giovedì 14 febbraio 2019

L'ERUZIONE DEL SUPER VULCANO YELLOWSTONE E' IMMINENTE?

PRESTO GLI USA POTREBBERO TROVARSI A FRONTEGGIARE PROBLEMI BEN PIU' GRAVI A LIVELLO AMBIENTALE. IL SUPER VULCANO YELLOWSTONE DESTA SEMPRE PIU' PREOCCUPAZIONE, E MOLTI SONO I SEGNI DI UNA SUA PROSSIMA ERUZIONE CATASTROFICA.... 


ECCO I PIANI BELLICI USA 2019-2024 IN QUESTO INTERESSANTE VIDEO. I SOVRANISTI D'EUROPA SI COALIZZANO. DA NON PERDERE!




SCONVOLGIMENTI GEOPOLITICI 2019-2024




Il Vaso di Pandora - EUROPEE; I SOVRANISTI SI STANNO COALIZZANDO



Ospite della trasmissione questa settimana SIMONE LOMBARDINI dell’Università di Genova, esperto di politica internazionale e membro del “Comitato No guerra No NATO”, attualmente impegnato in un progetto di ricerca presso l’Università di Oslo in Norvegia.

Il fronte anti-Italia si dissolve. Macron e Merkel perdono la Spagna


Con la prossima fine del governo di Pedro Sanchez, il fronte anti-Italia potrebbe perdere un pezzo importante. La Spagna, insieme a Francia e Germania, rappresenta il blocco progressista che si è opposto in questi mesi al governo di Giuseppe Conte. La terza gamba dell’asse franco-tedesco che ha provato a sfruttare l’isolamento di Roma rispetto a Berlino e Parigi per aumentare le proprie credenziali nei confronti delle due capitali dell’Unione europea-

Sanchez, insieme a Angela Merkel ed Emmanuel Macron, sperava di poter raggiungere un obiettivo difficile, anche se non impossibile, cioè escludere l’Italia dal grande gioco dell’Europa grazie allo scontro su alcuni punti chiave fra Conte e l’Ue. A cominciare dal tema migranti, in cui il governo spagnolo ha provato a formare un blocco comune con quello tedesco e francese (sponsorizzato da Bruxelles) per costringere l’Italia a rivedere i piani sulla chiusura dei porti e sulla volontà di modificare le regole di sbarco e di distribuzione.

Il governo spagnolo, formato da una coalizione composta da Partito socialista, Podemos e altre sigle indipendentiste e della sinistra radicale, ha tentato di compattare questo fronte progressista per ergersi a terza potenza europea dopo Francia e Germania. Sfruttando l’isolamento dell’Europa nei confronti dell’esecutivo italiano, colpevole di aver lanciato la sfida alle regole imposte dall’Ue, Madrid ha provato a prendere il posto di Roma. Ma ha commesso un grave errore di valutazione: il governo era troppo fragile per assumere un ruolo anche solo di sostegno. Mentre Macron e Merkel hanno provato a acquistare una “stampella” che si è dimostrato da subito fin troppo debole per sorreggere il peso di un asse che prova a ricostruire l’Europa a sua immagine e somiglianza.

La debolezza del governo di Spagna si è palesata con il voto del parlamento sulla legge di bilancio. La maggioranza non esiste più. E adesso si aspetterà il consiglio dei ministri di venerdì prossimo per capire fin dove è disposto ad andare avanti il governo del Psoe. Con una certezza ormai chiara: la Spagna non è più rappresentata dall’attuale governo. E l’hanno dimostrato le manifestazioni di piazza ma anche le elezioni in Andalusia, in cui il Psoe ha perso il suo feudo a discapito di un blocco composto da Popolari, Ciudadanos e dai sovranisti di Vox.


Se l’Andalusia, storicamente “rossa”, ha cambiato così radicalmente volto, tutto fa presagire che anche il resto di Spagna si stia spostando a destra. E gli ultimi sondaggi danno un quadro abbastanza netto: un eventuale blocco composto da Ciudadanos, Popolari e Vox potrebbe arrivare al 50% dei consensi. Come riporta El Pais, il Psoe sarebbe comunque sempre la prima forza, con il 24% dei voti, seguito da Pp (21%), Ciudadanos (18%), Unidos-Podemos (15%) e Vox (11%). Naturalmente tutto è passibile di cambiamenti, ma è del tutto evidente che sarà difficile (se non impossibile) ricostruire una maggioranza fatta di partiti di sinistra.

La questione per l’asse franco-tedesco è particolarmente complessa. Da un lato, la Spagna non è mai stata naturalmente in grado di rappresentare una forza decisiva in Europa. Dall’altro lato, poteva essere quel terzo elemento utile a dare un sostegno all’alleanza per isolare ancora di più l’Italia sui temi che le sono più cari e soprattutto nel Mediterraneo.

Adesso, con il prossimo crollo del governo di sinistra, è del tutto evidente che Madrid non potrà più rappresentare quel partner utile alla causa. Se vince, come probabile, la destra, quello che sicuramente cambierà è l’approccio alle regole europee su alcuni temi essenziali, in primis sul fronte dell’immigrazione.

Fondamentale in questo senso non solo lo spostamento del Partido Popular a destra con la scelto di Pablo Casado come leader, ma anche la possibile convergenza di Voz nel blocco di governo. La domanda è cosa potrebbe fare Ciudadanos, che è un partito di centro che contrasta fortemente le derive secessioniste ma non guarda con estremo favore alla possibilità di un accordo con i sovranisti. Ma il laboratorio andaluso è stato chiaro: il compromesso è possibile.





L’Italia salva la dignità dell’Europa sulla prepotenza Usa in Venezuela

Mentre in Italia qualche politico autolesionista non perde occasione di schierarsi contro il proprio popolo, il quale ricambia generosamente nelle urne, nel dibattito internazionale il comportamento coraggioso dell’attuale governo in politica estera viene apertamente elogiato. Chi ne esce con le ossa rotte è l’ipocrita Macron, che non tollera l’appoggio di Di Maio al popolo francese in rivolta contro lui stesso, ma riconosce un presidente del Venezuela non eletto da nessuno in aperto spregio alle leggi internazionali.
Editoriale di Strategic Culture, 8 febbraio 2018
È comicamente ironico. La Francia ha richiamato l’ambasciatore di Roma a causa delle crescenti tensioni sulla presunta “interferenza” italiana negli affari politici interni francesi. Questo avviene proprio mentre la Francia e altri Stati europei si uniscono a una spudorata campagna degli Stati Uniti per rovesciare il presidente eletto del Venezuela, Nicolas Maduro. Non è facile pensare a qualcosa di più ironico.
Il dissidio tra Francia e Italia non è che l’ultimo capitolo di una lunga polemica tra il presidente francese Emmanuel Macron e il neoeletto governo di coalizione a Roma. Il governo italiano è formato da un’improbabile coalizione tra il sinistrorso Movimento 5 Stelle e un partito di destra, la Lega.
Entrambi i partiti sono molto critici verso l’establishment Ue e le politiche neoliberali capitalistiche che sono impersonificate dall’ex banchiere di Rothschild – diventato presidente francese – Macron.
Roma ha anche criticato la Francia per la sua responsabilità nel fomentare i problemi europei e italiani legati all’ immigrazione di massa, in particolare attraverso i criminali interventi militari di Parigi, al fianco degli Usa e di altre potenze Nato, nel Medio Oriente e in Nord Africa.
La situazione è arrivata allo scontro aperto questa settimana, quando si è saputo che il vice primo ministro italiano Luigi Di Maio (leader del M5S) ha incontrato alcuni membri del movimento di protesta dei Gilet Gialli in Francia. Il movimento dei Gilet Gialli ha tenuto dimostrazioni in tutta la nazione nelle ultime dodici settimane, protestando contro le politiche economiche di Macron e contro quello che definiscono il suo stile elitista di governo. Di Maio e l’altro vice premier Matteo Salvini (leader della Lega) hanno apertamente appoggiato i contestatori francesi, con cui si identificano, in quanto espressione di una rivolta popolare contro l’austerità neoliberale in tutta Europa.
Reagendo a notizie di contatti tra il governo italiano e i contestatori francesi, il ministro francese degli Esteri – Jean-Yves Le Drian – li ha definiti una “oltraggiosa interferenza” negli affari interni del suo Paese. La polemica è aumentata ulteriormente dopo che la Francia ha richiamato il suo ambasciatore a Roma. L’ultima volta che ciò avvenne era stato nel 1940, durante la Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di un deterioramento importante nelle relazioni tra due membri fondatori dell’Ue.
Questo è il punto in cui l’ironia sconfina nella farsa. La Francia tuona con rabbia contro la presunta interferenza italiana nei suoi affari interni, mentre nello stesso preciso momento il governo francese prende parte a un tentativo internazionale guidato dagli Usa di mettere in atto un cambiamento di governo in Venezuela. L’arroganza ipocrita non ha prezzo.
Questa settimana la Francia e diversi altri membri dell’Unione europea, incluse la Germania, l’Inghilterra, la Spagna e l’Olanda, hanno annunciato che “riconoscevano” l’auto-proclamatosi presidente del Venezuela.
Juan Guaido – una marginale figura dell’opposizione – si è autodichiarato “presidente a interim” del Paese sudamericano il 23 gennaio. Esistono legami ben documentati tra Guaido, il suo partito di opposizione di estrema destra e la CIA americana. La mossa di delegittimare il presidente eletto, Nicolas Maduro, è stata orchestrata dall’amministrazione Trump. Si tratta di una manovra palesemente illegale di cambio di regime, che viola la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Il governo socialista di Maduro e la ricchezza petrolifera naturale della nazione – parliamo delle più grandi riserve conosciute sul pianeta – sono l’ovvio obiettivo di Washington e delle capitali europee.
La Russia, la Cina, l’Iran e la Turchia, così come alcuni paesi dell’America Latina, compresi il Messico, il Nicaragua, la Bolivia e Cuba, hanno giustamente denunciato l’interferenza negli affari sovrani del Venezuela. La richiesta di Washington che Maduro si dimetta sotto la minaccia di un’invasione militare Usa è un preoccupante sfoggio di aggressione imperialista. Ma questo comportamento da gangster internazionali viene sostenuto da alcuni paesi europei, in primis la Francia, che concedono una parvenza di legittimità a questo vergognoso affare.
L’Italia è uno dei pochi paesi Ue che si sono rifiutati di seguire la criminale campagna guidata dagli Usa per un cambiamento di regime in Venezuela. Il governo italiano ha impedito alla Ue di emettere un comunicato politico congiunto di riconoscimento di Guaido come “presidente” al posto di Maduro. Le potenze europee che si stanno associando alle violazioni di Washington nei confronti del Venezuela lo stanno facendo di loro iniziativa, non nel nome della Ue.
La presa di posizione dell’Italia, insieme alla Russia e alla Cina, in difesa della sovranità del Venezuela è una meritoria adesione al diritto internazionale. Non consentendo alla Ue di associarsi alla prepotenza Usa, ha inferto un colpo vitale alle macchinazioni di Washington.
Pertanto, il governo italiano ha evitato che la Ue si screditasse completamente. Già è abbastanza grave che alcuni membri, come la Francia, si stiano associando alle operazioni gangsteristiche degli Usa contro il Venezuela, ma l’azione frenante dell’Italia ha quantomeno impedito all’Ue in blocco di farsi complice.
Se il fondamentale principio di non-interferenza negli affari sovrani degli stati-nazione non viene rispettato, l’intero sistema del diritto internazionale collassa. Il principio è stato violato molte volte negli anni più recenti, in particolare con le guerre illegali condotte dagli Usa e dai loro partner della Nato nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Ma quest’ultimo episodio di cambio di regime in Venezuela è forse il più audace mai visto. Washington e i suoi lacchè europei  sono impegnati ad abolire il mandato democratico del presidente Maduro e la sentenza della Suprema Corte Venezuelana.
Washington e i suoi patetici complici europei stanno aprendo il Vaso di Pandora dell’anarchia globale se riescono a farla franca con il loro bullismo criminale contro il Venezuela.
La Russia, la Cina, l’Italia e altre nazioni stanno essenzialmente mantenendo la linea tra un’apparenza di ordine e un caos incontrollato.
Potremmo considerare il contatto tra il vice premier italiano e i contestatori francesi come una politica scarsamente accorta. Ma qualsiasi errore possa aver fatto l’Italia a riguardo, è trascurabile se paragonato all’incredibile arroganza e criminalità della Francia e degli altri Stati europei nella loro violazione della sovranità del Venezuela. L’arroganza della reazione francese alla presunta interferenza dell’Italia di questa settimana è uno spettacolo imperdibile.
Se proprio dobbiamo dire qualcosa, l’Italia merita applausi e rispetto per avere smascherato l’ipocrisia della Francia e degli altri aspiranti neo-colonialisti europei.
Il lato amaro dell’ironia è questo: il presidente francese e gli altri disprezzano la democrazia e il diritto internazionale – non solo in Venezuela – ma nei confronti dei loro stessi popoli.

SPAGNA: RESPINTO IL BILANCIO. Verso elezioni anticipate, esercizio provvisorio e salta il tetto debito/PIl.


Sanchez, durerà meno di Maduro, e questo è assodato. respinta la proposta di legge di bilancio del governo spagnolo. Venerdì prossimo l’ex Primo Ministro annuncerà  la data delle elezioni anticipate.
Ricordiamo che il governo Sanchez era un governo di minoranza  che si reggeva sull’appoggio esterno di Podemos e di alcune forze autonomiste. La grande manifestazione della  scorsa domenica, 10 febbraio, a favore dell’unità nazionale, con una folla enorme in piazza (come minimo 50 mila,ma  gli organizzatori parlano di 300 mila) ha messo nell’angolo il PSOE e le sue posizioni filo autonomiste.
Iglesias di Podemos ha provato a mediare la prosecuzione dell’alleanza, ma non è stato possibile raggiungere un accordo per la sterzata
Ora la legge di bilancio proposta  da Sanchez è stata respinta e ci sarà un divertente, e gradevole, effetto per gli spagnoli: infatti mentre le spese per aumenti pensionistici (3% le minime) , delle remunerazioni dei funzionari e la definizione di un reddito di cittadinanza sono già stati definiti da decreti approvati fra il 28 dicembre ed il 22 gennaio, la legge finanziaria definiva le coperture con extra entrate , ma ,  essendo saltata, sparisce anche la copertura (solo noi abbiamo l’articolo 81…). quindi il deficit viene a passare dal 1,3% previsto, tra l’altro alte ultima crisi, almeno al 2,1- 2,4%. diciamo almeno perchè la Spagna ha avuto una caduta della produzione industriale di oltre il 6% a gennaio, per cui, se l’obiettivo di rispetto del bilancio è complesso per l’Italia, figuriamoci per la Spagna.
I sondaggi indicano che si potrebbe, dopo le elezioni, formare una diversa  maggioranza PP+Ciudadanos+VOX che, tra l’altro, avevano manifestato uniti in piazza domenica contro il governo. VOX è un partito sovranista in forte crescita, di destra ed unionista, contro le autonomia locali debordanti, nel futuro gruppo europeo della Lega.

Lo schiaffo dell’Italia a Macron: asse con gli Usa su Alitalia


Il Cda di Ferrovie dello Stato ha recentemente approvato il via libera all’ingresso del tandem Delta Air Lines-EasyJet nel capitale della nuova società che dovrebbe prendere in gestione Alitalia, nella quale l’operatore ferroviario dovrebbe ottenere una quota di circa il 30%, lo Stato italiano riservarsi un 15% della partecipazione e le due compagnie aeree ottenere il 40% complessivo, con una distribuzione che vedrebbe Delta maggioritaria.

La mossa del gruppo guidato da Gianfranco Battisti apre la strada a un piano di salvataggio coinvolgente il colosso aereo statunitense a pochi giorni di distanza dal dietrofront di Air France che sembrava aver notevolmente complicato le prospettive di salvataggio di Alitalia. Ma non solo. Se il piano dovesse definirsi nella maniera in cui è concepito, lo Stato italiano otterrebbe numerosi obiettivi di primo piano: mantenere la maggioranza italiana nella compagnia, rafforzare l’asse economico con Washington e avviare un processo di graduale marginalizzazione di Parigi.
L’asse Ferrovie-Alitalia è strategico per il Paese

Sul primo punto, il Mise di Luigi Di Maio vuole ottenere una vittoria strategica di ampia portata. “La nuova Alitalia dovrebbe”, secondo Formiche, “avere almeno il 51% di soci pubblici italiani (Fs, il Mef con la conversione di parte del prestito statale di 900 milioni, altri soci pubblici, tra cui un veicolo riferito alla Cdp e forse le Poste, anche se finora la società guidata da Matteo Del Fante ha sempre smentito un coinvolgimento). Nessuno avrebbe da solo la quota di maggioranza”. Al tempo stesso, data la necessità del Paese di orchestrare sul lungo periodo lo sviluppo delle sue infrastrutture, di garantire ai suoi attori nel campo dei trasporti una maggiore capacità di interoperatività e di razionalizzare l’offerta, la prospettiva di una sinergia Ferrovie-Alitalia mediata da Delta risulta molto interessante.

Su Alitalia l’asse Italia-Usa funziona

Il governo Conte, aprendo a Delta, arriva al contempo a garantire ulteriore vitalità all’asse politico-economico con Washington, testimoniato dalla vicinanza tra l’esecutivo e l’amministrazione Trump. Dopo la scelta italiana di puntare con convinzione sugli F-35 e l’apertura di credito degli Stati Uniti alle operazioni dei colossi italiani della Difesa (Leonardo, Fincantieri), dunque, Italia e Stati Uniti orchestrano una nuova operazione comune in un settore strategico, testimoniando una volontà di cooperazione comune che neanche le diversità d’opinione sul delicato tema di Huawei e del 5G hanno scalfito.

Certo, il trasporto aereo è sicuramente questione di importanza meno dirimente per le prospettive securitarie rispetto ai grandi temi della Difesa e della cybersecurity. Tuttavia, parliamo di un settore che genera un giro d’affari notevole sul piano del prodotto interno lordo e dell’indotto, permette di rafforzare la connettività tra i Paesi e, soprattutto, crea legami strategici che si estendono anche al piano industriale, espandendo ad Alitalia le forniture statunitensi che già costituiscono l’ossatura della flotta di Delta Air Lines. E per la compagnia di Atlanta, forte di un fatturato superiore ai 40 miliardi di dollari, l’espansione nel mercato europeo risulta una prospettiva di notevole interesse.
La Francia rimane spiazzata

Chi perde, in questo contesto, è la Francia di Emmanuel Macron. Che affossando il salvataggio di Alitalia da parte di Air France pensava di aver imposto un duro pedaggio all’amico-rivale italiano. Dopo la fusione con l’olandese Klm, il colosso del trasporto aereo transalpino ha costituito un gruppo di notevoli dimensioni che ha, tuttavia, la sua orbita gravitante attorno all’Europa del Nord e all’asse renano. Il passaggio di Alitalia sotto il diretto controllo di Air France avrebbe significato l’abdicazione dell’Italia al controllo di un ennesimo settore industriale e di servizi destinato a finire sotto gestione francese.

Al tempo stesso, portando Delta nel suo capitale Alitalia potrebbe essere favorita da un incremento di importanza nel contesto dei collegamenti intercontinentali. Delta ha attualmente l’unico suo hub europeo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, ma la sinergia con Roma potrebbe spostare verso il nostro Paese investimenti e interessi. Discorso analogo per EasyJet, che ha messo nel mirino il rilancio dell’aeroporto di Milano Linate.

L’operazione è delicata e andrà gestita con calma e perseveranza, ma sul dossier Alitalia la strada dell’alleanza Italia-Stati Uniti è tracciata. E la posizione del Paese nel settore dei trasporti non potrà che beneficiarne.

STATI UNITI D'EUROPA E GOVERNO MONDIALE IN UN DOCUMENTO DELLA MASSONERIA DEL 1902

PROSSIMA MOSSA DEL GOVERNO? STATI UNITI D'EUROPA, ADDIO SOVRANITA' NAZIONALE E POPULISMO


SAPETE PERCHE' CI PARLANO SEMPRE DI PIU' DI AUTONOMIE REGIONALI? PER AVVIARE L'ITALIA AL PROCESSO DI CONFEDERAZIONE DEGLI STATI EUROPEI A MODELLO DEGLI USA. STATI UNITI D'EUROPA=NUOVO ORDINE MONDIALE!

AUTONOMIA DELLE REGIONI DEL NORD (e Stati Uniti d’Europa) – di Guido Grossi

Lo sai? Te lo raccontano i telegiornali che il ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie sta elaborando in un testo “top secret” una profonda Riforma delle autonomie regionali, ma pensata solo per tre regioni del nord: Emilia, Veneto e Lombardia?
Facciamo mente locale: guarda che già Trentino, Valle d’Aosta e Friuli hanno i loro statuti speciali. Si profila dunque un Nord Italia “diverso”, tentato dal rinchiudersi in sé stesso, meno solidale che mai.
Certo, se “leggi” il mondo attraverso lo squallore della contabilità, e ti capita di confondere il fine ultimo della vita con l’accumulazione di ricchezze materiali, la tentazione si spiega.

Forse, però, sull’altare del dio denaro si finisce per sacrificare qualcosa di più prezioso, come le origini antiche, la cultura, la storia, la lingua, le tradizioni, la solidarietà ed un sentire comune che ha avuto nella Costituzione della Repubblica italiana il punto più alto di condivisione, ed ora rischia di dissolversi, per sempre, prima ancora di essere portato a compimento.
Quel disegno costituzionale è fatto, nella sua essenza, di una comunità repubblicana che avverte inderogabili doveri di solidarietà verso tutti i suoi membri, e di un lavoro dignitoso e ben remunerato per tutti, che sia contemporaneamente strumento di piena realizzazione della persona umana e modo per contribuire alla crescita materiale e spirituale della nazione. Che riconosce la proprietà privata e la libertà di iniziativa economica, ma le subordina all’utilità sociale.
È un modello consapevole dei bisogni non solo materiali degli esseri umani, che vivono di relazioni sane ed equilibrate.
In tal senso, mina alla radice gli interessi del capitalismo globale, e perfino quelli che erano a suo tempo gli interessi del comunismo reale.
Forse è per questo che sin dall’inizio, la sua attuazione è stata ostacolata da forze più o meno occulte che hanno infestato le Istituzioni italiane.

Sicuramente ha influito la circostanza che, quando è stata promulgata la Costituzione, gran parte degli italiani non sapevano né leggere e né scrivere. Sarebbe stato necessario un grande sforzo per spiegare il contenuto, il significato ed il valore di quel modello sociale; sforzo, purtroppo, appena accennato, ed oggi completamente abbandonato.
Ma, attenzione: finché vive, la Costituzione della Repubblica italiana rappresenta una minaccia mortale per il pensiero – ormai unico – del capitalismo globale.
Teniamo a mente la circostanza, importantissima, che la Costituzione è sempre una legge fondamentale (che fa da fondamenta a tutto il diritto), dalla quale discende la legittimità di qualsiasi altra legge ordinaria, e perfino di qualsiasi Trattato internazionale.
Nessuna norma è legittima, se contrasta con la Costituzione.
Purtroppo, questi principi non sono stati spiegati all’immaginario collettivo: non si insegna il “diritto” nelle scuole! Così finisce che il popolo, che è sovrano ma non sa di esserlo, è rassegnato a sottostare ai potenti che pretendono il rispetto di leggi, norme e regolamenti, che con la Costituzione fanno letteralmente a cazzotti, e pertanto non dovrebbero neppure esistere.

Osserva questa informazione alla luce del fatto che le moderne democrazie liberali di tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti d’America, si vantano un po’ ipocritamente di essere fondate sulla “rule of low”: sul rispetto della legge.
Il malinteso, è che i furbi pensano ed usano una qualunque legge. Il rispetto della “legalità formale” finisce così per essere la pretesa di rispetto di leggi scritte in maniera illeggibile dai potenti per i potenti, imposte un po’ attraverso la confusione interpretativa, che fa prevalere il potere organizzato, e quando serve attraverso la “violenza di stato”, con l’uso e l’abuso delle forze dell’ordine.
Tutto ciò viene accettato come “normale” e perfino “giusto”, nel mondo controllato dalle élite, quello che “appare”: quello dei giornali, delle TV, delle riunioni istituzionali e degli incontri mondani.
Allora capisci perché i difensori del capitalismo globale hanno bisogno di farla sparire, la nostra Costituzione italiana.
E capisci anche l’accanimento a fabbricare leggi elettorali che impediscano al popolo sovrano di scegliersi liberamente i propri rappresentanti per accedere alle Istituzioni repubblicane, perché un partito che sia realmente espressione della volontà popolare, farebbe tabula rasa di queste ipocrisie, e riprenderebbe saldamente in mano quel progetto da attuare.

Torniamo ora alle Regioni del Nord, e domandiamoci: che strano mondo è questo che da una parte vuole disgregare lo Stato Nazione verso il basso, passando il potere alle Regioni (ma solo ad alcune), e dall’altro lo vuole sciogliere verso l’alto, concependo gli Stati Uniti d’Europa? Perché lo hai capito, sì, che le élite di tutto il mondo stanno lavorando alacremente, ma dietro le quinte, per preparare il terreno agli Stati Uniti d’Europa?
Guarda: sembra una contraddizione, ma la realtà potrebbe essere un filino più cinica: il disegno “Regioni autonome + Stati Uniti” potrebbe essere un disegno unitario, ed avere il principale obiettivo di declassare o addirittura far sparire le Costituzioni repubblicane.
Dentro gli Stati Uniti d’Europa, infatti, le Regioni (o le macroregioni, di cui “l’Italia del Nord” sarebbe certamente una delle espressioni) avrebbero una forte autonomia normativa ed amministrativa, così come oggi avviene negli Usa per gli stati federati.
Naturalmente, verrebbe esclusa da questa autonomia il controllo della moneta, affidato ad una banca centrale fortemente “autonoma” dalle tentazioni della politica. Così come sarebbe escluso il controllo delle principali forze militari e di sicurezza: il diritto di esercitare la “violenza legale”, resta fortemente accentrato.
Ecco dunque il probabile senso di quella autonomia: libertà, ma solo di fare commerci.
Libertà, di accumulare ricchezze materiali. Protetti dalle forze di sicurezza federali, europee. Mai e poi mai, invece, verrebbe concessa la libertà di manovrare democraticamente i veri strumenti di controllo sociale: forze dell’ordine, e moneta.

Sarò strano io, ma a me quello appare il trionfo di uno squallido egoismo affaristico, dove “fare business”, SENZA IL FASTIDIO DI UNO STATO SOCIALE, diventa l’unica “licenza” (mi viene troppo difficile chiamarla libertà).
Si perfezionerebbe così il sogno perverso delle élite aristocratiche di tutto il mondo, di distruggere il modello costituzionale italiano; di seppellirlo nell’oblio della storia.
Un triste baratto, alla fine, fra élite sopra nazionali ed élite locali: io ti garantisco che puoi continuare a commerciare liberamente, inseguendo l’illusione della ricchezza, tu mi lasci in mano il potere vero, con il quale viene tenuto a freno il “fastidio della democrazia”.

Altro aspetto – importantissimo – di cui non si rendono conto i piccoli e medi imprenditori del nord Italia, ossatura delle élite locali fortemente tentata dall’idea di diventare “una delle regioni più ricche d’Europa, è che il contesto altamente competitivo è pensato e organizzato su regole concepite per sfiancare, alla distanza, la piccola dimensione, favorendo un processo lento ma inarrestabile di concentrazione verso l’altro. Sono “prede designate” di un grande capitale sopra nazionale che non ha fretta.
Mi domando se i nostri ricchi concittadini delle regioni del nord (élite locali) siano consapevoli dei rischi insiti in questa sostanziale cessione definitiva di sovranità, mascherata da autonomia. E non finiscano piuttosto per essere pedine di un gioco, abilmente manovrato dall’alto.
Attenzione, comunque: anche nelle “ricche regioni”, ovunque nel mondo, i poveri saranno tanti di più, quanto più spinta sarà la libertà di circolazione di capitali e merci. Questa è una regola universale, che andrebbe scolpita nella roccia, e che le fasce meno protette della popolazione del nord Italia dovrebbe attentamente considerare. Nei processi di concentrazione aziendale, sono sempre i lavoratori che scivolano verso la povertà.


Come difenderci, allora?
Ora, ragioniamo: l’Autonomia è una cosa serissima, su questo non ci deve essere dubbio. Ma va capita, definita nella sua essenza, e portata al giusto livello. Innanzitutto, va portata il più vicino possibile al Popolo Sovrano, se vogliamo rimanere nell’ambito definito dalla Costituzione di democrazia e di sovranità popolare.
Le Istituzioni regionali, con i loro uffici, assessori e dirigenti, sono a portata di mano delle lobbies economiche del territorio regionale (e soprattutto di quelle sopra nazionali), ma restano lontanissime dai cittadini: praticamente irraggiungibili, se non ai più testardi, organizzati e determinati.
L’Autonomia va data piuttosto ai Comuni, che sono senz’altro più vicini e accessibili tanto ai singoli cittadini, quanto alle loro aggregazioni politiche e sociali.
Le Regioni non servono, e vanno eliminate, perché rappresentano una inutile tentazione: un livello amministrativo in grado di minacciare gravemente l’unità statale (come stanno facendo) senza arrivare a portata di sovranità popolare.
Certo, a volte sono troppo piccoli, i Comuni, e allora vanno incentivate forme di integrazione, aggregazione e collaborazione, ma sempre per libera scelta, mai per imposizioni calate dall’alto. E le aree metropolitane, certamente poco “accessibili” ai cittadini, devono concedere una reale autonomia, anche finanziaria, ai Municipi.

Poche leggi quadro a livello statale, chiare e comprensibili da tutti, che garantiscano livelli standard minimi per tutti, e più autonomia possibile ai Comuni, compresa quella di gestire le risorse, di definire i “Beni Comuni” locali, e di controllare l’economia locale e perfino la finanza, inclusa la possibilità – disciplinata per legge statale – di emettere una moneta locale, che favorisca l’economia circolare nel territorio.
Perché una cosa va detta da subito, aspettando il giorno in cui anche i sassi avranno capito che il commercio fra territori deve tendere al pareggio, se amiamo la pace: facciamola finita con questa idea pelosa della finta solidarietà fatta di trasferimenti di soldi, con la quale gli sfruttatori si lavano la coscienza!

Quei trasferimenti (dai ricchi ai poveri) sono il segno ipocrita che garantisce l’equilibrio dello sfruttamento. Pensare di compensare con i trasferimenti di vile denaro le follie del modello mercantilista, che antepone i diritti dei capitali e delle merci di accumulare sbilanci, alla dignità degli esseri umani, è un’offesa intollerabile.
Decidiamoci a rimettere noi esseri umani, divini e sovrani, nel posto che ci spetta ed è immensamente al di sopra di quello che oggi riserviamo follemente ai capitali ed alle merci, se la pace ci sta a cuore.

Garantiamo a tutti l’accesso alle informazioni rese libere dal controllo del potere economico, e garantiamo l’accesso popolare diretto alle istituzioni dove si prendono le decisioni che ci riguardano, modificando strutturalmente sia le leggi elettorali, sia gli strumenti della partecipazione diretta.
Proteggiamoci dai prepotenti, garantendo la legalità nei territori con una la forza pubblica resa democratica e popolare.
Prendiamoci la responsabilità di gestione dell’economia del territorio, inclusa l’autonomia monetaria.

E il mondo cambia. Si rivoluziona. Torna ad essere a dimensione umana (che è sempre divina, e sovrana).

A quel punto, resta da domandarci: a cosa altro possono servire, gli Stati Uniti d’Europa?
Siamo proprio sicuri che per trovare forme di collaborazione pacifica, alle quali tutti noi sicuramente aspiriamo, dobbiamo costruire Istituzioni Politiche, grandi e lontane, di qualsiasi forma?
Quanto più il potere di decisione è lontano dai popoli sovrani, tanto più è vicino ed accessibile solo ed esclusivamente ai rappresentanti del grande capitale sopra nazionale, che della democrazia, non sanno cosa farsene.
Gli Stati Uniti d’Europa, sono a dimensione di multinazionale, non di popoli sovrani. Esattamente come lo sono, già oggi, gli Stati Uniti d’America.
Pensaci, seriamente: per collaborare, servono piuttosto luoghi di incontro, dove si dialoga, dove si espongono i punti di vista e si confrontano le esperienze. Luoghi di consultazione, di elaborazione di pensiero e di proposte e, eventualmente, di programmazione comune.
Più Relazioni fra i popoli, e meno Istituzioni per le élite, e viviamo tutti meglio, ed in pace.

LA VERA PROPOSTA RIVOLUZIONARIA DEI GILET GIALLI CHE I MEDIA NON CI DICONO





CRISI FINANZIARIA E RECESSIONE. TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE



UE E BCE: CORSA ALL’ORO

CONSEGNARE L'ORO ALLA BCE? E' COME CONSEGNARSI AL CARNEFICE SPONTANEAMENTE. MEGLIO USCIRE DELL'UE QUANTO PRIMA PER NON RISCHIARE LA DERIVA ECONOMICO-FINANZIARIA DEL PAESE! 

Ue e Bce: corsa all’oro



L’Italia è la terza nazione del pianeta per riserve auree, detiene 2.451,80 tonnellate d’oro per un controvalore di 69 miliardi di euro. Nella sua dettagliata relazione la Banca d’Italia rivela che 1.194,40 tonnellate (quasi la metà della riserva) sono stivate nei caveau di Palazzo Koch, a Roma in via Nazionale a Roma. La parte restante è immagazzinata presso i depositi della Federal Reserve di New York. E in parti più modeste l’oro italiano è conservato presso la Banca d’Inghilterra, a Londra, e presso la Banca Nazionale Svizzera a Berna. Presso la Sede della Banca d’Italia le riserve custodite sono sotto forma di monete per 4,1 tonnellate (871.713 pezzi, cosiddetto “oro monetato”) mentre le altre parti sono in forma di lingotti. E qui iniziano i problemi, entro il 2019 la Banca centrale europea dovrebbe pretendere (su espressa richiesta di maggiore integrazione da parte dell’Ue) che tutto l’oro italiano venga consegnato alla Bce. Operazione che verrebbe “consigliata” a tutti i Paesi a regime Euro, e per scongiurare nuove “Brexit”. Una parte dei lingotti italiani sono già stati consegnati alla Bce, componente delle riserve valutarie conferite alla Bce (ai sensi dell’articolo 30 dello Statuto del Sebc, Sistema Europeo Banche Centrali).


Nei documenti di Bankitalia si sostiene che “revisori esteri” già controllano annualmente le riserve auree di Palazzo Koch. Di fatto l’Unione europea intende continuare la guerra al denaro contante anche togliendo agli Stati il possesso materiale dell’oro. E questo perché il passo successivo è colpire i proprietari di oro, ovvero quelle persone che hanno fronteggiato la crisi acquistando oro e preziosi in genere.

“Il denaro contante e l’oro in lingotti - dicono dall’Ue - sono utilizzati per attività criminali, come il riciclaggio o il finanziamento del terrorismo, quindi vanno colpite tutte le tesaurizzazioni che non avvengono in moneta elettronica”. Di fatto Ue e Bce vogliono colpire ogni forma di risparmio, ben guardandosi dal rivolgere accuse a chi investe in Bitcoin e monete elettroniche varie. A Bruxelles hanno deciso di introdurre la facoltà di sequestrare contante e preziosi se superano il valore soglia dei 10mila euro: per valori superiori s’innescherebbe il sospetto di “presunta attività criminale”. Anche per la moneta elettronica non sarà più possibile l’anonimato, le carte prepagate verranno monitorate e sospettate di far parte della rete del “gioco illegale”.

L’eurodeputato Mady Delvaux aveva detto due settimane fa che “l’Ue lavora a rendere più severi i controlli sul contante, facilitare le ispezioni della polizia transfrontaliera e accelerare il congelamento dei beni e le decisioni di confisca: tutto fa parte del pacchetto denominato Unione per la sicurezza”.

In pratica l’Ue sta spingendo verso la “tesaurizzazione domestica” chi ancora ha dei risparmi. Persone che prelevano dai propri conti bancari a causa della crescente paura d’azzeramento dei conti, della fuga e volatilizzazione del contante. Il divieto sul denaro contante sta esacerbando gli animi. Le normative Ue si stanno rivelando degne delle “democrazie bancariamente protette”, dittature fiscali e finanziarie gestite dalle alte burocrazie di Unione europea e Bce.