giovedì 16 maggio 2019

L’Anticristo, una persona perbene. La lezione (inascoltata) del grande Solov’ëv spiegata da Biffi

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Il 31 luglio del 1900 (13 agosto secondo il calendario gregoriano) moriva Vladimir Sergeevic Solov’ëv, teologo e filosofo, da molti considerato il pensatore più importante della storia russa. Quello che segue è l’intervento pronunciato a Bologna nel centesimo anno dalla scomparsa dall’allora arcivescovo della città, Giacomo Biffi. Il cardinale, venuto a mancare sabato 11 luglio, è stato un profondo conoscitore ed estimatore del pensiero di Solov’ëv.
Questo testo, pubblicato per la prima volta nel numero 3/2000 de La Nuova Europa, è riproposto nel numero di Tempi in edicola e fa parte della serie “Ragione Verità Amicizia”, il manifesto dei nostri vent’anni e della Fondazione Tempi (una proposta che si può sottoscrivere in questa pagina).
Vladimir Sergeevic Solov’ëv è morto cento anni fa, il 31 luglio (13 agosto secondo il calendario gregoriano) dell’anno 1900. È morto sul limitare del secolo Ventesimo: un secolo del quale egli, con singolare accuratezza, aveva preannunciato le vicissitudini e i guai, un secolo che avrebbe però tragicamente contraddetto nei fatti e nelle ideologie dominanti i suoi più rilevanti e più originali insegnamenti. È stato dunque, il suo, un magistero profetico e al tempo stesso un magistero largamente inascoltato.
Un magistero profetico
Al tempo del grande filosofo russo, la mentalità più diffusa – nell’ottimismo spensierato della belle époque – prevedeva per l’umanità del secolo che stava per cominciare un avvenire sereno: sotto la guida e l’ispirazione della nuova religione del progresso e della solidarietà senza motivazioni trascendenti, i popoli avrebbero conosciuto un’epoca di prosperità, di pace, di giustizia, di sicurezza. Nel ballo Excelsior – una coreografia che negli ultimi anni del secolo XIX aveva avuto uno straordinario successo (e avrebbe poi dato il nome a una serie innumerevole di teatri, di alberghi, di cinema) – questa nuova religione aveva trovato quasi una sua liturgia.

Victor Hugo aveva profetizzato: «Questo secolo è stato grande, il prossimo secolo sarà felice». Solov’ëv invece non si lascia incantare da quel candore laicistico e anzi preannunzia con preveggente lucidità tutti i malanni che poi si sono avverati.
Già nel 1882, nel Secondo discorso sopra Dostoevskij, egli parrebbe aver presagito e anticipatamente condannato l’insipienza e l’atrocità del collettivismo tirannico che qualche decennio dopo avrebbe afflitto la Russia e l’umanità: «Il mondo – afferma – non deve essere salvato col ricorso alla forza (…). Ci si può figurare che gli uomini collaborino insieme a qualche grande compito, e che a esso riferiscano e sottomettano tutte le loro attività particolari; ma se questo compito è loro imposto, se esso rappresenta per loro qualcosa di fatale e di incombente, (…) allora, anche se tale unità abbracciasse tutta l’umanità, non sarà stata giusta l’umanità universale, ma si avrà solo un enorme “formicaio”», quel «formicaio» che in effetti sarebbe stato poi attuato dall’ideologia ottusa e impietosa di Lenin e Stalin.
Nell’ultima pubblicazione – I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, opera compiuta la domenica di Pasqua del 1900 – è impressionante rilevare la chiarezza con cui Solov’ëv prevede che il secolo XX sarà «l’epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni». Dopo di che – egli dice – tutto sarà pronto perché perda di significato «la vecchia struttura in nazioni separate e quasi ovunque scompaiano gli ultimi resti delle antiche istituzioni monarchiche». Si arriverà così alla «Unione degli Stati Uniti d’Europa».
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Soprattutto è stupefacente la perspicacia con cui descrive la grande crisi che colpirà il cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento. Egli la raffigura nella icona dell’Anticristo, personaggio affascinante che riuscirà a influenzare e a condizionare un po’ tutti. In lui, come è qui presentato, non è difficile ravvisare l’emblema, quasi l’ipostatizzazione, della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni: egli – dice Solov’ëv – sarà un «convinto spiritualista», un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo.

Sarà, tra l’altro, anche un esperto esegeta: la sua cultura biblica gli propizierà addirittura una laurea «honoris causa» della facoltà di Tubinga. Soprattutto, si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare «con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza». Nei confronti di Cristo non avrà «un’ostilità di principio»; anzi ne apprezzerà l’altissimo insegnamento. Ma non potrà sopportarne – e perciò la censurerà – la sua assoluta «unicità»; e dunque non si rassegnerà ad ammettere e a proclamare che egli sia risorto e oggi vivo.
Si delinea qui, come si vede, e viene criticato, un cristianesimo dei «valori», delle «aperture» e del «dialogo», dove pare che resti poco posto alla persona del Figlio di Dio crocifisso per noi e risorto, e all’evento salvifico. Abbiamo di che riflettere. La militanza di fede ridotta ad azione umanitaria e genericamente culturale; il messaggio evangelico identificato nel confronto irenico con tutte le filosofie e con tutte le religioni; la Chiesa di Dio scambiata per un’organizzazione di promozione sociale: siamo sicuri che Solov’ëv non abbia davvero previsto ciò che è effettivamente avvenuto, e che non sia proprio questa oggi l’insidia più pericolosa per la «nazione santa» redenta dal sangue di Cristo? È un interrogativo inquietante e non dovrebbe essere eluso.
Un magistero inascoltato
Solov’ëv ha capito come nessun altro il secolo Ventesimo, ma il secolo Ventesimo non ha capito lui. Non è che gli siano mancati i riconoscimenti. La qualifica di massimo filosofo russo non gli viene di solito contestata. Von Balthasar ritiene il suo pensiero «la più universale creazione speculativa dell’epoca moderna» e arriva perfino a collocarlo sullo stesso piano di Tommaso d’Aquino. Ma è innegabile che il secolo Ventesimo, nel suo complesso, non gli ha prestato alcuna attenzione e anzi si è puntigliosamente mosso in senso opposto a quello da lui indicato.
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Sono lontanissimi dalla visione solov’ëviana della realtà gli atteggiamenti mentali oggi prevalenti, anche in molti cristiani ecclesialmente impegnati e acculturati. Tra gli altri, tanto per esemplificare: l’individualismo egoistico, che sta sempre di più segnando di sé l’evoluzione del nostro costume e delle nostre leggi; il soggettivismo morale, che induce a ritenere che sia lecito e perfino lodevole assumere in campo legislativo e politico posizioni differenziate dalla norma di comportamento alla quale personalmente ci si attiene; il pacifismo e la non-violenza, di matrice tolstoiana, confusi con gli ideali evangelici di pace e fraternità, così che poi si finisce coll’arrendersi alla prepotenza e si lasciano senza difesa i deboli e gli onesti; l’estrinsecismo teologico che, per timore di essere tacciato di integrismo, dimentica l’unità del piano di Dio, rinuncia a irradiare la verità divina in tutti i campi, abdica a ogni impegno di coerenza cristiana.

In special modo il secolo Ventesimo – nei suoi percorsi e nei suoi esiti sociali, politici, culturali – ha contraddetto clamorosamente la grande costruzione morale di Solov’ëv. Egli aveva individuato i postulati etici fondamentali in una triplice primordiale esperienza, nativamente presente in ogni uomo: vale a dire nel pudore, nella pietà verso gli altri, nel sentimento religioso. Ebbene, il Novecento – dopo una rivoluzione sessuale egoistica e senza saggezza – è approdato a traguardi di permissivismo, di ostentata volgarità e di pubblica spudoratezza, che sembra non avere paragoni adeguati nella vicenda umana.
È stato poi il secolo più oppressivo e più insanguinato della storia, privo di rispetto per la vita umana e privo di misericordia. Non possiamo certo dimenticare l’orrore dello sterminio degli ebrei, che non sarà mai esecrato abbastanza. Ma sarà bene ricordare che non è stato il solo: nessuno ricorda il genocidio degli Armeni a cavallo della Prima Guerra Mondiale; nessuno si avventura a fare il conto delle vittime sacrificate inutilmente nelle varie parti del mondo all’utopia comunista.
Quanto al sentimento religioso, durante il secolo Ventesimo in Oriente è stato per la prima volta proposto e imposto su una vasta parte di umanità l’ateismo di Stato, mentre nell’Occidente secolarizzato si è diffuso un ateismo edonistico e libertario, fino ad arrivare all’idea grottesca della «morte di Dio».
In conclusione, Solov’ëv è stato indubbiamente un profeta e un maestro; ma un maestro, per così dire, inattuale. Ed è questa, paradossalmente, la ragione della sua grandezza e della sua preziosità per il nostro tempo. Appassionato difensore dell’uomo e allergico a ogni filantropia; apostolo infaticabile della pace e avversario del pacifismo; propugnatore dell’unità tra i cristiani e critico di ogni irenismo; innamorato della natura e lontanissimo dalle odierne infatuazioni ecologiche; in una parola, amico della verità e nemico dell’ideologia. Proprio di guide come lui abbiamo oggi un estremo bisogno.

Il «katéchon» di Schmitt. L’Anticristo ed il ‘potere che frena’

L'ELITE MONDIALISTA HA IN MENTE GLI STATI UNITI D'EUROPA GUIDATI DALL'ANTICRISTO PROPRIO COME AVEVA PROFETIZZATO IL GRANDE AUTORE RUSSO SOLOV'EV?



Nell’enciclica Spe salvi (2007) il papa emerito Benedetto XVI pur non nominando direttamente l’Anticristo, lo chiama in causa attraverso una citazione di Immanuel Kant, in cui si afferma che: «Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore allora il pensiero dominante degli uomini douvrebbe diventare quello di un rifiuto e di un’opposizione contro di esso; e l’anticristo inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull’egoismo). In seguito, però, poiché il cristianesimo, pur essendo stato destinato ad essere la religione universale, di fatto non sarebbe stato aiutato dal destino a diventarlo, potrebbe verificarsi, sotto l’aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose».


Ci sentiamo di escludere che il papa, in quel frangente, abbia evocato l’Anticristo e la “fine dell’umanità” a caso, o rifacendosi a tesi millenaristiche, quanto piuttosto per evidenziare la situazione drammatica dei nostri tempi, che potrebbe condurre l’umanità a una sorta di autodistruzione, sia in senso morale che in senso materiale. Tesi non del tutto peregrina, visto e considerato il dilagare di filosofie nichiliste, i cui effetti si fanno sentire anche in ambito etico e sociale. Del resto, negli ultimi tempi, la Chiesa sembra guardare all’Anticristo non come ad una persona storicamente definita, piuttosto come ad un atteggiamento morale, quale è per esempio il relativismo.

Credo sia il caso di citare a tal proposito il Racconto dell’Anticristo dello scrittore e filosofo russo Vladimir Sergeevič Solov’ëv. In quell’opera l’Anticristo veniva eletto “Presidente degli Stati Uniti d’Europa”, inoltre, si qualificava come pacifista, ecologista, filantropo, convinto spiritualista, credente nel bene e perfino in Dio. E giungeva ad affermare: «Popoli della terra! Io vi ho promesso la pace e io ve l’ho data. Il Cristo ha portato la spada, io porterò la pace». In maniera non dissimile qualcuno ha detto che: «L’Anticristo affascina, soprattutto perché si ‘veste bene’. È l’Epifania di Satana, ma è all’interno della Chiesa; è Colui che riduce la Fede a una forma di umanitarismo…Non è Nietzsche quindi, ma è Tolstoij, in cui Dio è, solo, pura misericordia».


È interessante ricordare, in questo frangente, quanto affermato da Carl Schmitt circa il cosiddetto katéchon, concetto che il giurista tedesco desume dalla teologia di San Paolo, il quale presenta il katéchon come colui che si oppone all’avvento dell’Anticristo. Schmitt credeva fermamente nella reale esistenza del katéchon. Pensava, altresì, dovesse esserci stato un katéchon per ogni epoca a partire dalla nascita di Cristo, «altrimenti non ci saremmo stati più» affermava. In tal senso Schmitt richiama alcuni esempi di katéchon: come l’Imperatore del Medioevo cristiano e la Chiesa di Roma. Tale fu anche la concezione di esimi Padri della Chiesa, di Tertulliano e sant’Agostino, i quali videro questo “potere che frena” nell’Impero romano, e di san Tommaso che lo identificò con la Chiesa Cattolica Romana, istituzione che secondo la visione dell’Aquinate aveva raccolto l’eredità di Roma unendo imperium e sacerdotium. Proprio durante il papato di Benedetto XVI – per chi ricorda – durante un’intervista del giornalista Maurizio Blondet a Massimo Cacciari, il filosofo veneziano – non sappiamo se in preda ad un impeto neo-gnostico o forse ad un ben peggiore delirio nichilista – affermò che il papa avrebbe dovuto smetterla di fare il katéchon. Fatto sta che così è stato, non di certo per de-merito di Cacciari, ovviamente.

È pur vero che senza una fede in qualcosa, o in qualcuno, che trascenda ciò che è soltanto umano, non è possibile indirizzarsi verso il vero Bene, le stesse società crollano, c’è solo la tirannia dei bassi istinti a farla da padrone, la storia, soprattutto recente, e la cronaca, sono lì a dimostrarlo: si pensi solo ai tanti efferati omicidi di questi anni che hanno come sfondo nient’altro che un diabolico cupio dissolvi, all’impressionante numero di aborti praticati annualmente nei paesi occidentali, e alle manipolazioni della scienza sulla vita dei nascituri. Preoccupa anche, per la verità, lo stato di catalessi in cui versano i molti imbambolati dai vari pifferi e pifferai magici del sistema che, come se la devastazione morale della nostra società non fosse ormai totale, continuano a mettere al mondo figli per abitudine o per sfizio, incuranti del fatto che non saranno certamente in grado di fornirgli un’educazione adeguata ed una vita dignitosa e sensata, magari affidandosi alla sorte e sperando nel tanto fantasticato futuro.

C’è da dire, in ultimo, che solo una società che non riconosce più il Sacro e la sua basilare importanza rispetto a tutti gli altri ambiti dell’esistenza umana può sollevare obiezioni così risibili e banali come quelle addotte dai cosiddetti laici e ridurre il Bene ed il Fine dell’uomo a qualcosa di raggiungibile attraverso utopie politiche o miti economici propagandanti benessere e progresso, non facendo altro invero che spalancare le porte al regno del capitalismo assoluto, laddove tutto è merce e nulla ha senso.

ITALIA E GERMANIA: UNA NUOVA LEGNANO?

LA LEGA BALUARDO CONTRO LO STRAPOTERE DELLA GERMANIA?





La partita che ora si apre internamente all’Europa verrà giocata tutta sul ruolo che la Germania dovrà avere nell’Unione.
Ricordiamo alcuni punti salienti della politica tedesca che hanno messo in crisi il continente:

- Il surplus commerciale tedesco ha “divorato” le altre economie europee
- Questo surplus ha determinato una perdita di competitività di Italia e Francia e il contestuale peggioramento di alcune parti del bilancio pubblico
- Ha inoltre inasprito i rapporti con gli USA che hanno dichiarato la guerra commerciale
- La politica della Germania ha dato il via alla Brexit
- La Germania ha finanziariamente vessato la Grecia per rientrare dei propri crediti e costretto i governi dell’Unione a condividere le perdite
- La Germania ha facilitato la politica sanzionatoria nei confronti di Mosca
- La Germania ha negoziato sotto ricatto con la Turchia il flusso di immigrati a danno degli altri paesi europei
- La politica tedesca sull’immigrazione ha creato un fronte di paesi dell’est ostili a Bruxelles
- La politica tedesca sull’immigrazione ha avvicinato l’Austria ai paesi del gruppo di Visegrad
- La Germania ha complottato nel 2011 a danno dell’Italia determinando la caduta del Governo Berlusconi e l’instaurazione di governi tecnici amici
- La Germania utilizza l’arma dello spread come ricatto ai danni degli altri paesi membri dell’Unione Monetaria.


In parole povere la Germania, con modi diversi, sta nuovamente perseguendo un disegno egemonico nei confronti dell’Europa senza alcun progetto inclusivo rispettoso delle sensibilità delle altre nazioni.


E’ bastata la nascita del nuovo governo in Italia, un paese pesante sotto ogni punto di vista nella bilancia europea, coalizzatosi dietro il peso della volontà di milioni di elettori per far cambiare il linguaggio di molti politici europei, tedeschi compresi. E’ in questo clima di generale debolezza che si decideranno i destini di tutti.


Anche la Russia si muove e non è un caso che il primo viaggio da neoeletto di Putin in Europa sia stato in Austria, e proprio a cavallo della nascita del nuovo governo italiano le cui forze politiche guardano con simpatia ad Est. Con il prossimo semestre austriaco la Russia spera che la politica sanzionatoria nei suoi confronti possa cambiare confidando nella spinta di alcuni paesi dell’Est e dell’Italia, nonché di Macron, pronto a sfruttare la debolezza della Germania per riaffermare una propria politica autonoma.


In questo scontro fra “globalisti” e “populisti” (perfetta ottica marxista che dovrebbe essere rifiutata a priori) la Chiesa sembra collocarsi alle spalle dei primi, dimostrando il consueto ritardo culturale instauratosi dopo il Concilio Vaticano II che però, solo con questo pontificato, sta pienamente e concordemente emergendo.


In ambito profetico ricordo che il veggente di Waldviertel, austriaco, vide il proprio paese come un asset della politica di influenza di Mosca in Europa ai tempi dell’invasione. Gli attuali sviluppi geopolitici vanno proprio in questa direzione.


Ne ho parlato anche in relazione al codice Vaticinia Nostradami presentando la Tavola 70 (68) dove in basso si vedono una grande Granchio, una specie di “galassia” ed una fascia di stelle.


Tavola 70 (68) ispirata alla carta 18 dei Tarocchi, la Luna




L’interpretazione di questo disegno, sorprendente, l’ho data ne “Il Granchio Russo di Nostradamus”.


Rappresenta cioè, in modo stilizzato, lo scenario di guerra dove la Russia invade l’Europa.


La coda del Granchio è la Kamchatka; il corpo è il territorio russo; la chela superiore è la Scandinavia che secondo vari mistici rappresenta la via d’invasione settentrionale; la chela inferiore sono la Turchia e la Siria che rappresentano la linea d’invasione meridionale; la testa del Granchio è il cuneo centrale che attraversa l’Europa Orientale per arrivare con il becco in Austria.


La “galassia” nasce dall’unione delle due spire che rappresentano il simbolo astrologico del Cancro; simboleggia l’Europa con i due estremi che sono il Regno Unito e l’Italia.


La fascia di stelle è l’Oceano Atlantico, oltre il quale abbiamo la nazione stellata degli USA.








La quartina che accompagna la Tavola è dal mio punto di vista la 624:

Dal Ramo VI del 2000 “Fine della Tribolazione: il Regno del Grande Monarca”


624
Mars et le sceptre se trouuera conioinct,
Dessoubs Cancer calamiteuse guerre:
Un peu apres sera nouueau Roy oingt,
Qui par long temps pacifiera la terre.


624
Marte e lo scettro si troveran congiunti,
Sotto il Cancro calamitosa guerra:
Un poco dopo un nuovo Re sarà unto,
Che per molto tempo pacificherà la terra.


Il Cancro che molti autori hanno cercato di individuare in una congiunzione astrologica è invece il richiamo alla Tavola 70 (68) che mostra di quale guerra il veggente stia parlando.
Poco dopo sarà unto un nuovo Re, il Grande Monarca, che regnerà su una terra pacificata.


Il becco del Granchio, l’Austria, sarà una testa di ponte della Russia in Europa.


Ma il tema di fondo, a tutt’oggi, è lo scontro fra Italia e Germania a cui sono legate le sorti dell’Unione. E tale scontro è mirabilmente riassunto dalla quartina 687.


Dal Ramo XXII del ‘900 “Cronache degli anni ’80: parte seconda”


687
L’Election faicte dans Francfort,
N’aura nul lieu, Milan s’opposera:
Le sien plus proche semblera si gran fort,
Qu’autre le Rhin en mareschs cassera.


687
L'elezione fatta in Francoforte,
Non avrà più luogo, Milano s'opporrà:
Il suo più prossimo sì forte sembrerà,
Che oltre il Reno e le paludi (lo) caccerà.


La quartina è costruita sul grande scontro storico che oppose l’Imperatore Federico I Hohenstaufen, detto Barbarossa, e i comuni italiani del Nord Italia spalleggiati dal papa Alessandro III. L’Imperatore voleva colpire la crescente autonomia dei Comuni italiani ribadendo il primato dell’Impero sulle singole entità statuali e si accinse dunque ad una serie di campagne militari per assoggettare i reticenti al proprio volere. Le cose cambiarono con l’elezione del papa Alessandro III, fautore invece della corrente che vedeva nel Romano Pontefice un potere di elezione maggiore rispetto a quello dell’Imperatore. Si arrivò alla scomunica e all’elezione di un antipapa, ma soprattutto alla formazione della Lega Lombarda che univa gran parte dei comuni della Lombardia e del Veneto. La battaglia decisiva si svolse a Legnano e segnò una clamorosa sconfitta per le truppe imperiali, con lo stesso Federico che riuscì a malapena a scampare alla cattura. Tale sconfitta segnò la fine delle pretese del Barbarossa sull’Italia e l’inizio del declino del suo potere.

Federico I Barbarossa


La Lega Lombarda venne fondata a Pontida, aveva il Carroccio come proprio simbolo e Milano come perno dell’alleanza.
La quartina s’ispira alla storia, ma come sempre accade modifica qualcosa. Al secondo verso si dice che l’elezione non avverrà. Storicamente invece il Barbarossa fu incoronato proprio a Francoforte; ancora oggi l'Imperatore ne è quasi un simbolo.


Cos' è dunque che non avverrà?


Non avverrà una seconda volta che in Germania venga incoronato un potere imperiale sull’Europa che oggi è rappresentato da chi vorrebbe l’Unione Europea come un superstato creato dall’allargamento dell’area d’influenza tedesca.
E l’opposizione a tale potere secondo Nostradamus è nuovamente rappresentato da una Lega Lombarda che trova il suo incredibile alter ego nel partito italiano fondato agli inizi degli anni ’90, quasi scomparso dai radar negli anni 2000 e risorto sotto la guida di Salvini, tanto da diventare il primo partito di centrodestra italiano ed anima dello spirito di opposizione alle politiche di Bruxelles e Berlino.
Anche questa Lega con gli stessi simboli di quella del passato.
Quest’ultima nasce sull’onda della rivolta fiscale contro Roma, ma è interessante vedere o ammirare, come i fili della storia la ricollochino incredibilmente su un solco storico ben definito, come opposizione al nuovo potere imperiale germanico.


Badate bene che allora come oggi la questione primaria rivendicata da Imperatore e Comuni era battere moneta e riscuotere tributi. Insomma, una questione di economia monetaria e politica di bilancio. Esattamente come oggi.


La quartina dunque non solo ripercorre la storia del passato per proporre un’analogia futura, ma fa prefigurare una nuova sconfitta tedesca per le pretese di dominio economico sull’Italia.


E la Chiesa che fa?


A tal proposito vorrei proporre una lettura particolare di queste quartine utilizzando il sistema delle “terne” già proposto in passato, esaminare cioè la terna di quartine della stessa Centuria dove quella esaminata è contenuta. Nel nostro caso quindi la 685, la 686 e la 687.
Il sistema prevede di incrociare versi o parole fra loro conformi o che si richiamano a vicenda; propongo quindi direttamente la risultanza dell’analisi:


dalla 685: “le iour du Sacre Urban”
dalla 686: “qui fera eslire le gran Prelat de Sens”
dalla 687: “L’Election faicte dans Francfort”


come si può vedere abbiamo tre versi che parlano di elezione e che parlano del papa o, se consideriamo solo il verso della 687, il “re dei romani” che è un altro modo per definire il romano pontefice. Unendoli possiamo trovare che “il Sacro Urbano, eletto a Francoforte, sia il grande prelato di Sens”.


Chi mi ha seguito dall’inizio sa che la quartina 686 e la definizione di Sens è da me stata legata a papa Francesco che porta il nome dell’ “Assisen” ovvero l’Assisano Francesco. Ma perché eletto a Francoforte? Forse perché come gli Imperatori ambisce ad un ruolo di guida anche politica? Oppure per via della ferrea alleanza con l’Episcopato Tedesco e la Germania di Angela Merkel? Alleanza questa non solo in fase di Conclave, ma a sentire vari commentatori anche per riformare la Chiesa Cattolica.
Solo il tempo lo potrà dire, ma di certo si tratta di una coincidenza veramente particolare che tra l’altro contrappone la Chiesa di allora, alleata dei Comuni italiani a quella di oggi, posizionata sul globalismo e l’immigrazionismo di Bruxelles, alias Berlino.


In un prossimo articolo proporrò invece la soluzione ad un mistero nostradamico che abbiamo già affrontato e che ho “casualmente” scoperto interpolando i numeri della quartina 687 nel tentativo di scoprire altre analogie o interessanti indizi. La ricerca mi ha invece portato su una strada completamente diversa, ma essenziale ai fini della soluzione dell’enigma.

Postato 6th June 2018 da Remox

IL SACRIFICIO DI NOTRE DAME



Sacrificando consacrerà il fumo della festa

IL SACRIFICIO DI NOTRE DAME COME NEFASTO PRELUDIO PER LA CHIESA DI DIO 


Mentre scrivo una Parigi blindata si appresta a vivere un altro Sabato di proteste e violenze e questo pochi giorni dopo l’incendio che ha colpito la cattedrale di Notre Dame.

Si è scritto molto su quanto avvenuto e non credo ci sia molto da aggiungere. Certo non molto rispetto a quanto annunciato a La Salette dalla Madre di Dio nei riguardi della capitale francese.
Negli ultimi mesi ci sono stati centinaia di attacchi anticristiani contro le chiese francesi a cui si sono aggiunte le proteste dei gilet gialli e le difficoltà del presidente Macron a governare il paese. Tali difficoltà si sono mostrate anche per la politica estera con l’europeismo sempre più in crisi di legittimazione e la situazione in Libia nuovamente instabile dove Parigi è accusata di soffiare sul fuoco.

Nel precedente articolo abbiamo visto come la Brexit possa inserirsi molto bene nel processo di dissoluzione del Regno Unito; i recenti disordini in Irlanda del Nord riportano alla luce i fantasmi della guerra civile. Nella quartina 250 abbiamo letto di come peggio dei nemici sarà l’antica piaga che per l’Inghilterra ha l’immagine delle antiche guerre contro scozzesi ed irlandesi.

Insomma, più andiamo avanti con i mesi e più i fatti convergono verso le annunciate crisi nazionali e rispettive guerre civili.

Nelle quartine di Nostradamus degli ultimi Rami sono presenti vari riferimenti a questi scontri soprattutto per la Francia. Ad esempio la quartina 972 nel V Ramo del 2000:



Dal Ramo V del 2000 “L’Europa in guerra”

972Encor seront les saincts temples pollus,

Et expillez par senat Tholosain,
Saturne deux trois cicles reuollus.
Dans auril, may, gens de nouueau leuain.

972Ancora oltraggiati saranno i sacri templi,
E depredati dal senato Tolosano,
In due, tre rivoluzioni di Saturno,
In Aprile, Maggio, gente ancora in fermento. 




Il Senato Tolosano è il Parlamento di Tolosa, uno dei primi parlamenti francesi attivi già dal XV secolo. Il potere del popolo agirà contro la Chiesa. I mesi di Aprile e Maggio corrispondono al periodo indicato come di maggior afflato rivoluzionario, ovvero quello della Primavera e dell’Estate.

Sempre dal Ramo V abbiamo la seguente quartina:



623D'esprit de regne munismes descriés,

Et seront peuples esmeuz contre leur roys,
Paix faict nouueau, sainctes loix empirees,
Rapis onc fut en si tredur arroy.

623Di spirito del regno baluardi screditati,
E i popoli insorgeranno contro i loro re,
Pace fatta di nuovo, leggi sante peggiorate
Mai fu Rapis (Paris) in così dura situazione.



Rapis è anagramma di Paris, ovvero Parigi. Il tema è lo stesso della precedente, popoli che si sollevano contro i governanti e attacchi alla Chiesa (leggi sante peggiorate, come non pensare alle “riforme” inaugurate sotto questo pontificato).

Sempre dallo stesso Ramo abbiamo come esempio anche la quartina 952:



952La paix s'approche d'vn costé, et la guerre,

Oncques ne fut la poursuitte si grande:
Plaindre home, femme sang innocent par terre,
Et ce sera de France a toute bande.

952La pace si avvicina da un lato, e la guerra (dall’altro),
Mai vi fu' persecuzione così grande,
Piangerà l'uomo, la donna, sangue innocente sulla terra,
E ciò sarà' in Francia a tutto andare.



Sempre la Francia in primo piano per quanto riguarda la guerra civile con persecuzione e sangue innocente versato. Interessante il primo verso che annuncia quel che già sappiamo: quando le violenze profetizzate scoppieranno non passerà molto tempo prima che giunga la pace.

Ne riporto solo un’altra tanto per mostrare come l’ultima parte del poema tratti sempre lo stesso argomento; il Presagio 95 di Marzo del Ramo VI del 2000, l’ultimo capitolo del Poema:



Dal Ramo VI del 2000 “Fine della Tribolazione: il Regno del Grande Monarca“

Presage 95 MarsEntre rois haines on verra apparoistre,

Dissensions et guerres commencer:
Grads changemet. nouueau tumulte croistre,
L'ordre plebée on viendra offenser.

Presagio 95 MarzoVerrà a rinascere l’odio verso i re,
Dissensi e guerre cominceranno:
Gran cambiamento e nuovo tumulto crescerà,
L’ordine popolano passerà all’offensiva.



Odio verso i governanti da parte dei popoli, violenze, rivolte e guerra civile.

Come si può vedere si tratta di quartine molto chiare e semplici.

Vediamo ora però una quartina molto più difficile, ermetica, che descrive un evento nefasto improvviso, un tetto che crolla, un sacrificio e un giovane leader colpito.

Penso che la quartina riguardi l’incendio di Notre Dame il cui significato, come vari commentatori hanno arguito, va oltre la semplice cronaca in quanto dona l’immagine di una nazione che brucia nel fuoco della rivolta, prima contro Dio e poi contro gli uomini.



Dal Ramo V del 2000 “L’Europa in guerra”

923
Puisnay iouant au fresch dessoubs la tonne,

Le haut du toict du milieu sur la teste,
Le Pere Roy au temple saint Salone,
Sacrifiant sacrera fum de feste.

923Il più giovane giocando al fresco sotto la torre,
L’alto del tetto del mezzo sul capo (cadrà);
Il Padre Re al tempio Santo a Salone ,
Sacrificando consacrerà il fumo della festa.



Sono tre i particolari che hanno mandato fuori strada vari commentatori: la parola “tonne”, “Salone” e “il Padre Re” con le maiuscole.

I primi due versi descrivono la carta dei tarocchi numero 16, la Torre. “Tonne” è collegata a “tonneau” che vuol dire ”botte” oppure per metafora un oggetto di forma cilindrica. La tessa parola però deriva chiaramente da “tonner” che vuol dire tuonare. La “tonne”, abbreviata, è la tempesta di tuoni e fulmini.Alcuni infatti traducevano “sotto la botte” senza che ciò avesse alcun senso, altri inventavano “sotto la coperta”, “sotto la pergola” o sotto un qualche cosa di non precisato.


La carta della Torre mostra una Torre scoperchiata nel tetto da un fulmine oppure da un incendio interno con le fiamme che escono dalla cima. Due persone cadono giù. Il suo significato è quello di catastrofe incombente e improvvisa. Una carta decisamente negativa.













La parole ”Salone” è stata modificata e corretta in altri edizioni con Salonne o Solonne nel tentativo di identificarla con San Solennio di Chartres a cui era intitolata la cattedrale di Blois prima di essere destinata a San Luigi. Nella quartina 921 infatti Nostradamus cita Blois e “Salonne”. Ma nella 923 scrive “Salone” e di certo non scrive “Solonne” come riportato in altre edizioni. Salone è il vecchio nome di Salon (Villa Salone), la cittadina dove il veggente visse, produsse le sue profezie e morì. Il terzo verso è autobiografico e la ragione l’ho compresa solo dopo quanto avvenuto a Parigi.

Il “Padre Re” infatti non è il padre del “puisnay” del primo verso, ma è il veggente stesso. Già in altre quartine infatti si è riferito a se stesso a volte come Re a volte come Padre. Di certo lo è stato per Salon, considerato come il personaggio più illustre della piccola cittadina provenzale.

Cosa descrive allora la quartina?

Un evento funesto e improvviso che come la Torre dei tarocchi ne annuncia altri; una torre che crolla, un tetto (della Cattedrale) che viene giù; fumo che sale proveniente da un sacrificio, ma non fumo di incenso, quanto di incendio. La festa che si consacra è la Pasqua del Signore, il Sacrificio più grande. L’incendio di Notre Dame avviene infatti nel primo giorno della Settimana Santa e tutti i commentatori più attenti ai segni o alle “coincidenze” lo hanno ben notato.








Il tetto venuto giù



Il terzo verso descrive il luogo: il Padre Re al tempio santo di Salone è Nostradamus stesso. La Chiesa di Salon (il tempio santo) è infatti dedicata a San Michele: dunque Michel de Nostredame appunto. Come il nome della Cattedrale di Parigi.

Il “puisnay” del primo verso è Macron, il Presidente più giovane della storia di Francia. Il disastro di Notre Dame colpisce lui per primo, gli casca letteralmente in testa. Per questo ha fatto di tutto per far credere che l’avrebbe ricostruita più bella di prima in pochissimo tempo. L’incendio gli ha impedito di tenere il discorso tanto atteso che doveva essere la risposta alle proteste dei Gilet Gialli. Il discorso non c’è stato, la sua presidenza sarà ricordata come quella che ha suscitato la più grande protesta di popolo da moltissimo tempo e colui sotto il quale la Cattedrale gotica più famosa di Francia è andata distrutta.Se guardiamo alla carta della Torre è certamente lui uno dei due personaggi che cadono a testa in giù.


Nei Tarocchi di Marsiglia è bene ricordare che la Torre è conosciuta anche come “Maison Dieu”, tanto per far capire a quale crollo si allude.


Postato 4 weeks ago da Remox