martedì 18 febbraio 2020

Dr. Gifford-Jones: le persone muoiono inutilmente di coronavirus. Fondamentale la vitamina C


Di coronavirus non dobbiamo soccombere, è importante produrre anche questo pensiero… ma certo è altrettanto utile scoprire e conoscere vie naturali per affrontare o prevenire questo virus, come proposte dal medico autore dell’articolo che di seguito traduco: il dr. Ken Walker Gifford-Jones. La sua biografia online ci dice che si è laureato alla Università di Toronto e alla Harvard Medical School. Poi ha fatto pratica di chirurgia allo Strong Memorial Hospital, University of Rochester, Montreal General Hospital, McGill University ed anche in Ginecologia ad Harvard. E’ anche stato medico del servizio nazionale, chirurgo sulle navi e medico di hotel.

Perché delle morti “inutili” a causa di questo virus minaccioso? Perché i medici, le autorità sanitarie, gli amministratori degli ospedali ed i politici, non hanno letto la storia. E nemmeno i Cinesi!

In questa settimana, a molti membri della Orthomolecular Medicine News Service (OMNS) è stato chiesto: “come trattereste il coronavirus?”


Nel seguire opinioni di esperti che studiano il potenziale degli integratori per combattere la malattia. Il dr. Andrew W. Saul, un esperto internazionale della terapia vitaminica, dice: “Il coronavirus può essere grandemente rallentato o completamente fermato con un diffuso ed immediato uso della vitamina C ad alte dosi. Livelli di vit C tollerati dall’intestino, suddivisi in dosi durante il giorno, sono l’antivirale senza eguali, clinicamente provato”.

Saul aggiunge: “Il dr. Robert F. Cathcart, che ha ampia esperienza nel trattare malattie virali, ha sottolineato: ’Non ho visto influenza che non sia stata curata o marcatamente migliorata, da forti dosi di vitamina”.

Il prof. Victor Marcial-Vega della Caribe School of Medicine risponde: “Dato il grado relativamente alto di successo della vit C somministrata per endovena nelle malattie virali e la mia osservazione sul miglioramento clinico entro 2 o 3 ore dal trattamento, credo fermamente che sarebbe la mia prima raccomandazione nella gestione del coronavirus”. Poi aggiunge: “Da 24 anni uso la vit C per endovena anche per trattare pazienti con influenza, la febbre di dengue e il chikungunya”.

Il dr. Jeffery Allyn Ruterbusch, Associate Professor al Central Michigan University, dice: “Credo che tutti noi siamo d’accordo sugli ampi benefici della vitamina C, quando le persone sono poste in condizioni molto stressanti”

Il dr. Damien Downing, ex redattore del Journal of Nutritional and Environmental Medicine, scrive: “L’influenza suina, l’aviaria, la SARS, si sono tutte sviluppate in Cina, carente di selenio. Quando ai pazienti abbiamo dato selenio, sono diminuiti i tassi di mutazione virale e l’immunità è migliorata”

Molte altre autorità si sono trovate concordi sul fatto che alte dosi di vitamina C insieme alla vit D 3000 IU e 20 mg di zinco, erano una buona combinazione per aiutare a combattere le malattie virali.

E la dr.sa Carolyn Dean e il dr Thomas Levy, entrambi autorità mondiali sul magnesio, hanno sottolineato che il minerale è coinvolto in 1000 reazioni metaboliche e che mantenere adeguati livelli, migliora l’immunità. Un’altra opinione prevalente è stata che poche persone sanno che alte dosi di vit C aumentano l’immunità e distruggono malattie virali.

Questa informazione non è nuova. Durante la grande epidemia della polio del 1949-1950, il dr Frederick R. Klenner, un medico di famiglia nel North Carolina, trattò 60 pazienti di polio con alte dosi di vit C, per endovena. Nessuno di loro sviluppò paralisi. Questa scoperta avrebbe dovuto creare titoli sui giornali in tutto il mondo, ma le notizie del dr Klenner finirono su sordi.

Successivamente, Klenner dimostrò che alte dosi di vit C potevano essere efficaci anche come trattamenti per meningite, polmonite, morbillo, epatite ed altre malattie virali e batteriche. Persino il morso di un serpente a sonagli. Ma di nuovo solo derisione da parte della classe medica.

Che significa questo in America del Nord? Ai pazienti con una diagnosi di coronavirus dovrebbe essere somministrata vit C per endovena e questo salverà le loro vite. Il problema è che la maggior parte dei medici ancora si rifiuta di credere che la vit C sia efficace.

Non sono il vostro medico. Ma i miei amici e famigliari sanno come far visita in una erboristeria o negozio che vende integratori, per fare la scorta di Medi C Plus, una forma in polvere di vit C che io ho sviluppato, che consente di assumere alte dosi facilmente e che contiene la lisina necessaria e il magnesio.

Anche le pasticche di vit C funzionano, ma bisogna ingoiarne molte. Cominciate con il prendere 2 gr (2000 mg) 2 volte al giorno, per costruire immunità. Se poi si sviluppano sintomi di influenza, prendere 2 gr ogni ora fino a che l’intestino la tollera e cercate il vostro medico.


Grandi dosi di vit C possono creare diarrea. Ma meglio stare seduti sul water che dentro una bara.


Fonte: 



«Il coronavirus è un’arma biologica» dice il professore americano del Bioweapon Act


In un’intervista esplosiva, il Dr. Francis Boyle, che ha redatto il Biological Weapons Act, ha rilasciato una dichiarazione dettagliata ammettendo che il Wuhan Coronavirus del 2019 è un’arma offensiva di guerra biologica e che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) già lo sa.

Francis Boyle è professore di diritto internazionale presso il College of Law dell’Università dell’Illinois. È noto soprattutto per aver redatto la legislazione nazionale di attuazione degli Stati Uniti per la Convenzione sulle armi biologiche, nota come Legge sull’antiterrorismo per le armi biologiche del 1989 (Bioweapon Act), che è stata approvata all’unanimità da entrambe le Camere del Congresso degli Stati Uniti e firmata in legge dal Presidente George H.W. Bush.

In un‘intervista esclusiva rilasciata a Geopolitics and Empire, il Dr. Boyle discute dell’epidemia di coronavirus a Wuhana e del laboratorio di livello 4 di sicurezza biologica (BSL-4) da cui crede che la malattia infettiva sia fuggita. Egli ritiene che il virus sia potenzialmente letale e sia un’arma di guerra biologica offensiva o un agente di armi biologiche a doppio uso geneticamente modificato per ottenere un guadagno di proprietà funzionali, motivo per cui il governo cinese originariamente ha cercato di coprirlo e ora sta adottando misure drastiche per contenerlo.


Il laboratorio Wuhan BSL-4 è anche un laboratorio di ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) appositamente progettato e il Dr. Boyle sostiene che l’OMS sappia perfettamente cosa sta succedendo.
La posizione del Dr. Boyle è in netto contrasto con la narrativa dei media mainstream sul virus originato dal mercato del pesce, che viene sempre più messo in discussione da molti esperti, riporta il sito GreatGameIndia.


Di recente, il senatore americano Tom Cotton (Arkansas) ha pure lui smantellato la narrativa dei media mainstream secondo cui lo scoppio del coronavirus è avvenuto su un mercato che vende animali morti e vivi. In un video che accompagna il suo post, Cotton ha spiegato che il mercato di Wuhan è stato dimostrato dagli esperti non essere la fonte del contagio mortale.


Cotton ha fatto riferimento a uno studio di Lancet che ha dimostrato che molti dei primi casi del nuovo coronavirus, incluso il paziente zero, non avevano alcun legame con il mercato animale, minando in modo devastante le affermazioni dei media mainstream.


«Come ha detto un epidemiologo: “Quel virus è entrato nel mercato dei frutti di mare prima che uscisse dal mercato dei frutti di mare” (…) Non sappiamo ancora da dove provenga», ha detto Cotton.


«Vorrei notare che Wuhan ha anche l’unico super laboratorio cinese di bio-sicurezza livello 4 che lavora con i patogeni più mortali del mondo per includere, sì, il coronavirus».
Tali preoccupazioni sono state sollevate anche da J.R. Nyquist, il noto autore dei libri Origins of the Fourth World War e The Fool and His Enemy, nonché coautore di The New Tactics of Global War. Nel suo approfondito articolo ha pubblicato discorsi segreti dati ai quadri di alto livello del Partito Comunista dal Ministro della Difesa cinese Chi Haotian, spiegando un piano a lungo termine per garantire un rinascimento nazionale cinese, il catalizzatore del quale sarebbe il piano segreto della Cina per armare i virus.
«Dobbiamo indagare sull’epidemia di Wuhan. I cinesi devono garantire al mondo totale trasparenza. La verità deve venire fuori. Se i funzionari cinesi sono innocenti, non hanno nulla da nascondere. Se sono colpevoli, si rifiuteranno di collaborare» dice Nyquist.

«La vera preoccupazione qui è se il resto del mondo ha il coraggio di chiedere un’indagine reale e approfondita. Dobbiamo essere impavidi in questa domanda e non permettere agli “interessi economici” di giocare un timido e disonesto gioco di diniego. Abbiamo bisogno di un’indagine onesta. Ne abbiamo bisogno adesso».


http://www.renovatio21.com/il-coronavirus-e-unarma-biologica-dice-il-professore-americano-del-bioweapon-act/?fbclid=IwAR0sBPFoiSvgMbz9TqaV_gyNDV2aRNWY7-xKeJ5U-XEhvOTVadK0b_IbgAM

I bambini geneticamente modificati dallo scienziato cinese He Jankui sarebbero tre

QUEGLI ESPERIMENTI ABERRANTI CHE IL GOVERNO CINESE INCORAGGIA E FINANZIA....

Nel momento della condanna a tre anni di carcere dello scienziato He Jiankui è emerso che oltre alle due gemelline geneticamente modificate nate nel 2018, lo scorso anno è nato un terzo bambino con Crispr.


Sono tre i bambini nati in Cina con la tecnica di editing genetico Crispr. Dopo le due gemelline venute alla luce nel 2018, a rendere ufficiale la nascita di un terzo bambino, probabilmente nato tra giugno e luglio scorsi, è stata l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua. L’agenzia, infatti, ha confermato che He Jiankui, il ricercatore responsabile dell’esperimento nel quale sono stati creati i primi neonati geneticamente modificati per resistere all’hiv, è stato condannato a tre anni di carcere con l’accusa di aver condotto pratiche mediche illegali tramite esperimenti “in cui sono nati tre bambini geneticamente modificati”. Finora, tuttavia, non sono state riportate altre informazioni sul terzo bambino.

Ma ripercorriamo la vicenda. Lo scienziato della Southern University of Science and Technology di Shenzhen (Cina) He Jiankui, appena condannato a tre anni di carcere e che dovrà pagare una multa di 3 milioni di yuan (circa 385mila euro), aveva annunciato a novembre 2018 di aver condotto un esperimento nel quale era riuscito a far nascere una coppia di gemelle cinesi (Lulu e Nana) geneticamente modificate con Crispr/Cas9, in modo tale da renderle immuni dall’infezione da hiv. Grazie alla disattivazione di un gene, il Ccr5, che codifica per una proteina di membrana che si ritiene costituisca la porta di accesso dell’hiv alle cellule. In altre parole, quindi, se viene disattivato questo specifico gene, l’infezione non dovrebbe aver luogo.

Tuttavia, durante l’annuncio della nascita delle due gemelline che sconvolse il mondo intero, He si era lasciato sfuggire che anche un’altra donna era incinta di un embrione geneticamente modificato. A gennaio scorso, infatti, il bioeticista dell’Università di Stanford William Hurlbut aveva riferito all’agenzia di stampa Agence France-Presse di aver parlato a lungo con lo scienziato cinese di questo terzo bambino e che a quel tempo la donna era probabilmente incinta da circa 12/14 settimane e che quindi avrebbe dovuto partorire tra giugno e luglio 2019.

A luglio scorso, tuttavia, non è stata diffusa alcuna notizia della nascita del bambino geneticamente modificato. Ma ora, nel momento in cui è giunta la condanna per He Jiankui, la Cina ne conferma la nascita, riferendo che lo scienziato è stato condannato per i suoi esperimenti “in cui sono nati tre bambini geneticamente modificati”, come riporta Xinhua. Il rapporto, tuttavia, non include ulteriori informazioni sul bambino. Non sappiamo niente del suo sesso, dello stato di salute, se la nascita abbia comportato complicazioni, o se, addirittura, il bambino sia ancora ancora vivo. Finora sappiamo solamente che questo bambino è nato lo scorso anno, facendo quindi salire il numero di esseri umani geneticamente modificati da due a tre.

Chernobyl: nel reattore nucleare cresce un fungo che resiste alle radiazioni e sembra "nutrirsi" di esse

DALLA NATURA IL RIMEDIO PER RIPULIRE IL PIANETA DAI RIFIUTI TOSSICI E RADIOATTIVI?.... 

Nel lontano 1991, quando erano trascorsi solo pochi anni dal disastro nucleare di Chernobyl (1986), il più famoso della storia, i ricercatori rimasero piuttosto colpiti nel trovare un organismo vivente che sembrava proliferare sulle pareti del reattore. Si trattava di un fungo scuro – il Cryptococcus neoformans – che appariva totalmente a suo agio un ambiente estremo, caratterizzato da livelli altissimi di radiazioni.

Da quel momento sono trascorsi alcuni decenni durante i quali i ricercatori hanno svolto numerose rilevazioni e ricerche, grazie alle quali si è arrivati ad una conclusione interessante: non solo il fungo sopravvive in ambienti radioattivi, ma sembra essere addirittura attratto da essi.


Le ricerche su questo organismo vivente hanno rilevato una massiccia presenza di melanina, il pigmento che si trova anche nella pelle umana. Come molti di noi sanno, questo pigmento riesce ad assorbire la luce dissipando le radiazioni ultraviolette che colpiscono la pelle, proteggendola dai raggi del Sole. Nel caso del fungo, oltre alla funzione di protezione, sembra esserci anche una funzione nutritiva: esso sembra prendere dalle radiazioni anche una qualche forma di energia chimica utile alla sua crescita.


La conclusione ha fin da subito destato molto scalpore, perché si presterebbe a molti campi di ricerca diversi. Studiando i meccanismi di difesa e di crescita del fungo si potrebbero creare tecnologie in grado di proteggere uomini e animali in maniera efficace negli ambienti altamente radioattivi; oppure, se si "coltivasse" nello spazio, il fungo potrebbe diventare una fonte extra di energia durante le missioni; e sempre in tema di energia, potrebbe aiutarci ad aprire nuove frontiere per il nucleare, aumentando la sicurezza delle centrali e permettendoci di ridurre ulteriormente la dipendenza dal fossile.


Inoltre, il fungo dimostrerebbe anche che possono esistere organismi che sopravvivono in ambienti ad altissima concentrazione di radiazioni, aprendo nuovi scenari nella ricerca di forme di vita extraterresti.
Source:


Coronavirus, non solo Li Wenliang: altri cinque medici arrestati in Cina



Li Wenliang, l’oftalmologo di Wuhan tra i primi a parlare dell’epidemia di coronavirus in Cina, è morto nella notte. La sua storia ha fatto il giro del mondo perché ha messo a nudo l’inadeguatezza e l’ideologia del Partito comunista, che l’ha costretto a ritrattare la notizia, comunicata ai colleghi, su una strana polmonite «simile alla Sars». Li Wenliang ha poi contratto il virus e nella notte è morto, lasciando sola la moglie incinta.

XI LANCIA LA «GUERRA DEL POPOLO»

La storia di Li ha scatenato la rabbia dei cinesi contro il governo. Centinaia di utenti si sono riversati sui social media per denunciare il governo, che per bocca di Xi Jinping ha appena lanciato la «guerra del popolo» contro il coronavirus. Li Wenliang è morto perché il regime credeva, mantenendo segreta la notizia sull’epidemia, di poter preservare se stesso e la propria immagine. Ha clamorosamente sbagliato. Ma un governo che mette al primo posto, nella scala della priorità, la stabilità invece che il benessere della popolazione, non poteva che agire in questo modo. E infatti il caso di Li non è isolato.

ALTRI CINQUE MEDICI ARRESTATI

Come riportato oggi da ifeng.com, costola del network cinese Phoenix tv, a Wenshan, città di 450 mila abitanti a 1.700 km da Wuhan, nello Yunnan, sono stati arrestati cinque medici per aver «diffuso informazioni sull’epidemia». L’ufficio di pubblica sicurezza di Wenshan ha condannato i cinque dottori a 10 giorni di detenzione e a pagare una multa da 500 yuan. La loro colpa è di aver causato un «cattivo impatto sociale».

La notizia conferma che nonostante il mea culpa per «l’inadeguatezza e le mancanze» fatto dal Comitato permanente del Politburo, in Cina non è cambiato niente. Nonostante la Corte suprema abbia criticato la polizia per aver messo a tacere «le voci» sull’epidemia, tutto continua come prima. Il governo non ha imparato nulla dal caso di Li Wenliang e continua ad avere più a cuore la propria immagine, gravemente compromessa agli occhi di tutto il mondo, che la salute del popolo che ha appena chiamato alle armi contro il virus. Salvo arrestarli appena le utilizzano.

WUHAN: CHI PARLA RISCHIA GROSSO

WUHAN: CHI PARLA SCOMPARE (Giornalisti desaparecidos)

Scomparso dal 6 Febbraio scorso, il blogger denunciava un “disastro sanitario”. Le autorità cinesi affermano che è stato “messo in quarantena” per aver trascorso troppo tempo negli ospedali di Wuhan.

“Davanti a me c’è il virus. Dietro di me c’è il potere legale e amministrativo della Cina”. In uno dei suoi ultimi video diffusi in rete Chen Qiushi lanciava l’anatema dopo aver visitato quasi tutti i punti caldi di quello che denunciava essere un “disastro sanitario”: ospedali, supermercati, pompe funebri, famiglie delle vittime, taxi di volontari. Infaticabile, il blogger si aggirava per la città, con smartphone e stabilizzatore in mano, per documentare tutto quello che accadeva nella Wuhan colpita dall’epidemia. “Mancano le maschere – raccontava – gli indumenti protettivi, le attrezzature e, soprattutto, i kit diagnostici. Senza questi kit, non c’è modo di controllare che tu abbia il virus, puoi solo metterti in quarantena a casa”. Nel suo ultimo video Chen Qiuschi, visibilmente provato, appariva con vistose occhiaie”. “Ho paura”, diceva. 

Di chi, di cosa?

Dal 6 febbraio, Chen Qiushi è scomparso. I parenti, che hanno accesso al suo account Twitter, hanno pubblicato un video di sua madre che chiede aiuto. “Stasera, Qiushi ha detto che andava in un ospedale da campo. Dalle 19.00 alle 20.00. Da allora non risponde più. Vi chiedo di aiutarci a trovarlo, grazie”. Dopo l’appello su Twitter, le autorità cinesi si sono messe immediatamente in contatto con la madre di Chen Qiushi spiegandole che il blogger è stato “messo in quarantena”, presumibilmente perché aveva trascorso troppo tempo in ospedale. Questa la motivazione ufficiale, ma amici e colleghi sospettano si tratti di una vera e propria detenzione in isolamento per porre fine alle sue video-inchieste. Allo stato attuale, afferma il suo entourage, Chen Qiusci è sprovvisto infatti di qualsiasi mezzo per comunicare con l’esterno ed è completamente isolato. Genitori ed amici di Chen Qiushi si sono detti essere “preoccupati ed ansiosi per la sorte di Chen”.

L’avvocato, diventato un famoso giornalista freelance, aveva già confessato alla famiglia di aver subito pressioni da parte della polizia da quando aveva iniziato a pubblicare le sue video-inchieste sull’emergenza sanitaria a Wuhan. Dopo la pubblicazione del suo primo video su WeChat, il più importante social network cinese, il suo account è stato sospeso per oltre un mese. Per rappresaglia le autorità hanno cominciato a sospendere anche gli account di tutti coloro che menzionano il suo nome o che condividono i suoi video su WeChat o Weibo, il Twitter cinese. Ma non c’è solo Chen Qiusci. Le autorità locali hanno agitato lo spauracchio della quarantena a diversi giornalisti stranieri, un vero e proprio strumento di censura più che una misura di prevenzione sanitaria dal momento che è stata data loro la possibilità di scegliere se restare in quarantena, dove stavano indagando, o ritornarsene a Pechino o a Shanghai con il primo aereo.


Piccola considerazione finale....

Quello che succede in Cina lo sappiamo bene: la censura dell'informazione è più virale del coronavirus. La libertà di opinione e di stampa vengono fortemente represse. La dittatura comunista censura chiunque tenti di dire la verità a proposito del coronavirus e, nel peggiore dei casi, uccide i trasgressori.
Tuttavia, nel resto del mondo, i giganti del web chiudono canali e account di chiunque non si dimostri prono al pensiero unico dominante. Alcuni canali italiani, tra cui "Informal TV" che ha pubblicato il video sopra dei giornalisti scomparsi, subisce la stessa censura già da un po', e non è l'unico. Allora, siamo ancora convinti che i metodi comunisti siano solo un problema cinese?



lunedì 17 febbraio 2020

Coronavirus e “selezione” degli individui: scienza o arroganza?



Il Coronavirus, il progetto neo eugenetico e sovrappopolazione mondiale



Chi ha stabilito, poi, che la sola probabilità (così come la certezza) di contrarre una malattia in età adulta sia un buon motivo per essere “scartati” dall’avventura della vita? Forse i “sani” hanno più diritti umani dei “difettosi”? E chi avrebbe il diritto di stabilire quale debba essere l’altezza considerata accettabile per un soggetto, oppure il grado di intelligenza che lo abilita alla prosecuzione della sua crescita? E con quali criteri di misura si dovrebbe effettuare questa valutazione? Nient’altro che riferimenti convenzionali, stabiliti da “chi ha voce in capitolo” (specifici ruoli? alte cariche? maggioranza?), che ricadono lesivamente sulla dignità e la vita stessa di altri soggetti inermi ed incapaci di reazione. Vogliamo davvero migliorare la specie umana?


“Genomic prediction”, è il nome di una start-up statunitense che si occupa di… “eugenetica 2.0”!
Beh, conoscevamo già il significato del termine “eugenetica”, con riferimento alla disciplina sorta verso fine Ottocento, avente come obiettivo (in prospettiva futura) il miglioramento della specie umana, da ottenere sulla base di considerazioni genetiche e con l’applicazione degli stessi metodi di selezione usati per animali e piante.
Adesso (anche se, in verità, aveva iniziato già da un paio d’anni), la Genomic prediction ne promuove una sorta di “upgrade”, tecnicamente più spinto e ambizioso, una versione “2.0” per l’appunto. D’accordo, ma per fare cosa? Con quali obiettivi concreti?
Stando a quanto riportato qualche giorno fa dalla rivista MIT Technology Review (edita dal Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, negli Usa), la Genomic Prediction ha iniziato a diffondere sul mercato un nuovo test genetico, messo a punto nei suoi laboratori, che permetterebbe di individuare e selezionare fra diversi embrioni (ovviamente formati con tecniche di fecondazione in vitro) quello a minor rischio di alcune malattie; il test, inoltre, darebbe anche indicazioni sul grado d’intelligenza e sull’altezza probabilmente raggiungibili dal nuovo soggetto in età adulta.

In concreto, il test analizza il Dna dell’embrione confrontandolo con quello dei genitori, per generare un “punteggio” che indica la probabilità di contrarre 11 malattie (dal diabete ad alcuni tipi di tumore all’ipercolesterolemia).

Inoltre, esso sarebbe in grado di offrire una valutazione dell’altezza e del quoziente intellettivo probabili; dati che però vengono segnalati alle famiglie solo qualora l’embrione risultasse inferiore al secondo percentile, ovvero risultasse teoricamente così basso o poco intelligente da configurare una condizione patologica. Attualmente, questo tipo di analisi genetica può essere effettuata soltanto in 12 cliniche nel mondo (di cui 6 negli Usa). Non è invece permessa in Italia, dove la legge 40/2004 consente la diagnosi pre-impianto soltanto in presenza di malattie genetiche dei genitori.
A prescindere però dalla normativa vigente nei vari Paesi, la descrizione delle procedure di questo test e la loro finalità non lascia molti dubbi: più che di eugenetica, senza infingimenti, qui bisogna parlare di “eugenismo”! Ovvero di quella interpretazione estrema e strumentale dell’eugenetica, che non teme di assoggettare il singolo essere umano – sottoponendolo a valutazioni e misurazioni arbitrarie – ad un ipotetico “bene” della specie umana nel suo complesso. In parole più semplici, siamo di fronte ad un approccio di fatto orientato verso una vera e propria “selezione” degli individui (in questo caso, embrioni prodotti in vitro), alla luce di un pregiudizio aberrante: chi è ritenuto “biologicamente difettoso” o anche soltanto rischia di esserlo… non è degno di continuare a vivere e deve cedere il passo agli individui “sani”. Persino se il presunto “difetto” riguardasse caratteristiche secondarie, come una bassa statura o un’intelligenza ritenuta poco brillante. Insomma, sembra proprio che gli scenari fantascientifici già preconizzati nel film “Gattaca, la porta dell’universo” (1997) siano adesso divenuti realtà!

Ora, a prescindere dal fatto che buona parte della comunità scientifica ha già espresso seri e fondati dubbi sulla reale capacità del test di produrre informazioni affidabili, dal punto di vista etico siamo di fronte ad un vero e proprio atto di arroganza e di spregiudicata discriminazione, che attenta alla vita personale e, per di più, perpetrato su soggetti (embrioni) incapaci di esprimere qualunque volontà o opposizione.

E chi ha stabilito, poi, che la sola probabilità (così come la certezza) di contrarre una malattia in età adulta sia un buon motivo per essere “scartati” dall’avventura della vita? Forse i “sani” hanno più diritti umani dei “difettosi”? E chi avrebbe il diritto di stabilire quale debba essere l’altezza considerata accettabile per un soggetto, oppure il grado di intelligenza che lo abilita alla prosecuzione della sua crescita? E con quali criteri di misura si dovrebbe effettuare questa valutazione? Nient’altro che riferimenti convenzionali, stabiliti da “chi ha voce in capitolo” (specifici ruoli? alte cariche? maggioranza?), che ricadono lesivamente sulla dignità e la vita stessa di altri soggetti inermi ed incapaci di reazione. Vogliamo davvero migliorare la specie umana? Forse dovremmo allora cominciare col rispettare, fin dal suo inizio vitale, ogni singola persona e la sua dignità, a prescindere dalle sue condizioni di salute o dalle sue caratteristiche bio-psichiche. E la scienza autentica dovrebbe continuare nel suo meritorio sforzo per contrastare ogni condizione patologica che provoca sofferenza negli esseri umani. Altro che “eugenetica 2.0”!

L'eugenetica o eugenica è lo strumento della progenie del serpente (elite massonica/Illuminati) per decimare la stirpe messianica? 

(Per approfondire consiglio questa interessante lettura: "Il segreto della Genesi: la stirpe messianica e la stirpe del serpente" che trovate qui: http://www.lulu.com/spotlight/cinziapalmacciautrice123).   


Che cos'è l'Eugenica o Eugenetica?

(XIV, p. 560)

Termine introdotto da F. Galton (1822-1911) nel 1883 nel libro Inquiries into the human faculty, per indicare il programma di miglioramento della specie umana attraverso matrimoni selettivi. Per Galton "i processi dell'evoluzione sono in attività costante e spontanea, alcuni sono negativi, altri positivi. Il nostro ruolo è di fare attenzione alle opportunità di intervenire per controllare i primi e dare libero gioco ai secondi" (1892).

Rimasta a lungo una curiosità accademica, l'eugenetica prese grande vigore nei primi anni del 20° secolo, dopo la nascita della genetica con la riscoperta delle leggi di Mendel. Queste sembravano offrire la possibilità di isolare singoli fattori (''caratteri unitari''), con note leggi di trasmissione che potevano essere comprese e quindi controllate.

Nella prima metà del 20° secolo, gli obiettivi eugenici si fusero con riduttive e schematiche interpretazioni della genetica, producendo misure restrittive di stampo razzista, sino alle misure sociali crudelmente oppressive del regime nazista. Questo portò praticamente all'abbandono del programma eugenico. Negli ultimi decenni il discorso, anche se non il termine stesso, ha ripreso vigore, nei dibattiti sulle basi genetiche dell'intelligenza, sulla sociobiologia, su alcune applicazioni pratiche dell'ingegneria genetica, e soprattutto nell'ambito delle iniziative (consultori genetici) per diminuire la morbilità causata da fattori ereditari.

Sviluppo storico − L'eugenetica era nata in stretto legame con la pratica e se ne era subito cominciata a intravedere una possibile applicazione al miglioramento delle specie vegetali e animali. Le osservazioni sulla determinazione genetica di alcune malattie metaboliche e quelle sull'ereditarietà mendeliana dei gruppi sanguigni A-B-O, oltre a generalizzare anche all'uomo le leggi mendeliane, facevano supporre di poter intervenire sul patrimonio ereditario della specie umana (data la conoscenza dettagliata delle leggi che la regolano) per poter costruire popolazioni umane ''migliori'', diminuendo la frequenza dei caratteri considerati negativi e aumentando quella dei caratteri positivi.

Nel 1904 la Carnegie Institution of Washington costruì a Cold Spring Harbor una stazione per lo studio sperimentale dell'evoluzione affidandone la direzione a Ch. B. Davenport (1866-1944). Il metodo di lavoro consisteva nel raccogliere vasti alberi genealogici (family record).

L'idea di base era di rintracciare singoli alleli mendeliani alla base di molte anormalità e malattie, ma anche di caratteristiche mentali e comportamentali, come l'alcolismo, l'epilessia, la criminalità e, soprattutto, la feeblemindedness, un termine che indicava un largo spettro di stati di deficienza mentale. Successivamente, nel 1910, lo stesso Davenport riuscì a far finanziare la costruzione, sempre a Cold Spring Harbor, di un laboratorio esplicitamente dedicato a ricerche di e., l'Eugenics Record Office, di cui fu egualmente direttore con la stretta collaborazione di H. H. Laughlin, che sarebbe diventato uno dei più accesi sostenitori del nuovo programma di ''controllo razziale''.

Con l'introduzione in Francia (1912) dei test sul quoziente d'intelligenza (QI) gli eugenisti ritennero di avere uno strumento quantitativo e affidabile per individuare le persone intellettualmente superiori. L'attribuzione di tale quoziente a un singolo gene mendeliano sembrava dare la possibilità d'intervenire per migliorare l'intelligenza della popolazione nel suo complesso.

Il movimento eugenetico si espanse notevolmente fra il 1910 e il 1940, soprattutto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Germania. Molti scienziati di grande valore, direttamente o indirettamente, vi aderirono e lo sostennero, almeno per un certo periodo; fra questi, con differenti impostazioni, W. E. Castle, T. H. Morgan, H. J. Muller ed E. G. Conklin. Il movimento eugenetico tenne tre congressi internazionali, il primo a Londra nel 1912, il secondo e il terzo a New York nel 1921 e nel 1932. I programmi eugenetici erano di due tipi diversi, chiamati rispettivamente e. negativa e positiva. La prima intendeva limitare e addirittura proibire i matrimoni che avrebbero potuto portare a individui con caratteri genetici non desiderabili. L'e. positiva tendeva invece a far aumentare nella popolazione la frequenza dei geni considerati positivi, favorendo il matrimonio fra individui portatori di geni ''validi''.

Con una non chiara distinzione fra specie e razze biologiche, in questo primo periodo s'insisté particolarmente sui pericoli che sarebbero potuti derivare dal mescolamento delle razze. Come scrisse Castle in un libro divulgativo che ebbe notevole successo, Genetics and eugenics (1916), "una particolare combinazione di qualità rende utile un cavallo da corsa e una differente combinazione rende utile un cavallo da tiro... l'incrocio fra i due non produrrà né un tipo né l'altro... per questa ragione, ampi incroci razziali nell'uomo sembrano nel complesso non desiderabili". Il mescolamento delle razze era considerato altrettanto negativo della perdita della purezza delle linee ottenute da allevatori e coltivatori; permettere alla gente ''inferiore'' d'incrociarsi con la gente ''superiore'' era considerato un ''suicidio razziale'', in quanto avrebbe portato a un deterioramento genetico della razza.

Molti dei problemi sociali, come la povertà o il disadattamento, erano considerati il risultato di deficienze genetiche; per eliminarli occorreva quindi impedire la procreazione a quanti non fossero sufficientemente integrati nella società. La genetica sembrava così fornire una base scientifica a dei valori sociali e a una struttura economica preesistente e, com'era accaduto per il socialdarwinismo alla fine dell'Ottocento, la scienza sembrava fornire giustificazioni biologiche alle diseguaglianze sociali.

Soprattutto per l'azione di H. Laughlin, gli eugenisti svolsero un ruolo decisivo nell'approvazione del Johnson Act del 1924, che limitava fortemente l'immigrazione. Anche più vasta fu la campagna portata avanti dagli eugenetisti a favore di leggi per la sterilizzazione forzata delle persone considerate socialmente indesiderabili, gli internati nei manicomi, i colpevoli di reati sessuali, gli epilettici, le persone con basso QI e le persone ''moralmente degenerate''. Nel 1935 ben 26 stati negli USA avevano approvato una legge di questo tipo e sulla base di queste leggi furono sterilizzate 20.000 persone, di cui 12.000 nella sola California. Queste misure erano largamente condivise dall'opinione pubblica: un'indagine demoscopica del 1937 rivelò che il 63% della popolazione statunitense era a favore della sterilizzazione dei criminali abituali e il 66% era favorevole a quella dei ritardati mentali. In Inghilterra la campagna a favore della sterilizzazione fu condotta soprattutto dalla Eugenics Society, e anche la rivista scientifica Nature pubblicò articoli su questo tema. In Inghilterra, in Francia, in Italia e nei paesi scandinavi le relative proposte di legge incontrarono una resistenza molto più vasta e non passarono. In Germania la sterilizzazione ebbe un'applicazione su vasta scala. Anche durante la repubblica di Weimar il movimento eugenetico tedesco, guidato dalla Gesellschaft für Rassenhygiene (Società per l'igiene razziale), aveva avuto uno sviluppo notevole ed era diffusa l'opinione che i problemi sociali ed economici del dopoguerra fossero basati sulla degenerazione genetica di una parte della popolazione. Anche se sino al 1933 ciò non era direttamente legato alla persecuzione contro gli ebrei, dato che la stessa società per l'igiene razziale considerava gli ebrei tedeschi parte della razza ariana, dopo il 1933 le parti più degenerate della popolazione alle quali applicare le misure eugenetiche divennero gli ebrei e i comunisti. Nel 1933, dopo l'ascesa al potere di Hitler, fu promulgata una legge per la sterilizzazione eugenetica, molto più rigida di quella statunitense, che colpiva i deboli di mente, i ciechi, gli schizofrenici, gli epilettici, gli alcolizzati e i portatori di deficienze fisiche. I medici erano obbligati per legge a segnalare a un'apposita commissione le persone ''disadatte''. In tre anni furono sterilizzate 250.000 persone, la metà delle quali per ''debolezza mentale''. Nel 1935 furono poi approvate le leggi di Nurenberg per la sterilizzazione dei ''geneticamente inadatti'' e per impedire il matrimonio fra ariani ed ebrei.

Negli ambienti scientifici l'opposizione al movimento eugenetico aumentò dopo il 1920, ma solo dopo il 1930 e soprattutto quando si cominciò a conoscere come l'eugenetica veniva applicata nella Germania nazista, questa opposizione divenne sufficientemente forte. Molti genetisti consideravano gli enunciati eugenetici non affidabili e inaccurati e proprio per questa ragione T. H. Morgan negli anni Trenta si dimise dalla American Breeders' Association perché la rivista dell'associazione, il Journal of Heredity, pubblicava molta propaganda a favore dell'eugenetica. Figure principali dell'opposizione scientifica all'eugenetica in questa fase possono essere considerate J. B. S. Haldane e J. Huxley in Inghilterra, e H. J. Muller e H. S. Jennings negli USA.

H. Muller, che era stato da sempre sostenitore dell'intervento dell'uomo sulla propria evoluzione, e che avrebbe ripreso con coraggio intellettuale queste posizioni negli anni Cinquanta, si fece portatore delle critiche più severe. Egli partecipò polemicamente al congresso di e. del 1932, al quale per altro parteciparono non più di 100 persone, presentando una relazione dal titolo ''Il dominio dell'economia sull'eugenetica'', per condannare l'uso strumentale della genetica da parte di ben individuati circoli economici e politici. Nel 1934 giudicò l'eugenetica ormai trasformata in una pseudoscienza di facciata "per i sostenitori dei pregiudizi razziali e di classe, i difensori degli interessi costituiti della Chiesa e dello Stato, fascisti, hitleriani e i reazionari in genere".

Le posizioni eugenetiche avevano nel frattempo perso tutti i fondamenti scientifici. La genetica aveva mostrato che anche caratteri fenotipici relativamente semplici, come il colore degli occhi o le dimensioni corporee, potevano essere determinati dall'interazione di un numero molto elevato di geni differenti. Inoltre, molti geni ''negativi'' potrebbero rimanere non visibili per molte generazioni e ricomparire solo in determinate condizioni. Grazie all'opera, in Inghilterra, di L. Penrose e della sua scuola, quello che era stato il centro dell'attenzione degli eugenetisti, la ''debolezza mentale'', si sfaldò rapidamente. Questo termine infatti indicava uno spettro molto ampio di disturbi e incapacità mentali, la maggior parte dei quali erano poco noti e poco studiati. Inoltre, molti sembravano determinati non da fattori ereditari ma da scarsità alimentare o da malattie, e in nessun caso era possibile stabilire una determinazione ereditaria di una di queste forme.

Lo sviluppo della genetica di popolazione, facendo uso di modelli matematici, dimostrò come l'eliminazione dal patrimonio genetico di una popolazione di un gene recessivo era un processo molto lento, anche in presenza di forti pressioni selettive, e come solo ridurne la frequenza avrebbe richiesto un numero molto alto di generazioni e migliaia di anni. In questo modo veniva vanificata la base scientifica stessa su cui poggiava lo scopo finale del programma eugenetico. A partire dal 1930 il numero di articoli e libri dedicati ad argomenti eugenetici diminuì rapidamente e infine l'impressione suscitata dall'applicazione delle misure eugeniche in Germania spinse la Carnegie Institution a chiedere le dimissioni di Laughlin e a chiudere l'Eugenics Record Office alla fine del 1939.

La fine del movimento eugenetico non pose termine tuttavia ad alcune delle posizioni che ne erano state alla base, in particolare la possibilità e per molti la necessità d'intervenire sul patrimonio genetico delle popolazioni umane. Il rifiuto delle basi sociali ed economiche del movimento eugenetico non impediva la possibilità di usare le conoscenze genetiche per un miglioramento delle condizioni sanitarie e delle prospettive delle generazioni successive, scopo indicato da Muller come "la direzione sociale conscia dell'evoluzione biologica umana". Dopo un lungo silenzio, dovuto principalmente alle conseguenze negative prodotte dal movimento eugenetico, queste posizioni furono ripresentate a partire dagli anni Cinquanta, all'inizio dell'era atomica, e in un ambito scientifico, sociale e morale molto diverso. Si assistette alla contrapposizione fra due posizioni diverse.

Da una parte Muller sensibilizzava l'opinione pubblica sul pericolo che l'aumento drastico delle radiazioni prodotte dalle esplosioni nucleari potesse aumentare in misura drammatica il ''carico genetico'' di mutazioni negative; mutazioni che, in assenza della selezione naturale, non vengono eliminate. L'argomentazione di Muller era fondata sul fatto che il genoma di ogni singolo individuo è costantemente soggetto alle mutazioni, che possono essere spontanee oppure prodotte dalle radiazioni o da mutageni chimici. Muller stesso aveva dimostrato nei suoi studi precedenti che la maggior parte delle mutazioni sono deleterie e che questo punto doveva essere preso in considerazione dopo l'inizio dell'era atomica. Con calcoli matematici Muller mostrò che il carico genetico medio era di otto mutazioni deleterie per ogni persona. L'accumulo graduale di queste mutazioni, in genere recessive, che si diffondono nell'intera popolazione grazie agli incroci, costituisce il ''carico genetico'' della specie umana, definito come il numero totale di geni potenzialmente letali nel pool genico umano. Secondo Muller il carico genetico era in grado di ridurre la fitness evolutiva. In una situazione di libero gioco della selezione naturale, le nuove mutazioni venivano bilanciate dall'eliminazione di quelle esistenti per la morte degli individui che ne erano portatori. Ma a partire dalla preistoria lo sviluppo della medicina e il miglioramento delle condizioni di vita ridussero drasticamente gli effetti della selezione naturale, e con il venir meno di questo bilancio le mutazioni si sono accumulate. Inoltre, lo sviluppo della società industriale, e la connessa abbondanza di mutageni, aumenta la frequenza delle mutazioni. La crescita del carico genetico, argomentava Muller, poteva raggiungere un punto di non tolleranza da parte del genoma e portare alla ''morte genetica'' delle popolazioni umane. Inoltre, data la parziale dominanza di tutte le mutazioni, le mutazioni deleterie si sarebbero in ogni caso manifestate con un indebolimento generale e un abbassamento dell'attesa di vita.

La soluzione intravista da Muller era quella del controllo eugenetico della riproduzione, basato sulla scelta volontaria, una ''scelta germinale'', distinguendo chiaramente gli aspetti sessuali da quelli riproduttivi. Muller propose di costituire una vera e propria ''banca del seme'', al fine di giungere a una selezione del valore genetico degli individui fornitori, in modo da controllare il pool genico delle popolazioni future. Anche se Muller non approvò il progetto, considerandolo troppo frettoloso, esso andò effettivamente in porto e si sono avute molte fecondazioni artificiali utilizzando questa banca.

Opposti a questa visione erano i genetisti di popolazione, in particolare T. Dobzhansky, che sottolineavano invece come la dimensione biologica da difendere non è quella dei singoli individui, per avere 1000 Galileo o 1000 Pasteur, ma la popolazione, con la sua intrinseca variabilità biologica. Lo scopo da raggiungere dovrebbe essere il massimo di variabilità e lo spostamento di tale variabilità verso stati di attività maggiore, dal punto di vista intellettuale e fisico. Entrambe queste posizioni, come ha fatto notare R. Lewontin, sono egualmente ''biologistiche'', in quanto ritengono che la natura della società umana sia fortemente influenzata dalla distribuzione dei genotipi, mentre la variazione genetica è irrilevante per il presente e il futuro delle istituzioni umane, e che l'unica caratteristica della natura biologica dell'uomo è che egli non è vincolato da essa.

L'eugenica e la genetica di popolazioni − Lo sviluppo della genetica di popolazione, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, ha minato le fondamenta delle posizioni eugeniche tradizionali. Anzitutto è stato definitivamente superato il legame con il razzismo: non c'è alcuna base genetica che possa indurre a ritenere che una razza sia geneticamente superiore a un'altra; le variazioni fra le razze possono essere per molti caratteri minori di quelle che si riscontrano all'interno di una razza. Di conseguenza, privo com'è di qualsiasi base genetica, non è compito del genetista prendere in esame il razzismo che rimane un fenomeno sociale, economico e culturale.

In secondo luogo la speranza di produrre modificazioni genetiche mediante una politica sociale (negativa o positiva che sia) cade. Data la struttura delle popolazioni umane, infatti, non è ipotizzabile un cambiamento significativo del patrimonio genetico nei tempi prevedibili da un'azione sociale mirata a questo scopo. Oltre al fatto che il giudizio sulla ''positività'' del carattere selezionato può cambiare anche nel corso di poche generazioni, facendo negativo ciò che pochi decenni prima era considerato positivo, da un'analisi matematica anche semplice si deduce che è poco probabile che ci siano risultati positivi in poche generazioni.

Se un gene letale recessivo ha una frequenza del 10% sarebbero necessarie circa 10 generazioni di selezione molto rigida, cioè 300 anni, per ridurne la frequenza al 5%. Se la frequenza iniziale è più bassa, il tempo necessario per dimezzarla è molto maggiore (il tempo in generazioni è l'inverso della frequenza genica iniziale). Una frequenza dell'1% richiederebbe 100 generazioni, ossia 3000 anni, per essere dimezzata dalla selezione. Allo stesso modo, se si mette in condizione un omozigote malato di riprodursi come gli individui normali, e la frequenza di questo gene è ancora l'1%, occorreranno 3000 anni (100 generazioni) perché questa frequenza diventi del 2%.

La prevenzione della riproduzione delle persone malate non ha praticamente alcun effetto disgenico a livello della popolazione, se ci riferiamo alla nostra scala temporale.

L'eugenica come problema di sanità pubblica − A partire dagli anni Sessanta si è verificato un notevole cambiamento in questo ambito, quando la comunità medica internazionale si è posta come obiettivo la diminuzione della morbilità causata da malattie ereditarie. L'applicazione della genetica umana alla sanità pubblica è stata delineata dall'OMS nel 1968 (Human genetics and public health). Un programma di sanità pubblica ha per obiettivi la riduzione della mortalità causata dalla malattia e la prevenzione della malattia stessa. Quest'ultimo obiettivo viene considerato il più importante, dato che sanità pubblica dovrebbe essere sinonimo di prevenzione. L'applicazione delle conoscenze della genetica umana al trattamento e alla prevenzione delle malattie ereditarie come misura di medicina preventiva per diminuire l'incidenza delle malattie ereditarie può essere considerata un caso particolare della pianificazione familiare. A differenza dell'e. classica, essa si limita al trattamento dei caratteri patologici, non alla ricerca dei caratteri ''migliori'', e solo di quelli che hanno modalità di trasmissione ereditaria chiaramente definite. L'aumento del ruolo del consultorio genetico in questo ambito è stato determinato dal cambiamento delle frequenze delle malattie ereditarie, provocato dalla diminuzione dell'incidenza delle malattie infettive e parassitarie, che conferisce sempre maggiore importanza alla morbilità a componente genetica. Di conseguenza si assiste in percentuale a una crescita dell'incidenza delle malattie ereditarie.

Le priorità per gli interventi di prevenzione contro le malattie a determinazione genetica sono stabilite prendendo in esame la prevalenza di una malattia, la sua gravità e il periodo di tempo in cui è clinicamente attiva. Questo ha portato ad accentrare l'attenzione soprattutto sulle anemie congenite (in particolare anemia falciforme e talassemie) e sulla mucoviscidosi.

Le restrizioni, non forzate ma volontarie, nei matrimoni o nella procreazione nei casi di difetti genetici gravi, vengono considerate una misura eugenetica accettabile. Lo strumento principale per questo è la diagnosi prenatale precoce per individuare eventuali portatori (v. genetica medica, in questa Appendice). Questa prospettiva richiede un'analisi di massa per individuare i portatori dei geni recessivi potenzialmente pericolosi (come quelli per la talassemia), insieme a una vasta educazione per sensibilizzare i portatori. L'ambulatorio genetico è divenuto altrettanto diffuso quanto gli altri ambulatori per la medicina preventiva; consultori genetici sono stati installati in molti ospedali, rendendo generalmente diffuso e accettato questo tipo d'intervento eugenetico.

Tale obiettivo non è d'altronde molto diverso, dal punto di vista delle conseguenze evolutive, rispetto a quanto le società umane hanno praticato nei fatti, mediante l'accoppiamento preferenziale per molte generazioni sulla base dei costumi, dei livelli sociali e culturali. Le modificazioni delle popolazioni umane dovute alla politica della popolazione e alla pianificazione familiare mediante l'uso di metodi contraccettivi, di fatto significano una riproduzione selettiva (come quella intravista dagli eugenetisti decenni prima), che, anche se lasciata a se stessa, modifica in profondità la struttura genetica delle popolazioni.

Preoccupazioni in tal senso sono aumentate dalla messa a punto di tecniche per la procreazione medicalmente assistita (fecondazione artificiale, trapianti ovulari, ecc.) che di fatto sembrano fornire la possibilità di scelta dei caratteri del nascituro, e non solo al livello dell'eliminazione delle patologie di natura genetica. In questo ambito si sottolinea quindi la necessità di effettuare le diagnosi prenatali e la procreazione medicalmente assistita in centri autorizzati, al di fuori dei circuiti commerciali, utilizzando solo la diagnosi delle malattie genetiche gravi, la cui presenza renderebbe plausibile un'interruzione della gravidanza oppure la messa in opera di idonee misure preventive o terapeutiche. La lista dei test autorizzati, che deve cambiare con i progressi della medicina e della ricerca biologica, dovrebbe essere stabilita con una normativa di legge. I test diagnostici a disposizione dei genitori non dovrebbero essere utilizzati per determinare le caratteristiche non legate a gravi anomalie (come il colore degli occhi o il sesso).

L'eugenica e il linkage genetico − Nuovi metodi di studio (linkage analysis, analisi dell'associazione genetica) stanno aprendo una nuova era nella genetica umana e al tempo stesso sollevano molte implicazioni sociali ed etiche. La tecnica si basa sul fatto che il genoma umano contiene delle regioni ripetitive altamente variabili, che possono, mediante l'uso di enzimi specifici, essere tagliate in punti particolari, producendo frammenti di lunghezza diversa.

Questi frammenti ipervariabili di DNA sono specifici e stabili geneticamente, segregando in modo mendeliano; essi sono quindi utilizzabili come ''impronte genetiche'' di un individuo per accertare le sue relazioni con altri individui (per es. la paternità) oppure come marcatori della presenza di un certo gene ad essi vicino, ''segnali'' per quel gene la cui presenza non può essere individuata altrimenti. Per di più, la reazione chiamata PCR (Polymerase Chain Reaction) rende possibile la produzione in vitro di grandi quantità di un frammento specifico di DNA di lunghezza e sequenza definita, a partire anche da piccole quantità di template (stampo), aumentando di molto la capacità di analisi sperimentale. Si ha così a disposizione un nuovo metodo per ottenere in laboratorio informazione genetica utile per la diagnosi prenatale, per individuare gli adulti portatori di un determinato gene e malattie a determinazione genetica, anche in assenza di manifestazioni fenotipiche, cioè di un quadro sintomatico preciso. Questa tecnica è stata già utilizzata con successo per la diagnosi prenatale della talassemia, della fenilchetonuria e della corea di Huntington.

È a questo punto che sorgono problemi etici e sociali importanti, anche rispetto alle tecniche tradizionali di diagnosi prenatale, che permettevano d'individuare anomalie cromosomiche o presenza di determinati difetti enzimatici. Un aspetto riguarda ciò che consegue alla determinazione di malattie a insorgenza ritardata e alla predisposizione a particolari malattie. Cosa fare quando la malattia non ha cura? Nel contesto della genetica medica la diffusione dell'informazione, che è quasi un imperativo etico in ogni altro tipo di patologia, richiede invece molta cautela. L'informazione è uno strumento che deve servire a uno scopo, non è un fine in sé. Normalmente la diffusione d'informazione produce risultati positivi, e ''dire la verità al malato'' è la soluzione migliore, ma non è sempre così, automaticamente. Prendiamo per es. la corea di Huntington, una delle malattie ereditarie più misteriose, che provoca la morte programmata di uno specifico sottoinsieme di cellule cerebrali e comincia a manifestarsi dopo i quarant'anni. La consapevolezza, anche quando si è giovani e sani, del fatto che a una certa età si sarà colpiti da una degenerazione implacabile e incurabile del sistema nervoso può essere traumatica e provocare stati di grave ansia, sino al suicidio, senza che questa consapevolezza possa in qualche modo portare a comportamenti capaci di modificare l'evolversi della malattia, cosa invece possibile in caso di predisposizione genetica al diabete o a determinate malattie circolatorie.

In questo ambito si è molto rivalutato il ''modello medico'', cioè l'applicazione di una metodologia dipendente dal caso singolo, centrato sul singolo paziente, con un'analisi ragionata del rapporto rischi/benefici e un'accurata analisi delle conseguenze derivanti dall'intervento o dal non intervento, dall'informazione o dalla non informazione, a livello non solo del singolo paziente ma a quello dell'intera società.

Le impronte genetiche. − Data la grande variabilità genetica, nessun essere umano, a parte i gemelli identici, ha un'identica sequenza di DNA (la macromolecola portatrice dell'informazione ereditaria) e il polimorfismo di una popolazione (le differenze genetiche rilevabili all'interno di essa, che permettono di dividerla in gruppi, come per es. Rh+ e Rh- o altri gruppi sanguigni) è rilevabile direttamente al livello di questa macromolecola e non solo nelle sue manifestazioni a livello fenotipico. Una serie di tecniche permette una valutazione quantitativa di questa variabilità e quindi di stabilire con sufficiente certezza se due campioni di DNA appartengono o no allo stesso individuo, esattamente come si fa da tempo con le impronte digitali (per questa ragione si parla di DNA fingerprints).

Queste tecniche di analisi sono divenute uno strumento potente per la diagnosi prenatale di disordini genetici, per l'individuazione di portatori e per la determinazione della suscettibilità a date malattie, come quelle cardiovascolari. Ma il loro uso solleva molti problemi etici, gli stessi tradizionalmente connessi all'analisi genetica, insieme ad altri nuovi. Fra gli altri, quelli della confidenzialità dei dati sui legami familiari, l'accertamento della non-paternità, l'uso di questi dati per la diagnosi precoce di malattie ereditarie o anche della sola suscettibilità ereditaria a particolari malattie. La tecnica più diffusa è basata sull'uso degli enzimi di restrizione, che tagliano le catene di DNA in punti precisi. Se ci sono variazioni nella sequenza, i punti di attacco di questi enzimi possono risultare spostati, sicché si otterranno pezzi di DNA diversi per lunghezza. La lunghezza dei vari frammenti può essere misurata quantitativamente mediante elettroforesi, cioè sottoponendo i campioni a un campo elettrico, che li sposterà più o meno in un gel a seconda della loro carica elettrica e della loro massa. Si procede poi all'ibridazione della catena sconosciuta con campioni standard che contengono loci noti, per individuare le sequenze.

Sono stati studiati in questo modo circa 3000 ''pezzi'' di DNA, alcuni dei quali altamente polimorfici, ed è estremamente improbabile, data la grande variabilità naturale, che il DNA di due individui diversi mostri lo stesso pattern, la stessa distribuzione della lunghezza dei pezzi di DNA prodotti dagli enzimi di restrizione.

Eugenica, bioetica e legislazione. − Lo svilupparsi delle tecniche d'ingegneria genetica e delle biotecnologie in genere, che fanno intravedere la possibilità di conoscere nella sua integrità il genoma umano e d'intervenire direttamente su di esso, con tecniche chirurgiche (per es. per sostituire un gene ritenuto dannoso), ha riaperto un vasto dibattito sulla liceità di questo tipo di interventi. Alcuni punti chiari sono emersi: avanza in primo luogo l'enunciato etico fondamentale che la possibilità di agire e intervenire nel testo genetico dev'essere usata solo per liberare quello che, nel suo ''linguaggio'', rende possibile il massimo di creatività e di libertà, per quanto risulti poi difficile definire cosa questo significhi caso per caso.

La complessità e l'urgenza dei problemi sopra accennati ha reso evidente la necessità che gli stati si dotino di appositi strumenti legislativi. La prima indicazione in questo senso riguarda la messa in opera di una legislazione su problemi come la procreazione medicalmente assistita, le diagnosi prenatali, l'ingegneria genetica e la sperimentazione medica, che di fatto mettono in opera un'e. non socialmente programmata. Si sottolinea, accanto al diritto alla libertà dell'individuo o della coppia, la necessità di una dimensione sociale di questi problemi per eliminare l'illusione del ''consenso'' che finisce per far pesare sul singolo scelte che sono invece sociali, e per portare in un ambito collettivo tutte le decisioni che possono incidere sulla struttura delle popolazioni umane. Queste scelte sociali devono essere chiaramente espresse prima di ogni tipo di legiferazione, e devono essere indicati quali sono gli interventi legittimi, soprattutto nel campo dei test genetici, e quali le condizioni in cui questi devono essere condotti.



Coronavirus, è arrivato il cigno nero inaspettato?


CORONAVIRUS. Embrione di uno stravolgimento planetario? (Operazione COVID-19)




Governi e mercati sembrano non dare più molta importanza agli sviluppi sulla diffusione del coronavirus. Ma la situazione è realmente sotto controllo?


Lo scenario macroeconomico internazionale negli ultimi anni ha raggiunto importanti livelli di crescita e solidità. Le fragilità strutturali del sistema finanziario, caratterizzate da un eccessivo indebitamento in ogni settore della società e dall’interconnessione indissolubile tra le economie mondiali, vengono ampiamente compensate dalle politiche espansive delle banche centrali, che iniettano liquidità nel sistema stimolando artificialmente i consumi, gli investimenti e le prospettive di crescita.

In tale contesto molti analisti hanno espresso timori sul rischio di una nuova recessione, ma al momento tutte le previsioni si sono rivelate fallaci. Questo perchè con le attuali politiche monetarie espansive, solo un grande shock sistemico può impattare sull’equilibrio dell’economia mondiale.

Questo grande shock potrebbe essere arrivato, inaspettato e improvviso: il coronavirus.

COSA SAPPIAMO DEL VIRUS?

Il coronavirus è meno letale di altri, infatti al momento il tasso di mortalità è attestato intorno al 2%, ben al di sotto dei livelli raggiunti durante pandemie passate (Sars circa 9%). Però il contagio, che pare diffondersi anche in assenza di sintomi, è estremamente rapido e difficile da circoscrivere senza vaccini (che non saranno disponibili prima di 1 anno). Al momento i casi rilevati sono oltre 40000 e il grosso dei contagi è in Cina.

mappa diffusione coronavirus


Purtroppo però questi dati potrebbero essere incompleti. Infatti in Cina a causa della carenza di posti letto negli ospedali molti malati non vengono diagnosticati e non sappiamo quanti di questi restano all’interno delle proprie abitazioni. L’altra nota dolente viene dall’Africa.

Al momento non si segnalano casi di coronavirus nonostante la forte presenza cinese nel continente e questo alimenta qualche sospetto. Non possiamo escludere dunque che la debolezza dei sistemi sanitari locali trasformi l’Africa in un nuovo focolaio del virus.

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello relativo al rapporto tra contagi e decessi: infatti l’epidemia è ancora recente e il numero delle vittime potrebbe aumentare nei prossimi giorni, incidendo sul tasso di mortalità. Inoltre, da un punto di vista economico e sociale, il numero dei malati va a impattare direttamente sulle attività produttive e sulla domanda aggregata.

Purtroppo i dati ufficiali confermano che almeno in Cina l’epidemia sta dilagando in modo esponenziale e potremmo essere solo all’inizio.


contagi coronavirus

Al momento l’economia cinese è sostanzialmente ferma e, in un contesto globale estremamente interconnesso, gli effetti si riverberano a livello internazionale. Diverse multinazionali e aziende locali hanno interrotto le attività produttive prorogando le festività per il capodanno cinese fino a domenica 9 febbraio e il governo ha diffuso delle stime secondo le quali nel corso del 2020 ci sarà un rallentamento della crescita di 4 punti percentuali (dal 6.5 al 2.5%).

Se consideriamo che la Cina attualmente rappresenta circa il 15% dell’economia mondiale, secondo i modelli econometrici a ogni punto percentuale di crescita perso dalla Cina corrisponderà un rallentamento pari allo 0,3% nel resto del mondo.

Al momento non sappiamo cosa succederà in Cina nei prossimi giorni e non possiamo escludere che nel corso dell’anno la crescita si azzeri completamente, innescando una reazione a catena sui mercati.

A fronte di questi elementi di considerazione quasi certamente, dopo un periodo di iniziale sottovalutazione del fenomeno, nelle prossime settimane le borse sconteranno lo scenario internazionale incerto e i timori di una pandemia (come già accaduto nell’autunno del 2014 con il panico da virus ebola) e questa volta la situazione potrebbe essere più complessa. Infatti la notizia di sabato secondo cui 5 britannici sono stati contagiati da un connazionale rientrato da Singapore che li ha raggiunti durante una settimana bianca in Francia, contribuirà ad alimentare paura e incertezza.

CONSIDERAZIONI FINALI

In conclusione se il coronavirus dovesse confermarsi un “black swan event” porterebbe con se delle conseguenze drammatiche. In un contesto internazionale caratterizzato da un’estrema interconnessione e da livelli di indebitamento superiori a quelli pre-crisi 2008, uno shock sistemico potrebbe innescare un effetto domino al pari, se non peggiore, di quello scatenato dal collasso dei CDO e del sistema bancario nel 2008. E questa volta le banche centrali avranno molte meno munizioni (i tassi d’interesse sono già molto bassi e le politiche monetarie espansive sono già in pieno corso d’opera).

Non possiamo escludere dunque che la situazione sia più complicata di quanto media e governi lascino intendere. A fronte delle ultime notizie sembra che il rischio di pandemia stia crescendo e, come abbiamo visto, un simile scenario avrebbe conseguenze molto negative che potrebbero inficiare seriamente i tassi di crescita globali.

La spirale potrebbe autoalimentarsi con effetti sui trasporti (si viaggerà sempre meno), sui cibi e materie prime che in alcuni casi potrebbero iniziare a scarseggiare scontando un deciso aumento dei prezzi, e sull’inflazione che potrebbe subire un aumento significativo costringendo le banche centrali a tagliare i tassi d’interesse.

In tale contesto, i metalli preziosi e in generale tutti gli asset anticiclici registreranno una notevole impennata e anche il bitcoin, nel ruolo di oro digitale, potrebbe beneficiare di uno scenario economico e finanziario permeato da paura e incertezza.

Auspico che quanto ipotizzato nell’articolo non si concretizzi mai e che le autorità sanitarie internazionali riescano a debellare il fenomeno implementando misure efficaci e risolutive.

Ma negli investimenti, come nella vita, è sempre opportuno prevedere tutti gli scenari possibili e approntare un piano B.

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Lunedi 17 Febbraio 2020
Lunedì della VI settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)

Risultato immagini per gesù (Mc 8,11-13)

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde 

Antifona d'ingresso
Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, 
perché tu sei mio baluardo e mio rifugio; 
guidami per amore del tuo nome. (Sal 31,3-4) 

Colletta
O Dio, che hai promesso di essere presente 
in coloro che ti amano 
e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, 
rendici degni di diventare tua stabile dimora. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

PRIMA LETTURA (Giac 1,1-11)
La vostra fede, messa alla prova, produce la pazienza perché siate perfetti e integri.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo, alle dodici tribù che sono nella diaspora, salute. 
Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla.
Se qualcuno di voi è privo di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti con semplicità e senza condizioni, e gli sarà data. La domandi però con fede, senza esitare, perché chi esita somiglia all’onda del mare, mossa e agitata dal vento. Un uomo così non pensi di ricevere qualcosa dal Signore: è un indeciso, instabile in tutte le sue azioni.
Il fratello di umile condizione sia fiero di essere innalzato, il ricco, invece, di essere abbassato, perché come fiore d’erba passerà. Si leva il sole col suo ardore e fa seccare l’erba e il suo fiore cade, e la bellezza del suo aspetto svanisce. Così anche il ricco nelle sue imprese appassirà.

Parola di Dio 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 118)
Rit: Venga a me la tua misericordia e avrò vita. 

Prima di essere umiliato andavo errando,
ma ora osservo la tua promessa.
Tu sei buono e fai il bene:
insegnami i tuoi decreti. 

Bene per me se sono stato umiliato,
perché impari i tuoi decreti. 
Bene per me è la legge della tua bocca,
più di mille pezzi d’oro e d’argento. 

Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti
e con ragione mi hai umiliato.
Il tuo amore sia la mia consolazione,
secondo la promessa fatta al tuo servo. 

Canto al Vangelo (Gv 14,6) 
Alleluia, alleluia.
Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore.
Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia. 

VANGELO (Mc 8,11-13
Perché questa generazione chiede un segno? 

+ Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. 
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». 
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
La risurrezione di Cristo è il grande segno della nostra fede. Con l'assistenza dello Spirito, chiediamo al Padre la semplicità e l'amore, dicendo:
Sostieni la nostra fede, Signore.

Perché la Chiesa testimoni la verità di Cristo rinunciando alla potenza esteriore, e, sostenuta dall'amore, cammini con gioia nella via dell'umiltà e della povertà. Preghiamo:
Perché i giovani non si lascino sedurre dalla tentazione della violenza ma scoprano nel comandamento dell'amore l'unica possibilità per la personale realizzazione. Preghiamo:
Perché chi vive nel dubbio e nell'incertezza si abbandoni fiduciosamente nel grembo di Dio, da cui ogni vita ha origine. Preghiamo:
Perché il popolo cristiano abbandoni ogni forma di superstizione, e creda unicamente nel Signore morto e risorto per tutti. Preghiamo:
Perché la nostra fede, nutrita dalla preghiera e dai sacramenti, sia sempre più vera e gioiosa e si esprima attraverso i numerosi carismi ricevuti gratuitamente per il bene di tutti. Preghiamo:
Perché non poniamo delle condizioni al Signore.
Per chi si è pentito dei delitti commessi.

O Dio, tu possiedi tutta la gloria e la potenza; eppure hai voluto manifestarti sotto le umili spoglie di un uomo povero e crocifisso. Aiutaci ad essere sereni nei nostri limiti e a godere dei doni che ci hai dato. Per Cristo nostro Signore. Amen. 

Preghiera sulle offerte
Questa nostra offerta, Signore, 
ci purifichi e ci rinnovi, 
e ottenga a chi è fedele alla tua volontà 
la ricompensa eterna. 
Per Cristo nostro Signore. 



Antifona di comunione
Hanno mangiato e si sono saziati 
e Dio li ha soddisfatti nel loro desiderio, 
la loro brama non è stata delusa. (Sal 78,29-30) 

Oppure: 
Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, 
perché chiunque crede in lui non perisca, 
ma abbia la vita eterna. (Gv 3,16) 

Preghiera dopo la comunione
Signore, che ci hai nutriti al convito eucaristico, 
fa’ che ricerchiamo sempre quei beni 
che ci danno la vera vita. 
Per Cristo nostro Signore. 

Commento
I farisei chiedono un segno per credere. Anche noi chiediamo a Dio segni e miracoli. La tentazione più grande contro la 
fede è dire: Perché Dio non interviene? Perché non si manifesta in modo più evidente? Perché non entra con più forza nella storia degli uomini, cambiando situazioni ingiuste, liberando gli oppressi, convertendo i cuori induriti? Noi stessi siamo sempre alle prese con le nostre debolezze e peccati: perché Dio non ci cambia e non ci rende più buoni? 
La fede si vive nell’oscurità. Noi non comprendiamo le vie di Dio, che rimane inaccessibile, incomprensibile, misterioso. Dio ci dà tanti motivi per credere ed un egual numero di motivi per non credere. Ci lascia veramente liberi, non vuole imporci nulla né vincerci con la sua forza. Dio si capisce solo nella fede e nell’amore. Fede significa anche fiducia completa. 
La mancanza di efficacia della fede è la difficoltà maggiore del credere. Il cristianesimo sembra inefficace nella storia degli uomini: sembra che non cambi nulla, che lasci tutto come prima. La via evangelica della conversione del cuore e della non violenza appare spesso perdente.