sabato 20 ottobre 2018

Carpeoro: se il governo tiene duro, l’Ue subirà una lezione

Se non hanno scheletri negli armadi, Salvini e Di Maio possono tenere testa a Bruxelles. E se resistono, alla fine possono vincere. Letteralmente: «Se il governo tiene duro, l’Europa subirà una dura lezione». Parola di Gianfranco Carpeoro, scrittore e saggista, solitamente prudente sul governo gialloverde: un’alleanza anomala e provvisoria, costruita per fare di necessità virtù dopo lo spiazzante risultato elettorale del 4 marzo, che ha rottamato Pd e Forza Italia. Ora però le cose sono cambiate: il braccio di ferro con l’Unione Europea sul deficit al 2,4% nella previsione 2019 del Def potrebbe rappresentare una sfida estremamente seria. La prima vera crepa nel cosiddetto Muro di Bruxelles, finora intoccabile. Strano, che Di Maio litighi con Salvini proprio mentre la Commissione Ue spara contro l’Italia? Un’abile manovra per distrarre l’opinione pubblica dall’attacco dell’Ue sul deficit? «No, quello tra Salvini e Di Maio è uno scontro su una cosa importante», sostiene Carpeoro: «I 5 Stelle sono giustizialisti, mentre Salvini vuole salvare il suo elettorato – che è fatto di imprenditori, in una buona quota evasori». Carpeoro crede si sia trattato di un incidente di percorso: «Per tutelare il suo elettorato, Salvini ha deciso di dare alla “pace fiscale” una certa veste, e Di Maio non voleva. Ma la ricomporranno, questa lite».
Semplicemente, aggiunge Carpeoro in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, i due azionisti del governo «non si sono chiariti», soprattutto perché «in questo periodo non si sono parlati, dato che Salvini è sempre in Gianfranco CarpeoroTrentino», impegnato nella campagna per le elezioniprovinciali. «Alla fine, grazie a Giorgetti, il decreto sulla parte fiscale è uscito come lo voleva Salvini (e come non lo voleva Di Maio)». “Elementare”, quindi, il risentimento del leader grillino. Che però, secondo Carpeoro, è destinato a rientrare, visto che «i due ormai hanno maturato un rapporto abbastanza forte», capace di tenerli insieme. Al punto che, sempre secondo Carpeoro, i due alfieri gialloverdi sono a un passo dall’incassare un successo clamoroso: se il governo Conte non si piega al diktat di Bruxelles, potrebbe vincere. Davanti a tutta l’Europa, l’Italia dimostrerebbe che gli oligarchi della Commissione non sono imbattibilli. «Avranno la forza di tenere duro? Se non hanno scheletri negli armadi e non vengono ricattati adeguatamente, sì. E se così fosse – aggiunge Carpeoro – paradossalmente, quello che voleva fare Bettino Craxi prima di essete “archiviato” lo farebbero questi personaggi. La loro è una linea craxista, e io ne sono soddisfatto».
Da sempre convinto socialista, Carpeoro – dirigente del Movimento Roosevelt e autore di saggi illuminanti sulle tante manipolazioni del potere – insiste sul pericolo (teorico) degli “scheletri negli armadi” dei gialloverdi: «Se  ne non ne hanno, possono resistere. Se ne hanno, faranno marcia indietro». Non scordiamoci che siamo in Italia: «Da noi i dossier e gli archivi funzionano. Ricordo che, anni fa, una legge finanziaria molto importante fu cambiata perché l’allora presidente del Consiglio (non dico il nome, per evitare querele) aveva avuto la disaccortezza di non evitare che certe sue foto con una minorenne – anzi, con un congruo numero di minorenni – finissero nelle mani sbagliate». Beninteso: «Io dei fatti privati degli attuali politici non so nulla», sottolinea Carpeoro, che ribadisce: «Se non sono ricattabili, per qualunque motivo, e se tengono duro, alla fine questa battaglia la vincono, i signori Conte, Salvini e Di Maio». Nonostante gli altri possibili inciampi interni? Due nomi: il potente Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio (l’ipotetica “manina” evocata da Di Maio sul condono George Sorosfiscale) e il presidente della Camera, il grillino Roberto Fico, che critica la linea dura di Salvini sui migranti. «Fico è un idealista e come tale si comporta», secondo Carpeoro. E Giorgetti? «Fa parte di un establishment sicuramente lontano da Di Maio e dallo stesso Salvini, anche se poi Salvini l’ha comunque utilizzato».
Ostacoli interni e, soprattutto, nemici esterni: come George Soros. Intervistato da un giornale israeliano, Marcello Foa avrebbe accusato Soros di “pagare” europarlamentari del Pd, salvo poi correggersi: ci sono parlamentari europei del Pd“che sostengono Soros”. «Ha fatto bene a correggersi – dice Carpeoro – perché da anni Soros non ha più bisogno di pagare, per avere favori (che infatti riceve). E vorrei precisare – aggiunge – che Foa ha detto la verità: ancora una volta, il neo-presidente della Rai l’ho trovato condivisibile e coerente». Il magnate Soros, principe della peggiore speculazione finanziaria, è notoriamente il patron di Open Society, fondazione che finanzia le Ong incaricate di trasferire in Europa i migranti africani. Buonismo ipocrita: si predica l’accoglienza di profughi che provengono da paesi che l’Europa stessa depreda. La Francia di Macron sottrae ogni anno 500 miliardi di euro a 14 sue ex colonie, ma ovviamente il cattivo è Salvini, secondo i media mainstream che “sostengono” la dottrina Soros. Quanto incide, davvero, il supermassone Soros? «Tanto», ammette Carpeoro, «ma – aggiunge – la battaglia si può vincere». Nessuno è imbattibile, neppure Soros: «E’ un figlio del potere, del dominio. Ma, a prescindere dai suoi interessi, è comunque anche lui manovrato».

Ufficiali e comandanti curdi arrestati in Irak per traffico di droga e petrolio con l'ISIS!!

Almeno 30 funzionari curdi e comandanti delle loro milizie sono stati arrestati in Irak per aver condotto affari con i terroristi dell'ISIS.

Secondo la fonte governativa funzionari e ufficiali militari curdi sono stati presi in custodia a Irbil. Alcuni sono sospettati di commerciare con i militanti di Daesh, mentre altri sono interrogati sui collegamenti al traffico di droga.

I rapporti dicono che i funzionari potrebbero aver facilitato il contrabbando di petrolio dalle aree detenute dall'ISIS al territorio sotto il controllo delle forze di Peshmerga e della regione del Kurdistan.

Sei ostaggi dell'ISIS liberati dall'Esercito Siriano con un 'blitz'! Takfiri in procinto di arrendersi in blocco nella piana vulcanica di Sweida!


Il governatore della Provincia di Sweida, Amer al-Ashi, ha dichiarato: "Sei donne e bambini, rapiti dall'ISIL nel villaggio di al-Shabaki, nella parte orientale della Sweida, il 25 luglio, sono stati liberati dopo i laboriosi tentativi dell'esercito siriano".

Venerdì l'esercito siriano, guidato dalla quarta Divisione corazzata d'élite e dal 5 ° corpo, ha iniziato a spingere su per le ripide scogliere della regione di Toloul al-Safa, colpendo diversi siti controllati dai terroristi dell'ISIL.

Non molto tempo dopo aver lanciato il loro assalto su larga scala, l'esercito siriano si è trovato coinvolto in una dura battaglia con i terroristi dell'ISIL in una delle numerose scogliere rocciose nella regione di Toloul al-Safa.

Secondo una fonte militare nella capitale della provincia di Sweida, l'esercito siriano è riuscito a risalire una delle vette più alte della regione di Toloul al-Safa, lasciandoli a poca distanza dall'imponente controllo del fuoco su gran parte dell'area.

LE TENSIONI NELLA RETORICA DIPLOMATICA TRA STATI UNITI E RUSSIA RAGGIUNGONO IL LIVELLO PRE-GUERRA

Le tensioni nella retorica diplomatica tra Stati Uniti e Russia raggiungono il livello pre-guerra
I soldati americani sono raffigurati in Afghanistan. AP
Il 20 ottobre, il viceministro degli esteri russo Sergey Ryabkov ha commentato le recenti accuse contro la Russia negli Stati Uniti. Il diplomatico ha descritto queste accuse come "menzogne ​​sfacciate" ha affermato che fanno parte dell'attuale stallo politico interno negli Stati Uniti. Ha anche osservato che "l'ostilità degli Stati Uniti nei confronti della Russia e il disprezzo per il resto del mondo" provocherà solo "una risposta sempre più dura".
"Il governo degli Stati Uniti, in una campagna in corso per spaventare il pubblico statunitense e internazionale con storie di "hacker e blogger russi", ha accusato l'ennesimo cittadino russo di tentare di influenzare gli elettori statunitensi. Spargendo palese menzogne ​​sulla mitica "mano di Mosca" per oltre due anni - dalle ultime elezioni presidenziali - Washington sta ora cercando di giocare la stessa carta in vista del prossimo giorno delle elezioni: gli americani eleggeranno un nuovo Congresso il 6 novembre. 
Abbiamo detto diverse volte che questa è una vergognosa campagna denigratoria. È dettato dal desiderio di alcuni politici statunitensi di ottenere un vantaggio nei litigi tra le parti e allo stesso tempo di fare pressione sulla Russia. Stanno usando tattiche senza scrupoli per raggiungere questo obiettivo, compresi casi criminali fabbricati in modo palese con una base di prove risibile.
Ci rendiamo conto che Washington sta preparando un pretesto per imporre nuovamente le loro famigerate sanzioni contro il nostro paese. Gli Stati Uniti sovrastimano chiaramente le proprie capacità. Mostrando ostilità nei confronti della Russia e disprezzo per il resto del mondo, avranno solo una risposta sempre più dura ", ha dichiarato Ryabkov, secondo il sito web del ministero degli Esteri.
In precedenza, gli Stati Uniti hanno accusato una cittadina russa, Elena Husyainava, di tentare di danneggiare il sistema politico statunitense e di essersi intromessa nelle elezioni Usa del 2016 e 2018. Va notato che le sempre più ridondanti retoriche diplomatiche di Mosca e Washington e le ostili azioni statunitensi contro Mosca e un'attiva campagna di propaganda a favore della guerra all'interno delle forze armate statunitensi stanno segnalando apertamente che le parti potrebbero aver già avviato i preparativi per un possibile confronto militare. Questo confronto può assumere una forma limitata della guerra per procura continuata in alcune regioni, come la Siria o il Medio Oriente in generale. Tuttavia, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe scatenare una grande guerra regionale aperta.

https://southfront.org/tensions-in-diplomatic-rhetorics-between-u-s-and-russia-reach-pre-war-level/


LITURGIA DI DOMENICA 21 OTTOBRE

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Antifona d'Ingresso

Io t'invoco, mio Dio:
dammi risposta,
rivolgi a me l'orecchio
e ascolta la mia preghiera.
Custodiscimi, o Signore,
come la pupilla degli occhi,
proteggimi all'ombra delle tue ali.

Gloria

Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente.
Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che togli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i peccati dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi.
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Gesù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore ...

Prima Lettura

Is 53,2.3.10-11
Dal libro del profeta Isaia.
Il Servo del Signore è cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire. 
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. 
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità.
C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

Salmo Responsoriale

Sal.32
RIT: Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.

Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

Seconda Lettura

Eb 4, 14-16

Dalla lettera agli Ebrei.
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede.
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.

C: Parola di Dio.
A: Rendiamo grazie a Dio.

Canto al Vangelo

Alleluia, Alleluia.

Il Figlio dell'uomo è venuto per servire
e dare la propria vita in riscatto per molti.

Alleluia.

Vangelo

Mc 10, 35-45
Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.


https://liturgia.silvestrini.org/podcast/archive/vangelo_48_B_0.mp3

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DICIOTTI, GIUDICI SMONTANO PM: “SALVINI HA DIFESO L’ITALIA”


Il caso della nave Diciotti si ribalta e scoppia in faccia al pm
rosso di Agrigento, Luigi Patronaggio.


Dopo il rinvio dell’inchiesta a Catania, competente per territorio, quindi Patronaggio ha esulato dai propri poteri, il tribunale dei ministri dà ragione a Matteo Salvini su tutta la linea: “Nei primi giorni di intervento della nave Diciotti al largo di Lampedusa, per il salvataggio dei 190 migranti che si trovavano a bordo di un barcone proveniente dalla Libia, non sono emersi reati. Fu anzi difeso meritoriamente dalla Guardia costiera l’interesse nazionale“, questo è nell’analisi che il tribunale dei ministri di Palermo ha consegnato nei giorni scorsi alla Procura dello stesso capoluogo siciliano perché trasmettesse gli atti alla competente Procura di Catania.

Nessun reato difesa della Patria.
Il collegio palermitano, presieduto da Fabio Pilato, Filippo Serio e Giuseppe Sidoti smonta la delirante tesi del ‘ricatto’ e parla “solo una attività di pressione diplomatica nei confronti di Malta, perché adempisse i doveri previsti dalle convenzioni internazionali che regolano il salvataggio e l’accoglienza dei flussi migratori. Poi la nave fece uno scalo nei pressi di Lampedusa, dove, con alcune motovedette, furono sbarcati 13 migranti ammalati. Gli altri 177, sempre in quella prima fase, non furono oggetto di alcun reato, men che meno il sequestro di persona, perché nei primi giorni si stava cercando una soluzione diplomatica per l’accoglienza, che poi non fu trovata”.
E “cercando una soluzione per lo sbarco a Malta, fece l’interesse del Paese al rispetto delle convenzioni da parte dei partner europei”.
Salvini merita una medaglia. Due, se la Diciotti l’avesse inviata in Libia.

La cura delle persone con malattie mentali: alcuni problemi bioetici

Nell’ambito complesso e differenziato delle malattie mentali, il parere si propone di prendere in esame dal punto di vista bioetico le criticità che insistono sull’assistenza psichiatrica sul territorio, nonché le prospettive che si aprono con la recente chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG).
La prospettiva bioetica da cui muove l’analisi è quella di una cura delle persone con malattie mentali che integri la “cure”, centrata sulle componenti neurobiologiche alla base della malattia, e la “care”, il “prendersi cura” della sofferenza, della soggettività e dei bisogni della persona.
Ciò comporta un chiamare in causa sia i principi della bioetica clinica, sia la responsabilità sociale verso i perduranti fenomeni di stigma e di discriminazione, la carente inclusione, il non completo riconoscimento di diritti umani fondamentali.
Sulla scia della svolta paradigmatica avvenuta con la chiusura del manicomio, dal modello custodialista a quello terapeutico, il parere sottolinea la tensione bioetica verso una cura della persona con malattia mentale orientata alla maggiore autonomia possibile: una tensione già presente nei precedenti pareri dedicati dal CNB al tema della salute mentale, e che è qui ripresa alla luce di importanti documenti internazionali, come la Dichiarazione di Helsinki sulla Salute mentale del 2005 e la Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità del 2007, ma anche alla luce di analisi, commenti e risoluzioni che, sempre a livello internazionale, evidenziano le criticità nella concreta realizzazione dei diritti enunciati.
Vi è una distanza ancora da colmare tra il modello ideale di cura della persona con malattia mentale che emerge in tutta la sua centralità, anche dai Piani di azione sulla salute mentale, proposti dall’Organizzazione Mondiale della Salute a diversi livelli, e la concretezza della prassi.
Il parere si sofferma sull’uno e sull’altro livello: a livello teorico, ai riferimenti, alle dichiarazioni, convenzioni e piani internazionali si affianca un’analisi delle misure di protezione giuridica, che il nostro ordinamento prevede a tutela delle persone con malattie mentali; a livello delle pratiche, si analizzano gli studi compiuti in Italia sul sistema di salute mentale, sia sui servizi per pazienti in fase acuta, che sulle strutture residenziali e sui presidi territoriali.
Da queste analisi, dal confronto tra teoria e pratica, così come dalle voci delle Associazioni di pazienti e familiari, emerge un elenco di priorità per un sistema di cura più efficace e rispettoso dei diritti delle persone con malattie mentali:
  • superare la variabilità esistente nell’approccio dei servizi;
  • incrementare la capacità delle strutture residenziali di dimettere i pazienti e di farli rientrare a casa;
  • individuare indici di qualità dei servizi;
  • colmare le carenze di interventi sul piano sociale, che costituiscono uno dei più importanti ostacoli al reinserimento;
  • incrementare la ricerca;
  • verificare l’appropriatezza dell’intervento farmacologico;
  • rendere effettivo il diritto dei malati a una diagnosi tempestiva e incrementare la presa in carico dei soggetti in età evolutiva.
Circa la chiusura degli OPG e il nuovo sistema di trattamento - previsto dalla legge n. 81 del 2014 - per gli autori di reato ritenuti incapaci di intendere e volere al momento del fatto e perciò prosciolti, il parere esprime apprezzamento per i principi che stanno alla base del nuovo sistema e dell’istituzione delle REMS.
In particolare, si raccomanda che sia rispettata l’ispirazione della legge che prevede progetti individuali riabilitativi sul territorio per i prosciolti come regola, laddove l’esecuzione della misura detentiva nelle REMS va considerata quale eccezione a cui si può ricorrere quando non esistano valide alternative che garantiscano adeguate prospettive terapeutiche.
Ciò comporta un forte impegno dei servizi territoriali nella presa in carico delle persone prosciolte.
Rispetto al permanere di ritardi, carenze nell’assistenza, stigma e discriminazioni, il CNB propone le seguenti raccomandazioni, per migliorare le condizioni di vita delle persone con malattie mentali:
  • avviare e sostenere campagne di comunicazione sociale;
  • sviluppare l’integrazione di “cure” e di “care” nel rispetto dei principi delle tre E (Etica, Evidenza, Esperienza);
  • istituire un sistema di valutazione della qualità delle prestazioni dei servizi;
  • promuovere la ricerca, sia sul piano farmacologico che su quello psico-sociale;
  • evitare le diseguaglianze fra le diverse regioni, assicurando a tutti coloro che vivono nel nostro Paese gli stessi standard di cura delle malattie mentali;
  • contrastare il decremento dell’organico dei servizi territoriali, aumentando le risorse fino a raggiungere gli standard di spesa dei più avanzati paesi europei;
  • sostenere le famiglie delle persone con malattie mentali, potenziando il supporto non solo dei servizi psichiatrici, ma dell’intera rete dei servizi sociosanitari del territorio;
  • attivare percorsi di formazione continua per gli operatori;
  • promuovere una maggiore attenzione per la salute mentale in età infantile e adolescenziale;
  • monitorare l’attuazione del nuovo sistema di trattamento dopo la chiusura degli OPG;
  • garantire la realizzazione dei diritti delle persone con malattie mentali, nel rispetto della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, con particolare riguardo alla libertà, all’uguaglianza di fronte alla legge, all’inclusione sociale
http://bioetica.governo.it/it/comunicazione/notizie/la-cura-delle-persone-con-malattie-mentali-alcuni-problemi-bioetici/

L’oscuro e inquinato mondo dei trasporti via mare

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Nonostante le mosse dei governanti per limitare l’inquinamento delle auto, il settore dei trasporti marittimi causa ancora moltissimi danni e non si ha intenzione di agire in maniera opportuna.
La questione riguardante l’inquinamento mondiale e il conseguente innalzamento delle temperature su tutto il pianeta è un problema che colpisce tutte le nazioni. Alcune di esse quindi hanno deciso di mettere un freno a questo fenomeno arrivando ad attuare misure di varia tipologia per evitare il disastro. Un esempio è sicuramente accaduto negli Stati Uniti, dove una buona fetta di finanziamenti pubblici sono andati alle aziende di Elon Musk, il proprietario della Tesla Motors e responsabile della creazione delle prime vetture ad energia elettrica. In Germania e in Inghilterra invece BMW e Mini costruiranno i primi modelli di auto elettrica entro il 2022. Insomma pare che tra qualche anno spariranno i diesel, una mossa che permetterebbe limitare di molto l’inquinamento. Ma se è vero che l’impegno per limitare i danni causati dalle automobili è portato avanti seriamente, vi è un campo dove i governi non hanno minimamente intenzione di agire.

Trasporto marittimo: una lunga scia di morte

Il settore del trasporto marittimo ogni giorno vede impegnati dei supercargo capaci di inquinare in maniera molto più dannosa l’ecosistema del mare, tanto da rovinarlo per sempre in alcuni dei casi. Secondo alcuni studi, 20 di questi mezzi di trasporto risulterebbero più inquinanti di tutti le automobili o automezzi disponibili sul suolo terreste. Inoltre vi è anche da considerare tutte le navi di questa tipologia affondate; secondo le statistiche si conterebbe almeno un naufragio ogni 3 giorni e 122 all’anno.

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Questo genere di eventi porta il contenuto (non sempre lecito ed ecologico) trasportato da queste imbarcazioni sul fondo dei mari, arrivando a depositare quasi 1,8 milioni di tonnellate di prodotti tossici nelle acque del pianeta. Purtroppo il quadro negativo che si prospetta davanti a chi cerca informazioni riguardanti questo settore poco conosciuto è ancora più oscuro del previsto; infatti il mestiere di trasportatore nei mari, a bordo di queste imbarcazioni di dimensioni mastodontiche, è il più pericoloso da intraprendere. Non a caso si conterebbero quasi 2000 morti l’anno.

Condizioni di lavoro massacranti e insalubri

A portare alla luce il mondo nascosto dietro il trasporto marittimo mediante i cargo è stata un’inchiesta portata avanti da France 5, denominata Cargos, la face cachée du Fret, ossia “Cargo, la faccia nascosta del trasporto marittimo“. In questa indagine viene messo in evidenza come il personale assoldato all’interno di queste navi sia per la maggior parte filippino. Questo è dovuto principalmente alla loro conoscenza dell’inglese e al costo della manodopera, decisamente basso. Le condizioni di lavoro risultano essere davvero difficili, dal momento che non sbarcano quasi mai e sono sempre in mare aperto.
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Perché nessuno interviene per arginare il problema?

Le ragioni per cui i governi non sembrano voler fare niente per risolvere questi problemi (inquinamento e condizioni di lavoro avverse) sono molteplici. La prima e forse la più importante è che all’interno del Protocollo di Kyoto non è prevede nessuna regolamentazione delle emissioni inquinanti emesse dai trasporti marittimi.
Il Team di BreakNotizie

Europa a rischio disastro nucleare come Fukushima

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A distanza di 5 anni dalla catastrofe nucleare di Fukushima, il presidente dell’Autorità francese per la Sicurezza Nucleare ha lanciato l’allarme: alcune centrali transalpine, e l’Europa con esse, rischiano di subire la stessa sorte.
Pierre-Franck Chevet, presidente dell’Autorità francese per la Sicurezza Nucleare, nel corso di un’intervista al quotidiano nazionale Libération, ha spiegato senza mezzi termini come non siano da escludere degli scenari catastrofici in Europa molto simili a quelli occorsi a Fukushima 5 anni fa. “Un incidente come quello di Fukushima potrebbe accadere anche in Europa. Non so dire quante probabilità ci siano, ma dobbiamo partire dal principio che è possibile”, ha dichiarato Chevet.
Chevet già mesi prima aveva parlato di un contesto molto preoccupante per quanto riguarda la sicurezza nucleare in Francia, per tre ragioni ben precise, che ha spiegato durante l’intervista al giornale transalpino. La prima è senza dubbio il mantenimento in servizio di centrali nucleari vecchie ormai 40 anni, operazione tecnicamente complicata. La Edf, Électricité de France, la principale compagnia elettrica in Francia, stima un costo di mantenimento che si aggira intorno ai 55 miliardi di euro. Un’opera colossale e molto dispendiosa.
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Occorre in secondo luogo considerare, a detta di Chevet, che il parco industriale nucleare venne edificato negli anni ’80 mentre gli standard di sicurezza nel frattempo sono aumentati non poco. Preoccupano molto, infine, le condizioni finanziare delle aziende del settore: Edf, Cea e Areva si trovano in gravi difficoltà economiche e di bilancia. Ciò significa che la mancanza di mezzi per le imprese si traduce in una minore sicurezza. Chevet ha comunque rassicurato sul fatto di aver prescritto degli adempimenti con tanto di scadenze. “Vigileremo affinché siano rispettate. Eseguiamo moltissime ispezioni e la legge ci consente di infliggere ammende se necessario”.

Centrali nucleari con oltre 40 anni

In seguito alle dichiarazioni di Pierre-Franck Chevet, un altro quotidiano francese, il 20 Minutes, ha provato a delineare una mappa dei reali rischi nucleari esistenti nel territorio francese, dove attualmente si trovano 158 reattori nucleari, distribuiti in 19 siti. L’azienda Edf ha voluto rassicurare l’opinione pubblica affermando che “il livello di sicurezza delle centrali è rivalutato sistematicamente alla luce degli standard internazionali”. I reattori sarebbero stati sottoposti infatti a degli stress test in modo da verificarne la tenuta in caso di condizioni estreme, come ad esempio attacchi terroristici, inondazioni o terremoti. Secondo l’esperto Yves Marignac, però, pur stilando una classifica dei reattori in base al grado di sicurezza non si esclude comunque che una catastrofe simile a quella di Fukushima possa avvenire anche nel sito reputato più sicuro.
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Due centrali nucleari a rischio vicine al confine italiano

Le centrali sulle quali sono ricadute maggiormente le attenzioni dei media sono quella di Fessenheim, situata in Alsazia in zona sismica, e con più di 40 anni di vita, e quelle di Civaux, in Francia centro occidentale, e di Chooz, al confine col Belgio, nelle Ardenne. A detta di 20 Minutes sono stati riscontrati dei problemi anche con il reattore in costruzione sulla Manica, a Flamanville. Nell’elenco delle 5 centrali da chiudere al più presto, secondo Greenpeace, figurano anche quelle di Bugey e Tricastin, non così lontane dal confine italiano. Il primo infatti si trova nei sobborghi di Lione, a due ore di auto dal confine con l’Italia e il secondo è a metà strada fra le città di Marsiglia e Valence.
Il Team di Breaknotizie

Mediterraneo discarica nucleare: le bombe inabissate dagli USA in Italia

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Al largo delle coste italiane gli Stati Uniti hanno occultato interi arsenali di ordigni bellici vietati, incluse bombe chimiche, che stanno tuttora avvelenando il Mediterraneo. 
La Seconda guerra mondiale miete ancora delle vittime, a oltre settant’anni di distanza dalla sua conclusione. E lo fa in Italia, per la precisione nel mar Mediterraneo, al largo delle coste del Bel Paese, dove gli alleati anglo-americani hanno affondato in maniera deliberata interi arsenali di ordigni vietati, caricati con sostanze chimiche, destinati ad annientare Germania, Italia e Giappone. Bombe chimiche pronte all’uso ma illegali perché vietate dal Protocollo di Ginevra datato 17 giugno 1925.

Discariche chimiche nel Mare Nostrum

Quasi tre quarti di secolo dopo, quegli ordigni a base di sostanze chimiche – fra cui fosforofosgenearsenico e iprite – si trovano ancora nel mar Mediterraneo e lo stanno lentamente, ma inesorabilmente, avvelenando. Queste discariche chimiche, inoltre, vennero realizzate all’insaputa delle autorità italiane, nascondendo gli arsenali in fretta e furia al termine della guerra. Lo scopo probabilmente era evitare che venisse alla luce il fatto che si trattasse di ordigni vietati non impiegabili nel corso del conflitto.
I documenti che riguardano l’operazione di occultamento delle bombe sono ancora parzialmente top secret. Tuttavia, diverse ricognizioni effettuate sui fondali dei nostri mari hanno permesso di individuare con una certa precisione le aree in cui sono collocati tali ordigni. In alcuni casi, sono stati anche trovati i relitti di diverse bombe chimiche. Secondo uno studio diffuso dall’Ispra nel 2006, i veleni tossici presenti all’interno degli ordigni sono già penetrati nella catena biologica e giunti fino a noi.
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Le conseguenze degli ordigni chimici sull’ambiente e l’uomo

Chi ne ha fatto le spese? In primo luogo i pescatori: anche in questo caso si è cercato di occultare i documenti per evitare che divenissero di pubblico dominio. Le cartelle cliniche dei pescatori colpiti da particolari malattie non sono accessibili poiché secretate secondo quanto disposto da Winston Churchill. L’allora premier della Gran Bretagna poteva imporre tali decisioni in quanto al tempo i porti italiani erano sotto il controllo dei militari d’Oltremanica. Gli ordigni chimici inabissati nei mari italiani verso la fine della Seconda guerra mondiale sono stati oltre 200 mila.

Dove si trovano gli ordigni chimici inabissati?

Le bombe proibite finora localizzate si trovano nei fondali bassi, al largo di Molfetta e del Gargano, altre poco distanti dall’isola di Ischia e nel mare di Sardegna. La scelta di inabissare alcuni di questi ordigni nel mare Adriatico può essere definita doppiamente criminale dato che si tratta di un bacino chiuso le cui acque superficiali impiegano per il ricambio oltre un centinaio di anni.
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Nessuna scusante

Le circostanze eccezionali della Seconda guerra mondiale non possono essere ritenute un’attenuante poiché gli Stati Uniti sembrano considerare i nostri mari una discarica in cui eliminare armi illegali. Ciò che è avvenuto nel 1945 si è poi ripetuto durante il conflitto nella ex Jugoslavia. In tale frangente ad essere gettati nell’Adriatico furono gli ordigni a base di uranio impoverito che, a distanza di vent’anni, si trovano ancora lì, a dispetto delle promesse di bonifica fatte sia dai governi italiani che dalla Nato. Gli unici che, invece, avrebbero dovuto occuparsi di bonificare i mari che hanno avvelenato, ovvero gli Stati Uniti, se ne sono lavati le mani, lasciando nelle nostre acque le loro bombe fuorilegge.
Il Team di BreakNotizie