sabato 15 dicembre 2018

Come aggiustiamo un Paese che non vuole essere aggiustato?

PENSIAMOCI BENE. STIAMO FORSE MEGLIO DEI GILET GIALLI CHE VOGLIONO CACCIARE UN PRESIDENTE EUROCRATE ELITARIO E SIONISTA CHE VANTA MENTORI COME I ROTHSCHILD E JACQUES ATTALI QUALE MACRON? EPPURE BASTEREBBE UNIRE I GILET FOSFORESCENTI DEI LAVORATORI SOTTOPAGATI E SCHIAVIZZATI DELLE CONSEGNE A DOMICILIO, I NO-TAV, I NO-TAP, I NO-VAX, LE ASSOCIAZIONI DEI PENSIONATI TRUFFATI, DEGLI ESODATI, DEI DISILLUSI DALLA POLITICA CHE NEMMENO VOTANO PIU', I COMITATI DI TRUFFATI DALLE BANCHE, LE ASSOCIAZIONI DI TARTASSATI DA EQUITALIA, LE ASSOCIAZIONI ANTI-MUOS, ANTI-NATO ECC...ECC...E SAREMMO UN ESERCITO. AVETE ANCORA PAURA DI DARE UN FUTURO DEGNO AI VOSTRI FIGLI? ALLORA NON STATE LEGGENDO IL POST CHE FA PER VOI. CONTINUATE PURE A FARVI NARCOTIZZARE DAL GOSSIP E DAL CALCIO, MA POI NON VI LAMENTATE!       

Come aggiustiamo un paese che non vuole essere aggiustato? Come possiamo rimediare a una situazione che è palesemente degenerata fino a portarci sull’orlo di un baratro?

Forse non è possibile. O almeno non lo è finché continuiamo a voler tenere la testa sotto la sabbia.
Ho scritto: un paese che non vuole essere aggiustato.
Ed è vero.
Ciò, però, non deve indurre al pensiero che sia la classe politica (chi legifera) il problema, perché essa è l’effetto prodotto dal nostro continuo silenzio-assenso.
Noi abbiamo accettato: un certo numero di promesse, un certo numero di idee, abbiamo chiuso gli occhi di fronte a lapalissiane storture e “perdonato” una serie infinita di deviazioni dal concetto principale, quello di far crescere il nostro paese. In una parola: compromessi.
È fondamentale comprendere che la prima responsabilità di quello che accade è nostra, perché senza questa consapevolezza continueremo ad aspettare l’arrivo di un salvatore che ci traini fuori dal fango in cui stiamo agonizzando. E ciò non avverrà mai.
Allora, come ribaltiamo la situazione?

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Beppe Grillo, quando ancora faceva il comico satirico, disse una cosa che non abbiamo compreso: la politica è al servizio dello Stato e dei cittadini, non il contrario. Tenuto in debito conto questo concetto risulta semplice dedurre che non si può prendere per buone le parole della classe politica (tutta) quando afferma che “bisogna fare sforzi per risollevare il paese”, perché questi sforzi sono chiesti ai cittadini dello stato escludendo quelli che dovrebbero rispondere per primi a questa chiamata (la classe politica, appunto).
L’esempio di un’azienda risulta chiarificatore: un'azienda è un organo che a seguito di prestazioni (qualsiasi esse siano) riceve dei compensi. Su questi compensi gravano una serie di imposte e detrazioni fisse (stipendi dei lavoratori dell’azienda e altro) e una volta esaurite tutte le spese ciò che rimane è l’utile dell’azienda. Il guadagno. Se però l’azienda, nella figura dei suoi dirigenti e dei lavoratori, opera male e perde compensi, ne consegue che si deve cercare la responsabilità e quindi si deve individuare colui (o coloro) responsabile del cattivo andamento dell’azienda stessa. Normalmente questo comporta un licenziamento per i dirigenti e i lavoratori indicati come cause della perdita.
Ora che abbiamo fatto questo piccolo e banale esempio, pensiamo all’Italia come a una azienda e arriviamo al sospirato nocciolo della questione: se l’Italia va male perché è amministrata da anni in modo inefficace e improduttivo, perché a farne le spese devono essere i cittadini che non legiferano? Perché dovremmo essere noi a pagare per un cattivo funzionamento dello Stato quando non abbiamo voce in capitolo sulle leggi che vengono promulgate?

Appunto. E infatti qui si torna a bomba all’inizio: l’unica arma a nostra disposizione, finora, è stata la votazione. Le elezioni. Straordinario! Ma è vero che è l’unica arma? Ed è vero che l’abbiamo usata bene?


Renzi e Verdini
Renzi e Verdini

Fino a oggi per poter cambiare le cose (guida politica) abbiamo avuto le elezioni come sistema per far sentire la nostra voce. In realtà ciò che non ci è mai stato chiaro, nemmeno ora, è che l’èlite seduta in Parlamento è stata sempre quella e, soprattutto, che sembra esserci un virus che contagia i nuovi arrivati; prima di andare a sedersi sugli scranni sembrano battaglieri alfieri dei cittadini e dopo si trasformano in avvoltoi. Certo, si può obiettare che non si può applicare questa frase a tutti gli eletti, ma dal momento che la maggior parte si comporta in questo modo è lecito desumere che:

a) parecchi prima erano dei falsi onesti;
b) alcuni sono rimasti onesti ma vengono relegati a comparse o tartassati personalmente per “non nuocere al Sistema”.

Purtroppo, le prove a sostegno di un Parlamento viziato da meri interessi personali sono così tante che anche gli onesti parlamentari finiscono nel tritacarne del “sono tutti uguali” e non si può giudicare male il pensiero del cittadino se egli è portato a una simile considerazione.

Bene. È necessario, quindi, un cambiamento radicale. Possiamo esercitarlo con il voto? La risposta è no e il motivo è paradossale.
Nello sconfortante panorama politico le alternative di voto non sono molte. Quando siamo alle urne noi tendiamo a fare considerazioni di questo tipo (userò i colori per distinguere):

a) i bianchi sono stati al potere tanto tempo e non hanno cambiato nulla;
b) i rossi sono stati poco al potere, ma non hanno cambiato quasi niente;
c) i verdi non ci sono mai stati (al potere) e se si dimostrassero inadeguati farebbero più danno, quindi voterò o i bianchi o i rossi;
d) non voto nessuno;
e) (estremo) non vado a votare.
Questi sono i cinque “casi-tipo” dell’elettore medio. E come risulta chiaro, non se ne esce, perché l’unica cosa abbastanza ragionevole sarebbe di permettere ai verdi di poter dar prova della loro capacità di governare. Anche perché, qualora non fossero in grado, le opposizioni li farebbero a pezzi facendo cadere il governo e riportando il paese a nuove elezioni.
In ognuno di questi scenari il potere dei cittadini è legato a un voto, a una scheda e alle urne. Troppo poco per un paese completamente in mano alla corruzione in ogni ufficio, in ogni angolo e interstizio del mondo politico/parlamentare.

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Quindi, abbiamo usato l’arma delle elezioni come potevamo e al meglio delle nostre (limitate) capacità di giudizio, supponendo che presto o tardi la legalità avrebbe vinto. Un’utopia.

L’altra arma che abbiamo in mano per tentare di portare coloro che governano a più miti consigli è colpire dove risulta più difficile fermarci. La produzione e il lavoro.

Ciò che noi chiamiamo “tasse” è un ingarbugliato sistema che raccoglie, in modo forzoso, del denaro dalle tasche di ogni cittadino (e di ogni azienda) e lo devolve alle casse dello Stato. Quel che viene fatto con queste tasse è un agglomerato spaventoso di cose, tra le quali ci sono anche gli stipendi dei “nostri amici parlamentari”.
È chiaro che bloccare la produzione significa, prima di tutto, danneggiare delle aziende, soprattutto quelle grandi. È un ostacolo che non è possibile aggirare e temere di essere “cattivi” agendo in questo modo è esattamente quello che vogliono farci credere.

È dalla produzione (in tutte le sue sfaccettature) che passa la gran parte delle risorse monetarie che finiscono nelle casse statali con le tasse e bloccando questo flusso si manda in stallo il Sistema, immaginandolo come un immenso groviglio di ingranaggi.

Per comprendere come può funzionare immaginate che per 72 ore le produzioni industriali, i servizi, le microimprese, si fermino. Immaginate che altrettanto facciano i fruitori (a pagamento) di tutta una serie di servizi (pubblici e privati). Cioè, qualche milione di lavoratori che rimangono a casa senza preavviso. Dai manager, ai tecnici specializzati, agli operai e ai commessi. E che gli avventori non si rechino ai soliti acquisti quotidiani per lo stesso tempo, 72 ore. Tutto fermo.
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Quando si dice che il tempo è denaro… Provate a pensare al danno che si verrebbe a creare, in termini economici, per un simile stallo di soli tre (3) giorni.

Produzione ferma, economia ferma. Uno sciopero ad ampio raggio su tutto il territorio nazionale.
La perdita sarebbe spaventosa e probabilmente risulta di difficile previsione.
E qui sorge una domanda: come reagirebbe un governo di fronte a una nazione ferma? Una nazione che si rifiuta di obbedire semplicemente ponendo a terra i suoi strumenti di lavoro e lasciando nel portafoglio anche i soldi della spesa? Come potrebbe un governo rispondere a una simile situazione?
Difficile prevederlo.
Probabilmente le prime reazioni politiche sarebbero quelle di sciacallaggio informativo. Cavalcare l’onda del dissenso popolare per accusare il governo attualmente in carica di non essere adeguato, di non aver previsto l’accaduto, di non aver risposto “alla pancia dei cittadini”; in buona sostanza, quello che accade ogni volta che una parte dell’elettorato manifesta qualcosa.
Questo tipo di sciacallaggio, tra l’altro e incredibilmente, si alza anche dagli alleati del governo in carica. E anche questo è un particolare che ci è sfuggito a più riprese: non importa quando e non importa come, ma è importante sempre tentare di salvarsi il culo accusando altri.

In un Sistema Politico come quello italiano, dove la meritocrazia è andata a ramengo molto prima del crollo della fantomatica Prima Repubblica, mettere in scacco il portafoglio “delle poltrone” è di sicuro il miglior modo per creare un terremoto. Grazie a internet, più che mai utile per questo tipo di azioni, si verrebbe a creare un effetto domino informativo che scatenerebbe il panico assoluto anche sui mercati finanziari, che vedrebbero le Borse saltare per aria mandando Milano (il centro della Borsa italiana) col culo per terra.

Domanda: e dopo?
Ecco, più di “come facciamo per realizzare una sventola del genere” dovremmo chiederci cosa fare dopo, quando la sventola è arrivata.

Ci sarebbe bisogno di un Leader? O di un Portavoce? Sicuramente non sarebbe male averne uno capace di colloquiare, ma potrebbe non essere indispensabile. Non subito.
In Italia gente onesta ce n’è, anche nel panorama politico, e qualcuno in grado di prendere le redini di un palazzo allo sfascio lo abbiamo e si farebbe avanti. Sarebbe quello giusto? Non possiamo saperlo, ma sicuramente in una situazione del genere non potrebbe fare più danni di quelli già presenti.
Il punto sul Leader è molto spinoso. Come ho detto, abbiamo dei politici onesti nel marasma di gentaglia che siede in Parlamento, ma ce ne sono anche fuori. A mio avviso sarebbe auspicabile una voce fuori dal coro, esterna alle dinamiche parlamentari e inizialmente di difficile “avvicinamento” da parte delle lobby politiche ultra-corrotte.

Bene. Ora vi ho chiarito sommariamente il “cosa” e anche una parte del “dopo”. Quello che rimane da capire, posto che tutto questo discorso possa avere un senso per qualcuno oltre che per me, è “come” arrivare a realizzarlo.

Se ne scrivo e ne parlo è perché, a mio modesto avviso, ci sono i presupposti sociali per avviare una simile “macchina da guerra”. Ma i presupposti legati al disagio sociale che si vive in Italia non sono sufficienti, perché il grande punto interrogativo è strettamente legato alla volontà del popolo (tutto il popolo) di essere, per la prima volta dal secondo dopoguerra, veramente protagonista di una rivoluzione. E qui entriamo nel campo delicato delle visioni che ognuno ha del futuro e di ciò che pensa che il futuro debba riservargli.
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Oggi, con la situazione attuale e i rapporti politici interni ed esterni (quelli con la UE e gli alleati di altri continenti), l’Italia non offre ai suoi cittadini nessuna garanzia di crescita economica, sociale, professionale. Non è il parere di uno scontento disilluso, ma un dato di fatto che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Non esiste un solo campo in cui l’Italia possa dire di essere migliore di altri paesi, eppure avremmo le risorse, le menti, la preparazione per pretenderlo. Ciò che blocca e incatrama l’Italia in una posizione assurda di sottomissione e sottosviluppo è la gestione dello Stato, e la gestione è in mano agli organi politici che hanno, di fatto, dimostrato di essere inadeguati, non attendibili e indifendibili sotto ogni punto di vista e in ogni campo (almeno considerando gli ultimi trent’anni).

Non esiste nessun partito, prima e adesso, che non sia passato per accuse di corruzione, concussione, rapporti mafiosi e che non sia stato indagato, almeno una volta, nella figura di uno o più dei suoi rappresentanti.
Se volessimo dire che il Movimento5Stelle è fuori da questa lista nera, altrettanto non possiamo fare per la serietà che una parte dei loro rappresentanti ha chiaramente dimostrato di non avere, dal momento che anche il M5S ha avuto la sua parte di parlamentari passati ad altre forze politiche con quello che chiamiamo “walzer delle poltrone”. Una pratica assai poco edificante per chi si spacciava come “alternativa alla vecchia politica”.

Il “come”, allora, diventa quasi di seconda importanza. Eppure, è vitale riuscire a capirlo.

Tutto sommato è abbastanza semplice verificare se esiste anche un solo presupposto valido per ognuno di noi. Basta chiederci se siamo disposti a non avere nessun tipo di futuro. Perché di questo si tratta. La partita sul futuro che ci aspetta passa dalla nostra volontà di averne uno, di futuro. Non si deve pensare alla difficoltà che comporterebbe un “interregno” di scosse sociali dovute al blocco delle produzioni, ma a ciò che potremmo costruire durante quel periodo per avere un domani da giocarci con le nostre mani.
Ed eccoci di nuovo tornati all’inizio.

Ha senso sperare che giunga una fantomatica salvezza dall’attuale panorama politico? No.
Ha senso pensare che qualcosa possa cambiare quando è acclarato che non esiste prova tangibile che i governi presenti e passati abbiano fatto (o facciano) veri passi avanti per il bene reale del paese? No.
Ha senso tenere in considerazione le parole dei leader politici quando ogni giorno abbiamo conferma della loro inaffidabilità? No.
Ha senso pensare che i governanti tengano al bene del paese quando chiedono ai cittadini sacrifici che loro stessi non sono disposti a fare (e di fatto non fanno)? No.
Ha senso confidare su ideali fasulli spacciati come veri quando alla base della loro permanenza in Parlamento i politici hanno solamente il denaro e le agevolazioni che questo status comporta? No.

Se ne deduce che, dal momento che la politica serve a legiferare per il bene del paese, questa classe politica, nella sua interezza, ha completamente fallito e deve essere esautorata.

Non ci sono alternative. Esattamente come nel caso dell’azienda che va male, così l’Italia deve licenziare coloro che l’hanno male amministrata e che non hanno, mai e in nessun modo, veramente tentato di risollevarla.
Prove alla mano, senza paura e senza rimpianti. Hanno fallito e vanno rimpiazzati.
Da chi? In giro brave persone che hanno studiato e che sarebbero in grado di provare a gestire il paese ce ne sono. E, sì, dovrebbero essere cambiate un po’ di regole, per essere sicuri di non ricadere nei medesimi errori.
Lo so, state pensando che è utopia anche questa e forse non avete tutti i torti, ma personalmente credo che l’idea del blocco delle produzioni (e dei consumi) per 72 ore sarebbe una prova accettabile e forse non così difficile da attuare, grazie al tam tam di internet. Tanto per tastare il polso ai papaveri seduti nelle “stanze del potere”.

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Ci hanno preso a calci nel culo finora, siamo sicuri che l’ultimo modello di Iphone e la movida del sabato sera non siano sacrificabili per tentare di avere un futuro?

Potremmo dimostrare che questo paese vuole essere cambiato e può cambiare.
Che non ci fa paura niente, nemmeno le mafie, nemmeno le minacce, nulla. Che vogliamo per noi, e per chi verrà dopo di noi, un futuro da costruire.

Le Rivoluzioni nascono così.

E le Rivoluzioni si possono vincere se siamo disposti a combattere. Sempre.
Rolando Cimicchi – Staff  Hackthematrix

Il cristianesimo non è una sharia


Quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi è forse un cambiamento epocale che investe uno degli elementi fondamentali dell’identità italiana: il cattolicesimo. Sbagliano le gerarchie clericali a pensare di poter orientare ciò che rimane del “popolo cattolico” verso le sponde di quell’umanitarismo progressista che rappresenta l’esito estremo del Concilio Vaticano II. In senso ancor più radicale, sbagliano a pensare che essi detengano ancora il “monopolio del Sacro”.


Che frequentino o non frequentino le funzioni religiose, gli italiani rimangono intrisi di cristianesimo nei suoi valori e anche nelle sue reazioni inconsce. Quello che ora sta venendo meno è la fedeltà al Papa e ai suoi diretti collaboratori.

Gesù era un migrante” dicono certi preti dall’aria equivoca. La stragrande maggioranza dei cattolici italiani non crede a questa stravagante teologia e vota Salvini.  “Non fate il presepe se non volete accogliere i migranti” … Così dicono riferendosi ai robusti clandestini che sbarcano con una dinamica para-militare sulle nostre coste.
Ma in realtà chi ha sempre fatto il presepe continuerà a farlo anche se è favorevole a rifare nell’intero canale di Sicilia quel benemerito blocco navale che il Ministro dell’interno Napolitano, con piglio napoleonico, impose ai tempi della crisi albanese.
In rete si stanno diffondendo i commenti che ricordano la sana e realistica dottrina sull’immigrazione di Tommaso d’Aquino, il principale dottore della Chiesa. I capisaldi di questa dottrina sono chiari e distinti: si accoglie nella misura in cui si può, senza turbare l’ordine sociale esistente; l’ospite con ogni premura e ogni cautela si adatta alle regole, agli usi e costumi di colui che generosamente ospita per tutto il tempo in cui perdura l’ospitalità.
Dalla distinzione posta da Cristo tra il politico e il religioso scaturisce la presa di posizione di Paolo che raccomandava ai cristiani di inserirsi nella società con un pieno rispetto delle regole e dell’autorità. La posizione espressa nella Lettera ai Romani è completamente diversa dalla caricatura del “cristianesimo sovversivo” che lo stesso Nietzsche aveva avvalorato.
Paolo esorta al rispetto delle leggi dell’Impero romano e ricorda anche l’importanza che una autorità civile eserciti la forza guidata dalla ragione per mantenere la pace: “Se fai il male allora temi, perché non invano [l’autorità civile, n.d.R] porta la spada”. Bisognerebbe ricordarlo ai preti come don Mazzi quando abbracciano i peggiori delinquenti e insinuano che sarebbe poco cristiano dare un bell’ergastolo a sanguinari assassini. In realtà è vero il contrario: non correggere “con spada” è anti-cristico, a meno che non si voglia correggere l’Apostolo delle Genti con il Chierico delle Televisioni.
Volendo approfondire la dottrina sociale del cristianesimo, quella che scaturisce dalle vive fonti del Nuovo Testamento, ci si accorge che questa dottrina è molto diversa da quella sorta di “sharia ideologica” che possiede le menti dei preti più infatuati.
Ricordiamo innanzitutto il “Date a Cesare quel che è di Cesare”, la frase pronunciata da Cristo che è il fondamento profondo della laicità occidentale e che fonda l’autonomia del “politico”. Ai nazionalisti religiosi il Cristo ricordava la necessità di rispettare le regole del Cesare: fondava così teologicamente l’autonomia del politico – ed è anche inutile sottolineare che una delle prime preoccupazioni di ogni Cesare, che non sia un folle, sia quella di controllare il territorio e i confini, di stabilire con rigore chi entra come amico e chi non entra, persino quando possa essere solo potenzialmente nocivo.
L’espressione di Cristo Date a Cesare quel che è di Cesare” taglia alla radice ogni fondamentalismo. I chierici che vorrebbero trasformare in decreto legge l’accoglienza universale del clandestino (identificato in maniera molto dubbia con l’ospite di cui si parla nei Vangeli) in realtà non si accorgono di bestemmiare Dio nella sua specificità cristiana giacchè tramutano un precetto religioso in una legge civile: in pratica si inventano una Sharia cristiana.
Inutile stupirsi: in fondo sono gli stessi che senza alcun pudore vanno dicendo che il Dio Cristiano (incarnato nella storia e pertanto raffigurabile) è lo stesso Allah degli Islamici (padrone inesorabile degli eventi che mai potrebbeessere invocato come “Padre”).
Dal cristianesimo scaturisce una profonda coscienza civile e sociale: lo testimoniano gli ospedali, i monti di pietà, gli orfanatrofi, le case per anziani disseminate per l’ecumene cristiano in duemila anni. D’altra parte trasformare questa sollecitudine sociale in ideologia sinistrorsa rappresenta una problematica caricatura.
È Cristo stesso che pone un veto a ogni tentativo di trasformare il cristianesimo in ideologa sociale: “Il mio regno non è di questo mondo” (frase perfettamente complementare al “Date a Cesare quel che è di Cesare”) e soprattutto “Non di solo pane vive l’uomo”. In realtà l’Islam, religione eminentemente giuridica e politica, potrebbe prestarsi molto di più a questo appiattimento secolarizzato della religione.
È la nostra tesi storica: i chierici del III Millennio tendono ad appiattire il cristianesimo a un astratto monoteismo sociale, una sorta di Sharia buonista, che fatalmente è destinata a inginocchiarsi ai piedi della Sharia vera, quella di ferro e sangue del monoteismo islamico.
Di contro a questa prospettiva noi italiani siamo chiamati, oggi, ad animare un cristianesimo civile europeo che non dimentichi le vette trascendenti della nostra religione e nello stesso tempo sia ben consapevole di quella che è stata la vera conseguenza storico-sociale dell’insegnamento del Cristo.
Pensiamo a un cristianesimo non svilito dal clericalismo, che esalti l’Arte sacra da Giotto in poi: il Verbo si è fatto carne, dunque può essere raffigurato plasticamente a differenza di quanto sostiene l’Islam (ed anche l’ebraismo). Il cristianesimo di San Francesco che celebrava la magnificenza del Creato e predicava la Crociata in terra santa. Ma anche il cristianesimo fiero di Dante, che contestava come estrema forma di simonia l’intromissione del Papa nella politica.
Senza dimenticare il cristianesimo sociale dei monaci che riscattavano gli europei rapiti dagli schiavisti nordafricani, dei francescani medievali che fondavano i monti di pietà (e che oggi sarebbero in prima fila contro l’austerità avida e avara dell’Unione Europea).
Il Cristianesimo europeo sopravviverà alla crisi dei garruli chierici con sciarpa arcobaleno: esso è qualcosa di troppo importante ed essenziale. Spengler vedeva nelle cattedrali gotiche il simbolo della energia faustiana dell’uomo europeo proiettato verso l’infinito e celebrava nelle icone della Madre di Dio con Bambino la “sollecitudine verso il futuro”, incarnato da quel tenero e regale Fanciullo dai tratti solari.
Oggi forse una metamorfosi significativa è in atto e gli uomini di buona volontà sono chiamati a dare il loro contributo affinché si compia. 

SIAMO SOLI NELL'UNIVERSO?

UN VIDEO INTERESSANTE 



Gli scienziati hanno messo una mummia dentro l'LHC (Video)

Il canale youtube UFO TODAY ha pubblicato un video in cui riferisce che gli scienziati hanno messo una mummia all’inteno dell'LHC (Large Hadron Collider).
Nel video viene specificato che durante il fine settimana dell’8 dicembre sono accadute molte cose strane all'LHC. Perché avrebbero messo una mummia all’interno del Large Hadron Collidron? Hanno provato a riportare in vita una presunta mummia aliena? Questo è quello che il canale youtube UFO TODAY ha riferito promettendo nuove news a giorni…Inquietante...




RADUNO ATTO V: DIMISSIONI MACRON LA RIVOLTA DEGLI ESTREMISTI PARTE DA FACEBOOK CON L’AIUTO DELLA SINISTRA E DEI BLACKBLOCKS

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___
«Le proteste del primo dicembre a Parigi, che possiamo definire insurrezione o addirittura guerra civile, sono state sui generis. Rappresentanti di diverse forze politiche hanno partecipato insieme a un’unica protesta. Da un lato, qualsivoglia gruppo di estrema sinistra: gruppi singoli o anarchici. Si tratta di persone che impiegano i metodi della sommossa cittadina e non del movimento per ottenere qualcosa. Poi ai manifestanti di estrema sinistra si sono uniti criminali provenienti da sfortunati quartieri della regione di Parigi. Oltre a loro vi erano anche i gilet gialli a noi sconosciuti che ci hanno permesso di infiltrarci nelle situazioni di disordine. E infine, vi erano anche singoli individui di estrema destra che hanno agito principalmente da soli o in piccoli gruppi». E’ il segretario generale del sindacato francese dei poliziotti France Police Michel Thooris in un’intervista rilasciata a Sputnik France a spiegare chi sono diventati i Gilet Gialli. Soprattutto da quando l’esuroparlamentare comunista e massone Jean-Luc Melenchon, sconfitto alle presidenziali 2017 da Emmanuel Macron, ha cominciato a mobilitare la sua rete politica forte dei 7milioni di voti presi alle elezioni.
GLI INFILTRATI ROSSO-NERI TRA I GILETZ JAUNES


Il sito di sinistra di frontsocialuni.fr dipinge di rosso i Gilets Jaunes

Nel movimento spontaneo dei Gilets Jaunes, come affermato dalla sua leader Jacline Mouraud già il 2 dicembre, si sono infiltrati «giovani che vogliono solo fare casino»: dai professionisti rossi della contestazione di piazza ai terroristi delle tute nere Blackbloks della guerriglia urbana. Un’escalation che non si è manifestata solo nel passaggio da 20mila manifestanti della fine di novembre ai 125mila dell’8 dicembre, non solo nella mutazione della protesta dai blocchi stradali alle devastazioni di vetrine ed auto sull’Avenue des Champs-Élysées, ma anche con le dotazioni dei rivoltosi. Dal semplice gilet giallo si è passati a maschere da saldatore sugli occhi e maschere antigas sulla bocca ed armi non convenzionali da combattenti di piazza come spiega sempre l’agente Thooris: «Le armi impiegate contro i poliziotti preoccupano molto. La gente si è armata di mannaie, bombe incendiarie e armi bianche potenzialmente letali. A mio parere, il livello di violenza è maggiore di quello del maggio del 1968. Inoltre, allora le proteste erano localizzate, mentre oggi hanno acquisito una dimensione nazionale. La gente di periferia ha depredato prevalentemente negozi e auto, mentre gli altri hanno attaccato la polizia. Il livello di stanchezza dei poliziotti e quello delle violenze perpetrate rappresentano un cocktail estremamente pericolo. È sempre più difficile controllare le proprie azioni».
POLIZIOTTI AGGREDITI: IL PERICOLO DI UNA REAZIONE


Un “gilet giallo” con una fionda, l’1 dicembre a Parigi (LUCAS BARIOULET/AFP/Getty Images)

Sputnik France cita un esempio per tutti che per poco non ha scatenato la rappresaglia «Il primo dicembre un membro della CRS (Compagnie Républicaine de Sécurité) per poco non è stato vittima di un linciaggio vicino all’Arco di Trionfo. I cordoni della polizia hanno ceduto alla pressione dei manifestanti» ed il sindacalista dei poliziotti risponde con grande preoccupazione: «Da parte sua è stato un atto di legittima difesa e vi assicuro che in qualunque altro Paese i poliziotti avrebbero aperto il fuoco. Il nostro collega ha fatto prova di estreme umanità e professionalità decidendo di sacrificarsi invece di colpire chi lo stava attaccando. Al contempo, bisogna ricordare che una situazione del genere che si protrae ormai da settimana porterà inevitabilmente a vittime. Il governo arriverà davvero al punto di dover aprire il fuoco? Stiamo parlando proprio di questo. Nessuno ordinerà direttamente di sparare sui manifestanti, ma potremmo dover affrontare una sommossa e i poliziotti sarebbero costretti a impiegare le armi per salvare la propria vita. In una situazione simile, anche se le armi venissero impiegate contro un vandalo incallito, si avrebbero ripercussioni molto pesanti. Vi è il rischio di una destabilizzazione dell’intera società democratica. Il nostro sindacato si è rivolto incessantemente al governo da quando la situazione si è complicata. Lo invitiamo ad avviare il dialogo, a frenare questa deriva e, cosa più importante, a prendere misure che possano ridurre il vigore delle proteste».
IL RADUNO PER LE DIMISSIONI DI MACRON


La scritta sul muro dell’Arco del Trionfo che chiede le dimissioni di Macron

Ebbene dopo il primo dicembre Emmanuel Macron ha calato le braghe giungendo a giustificare la «collera» ed a fare promesse di incentivi socioecnomici importanti ma ciò non è bastato ai rivoltosi che come cita la pagina Facebook costituita ad hoc per la manifestazione di oggi hanno un solo obietivo: “Sabato 15 dicembre Atto 5: Macron dimissioni”. Riferisce infatti Il Giornale: Il nuovo raduno, l’atto V della protesta, è stato convocato a Parigi. Ma, come avvenuto in queste settimane, coinvolgerà sicuramente tutto il territorio francese. Su Facebook gli appelli si moltiplicano nonostante gli annunci di Emmanuel Macron e l’attacco di Strasburgo. “Non molliamo nulla. Confermiamo che l’atto V avrà luogo sabato”. L’evento prevede 10 mila partecipanti e 66mila persone interessate. È chiaro che i numeri dei social non siano necessariamente quelli reali. Ma poiché tante altre pagine su Facebook indicano numeri simili, l’idea è che questo fine settimana possano viversi giornate simili a quelle già viste in questo mese. L’appuntamento più importante sembra essere sempre sugli Champs-Elysees. Sembra, perché Eric Drouet, uno dei leader del movimento, sostiene invece che il corteo partirà alle 9.30 a senza aver precisato il luogo, che sembra sarà segnalato all’ultimo momento per mettere in difficoltà le forze dell’ordine ed evitare infiltrazioni». Come sanno tutti gli esperti di politica la richiesta intimidatoria delle dimissioni di un Presidente della Repubblica eletto direttamente dal popolo come avviene in Francia è un atto che può essere interpretato come un golpe da guerra civile. Quindi un’aspettativa che se è legittima per manifestanti estremisti non può esserlo da parte di parlamentari a meno che non si voglia creare il caos a tutti i costi incuranti del prezzo da pagare in vite umane.
L’ALLERTA DELLA PREFETTURA: 8MILA POLIZIOTTI A PARIGI


Il presidente francese Emmanuel Macron insieme al suo rivale Jean-Luc Melenchon, leader dell’estrema sinistra, oratori in una serata sugli Elysee Palace nel novemnre 2017. REUTERS/Philippe Wojazer

La prefettura di Parigi ha già messo in stato d’allerta i reparti antisommossa. La capitale francese è sorvegliata da 8mila agenti, 14 mezzi blindati pesati già impiegati per distruggere le barricate delle scorse settimane di protesta e 50 dispositivi di azione rapida. Da Parigi fanno sapere la che Prefettura si prepara «allo scenario più difficile con una strategia di adattamento permanente alla situazione». Il prefetto di polizia di Parigi, Michel Delpuech, ha detto a Rtl che la mobilitazione degli agenti è un dispositivo che le autorità «fanno evolvere perché siamo confrontati ad attacchi che non gestiamo, nel quadro di manifestazioni non preannunciate, e che non rispettano alcuna regola». Nonostante tuto ciò per non dare l’idea di Parigi città sotto assedio diversi musei della capitale resteranno aperti, contrariamente a quanto accaduto sabato scorso. Il ministro dell’Interno Christophe Castaner ha lanciato un appello ai Gilet Gialli chiedendo ai manifestanti “un atto di responsabilità”. Per il portavoce Benjamin Griveaux «la rabbia si è già espressa ed è stata sentita dal governo che ha già risposto» ed ha invitato alla calma anche in considerazione dello stress delle forze dell’ordine per l’attentato a StrasburgoUn riferimento duramente contestato dalle opposizioni, sia della France Insoumise di Melenchon, che già lunedì scorso, dopo gli oltre 260 feriti ed i 1.700 arresti di sabato 8 dicembre, gettava benzina sul fuoco: «Io credo che l’Atto 5 della “rivoluzione dei cittadini” nel nostro paese sabato prossimo sarà un momento di grande mobilitazione. Ma certamente, come ciascuno di noi, mi rimetto alla decisione che sarà presa da coloro che sono dentro all’azione». La risposta non si è fatta attendere, nonostante gli inviti alla prudenza ed a rinunciare alla protesta di alcuni esponenti di opposizione come Laurent Wauquiez, Nicolas Dupont-Aignan e anche Marine Le Pen, ed è lecito aspettarsi che oggi la rivolta rivelerà il vero volto: dei Gilets Jaunes, in campo con le frange più estremiste, non resterà che la casacca gialla indossata da militanti rossi di estrema sinistra e neri dei Black-blocks. Una protesta fortemente fomentata dal leader della sinistra Melenchon che guarda caso a due europarlamentari del suo partito nella lista degli europarlamentari vicini a Soros e che quindi potrebbe essere caldeggiata anche dai soliti poteri occulti delle rivoluzioni arancioni. Come si spiega tutto ciò visto che i Gilet Gialli protestano contro l’austerity del mondialismo impersonata da Macron? Semplice. Qualsiasi atto di guerra civile è favorevole ai mondialisti, o per “bruciare“ Macron e farlo abdicare verso un reggente di sicurezza a tempo indeterminato in attesa di future elezioni o per applicare la legge marziale, proibire ogni manifestazione e magari persino costringere il Parlamento Europeo a rinviare le elezioni del maggio 2019 in un momento in cui i populisti sono strafavoriti nei sondaggi. Saggio il suggerimento del sindacalista della polizia francese: «Non voglio esprimere le mie idee politiche né richiedere le dimissioni di Macron. Ma penso che debba almeno indire un referendum come fece il generale de Gaulle dopo gli avvenimenti del maggio del 1968». Solo le urne, infatti, potrebbero contare il reale peso politico di oltre centomila manifestanti che è nulla su 70milioni di abitanti, Resta comunque la paura per questa ennesima protesta che è la smentita più forte ed inequivocabile alla tesi dei social sul complotto statale dietro il massacro jihadista di Strasburgo.
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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Esercitazioni missilistiche russe in programma oggi nel Mediterraneo Orientale!



Per tutta la giornata di oggi la squadra navale russa che incrocia al largo delle coste siriane, nelle acque del Mediterraneo Orientale, sarà impegnata in esercitazioni aeree e missilistiche


PALAESTINA FELIX é in grado di mostrarvi, in esclusiva per l'Italia la mappa trasmessa a tutti i partner locali civili e militari per informarli delle zone di esercitazione e delle cautele che é opportuno rispettare in ciascuna di esse.

I settori segnati in rosso saranno quelli in cui avverranno i lanci e i voli dei missili, che quindi dovranno essere evitati da qualunque genere di traffico per tutta la durata delle manovre e per confortevoli "margini di sicurezza" precedenti e posteriori ad esse.

Ancora una volta Mosca dimostra che chiunque volesse attaccare la Siria dal mare dovrebbe confrontarsi con la piena potenza della squadra russa, che allinea alcune delle unità più avanzate della Flotta del Mar Nero e della Flotta del Nord.


Scienziati italiani protestano per il finanziamento delle indagini sulla sicurezza dei vaccini

L'Ordine Nazionale dei Biologi ha fatto una donazione di € 10.000 a un gruppo che mette in dubbio la sicurezza dei vaccini.


Una manifestazione a Torino, in Italia, contro una legge del 2017 che rende obbligatori 10 vaccini per i bambini. Credito: Nicolò Campo / LightRocket / Getty























Alcuni scienziati in Italia sono in agitazione per una donazione da parte dell'organizzazione che sovrintende i biologi italiani a un gruppo di pressione che si oppone alla politica di vaccinazione infantile obbligatoria del paese.


La notizia arriva mentre i politici italiani discutono se continuare con la politica di vaccinazione obbligatoria, che è stata introdotta nel 2017 e richiede ai genitori di fornire la prova di dieci vaccinazioni di routine quando si iscrivono i loro figli agli asili nido e asili.


Il gruppo, Corvelva, ha annunciato di aver ricevuto € 10.000 (US $ 11,350) dall'Ordine Nazionale dei Biologi (ONB) il 26 ottobre e afferma che prevede di utilizzare i soldi per la ricerca che indaga sulla sicurezza e l'efficacia dei vaccini comunemente usati .

Corvelva afferma che la ricerca che propone è necessaria perché i precedenti studi che ha finanziato, che non sono ancora stati pubblicati in una rivista peer-reviewed, indicano che alcuni vaccini contengono impurità o mancano degli ingredienti attivi che sostengono di contenere.

Il presidente della ONB, Vincenzo D'Anna, ha dichiarato a Nature in un'intervista via e-mail che è necessaria una ricerca sui vaccini veramente indipendente perché, a suo parere, il lavoro condotto nei laboratori pubblici e nelle università è solitamente influenzato o finanziato dalle aziende che producono vaccini.

"L'obiettivo è di contribuire a completare le analisi biologiche e chimiche sui vaccini", ha affermato nell'intervista, parte della quale l'ONB ha pubblicato nel suo Bollettino.

Test rigorosi

Ma molti scienziati respingono la necessità di ulteriori ricerche - sulla base del fatto che i vaccini sono già rigorosamente testati - e sono sconcertati dalla decisione che l'ONB ha dfatto la donazione a Corvelva. "La mia prima reazione è stata perplessità", afferma il genetista Gerolamo Lanfranchidell'Università di Padova.

L'adesione dell'ONB conferisce la certificazione per le posizioni nelle scienze biologiche in Italia - come i ruoli in nutrizione, salute pubblica o servizi ambientali. L'ONB collabora con dipartimenti di biologia universitaria, tra cui l'Università di Padova, per organizzare gli esami di qualificazione per l'adesione. L'ordine ha circa 50.000 membri che pagano ciascuno una quota associativa annuale di € 120.

"C'è una solida evidenza che i vaccini funzionano e sono sicuri", afferma il virologo Giorgio Palù dell'Università di Padova, che è presidente delle società europee e italiane di virologia.

I costosi studi su larga scala che testano l'efficacia dei vaccini e monitorano gli effetti collaterali negativi sono regolamentati supervisionati da agenzie sanitarie nazionali e internazionali e sono "molto più accurati dei test che potrebbero essere fatti con 10.000 €", afferma Gennaro Ciliberto, un biologo molecolare presso l'Università  Magna Grecia di Catanzaro e presidente della Federazione italiana per le scienze della vita, che comprende 14 società scientifiche.

Una volta approvati i vaccini, queste agenzie continuano a controllarli testando lotti e impianti di produzione per sicurezza, oltre a monitorare le reazioni avverse, aggiunge.

Ma Marchi afferma che gli studi che monitorano le reazioni avverse non tengono traccia dei partecipanti abbastanza a lungo dopo che sono stati vaccinati e quindi "non possono escludere la possibilità che i vaccini siano tossici". D'Anna ha sottolineato che la donazione a Corvelva non è l'intero importo che sarà speso per la ricerca. "Il nostro era un contributo tra tanti", ha detto.

Corvelva ha raccolto oltre 50.000 euro finora, afferma Marchi. L'organizzazione utilizzerà i soldi per verificare se i componenti dei vaccini ampiamente utilizzati sono gli stessi indicati sull'etichetta e per cercare i contaminanti. I test ancora non divulgati saranno svolti da servizi di analisi privati.

Un team di ricercatori finanziati da Corvelva ha pubblicato la metodologia degli studi precedenti dell'organizzazione sui componenti dei vaccini a F1000Research, una piattaforma online in cui gli articoli sono stati pubblicati per la prima volta e poi sottoposti a revisione da parte degli arbitri invitati. L'unico revisore che ha esaminato il documento non l'ha approvato. Marchi dice che questo recensore ha richiesto ulteriori dati che i ricercatori forniranno, ma aggiunge che ci vorranno diversi anni per completare le analisi dei componenti del vaccino, perché Corvelva prevede di analizzare i lotti di ogni vaccino disponibile.

Prima di allora, Marchi afferma che il gruppo spera di influenzare il dibattito nazionale sull'opportunità di continuare con la politica di vaccinazione obbligatoria del 2017.

Decisione legale

A settembre, il nuovo governo italiano, una coalizione tra il movimento populista Cinque Stelle e il  partito di destra Lega , ha esteso fino al marzo 2019 una misura che consente ai genitori di autocertificare che i loro figli sono stati vaccinati - invece di fornire una nota medica - durante l'iscrizione in asili nido, scuole materne e scuole.

Il comitato per la salute del Senato italiano sta attualmente discutendo due proposte di legge che cambieranno la legge sul vaccino obbligatorio del 2017. Uno, introdotto dal senatore della Lega, Paolo Arrigoni, eliminerebbe l'obbligo di fornire la prova della vaccinazione. L'altro, introdotto dal senatore del Movimento a cinque stelle Stefano Patuanelli, richiede vaccinazioni obbligatorie solo nelle aree in cui i tassi di vaccinazione sono bassi o in caso di epidemie. Se approvati dal comitato sanitario del Senato, le leggi devono essere votate dal Senato e dalla Camera prima che diventino legge.


"Abbiamo bisogno di portare i nostri risultati ai politici, ora che stanno redigendo la legislazione sulle vaccinazioni obbligatorie", dice Marchi.



Giovanni Maga, biologo molecolare presso l'Istituto di genetica molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Pavia, si preoccupa che, in un momento di acceso dibattito politico sulle vaccinazioni obbligatorie, la decisione dell'ONB di finanziare questa ricerca possa influenzare l'opinione pubblica aumentando la sfiducia nei confronti dei vaccini.



Ma D'Anna ha respinto questa idea. Al contrario, ha affermato, più persone sceglieranno di vaccinare i propri figli se "potremmo garantire loro l'assoluta sicurezza dei vaccini". D'Anna ha affermato che né lui né l'ONB possono essere in alcun modo definiti "no-vax", un termine che in Italia si riferisce a persone contrarie alle vaccinazioni e che non ha mai messo in discussione l'efficacia dei vaccini.


"L'ONB e i biologi conoscono bene i vantaggi dei vaccini e vogliono sapere tutto il resto sulla loro sicurezza", ha affermato.

Dibattito in corso



Il dibattito sulla donazione segue la critica di una conferenza per celebrare il 50 ° anniversario dell'ONB a marzo. Alcuni accademici e società scientifiche - compresa la Società italiana di igiene, medicina preventiva e salute pubblica - hanno esortato l'ONB a rivedere l'agenda perché erano preoccupati che le idee anti-vaccino potessero essere promosse, sebbene l'ONB respinga questa critica.

Sia la donazione che la scelta dei relatori alla riunione di marzo sono inclusi in una petizione che chiede al Ministero della Salute, che sovrintende alla governance dell'ONB, di rimuovere D'Anna come presidente dell'ONB. La petizione, creata da tre studenti di biologia laureati che hanno formato un gruppo chiamato Biologi per la Scienza sulla scia della controversia sull'incontro di marzo, afferma che queste e altre azioni dell'ONB mettono in pericolo la salute pubblica e screditano la comunità scientifica.

In un'intervista telefonica con NatureD'Anna ha detto che non si dimetterà. E nell'intervista via e-mail, ha respinto la gravità della petizione perché è stata lanciata dagli studenti. Ha detto che coloro che vogliono verificare se "centinaia di impurità biologiche e chimiche" possono danneggiare i bambini non mettono in pericolo la salute pubblica.

Lorenzo Elli, biologo molecolare dell'ospedale Circolo di Varese, registrato presso l'ONB, afferma di aver firmato la petizione per manifestare la sua disapprovazione per la donazione a Corvelva. Dice che ha considerato di non rinnovare la sua appartenenza, ma ha deciso contro di essa perché deve essere registrato con l'ordine di lavorare nella sanità pubblica.

Un portavoce del Ministero della Salute italiano afferma di aver ricevuto "una relazione sull'argomento" della donazione dell'ONB a Corvelva e che il ministero ha chiesto all'ONB "di fornire informazioni sull'argomento".

"Non appena saranno state acquisite le informazioni richieste, verranno eseguite le valutazioni di competenza", afferma il portavoce. Il ministero non finanzia l'ONB, ma ha il compito di assicurare che il consiglio di amministrazione si attenga alle sue funzioni. 

RIFIUTI: INCENDIO SALARIO, ARPA LAZIO “POLVERI PIU’ CHE RADDOPPIATE”



“Abbiamo 3 centraline fisse che hanno dati in tempo reale. L’aggiornamento di oggi e’ che la centralina di Villa Ada, nell’arco di 24 ore, ha registrato un valore di 56 microgrammi per metrocubo (il limite e’ 50). Questa centralina ha risentito del contributo di emissioni dell’inceneritore del tmb. Tenendo conto che il giorno precedente ha registrato un valore di Pm10 di 21 microgrammi, il valore delle polveri e’ piu’ che raddoppiato. Abbiamo installato dei rilevatori in una scuola nelle vicinanze dell’incendio ma dobbiamo aspettare i risultati. I primi arriveranno entro la giornata di oggi”. Cosi’ Marco Lupo, direttore generale dell’Arpa Lazio, intervenuto questa mattina su Rai Radio1 all’interno della trasmissione Giorno per Giorno, condotta da Francesca Romana Ceci ed Eleonora Belviso, dedicata alle conseguenze del rogo tossico sulla Salaria ieri a Roma.

Sullo stesso tema e’ intervenuto anche Renato Cutrera, direttore del reparto di bronco pneumologia dell’ospedale Bambin Gesu’: “Tutte le precauzioni come: tenere in casa i bambini, non farli giocare all’aperto, non andare a correre in posti come villa Ada per le prossime 48 ore, sono sicuramente molto utili. Il problema e’ che non sappiamo ancora che tipo di particolato e’ stato emesso. Ci vorranno ancora 4,5 giorni. Anche il limite di 50 unita’ di particolato per metro cubo di aria – il Pm10 – e’ un limite stabilito dall’Unione europea. Ma, per esempio, l’Organizzazione mondiale della sanita’ dice che il limite dovrebbe essere di 20 e non 50”.

https://parlamentonews.it/rifiuti-incendio-salario-arpa-lazio-polveri-piu-che-raddoppiate/

AUSTRALIA RICONOSCE GERUSALEMME OVEST CAPITALE DI ISRAELE



PRIMO MINISTRO MORRISON: MA SPOSTAMENTO AMBASCIATA DOPO PACE

Il governo australiano ha deciso di riconoscere formalmente Gerusalemme Ovest come capitale di Israele, ma non trasferira’ la sua ambasciata fino a quando non ci sara’ un accordo di pace. A dirlo e’ il primo ministro australiano Scott Morrison, che ha aggiunto che l’Australia riconoscera’ Gerusalemme Est come capitale della Palestina solo dopo che sara’ raggiunto un accordo su una soluzione a due Stati e che l’ambasciata australiana non sara’ spostata da Tel Aviv fino a quel momento

PEDOFILIA IN UNA GRANDE ” CHIESA EVANGELICA”. 14/12/2018

BASE SCRITTA DOC

Catechista arrestato per aver violentato un bimbo di tre anni nel bagno di una grande  Chiesa Evangelica

Ecco l’articolo:
Sembrava essere un uomo devoto e di cui fidarsi, in realtà era un mostro che abusava di bambini piccoli. Jacop Robert Lee Hazlett, 28enne volontario alla NewSpring Church di North Charleston, nello stato della Carolina del Sud, è stato arrestato con l’accusa di violenza su minori dopo che avrebbe abusato di un bambino di 3 anni. Il piccolo si trovava nella classe del catechismo dove erano presenti bimbi tra i 3 e i 5 anni.
Ad incastrarlo sono state le immagini delle telecamere di sicurezza che lo hanno immortalato mentre praticava atti sessuali con un bimbo di 3 anni. A quel punto, come riporta anche la stampa locale, sono scattate le indagini. L’uomo avrebbe portato il piccolo nel bagno della chiesa, lo avrebbe denudato e poi avrebbe praticato sesso orale su di lui. Fuori dal bagno però era presente una telecamera che ha ripreso tutto e lo ha incastrato, visto che la porta era rimasta aperta è stato possibile dimostrare i suoi abusi. Ora Hazlett si trova in carcere ed è in attesa di processo. L’uomo rischia fino a 25 anni di carcere senza alcuna possibilità di ottenere uno sconto di pena.
Potete leggere l’articolo alla fonte:

Vi esorto a prestare la massima attenzione.

La triste e innegabile realtà è che nelle Chiese Evangeliche – comprese quelle Pentecostali – prese nella loro totalità ci sono tanti pedofili, esattamente come ci sono anche altre organizzazioni religiose. Nessuno si illuda, le denominazioni evangeliche non sono affatto dei paradisi terresti o delle isole felici  (come vogliono far credere al loro interno) perché purtroppo in esse si nascondono dei mostri travestiti anche da ministri di culto che abusano sessualmente anche di bambini.

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