilenziale morbo. Inoltre viene assicurata la celebrazione di matrimoni e funerali.

San Gregorio Magno, nel 590, a fronte della grave epidemia di peste, che colpì Roma, decimando la popolazione, per implorare l’aiuto divino promosse una solenne processione per tre giorni consecutivi presso la basilica di Santa Maria Maggiore. Ed il morbo scomparve, come annunciatogli dall’Arcangelo Michele, che, in cima alla Mole Adriana, gli apparve nell’atto di rinfoderare la spada.

Fu addirittura l’autorità civile ovvero il Senato palermitano, invece, a sostenere, il 9 giugno 1625, contro la peste dilagante, la processione pubblica promossa dal cardinale arcivescovo Giannettino Doria con l’arca contenente le ossa di Santa Rosalia, come disposto dalla stessa Santa apparsa a Vincenzo Bonelli. Processione, che valse a debellare il morbo. Gli esempi potrebbero continuare… C’è anche chi va controcorrente, come informa il blog Messainlatino: il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Massimo Camisasca, anziché chiudere le chiese, ha invitato tutti i fedeli ad unirsi a lui nella recita, lunedì scorso, del Santo Rosario nella Basilica della Ghiara, invocando la protezione della Beata Vergine Maria per il popolo cinese colpito dal coronavirus, per gli ammalati ed affinché l’epidemia venga tenuta lontana dall’Italia.

Se San Gregorio Magno ed il card. Doria avessero ragionato come i Vescovi di Cremona, Piacenza e Milano, mai sarebbero state fatte le processioni e la peste, anziché essere fermata, avrebbe proseguito indisturbata nella propria azione devastatrice. Oggi, però, anziché riunire i fedeli nelle chiese per pregare Dio d’esser risparmiati dall’epidemia, magari anche con l’adorazione al Santissimo Sacramento, c’è chi preferisce darsi alla fuga, urlando «si salvi chi può». Ma non v’è fuga che tenga per chi si dimentichi di Dio.


martedì 25 febbraio 2020

LITURGIA DEL GIORNO

DOMANI SONO LE SACRE CENERI ANDATE A MESSA E FATE LA SANTA COMUNIONE PER PROTEGGERVI DALLE MALATTIE E DAGLI INGANNI DEL MALIGNO....

La Liturgia di Martedi 25 Febbraio 2020
Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Risultato immagini per Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde 

Antifona d'ingresso
Confido, Signore, nella tua misericordia. 
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza, 
canti al Signore che mi ha beneficato. (Sal 13,6) 

Colletta
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, 
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, 
perché possiamo conoscere 
ciò che è conforme alla tua volontà 
e attuarlo nelle parole e nelle opere. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

PRIMA LETTURA (Giac 4,1-10)
Voi chiedete e non ottenete perché chiedete male.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio?
Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice:
«Dio resiste ai superbi,
agli umili invece dà la sua grazia».
Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria, fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

Parola di Dio 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 54)
Rit: Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà. 

Chi mi darà ali come di colomba
per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
In fretta raggiungerei un riparo
dalla furia del vento, dalla bufera. 

Disperdili, Signore, confondi le loro lingue. 
Ho visto nella città violenza e discordia:
giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura. 

Affida al Signore il tuo peso
ed egli ti sosterrà,
mai permetterà che il giusto vacilli. 

Canto al Vangelo (Gal 6,14) 
Alleluia, alleluia.
Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, 
per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, 
come io per il mondo.
Alleluia. 

VANGELO (Mc 9,30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. 

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
Cristo crocifisso e risorto, servo e salvatore di tutti, è la sapienza di Dio e la misura del suo amore per noi. Nel desiderio di uniformarci a lui, umile e giusto, invochiamo l'aiuto del Signore, dicendo:
Donaci, Padre, la sapienza di Cristo!

- Quando siamo tentati di imporre più che proporre la verità del vangelo:
- Quando il mondo ci affascina con le sue esibizioni di potenza e di vita facile:
- Quando dobbiamo prendere decisioni importanti per noi e per la collettività:
- Quando vorremmo primeggiare e servirci degli altri:
- Quando ci sentiamo impotenti di fronte alla sofferenza che colpisce gli innocenti:
- Quando avvertiamo sgomento di fronte alla morte dei nostri cari:
- Quando il carico dei sacrifici giornalieri ci spaventa:
- Quando chi è nell'angustia ha bisogno del nostro aiuto fraterno e gratuito:
- Quando i bambini hanno bisogno della nostra tenerezza:

O Dio onnipotente, il Signore Gesù, morto e risorto per noi, per primo e in modo sublime ci ha mostrato la via del servizio. Fa' che la percorriamo con amore, umili collaboratori del tuo regno. Te lo chiediamo per Cristo, servo dell'umanità, che ora siede con te nella gloria per i secoli dei secoli. Amen. 

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, quest’offerta 
espressione della nostra fede; 
fa’ che dia gloria al tuo nome 
e giovi alla salvezza del mondo. 
Per Cristo nostro Signore. 



Antifona di comunione
Annunzierò tutte le tue meraviglie. 
In te gioisco ed esulto, canto inni al tuo nome, 
o Altissimo. (Sal 9,2-3) 

Oppure: 
Signore, io credo che tu sei il Cristo, 
il Figlio del Dio vivente, venuto in questo mondo. (Gv 11,27) 

Preghiera dopo la comunione
Il pane che ci hai donato, Signore,
in questo sacramento di salvezza,
sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna.
Per Cristo nostro Signore. 

Commento
Poveri discepoli! Quanto hanno bisogno ancora di “camminare” spiritualmente per essere degni di chiamarsi discepoli! 
Gesù parla loro di avvenimenti decisivi che riguardano la storia della salvezza e l’avvenire del mondo, ed essi non pensano che alla loro gloria! Come è prosaico il loro discorso! Cercano di essere apprezzati, lodati, gratificati in vita. Ma era davvero questo a cui miravano seguendo Gesù? Egli parlava di risurrezione, di vita eterna, ed essi pensavano ad essere elogiati sulla terra. Secondo un detto libanese, direi che lui era in una valle ed essi in un’altra. 
Ma Gesù non dispera: li accetta come sono; crede nella loro trasformazione. Sa che bisogna andarci piano e insegna loro con pazienza come a dei bambini, partendo da immagini, da parabole, da esempi a loro familiari. E, del tutto spontaneamente, prende in braccio un bambino: “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino...”. Tutti sanno che un bambino ama senza riserve, senza calcolo, che è spontaneo e fiducioso, che si affida completamente alle braccia dei genitori e che non li cambierebbe per niente al mondo, che è attratto dal bello, che ciò che è meraviglioso gli sembra naturale. 
I discepoli capiranno così che la vera grandezza consiste nel ridiventare piccoli, nel donare tutto agli altri, nel soffrire per gli altri, nel dimenticare se stessi per gli altri e nel morire per gli altri. Non solo Cristo l’ha fatto per noi, ma, con lui, migliaia di cristiani hanno dato tutto fino alla loro vita. È questo che fa la santità della Chiesa.


La Liturgia di Martedi 25 Febbraio 2020
Martedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)


Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde 

Antifona d'ingresso
Confido, Signore, nella tua misericordia. 
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza, 
canti al Signore che mi ha beneficato. (Sal 13,6) 

Colletta
Il tuo aiuto, Padre misericordioso, 
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, 
perché possiamo conoscere 
ciò che è conforme alla tua volontà 
e attuarlo nelle parole e nelle opere. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

PRIMA LETTURA (Giac 4,1-10)
Voi chiedete e non ottenete perché chiedete male.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio?
Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice:
«Dio resiste ai superbi,
agli umili invece dà la sua grazia».
Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà lontano da voi. Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Peccatori, purificate le vostre mani; uomini dall’animo indeciso, santificate i vostri cuori. Riconoscete la vostra miseria, fate lutto e piangete; le vostre risa si cambino in lutto e la vostra allegria in tristezza. Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

Parola di Dio 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 54)
Rit: Affida al Signore il tuo peso ed egli ti sosterrà. 

Chi mi darà ali come di colomba
per volare e trovare riposo?
Ecco, errando, fuggirei lontano,
abiterei nel deserto.
In fretta raggiungerei un riparo
dalla furia del vento, dalla bufera. 

Disperdili, Signore, confondi le loro lingue. 
Ho visto nella città violenza e discordia:
giorno e notte fanno la ronda sulle sue mura. 

Affida al Signore il tuo peso
ed egli ti sosterrà,
mai permetterà che il giusto vacilli. 

Canto al Vangelo (Gal 6,14) 
Alleluia, alleluia.
Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, 
per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, 
come io per il mondo.
Alleluia. 

VANGELO (Mc 9,30-37
Il Figlio dell’uomo viene consegnato. Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti. 

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
Cristo crocifisso e risorto, servo e salvatore di tutti, è la sapienza di Dio e la misura del suo amore per noi. Nel desiderio di uniformarci a lui, umile e giusto, invochiamo l'aiuto del Signore, dicendo:
Donaci, Padre, la sapienza di Cristo!

- Quando siamo tentati di imporre più che proporre la verità del vangelo:
- Quando il mondo ci affascina con le sue esibizioni di potenza e di vita facile:
- Quando dobbiamo prendere decisioni importanti per noi e per la collettività:
- Quando vorremmo primeggiare e servirci degli altri:
- Quando ci sentiamo impotenti di fronte alla sofferenza che colpisce gli innocenti:
- Quando avvertiamo sgomento di fronte alla morte dei nostri cari:
- Quando il carico dei sacrifici giornalieri ci spaventa:
- Quando chi è nell'angustia ha bisogno del nostro aiuto fraterno e gratuito:
- Quando i bambini hanno bisogno della nostra tenerezza:

O Dio onnipotente, il Signore Gesù, morto e risorto per noi, per primo e in modo sublime ci ha mostrato la via del servizio. Fa' che la percorriamo con amore, umili collaboratori del tuo regno. Te lo chiediamo per Cristo, servo dell'umanità, che ora siede con te nella gloria per i secoli dei secoli. Amen. 

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, quest’offerta 
espressione della nostra fede; 
fa’ che dia gloria al tuo nome 
e giovi alla salvezza del mondo. 
Per Cristo nostro Signore. 



Antifona di comunione
Annunzierò tutte le tue meraviglie. 
In te gioisco ed esulto, canto inni al tuo nome, 
o Altissimo. (Sal 9,2-3) 

Oppure: 
Signore, io credo che tu sei il Cristo, 
il Figlio del Dio vivente, venuto in questo mondo. (Gv 11,27) 

Preghiera dopo la comunione
Il pane che ci hai donato, Signore,
in questo sacramento di salvezza,
sia per tutti noi pegno sicuro di vita eterna.
Per Cristo nostro Signore. 

Commento
Poveri discepoli! Quanto hanno bisogno ancora di “camminare” spiritualmente per essere degni di chiamarsi discepoli! 
Gesù parla loro di avvenimenti decisivi che riguardano la storia della salvezza e l’avvenire del mondo, ed essi non pensano che alla loro gloria! Come è prosaico il loro discorso! Cercano di essere apprezzati, lodati, gratificati in vita. Ma era davvero questo a cui miravano seguendo Gesù? Egli parlava di risurrezione, di vita eterna, ed essi pensavano ad essere elogiati sulla terra. Secondo un detto libanese, direi che lui era in una valle ed essi in un’altra. 
Ma Gesù non dispera: li accetta come sono; crede nella loro trasformazione. Sa che bisogna andarci piano e insegna loro con pazienza come a dei bambini, partendo da immagini, da parabole, da esempi a loro familiari. E, del tutto spontaneamente, prende in braccio un bambino: “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino...”. Tutti sanno che un bambino ama senza riserve, senza calcolo, che è spontaneo e fiducioso, che si affida completamente alle braccia dei genitori e che non li cambierebbe per niente al mondo, che è attratto dal bello, che ciò che è meraviglioso gli sembra naturale. 
I discepoli capiranno così che la vera grandezza consiste nel ridiventare piccoli, nel donare tutto agli altri, nel soffrire per gli altri, nel dimenticare se stessi per gli altri e nel morire per gli altri. Non solo Cristo l’ha fatto per noi, ma, con lui, migliaia di cristiani hanno dato tutto fino alla loro vita. È questo che fa la santità della Chiesa.

Marò, eroi nella lotta contro le scie chimiche?

RICORDATE I MARO' LATORRE E GIRONE ARRESTATI IN INDIA NEL 2012? QUESTA E' LA VERA RAGIONE DELLA LORO ODISSEA COSTATAGLI LA SALUTE DOPO ANNI DI COVER UP....

I nostri due marò, Latorre e Girone, sono detenuti in India da febbraio 2012 con l’accusa di avere sparato a due pescatori innocenti. Quello che tutti ci domandiamo è come mai in quasi tre anni non si sia mosso niente: i tribunali indiani stanno cercando di prendere tempo, il governo italiano sembra fregarsene, le corti d’appello internazionali sono immobili. È chiaro che c’è sotto qualcosa di più grosso di quello che i media vogliono farci credere, come noi stessi avevamo ipotizzato più di un anno fa quando circolavano strane voci sul perché i due marò avessero fatto fuoco contro un innocuo peschereccio. Il detective indipendente indiano Apu Shish si è recato sul posto per cercare di vederci chiaro, e dopo aver interrogato testimoni e colleghi è passato all’azione.

Riuscendo di notte a salire sull’imbarcazione indiana coinvolta nella sparatoria senza farsi scoprire, Apu ha scoperto al suo interno beute, centrifughe chimiche e distillatori, oltre a taniche di bario, alluminio e stronzio, gli elementi che più frequentemente vengono irrorati tramite scie chimiche. Quello che ad Apu appariva davanti agli occhi era una vera e propria raffineria clandestina mobile che, operante in acque internazionali e al di sopra della legge nel tentativo di non farsi scoprire, preparava le miscele destinate ad essere impiegate all’interno degli aerei tanker che spruzzano scie chimiche.


La ricostruzione dell’evento, secondo Apu, è la seguente: la petroliera italiana su cui viaggiavano i marò stava in realtà svolgendo attività clandestine di supporto a raffinerie mobili per la preparazione di composti chimici destinati ad aerei tanker. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone decidono, per il bene della Patria e della salute pubblica, di disertare gli ordini e compiere un’azione eclatante per svelare il complotto delle scie chimiche al mondo. Qualcosa però nel loro piano va storto, i loro colleghi decidono di non stare dalla loro parte e li conducono in India, dove vengono detenuti in attesa di capire cosa farne. L’Italia si trova in una situazione imbarazzante, da un lato deve salvare le apparenze e cercare di riportarli a casa, ma dall’altra deve rispettare obblighi internazionali ed evitare che i due marò parlino: così finge davanti ai media di fare il possibile per la loro scarcerazione, mentre in realtà non sta facendo assolutamente niente. Nel frattempo i poteri forti cercano di mettere i marò a tacere per sempre: l’ischemia che ha colpito Latorre l’anno scorso sarà stata un caso?

Apu Shish sperava di trovare prove a favore dei suoi connazionali, ma davanti all’evidenza ha trovato il coraggio di divulgare la verità, anche se non depone a favore dell’India: questo è il codice d’onore dei ricercatori indipendenti! Noi ci domandiamo quante di queste raffinerie mobili esistano sul pianeta, e quando gli sforzi dei nostri marò per portare all’Italia la verità sulle scie chimiche verranno ripagati. La lotta contro i poteri forti purtroppo non è mai semplice.

Scie chimiche e cambiamenti genetici (terza parte)

LA PROSSIMA VOLTA CHE NEI TG SENTIRETE PARLARE DI ALLUVIONI CHE SI ALTERNANO A SICCITA' RICORDATEVI DI QUESTI VIDEO:





SCIE CHIMICHE. Leggi il cielo!










Le ammissioni dell'aeroporto di Bologna: "Sì, sono scie chimiche".

Secondo il Neodarwinismo, la speciazione è un meccanismo evolutivo che in natura porta alla formazione di due o più specie a partire da una sola. L’origine di una nuova specie è determinata dall’azione combinata dell’isolamento e delle mutazioni casuali (sic) che si accumulano in popolazioni rimaste separate per lunghi periodi. Quando le variazioni accumulate impediscono la formazione di ibridi fertili tra i due gruppi, anche in seguito alla rimozione della barriera che le separava, si dice che sono originate due specie distinte. Come si può constatare, il neodarwinismo non spiega quasi nulla, poiché elude le domande fondamentali (Che cosa provoca le variazioni genetiche? Non è forse vero che le mutazioni sono quasi sempre involutive o neutre?) ed in quanto si trincera sempre dietro il caso.[1]



Correttamente Will Hart, nel breve saggio intitolato “Darwin in soffitta”, osserva: “La selezione naturale (una delle espressioni magiche del neodarwinismo come “deriva genetica”, n.d.a.) non avrebbe mai imposto ad una gimosperma, per esempio, una felce, di mutare e di dotarsi di una nuova struttura che avrebbe richiesto gran parte dell’energia della pianta stessa, senza avere peraltro alcuno scopo. Ciò sarebbe, infatti, contrario alla stessa legge di selezione naturale, ovvero la sopravvivenza della specie meglio adattata. … Inoltre, perché nei reperti fossili si trovano numerosi esempi di gimnosperme e di angiosperme, senza che appaia mai una specie di transizione?” Hart nota anche: “La mutazione deve cominciare con una pianta che si dotò di fiori, ma non esistevano insetti o altri animali specificamente adattati ad impollinare i fiori, perché precedentemente non sbocciavano fiori”. Insomma, non se ne esce, a meno che non si introducano concetti nuovi.


Le mutazioni si distinguono in tre tipi: geniche, cromosomiche e genomiche.

Le prime coinvolgono un solo gene e ne esistono di due tipologie: quelle che non implicano un cambiamento nella quantità di D.N.A. che costituisce il gene, e quelle che provocano una variazione quantitativa.

Le mutazioni cromosomiche coinvolgono la struttura di un cromosoma, con o senza variazione quantitativa del materiale genetico.

Le ultime alterano la struttura del genoma, l’insieme delle sequenze nucleotidiche del D.N.A. Possono comportare l’aggiunta o la perdita di un cromosoma oppure la variazione dell’intero corredo cromosomico. La perdita di un intero cromosoma, definita monosemia, è generalmente letale. L’aggiunta di un intero cromosoma è condizione denominata trisomia: tra le più note trisomie nell’uomo si annovera quella del cromosoma 21 che determina la sindrome di Down.

Gli agenti in grado di indurre mutazioni sono i mutageni: possono essere fisici o chimici. Come si è visto, questi agenti causano quasi sempre mutazioni neutre o svantaggiose. Recentemente sono stati segnalati insetti mostruosi: si tratta di esemplari la cui descrizione affidiamo alle eloquenti immagini. E’ possibile che, poiché esistono milioni di specie di insetti, si tratti di specie fino a poco tempo fa ignote, ma si è tentati di pensare che siano la conseguenza o di esperimenti genetici o – ipotesi più plausibile – il risultato della contaminazione ambientale legata all’uranio ed altri elementi radioattivi.

Animali terrificanti: cos'è quest’insetto misterioso che sta invadendo il web?
Insetto mostruoso risultato di una mutazione genica?

Dunque, se intendiamo scartare l’ipotesi del disegno intelligente e la teoria dell’intervento esterno, guardata con interesse anche da alcuni biologi, dobbiamo supporre che un presumibile salto è correlato ad energie particolari e non ad agenti noti. Potrebbero essere energie – si pensi ai i campi di torsione – studiate e riscoperte solo da alcuni scienziati pionieristici, per lo più russi. Queste energie potrebbero essere irradiate dal centro della Galassia, come pensa qualcuno.

Le élites oscure che, senza dubbio non limitano le loro competenze alla “scienza” ufficiale di stampo ottocentesco e la cui tecnologia si fonda su acquisizioni inimmaginabili e nascoste all’opinione pubblica, sanno come agire per stornare gli eventi che potrebbero portare alla loro definitiva disfatta. Ecco perché le scie chimiche e tutto ciò che ruota attorno ad esse sono la chiave per comprendere molti fenomeni attuali e futuri e per gettare uno sguardo dietro le quinte.

[1] Sul Darwinismo ed il Neodarwinismo, si legga C. Penna, Cosa ci raccontano realmente i fossili? 2009, con i riferimenti ivi contenuti.

Fonti:

Enciclopedia delle Scienze, Milano, 2005, s.v. neodarwinismo, mutageni, mutazione, speciazione
Enciclopedia di Astronomia e Cosmologia, Milano, 2005, s.v. raggi cosmici
J. D. Kenyon, La storia proibita, Diegaro di Cesena, 2008
Kether, Il colpo di coda del Drago, 2009
L. Pauwels, J. Bergier, Il mattino dei maghi, Milano, 1963

Si ringraziano S. e J. per la documentazione fotografica.

Umano, poco umano …fatto di virus e batteri!

UN INTERESSANTE STUDIO DANESE CI FA CAPIRE COME NON TEMERE I VIRUS CHE CONTRIBUISCONO AL MIGLIORAMENTO DI UNA SPECIE ATTRAVERSO IL SISTEMA IMMUNITARIO, CHE IMPARA A RICONOSCERE LE MINACCE E A DIFENDERSI DA QUELLE FUTURE. NON DIMENTICHIAMO ANCHE LA NOSTRA NATURA DI ESSERI SPIRITUALI....

Il filosofo francese Pierre Teilhard de Chardin nella sua celebre dichiarazione affermò che: "Il corpo fisico non è veramente nostro, appartiene al pianeta Terra. Possiamo chiamarlo nostro mentre risiediamo in esso, ma non appartiene a noi...Noi non siamo esseri umani che vivono un'esperienza spirituale. Noi siamo esseri spirituali che vivono un'esperienza umana".


In uno studio condotto circa una decina d’anni fa da alcuni ricercatori danesi, consistito nella minuziosa analisi di un metro cubo di terreno fertile, è emerso che esso contiene circa cinquantamila macrorganismi (tra insetti di vario genere). Un singolo grammo di tale terra contiene all’incirca trentamila protozoi, cinquantamila alghe, quattrocentomila funghi e ben un miliardo di batteri (ripartiti tra dieci/centomila differenti specie, di cui la maggior parte risulta ancora sconosciuta all’uomo. Una nuova stima, eseguita nel 2016, indica in mille miliardi le specie di batteri presenti sul nostro pianeta; di cui l’uomo ne conosce solo lo 0,001%!). Ogni specie si sviluppa grazie ad un’interazione permanente con altre specie. Quando una specie scompare, tutti i legami interattivi fino a quel punto mantenuti con altre specie, contribuiranno a compensare la sua perdita. A causa della sua natura biologica, ovviamente l’intera umanità risulta essere del tutto dipendente dal tessuto vivente del suo pianeta. Nel momento in cui un essere umano è tenuto a definire la propria identità, dunque, ad un’attenta analisi della sua totalità costitutiva, si accorge inesorabilmente che il concetto di essere “unico ed inalterabile”, viene meno. L’uomo infatti rappresenta, nel suo insieme, un raggruppamento costituito da una moltitudine di varie specie, che convivono tutte assieme nella più perfetta delle collaborazioni. La vita di un essere umano funziona grazie a decine di migliaia di esseri microscopici, che vivono sopra e dentro al suo corpo. Il microbioma umano è composto da circa cinquemila specie di batteri, che catalogano oltre 154.000 genomi; ogni individuo possiede fino a diverse centinaia di queste specie, che fino all’inizio del 2019, erano per il 77% del loro totale, del tutto sconosciute! (E.Pasolli, F.Asnicar, S.Manara, C.Quince, C.Huttenhower, N.Segata; 2019. Confr.: cell.com). Senza tali microrganismi, l’uomo non potrebbe sopravvivere!


Staphylococcus epidermidis (Wikipedia)

Per quanto possa essere “pulita”, tutta la superficie della pelle di un individuo sano qualsiasi, è coperta da un “tappeto” di “batteri buoni”, che agiscono come una barriera protettrice contro le infezioni (stimolando il nostro sistema immunitario e innescando una naturale risposta fisiologica contro gli agenti nocivi esterni); si tratta del cosiddetto microbiota cutaneo, costituito da oltre cinquecento specie di batteri! L’odore corporale di un essere umano, individuale e personale, altro non è che quello generato dal miscuglio dei suoi particolari batteri (senza i quali il nostro corpo non emanerebbe alcun odore, sia sgradevole che piacevole!). La maggior parte dei batteri dimora nel tratto intestinale. All’interno del corpo umano, il miscuglio di batteri intestinali (il cui compito è quello di consentire la digestione del cibo ingerito), caratterizza l’identità biologica di ogni individuo. Tuttavia, proprio la digestione, influenza lo stato di salute generale di ogni essere umano; essa infatti, come un “secondo cervello”, caratterizza i suoi comportamenti, i suoi stati d’animo, nonché i suoi gusti e la sua personalità. I suoi effetti, sono dunque di natura fisica, psichica e biologica. In un uomo “medio” (20-30 anni di età, 1,70 m di altezza per 70 kg di peso), ci sono circa 30 trilioni di cellule e 39 trilioni di batteri! (R.Milo, R.Sender, S.Fuchs; 2016. Confr.: biorxiv.org). Tuttavia, anche le cellule del corpo umano, non si possono definire “puramente umane”. Infatti, durante il corso della nostra evoluzione, dei batteri sono stati integrati, “addomesticati” e “naturalizzati”, affinché non lasciassero più l’intimità delle cellule umane, divenendo in tal modo essenziali per il loro funzionamento.

Scendendo in profondità a scale ancora più ridotte, troviamo i cromosomi; delle lunghe molecole di DNA e proteine associate, in cui si trovano le loro unità funzionali: i geni. Fin dalla notte dei tempi, l’uomo ha regolarmente incorporato nel suo genoma, centinaia di geni “estranei”. In totale, si tratta di più di centomila frammenti di virus, che vanno a costituire circa l’8% dell’intero genoma umano; in pratica quindi, circa l’8% del nostro DNA, è di origine virale! Si tratta di virus endogeni (resti di antiche battaglie tra il sistema immunitario dei nostri antenati e i virus patogeni presenti nei vari periodi storici in cui hanno vissuto; sequenze genetiche che testimoniano infezioni avvenute cento milioni di anni fa), che l’evoluzione umana, in alcuni casi, ha trasformato in vere e proprie armi contro gli attuali virus moderni.

Questi frammenti di DNA virale (incorporati nel nostro genoma), regolano dei geni che sono parte integrante del nostro sistema immunitario innato. Ma la cosa più sorprendente è che, nel momento in cui questi frammenti virali vengono rimossi sperimentalmente, l’intero sistema immunitario ne risente e si paralizza! (E.B. Chuong, N.C. Elde, C.Feschotte; 2016. Confr.:science.sciencemag.org). Questi “virus fossili” sono ospiti fissi del genoma umano e di quello di moltissime specie di mammiferi. In uno studio di circa dieci anni fa su questi virus fossili, sono state rilevate tracce di ben dieci famiglie di virus differenti; tra cui lontani parenti del virus Ebola e di quello dell’epatite B. Alcune di tali famiglie di virus, sono riuscite ad integrare (in un dato momento dell’evoluzione) il proprio materiale genetico nel DNA delle cellule germinali della specie che hanno infettato, permettendo così ai geni virali di essere trasmessi di generazione in generazione fino ad oggi. (A. Katzourakis, R.J. Gifford; 2010. Confr.: ncbi.nlm.nih.gov). L’essere umano quindi, nella sua integrità, altro non è che il risultato di una perfetta collaborazione intra ed interspecifica tra microrganismi di ogni genere. Tutti gli esseri viventi sono organizzati secondo una gerarchia di livelli (molecole, cellule, organismi, popolazioni, ecosistemi) all’interno dei quali si stabilisce una fitta rete di interazioni che concorrono a determinare l’adattamento del livello superiore. Tuttavia, solo certe combinazioni di interazioni sono possibili e compatibili con la vita e fra le combinazioni possibili in ogni dato momento storico e in ogni ambiente, alcune sono capaci di riprodursi più di altre. In sintesi quindi gli esseri viventi potrebbero essere definiti come sistemi aperti e interattivi, capaci di dare ordine utilizzando energia secondo programmi variabili e quindi di riprodursi adattandosi; ovvero modellandosi secondo le esigenze ambientali e temporali. Secondo il biologo e genetista americano Richard Charles Lewontin: “Esiste, e già da molto tempo, un’ampia serie di prove a dimostrazione del fatto che l’ontogenesi di un organismo è la conseguenza di un’interazione unica tra i geni di cui è portatore, la sequenza di ambienti esterni con cui entra in contatto nella sua vita e le interazioni molecolari casuali all’interno delle singole cellule. È di queste interazioni che va tenuto conto, per spiegare come si forma un organismo”.

Nel regno vegetale soprattutto (ma anche in quello animale), quelle leggi della natura che mettono in relazione il fenotipo di organismi di un particolare genotipo con l’ambiente, sono dette norme di reazione. Un modello di reazione è la mappatura dell’ambiente in fenotipi, caratteristica di una particolare conformazione genetica. Quindi un genotipo non dà luogo a un unico tipo di sviluppo, ma a una norma di reazione; ovvero a uno schema di diversi tipi di sviluppo in ambienti diversi. Se prendiamo ad esempio in considerazione la Drosophila melanogaster (il comune “moscerino della frutta”), notiamo che, per ceppi genetici diversi (isolati dalle popolazioni naturali di tale insetto), messi a confronto in ambienti diversi, senza specificare le temperature che la specie incontrerà nel corso della sua evoluzione, risulta impossibile prevedere quale genotipo risulterebbe favorito dalla selezione naturale, a causa delle sue maggiori probabilità di sopravvivere. Tra gene e ambiente si verificano interazioni uniche tali che l’ordinamento dei fenotipi non trova corrispondenza in alcun ordinamento separato a priori, di genotipi o di ambienti.


Il tardigrado Hypsibius dujardini (Wikipedia)

Come forma di vita terrestre, quella umana è sicuramente una delle più fragili. Se pensiamo ad esempio al tardigrado, un piccolo organismo eutelico (ovvero con un numero costante di cellule durante tutto il suo percorso di vita) le cui dimensioni lineari variano da meno di 0,1 mm fino a circa 1,5 mm, esso è in grado di sopravvivere quasi un decennio in condizioni di totale mancanza d’acqua (disidratazione), di resistere per molti giorni a temperature estremamente basse (fino a meno duecento gradi Celsius) come pure per qualche minuto a temperature estremamente alte (fino a 151°C). Essi sembrano inoltre indifferenti alle radiazioni ionizzanti (anche a dosaggi iper elevati, di cui una piccola percentuale, sarebbe già letale per un essere umano!); uno studio di pochi anni fa (2016) condotto da alcuni ricercatori dell’Università di San Diego (UCSD), ha dimostrato che una proteina esclusiva di questi animali chiamata Dsup (1), è in grado di ridurre i danni da radiazioni sul DNA umano del 40%. Questi minuscoli e ultra resistenti esseri viventi, possono persino sopravvivere nello spazio aperto, in mancanza di ossigeno e di tutti gli altri gas presenti nell’atmosfera terrestre (dunque anche in mancanza di una determinata pressione atmosferica; il fatto più sorprendente però, è che essi riescono a sopravvivere anche a pressioni estremamente elevate, maggiori di quelle presenti su diversi fondali marini).

Definire la specie umana come una forma di vita contraddistinta da una innata fragilità biologica, che fin dalla notte dei tempi accompagna il suo percorso evolutivo, è sicuramente una conclusione piuttosto evidente. Fortunatamente però, il nostro percorso evolutivo ci ha portati a sviluppare un’intelligenza tale da farci scoprire in che modo (grazie alle scienze biomediche in primis, ma anche alla psicologia) affrontare e combattere, tutti quegli agenti fisici e psicologici che minano la nostra salute sin dai primi giorni in cui veniamo alla luce. Il vero grande problema dell’uomo, oggi, non è quello di trovare il modo di restare in vita il più a lungo possibile (visto che statisticamente, la durata media della vita è aumentata costantemente negli ultimi duecento anni); bensì quello di capire come ridurre la velocità con cui si invecchia. Come giustamente ci ricorda il biochimico inglese Guy Brown: “La durata media di vita è aumentata perché abbiamo rimosso specifiche cause di morte, ma i processi molecolari di invecchiamento all’interno del corpo umano sono inesorabilmente continuati. Dato che l’aspettativa media di vita è cresciuta, ma la velocità di invecchiamento è rimasta invariata, stanno aumentando gli anni passati in uno stato di malattia e di dipendenza e le persone muoiono sempre più di ‘vecchiaia’. È stato calcolato che se ci liberassimo delle principali cause di morte odierne (malattie cardiovascolari, cancro e ictus), l’aspettativa di vita crescerebbe di soli quindici anni. Non siamo neppure sicuri di che cosa debbano morire gli anziani in assenza di malattie cardiovascolari, cancro e ictus. Il certificato di morte registra una qualche causa di morte prossima all’evento, come una polmonite, ma questa costituisce l’esecutore della morte, non il regista che si cela dietro di essa. La causa ultima è l’invecchiamento, ma fra causa ultima e causa prossima c’è in mezzo, verosimilmente, qualche disfunzione o qualche processo patologico specifico che conduce a una specifica forma di morte. Nel caso della polmonite, la ragione per cui l’anziano diventa suscettibile a un’infezione, che pochi anni prima avrebbe facilmente debellato, deve risiedere in una disfunzione polmonare o del sistema immunitario, o di qualche altro sistema che controlla quest’ultimo. Quando le persone vivranno più a lungo e pochi moriranno per cause conosciute, scopriremo inevitabilmente nuovi processi patologici associati all’invecchiamento avanzato, proprio come l’aumento della longevità ha già rivelato le malattie neurodegenerative”.

Concludo questo articolo accostandomi al pensiero di uno dei più autorevoli biologi e naturalisti contemporanei, Edward O. Wilson, che in uno dei suoi libri più fortunati (“The Social Conquest of Earth”, 2012), a proposito del futuro del sapere scientifico, si espresse così: “(…) i futurologi tendono a soffermarsi sulle strade che, a loro avviso, l’umanità dovrebbe imboccare. Ma data la vergognosa mancanza di auto-comprensione della nostra specie, l’obiettivo migliore al momento potrebbe essere quello di scegliere dove non andare. (…) L’umanità è una specie biologica in un mondo biologico. In ogni funzione del nostro corpo e della nostra mente e a ogni livello, siamo finemente adattati a vivere su questo particolare pianeta. Apparteniamo alla biosfera fin dalla nostra nascita. Pur essendo stati incensati in mille modi, restiamo una specie animale della fauna globale”.

Fausto Intilla,
16 febbraio 2020

Note:

1- Questa proteina (Dsup – damage suppressor) si lega al materiale genetico all’interno di ciascuna cellula, per poi formare uno scudo protettivo che scherma il DNA dai radicali idrossili. Le radiazioni (come pure l’esposizione a sostanze chimiche altamente nocive) possono scindere le molecole d’acqua all’interno delle cellule e formare particelle patogene (radicali idrossili), in grado di danneggiare il DNA. La barriera protettiva creata dalla proteina Dsup, impedisce che ciò accada. Dalle notevoli proprietà di tale proteina, emerge dunque la capacità dei tardigradi di tollerare sostanze chimiche assai nocive che ucciderebbero qualsiasi altro essere vivente.