venerdì 2 novembre 2018

IL TRAMONTO DELLE ELITE

CONSIGLIO DI VEDERE QUESTO VIDEO IN CUI GLI ILLUSTRI RELATORI FANNO UN'INTERESSANTE ANALISI DEL PERIODO STORICO-POLITICO IN CUI CI TROVIAMO. IL POPULISMO STA RIPORTANDO UNA VITTORIA COME UN'ELITE AI VERTICI DEL POTERE CHE SI CONTRAPPONE AD UN'ELITE FINO AD OGGI DOMINANTE, MA IN FASE DI DECADENZA. 




E’ IL CAPITALISMO CHE HA CREATO IL COMUNISMO

Retroscena di quella “favola convenuta” che siamo portati a credere sia la vera storia scritta nei libri




Curiosando in rete ho trovato un documento che giudico interessante per la vivezza di un racconto che narra di fatti vissuti in prima persona da un punto di vista molto “partecipato”.
La fonte da cui ho tratto questo documento che non è più raggiungibile in rete è la seguente:
STALIN, TROTCKIJ E L’ALTA FINANZA
Quaderni del Veltro – Aprile 1974
Digitalizzato 2009 http://nazbol.splinder.it
Link correlato:
Il protagonista della storia in questione è:
Rakovskij
Christjan Georgievič Rakovskij
Rakovskij ‹rakòfsk’i›, Christian Georgevič. – Rivoluzionario e diplomatico sovietico (n. Kotel, Dobrugia, 1873 – m. 1941). Militante socialista fin dall’adolescenza, partecipò al movimento insurrezionale degli anni 1905-07 in Romania. Internazionalista durante la prima guerra mondiale, partecipò alla conferenza di Zimmerwald. Recatosi in Russia all’indomani della Rivoluzione d’ottobre, durante la guerra civile fu presidente del Consiglio dei commissarî del popolo in Ucraina. Ambasciatore in Francia (1925-27), appoggiò l’opposizione di sinistra ispirata da Trockij; espulso dal partito (1927), vi fu riammesso nel 1934, dopo aver ritrattato le proprie posizioni. Arrestato durante la grande epurazione della metà degli anni Trenta, fu processato nel 1938 e condannato a venti anni di reclusione; non si conosce il luogo di morte.


Trotskij

Trotskij

Ffelix Warburg

Jacob Schiff

Max Warburg

Alexander Kerensky


Qui di seguito il documento scaricato e non più accessibile:

Christian Georgjevic’ Rakovskij (1873-?) nacque da una famiglia di grandi borghesi ebrei stanziati in Bulgaria.
Il suo consanguineo e intimo amico Lev Davidovic’ Braunstein (Trosckij) lo definisce “una delle figure più internazionali nei moti europei” (1).
Infatti Rakovskij, dopo aver fatto propaganda marxista in Romania ed aver rappresentato i socialisti bulgari al congresso dell’Internazionale di Zurigo, partecipò alla vita del partito socialista francese, entrò in contatto con l’ebrea Rosa Luxemburg, prese parte alla rivoluzione ebraico-bolscevica in Bessarabia, divenne uno dei capi della federazione dei soviet, uno dei fondatori dell’Internazionale comunista, presidente del soviet ucraino dei commissari del popolo, diplomatico dell’URSS in Inghilterra e in Francia.
Nella lotta fra Trockij e Stalin, Rakovskij fu naturalmente al fianco del suo consanguineo, col quale organizzò la cosiddetta “opposizione di sinistra”, che fu in realtà l’opposizione sionista al potere di Stalin. Il ruolo di Rakovskij in seno alla setta trockista è stato messo in rilievo dagli ebrei Deutscher e Schapiro (2), mentre un suo scritto antistalinista è stato pubblicato qualche anno fa dalla casa editrice Samonà e Savelli (3).
Nel 1938, allorché Stalin finalmente sgominò la banda talmudico-trockista, Rakovskij sedette sul banco degli imputati, la sua attività spionistica, i suoi contatti con la plutocrazia cosmopolita vennero alla luce.
Le pagine che pubblichiamo sono alcuni stralci dell’interrogatorio di Rakovskij, avvenuto il 26 febbraio 1938. O, almeno, così assicura Mauricio Carlavilla, il quale avrebbe tradotto (4) il manoscritto rinvenuto da un volontario spagnolo sul cadavere del dottor Josif Landovskijs medico al servizio della NKDV, in un’izba del fronte di Leningrado.
Il carattere romanzesco del ritrovamento del rapporto Kusmin -così si chiamava il giudice che portò a termine l’istruttoria contro Rakovskij- potrebbe far pensare a un falso e render propensi a reputare i verbali dell’interrogatorio dell’esponente trockista uno scritto apocrifo analogo ai Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
Ma, come di quest’ultimo documento è, incontestabile la veridicità (cioè la rispondenza fra il suo contenuto e quanto è avvenuto e sta avvenendo nella storia contemporanea), così anche dei verbali del processo Rakovskij è innegabile il carattere veridico.
Che cosa risulta da questi verbali? Risulta che il marxismo è un’invenzione ebraica e che nella sua diffusione e affermazione politica il sionismo ha giocato un ruolo preponderante; risulta che la Rivoluzione d’Ottobre fu finanziata dalle banche ebraico-americane allo scopo di distruggere l’Impero degli Zar e di instaurare in suo luogo una Unione di Repubbliche Socialiste Sovietiche dominata dagli ebrei; risulta che il potere di Stalin fu l’ostacolo che impedì all’ebraismo di condurre a termine questo piano, dovendosi considerare il fenomeno stalinista come una forma di nazionalsocialismo caratterizzato da una concezione mistica del potere e da una rivalutazione, marxisticamente eretica, delle idee di fronte al fattore materiale.
I verbali del processo Rakovskij testimoniano dunque come lo stalinismo, riallacciandosi alle migliori tradizioni dello zarismo russo, abbia resistito agli assalti cosmopoliti e borghesi che l’ebraismo internazionale, per il tramite del trockismo, sferrava contro l’URSS. Inoltre, dalla lettura di quei verbali si vede come i trockisti avessero compreso che la più solida barriera contro la conquista ebraico-americana dell’Europa avrebbe potuto esser costituita da un asse Mosca-Berlino. Il fallimento di questa alleanza, che pareva profilarsi nel “patto di non aggressione”, fu causato da un sabotaggio cosciente dei nemici dei due regimi nazionalsocialisti o avvenne a causa della scarsa lungimiranza di Hitler e Stalin? Una cosa è certa. I consanguinei di Trockij e di Roosevelt (sui quali tuttavia non siamo disposti a far ricadere l’intera responsabilità di certi rivolgimenti, essendo la trama delle forze occulte talmente più sottile e vasta, da essersi potuta servire, forse, dell’ebraismo come di uno strumento) sono usciti vittoriosi dal secondo conflitto mondiale.
La pubblicazione di queste pagine, se rivestirà un altro significato oltre a quello della testimonianza, servirà a fornire un’altra dimostrazione del fatto che la storia possiede una “terza dimensione” e che molte cause apparenti spesso sono, in realtà, gli effetti di un’azione sotterranea.
Una messa a punto va fatta infine per quanto concerne il ruolo che, secondo il documento, la massoneria svolgerebbe nel disegno sovversivo internazionale. Effettivamente, nel quadro del processo controiniziatico che vide organizzazioni regolarle tradizionali, o i loro residui, cadere in preda di influenze di segno opposto, anche molte logge massoniche subirono un’inversione di polarità e tradussero in termini individualistici,laici e democratici aspetti del diritto iniziatico, quali, ad esempio, i concetti di libertà, parità, fraternità. La degenerazione subita dalla maggior parte dell’organizzazione massonica non toglie tuttavia che, se esistono attualmente logge non deviate dall’opera della controinformazione, esse possano “rivendicare un’origine tradizionale autentica e una trasmissione iniziatica regolare” (5).
C.M.
(1) Lev Trockij, La mia vita, Milano 1961; p,196.
(2) Ian Deutscher, Il profeta disarmato, Milano 1956; pp. 262-263
Lawrence E. Schapiro, Storia del partito comunista sovietico, Schwarz, Milano; p.470.
(3) Christian G. Rakovskij, I pericoli professionali del potere, Roma 1967.
(4) José Landowskiy, Sinfonia en rojo mayor, Mexico 1955.
(5) René Guénon, Aperçus sur l’initiation, Paris 1946; p.103.



STRALCI DALL’INTERROGATORIO DI RAKOVSKIJ

Rakovskij – [A Hitler] è stato necessario il socialismo per vincere il socialismo: il suo socialismo antisocialista che è il nazionalsocialismo. A Stalin occorre un comunismo per vincere il comunismo: quel comunismo anticomunista che è il nazionalcomunismo. Il parallelo è evidente. Nonostante l’antisocialismo hitleriano e nonostante l’anticomunismo staliniano, tutti e due, nonostante loro, contro la loro stessa volontà, obiettivamente, in modo trascendentale, fanno del socialismo e del comunismo…
Tutti possiamo provare che le masse adunate di una città o di una nazione mostrano sempre una specie di superstizioso timore davanti alle Banche e ai banchieri. Hanno ucciso re, generali, vescovi, poliziotti; sacerdoti ed altri rappresentanti dell’odiato privilegio; hanno saccheggiato e incendiato chiese, palazzi e perfino scuole; però, essendo rivoluzioni economico-sociali, rispettarono la vita dei banchieri lasciando intatti i superbi edifici delle banche. Per quanto io abbia saputo fino a che son stato prigioniero, ciò si sta ripetendo tuttora.
Kusmin – E dove?
Rakovskij – In Ispagna… Non so se avrà osservato la strana somiglianza tra la finanza internazionale e l’internazionale proletaria. Si direbbero una la controfigura dell’altra… Il Comintern, assecondato dal riformismo, provoca l’anarchia nella produzione, l’inflazione, la miseria e la disperazione nelle masse; la finanza, soprattutto la finanza internazionale, assecondata coscientemente o no dalla finanza privata, crea le stesse condizioni, moltiplicate però. Potremmo già intuire il motivo per cui Marx celò le contraddizioni della finanza, che non potevano sfuggire alla sua vista acuta; infatti trovò un’alleata nella finanza, la cui azione, essendo oggettivamente rivoluzionaria, avrebbe dato risultati straordinari…
La natura internazionalista del denaro è conosciuta; da questa realtà risulta che l’entità che lo possiede sia cosmopolita. La finanza al vertice, fine a se stessa, nega e misconosce ogni nazionalismo. Non conosce lo Stato, pertanto è essa stessa anarchia, e lo sarebbe in assoluto se, negatrice di ogni Stato nazionale, non fosse per necessità essa stessa Stato. Lo Stato puro è potere puro.
Il Denaro è Stato. Il Denaro è il centro di gravitazione universale… Sapere come la finanza internazionale giunse ad essere padrona del denaro, questo magico talismano che ha sostituito ciò che Dio e Nazione rappresentavano, per i popoli, è qualcosa che supera l’interesse scientifico, la stessa arte della strategia rivoluzionaria, poiché è arte e rivoluzione assieme. Velati gli occhi dello storico e della massa col clamore e il trionfo della Rivoluzione Francese, ubriacato il popolo con l’aver ottenuto l’abbattimento del re, del privilegio, di ogni potere, non si avvertì che un pugno di uomini occulti e cauti si erano impadroniti dell’autentico potere della regalità, un potere magico, quasi divino, che la regalità, senza saperlo, possedeva. Le masse non si resero conto che gli altri avevano preso per sé questo potere che le avrebbe ridotte a una schiavitù più pesante di quella dello stesso re, poiché lui, coi suoi pregiudizi religiosi e morali e con la sua stupidità, fu incapace di usare un simile potere. Fu così che si impadronirono di un potere maggiore del re uomini la cui qualità morale e intellettuale e il cui carattere cosmopolita permetteva loro di esercitarlo. Naturalmente non erano cristiani di nascita, ma cosmopoliti…
Come mai e perché si eleva l’ignorato Trockij, guadagnandogli di colpo un’autorità superiore a quella dei più vecchi e prestigiosi rivoluzionari? Semplicemente perché si è sposato, Con lui è venuta in Russia sua moglie. Lei sa chi è costei? E’ la figlia di Givotovskij, socio dei banchieri Warburg, soci a loro volta e parenti di Jacob Schiff, il gruppo finanziario che finanziò il Giappone e, attraverso Trockij, finanziò la rivoluzione del 1905 Questo è il motivo per cui Trockij passò di colpo alla testa dell’anzianità rivoluzionaria.
Kusmin – Lei osa dire che Kerenskij fu un complice di Lenin?
Rakovskij – Di Lenin no, ma di Trockij sì, o meglio, di “quelli”.
Kusmin – Assurdo!
Rakovskij – Lei non riesce a comprendere… Proprio lei? E’ strano. Se lei, la spia che lei è, riuscisse a diventare il capo di una fortezza nemica, non aprirebbe la porta agli attaccanti, cioè a coloro con cui lei realmente collabora?… Mi creda, il comunismo deve di più a Kerenskij, rimasto senza statue e mausolei, che non a Lenin.
Kusmin – Mi sta dunque dicendo che Kerenskij fu un vinto cosciente e volontario?
Rakovskij – Sì, mi risulta. Sappia che vi fu il mio intervento personale in tutto ciò, Ma le dirò di più. Lei sa chi finanziò la Rivoluzione d’Ottobre? Furono “loro”, attraverso gli stessi banchieri che finanziarono il Giapponee la rivoluzione del 1905. Jacob Schiff e i fratelli Warburg, ovvero la grande costellazione bancaria, una delle cinque della Federal Reserve, la Banca Kuhn, Loeb & co; intervennero anche altri banchieri americani ed europei, come Guggenheim, Hanauer, Breìtung, Aschberg, della “Nya Banken”, quella di Stoccolma… Io mi trovavo “casualmente” lì, a Stoccolma, e intervenni nel trasferimento dei fondi. Fino all’arrivo dì Trockij fui io l’unico ad intervenire da parte rivoluzionaria. Infine giunse anche Trockij; devo far notare che gli alleati lo espulsero dalla Francia perché sovversivo e gli stessi alleati lo liberarono perché fosse disfattista nell’alleata Russia. Altra “casualità”. Chi organizzò tutto ciò? Gli stessi che riuscirono a far passare Lenin attraverso la Germania. Se “quelli” della Gran Bretagna riescono a tirar fuori Trockij, il sovversivo, da un campo canadese e far sì che arrivi in Russia attraverso i controlli alleati che gli danno via libera, altri di “loro”, uno dei quali è Rathenau, danno via libera a Lenin attraverso la nemica Germania. Se lei studiasse la storia della rivoluzione e della guerra civile senza pregiudizi e con lo spirito inquisitore che lei impiega in cose meno importanti, troverebbe una serie di “casualità” sconvolgenti.
Kusmin – Bene. Accettiamo come ipotesi che non sia tutto un caso. Che cosa deduce lei da tutto ciò?
Rakovskij – Mi lasci terminare questa piccola storia, poi dedurremo insieme. Fin dal suo arrivo a Pietrogrado, Trockij viene accolto senza alcuna riserva da Lenin… Lenin seppe subito che Trockij aveva il denaro e potenti aiuti internazionali: il vagone sigillato ne fu la dimostrazione. Poi, l’unità intorno all’insignificante partito bolscevico di tutta l’ala sinistra rivoluzionaria, socialisti rivoluzionari e anarchici, è opera di Trockij e non della ferrea intransigenza di Lenin. Non per niente l’antico Bund di proletari ebrei, da cui nacquero tutti i rami rivoluzionari moscoviti ai quali esso diede il novanta per cento dei suoi capi, era il vero partito del “senzapartito” Trockij. Parlo naturalmente non del Bund ufficiale e pubblico, ma del Bund segreto, inserito in tutti i partiti socialisti, i cui capi stanno sotto la sua disciplina.
Kusmin – Anche Kerenskij?
Rakovskij – Anche Kerenskij, e anche altri capi, ma non socialisti, capi di frange politiche borghesi.
Kusmin – Come può essere?
Rakovskij – Dimentica il documento della massoneria sulla prima fase democratico-borghese della rivoluzione?
Kusmin – Obbediva al Bund?
Rakovskij – Come gradino immediato, senz’altro, ma in realtà obbediva a “loro”.
Kusmin – Nonostante la marea marxista che si alzava minacciando i suoi privilegi?
Rakovskij – Nonostante tutto questo. Naturalmente non vedeva tale pericolo. Tenga conto che ogni massone ha visto e ha creduto di vedere più del reale con la sua fantasia, perché immaginava quel che più gli conveniva. La presenza in aumento dei massoni nei governi e presidenze di Stato delle nazioni borghesi è per loro una prova del potere politico della loro associazione. Tenga conto che in quell’epoca tutti i governanti delle nazioni alleate erano massoni, con rare eccezioni. Questo è un argomento primario per loro. Essi avevano una fede assoluta nel fatto che la Rivoluzione si arrestasse alla repubblica borghese, tipo quella francese.
Kusmin – Per quanto mi hanno detto nella Russia del 1917, dovevano essere molto ingenui per credere ciò.
Rakovskij – Lo erano e lo sono. I massoni non hanno imparato quella prima lezione che fu la gran rivoluzione, nella quale essi svolsero un enorme ruolo rivoluzionario e che divorò la maggioranza massonica, a cominciare dal suo Gran Maestro, l’Orléans, o meglio, col massone Luigi XVI, per continuare con girondini, giacobini ecc.; e, se qualcuno sopravvisse, lo dovette al Brumaio.
Kusmin – Vuol dire che i massoni sono destinati a morire per mano della rivoluzione che è stata scatenata da loro?
Rakovskij – Esatto: lei ha formulato una verità rinchiusa in un gran segreto. Io sono massone. L’avrebbe mai detto? No? Ebbene, dirò a lei questo gran segreto che si promette di svelare al massone nell’immediato grado superiore. Non lo scopre però né il 23 né il 33; né il 93 né il più alto di qualsiasi rito. Naturalmente io non lo conosco in quanto massone, ma perché sono uno di “loro”. Il segreto autentico della massoneria è il suicidio della massoneria stessa quale organizzazione e il suicidio di ogni massone importante. Se avrà occasione di assistere in futuro a qualche rivoluzione, non si perda il gesto di paura e l’espressione di stupore del massone che si convince di dover morire per mano dei rivoluzionari… Mi lasci però continuare la mia piccola storia. La rivoluzione ha trionfato, il potere è preso. Si presentò il primo problema; la pace e il primo dissenso dentro il partito, dissenso che divise la coalizione ai potere. Non ripeterò quanto è già noto circa la lotta scatenatasi a Mosca tra i fautori e i detrattori della pace di Brest. Quella pace fu un errore:
Lenin inconsciamente tradì la rivoluzione internazionale.. Si sarebbe dovuto unire con le armi lo Stato sovietico alla rivoluzione tedesca. Ben diversa sarebbe oggi la carta geografica europea. Ma Lenin, ebbro del potere, assecondato da Stalin che aveva già provato l’ebbrezza del comando, seguiti ambedue dall’ala nazionale russa del Partito, si imposero con la forza e da allora nacque il socialismo in un solo paese, ovvero il nazionalcomunismo, il cui apogeo sarebbe stato raggiunto con Stalin… Trockij organizzò coi suoi accoliti l’attentato della Kaplan contro Lenin. Per suo ordine Blumkin uccise l’ambasciatore Mirbach. Il colpo di Stato della Spiridonova e dei suoi socialisti fu preparato d’accordo con Trockij. Il suo uomo insospettato per tutto questo fu quel Rosenblum, un ebreo lituano, che usava il nome di 0’Reilly, conosciuto come la miglior spia dell’Intelligence britannica.
In realtà era uno di “loro”. La ragione per cui fu scelto questo famoso Rosenblum conosciuto solo come spìa inglese, è che, in caso di fallimento, la responsabilità dei complotti sarebbe caduta non su Trockìj e nemmeno su di noi, ma sull’Inghilterra… Durante la guerra civile si garantisce per Troskij la successione a Lenin. La cosa era fuor di dubbio. Poteva già morire glorificato il vecchio rivoluzionario. Se salvo la vita dai proiettili della Kaplan, non uscì vìvo dalla dissimulata eutanasia, a cui fu sottoposto...
Kusmìn – Trockij abbreviò dunque la sua vita? Bel colpo per il vostro processo!
Rakovskìj – Trockìj? Può darsi che sia intervenuto. Che lo sapesse è certo. Comunque “loro” dispongono, di molti canali per giungere dove vogliono… Tutti sanno che, se Trockij non è successo a Lenin, non fu per errore umano nel piano, che per la sua realizzazione era più che sufficiente la somma dei poteri nelle mani di Trockij durante la malattia di Lenin. Eravamo addirittura in possesso della sentenza di morte di Stalin.
La lettera contro il suo capo, che la Krupskaya strappò al suo sposo, sarebbe stata sufficiente a un Trockij dittatore per liquidare Stalin. Ma Trockij cadde infermo per una sofferenza casuale e al momento decisivo, quando Lenin muore, lui rimane inattivo… Dovevamo improvvisare una soluzione e quella adottata fu di unirci a Stalin: essere più stalinisti di lui, esagerare, ovvero sabotare. La nostra lotta sotterranea e permanente e il suo continuo fallimento contro uno Stalin che ogni giorno di più si rivela un genio poliziesco senza precedenti. In più Stalin, forse per atavico nazionalismo che egli non poté estirpare dal suo incipiente marxismo, suscita l’entusiasmo della Russia e dà origine a quel nazionalcomunismo che si oppone all'internazionalismo comunista. Stalin pone l’Internazionale al servizio dell’URSS. Se vogliamo trovare un parallelo storico, dobbiamo indicare il bonapartismo.


video su satanismo e massoneria
Ascoltate bene quello che dice la prof.ssa Gatto Trocchi sul marxismo



Le prove


UN ARTICOLO DEL 2008 CHE GIA' FORNIVA PROVE CONFUTABILI SULLE SCIE CHIMICHE, E LA RESPONSABILITA' DEI GOVERNI PER AVER FATTO PASSARE COSI' TANTO TEMPO PREZIOSO A SMENTIRE OTTUSAMENTE L'EVIDENZA. A 10 ANNI DI DISTANZA DOBBIAMO CORRERE AI RIPARI, PERCHE' IL DISASTRO E' SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI CON CICLONI, URAGANI, TERREMOTI E SCONVOLGIMENTI PLANETARI!

Con noiosa insistenza e con pervicace ottusità, i disinformatori (meteorologi, militari, giornalisti a mezzo servizio etc.) affermano che non esiste prova alcuna dell'esistenza delle scie chimiche. Nulla di più falso!

Abbiamo pensato quindi di raccogliere, in un unico post, le prove-cardine che distruggono le menzogne costruite ad arte per ingannare la popolazione e volte a giustificare gli sfregi nel cielo come semplici ed innocue scie di condensazione. Il fulcro di tutta la questione, benché recentemente siano state stravolte le leggi della fisica per tentare di negare la realtà delle scie velenose, è rappresentato dalle quote di sorvolo dei tankers chimici. Si tratta di quote assolutamente non compatibili con la formazione dicontrails che sono - lo ribadiamo - un fenomeno rarissimo.

Eccole qui di seguito:

- Le analisi del CNR (il video)

"Le ceramiche ritrovate a Gerusalemme smentiscono chi dice che la Bibbia non ha un fondamento storico"

Uno scavo archeologico nell'antica Città di David ha confermato l'accuratezza storica di alcuni versetti dell'Antico Testamento




Ispirata da Dio secondo ebrei e cristiani, storicamente attendibile in alcuni passaggi secondo archeologi e ricercatori vari: la Bibbia non smette di essere studiata e confrontata con quanto si sa per certo delle peripezie del popolo israelitico di migliaia di anni fa. E ora gli esperti che stanno scavando nella zone della cosiddetta Città di David (nucleo fondante di Gerusalemme) fanno sapere che la descrizione dell'incendio della capitale di Israele contenuta nell'Antico Testamento ha validità da un punto di vista scientifico, e quanto si legge nei versetti sarebbe proprio accaduto per davvero.
È stato il ritrovamento di una serie di artefatti datati 600 anni A.C. e ritrovati bruciati a confermare che a Gerusalemme si diffuse un rogo e che la città venne invasa dai Babilonesi. Tra i reperti rinvenuti dagli archeologi dell'Israel Antiquities Authority, infatti, ci sono ossa bruciacchiate, semi di vite, legno e ceramiche - e ognuno di essi era coperto da strati di cenere.

La datazione precisa degli oggetti è stata resa possibile dai sigilli visibili sopra di essi: "Si tratta di sigilli caratteristici del periodo di costruzione del Primo Tempio" ha spiegato Joe Uziel, che guida il programma di scavi. "Erano utilizzati per funzioni amministrative tipiche della fine del della dinastia giudaica. Non sembra che le costruzioni edificate nella città di David siano state distrutte in una singola occasione, ma che alcune siano state buttate giù, altre abbandonate".
Nel libro di Geremia (52, 12-13), del resto, si fa menzione a un incendio: "Nel quinto mese, il dieci del mese, essendo l'anno decimonono del regno di Nabucodònosor re di Babilonia, Nabuzaradàn, capo delle guardie, che prestava servizio alla presenza del re di Babilonia, entrò a Gerusalemme. Egli incendiò il tempio del Signore e la reggia e tutte le case di Gerusalemme, diede alle fiamme anche tutte le case dei nobili".
E così successe davvero.

Clima impazzito? ”No,è guerra climatica ”. Parla il generale Fabio Mini

I NOTIZIARI DEI MEDIA MAINSTREAM CI RACCONTANO LE SOLITE MENZOGNE SUL RISCHIO IDROGEOLOGICO DELL'ITALIA COME A FARCI RASSEGNARE AL FATTO CHE CIO' CHE STA SUCCEDENDO E' QUALCOSA DI FATALMENTE INEVITABILE, MA SE ASCOLTATE QUELLO CHE DICE IL GENERALE MINI, UN ESPERTO IN MATERIA, LA REALTA' E' BEN DIVERSA, E CAPIRETE CHE LA NATURA C'ENTRA BEN POCO

generale mini guerra climatica  
Mai come ora ci rendiamo conto che il clima è impazzito. Ecco il motivo spiegato dal Generale Mini: ”E’ guerra climatica, clima modificato con agenti chimici”.

Riportiamo qualche passo significativo della testimonianza di questa persona, il cui ultimo incarico militare è stato il Comando delle forze NATO in Kossovo, e quindi non è stato un generale di “cartone”, come si dice in gergo di coloro che non hanno mai ricoperto ruoli di Comando, e sicuramente conosce l’argomento di cui tratta e anche solo per questo, dovrebbe essere ascoltato.

“La guerra ambientale non è più solo una ipotesi: è già in atto. Ma guai a dirlo, si passa per pazzi.”

“Negare l’informazione è già un atto di guerra. Non c’è solo la disinformazione ma c’è una pratica militare che si chiama ‘denial of service’ ovvero si stabilisce che è necessario non solo negare la realtà o l’evidenza, ma negare l’informazione. E questo è già un vero e proprio atto di guerra. Determinate persone o paesi non devono venire a conoscenza delle informazioni e questo può causare catastrofi di proporzioni bibliche, come il devastante tsunami dell’Indonesia. L’informazione sul suo arrivo era disponibile, ma interruzioni nella trasmissione, a causa di anelli mal funzionanti o volutamente non funzionanti, ne ha impedito la comunicazione.”

“La bomba climatica è la nuova arma di distruzione di massa a cui si sta lavorando in gran segreto per acquisire vantaggi inimmaginabili su scala planetaria. Alluvioni, terremoti, tsunami, siccità, cataclismi. Uno scenario che purtroppo non è più fantascienza.”
“La maggior parte delle persone ritiene inconcepibili certi scenari, in quanto non è al corrente delle progettazioni in materia di tecnologie militari e quindi delle conseguenti implicazioni.”
Il Generale racconta che nel lontano 1946, lo scienziato neozelandese Thomas Leech, lavorò in Australia per conto dell’Università dell’Auckland, con fondi americani e inglesi, per provocare piccoli tsunami. Il “Progetto Seal” ebbe successo, spaventò lo scienziato che interruppe gli esperimenti, e che poi sicuramente sono stati ripresi e perfezionati.

“I militari hanno già la capacità di condizionare l’ambiente: tornado, uragani, terremoti e tsunami alterati o addirittura provocati dall’uomo sono una possibilità concreta.”
“Nell’ambito militare non esiste una moralità che possa impedire di oltrepassare un certo punto. 

Basti pensare allo sviluppo e le applicazioni degli ordigni atomici. Non esiste vincolo morale, ciò che si può fare si fa.”


Non è solo un problema di mancanza di moralità, ma secondo il Generale si va anche oltre: “La voglia di conseguire un vantaggio spinge ad usare le tecnologie senza fare test a sufficienza. Una possibilità viene messa in atto per verificarne il funzionamento, sperimentandone direttamente sul campo gli effetti.”

Con l’articolo su Limes, il Generale aveva già divulgato il progetto dell’Aereonautica Militare Statunitense del 1995. In “Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025” si delineavano i piani non “di possedere il clima”, ma di controllare il meteo, lo spazio atmosferico e condurre operazioni belliche in sicurezza, dice sempre il Generale. “Per esempio, irrorando le nubi con ioduro di argento, altre sostanze chimiche o polimeri, per dissolverle o spostarle. Oggi siamo piuttosto vicini al traguardo del 2025.”




Scie chimiche, scienziati pazzi e governi assassini



Negli Stati Uniti si parla liberamente del problema legato alle scie chimiche, ma in Italia è in realtà un argomento ancora tabù, il più delle volte visto con pregiudizio, come una questione da relegare a visionari complottisti. Da ben 19 anni però nei cieli di tutto il mondo vengono erogate sostanze altamente tossiche, e le persone si ammalano e muoiono senza un motivo apparente.


La vera natura delle scie chimiche

Lo ha ammesso in una dichiarazione ufficiale del 2011 John Holdren, allora direttore dell’Ufficio per la Scienza e la Tecnologia della Casa Bianca, dichiarando che il governo americano dal 1996 irrora i cieli non soltanto americani ma anche quelli europei, in particolar modo quelli italiani, viste le numerose basi aeree, e ciò per favorire la geoingegneria e la manipolazione climatica. Irrorazioni che sono però foriere di pericoli e danni considerevoli, con una influenza notevole sulle coltivazioni e sulla nostra salute.

Ufficialmente queste scie sono riconosciute come semplice condensa, ma in realtà le vere nubi create dalla condensa si verificano solamente nel 2% dei casi e solo in condizioni fisiche precise, quali una quota superiore agli 8 mila metri, una temperatura superiore ai -40° e un’umidità relativa oltre al 70%. Inoltre le scie chimiche vere e proprie sono persistenti e, a differenza di quelle dovute alla semplice condensa, rimangono nell’aria per diverse ore. Gli aerei utilizzati per irrorarle non hanno contrassegni, non appartengono a linee aeree e non vengono identificati dai radar.

Diversi scienziati e ricercatori hanno effettuato delle analisi chimiche a riguardo, prendendo in esame polveri, acque e terreni. Si è così scoperta la presenza di bario, calcio, torio, alluminio, quarzo, magnesio e potassio; si tratta di sostanze che favorirebbero l’azione delle onde elettromagnetiche emesse dall’impianto Haarp, i cui veri scopi sono alquanto oscuri.

Controllare il numero della popolazione mondiale

John Holdren è l’autore di “Ecoscience”, un libro risalente al 1977, dove parla di una sorta di “regime planetario” munito di una “forza di polizia mondiale” atta a far rispettare le misure di controllo degli abitanti del pianeta. A tal scopo sono contemplati gli aborti forzati, sterilizzazioni di massa condotte tramite la contaminazione di acqua e cibo e altri programmi deliranti che lo scienziato però non ha mai rinnegato, e di cui continua addirittura a sostenerne la “bontà”.

Forse il libro non si discosta poi così tanto dalla realtà attuale. Holdren è infatti in prima linea per quanto riguarda gli sforzi condotti per combattere i cambiamenti climatici attraverso dei programmi di dubbia etica incentrati sulla geoingegneria. Il direttore ha promosso recentemente “progetti di geoingegneria su vasta scala volti a raffreddare la Terra“, che includerebbero “sparare particelle inquinanti in atmosfera per riflettere i raggi del sole“, note ai più come scie chimiche.

Folli mascherati da filantropi

“Siamo di fronte a una catastrofe globale, la sovrappopolazione, che deve essere risolta a tutti i costi entro il 2000“. Queste le parole di Holdren nel 1977. È importante capire che Holdren non ha mai rinnegato queste dichiarazioni, che rispecchiano non solo il suo parere ma anche quello di molte altre personalità rilevanti della politica statunitense, del mondo ambientalista e di quello accademico. Un esempio? Ted Turner, Bill Gates e David Rockefeller, sostenitori del movimento integralista eugenetista, si sono riuniti insieme ad altri miliardari filantropi nella città di New York per capire come le loro ricchezze potrebbero essere utilizzate per “rallentare la crescita della popolazione mondiale“, come ha riportato il quotidiano inglese Times. Ted Turner avrebbe addirittura avanzato proposte scioccanti riguardanti la riduzione della popolazione per farla calare del 95%. Moderni dottor Mengele mascherati di buone intenzioni, ma che in realtà celano alla perfezione i propri oscuri propositi. Non il bene dell’umanità ma i profitti, l’egemonia di pochi eletti.

Gli Stati Uniti sono sull’orlo di una guerra civile?



A seguito di un precedente sondaggio del 2017, il blog “Best Defense” di politica estera negli USA ha aperto un sondaggio sulla probabilità di una seconda guerra civile americana.
Tuttavia, inquadrarla come una seconda guerra civile include numerose ipotesi sulla guerra sul suolo americano che si basano più sulla storia dell’attuale realtà di come la Elite di potere USA agisce nel mondo. La distinzione è fondamentale per contrastare efficacemente l’emergere della violenza in America.
La guerra attualmente procede spesso da comunità marginalizzate ideologicamente ed economicamente la cui sofferenza e paura sono manipolate da astuti attori globali. Gli insorti diventano guerriglieri, fazioni ribelli, procure e insurrezioni.
A volte assomigliano più a conflitti tribali composti lungo linee razziali, religiose, familiari o economiche, spesso in cima a crisi di risorse che spingono la violenza a diventare una soluzione necessaria.
Per quanto previsto negli Stati Uniti, la forma dei futuri conflitti interni sarà asimmetrica, distribuita ed eterogenea.


I leader neri organizzano la marcia sulla Casa Bianca per chiedere la fine delle guerre USA all’Africa
Si deve citare l’ultimo comunicato recitato dalla organizzazione “The Black is Back Coalition for Social Justice Peace and Reparations” ha lanciato un appello affinché i neri scendano a Washington DC questo fine settimana per una mobilitazione di 2 giorni in cui chiedono la fine delle aggressioni militari ed economiche statunitensi in Africa e nelle comunità africane di tutto il mondo.
Il 3 novembre i manifestanti si raduneranno a Malcolm X Park a mezzogiorno e marciano verso la Casa Bianca per una manifestazione alle 16:00. Poi, il 4 novembre, una conferenza organizzativa si terrà presso lo Stuart Centre, 821 Varnum Street NE.
La Coalizione cita alcune questioni chiave che verranno affrontate nella mobilitazione di novembre, tra cui:
L’avvenuto sequestro di quasi 100 acri di terra nella comunità nera di St. Louis per costruire la “National Geo-spazial Intelligence Station”, una stazione di spionaggio internazionale da $ 2 miliardi.
Inasprimento delle uccisioni da parte della polizia di persone di colore nelle città degli Stati Uniti
Attacchi di cittadini bianchi su chiese nere, campus, ristoranti e trasporti pubblici
Incarcerazione di massa di persone di colore e sforzi per organizzarsi all’interno delle prigioni
Guerre statunitensi di aggressione in Africa, Asia e Sud America
La Coalizione è stata costituita nel 2009 per affrontare le terribili condizioni di esistenza per i neri che non venivano affrontati una volta che Barack Obama si era insediato alla Casa Bianca e molti attivisti neri avevano evitato di criticare il primo presidente nero.
L’ampia coalizione è composta da organizzazioni che rappresentano una serie di questioni e filosofie, unite nella loro visione che la lotta dei neri in America è una lotta per l’autodeterminazione. Chiedono il controllo da parte della comunità nera della polizia e delle scuole, la liberazione di prigionieri politici neri, le riparazioni agli africani, la fine dell’oppressione speciale delle donne africane e la fine delle guerre USA in Africa, così come la fine delle guerre militari americane che cercano la destabilizzazione politica di altri paesi come la Repubblica popolare democratica di Corea, la Siria, l’Iran, il Venezuela, Nicaragua, Cina e Russia.

Il Comitato Direttivo della Coalizione, molti dei quali interverranno alla Conferenza, include:

Omali Yeshitela, Chair of Black è Back Coalition
Lisa Davis, vicepresidente e presidente della Coalition Healthcare Working Group
Glen Ford, co-fondatore della Coalition e Senior Editor del rapporto Black Agenda
Nellie Bailey, Consiglio degli inquilini di Harlem
Zaki Baruti, Universal People People Organization
Betty Davis, New Abolitionist Movement
Kamm Howard, Coalizione nazionale dei neri per le riparazioni in America, presidente del gruppo di lavoro sulle riparazioni della coalizione
Ajamu Baraka, Black Alliance for Peace
Reverendo Edward Pinkney, Black Community Autonomy Network Community Organization
Khalid Raheem, New Afrikan Independence Party
Ralph Poynter, gruppo di lavoro dei prigionieri politici
Diop Olugbala, presidente della Coalition Black Community Control del gruppo di lavoro della polizia
Ikemba Ojore, Ubuntu
Secondo il presidente della coalizione Omali Yeshitela ,

“L’escalation di attacchi da parte degli Stati Uniti sull’Africa e sul popolo africano in tutto il mondo è la prova della crescente crisi del potere bianco imperialista. The Black is Back Coalition invita tutti gli africani e gli amici di pace ad unirsi a noi in una grande celebrazione di resistenza. Dobbiamo organizzarci per difenderci dalla guerra contro il nostro popolo in un processo che costruirà un nuovo mondo senza oppressione nera e sfruttamento umano “.

Nota: Questo è uno dei proclami della minoranza nera ma negli USA ci sono altri gruppi che si stanno organizzando fra i quali numerosi sono quelli che comprendono i “latinos”, composti da persone di origine sud Americana che sono una fetta importante della popolazione del paese.

Molti osservatori hanno dichiarato che il rischio di una sanguinosa guerra civile in America è divenuto molto alto, con la crescita delle disuguaglianze e della emarginazione. Il sangue potrebbe scorrere abbondante sul territorio degli States.

Fonte: Global Research

Traduzione e note: Luciano Lago

11 novembre 2018: il mondo sull’orlo della Terza Guerra Mondiale

L’11 novembre 2018 si terrà a Parigi un incontro molto particolare tra Putin e Trump, il presidente russo recapiterà un messaggio capace di sconvolgere il pianeta stesso.

Circa tre giorni fa il consigliere per la sicurezza nazionale americana John Bolton ha incontrato Putin. Il meeting non è andato bene, per nulla. Così raccontano i siti cospirazionisti americani sul possibile scontro USA-RUSSIA dell’11 novembre. Vediamo i dettagli:
Durante il colloquio Putin ha detto personalmente a Bolton che se gli USA non smetteranno di effettuare operazioni “clandestine” in Siria sarà la volta della Russia di iniziare a compiere “operazioni”.
Putin ha specificato che questo avvertimento verrà dato un'ultima volta da lui stesso, direttamente al Presidente Trump l’11 di novembre a Parigi. Il leader russo vuole essere sicuro che il messaggio arrivi forte e chiaro a Trump, e sarà l’ultimo avvertimento.


L’incontro tra Putin e Bolt

America regina di sotterfugi?

Bolton ha replicato che qualsiasi azione di guerra contro l’esercito americano sfocerà in un conflitto aperto. Putin ha ricordato agli Stati Uniti d’America quello che hanno fatto di recente:”Voi avete costruito basi missilistiche tutto intorno alla Russia anche se avevate promesso di non muovervi di un passo verso Est quando è crollata l’Unione Sovietica. State giocando a fare esercitazioni di guerra in Finlandia lungo i nostri confini proprio in questi giorni. Avete rovesciato il governo Ucraino perchè Yanukovich (l’ex presidente) aveva scelto di rimanere vicino alla Russia piuttosto che all’Unione Europea, continuate a rifornire gli Ucraini con armi e munizioni per esasperare ancora di più la situazione. Voi avete causato tutti i problemi siriani a causa del gasdotto che collega il Qatar all’Europa. Avete inserito sistemi missilistici in Romania e Polonia per difendervi dagli stati “canaglia” come Iran e Nord Corea anche se tutti i radar di quei complessi puntano unicamente verso la Russia. Tutto quello che gli USA e la NATO hanno fatto negli ultimi 20 anni punta direttamente allo scontro con noi. Se è la guerra che volete, l’avrete”.
Quando i due leader si incontreranno l’11 di novembre a Parigi le cose potrebbero cambiare in modo drammatico, non ci resta che aspettare e verificare se queste informazioni sono l’ennesima bufala o hanno un fondamento di verità.


FRANCIA, EUROPA, MONDO... COME TRA LE DUE GUERRE!

(di Alessandro Rugolo)
01/11/18 


I francesi questa mattina si sono svegliati con le parole tranquillizzanti del loro presidente: "Il momento che stiamo vivendo assomiglia a quello tra le due Guerre", riferendosi alle guerre mondiali del secolo scorso.
Le dichiarazioni del presidente francese, comparse in una intervista pubblicata su Ouest France, il quotidiano più letto in Francia (considerato di posizione centrista), il più letto al mondo nella comunità francofona, evocano spettri che fanno ancora parte dell'inconscio collettivo, ma a quale scopo?
La frase in effetti riassume bene la situazione politica in Europa, soprattutto se si legge il resto della sua dichiarazione: "l'Europa affronta un rischio: quello di essere smembrata dai nazionalismi e di finire sotto l'influenza di potenze esterne..." e quindi insiste sulla similitudine tra l'Europa dei nostri giorni e quella degli anni '30, in entrambi i casi l'Europa era divisa dalla paura, dalla ripresa dei nazionalismi, dalle conseguenze della crisi economica. Per il presidente Macron l'Europa sta rivivendo quel periodo...
Le dichiarazioni arrivano in un momento storico molto particolare, la celebrazione del centenario della fine della prima guerra mondiale, celebrazioni che si concluderanno con la cerimonia dell'11 novembre presso l'Arc de Triomphe, alla presenza di un centinaio di dirigenti di tutto il mondo.
Ma non solo, sullo sfondo, poco più distanti, le elezioni Europee del maggio 2019 e la campagna elettorale già cominciata.
Nell'intervista, il presidente Macron va oltre affermando che l'Europa rischia di perdere la propria sovranità. Ovvero la sicurezza europea dipendente dalle scelte americane, avere la Cina sempre più presente nel campo delle infrastrutture essenziali e la Russia sempre più influente sui mercati finanziari che oltrepassano i confini nazionali.
La soluzione, per il presidente francese, è una Europa forte e più indipendente ma unita, in questo senso si capiscono anche altre iniziative come la European Intervention Initiative, solo a titolo d'esempio.
Quanto poi le sue parole siano state influenzate da alcuni avvenimenti recenti in campo industriale, come la scelta del Belgio di acquisire gli F35 dal colosso americano Lockheed Martin - invece che i Rafale - o dalle perdite della Total a seguito della politica estera USA che questa estate hanno spinto la prima società petrolifera francese ad abbandonare i progetti di investimenti in Iran, questo è tutto da accertare...
(foto: ouest france)