mercoledì 23 gennaio 2019

Il loro Dio è un po’ il diavolo (un pò?)


UN'IMMAGINE VOMITEVOLE, PER DIRLA "ALLA FRANCESE".....

Anticattolicesimo: Papa Francesco chiede perdono
per 19 secoli di anti-giudaismo cristiano




«Sono ben consapevole che abbiamo alle spalle diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben poca cosa al confronto. Tuttavia, in questi ultimi tempi molte cose sono mutate e altre ancora stanno cambiando. Occorre lavorare con maggiore intensità per chiedere perdono e per riparare i danni causati dall’incomprensione.»

Queste parole di Francesco appartengono alla prefazione da lui scritta per il libro: La Bibbia dell’Amicizia. Brani della Torah/Pentateuco commentati da ebrei e cristiani.
Questo lavoro, redatto da due zelanti partigiani del dialogo giudeo-cristiano, è stato realizzato grazie al sostegno della Conferenza Episcopale Italiana, e sarà pubblicato in Italia il 18 gennaio prossimo.

Dopo questa prima scandalosa richiesta di perdono che insulta 19 secoli di Tradizione cattolica che ha professato Cristo come Messia, negato e combattuto dai giudei, il Papa continua la sua prefazione con un elogio del giudaismo, religione al servizio dell’umanità, che egli considera uguale al cristianesimo:
«I valori, le tradizioni, le grandi idee che identificano l’Ebraismo e il Cristianesimo devono essere messe al servizio dell’umanità senza mai dimenticare la sacralità e l’autenticità dell’amicizia
«Obiettivo comune sarà quello di essere testimoni dell’amore del Padre in tutto il mondo. Per l’ebreo come per il cristiano non v’è dubbio che l’amore verso Dio e verso il prossimo riassume tutti i comandamenti. Ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli e sorelle, uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune, sul quale fondarsi e continuare a costruire il futuro

Il futuro che il Papa attuale vuole costruire con i giudei potrà essere solo un futuro senza Cristo, dunque senza Dio, poiché l’antico «popolo eletto» rigetta questa «pietra angolare»:

Nel suo libro Ritratto di un Ebreo, pubblicato nel 1962, il giudeo Albert Memmi scriveva: «Si rendono conto i cristiani di ciò che questo nome di Gesù, loro Dio, può significare per un Ebreo? Per tutti gli Ebrei, fossero anche atei, il nome di Gesù è il simbolo di una minaccia […] Che i miei amici cristiani mi perdonino. Perché mi comprendano meglio e per usare il loro stesso linguaggio, dirò che per gli Ebrei il loro Dio è un po’ il diavolo, se il diavolo, come loro affermano, è il simbolo, il condensato del male sulla terra.»

Parallelamente, chiedendo perdono per 19 secoli di cristianesimo, che ha considerato sapientemente i giudei come nemici di Cristo, Jorge Mario Bergoglio, mantenendosi nella linea ideologica del concilio Vaticano II e del suo dialogo giudeo-cristiano, fa opera di anticattolicesimo, preparando una religione mondiale secondo i desideri della comunità ebraica.

Nel corso della conferenza del 18 gennaio 1977, Mons. Lefebvre citò un articolo del numero di ottobre 1976 di Contact, organo de l’Appel Unifié pour Israël, intitolato Monseigneur Lefebvre et nous, nel quale l’autore pronosticava questo futuro «frutto» del dialogo interreligioso:
« Ciò che accadrà domani nella Chiesa non è il nostro argomento, anche se l’attuale evoluzione è, crediamo, irreversibile verso un dialogo da religione a religione. Questo dialogo sarà certamente fruttuoso. Esso si ispira alle dichiarazioni di un altro Ebreo, Elia Benamozegh, nel suo libro Israele e l’umanità: la religione cristiana è una falsa religione, sedicente divina; per essa e per il mondo vi è solo una via di salvezza, ritornate a Israele. Se il cristianesimo acconsente a riformarsi [secondo la legge ebraica, ndr] esso sarà sempre la vera religione dei popoli gentili. Un altro grande pensatore ebreo, Josué Geoudah, proclama da parte sua: il vostro monoteismo è un falso monoteismo, un’imitazione bastarda e falsificata del solo vero monoteismo, il monoteismo ebraico, e se il cristianesimo non ritorna alle sue fonti ebraiche, è condannato senza appello.»



Da dopo l’avvento della Chiesa conciliare e dei diversi papi che si sono succeduti, da Paolo VI a Francesco, con gli incontri interreligiosi e le richieste di perdono, tale riforma del cristianesimo in conformità con la volontà ebraica è ben avviata. … E l’apostasia del cattolicesimo nella Roma del post-concilio, altrettanto …




Lino Banfi all’Unesco vale come il Gabibbo all’Organizzazione Mondiale della Sanità

QUESTA VOLTA I 5 STALLE HANNO ESAGERATO! ERA PROPRIO NECESSARIO UMILIARE L'ITALIA E LINO BANFI NOMINANDOLO AMBASCIATORE UNESCO E SOTTOPONENDOLO AL FUOCO DI FILA DEI MEDIA (PER NON PARLARE DEGLI SFOGHI SUI SOCIAL) CHE HANNO, ANCHE IN MODO APPROPRIATO, POSTO L'ACCENTO SULLA CARENZA DI COMPETENZE DELL'ATTORE NEL RUOLO? AVEVANO TANTO CRITICATO IL PD PER LA SCELTA DI VALERIA FEDELI ALL'ISTRUZIONE E LA LORENZIN ALLA SANITA', ADESSO PROPRIO LORO SI RENDONO RIDICOLI E RIDICOLIZZANO L'INTERO PAESE CON QUESTA CADUTA DI STILE? CHIEDIAMOCI SE NON SIA PROPRIO IL LORO COMPITO DI RIDICOLIZZARE E SMINUIRE L'ITALIA AGLI OCCHI DEL MONDO INTERO. C'ENTRA FORSE ANCHE IL COMPLESSO DI INFERIORITA' DI DI MAIO CHE NON HA UNA LAUREA?....
Lino Banfi all’Unesco vale come il Gabibbo all’Organizzazione Mondiale della Sanità

«Ne approfittiamo per dare una notizia all’Italia che a me riempie di orgoglio: come governo abbiamo individuato il maestro Lino Banfi perché rappresenti il governo nella commissione italiana per l’Unesco. Abbiamo fatto Lino Banfi patrimonio dell’Unesco»: questa dichiarazione del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio sembra fatta apposta per dare ragione alle rudi constatazioni di Gino Strada sulla qualità del governo gialloverde.
E non perché l’Unesco sia una cosa sacra: la commissione italiana in particolare è sempre stata un porto delle nebbie dove parcheggiare ex potenti, boiardi di Stato e altre elette categorie. Ma intanto il governo Conte – che dice di voler cambiare l’Italia in meglio, e non di adeguarsi al disastro precedente – è riuscita a far peggio, perché Banfi prende il posto di Folco Quilici, un grandissimo documentarista grazie al cui lavoro il patrimonio culturale era entrato nella conoscenza e nel desiderio di milioni di italiani. E non si tratta di disprezzare il cinema popolare di cui Banfi è un’icona, ma di mettere le cose giuste al posto giusto.




E invece no, si sente tutta la carica di irrisione e disprezzo di Di Maio verso i professoroni. Per carità, anche questa non è certo una cosa nuova. Da Mussolini a Scelba a Renzi, l’odio dei mediocrissimi potenti italiani per tutti coloro che sanno qualcosa (il «culturame», i «professoroni gufi»…) è una tristissima costante.
Ancora peggio della nomina, se possibile, il commento di Salvini, che dopo aver irriso il collega vicepremier (volendo forse dimostrare che la metà fascista del governo è consapevole della materia di cui è fatta l’altra metà, per restare a Strada), conclude: «Scherzi a parte, l’Italia è così bella che chiunque può difenderla e valorizzarla».
Vorrei vederlo mentre lo dice ai giovani storici dell’arte, agli archeologi, ai bibliotecari, agli archivisti italiani che fuggono a lavorare in tutto il resto del mondo perché qua, da decenni, si pensa che «chiunque» possa occuparsi della «bellezza».

I danni di questa colossale cialtroneria, di questa mancanza di rispetto per le cose e per le persone, sono evidenti: dai piccoli musei comunali o diocesani, su su fino ai grandi musei della riforma Franceschini e alla terribile serie degli stessi ministri per i Beni culturali, gli incompetenti totali sono legioni. Tanto l’Italia «è così bella che chiunque può difenderla e valorizzarla».
Tanto chiunque può fare qualunque cosa: e Banfi all’Unesco vale come il Gabibbo all’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tanto nel mondo lo sanno che l’Italia non è un paese serio: e questo il Governo del Non Cambiamento lo ha capito benissimo.

LITURGIA E PROPONIMENTO DEL GIORNO


LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -



 PRIMA LETTURA 

Eb 7,1-3.15-17
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, Melchìsedek, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dall’avere sconfitto i re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa.
Anzitutto il suo nome significa “re di giustizia”; poi è anche re di Salem, cioè “re di pace”. Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre.
[Ora,] sorge, a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza:
«Tu sei sacerdote per sempre
secondo l’ordine di Melchìsedek».


  SALMO  

Sal 109
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».


 VANGELO 

Mc 3,1-6
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.



Oggi svolgerò il mio lavoro, sia esso in ufficio, a scuola, in casa o in fabbrica, con serietà ed onestà e lo offrirò al Signore.


martedì 22 gennaio 2019

ESERCITO DI ANGELI


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C'E' DIFFERENZA TRA GENIO E STUPIDITA'. IL GENIO HA I SUOI LIMITI.

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