lunedì 12 novembre 2018

La strage delle donne, quaranta anni di delitti e di misteri. La mappa dei crimini e loro assassini

Tutti i nomi, le storie e i casi di sparizioni e omicidi, con foto inedite di particolari segreti in un incalzare di orrore e casi ancora insoluti. Perchè? Quali sono i misteri dietro queste pagine nere? Una mappa ragionata del crimine femminile, dal femminicidio al complottismo, dai delitti di genere alle pratiche oscure esoteriche e rituali. Chi sono gli assassini e perchè?

Lo chiamano “femminicidio”, ma questo termine è diventato riduttivo rispetto all’ampiezza e alla gravità del fenomeno. Tra le prime ad usarlo nel 1992 è stata la criminologa Diana Russel nel libro scritto insieme a 
Jill Radford da titolo “Femicide: The Politics of woman killing”. Dopodichè la definizione si è diffusa nella sociologia, psicologia e sui mass media per indicare la “violenza di genere”, cioè del maschio contro la donna. Secondo le statistiche i femminicidi sarebbero in crescita, nonostante un decreto ad hoc che ha inasprito le pene, le campagne di prevenzione, l’apertura di centri anti-violenza e dopo la faticosa definizione nel maggio 2011 della Convenzione di Istanbul, che tuttavia entrerà in vigore quando sarà ratificata da 10 Paesi membri, che a tutt’oggi sono solo 5 compresa l’Italia insieme con l’Albania, il Montenegro, il Portogallo e la Turchia. 
Intanto i casi di omicidi e violenze di cui sono vittime le donne sono passati dai 93 casi del 2012 ai 123 del 2013. E solo nel primo trimestre del 2014 sono stati 68. Dal 1975, anno tristemente noto per il delitto del Circeo, in Italia si è sviluppata una forte corrente di pensiero che ha classificato questa tipologia del crimine come una specifica violenza “di genere” da parte del maschio contro la donna con le caratteristiche tipiche già individuate per stabilire la disparità tra i sessi e l’inferiorità in cui la donna gravita negli universi maschili fino agli estremi di restare vittima di abusi e uccisioni. 
Una spiegazione che però non ha risolto né la prevenzione né ha prodotto forti politiche positive, sicuramente non ha favorito i progetti di riabilitazione se non che formare una quota di nuovi lombrosiani secondo i quali esisterebbe un tipo d’uomo massacratore  che non può fare altro che uccidere. Mi pare la rassegnazione della criminologia quando non si riesce a fare nulla di buono se non che alimentare un giustizialismo-spettacolo che si nutre di mostri e serial killer. Inoltre il femminicidio è stato un terreno di battaglia prettamente ideologico e si è logorato dietro alle teorie femministe degli anni Settanta.
Per tutte queste ragioni si sono fatte strada altre ipotesi e io stessa propendo per altre piste per spiegare “la strage delle donne”. L’altra pista parte da una ricognizione logica dei casi e da una classificazione per tipologie dei reati. 


L’ipotesi è che il filo di sangue che da circa mezzo secolo riguarda il femminile non segue solo la barbarie maschile, ma ne prende spunto per dare luogo a una costante “crimonosa-rituale” in cui contano  il genere, ma soprattutto le modalità e il perché dei fatti.
Premetto subito, però, che  dicendo questo non intendo neppure scadere nella pista massonica per cui le morti sarebbero in gran parte ordite da sette ed ordini oscuri che flagellano innocenti e vergini secondo cabale, numeri e simboli. E’ piuttosto una terza via, che porta dritto dentro la natura specifica di un tipo di crimine che ha molte caratteristiche generiche, aspetti oscuri e sfugge facilmente ad investigatori, detective e magistrati per il suo complesso intreccio di modalità ad uso di una particolare criminalità  stabilita tra poteri e generi sociali, che ricava da questi atti un dominio utile a posizioni dominanti e perfino economiche. 
Cercherò di spiegare sia pure in modo sintetico cosa si intende. 

Le principali tipologie del “delitto femminile criminoso-rituale” sono di tre specie: le sparizioni, gli omicidi violenti, le stragi. 

1. La prima tipologia riguarda “le sparizioni”. Mi ha colpito che mentre l’attenzione mediatica si sofferma
molto sugli abusi e le violenze il vero fenomeno in preoccupante aumento riguarda invece le persone scomparse, e tra queste le donne. Pensate che dal 1975 a oggi  gli scomparsi sono più di 23 mila, di cui circa 9 mila  donne e di queste quasi la metà minorenni. Dal 2012 il fenomeno ha subito un fortissimo incremento: spariscono  circa due donne al giorno, cioè ogni giorno due persone di sesso femminile, soprattutto giovanissime, scompaiono e il ritrovarle vive è rarissimo (a parte i casi di allontanamento volontario) come altrettanto non scontato è il ritrovamento del corpo. 
Cosa succede in quella parte di società al femminile al cospetto dei cambiamenti e della crisi? 
Leggerete anche i voi i disperati appelli appesi nelle stazioni, nei bar, quei volti di adolescenti, di bambine, di mamme, di ragazze che lasciano senza fiato per l’incubo in cui ci precipitano di mistero e terrore. Oppure sarete degli affezionati spettatori di “Chi l’ha visto?”, la trasmissione di Raitre condotta da Federica Sciarelli oramai diventata un genere seguitissimo al cardiopalma. E non vi sarà sfuggito che i casi disperati  che fanno audience si susseguono. Al giallo di Roberta Ragusa, la bella signora pisana svanita nel nulla tra il 13 e 14 gennaio 2012, per cui il maggiore sospettato è il marito che rischia la condanna per omicidio volontario e occultamento o distruzione di cadavere e il quale si fa vedere in giro con la giovane ex baby sitter, è seguito il caso di Elena Ceste, la casalinga insoddisfatta mamma di quattro figli di Costigliole d’Asti, sparita il 24 gennaio scorso dopo il rebus della sua attività sui social network e lo strano ritrovamento la mattina della sparizione di alcuni suoi indumenti accanto al cancello, occhiali compresi da cui era inseparabile. Anche in questo caso secondo l’opinione pubblica il principale sospettato è il marito, Michele, visto che la moglie attraversava un momento di smarrimento sentimentale e aveva preso a chattare con qualche ex o “consolatore” da cui però si era sentita braccata e ricattata prima di sparire nel nulla  con i cani molecolari che hanno fiutato le ultime tracce davanti alla chiesa del piccolo paese. Una vicenda tormentata, angosciante, fitta di nebbie e nella quale per ultimo è entrato  l’enigmatico parroco con cui Elena si era confidata circa i suoi malumori.
Le sparizioni di donne non sono casi isolati. Spariscono a raffica ragazze, mogli e anche signore sui cinquanta. A Varese in cinque giorni sono svanite nel nulla dal 20 al 25 maggio tre donne, di cui una minorenne: Isabel G., 17 anni,  Luciana Vismara, 44, Orsola Paganini, 56. Dove sono finite? Esiste un legame tra le tre storie? 
Quanti nomi potrei fare di casi noti e meno noti…migliaia! Vi pare un dato casuale dovuto al conflitto tra sessi, alla vita difficile, alla violenza che si insinua nei rapporti, alla droga, alle attività illecite di alcuni, al fatto che magari una moglie decide di sparire e rifarsi una vita altrove, al marito geloso che ha l’amante e sotterra la consorte, allo stupratore o al serial killer che fanno sparire il corpo del reato, oppure c’è chi fa fare a un numero impressionante di persone di sesso femminile non certo una bella fine? E quale mistero si nasconde dietro a questi fantasmi? 
Avete mai sentito parlare di Ciudad Juàrez? E’ una cittadina messicana al confine con la texana El Paso tristemente nota per l’elevatissimo numero di omicidi: 2.500 solo nel 2009, causa bande armate, guerra del narcotraffico e delinquenza d’importazione. Dal 1993 questa città ha anche il tragico primato di una violenta strage di donne: quasi 4.500. Tutte umili, emarginate, giovani impiegate delle maquilladoras, le industrie di montaggio delle imprese americane ubicate lungo la frontiera, che sono svanite all’improvviso. Le modalità con cui queste sfortunate ragazze sono state uccise sono quasi sempre le stesse: tirate in agguati, fatte scomparire e poi ritrovare torturate e sfigurate. Si è parlato di tutto: riti satanici, tratta di organi, violenza comune di genere. Nel 2006 è stato tratto anche un film con Jennifer Lopez e Antonio Banderas, in cui veniva mostrato l’alto grado di corruzione a livello istituzionale per coprire questa mattanza al femminile. 
Solo criminalità, oppure dietro l’omertà si nasconde una particolare attività  che coinvolge anche colletti bianchi e potenti appartenenti a gruppi religiosi? Quello che viene chiamato “femminicidio” e identificato con la violenza insita nel maschio contro il sesso debole non rappresenta la facciata di una categoria delittuosa che sfrutta la cultura “di genere” per compiere in modo impunito una catena  incredibile di sangue e morte?
Credo che in  Italia si sia sviluppato un intreccio tra delinquenza, violenza sadica, tratta umana ed inoltre delitti e sparizioni a scopo di strategia della tensione che vengono attribuiti spesso a mariti, fidanzati, uomini descritti col tratto psicopatico per sollevare conflitti e generare paure al fine di disorientare le masse sulla forte instabilità politica e sociale e il coinvolgimento di classi alte e insospettabili in gravi reati come la Chiesa, i quali non vengono percepiti per la loro gravità e dunque non si producono reazioni. Ciò che colpisce sono le “coperture” che questo genere di crimini ottiene ad alti livelli, il disorientamento dei magistrati e degli inquirenti nelle indagini e di fronte ai presunti responsabili, la difficoltà di reperire indizi seri e credibili e la forte spettacolarizzazione delle vicende e dei processi che diventano puntate infinite di horror mediatico, in cui il giornalismo ha la responsabilità di aver abdicato alla terzietà dal potere a favore di carriere, potere e immagine, di aver esautorato e isolato i giornalisti onesti e d’assalto e invece di indagare si fa portavoce e complice indiretto dei poteri criminali. 
Parlando di “sparizioni” dobbiamo partire dai casi più eclatanti e ancora irrisolti diEmanuela Orlandi Mirella Gregori, due giovanissime poco più che sedicenni, la prima cittadina vaticana e la seconda sparita qualche mese prima, mai ritrovate e intorno alle quali si è sviluppato un vero e proprio “giallo d’azione” da manuale criminologico, che mobilita masse di presunti e falsi testimoni, piste internazionali che vanno dal Vaticano alle grandi lobby del crimine internazionale, bande che si contendono il controllo dei poteri  in un gioco di ricatti e pressioni, magistrati e procure che da trentuno anni si alternano intorno a rivelazioni e presunti testimoni, perfino una produzione letteraria e giornalistica che alimenta un business di scoop e uscite editoriali, a mio parere continuando a diffondere messaggi occulti insiti nelle trame che parlano di misteri e simboli. Il prossimo passo sarà un film, c’è da metterlo in cantiere. Ma nulla che porti alla verità, come le famiglie chiedono da anni mentre la Santa Sede, investita dei peggiori sospetti, usa questo caravanserraglio di ipotesi tra le più suggestive e fantasiose per allontanare  probabilmente veri sospetti e forse implicazioni molto probabilmente al prezzo di vantaggiosi silenzi e lucrosi depistaggi. 

2. La seconda categoria riguarda gli “omicidi di donne ” in un crescendo di delitti al ritmo di due al mese negli ultimi tempi, senza contare i casi storici come quello di Simonetta Cesaroni, la giovane impiegata trovata morta nell’ufficio di via Poma nell’agosto del 1990, per cui vi fu un lungo iter giudiziario che vide coinvolto il fidanzato Raniero Busco, recentemente definitivamente scagionato.
Le vicende di sangue che hanno come protagonisti bruti, orchi, mostri e serial killer riguardano un crescendo di donne e giovanissime che a metterle in fila disegnano la mappa di una “criminologia di genere” da manuale, ma a mio parere nascondono una strategia criminosa che  andrebbe indagata all’interno del circuito dei poteri e di alcuni gruppi sociali, che al riparo di apparati e attività deviate producono eventi delittuosi in grado di suggestionare e orientare le masse facendo leva sull’orrore e la rabbia con una particolare capacità di mettere a segno un tipo efferato di omicidi. Come è il caso del delitto di Garlasco. 
Il 13 agosto del 2007 viene uccisa a Garlasco, in provincia di Pavia,  Chiara Poggi, una  ventiseienne con laurea in informatica massacrata nella sua abitazione il mattino mentre è ancora in pigiama. A compiere l’omicidio appare subito possa essere stato qualcuno a cui, con ogni probabilità, Chiara ha aperto la porta di casa. Qualcuno che lei conosceva. La ragazza era sola in quel periodo nella villetta di famiglia: i genitori erano partiti per le vacanze e chi ha uccisa lo sapeva bene. A dare l’allarme nel primo pomeriggio di quel giorno sarà il fidanzato di Chiara, lo studente bocconiano Alberto Stasi. Agli investigatori il 24enne racconta che dopo non essere riuscito a contattare Chiara al telefono per tutta la mattinata, si era recato presso casa sua, trovandola in un lago di sangue. Interrogato dagli inquirenti Stasi non convince, il suo alibi  che ripete in aula “ho studiato tutta la mattina a casa al Pc” non sembra  verificabile e si arriva alla richiesta di rinvio a giudizio, ma al processo Stasi viene assolto in primo grado, sentenza poi confermata in appello. Il 18 aprile 2013 la Corte di Cassazione però  ha annullato la sentenza di assoluzione e dunque tra nuovi colpi di scena il processo a Stasi è ripartito. 
Poco dopo, il 2 novembre del 2007,  Perugia diventa il teatro di un agghiacciante scena del crimine: nella notte di Halloween viene strangolata Meredith Kerker, studentessa inglese in Italia nell'ambito del progetto Erasmus, ritrovata priva di vita per dissanguamento con la gola tagliata nella propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri studenti. Per l'omicidio viene condannato in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede e, in primo grado, come concorrenti nell'omicidio, la statunitense Amanda Knox, e l'italiano Raffaele Sollecito,  successivamente assolti in appello per non avere commesso il fatto (relativamente all'omicidio), mentre Amanda Knox viene condannata a tre anni di carcere per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (accusato da lei dell'omicidio ma risultato completamente estraneo).
Con un colpo di scena però la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura Generale di Perugia, il 26 marzo 2013 annulla la sentenza assolutoria d'appello e rinvia gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze.  E il 30 gennaio di quest’anno la Corte d'Assise d'Appello di Firenze conferma la colpevolezza degli imputati condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a 25 anni di reclusione applicando a quest'ultimo la misura cautelare del divieto di espatrio con ritiro del passaporto. Nel giallo insomma non è ancora scritta l’ultima puntata. 
Bisogna dire  che tra il 2010 e il 2011 si verifica un crescendo di omicidi misteriosi che fanno parlare le cronache a tutte le ore. Il 26 agosto 2010 si perdono le tracce di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana ritrovata  dallo zio, Michele Misseri, in un pozzo il quale in un primo tempo si accusa dell’atroce delitto confessando di aver perfino violentato il cadavere della nipotina. Ma gli inquirenti non gli credono  e indagano la cugina Sabrina col movente della gelosia, la quale viene accusata e condannata per concorso in omicidio doloso insieme con la madre, Cosima Serrano, all’ergastolo. Una vicenda con un fortissimo impatto mediatico che trasforma la tranquilla cittadina di Avetrana nel Salento in una sorta di set con tanto di ritrovamento del corpicino in diretta tv a “Chi l’ha visto?”, che dà la notizia alla mamma della giovanissima vittima davanti alle telecamere. Un fatto mai accaduto, di una spietatezza che meriterebbe riflessioni e che invece moltiplica ascolti e trasmissioni dedicate al crimine.
Stesso crescendo mediatico avviene il 26 novembre 2010, e dura fino ad oggi, per la scomparsa di un’altra ragazzina: Yara Gambirasio, la giovane ginnasta di Brembate che esce alle 17 circa per andare in palestra e non fa più ritorno a casa. Viene ritrovata dopo tre mesi di indagini e fiato sospeso abbandonata in un campo incolto non lontano da Brembate Sopra colpita con numerosi colpi di arma da taglio in modo tale da prefigurare una sorta di croce o messaggio esoterico, particolare che colpisce gli inquirenti visto che nei pressi tempo prima era stato ritrovato il corpo di un domenicano. La caccia al presunto colpevole è di immani proporzioni: si preleva il dna a migliaia di abitanti della zona e solo dopo tre anni si arriva all’arresto di Massimo Bossetti, un muratore di Mapello che sarebbe anche il figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni di Gorno, il cui dna sarebbe lo stesso ritrovatato sul corpo di Yara. Il muratore tutt’ora agli arresti nega decisamente attraverso i suoi avvocati ogni responsabilità e dice che spiegherà al processo come le sue tracce siano potute finire sul corpo della vittima.
A distanza di un anno dal caso di Yara,  il 18 aprile 2011  un’altra donna finisce uccisa in una sorta di rito satanico. Si chiama Carmela Melania Rea, 29 anni, scompare sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dov'era andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore Parolisi, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l’unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si sarebbe allontanata  per andare in  bagno in uno chalet, dove però nessuno l’avrebbe mai vista entrare. E’ lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l’allarme. Il  corpo viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul corpo, soprattutto una strana croce sulla caviglia che in un primo tempo desta l'attenzione degli inquirenti e poi il particolare viene come "secretato", ma di cui pubblico una rara foto. L'autopsia appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Viene accusato del delitto il marito, condannato all’ergastolo anche dopo che sul suo conto emergono particolari scabrosi relativi a presunti film hard e avventure erotiche con le soldatesse della caserma e una relazione extraconiugale con una di esse. Nella morte di Melania Rea entra anche un magistrato della Procura di Roma, già protagonista di denunce eclatanti contro un giro deviato dentro gli apparati militari, che dice di aver visto la donna pochi giorni prima uscire dall’ufficio di un collega. Ma il magistrato finisce sospeso dopo addirittura una richiesta di Tso per disturbi mentali. 
Nella serie delle donne uccise bisogna citare altri due casi noti: quello di Elena Claps e Serena Mollicone. Il copione è quasi sempre lo stesso anche se lo scenario appare diverso e distante. Serena Mollicone, 18 anni, esce di casa il 1 giugno del 2001  per recarsi all’ospedale di Isola di Liri a fare una orto panoramica ma non fa più ritorno a casa. Il ritrovamento del corpo lascia gli investigatori sconvolti: tra la sterpaglia, testa  imbustata, braccia legate dietro la schiena con nastro adesivo e filo metallico, anche le gambe e i piedi sono legati con filo metallico. La bocca e il naso sono tappati con carta assorbente. Nei pressi del corpo ci sono libri, fogli e un paio di forbici. Spariti un mazzo di chiavi, lo zaino e il portafogli. Accusato del delitto è Carmine Belli, un carrozziere del luogo nella cui officina vengono trovati alcuni indizi e l’ipotesi è che abbia dato una passaggio alla ragazza, l’abbia portata nel bosco e  al rifiuto di una prestazione sessuale l’abbia legata e uccisa. Ma al processo dopo 17 mesi di carcere viene assolto e di nuovo assolto in appello. La
vicenda si alimenta di particolari quando un brigadiere del posto, Santino Tuzi, si suicida ufficialmente per ragioni sentimentali, ma si verrà a sapere che il brigadiere aveva indicato che Serena il giorno della sparizione era stata vista entrare nella caserma dei carabinieri e il padre di Serena da anni sostiene che la figlia volesse accusare di traffico di droga alcuni ragazzi di Arce tra cui probabilmente qualche nome in alto. Anche in questo caso il Ris ha eseguito una massiccia campionatura di dna ritrovato sul sacchetto,  ma dopo un decennio le indagini ancora non sono arrivate al colpevole o ai responsabili. 
Invece per l’uccisione di Elisa Claps il colpevole c’è e si chiama Danilo Restivo, già accusato nel 2002 dell’uccisione di una donna nel Regno Unito. Restivo viene prima accusato della sparizione della ragazza, che aveva incontrato il giorno della scomparsa e poi si era fatto medicare una mano per ferita da arma da taglio e tracce di sangue erano state rinvenute sui suoi abiti, ma si era rifugiato in Inghilterra. A riaprire il caso è però intervenuto dopo sedici anni il ritrovamento il 17 marzo 2010 dei resti di Elisa occultati in fondo al sottotetto della chiesa potentina della Santissima Trinità (la stessa dove Elisa si era recata il giorno della scomparsa), sembrerebbe scoperti per caso da alcuni operai durante lavori di ristrutturazione per infiltrazioni d'acqua; oltre ai resti umani, vengono trovati anche un orologio, gli occhiali, gli orecchini, i sandali e quel che resta dei vestiti della giovane. Il reggipetto appare tagliato ed i jeans sono aperti, suggerendo che la ragazza abbia subito un'aggressione a sfondo sessuale  prima di essere uccisa. Viene rinvenuto anche un bottone rosso come quelli delle vesti dei cardinali, i sospetti che il parroco sapesse da tempo dell’occultamento del cadavere si infittiscono, ma scendono in pista Don Ciotti di Libera e altri sacerdoti che si prodigano con manifestazioni per dare la caccia all’assassino. Gliallo nel giallo la poliziotta che aveva indagato sulla scomparsa di Elisa, Anna Esposito, viene ritrovata impiccata alla porta di casa e il caso derubricato come suicidio, anche se la Esposito aveva telefonato pochi giorni prima al fratello di Elisa, Gildo, per annunciargli importanti novità.
Il 30 giugno 2011 Danilo Restivo viene condannato all'ergastolo dalla Crown Court  di Winchester per l'assassinio di Heather Barnett, uccisa il 12 novembre 2002 a Charminster, un villaggio del Dorset nei pressi di Bournemouth . Nel pronunciare la sentenza  si afferma che senza ombra di dubbio Restivo ha ucciso anche Elisa. L'8 novembre 2011, presso il Tribunale di Salerno, ha inizio il processo di primo grado  con rito abbreviato e l’'11 novembre 2011 Restivo viene condannato a 30 anni di carcere, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di € 700.000 alla famiglia Claps a titolo di risarcimento. 
A questo tipo di delitti con caratteristiche marcatamente “rituali” per mano di psicopatici manifesti bisognerebbe aggiungerne molti altri per finire col caso della prostituta straniera crocifissa a maggio di quest’anno per mano di Riccardo Viti, un idraulico fiorentino di 55 anni, sospettato di aver commesso altri reati simili. Un caso che ha riportato alla memoria gli otto barbari duplici omicidi del “mostro di Firenze”, avvenuti tra il ’68 e l’’85 e attribuiti ad alcuni cosiddetti “compagni di merende”: Mario Vanni e Giancarlo Lotti, mentre il terzo Pietro Pacciani condannato in primo grado a più ergastoli morì in carcere. In questo caso le procure di Firenze e Perugia citarono espressamente la pista esoterica e gli investigatori ingaggiarono una vera e propria indagine dai contorni misteriosi e noir dando vita a un genere letterario e nuovi scrittori come il super investigatore Michele Giuttari oggi scrittore di gialli di successo. 
Dobbiamo segnalare in questa categoria anche una serie di omicidi di ragazze che secondo alcuni sarebbero state uccise dai loro “fidanzatini”, come è il caso di Federica Mangiapelo, sedici anni, che il 1 novembre 2012 viene ritrovata annegata lungo le sponde di Vigna di Valle nel lago di Bracciano e per cui viene indagato Marco Di Muro, 24 anni, cameriere di Formello, il  fidanzato. E poi un numero alto di donne sconosciute, mogli, madri, compagne, vittime dei loro uomini e di rapporti violenti che in genere di fronte alla gelosia, al diniego o alla fine di un rapporto passano alle mani e da lì spesso alla morte. 

3.La terza categoria è quella relativa alle “stragi femminile familiari”. Riguarda quegli eventi delittuosi di cui sono vittime non solo donne, ma anche i loro figli, amici, parenti e che costituiscono un terrificante scenario di sangue ed efferatezza compiuto per lo più da parenti (mariti, padri, fidanzati) ma anche da estranei. 
L’11 dicembre 2006 ad Erba, in un appartamento di una corte ristrutturata nel centro della cittadina, furono uccisi a colpi di coltello e spranghe Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la nonna del bambino Paola Galli, e la vicina di casa Valeria Cherubini. Suo marito Mario Frigerio, presente sul luogo, si è salvato perché creduto morto dagli assalitori. Dopo la strage, l'appartamento fu incendiato.
Il 3 maggio 2011, la Suprema corte di Cassazione di Roma ha definitivamente riconosciuto come autori della strage i coniugi Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, vicini di casa delle vittime, condannati all'ergastolo.
Le stragi sono caratterizzate dall’uso di armi bianche e dal tipo di aggressione che implica lo stordimento e gli accoltellamenti. Resta nella memoria la vicenda insoluta della strage di via Caravaggio, avvenuta il 30 ottobre del 1975 nella parte alta del quartiere Fuorigrotta, a Napoli, dove furono uccisi colpiti prima alla testa con un oggetto contundente e successivamente alla gola con un coltello da cucina tutti i componenti di un nucleo familiare compreso il cagnolino Dick. Sospettato fu un nipote della vittima che avrebbe reagito in preda a un raptus e a causa di un mancato prestito di denaro. Dopo circa quarant’anni, nel maggio 2013, la Procura di Napoli ha riaperto le indagini compiendo alcuni esami su alcuni reperti, ma evidentemente è stato identificato il dna di un soggetto nel frattempo deceduto oppure un soggetto non più imputabile perché il nome non è stato rivelato. 
Motivi di denaro e raptus pare siano dietro anche alla mattanza compiuta a Santhià, in provincia di Venezia, il 15 maggio scorso da Lorenzo Manavella, un giovane  che finisce il nonno di 85 anni, la nonna di 76 e la zia di 56 con un martello o un oggetto contundente. Ritrovato sporco di sangue e arrestato confessa di essere stato lui, e forse lo ha fatto per un rifiuto di denaro, ma sono agghiaccianti le foto pubblicate qualche giorno prima su  internet in cui eleggeva i nonni e la zia a suoi amatissimi familiari. 
Menti sconvolte, droga, follia? Secondo gli inquirenti sono spesso “lucidi ma spietati assassini” come Carlo Lissi che a Motta Visconti, in provincia di Milano, qualche giorno dopo finisce la moglie Cristina Omes, di qualche anno più grande, e i due figli Giulia di 10 anni e Gabriele di 20 mesi in modo atroce: un colpo di coltello alla schiena alla moglie poi sgozzata come i figlioletti mentre dormivano. E per un futile motivo: voleva separarsi e rifarsi una vita.
Casi di spietata e orribile efferatezza che rimandano a Erika e Omar i fidanzatini di Novi Ligure che il 21 febbraio del 2001 uccidono in modo premeditato la madre Susy Cassini con numerosi colpi e il fratellino di 13 anni Gianluca con 57 coltellate e dopo aver tentato di affogarlo e fargli ingerire del topicida. Una strage che scava un orrore in tutto il paese. Il Tribunale di Torino condanna i giovani a 16 anni per lei e 14 per lui, sentenza confermata in Cassazione. Il padre di Erika, Francesco De Nardo, nonostante l’immane tragedia non abbandona la figlia che dopo anni in carcere passa un lungo periodo nella comunità di Don Mazzi. La storia dei due ragazzi dannati ispira un numero impressionante di canzoni: "Venerdì 17", "Cuore di latta" e in parte "Questa vita" di Fabri Fibra, la canzone dei Subsonica "Gente tranquilla", la canzone dei Truceboys Il dramma, la canzone "300 Days To Consciousness" dei Motherstone contenuta in "Biolence" del 2008 e lo spettacolo teatrale "Le mani forti". Omar ed Erika vengono citati anche nel brano S.E.N.I.C.A.R. di Marracash  e nel brano "Hip hop bang bang" dei Club Dogo e nella canzone "Killer Star" di Immanuel Casto.  Il numero 404 del fumetto Alan Ford  ha per  titolo Enrika colpisce ancora ed è ispirato a questa strage. 

Questo elenco ragionato di casi, che non sono tutti ma sono quelli che hanno maggiormente interessato le cronache, consente di fare una mappatura per stabilire una casistica. 
Cosa determina queste furiose e spietate eliminazioni femminili? 

Secondo gli esperti sono tre le ragioni principali che possono determinare simili atroci crimini: 
1. il femminicidio;
2. sociopatie e parafilie dei soggetti con la caratteristica dei serial killer;
3. ritualità magiche ed esoteriche di sette e gruppi segreti. 

Nel primo caso la maggior parte degli esperti e dell’opinione pubblica è convinta che la strage delle donne,in relazione soprattutto ad abusi e violenza, sia determinata da concezioni disparitarie della donna considerata inferiore, oggetto e dunque al primo diniego o sintomo di emancipazione si scatena in alcuni uomini una sopraffazione violenta che determina abusi e percosse e si spinge sino all’omicidio. Riguarda tutti quei casi di donne, mogli, ex mogli e fidanzate che di fronte ad abbandoni sono malmenate, aggredite e ridotte in fin di vita o uccise dai partner siano essi anche giovani fidanzati. 
Il femminicidio, come abbiamo detto,  si fonda sull’idea che vi sia una violenza “di genere” che colpisce il mondo femminile e che richiede campagne di informazione, prevenzione, misure speciali e pene esemplari poiché le donne spesso non denunciano gli aggressori oppure sotto pressione e minacce ritirano le denunce. Per facilitare una difesa è stato varato ad ottobre 2013 un decreto che stabilisce la perseguibilità d’ufficio dello stalker, del molestatore, l’irrevocabilità della querela per gravi minacce, misure che riguardano anche mariti, ex coniugi e fidanzati, norme per la protezione e il sostegno delle vittime. 
La seconda teoria, che riguarda i casi di sparizioni ed omicidi, propende per identificare nella società un numero di uomini con l’indole e  la caratteristica delle pulsioni criminose, i quali in seguito ad esperienze e vissuti giovanili o semplicemente istinti indomabili soffrono di parafilie che li spingono a diventare assassini seriali, e cioè a uccidere donne deboli e facilmente preda e a ripetere nel tempo gli omicidi. Questi casi sono diversi dal femminicidio, caratterizzato da una concezione disparitaria delle donna che spinge l’uomo a commettere il reato, perché individua una quota di essere umani “malati incurabili” di violenza omicida, in quanto secondo alcuni criminologi questi individui non cambiano. Sarebbero i casi di Izzo, Restivo, il caporal maggiore Parolisi, l’assassino di Yara, come sostiene una new age  di criminologi come Massimo Picozzi e Ruben De Luca
A partire da molte stragi e per tanti di questi casi un gruppo di “complottisti” è convinto invece che questi delitti corrispondano ad attività ispirate a singoli o più individui da pratiche esoteriche, che corrispondono a un insieme di numeri, simboli e altri indizi che rimandano alle conoscenze rituali e farebbero capo in particolare a una setta denominata “la Rosa Rossa”  e a una internazionale pedofilia che eseguirebbe gli omicidi in un intreccio di magia ed apparati massonici deviati, come sostiene Paolo Franceschetti, un avvocato che è il difensore di alcuni imputati del processo alle Bestie di Satana, quel gruppo di assassini seriali della provincia di Varese ritenuto responsabile di induzione al suicidio e vari omicidi di matrice satanista. Secondo questo genere di “complottisti” i tanti delitti sarebbero una catena di morte eseguita secondo modalità occulte e magiche da poteri e insospettabili aderenti a ordini massonici deviati e poi attribuiti a poveri cristi come sono quasi tutti gli imputati e cioè muratori, operai, ragazzini, umili e anche casalinghe che finiscono in questa rete e sono costretti ad addossarsi le colpe.  Per fare un esempio
questi studiosi di esoterismo sono convinti che vi siano legami tra indizi cabalistici e fatti delittuosi, tra il potere magico di alcuni numeri (per esempio il 26 sarebbe la somma di Yahvè, YHWH) oppure di alcune parole come “rosa”, oppure di alcuni riferimenti biblici o storici di autori collegati a celebri società e affiliazioni segrete. Allo stesso modo secondo costoro dal mostro di Firenze, al delitto di Erba, di Cogne e lo stesso caso Orlandi-Gregori celerebbero la partecipazione invisibile di apparati che scelgono le vittime anche in base a particolari sconosciuti alle masse per cui molti sono testimoni scomodi a conoscenza di segreti. Secondo questi fantasiosi visionari il padre di Meredith non solo lavora per BBC ma sarebbe collegato ai servizi segreti inglesi. Come Stefano Lorenzi,  il padre di Samuele a Cogne, era collegato alle indagini della Uno Bianca, avrebbe fatto parte parte della gladio militare oltre al fatto che la moglie Annamaria Franzoni sarebbe una parente di Romano Prodi. Oppure il  particolare omesso per cui Chiara Poggi a Garlasco avrebbe  lavorato per una ditta dei servizi segreti, come Simonetta Cesaroni  sarebbe stata uccisa in un appartamento di proprietà dei servizi. Insomma ipotesi fantomatiche ma inquietanti. 
In questa categoria occorre citare anche la particolare attività di un magistrato della Procura di Roma, Paolo Ferraro, che sostiene anche egli l’esistenza di una “cupola criminale massonica” fatta di poteri neri e occulti. Così è descritta la sua esperienza nel suo blog da un utente: “Era il 24 novembre del 2008 quando il magistrato Paolo Ferraro denunciò episodi avvenuti tra l’8 ed il 18 novembre nell’appartamento situato nella città militare della Cecchignola dove conviveva dal maggio dello stesso anno con donna, moglie separata di sottoufficale dell'esercito impiegato allo stato maggiore della difesa. 
Per mezzo di registrazioni audio condotte privatamente dallo stesso Paolo Ferraro (allertato infine  da esplicita richiesta di aiuto da parte del figlio minore della signora) si evince che quando egli non era presente nell’abitazione della Cecchignola entrava in azione un gruppo composto da sottoufficiali militari abitanti nel palazzo e nel quartiere, con lo svolgimento di attività anomale coinvolgenti donne, bambini e la particolare presenza di bambini Rom. 
La procura ottenne la archiviazione della denuncia esattamente tre mesi dopo mentre nel frattempo il dott. Ferraro veniva circondato dalla cordata dei magistrati avversi e nemici (la quinta colonna tavistockiana) che con varie pressioni più o meno violente lo invitavano a non approfondire la vicenda scoperta. 
Il 23 maggio del 2009, sette mesi dopo la denuncia depositata e archiviata dalla Procura di Roma, il magistrato Paolo Ferraro che invece  stava approfondendo i fatti e si apprestava ad una denuncia subisce un sequestro di persona da una squadra composta da una psichiatra, un medico,  due agenti di polizia municipale e un’autista di ambulanza con tanto di infermieri, in un vero e proprio agguato concertato e in assenza non solo di qualsiasi presupposto ma altresì di qualsiasi provvedimento formale”. 
Il magistrato Ferraro è oggetto di una battaglia con punte di gravità inaudite: come racconta lui stesso, ha subito un sequestro di persona e la minaccia di un Tso con una serie di tentativi di coercizione. E' stato sospeso dalla sua attività dal Csm, ma continua a diffondere con denunce su denunce l’esistenza di un gruppo di "psichiatri" in forza a poteri militari deviati che praticano programmi di controllo di massa, noti come Monarch o MKUltra, che corrisponderebbero a comandi vocali per costruire individui, manipolare le menti, impartire ordini e focalizzare emozioni, opinioni e visioni. A questo tipo di persone corrisponderebbero imputati come Donato Bilancia, oppure Danilo Restivo o lo stesso Angelo Izzo secondo alcuni, e il magistrato è convinto che simili scenari siano dietro anche vicende come quella di Melania Rea, che egli dice di essere convinto di aver visto entrare nell’ufficio di un suo collega forse per testimoniare qualcosa poco prima di essere uccisa in quel modo spietato. 
Ma le indagini di Paolo Ferraro riguardano anche livelli superiori. Partendo dall’esame del progetto Tavistock, che sarebbe una metodologia di attività militare in uso fin dal 1950, l’obiettivo sarebbe arrivare alla manipolazione  delle classi mediche e della magistratura negli altri strati. Insomma,  un terrificante golpe scientifico. E Ferraro ricostruisce tutte una serie di strani morti d’infarto di molti magistrati a suo parere sicuramente non cardiopatici. “Il 10 gennaio 2012 muore di infarto Pietro Saviotti, procuratore aggiunto a Roma. Era a capo del pool anti-terrorismo. Un infarto stronca Pio Avecone, procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. Il 25 luglio 2012 un camion si scontra frontalmente con una Land Cruiser che si dirige verso Otijwarongo in Namibia. I tre occupanti dell’auto muoiono sul colpo, tra loro c’e’ il giudice Michele Barillaro. Qualche settimana prima, il 9 luglio, il ministero dell’Interno aveva tolto la scorta a Barillaro, gip presso il tribunale di Firenze. In seguito, il 16 luglio, Barillaro aveva ricevuto delle minacce contenute in una lettera recapitata all’Adnkronos. Il giudice Barillaro si occupo’ tra l’altro del processo Borsellino ter. Il giorno successivo (26 Luglio 2012) moriva Loris D’Ambrosio di infarto fulminante senza che ne fosse disposta l’autopsia. Spariva così il custode delle suppliche di Mancino, imputato al processo di Palermo per i collegamenti mafia-Stato. Ed infine il 13 ottobre del 2012 il procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna muore a 61 anni per attacco cardiaco. Caperna era il responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione ed in questa veste coordinava le indagini relative a fatti su corruzione, peculato ed altri. Era titolare dei casi Fiorito e Maruccio. Caperna si è anche occupato dal caso Lusi, della vicenda della casa dell’ex ministro Scajola, dell’appalto nell’ambito dell’inchieste sul G8 della scuola Marescialli di Firenze, dell’indagine Parentopoli romana, del filone romano dell’inchiesta Parmalat, della presunta compravendita di senatori e forse  era scomodo anche perché conosceva bene l'esistenza dell’indagine Fiori nel Fango 2, sapeva bene del contesto in cui erano state portate a termine iniziative contro Paolo Ferraro”.  

Dunque, parlare di femminicidio è poco e riduttivo, anche se le donne sono il sesso debole ed esiste nell’uomo una forma di sopraffazione che va governata, ma certamente la componente femminista e quella dei sostenitori spesso ostinati e rabbiosi dei delitti di genere con i loro "complici" mediatici sono attraversati da infiltrazioni che sfruttano queste energie e movimenti per manipolare le masse, la politica e la società. Come alcuni “complottisti” anche io sostengo che i colpevoli spesso condannati sono coperture di fatti più gravi e più ampi e che i fatti stessi seguono una regia che si iscrive all’interno di una strategia eversiva passata dal terrorismo e all’eversione a una mattanza di individui che sono donne, minori e persone manovrabili. Però sulla centrale criminosa fatta

risalire a lobby pedofile, poteri occulti e massonerie deviate attraverso modalità rituali o programmi di controllo di massa, io ho i miei dubbi. Non perché non ci sia del vero, ma anche questo è un modo per diffondere messaggi e usare le persone facendo leva spesso sulla facile vanità e la venalità di chi scrive libri e articoli, tiene seminari, conduce programmi,  assume ruoli, visibilità e immagine, oppure è titolare di teorie psichiatriche e tecniche e non si accorge che mentre cerca di spiegare i fatti si presta a veicolare proprio quel materiale che intenzionalmente vorrebbe denunciare. I manipolatori insomma  manipolano e usano anche chi li vorrebbe indagare e rivelare. Questo è  terribile e messo in atto da un potere astuto, scaltro e capace e per questo occorre rispetto a questa ampia mappatura individuare fattori comuni, particolari sfuggiti, correlazioni e fili che legano gli oscuri manovratori di un  potere criminale nascosto e segreto, che agisce utilizzando modalità indecifrate e canali oscuri attraverso una abile infiltrazione mediatica per fermare la “strage delle donne". Spiegherò dove voglio arrivare per parlare in concreto di responsabili e criminali.
34 - copyright Donatella



La NASA in allerta per l’arrivo di tre Asteroidi giganti che potrebbero colpire la Terra

5 ASTEROIDI IN DIREZIONE DELLA TERRA E PROBABILI DATE DI COLLISIONE, MA GLI ASTEROIDI POTREBBERO ACCELERARE LA LORO CORSA....

La NASA ha avvertito che tre asteroidi giganti passeranno pericolosamente vicino alla Terra questo fine settimana. Gli scienziati ritengono che la più grande delle tre rocce spaziali, chiamata 2018 VR1, è larga fino a 30 metri di diametro.

I ricercatori del Jet Propulsion Laboratory (JPL), situato a La Cañada Flintridge, vicino a Los Angeles, negli Stati Uniti, prevedono che lo space rock 2018 VS1 passerà per la prima volta attraverso la Terra. Si prevede che il transito dell’asteroide si verifichi a una distanza di soli 1.386.771 chilometri alle 14:03 nel GMT pomeridiano di sabato 10 novembre. Questo asteroide misura tra i 13 ei 28 metri di larghezza, ma in linea di principio non dovrebbe avere un impatto con il nostro pianeta.


Solo 16 minuti dopo, il più grande dei tre asteroidi, 2018 VR1, dovrebbe oltrepassare la Terra. La traiettoria nello spazio di questo asteroide, dovrebbe portarlo a 5 milioni di chilometri dal nostro pianeta, una distanza di sicurezza considerando le sue dimensioni.


L’ultimo e il più vicino passaggio che avverrà in questo weekend, sarà quello dell’asteroide VX1, che passerà alle 18:21 GMT di sabato. In questo caso, il VX1 passerà una distanza di soli 381.474 chilometri, più vicino a noi rispetto alla Luna. Mentre le distanze possono sembrare enormi, la NASA ha classificato le rocce spaziali come oggetti vicini alla Terra (meglio conosciuti con il suo acronimo in Inglese NEO, Near Earth Object).

“Mentre orbitano intorno al Sole, gli oggetti vicini alla Terra possono occasionalmente avvicinarsi alla Terra “, ha detto l’agenzia spaziale americana in una dichiarazione . “Ricordate che un passaggio di uno di questi oggetti che noi riteniamo “vicino”, astronomicamente può essere molto lontano in termini umani: milioni o addirittura decine di milioni di chilometri, ma rispetto alla grandezza cosmica per noi è “vicino”

Segni apocalittici

E perché questa volta la NASA è stata più cauta con questi approcci, ci sono molti che credono che ci sia qualche possibilità che queste rocce spaziali possano cambiare la loro traiettoria e finire il loro percorso con un impatto sul nostro pianeta. Questo è il caso di Paul Begley, un noto predicatore e teologo americano che sostiene che l’arrivo di tre asteroidi il Sabato 10 o Domenica 11 Novembre, è uno dei tanti segni apocalittici postato nelle Scritture bibliche. Begley dice che i “Tre asteroidi si stanno avvicinando questo fine settimana” , ha detto Begley al tabloid britannico Daily Express. “Si avvicineranno e arriveranno nello stesso weekend della terza ondata delle cinque ondate di energia. Ora, 40 palle di fuoco hanno attraversato l’atmosfera della Terra, quindi cosa sta succedendo qui? “


Il teologo americano si riferiva alle palle di fuoco (meteoriti) osservate nelle ultime settimane in molte città del mondo. E anche se gli scienziati hanno spiegato che si tratta di un fenomeno che causa la pioggia di meteoriti delle Tauridi, tutto cioè una prova evidente che “qualcosa di sinistro” sta accadendo nei nostri cieli e ha suggerito che essa potrebbe essere l’imminente apocalisse .

“In effetti, questo è ciò che è già successo nel nono capitolo dell’Esodo, quando il fuoco mescolato con grandine cadde sulla terra e il fuoco ha fatto eco in tutta la Terra creando il caos”, ha detto Begley. “È quello che è successo una volta, probabilmente succederà ancora. Le persone hanno bisogno di essere salvate e devono essere pronte perché viviamo davvero negli ultimi giorni “.


Gli scienziati sono in allerta

Ma non solo i credenti nella profezia biblica pensano che questi tre asteroidi potrebbero avere un impatto sul nostro pianeta. La comunità scientifica è divisa in questo aspetto, dal momento che ci sono scienziati che hanno avvertito da tempo del pericolo che le rocce spaziali si nascondono e di come non stanno prendendo misure in questo senso per proteggere il nostro pianeta. All’inizio di quest’anno, l’ex Chief Technology Officer di Microsoft, Nathan Myhrvold, ha accusato la NASA stessa di prendere decisioni sbagliate sui metodi statistici relativi agli asteroidi e di nascondere la verità non pubblicando tali informazioni.

Per non parlare del Dr. Alan Fitzsimmons, un astrofisico della Queen’s University di Belfast, nel Regno Unito, ha riconosciuto che il prossimo impatto di un asteroide sul nostro pianeta è semplicemente una questione di tempo. Persino il famoso professore Stephen Hawking aveva dato un avvertimento prima della sua morte sulla minaccia rappresentata dagli asteroidi apocalittici. E se qualcuno ha dei dubbi sul pericolo che non affrontiamo questo week end, il famoso scienziato Brian Cox ha detto che “c’è un asteroide con il nostro nome scritto e che potrebbe avere un impatto domani o altro giorno, ma oggi o domani potrebbe accadere”.

E se le previsioni di questi grandi scienziati verranno riscontrate domani con alcuni impatti meteoritici potenti, (speriamo di no..) allora resteremo con la raccomandazione dell’ex capo della NASA Charles Bolden: “Prima che arrivi un asteroide… tutto ciò che possiamo fare è pregare“. 

5 Asteroidi in direzione della Terra e le loro probabili date di collisione

Un asteroide come un missile. Lo strano comportamento di Oumuamua


"Sig. Sulu, ci porti fuori." era la tipica frase usata nei telefilm di Star Trek dal Capitano Kirk per accelerare l'astronave Enterprise. Ed è la prima che mi viene in mente sorridendo quando leggo dalla letteratura scientifica che l'asteroide interstellare Oumuamua allontanandosi dal Sole sta accelerando invece di rallentare. Questo piccolo corpo celeste, lungo e largo quanto una nave traghetto (230 x 35 x 35 m), avvistato alla fine del 2017 è entrato nel Sistema Solare con un'inclinazione quasi perpendicolare alle orbite dei pianeti, a una velocità molto alta e con una traiettoria a forma di iperbole. Una tale velocità e traiettoria facevano capire che non proveniva dal Sistema Solare e che sarebbe fuggito verso lo spazio interstellare senza essere catturato dal Sole.

All'inizio si era creduto che fosse una cometa, con una superficie rossastra e riflettente e gli era stato assegnato dall’Unione Astronomica Internazionale il nome provvisorio di C/2017 U1, che indica l'anno di scoperta e una sigla sequenziale simile a quella delle targhe delle auto. Una prima sorpresa è venuta quando, avvicinandosi al Sole, non ha sviluppato una chioma o una coda dovuta alla sublimazione dei ghiacci, come dovrebbe fare una cometa: Allora è stato riclassificato come asteroide, con la sigla A/2017 U1. Infine è stata creata per lui una nuova categoria di asteroidi, provenienti dallo spazio interstellare, 1I/2017 U1. Ad essa è seguita l'attribuzione del nome Hawaiano ‘Oumuamua, che significa il primo-primo (mua-mua) messaggero (‘ou), essendo il primo oggetto extrasolare osservato durante un passaggio vicino al Sole.

Essendo passato molto lontano dalla Terra, 1I ‘Oumuamua è apparso sempre come un puntino luminoso, anche ai telescopi più potenti, e perciò gli astronomi hanno dovuto studiarlo in base alla luce riflessa e ad eventuali emissioni di calore o onde radio, scoprendo un'altra stranezza. La sua luminosità varia periodicamente con un'ampiezza di dieci volte ogni 7,3 ore. Questo fa pensare che esso sia allungato come un sigaro con un rapporto 10:1 tra lunghezza e larghezza e che ruoti intorno ad un asse inclinato, riflettendo così la luce del sole in maniera variabile. Una specie di “missile di roccia” deviato dalla nostra stella. 

Avvicinandosi al Sole alla velocità di 26 km/s (93600 km/h) è arrivato più vicino di Mercurio e poi si è allontanando puntando verso lo spazio esterno. Il suo viaggio nel Sistema Solare non è concluso e quest’anno è già alla distanza di Giove. Come tutti gli oggetti che si muovono sotto l’azione della forza di gravità e senza attrito, l’asteroide è stato accelerato dall’intensa gravità della nostra stella, arrivando vicino al Sole con una velocità altissima (88 km/s) e poi si è allontanato perdendo progressivamente velocità e tornando a quella iniziale. 

Tutto finito? E invece no! 1I ‘Oumuamua ha ripreso a stupire: nel giugno 2018 ha iniziato ad accelerare, come se avesse una spinta improvvisa, anche se per breve tempo. Amanti della fantascienza, restate calmi. Anche se la vicenda assomiglia a quella del romanzo “Incontro con rama” di Arthur Clark, in cui un’astronave cilindrica enorme passa a vistare il Sistema Solare, esiste una spiegazione naturale di questa piccola accelerazione. Infatti se l’asteroide è costituito, come le comete, di una miscela di materiali ghiacciati e polveri rocciose, il loro materiale dopo essere stato esposto al calore solare può generare una frana che avviene anche dopo un certo tempo. Questa frana scopre lo strato di ghiacci che sublimano diventando gas e generando un getto come un geyser, che fornisce una spinta come in un aereo a reazione. Un’esplosione simile era successa anche alla cometa di Halley, che aveva avuto nel 1991 un improvviso aumento di luminosità pur trovandosi quasi alla distanza di Urano e perciò non è straordinaria. Lo stesso fenomeno è accaduto a questo piccolo messaggero interstellare? Non possiamo saperlo, poiché 1I ‘Oumuamua non è più visibile neppure con i telescopi più potenti al suolo e nello spazio.

In base alla velocità di ingresso e alla traiettoria, l’asteroide allungato e parzialmente simile a una cometa sembra provenire dal gruppo di stelle vicine la Sole, in rivoluzione attorno al centro della Via Lattea. La sua direzione di provenienza è quella della stella Vega, e avrebbe impiegato 600 mila anni per raggiungerci. Ma anche le stelle nella loro rivoluzione cambiano la loro posizione rispetto al Sole, e Vega a quell’epoca non si trovava in quella direzione. E inoltre, per essere “sparato” fuori da un sistema planetario ci sarebbe voluta l’azione combinata di due stelle ruotanti l’una attorno all’altra. Quindi l’origine di questo strano ospite del Sistema Solare resta misteriosa. Ci sarà un nuovo passaggio di altri asteroidi o comete interstellari? Gli astronomi sono allertati.



STRANI OGGETTI VOLTEGGIANO SU BUDAPEST

NOVEMBRE 2018: STRANI OGGETTI VOLANO SOPRA LA CATTEDRALE DI BUDAPEST. GUARDA IL VIDEO:



Russia, un UFO lancia un “lampo di luce” su una insegna luminosa mettendola fuori uso!

I cittadini di Khabarovsk, che si trova nell’estremo oriente della Russia, si stanno ancora chiedendo cosa sia accaduto la sera del 25 Ottobre 2018, quando un UFO ha messo fuori uso una insegna luminosa.



Il misterioso oggetto è stato avvistato da moltissime persone in una zona commerciale del centro di Khabarovsk nentre volava a bassa quota su un edificio.  Uno dei molti testimoni di nome Lydia Vashchenko, è riuscita a registrare un video in cui un oggetto volante non identificato può essere visto effettuare delle evoluzioni e poi lanciare un fulmine o raggio di luce su una  insegna al neon che si trova in cima a un edificio.

Nel video si possono osservare molti giovani per la strada e una grande maggioranza di loro sembra filmare l’oggetto o gli oggetti con i loro telefoni cellulari,  quando poi uno sparo colpisce l’annuncio facendolo spegnere. Il video è stato trasmesso sulla TV locale in Russia. Di seguito il video originale registrato da Lydia Vashchenko.
Russia, un UFO lancia un “lampo di luce” su una insegna luminosa mettendola fuori uso!

Hanno riesumato la tecnologia di Nicola Tesla

Una società del complesso industriale militare  con il nomeVisiv ha costruito una torre con l'obiettivo di testare e trasmettere l'elettricità senza fili in luoghi vicini e remoti in tutto il mondo. Assomiglia molto ad una torre di Tesla!


LA FRANCIA ORA È FUORI CONTROLLO. L’ALLARME ARRIVA DAI SERVIZI SEGRETI FRANCESI

Generali, ministri, dirigenti dei servizi segreti lo stanno ribadendo in tutti i modi: con questa immigrazione il Paese transalpino non regge. Ed entro 5 anni potrebbe essere troppo tardi


L’ultimo a sollevare il problema è stato Philippe de Villiers, politico francese, segretario di Stato nel secondo governo Chirac, membro dell’Assemblea Nazionale e poi del Parlamento europeo.

De Villiers, intervistato nella trasmissione “Les Terriens du Samedi” di sabato 3 novembre, ha rivelato delle confidenze-bomba fatte da suo fratello, il generale Pierre de Villiers, capo di stato maggiore dell’esercito transalpino dal 2014 al 2017, a Emmanuel Macron in persona.
Il generale Pierre de Villiers avrebbe detto a Macron che “Se le periferie daranno luogo a ulteriori e ancora più violente rivolte, non avremo modo di fronteggiarle: ci mancano i mezzi, ci mancano gli uomini. E’ questa la realtà della situazione politica francese”.

Il problema immigrazione, unito a quello della sicurezza, suscita allarmi sempre più diffusi in terra francese. E a mostrare sempre maggiore preoccupazione non è solo qualche “pericoloso populista” magari ispirato dalla Le Pen, ma gli stessi uomini al servizio del governo. Quali, ad esempio, l’ex ministro dell’Interno Gerard Collomb.

Collomb, poco prima di lasciare l’incarico lo scorso ottobre, ha rilasciato un’intervista al settimanale Valeurs Actuelles che lascia ben poco spazio a interpretazioni riguardo le sue opinioni sullo stato dell’immigrazione in Francia. “Assolutamente no” ha risposto lapidariamente all’intervistatore che gli chiedeva se il Paese avesse ancora bisogno di immigrati. “E’ molto inquietante – ha detto Collomb riguardo lo stato della sicurezza nel Paese -. Quello che leggo ogni mattina nei rapporti di polizia riflette una situazione piuttosto pessimistica. Le relazioni tra le persone sono molto difficili, le persone non vogliono vivere insieme”.






Alla domanda sulla responsabilità dell’immigrazione in questo fenomeno, Collomb ha risposto: “E’ enorme. Alcune comunità in Francia si scontrano sempre più, e in modo sempre più violento”. L’ex ministro dell’Interno ha anche dichiarato di temere possibili secessioni. Interrogato, infine, su quanto tempo resti alla Francia per rimediare, Collomb ha fatto previsioni foschissime: “Direi che da qui a 5 anni la situazione potrebbe diventare irreversibile. Sì, abbiamo 5 anni per evitare il peggio”.

A tenere compagnia a de Villier e Collomb c’è poi Patrick Calvar, ex capo del Dgsi – i servizi segreti francesi – che già nel 2016 riteneva che le tensioni sociali stessero raggiungendo la soglia massima di tolleranza, tanto da temere uno scontro tra la destra radicale e il mondo musulmano. “Siamo sull’orlo di una guerra civile – disse all’epoca Calvar -. Ancora un paio di attentati e questa avrà luogo”.

Le polemiche sulla sicurezza sono tornate di stretta attualità in Francia dopo la notte di Halloween, quando nelle periferie di Parigi e di numerose altre città (tra cui Lione, Rennes, Nantes, Tolosa e Marsiglia) sono scoppiate violenze e disordini in seguito all’invito, lanciato da un adolescente magrebino su Snapchat, ad insorgere contro la polizia ed “epurare” la città di Grenoble, invito poi divenuto virale e rilanciato in tutto il Paese.
Risultato: decine di auto bruciate, furti, saccheggi, cassonetti rovesciati o dati alle fiamme, aggressioni agli uomini in divisa e oltre 100 arresti.
In attesa del prossimo round. E sperando che non sia la resa dei conti definitiva.

Fonte Qui
Tratto da: www.stopeuro.news

Virginia Raggi è stata assolta. Ma non dall'incompetenza


SE OFFENDERE LA CATEGORIA DEI GIORNALISTI (QUELLI D'INCHIESTA RISCHIANO PURE LA VITA), LA FA SENTIRE MEGLIO FACCIA PURE, MA LA SCUSA CHE SONO I GIORNALISTI AD IMPEDIRLE DI LAVORARE BENE PER ROMA E' COME UN PARAVENTO DI CARTA SOTTO UN'ALLUVIONE. E POI LA SOLITA RETORICA DEL DISASTRO TROVATO PRIMA DI LEI AL COMUNE DI ROMA E' DA POLITICANTI. PURE LA SUA COLLEGA APPENDINO HA TROVATO UNA SITUAZIONE NON FACILE AL COMUNE DI TORINO, MA SENZA POLEMICHE SI E' DATA DA FARE E STA FACENDO DI GRAN LUNGA MEGLIO DI LEI

Virginia Raggi è stata assolta. Ma non dall'incompetenza

La sindaca è stata assolta nel processo per falso. Per i giudici le dichiarazioni all'Anticorruzione in merito alla promozione del fratello del suo ex fedelissimo, Raffaele Marra, non costituiscono reato. Ma Virginia ha detto menzogne ben più gravi, e combinato guai assai peggiori: doveva lasciare da un pezzo per manifesta incapacità



Alessandro Di Battista è uno che ha sempre le idee chiare. «Il sindaco di Roma è solo una foglia di fico in un sistema complesso gestito da criminali» ha sentenziato il grillino. «Senza che magari se ne sia reso conto. Questo non significa che il sindaco sia coinvolto. Ma per incapacità non è degno di fare il sindaco a Roma. Gli incapaci sono colpevoli quanto i delinquenti. Credono di poter comandare, e invece sono comandati».

Chissà se in questi ultimi mesi a Virginia Raggi, riascoltando le parole che il compagno di partito urlava nel 2014 chiedendo le dimissioni di Ignazio Marino travolto dalle accuse dei magistrati a Buzzi e Carminati, saranno fischiate le orecchie. Di certo Di Battista, mago della doppia morale, se le è dimenticate: se dopo gli arresti e i processi per corruzione di Raffaele Marra e Luca Lanzalone, braccio destro e sinistro della sindaca pentastellata, ha sempre difeso la sua amica senza se e senza ma, oggi - pochi minuti dopo l’assoluzione della grillina - ha vomitato insulti mai sentiti da un politico contro i giornalisti. «Pennivendoli e puttane».
"Vado avanti a testa alta per Roma, la mia amata città, e per tutti i cittadini". Così la sindaca di Roma Virginia Raggi commenta la sentenza di assoluzione dall'accusa di falso ideologico nell'ambito del processo che la vedeva imputata per la nomina di Renato Marra. Il giudice Roberto Ranazzi durante la lettura della sentenza arrivata dopo meno di un'ora di camera di consiglio ha detto che "Il fatto c'è, ma non costituisce reato" in base all'articolo 530 comma 1 del codice di procedura penale. Il pm aveva chiesto la condanna di 10 mesi di Francesco Giovannetti

È un fatto, invece, che l'avventura della Raggi rischiava di concludersi anzitempo solo a causa di un cortocircuito politico, e di incapacità strategiche, più che giudiziarie.

Il M5S temeva il peggio, ma il giudice monocratico ha sentenziato che le dichiarazioni di Virginia davanti al dirigente dell’Anticorruzione (a cui giurò che fu lei, e non Raffaele - al tempo direttore del Personale - a scegliere in piena autonomia lo scatto di carriera e di stipendio del di lui fratello, Renato) non costituiscono reato.
Chi scrive (nonostante sia stato L'Espresso a pubblicare nel settembre del 2016 l'inchiesta giornalistica sui rapporti tra Marra e l'imprenditore Sergio Scarpellini, articolo che ha dato il via al filone penale sulla corruzione dell'ex finanziere; dopo il sequestro del suo cellulare e il ritrovamento di alcune chat tra Marra e la sindaca, i pm di Roma hanno poi aperto un nuovo rivolo, accusando la Raggi di falso) crede che la sindaca non avrebbe mai dovuto lasciare a causa di una condanna per un reato “bagatellare”.

Paradossalmente sono stati proprio i Cinque Stelle a infilarsi da soli il nodo scorsoio che poteva strozzare il Campidoglio e gettare nel caos il movimento nazionale: la legge Severino non prevede, per pene minori, alcuna ripercussione o sospensione del pubblico ufficiale condannato. È infatti il rigido codice etico del partito a obbligare gli amministratori grillini condannati a dimettersi dall'incarico. Anche se la sentenza è solo di primo grado, e anche di fronte a reati minori che censurano comportamenti scorretti, ma non certo gravissimi da un punto di vista etico e politico.

Perché rispetto ai disastri e alle altre menzogne della Raggi, che non hanno avuto rilievi penali, il presunto falso raccontato al pubblico ufficiale dell'authority di Cantone appare francamente come una quisquilia. La Raggi ha mentito ai romani più volte. Affermando che «Marra (appena arrestato, ndr) era solo uno dei 23 mila dipendenti del Comune». Ha mentito pure sull'ex assessore Paola Muraro: nonostante fosse venuta a conoscenza dell'indagine sulla sua collaboratrice, Virginia per 50 giorni negò di essere a conoscenza di eventuali procedimenti giudiziari contro di lei. Senza dimenticare le omissioni sul curriculum, come quelle sul passato da praticante nello studio di Cesare Previti, o sulla presidenza di una società dell'ex segretario di Franco Panzironi, appena condannato per Mafia Capitale.

Se, come dice Di Battista, «gli incapaci sono colpevoli quanto i delinquenti, perché credono di poter comandare, e invece sono comandati», è un fatto che la Raggi si sia fatta consigliare e guidare da due Rasputin, entrambi finiti in manette per corruzione. Marra, in primis, a cui Virginia ha consegnato le chiavi del Campidoglio nonostante le inchieste giornalistiche e i dubbi di parte del movimento (Roberta Lombardi su tutti). Poi Luca Lanzalone, scelto dal gennaio 2017 come nuovo consigliere, dopo i suggerimenti di pezzi da novanta come Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro.

La Raggi da gennaio 2017 ha messo la città di Roma nelle mani di un avvocato di Genova che, secondo la procura capitolina, era al soldo di un'associazione a delinquere guidata dal costruttore Parnasi, da cui Lanzalone avrebbe ricevuto circa 100 mila euro tra utilità e consulenze in cambio di un'iter rapido per il via libera al progetto dello stadio di Tor di Valle.

«Chi ha sbagliato pagherà», ripete sempre la Raggi a ogni inciampo e scandalo, come se non fosse stata lei a promuovere Marra, e a piazzare Lanzalone a presidente dell'Acea. O a nominare un fedelissimo del suo Mr Wolf a commissario straordinario dell'Istituto di previdenza dei dipendenti comunali (Ipa), il livornese Fabio Serini, con un contratto a oltre 115 mila euro l'anno.

Peccato che Serini (anche lui indagato per corruzione) non fosse un commercialista qualunque, ma un uomo che Lanzalone conosceva assai bene: quando Serini era commissario giudiziale dell'azienda dei rifiuti di Livorno (Ammps), Lanzalone e il suo socio Luciano Costantini ne erano infatti i consulenti legali, incaricati alla difesa dell'azienda.

Qualche giorno fa i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno scoperto «che non solo Luca Lanzalone ha aiutato Serini (in pieno conflitto di interessi, ndr) ad ottenere dal sindaco Raggi la nomina a commissario dell'Ipa» ma che lo stesso Serini, una volta nominato dalla grillina, ha poi affidato allo studio di Lanzalone «incarichi remunerati». Se Parnasi dava o prometteva a Lanzalone consulenze pagate con denaro privato, in pratica, stavolta si tratta di soldi pubblici dei contribuenti.

Un do ut des che vede la sindaca nel ruolo di vittima, o – come ci dicono gli inquirenti - di "trafficata". Possibile che la Raggi si sia fatta raggirare ancora una volta da soggetti a cui aveva dato totale fiducia? Leggendo e analizzando le carte, sembra proprio di sì.

Al netto delle capacità nella gestione della Città eterna, sprofondata dal suo arrivo ancor più nel degrado e nella sporcizia, con municipalizzate sull'orlo del fallimento, strade e quartieri violenti e insicuri, verde pubblico e parchi incolti, autobus dell’Atac in fiamme e scale mobili della metro che crollano, in un Paese normale sarebbe bastato solo uno degli scandali che hanno asfissiato Roma e il Campidoglio negli ultimi due anni a costringere la Raggi a fare un passo indietro.

Invece a gettare la Capitale (e il M5S) nel caos politico rischiava di essere un reato bagatellare.

Le reazioni dei pentastellati, dei media e delle opposizioni alla sentenza di assoluzione sono altri segni evidente della subordinazione costante della politica italiana alla magistratura.

Di Maio, in grande difficoltà politica a livello nazionale, mangiato nei sondaggi dall’avanzata del socio di maggioranza Salvini, ha subito sfruttato l’occasione per dare addosso ai giornalisti, definiti «infimi sciacalli, cani da riporto di mafia capitale, vera piaga di questo Paese, corrotti intellettualmente e moralmente».

Insieme al violento attacco ai media (rei di aver fatto ancora una volta solo il proprio lavoro, dando conto ai lettori delle cronache giudiziarie e delle notizie sulle inchieste), il vicepremier ha annunciato anche «una legge sugli editori puri», una minaccia neppure tanto velata di epurazione in massa della stampa a lui sgradita.

Quando il potere vuole mettere il bavaglio alla stampa libera, vuol dire che ha paura, ed è fragile. Detto questo, mala tempora currunt.

IL BILANCIO DELLE VITTIME IN YEMEN È CINQUE VOLTE SUPERIORE ALLA STIMA PRECEDENTE, DICONO I RICERCATORI

GUARDIAMO QUESTA GUERRA INUTILE E VERGOGNIAMOCI COME UMANITA' E COME ABITANTI DI QUESTO MONDO. 


Almeno 56.000 persone sono state uccise in violenze armate nello Yemen da gennaio 2016, rileva un gruppo di ricerca indipendente
Almeno 56.000 persone sono state uccise in violenze armate nello Yemen da gennaio 2016, secondo i dati raccolti da un gruppo di ricerca indipendente, un riscontro che è più di cinque volte superiore rispetto al numero di vittime riportato in precedenza.
La nuova stima comprende la morte di combattenti e civili nello Yemen tra gennaio 2016 e il 20 ottobre 2018, ha spiegato Andrea Carboni, analista di ricerca presso il sito di analisi dei conflitti regionali ed eventi (ACLED).
Il bilancio ufficiale non teneva conto degli yemeniti che sono morti a causa della crisi umanitaria che ha travolto il paese e dei suoi problemi correlati, come le malattie e la malnutrizione.
“I numeri della mortalità si riferiscono al numero di persone uccise come conseguenza diretta della violenza armata”, ha detto Carboni al Middle East Eye.
Quella violenza include attacchi aerei e fuoco di artiglieria da parte delle forze della coalizione guidate dai sauditi che attualmente combattono nello Yemen, così come scontri armati tra varie fazioni che combattono all’interno del paese, come gli Houthi.
Middle East Eye non ha potuto verificare in modo indipendente il numero di 56.000.
L’Arabia Saudita ha lanciato una campagna militare nello Yemen all’inizio del 2015 per sradicare i ribelli Houthi, che avevano preso in consegna la capitale, Sanaa, e ha deposto l’allora presidente, Abd Rabbuh Mansour Hadi.
La coalizione a guida saudita è stata accusata di aver commesso crimini di guerra nello Yemen, come il deliberato bombardamento di ospedali, scuole, autobus e altre infrastrutture civili. Gli Houthi sono anche stati accusati di aver preso ostaggi e detenuto arbitrariamente e torturato gli oppositori – tutti i potenziali crimini di guerra.
Bimbo yemenita alla fame
Tuttavia, poiché lo Yemen è diventato sempre più zona chiusa fuori da osservatori e giornalisti esterni nel mezzo di un conflitto devastante, è stato difficile ottenere informazioni affidabili sul numero di morti.
Giornalisti e operatori umanitari hanno spesso citato una cifra di 10.000 morti, ma il totale è rimasto statico dal 2016 nonostante la guerra in corso.
Il numero era anche sottostimato quando è stato rilasciato, ha detto Carboni, dato che si basava sui decessi riportati nelle strutture mediche del paese.
“La maggior parte delle persone, le vittime, non arrivano ai centri medici. A quel numero mancavano in realtà molte delle violenze e delle vittime correlate “, ha detto.
Sulla base di una stima di circa 2.000 morti ogni mese nello Yemen, il totale dei decessi tra l’inizio del conflitto nel 2015 e la fine di quest’anno è previsto tra 70.000 e 80.000, ha detto Carboni.
I numeri sono raccolti da fonti secondarie, ha detto, come agenzie di stampa internazionali, agenzie di stampa locali affidabili e rapporti di ONG.
Ha detto che avere una figura precisa è importante perché “il numero delle vittime sono la singola informazione più difficile che si possa ottenere in un contesto di conflitto”.
Tuttavia, Carboni ha detto che il numero di 56.000 è probabilmente anche una sottostima.
“Queste sono stime basate sulla metodologia che abbiamo applicato altrove. Probabilmente saranno anch’essi una sottostima “, ha detto.
Vittime civili nello Yemen
Ha aggiunto che tre quarti di tutte le morti civili nello Yemen sono attribuibili alla coalizione guidata dai sauditi.
“Se si confronta la portata della violenza e della distruzione che si riflette anche nella crisi umanitaria e in tutte le altre forme di devastazione che lo Yemen ha sofferto, avendo un numero di fatalità che riflette [questo] nel modo più corretto possibile, penso che sia importante, ” Egli ha detto.
La scorsa settimana, la Oxfam ha riferito che, dal mese di agosto, almeno un civile è stato ucciso ogni tre ore nei combattimenti nello Yemen.
Inoltre, più di 1,1 milioni di casi di colera sono stati segnalati negli ultimi 18 mesi, inclusi 2.000 che si sono dimostrati fatali, ha detto l’organizzazione benefica.
“Ogni singola vita persa in questo vergognoso conflitto, sia attraverso attacchi armati, sia attraverso la fame e le malattie, dovrebbe essere un oltraggio internazionale”, una enrome lista di crimini di guerra, ha detto Muhsin Siddiquey, direttore nazionale di Oxfam nello Yemen, in una dichiarazione.
“I sostenitori di tutte le parti in conflitto dovrebbero rendersi conto di essere complici di questa crisi provocata dall’uomo”.

Traduzione: Alejandro Sanchez

La rivoluzione colorata di Torino, del tipo primavere arabe alla Soros. Ma senza colori e senza bandiere: la sinistra non ne ha più



Non impressiona nessuno la manifestazione di Torino pro TAV.

Si sente lontano per chilometri che c’è puzza di zolfo, e cioè che si tratta di una manifestazione studiata a tavolino da gente del PD, vecchi media con la bava rabbiosa che scende dalla bocca e compagnia di merende, orfani del potere e delle prebende che a Torino e a Roma non hanno più.

Hanno copiato il format dalle rivoluzioni colorate di Soros e lo hanno aggiornato, perché non possono più utilizzare nessun colore e nessuna bandiera.

Hanno inventato le manifestazioni anonime senza colori e senza bandiere. Hanno mobilitato le clientele, hanno dato una verniciata al femminile, eliminato le bandiere perché dietro le loro bandiere chiunque avrebbe vergogna a camminare. Prima a Roma e poi con tanto di replica a Torino è avvenuta la stessa penosa messinscena.


Un tempo quella di ieri a Torino sarebbe stata chiamata una manifestazione della conservazione destrorsa, reazionaria di destra. Infatti i media vintage sono arrivati a chiamarla una manifestazione della maggioranza silenziosa: orrore! Adesso il PD si definisce maggioranza silenziosa, termine un tempo riservato ai nemici del PCI.

Mentre oggi, più propriamente, sono la minoranza chiassosa, che non sa e non vuole accettare le regole della democrazia. Che equivale al fascismo di fatto travestito da antifascismo. Perché il fascismo è rifiuto di riconoscere e applicare le regole della democrazia, per cui chi vince le elezioni governa. Nella loro testa è rimasta solo rabbia irrazionale e incontrollata e perciò urla scompostamente perché non ha nessuna idea seria su come guidare l’Italia avendola portata alla rovina.

Non solo, essendosi accorti che sono invisi alla stragrande maggioranza del nostro Paese, che non vuol neanche sentir parlare di loro, non hanno più il coraggio di presentarsi con nome e cognome, ma si costringono da sé all’anonimato, a nascondersi, paurosi che la gente li seppellisca di fischi. Oggi infatti c’è una nuova maggioranza nelle città, nei paesini più sperduti, nei luoghi di lavoro, nelle piazze del nostro Paese, tra gli italiani che stanno a casa, tra le donne come tra gli uomini, tra i giovani come tra gli anziani, come hanno certificato le urne il 4 marzo e da cui è nato il Governo Conte.

Quindi sono liberi di manifestare anonimamente, urlino pure, ma a decidere sulla TAV non saranno loro e neanche potranno concorrere a decidere. Questa decisione spetta al Governo che deciderà come meglio riterrà opportuno.
Si diano pace.