martedì 13 novembre 2018

Terrorismo, migranti e petrolio. L’Italia adesso “blinda” la Libia


Per il governo il vertice sulla Libia è stato un successo. Fonti diplomatiche parlano addirittura di una “soluzione” imminente per il Paese nordafricano. Ma gli interrogativi sono ancora molti. Primo fra tutti: quale ruolo ha davvero avuto il generale Khalifa Haftar? E ancora: il piano di ridistribuzione del petrolio e l’unificazione delle due banche centrali è realmente attuabile? Domande alle quali dovranno rispondere non solo il governo italiano, ma anche – e soprattutto – tutti gli attori (libici e non) del complesso scenario libico. Anche perché un vero accordo su questo Paese del Nord Africano, che dalle Primavere arabe in poi vive uno dei momenti più bui della sua storia recente, sarà possibile solamente grazie al sostegno della comunità internazionale. 



Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha infatti sottolineato che “l’Ue continuerà a usare tutti i mezzi per aiutare e sostenere la Libia”. Il sottosegretario tedesco agli Esteri Niels Annen ha inoltre precisato che “serve un grande sforzo per sostenere l’importante lavoro di Salamé (l’inviato Onu per la Libia (NdR). Spero che tutti capiscano che un singolo paese non può risolvere il conflitto”.

Visione non diversa da quella del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi che, in una nota diffusa dal portavoce della presidenza egiziana, ha parlato della necessità di un “compromesso politico con il sostegno delle Nazioni Unite”. Per questo motivo, Il Cairo vorrebbe “attuare l’Accordo politico libico”, firmato in Marocco nel 2015, “in modo da preservare l’unità della Libia e la sicurezza regionale”. Questo accordo aiuterebbe – secondo l’Egitto – “a ripristinare il ruolo delle istituzioni libiche nazionali, soprattutto l’Esercito nazionale libico (del generale Haftar), il Parlamento e il governo”. Una posizione ovvia, dato che in questi anni Al Sisi è stato uno dei grandi sponsor di Haftar. 

Ma c’è un altro invitato da non scontentare sul quale l’Italia in questi anni ha puntato moltissimo: Fayez al Serraj. Un presidente di fatto dimezzato, che però gode del sostegno della comunità internazionale. Non si sa ancora quale sarà il suo destino, dato che Russia e Francia stanno puntando sul suo rivale, il generale Haftar. Ma non solo. I rappresentanti turchi, non certo per errori italiani, sono rimasti profondamenti scontenti della conferenza. Nel primo pomeriggio, infatti, il vice presidente turco Fuat Oktay ha abbandonato Palermo insieme a tutta la delegazione di Ankara “per non essere stato invitato alla riunione della mattina con i leader della regione”. Il vice di Recep Tayyip Erdogan ha inoltre sottolineato che “la crisi libica non può essere risolta se qualcuno continua a dirottare il processo per i propri interessi. La Libia ha bisogno non di più ma di meno interventi esteri. Ogni incontro che esclude la Turchia sarà controproducente per la soluzione del problema”.

Libia, i temi sul tavolo

I temi chiave del vertice sono stati essenzialmente due: stabilizzazione e sicurezza. Ed è proprio su quest’ultimo punto che l’Italia cerca di giocare la sua partita: “In merito alla dimensione della sicurezza, riteniamo fondamentale cogliere questa occasione per sostenere il cessate il fuoco a Tripoli e facilitare le discussioni per l’attuazione dei nuovi assetti di sicurezza che abbiano come obiettivo il superamento del sistema basato sui gruppi armati. In questa sede la Comunità internazionale potrà anche esprimere un sostegno concreto alla creazione e al dispiegamento di forze di sicurezza regolari”, ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Che poi ha aggiunto: “So che sono emerse specifiche richiesta di assistenza nel corso delle riunioni tecniche di ieri. Sotto questo punto di vista, l’Italia è pronta a fare la sua parte, anche sul piano del training e mi compiaccio della disponibilità dimostrata dagli altri partner internazionali. Abbiamo accolto con favore la recente approvazione del Piano di sicurezza della Capitale, elaborato dal Comitato per i Security Arrangements, da parte del Presidente Serraj -ha proseguito Conte – ora l’obiettivo da perseguire è quello di procedere speditamente con la sua attuazione”.


La Libia è fondamentale per la sicurezza dell’Italia. 
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Mentre per quanto riguarda la stabilizzazione del Paese la strada sembra essere ancora parecchio lunga. Il punto cruciale riguarda, come detto, un accordo tra le parti. “La Conferenza rappresenta una preziosa opportunità per la Comunità internazionale, per dimostrare coesione e sostegno al lavoro delle Nazioni Unite e del Rappresentante Speciale del Segretario Generale, Ghassan Salamé. Le Nazioni Unite devono restare la stella polare del processo di stabilizzazione della Libia“. ha detto Conte.
Cosa porta a casa l’Italia?


Certamente si ritaglia un nuovo ruolo in Nord Africa. La guerra del 2011, con la minaccia francese di bombardare i terminali Eni, aveva di fatto tagliato fuori il nostro Paese dalla Libia. Con i problemi che ormai ben conosciamo: un Paese al collasso che non è più riuscito a trattenere l’onda migratoria verso l’Italia e gli interessi italiani che ruotavano attorno al petrolio a rischio. Il fatto che Roma sia riuscita a mettere nuovamente un piede in Libia rappresenta certamente un grande passo in avanti. Che però non è sufficiente. Non a caso, si parla già di un nuovo vertice che si terrà a gennaio. La strada è ancora lunga e in salita. Anche perché nel frattempo Francia e Germania non stanno a guardare. E muovono già i primi passi per tendere una trappola all’Italia.

Unione europea e massoneria, il dossier segreto: “Bruxelles ne è piena, cosa fanno davvero”




Aldo A. Mola, storico e saggista, ha pubblicato opere sul Partito d’ Azione, sul Risorgimento, sull’ unificazione nazionale e i suoi protagonisti. Un classico è la sua Storia della massoneria in Italia, che, a quarantadue anni dalla prima edizione, viene riproposto da Bompiani con numerosi documenti inediti che gettano nuova luce sui rapporti tra la massoneria e il fascismo e sulle influenze dell’ esoterismo all’ interno delle varie “obbedienze”. Ma con lo studioso di Cuneo oggi parliamo di un altro argomento cruciale: l’ Europa.

C’ è oggi un’ Europa dei massoni? È quella di Bruxelles?
«La Massoneria si è divisa forse definitivamente nel 1877 quando il Grande Oriente di Francia cancellò il riferimento al Grande Architetto dell’ Universo (cioè a Dio, Persona e/o Principio creatore e ordinatore) dai documenti “iniziatici”. Da quel momento esistono tre comunità massoniche principali: la Gran Loggia Unita d’ Inghilterra (nata da lungo travaglio nel 1813 e fedele ai principi originari: credenza in Dio, nell’ immortalità dell’ anima ed esclusione della iniziazione femminile), il Grande Oriente di Francia e i suoi referenti (in Italia lo è la Gran Loggia di Palazzo Vitelleschi) e le Grandi Logge degli Stati Uniti d’ America. Nelle istituzioni europee odierne ci sono massoni, ma non c’ è una massoneria, non c’ è un progetto unitario. Se mai ci fosse, potremmo dire che ha fallito lo scopo».
L’ Europa sovranazionale era un auspicio massonico? E in quali termini?
«La massoneria auspicò una fratellanza di popoli liberi e indipendenti. Lo fece con il Congresso della pace di Ginevra (1867) al quale partecipò Giuseppe Garibaldi, beniamino della massoneria inglese. Lo ripeté con il progetto di Società delle Nazioni (1917) per evitare che, dopo il crollo dell’ impero russo, l’ Europa diventasse succube degli Stati Uniti. Il progetto venne riproposto durante la seconda guerra mondiale, ma va ricordato che l’ intera Europa ne uscì sconfitta, inclusa la boriosissima Francia. La massoneria europea non ebbe alcuna unitarietà né un progetto politico. Intorno al 1988 venne prospettata una federazione delle massonerie dell’ Europa continentale. Fu anche ipotizzato il riconoscimento da parte dell’ ONU come Organizzazione Non Governativa. In risposta la Gran Bretagna (che nel 1981 non mosse un dito dinnanzi al cosiddetto “scandalo della P2”) “inventò” la Gran Loggia Regolare d’ Italia presieduta da Giuliano De Bernardo, che si era dimesso da gran maestro del Grande Oriente d’ Italia, e disconobbe quest’ ultimo con motivazioni pretestuose. Da allora la massoneria dell’ Europa continentale rimase divisa. Dopo il crollo dell’ URSS non fiorì affatto nell’ Europa orientale».
L’ euro promuove l’ economia dei popoli o la strangola?
«L’ introduzione dell’ Euro si è tradotta nel drammatico impoverimento dei cittadini dei paesi che l’ hanno adottato e in vantaggi per chi è nell’ Unione Europea ma con moneta propria. L’”Unione” è una farsa nominalistica. L’ Europa dall’ Atlantico agli Urali è un caleidoscopio di Stati medi, piccoli e minimi con circa 820 milioni di abitanti. L’ Unione, dunque, è poco più che metà dell’ Europa. Oggi il problema assillante non è l’ euro ma l’ invenzione di monete bizzarre che possono divorare il patrimonio degli ingenui. Ma sono operazioni di scrocconi, non di massoni».
A proposito di popoli, come si pone la massoneria di fronte al populismo?
«La Massoneria ha sempre predicato la libertà dei “popoli oppressi” e il rispetto delle tradizioni. È stata la massoneria a battersi per l’ indipendenza degli Stati dell’ Europa orientale dal giogo turco, zarista, germanico e asburgico. Altrettanto aveva fatto con la proclamazione dell’ indipendenza degli Stati Uniti (1776-1783) e dell’ America centro-meridionale da Madrid e da Lisbona dal 1812 in poi».
E al sovranismo?
«Secondo la massoneria, ogni nazione ha il diritto di darsi il proprio regime, ma non di assalirne altre. Così come ognuno ha motivo di praticare il proprio culto senza demonizzare il culto degli altri o di chi non ne ha nessuno».
E a un fenomeno più volte definito “epocale” come l’ immigrazione?

«La massoneria è orgogliosa di essere stata il volano della colonizzazione degli spazi planetari da parte dell’ Europa, che ha elaborato ed esportato le scienze come lingua universale. La caotica “migrazione” in corso (più appariscente che numericamente consistente) è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto al progetto originario della massoneria, che è Ordine iniziatico, fondato sul rispetto e sulla tolleranza, non sulla confusione e sull’ indurimento dei fondamentalismi. Quanto sta avvenendo non è che sfruttamento di circostanze da parte di profittatori, col benestare di “aziende etiche” o talvolta di utopisti che ignorano storia e realtà effettiva. Nel frattempo, si accumulano rischi di conflitti veri, che spazzeranno via questa temporanea increspatura del Mediterraneo».

E' iniziata l'era della bestia - Centinaia di aziende britanniche pronte ad impiantare microchip nei loro dipendenti

















Numerose aziende britanniche stanno valutando la possibilità di impiantare microchip nei propri dipendenti con la scusa di aumentare la sicurezza. 


Biohax, una società svedese che fornisce impianti rfid per uso umano, ha dichiarato al Daily Telegraph che e' "in trattativa" con un certo numero di società legali e finanziarie del Regno Unito per microcippare il personale con i dispositivi. 


"Queste società gestiscono documenti sensibili", ha detto al giornale Jowan Österlund, il fondatore di Biohax. Jowan Österlund di Biohax .

Naturalmente, non tutti sono d'accordo con questa idea. Un portavoce della Confederazione britannica ha detto al Guardian : "Mentre la tecnologia sta cambiando il modo in cui lavoriamo, questo rende la lettura decisamente scomoda. 











"Le imprese dovrebbero concentrarsi su priorità più immediate e concentrarsi sul coinvolgimento dei propri dipendenti".

La Biohax dice che i suoi microchip, che hanno all'incirca le dimensioni di un chicco di riso, costano 150 sterline l'uno. 

Il microchip viene inserito nella pelle tra il pollice e l'indice e puo' essere utilizzato come un qualsiasi tipo di trasmettitore, ad esempio per aprire porte o avviare un'auto. Possono anche essere caricati con dati medici a cui è possibile accedere se ce ne fosse bisogno.


Österlund ha affermato che le aziende più grandi, come quelle con oltre 200.000 dipendenti, potrebbero offrire questa opzione per facilitare la vita dei dipendenti e far risparmiare soldi all'azienda.



Grecia, notizia censurata da giornali e tv. Ecco cosa ha fatto l'Europa...

Anni di austerità spinta dalla Ue in Grecia continuano ad avere effetti devastanti su una popolazione alle prese con una povertà devastante e carenza di accesso alle cure mediche di base e all’istruzione.”

Così si legge in un report del Consiglio d’Europa, commentato da Nikolaj Nielsen per EU Observer.

“Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa per i diritti umani, ha dichiarato a EU Observer che i greci stanno tuttora soffrendo per le conseguenze dei salvataggi internazionali e per l’imposizione delle riforme strutturali” prosegue.

“I suoi commenti seguono la pubblicazione di un report di 30 pagine sull’impatto delle misure di austerità in Grecia, secondo il quale gli strascichi dell’austerità avrebbero violato i diritti delle persone sulla salute, diritti sanciti dalla Carta Sociale Europea, e avrebbero eroso la qualità dell’istruzione” ha spiegato Nielsen.



“Il suo report sottolinea in particolare come i servizi per la salute materna e infantile siano stati tagliati del 73 percento tra il 2009 e il 2012. Il governo ha inoltre ridotto di un quinto i finanziamenti pubblici per i servizi di salute mentale tra il 2010 e il 2011, e ulteriormente di più della metà tra il 2011 e il 2012” ha sottolineato.

“La Mijatovic descrive la legge greca sulle cure sanitarie di base, approvata lo scorso anno, come ‘una caduta’ in termini di ciò che sarebbe necessario per riportare la Grecia alla normalità. La Grecia ha ricevuto qualcosa come 288,7 miliardi di euro nel corso di tre programmi di salvataggio, e in cambio ha dovuto imporre un’ampia gamma di tagli a tutti i servizi sociali rivolti alle persone in difficoltà” ha fatto sapere.

“Circa un terzo dell’intera popolazione vive nella povertà estrema. Il numero dei senzatetto è aumentato di quattro volte. Il terzo salvataggio, avvenuto nel 2015, ha imposto tagli ancora più severi, costringendo il parlamento Greco ad approvare ben sette pacchetti di misure di austerità. Sono state tagliate pesantemente le pensioni e aumentate le tasse, tra le altre cose. La disoccupazione in Grecia è diminuita, attestandosi un po’ sopra il 19 per cento, ma rimane il valore più alto di tutta la Ue” ha osservato.


Corruzione, figli di nomi illustri arrestati ! Ecco perchè chiedono la Tav !

L’hanno ribattezzata «Arka di Noè» perché imbarca la corruzione dell’Italia intera: da Genova a Reggio Calabria passando per Roma. Proprio in queste ore la Guardia di finanza di Genova sta eseguendo 14 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Genova, per i reati di corruzione, concussione e turbativa d’asta, nei confronti di alcuni imprenditori e dirigenti di un consorzio (general contractor) che sta realizzando la linea ferroviaria ad alta velocità (articolo risalente al 2016, lo riproponiamo per chi dovesse avere la memoria corta).

Anche grazie al filone romano l’operazione si arricchisce di nuovi sviluppi. I carabinieri del Comando provinciale di Roma stanno eseguendo misure cautelari in diverse regioni nei confronti di 21 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, corruzione e tentata estorsione. Gli investigatori ipotizzano un’associazione per delinquere che ha compiuto condotte corruttive per ottenere contratti di subappalto, oltre che nei lavori di una tratta della Tav Milano-Genova, del 6° macrolotto dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e del People Mover di Pisa. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Roma, è denominata «Amalgama» e ha fatto scattare arresti nel Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Abruzzo, Umbria e Calabria.



L’indagine avrebbe ricostruito condotte illecite di un gruppo di persone costituito, organizzato e promosso dalla persona che, fino al 2015, è stato il direttore dei lavori nell’ambito delle tre opere pubbliche interessate e dal suo socio di fatto, un imprenditore calabrese del ramo delle costruzioni stradali, che si è avvalso del contributo di altre nove persone, tra le quali anche alcuni funzionari del consorzio Cociv.Tra gli arrestati nell’ambito dell’’inchiesta sulle grandi opere, c’è anche Giandomenico M., imprenditore e figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea. Giuseppe L., invece, figlio dell’ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, risulta indagato a piede libero.


Terzo valico, operazione Gdf: 14 arresti Gli investigatori ipotizzano un’associazione a delinquere finalizzata a compiere condotte corruttive per ottenere contratti di subappalto nell’ambito dei lavori per la realizzazione della tratta Tav Av/Ac Milano-Genova-Terzo Valico Ferroviario dei Giovi” (Alta velocità Milano-Genova); 6° Macrolotto dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e del People Mover di Pisa.Le indagini, svolte dal Gico del Nucleo di Polizia tributaria di Genova e coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno consentito di appurare episodi di corruzione, concussione e di turbativa d’asta perpetrati dagli indagati, nei vari ruoli dagli stessi ricoperti negli anni, in relazione all’aggiudicazione di commesse per un valore complessivo di oltre 324 milioni.


Dall’attività investigativa è emerso che, in occasione dello svolgimento delle gare indette dal general contractor, alcuni dirigenti preposti al loro svolgimento, per pilotare l’assegnazione dei lotti ad alcune società ed escluderne altre, hanno fatto in modo, in alcuni casi, che offerte anomale divenissero regolari in violazione ai principi della par condicio e, in altri, si sono avvalsi della compiacenza di concorrenti di comodo, in realtà non interessati all’aggiudicazione della gara, per indirizzare direttamente l’assegnazione all’unico concorrente interessato. In una circostanza la turbativa è stata accompagnata dal pagamento di una somma di denaro. La linea ad alta velocità denominata «Terzo Valico di Giovi» è stata definita di «interesse strategico nazionale». Collegherà Genova a Milano e dovrebbe essere pronta per il 2021. Il Tav ligure è un’opera che vale 6,2 miliardi e ha l’obiettivo di potenziare i collegamenti del sistema portuale della Liguria con le principali linee ferroviarie del nord Italia e il resto d’Europa. Si sviluppa lungo 53 chilometri, di cui 37 in galleria. Il Cipe ha fissato un limite di spesa di 6,2 miliardi per il consorzio Cociv – un colosso di cui fanno parte Salini Impregilo, Condotte e Civ – che dovrà realizzare i sei lotti.



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Emanuela Orlandi mori’ in un festino pedofilo in Vaticano, lo rivela Padre Amorth












IL "RAPPRESENTANTE" DELLA AVON CHE AVVICINAVA LE RAGAZZE ERA FORSE UN UOMO DELLA GENDARMERIA VATICANA? PADRE AMORTH, VOCE AUTOREVOLE E PRESIDENTE DEGLI ESORCISTI, AVEVA ALCUNI TESTIMONI AFFIDABILI PER AFFERMARE CIO' CHE DICEVA, DUNQUE I RESTI DI EMANUELA E MIRELLA SONO DA RICERCARSI IN AMBIENTE VATICANO... 


La notizia è sconvolgente, ma è ancora più incredibile la fonte da cui proviene. Per Padre Gabriele Amorth, il più grande esorcista della Santa Sede stimato addirittura dal Papa, Emanuela morì tragicamente in un festino pedofilo consumato in ambienti vaticani. Secondo il religioso, infatti, la sfortunata ragazza rimase impigliata in un’orgia orribile che per lei finì tragicamente. Di questa pista si era parlato già in passato, ma le ipotesi che ha avanzato in questi giorni Padre Amorth, gettano nuova luce su quella sparizione. Padre Amorth tira in ballo alcuni testimoni affidabili e tra questi monsignor Simeone Duca, archivista della Santa Sede, che fece cenno a “festini” e indicò anche la presenza di un gendarme vaticano che si proponeva come “reclutatore di ragazze”. 

IL RUOLO DI DON VERGARI 
In un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, Padre Amorth ha aggiunto anche di più: «Ho motivo di credere – ha detto – che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e di occultamento del cadavere». Insomma, Emanuela fu drogata, coinvolta in un festino e poi morì o venne uccisa. Per evitare scandali fu dunque necessario far sparire il cadavere. E qui spunta la figura di Don Vergari, l’ex rettore di Sant’Apollinare che di recente è stato indagato proprio per il caso di Emanuela. Si è per esempio sospettato che sia stato lui a far sparire il corpo della ragazza, ma al momento non ci sono prove e non sono leciti nemmeno sospetti.


D’altronde, lo stesso Don Vergari smentisce tutto con sicurezza. Interviene però anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che racconta dettagli della vita segreta di Sanf Apollinare. «Le amiche della scuola di musica di Emanuela – ha affermato – mi dissero che suor Dolores, la direttrice, non le faceva andare a messa o a cantare nel coro a Sanf Apollinare, ma preferiva che andassero in altre chiese, proprio perché aveva una brutta opinione di Don Vergari!». Forse queste parole non bastano per indicare nel sacerdote uno del gruppo che organizzava le orge. Ma certo gettano nuova luce sul mistero di Emanuela. E c’è di più, perché Padre Amorth riprende un vecchio collegamento con un altro caso da sempre legato a quello di Emanuela: parla infatti di Mirella Gregori, scomparsa nello stesso anno e forse per lo stesso motivo. E qui, il sacerdote spiega di non credere in alcun modo alla pista internazionale. Sembra ormai accertato, infatti, che le dichiarazioni dei Lupi Grigi che dissero di avere in mano Emanuela e Mirella erano solo un depistaggio inventato dalla Stasi, i servizi segreti della Germania Est, per deviare le indagini sull’attentato a Giovanni Paolo II. Fu così che il destino delle due innocenti ragazzine finì in un gioco di specchi internazionale che complicò le indagini e, anche se indirettamente, aiutò una banda di preti pedofili che cercava in tutti i modi di nascondere le prove delle efferatezze commesse. Ormai ci siamo, il fronte del silenzio sembra infranto e, forse assai presto, potremo dire che il caso di Emanuela è davvero vicino alla soluzione.



Altre fonti



Padre Amorth: "Orlandi, fu un delitto a sfondo sessuale"

Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel 1983 a Roma




IL CAPO DEGLI ESORCISTI: "ATTIRATA IN UNA TRAPPOLA" GIACOMO GALEAZZI

Città del Vaticano
«E' un delitto a sfondo sessuale», sostiene il capo mondiale degli esorcisti, padre Gabriele Amorth. L'anziano sacerdote, molto stimato da Benedetto XVI, rivela a La Stampa una pista interna per la scomparsa nel 1983 della cittadina vaticana davanti alla chiesa di Sant'Apollinare, da poco riferita riservatamente ai familiari della ragazza.

«Come dichiarato anche da monsignor Simeone Duca, archivista vaticano, venivano organizzati festini nei quali era coinvolto come "reclutatore di ragazze" anche un gendarme della Santa Sede. Ritengo che Emanuela sia finita vittima di quel giro - spiega padre Amorth - Non ho mai creduto alla pista internazionale, ho motivo di credere che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e occultamento del cadavere». E ancora: «Nel giro era coinvolto anche personale diplomatico di un'ambasciata straniera presso la Santa Sede».

Una testimonianza che padre Amorth ha reso pubblica ora nel suo libro «L'ultimo esorcista» e che presenta tratti in comune con la lettera anonima arrivata alla madre di Emanuela Orlandi nella quale si riferisce di una trappola nella quale fu attirata la quindicenne nella sacrestia di Sant'Apollinare.

Monsignor Pietro Vergari, parroco della basilica negli Anni 80, continua a protestare la sua estraneità ai fatti («Sono tranquillo, non ho nulla da nascondere»), ma è considerato dagli inquirenti un elemento centrale nella sparizione.

«Nell'ispezione nella cripta non hanno trovato nulla se non appunto il corpo di De Pedis - afferma don Vergari -. Tutte quelle ossa ritrovate non sono altro che ossa antichissime, risalenti a secoli fa quando anche i laici venivano sepolti nelle chiese. Ora dicono che faranno indagini approfondite ma non vedo proprio che cosa possano trovare».

Il prelato è finito nel registro degli indagati della procura di Roma, per concorso nel sequestro della ragazza, in concomitanza di una perquisizione presso il suo domicilio nel corso della quale è stato sequestrato un computer. Vergari, già sentito nel 2009 come testimone a proposito del seppellimento del capo della banda della Magliana, De Pedis nella cripta di Sant'Apollinare, sarà presto convocato in procura per essere interrogato, questa volta nella veste di indagato, dai pm Capaldo Maisto. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ricorda che suor Dolores, la direttrice della scuola di musica frequentata dalla sorella nel palazzo di Sant'Apollinare, raccomandava alle studentesse di stare alla larga dal rettore della basilica.

Nell'inchiesta sulla scomparsa della figlia di un commesso pontificio, un gendarme vaticano è stato sentito in procura come persona informata dei fatti, mentre su una decina di ossa ritrovate a Sant'Apollinare sarà effettuato il test del Dna per compararlo con quelli della Orlandi e di Mirella Gregori, l'altra ragazza scomparsa 29 anni fa a Roma.

I resti saranno analizzati a Milano dagli esperti del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense. Il coinvolgimento di don Vergari apre scenari inquietanti. Osserva Pietro Orlandi: «Emanuela scomparve alla sette di sera. Mai sarebbe salita su una macchina con un sconosciuto. Se l'avessero presa con la forza, a quell'ora in pieno centro qualcuno se ne sarebbe accorto. L'ipotesi della basilica ha un senso. Se a Emanuela qualcuno avesse detto di seguirlo a Sant'Apollinare non si sarebbe insospettita. Un luogo sacro non dovrebbe spaventare nessuno».

Dunque potrebbe essere caduta in un tranello teso da qualcuno che era in rapporti con l'allora rettore della basilica. «Che a Sant'Apollinare ci fossero giri strani e gravitasse un pezzo di malavita romana, non solo De Pedis con cui don Vergari era in confidenza, è purtroppo qualcosa di risaputo», precisa Pietro Orlandi: «Le amiche della scuola di musica di Emanuela mi dissero che suor Dolores, la direttrice, non le faceva andare a messa o cantare nel coro a Sant'Apollinare ma preferiva che andassero in altre chiese proprio perché diffidava, aveva una brutta opinione di monsignor Vergari».

Per il momento gli indagati restano cinque: don Vergari, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni, Sergio Virtù e Sabrina Minardi.

Siria, ecco le mosse di Putin per far uscire Trump dal conflitto

L'immagine di Putin e Assad in Siria (LaPresse)


Vladimir Putin starebbe lavorando per fornire a Donald Trump una via d’uscita dalla Siria. Lo scrive Al Monitor. In più di un’occasione, il presidente americano ha detto di voler ritirare le truppe presenti nel Paese mediorientale. Per ora, però, non c’è stata alcuna azione in questo senso. Anzi: il Pentagono si è duramente scontrato con il tycoon su questa ipotesi.

La guerra in Siria oggi appare chiara dal punto di vista militare, meno da quello diplomatico. Il nodo centrale è la presenza iraniana nel Paese e l’avanzata governativa a sud non fa che rendere questa problematica più evidente. Non a caso, la scorsa settimana, il ministro della Difesa di Tel Aviv Avigdor Lieberman è volato a Mosca per trovare un accordo (e qualche rassicurazione) con Putin. 


In questi mesi, complice anche l’uscita dal nucleare iraniano da parte degli Stati Uniti, la Russia ha riaperto i canali diplomatici con l’Occidente. Emmanuel Macron,a San Pietroburgo, ha ricordato che la Francia vuole arrivare a una soluzione del conflitto e non sembra che Parigi sia intenzionato a portare avanti un cambio di regime. Una posizione radicalmente cambiata rispetto al 2011, quando l’ambasciatore francese Eric Chevallier camminava per le strade di Hama assieme ai ribelli. La Francia si allinea alla politica russa in Siria? Certamente no. Eppure, come rileva Igor Delanoe, sempre su Al Monitor, “cercando di ricostruire dei ponti con la Russia sul futuro della Siria, Parigi vuol dimostrare di non essere allineato agli Stati Uniti su tutte le questioni mediorientali. In questo senso, la decisione di Trump di uscire dall’accordo con l’Iran dà alla Francia più spazi di manovra quando si parla di Siria. Distaccarsi dalla politica regionale di Washington rientra nella posizione indipendente della Francia”. Ma non solo. 

Due settimane fa, Angela Merkel ha incontrato a Sochi Vladimir Putin. Un incontro molto diverso da quelli passati e il primo in Russia della cancelliera dopo la crisi ucraina. I toni sono stati molto più distesi Berlino ha trovato in Mosca una sponda sul nucleare iraniano. È quindi quasi inevitabile che la Merkel sia più accondiscendente su ciò che sta avvenendo e avverrà in Siria. 


Ma c’è un altro attore fondamentale: la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Un attore che già dialoga con Mosca e Teheran ad Astana e che sta cercando di ritagliarsi sempre di più una sfera di influenza in Siria. Idlib è, di fatto, un prolungamento di Ankara che è però difficile da gestire. Al Monitor lo descrive così: “Aumenta la pressione dell’esercito siriano e la regione diventa teatro di feroci scontri tra gruppi rivali. Idlib rimane un luogo turbolento, colpito dalle operazioni dei governativi, da scontri tra gruppi rivali e omicidi per i quali si incolpa lo Stato islamico. Più di 180mila persone, di cui 29mila combattenti, sono state evacuate dalla Ghouta orientale, dal Qalamoun orientale, e più recentemente da Yarmouk”. Di fatto Erdogan, con i suoi punti di osservazione che circondano l’area, controlla totalmente Idlib. E userà questa carta nelle prossime trattative. L’impegno di Ankara in questa guerra è stato tanto costante quanto politicamente ondivago.

La Turchia sta già trattando con gli Stati Uniti per controllare sempre di più la Siria, come dimostra l’allontanamento dei curdi dello Ypg da Manbij. Un accordo che, come ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, rappresenta un punto di svolta nei rapporti tra Washington e Ankara. È chiaro che gli Stati Uniti non sono intenzionati a portare avanti le istanze indipendentiste dei curdi. 

Pochi giorni fa, il Wall Street Journal ha fatto sapere che la Casa Bianca sta lavorando a un incontro tra Putin e Trump. Un incontro sul quale si sta lavorando da tempo, ma che non è facile da organizzare (anche perché sul presidente americano è ancora presente lo spauracchio del Russiagate). È però ovvio che in un summit simile uno dei temi centrali sarà quello siriano. Il leader russo dialoga con tutti, sapendo di dover tenere assieme le diverse necessità degli alleati. Mosca dialoga con Tel Aviv e, allo stesso tempo, deve tenere conto della presenza iraniana in Siria. 

Insomma, la guerra in Siria può rappresentare un vero e proprio pantano in cui ogni Stato che ha deciso di intervenire potrebbe non uscire più. Con la garanzia del ritorno dei Pasdaran e di Hezbollah in Iran e in Siria, Putin potrebbe fornire a Trump un’ottima opportunità per un’uscita di scena. Ma cosa chiederà in cambio?

A Parigi va in scena il nuovo ordine mondiale. E a guidarlo sono Trump e Putin

usa russia


Il nuovo ordine mondiale passa anche per alcuni gesti. Ammiccamenti, sorrisi e sguardi tesi.Come nell’incontro per il centenario della vittoria nella Grande Guerra, a Parigi. Lì, nella capitale francese, non è andato solo di scena un meeting per celebrare la fine di una tragedia. Parigi è diventata, per qualche ora, il crocevia della diplomazia mondiale, dove Emmanuel Macron, Angela Merkel, Vladimir Putin e Donald Trump, si sono incontrati tutti insieme dopo molto tempo.

Se la politica è fatta anche di immagini, quella che è scaturita dall’incontro francese è eloquente. Trump e Putin, al netto delle divergenze su alcuni punti chiave in cui gli interessi dei propri apparati collidono, si scrutano con aria quasi complice. Dall’altra parte, Macron e Merkel si sciolgono in un caloroso abbraccio, quasi a voler significare che la loro Europa, quella dell’asse franco-tedesco, è in pericolo. E che le loro leadership, sempre più deboli, sono fuse da un destino quasi indissolubile. Infine, l’incontro gelido fra il presidente francese e quello americano, con Trump che, atterrato a Parigi, non ha potuto altro definire “insulting” il pensiero di Macron sull’esercito europeo.

Siamo di fronte a un nuovo mondo, è inutile negarlo. Basta vedere la freddezza, quasi disinteresse, con cui Trump ha partecipato alle celebrazioni. Non c’è solo una questione personale. È un tema politico. Il mondo multilaterale, l’asse fra America ed Europa, l’aiuto al Vecchio Continente sono temi che stridono pesantemente con l’agenda di The Donald. Alla Casa Bianca, l’Europa non interessa, se non come singoli Paesi partner.

Meglio la Russia di Putin, con cui Trump condivide molti punti di vista che solo l’establishment Usa (profondamente russofobo) sta limitando. E questo lo si capisce anche da come il presidente degli Stati Uniti si rapporta a quelli che dovrebbero essere i suoi migliori alleati. Il mondo sta cambiando: e Washington non ha più interesse a svolgere il ruolo di garante dell’Europa.

In questo periodo di transizione politica in cui tutto appare in mutamento, Russia e Stati Uniti, antichi nemici, si scoprono nuovi alleati. Perché ci sono molti obiettivi comuni. E la strategia del Cremlino e della Casa Bianca non è molto diversa. E mentre gli Stati Uniti “arretrano”, riaffiorano gli antichi imperi desiderosi di colmare il vuoto che Washington, inevitabilmente, deve lasciare. E tutto ha un nuovo equilibrio.

Non è un equilibrio fatto di piattaforme internazionali, di accordi multilaterali, di quell’ordine internazionale liberale voluto dagli Stati Uniti e in cui le Nazioni Unite rappresentavano l’esempio più cristallino (e tutto sommato inutile). È l’equilibrio dinamico del mondo “sovranista”, come spiegato da La Stampa. Non un’internazionale, come spesso si tende superficialmente a dire, ma un mondo di interessi nazionali in cui le antiche e nuove potenze cercano un difficilissimo equilibrio fatto anche di una retorica diversa, a tratti violenta, ma molto spesso paradossalmente amichevole. Un gioco complesso e non privo di rischi in cui a pagarne le conseguenze sono quegli Stati che non si trovano a sedere al tavolo dei grandi. E che rientrano anzi nel campo da gioco della sfida fra potenze. 


Trump e Putin ne sono il simbolo forse più evidente. Ma non sono gli unici. Recep Tayyip Erdogan sogna una nuova Turchia sul modello ottomano. L’Iran è tornato a pensare in grande come potenza in grado di influenzare il Medio Oriente. E la Cina, a oriente, preme per tornare a essere l’impero di mezzo, slegandosi dall’enorme guscio di terra in cui si è rinchiusa per decenni. L’Europa, che non è mai esistita, è così destinata a barcamenarsi in un gioco complesso in cui i suoi antichi e nuovi impero sembrano destinati a soccombere. Altri Stati premono per rovesciare l’alleanza fra Parigi e Berlino. E i due leader europei, deboli in patria e indeboliti all’esterno, incapaci di frenare l’onda di protesta contro l’Unione europea a trazione franco-tedesca, non possono fare altro che guardarsi negli occhi, abbracciarsi. E capire che, probabilmente, il loro mondo sta finendo. Mentre Trump e Putin si guardano come due leader che il mondo vuole nemici, ma che in fondo hanno molti interessi in comune.

LITURGIA DEL GIORNO

LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -







 PRIMA LETTURA 

Tt 2,1-8.11-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Carissimo, insegna quello che è conforme alla sana dottrina.
Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, saggi, saldi nella fede, nella carità e nella pazienza. Anche le donne anziane abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, per formare le giovani all’amore del marito e dei figli, a essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non venga screditata.
Esorta ancora i più giovani a essere prudenti, offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi.
È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.


  SALMO  

Sal 36
La salvezza dei giusti viene dal Signore.

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Il Signore conosce i giorni degli uomini integri:
la loro eredità durerà per sempre.
Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.

Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa.
I giusti avranno in eredità la terra
e vi abiteranno per sempre. :
«Ecco l’opera del Signore!». 


 VANGELO 

Lc 17,7-10
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».