domenica 14 ottobre 2018

Monique Mathieu. La speranza è fondamentale per l’evoluzione spirituale

Siamo sempre un po’ stupiti da tutto ciò che può essere detto, sopratutto in ciò che chiamate “media” o internet, in particolare a proposito della speranza. Quello che ci stupisce di più, è che certe persone prendono sul serio ciò che purtroppo è solamente un freno per l’evoluzione. Tuttavia fa parte della libertà di ognuno credere o meno a certe teorie, a certi modi di concepire le cose e la vita.

Questo argomento ci rattrista perché chi annulla ogni speranza da una vita non ha veramente compreso cosa può generare il pensiero, ma soprattutto il potere della mente.

Ci dispiace che certa gente possa credere che la speranza sia un freno piuttosto che un processo che vi aiuta realmente a raggiungere molteplici tappe della vostra vita e che vi aiuta anche a crescere.

La speranza è la cosa più importante per l’umanità. Un’umanità senza speranza non ha futuro; non spera più in niente!

Ricordate che il pensiero crea; la speranza crea anche il vostro futuro. Certo avete realizzato la vostra programmazione ben prima di venire su questo mondo, ma se una programmazione fosse compresa prima di essere messa in pratica non sarebbe più necessaria.

Non parliamo della speranza a livello materiale (avere una bella casa, una buona situazione). Parliamo più della speranza a livello spirituale: la speranza di andare avanti, sperare con tutte le vostre forze di capire meglio cosa siete.

La speranza è fondamentale per l’evoluzione spirituale.

Se togliete la speranza, rallentate l’evoluzione spirituale. Rallentate l’umanità, le togliete anche la capacità di passare oltre!

A questo punto, ancora una volta, ognuno agisce in base a ciò che crede, alla propria evoluzione e noi lasciamo a ciascuno la libertà di avanzare in base a ciò che è.

Per completare ciò che abbiamo detto a proposito della speranza, diremo che può essere necessario ripetere più volte i pensieri di speranza che avete formulato (ovviamente parliamo della speranza positiva, perché certe situazioni potrebbero essere associate ad una speranza inferiore).

Dopo avere emesso un pensiero di speranza, può essere necessario ripeterlo molte volte. Parliamo della speranza positiva naturalmente e, in nessun caso, della speranza distruttiva che consiste nel far del male a qualcuno. Per esempio, quando esiste una forte dualità tra due persone, è possibile che una delle due speri che le venga resa giustizia, oppure che l’altra persona subisca la legge di causa effetto.

Non bisogna mai sperare in qualcosa di inferiore per nessun motivo, nemmeno per il vostro peggior nemico. Non bisogna mai sperare che qualcuno sia in difficoltà.

La speranza positiva, quella che cresce, è sacra! La potete sempre coltivare! La speranza spirituale vi connette anche alle parti più elevate di voi stessi. Se non avete speranza, vivete la vita di tutti i giorni – sia per quanto riguarda il pensiero positivo che per il pensiero creatore – senza sforzarvi di superare voi stessi!

La speranza è un motore! Ogni essere umano ha bisogno di speranza per vivere. Se togliete la speranza agli esseri umani, di loro cosa resta? Vivono la loro vita, di certo la subiscono, ma la vivono talvolta con grande difficoltà. Se togliete loro la speranza, gli esseri umani non avranno più la forza di continuare la loro vita, qualunque sia, se non offre loro gioia, serenità, salute …

Anche per le cose più materiali della vita, una persona ha sempre la speranza di migliorare la propria situazione finanziaria; una persona ha sempre la speranza di guarire se stessa o di guarire da una patologia, da una disarmonia.

Se togliete la speranza a queste persone, a loro cosa resta? Subire il loro destino? No! Nessuno deve subire il destino! Tutti devono passare attraverso una sperimentazione difficile ma non subirla!

Pensiamo che, nella vostra società che chiamate “moderna”, voi subite sempre le vostre leggi. Sperate sempre che le vostre leggi politiche, sociali o economiche migliorino, sperate che, domani, ci sarà un uomo migliore in grado di portare la pace ai popoli e fargli riprendere fiato.

Anche in questo caso si chiama speranza! Se togliete questo tipo di speranza, cosa rimane? La sofferenza? Accettare semplicemente la vita per come si presenta? Ma perché accettare? Certo bisogna accettare, ma voi siete in grado di trasformare le cose. In voi avete degli strumenti straordinari. Perché non utilizzarli adesso, quando sono già alcuni anni, dal passaggio del 2012, che le facoltà della vostra mente si stanno sviluppando.

La speranza fa parte della dinamica delle facoltà della mente. La speranza è preziosa! Non siate mai disperati rispetto a nessuna situazione! Sperate sempre in un giorno migliore! Sperate sempre di evolvere spiritualmente! Sperate sempre di crescere nell’Amore!

La speranza non si ferma a concetti limitanti! La speranza vi sprona ad andare avanti! La speranza vi da le ali! La speranza vi nutre! Anche se, per alcuni, significa essere nutriti dalle proprie illusioni; che importanza ha? Nella speranza, voi create; create tutto ciò che volete!

A forza di avere speranza, a forza di creare col pensiero ciò che vi augurate e i vostri desideri, la speranza che mettete in una situazione vi da la forza di creare ancora e ancora e vi da la forza di realizzare i vostri desideri. (La parola “augurio” può anche essere associata alla parola “speranza”).

All’opposto della parola “speranza” si trova la parola “disperazione”. Se togliete loro la speranza, le persone sono spesso nella disperazione … Non siate disperati, abbiate sempre della speranza, questa speranza che vi porta la gioia, che vi permette di vivere quando la Luce non brilla in voi o quando vi trovate in situazioni difficili.»

Mi mostrano l’immagine di qualcuno che non ha più alcuna speranza. Egli vuole solamente che ogni sua esperienza difficile finisca. Quindi si dirige sul patibolo e si fa tagliare la testa.

«Oggi potete essere in difficoltà ma domani, con la speranza, tutto può cambiare. Questo è ciò che dovete comprendere! Ancora una volta, la speranza ha un’immensa importanza nella vostra vita.

Non vi abbiamo parlato spesso della speranza, perché per noi è una cosa scontata. Qual è la persona che, nella sua vita, non ha sperato in una situazione differente? Quale persona non ha sperato di essere semplicemente felice nella sua vita, nella sua casa, con i suoi amici? Quale persona trovandosi in una situazione molto difficile non ha sperato che le cose migliorassero? Quale persona non ha sperato di guarire completamente da qualche disarmonia?

Quindi, mantenete la speranza, è uno strumento prezioso. Custoditela strettamente! La speranza è una vibrazione che vi aiuta! La speranza vi permette di salire sempre di più!

Abbiate discernimento! Ignorate chi crede che la speranza è limitante e vi impedisce di vivere, lasciate queste persone ai loro ideali, al loro modo di vedere le cose e la vita, ma voi, prendete la vita col piede giusto; eliminate la parola “disperazione” e mantenete sempre la parola “speranza”.

La speranza vi permette di accettare! Se non avete speranza, non accetterete una situazione che vi si presenta. Con speranza, accettate una situazione dicendovi: “oggi vivo questo, ma spero che domani tutto andrà meglio e comprenderò meglio la mia vita”.

In conclusione, la speranza vi porta ad accettare molte cose!»

Potete riprodurre questo testo e darne copie secondo le seguenti condizioni :
che non sia tagliato,
che non subisca nessuna modifica di contenuto,
che fate riferimento al nostro sito http://ducielalaterre.org
che menzionate il nome di Monique Mathieu.



In Grecia dimostranti bruciano Bandiere USA-NATO in protesta pro-Siria



BEIRUT, LIBANO (10:00) – I manifestanti greci hanno bruciato le bandiere degli Stati Uniti e della NATO ad Atene venerdì, nel corso di una manifestazione per il 74 ° anniversario della liberazione della città dalla Germania nazista nel 1944.

Lo Star and Stripes USA e la bandiera della NATO sono stati oggetto di disprezzo a causa dell’intervento americano nella guerra civile siriana contro il governo di Bashar al-Assad e dei suoi alleati. (video Al Masdar )


Secondo l’attivista ed esponente della sinistra, Pavlos Antonopoulos, il “governo ha la responsabilità” di permettere alle forze armate greche di combattere “a fianco degli americani imperialisti”.
“La risposta in questo momento dovrebbe essere quella di lasciare la NATO, per chiudere le basi militari statunitensi”, ha aggiunto Pauvlos.

A questa stessa richiesta si sono aggiunti anche i gruppi di estrema destra come Alba Dorata ed altri movimenti identitari e sovranisti greci che reclamano il distacco del paese dall’alleanza NATO e guardano con favore ad un avvicinamento della Grecia alla Russia di Putin ed al fronte della Resistenza rappresentato in questa fase dalla Siria, da Hezbollah e dall’Iran.
La polizia greca ha presidiato per tutto il tempo il luogo della manifestazione fotografando ed identificando i manifestanti.
Fonti: AL Masdar   

Monique Mathieu. Preparate la transizione dentro di voi


“Figli della Terra, ogni istante della vostra vita cominciate la vostra transizione. Ogni volta che evolvete, ogni volta che comprendete, vi preparate per la transizione.

La parola “transizione”, vi fa pensare a cose assolutamente straordinarie! Tuttavia la cosa più straordinaria è ciò che vivete all’istante, ciò che integrate, la vostra nuova comprensione della vita e di voi stessi attraverso il vostro vissuto e le vostre esperienze.

Quando parliamo di vissuto e di esperienze, non si tratta unicamente di esperienze difficili. Anche le esperienze positive fanno evolvere in modo considerevole. In quest’epoca, avete l’impressione di evolvere solamente attraverso esperienze difficili. Il fatto di essere felici è molto più importante! Potete evolvere moltissimo nella felicità! Non avete capito che il fatto di essere felici vi fa evolvere, invece quando siete felici vi sembra di non evolvere.

Vi diciamo questo: un essere umano felice eleva la sua frequenza vibratoria! Un uomo felice diffonde delle vibrazioni di Gioia e Amore intorno a lui e automaticamente risveglia tutti coloro che lo circondano, ha un impatto più o meno forte sugli altri.

Torniamo sull’argomento transizione. Ovviamente, ci sarà la grande transizione, ma prima di poterla vivere, gli esseri umani dovranno prepararsi. Ancora una volta, ogni momento dell’esistenza vi prepara ad essa, a meno che non siate completamente in rivolta verso la vostra società, la vostra vita e verso ciò che pensate essere un’ingiustizia (anche se per voi è davvero un’ingiustizia).

Quindi, se non vi opponete alla vostra vita, evolvete ogni giorno, senza nemmeno rendervene conto.

Molti esseri, compresi noi, vi hanno parlato di questa famosa transizione; molti altri canali hanno ricevuto delle notizie riguardo a questo argomento.

La transizione corrisponde ai livelli di coscienza. Quando ci saranno sufficienti livelli di coscienza che risuoneranno contemporaneamente nell’unità e nell’Amore, succederà qualcosa di straordinario sulla Terra”.

Mi mostrano una specie di big bang, qualcosa di improvviso che ci trasporterà in qualcos’altro, in un’altra realtà, (non necessariamente in un altro mondo), ma in un’altra realtà di noi stessi e della vita.

Prima di arrivare a questo “botto”, a questa esplosione, a questa immensa luce che abbaglierà il mondo e lo illuminerà in modo considerevole, dovrà esserci una purificazione, di voi stessi e del mondo.

Non è una questione di privilegio: gli esseri umani che non si saranno completamente preparati (per qualsiasi ragione) resteranno dall’altra parte del velo. Essi non percepiranno la Luce, non potranno vivere in un’altra realtà, perché non si saranno preparati a livello della loro coscienza e nemmeno a tutti gli altri livelli, spirituale o altro.

Ancora una volta, questo non è grave perché il tempo non esiste. Benché possa apparirvi lunga, una vita umana non ha alcuna realtà. A noi piace dire che una vita umana dura solamente il tempo di un respiro. Tuttavia, a volte sembra molto lunga agli esseri umani!

La transizione è lì! Volete sapere in che modo accadrà la transizione: la transizione può essere spiegata solamente come ve ne parliamo noi. Ci sarà un grande “botto”.

Le cose succederanno all’improvviso, e tutti coloro che saranno pronti, faranno il grande salto. In effetti, sarà come un salto quantico, si passerà veramente in un’altra realtà di coscienza e di vita. In quel momento, gli esseri umani non saranno più nella terza dimensione con tutti le sue pesanti costrizioni, con tutte le sue esperienze talvolta molto difficili (e terrificanti per alcuni abitanti della Terra). Tutto sarà molto più leggero.

L’aria sarà più leggera, la Luce sarà più luminosa! Tutto vi sembrerà totalmente differente! Non ci sarà più pesantezza nei pensieri e nemmeno fisicamente. Tutto sarà trasformato, ma solo per vostra volontà e naturalmente con l’assistenza dei vostri fratelli di Luce, delle grandi Gerarchie che si prendono cura della Terra, ed anche con l’aiuto dei vostri fratelli galattici.

Ecco cosa possiamo dire rispetto a questa transizione. Vorremmo aggiungere: preparatela in voi! Amate! Amate voi stessi! La cosa fondamentale per prepararvi alla transizione è: Amate e amatevi! Liberatevi dalla vostra prigionia nella sofferenza. Liberatevi da tutto ciò e vedrete che a quel punto sarete pronti!

Gli esseri umani, probabilmente, non passeranno tutti allo stesso tempo. Si procederà per gradi; ci sarà un’immensa luce. Alcuni la percepiranno come un’immensa luce; altri la percepiranno molto meno abbagliante perché non si saranno sufficientemente preparati e liberati.

Potremmo certamente parlarvi più a lungo della transizione, ma non vi porterebbe nulla di più.

Vi diciamo: Preparatevi! Noi poi faremo ciò che dovremo fare!»

Potete riprodurre questo testo e darne copie secondo le seguenti condizioni :
che non sia tagliato,
che non subisca nessuna modifica di contenuto,
che fate riferimento al nostro sito http://ducielalaterre.org
che menzionate il nome di Monique Mathieu.

L’artefice

“L’uomo è una creatura di riflessione,
quello su cui riflette in questa vita,
egli diventerà in avvenire.”
(Chāndogya Upaniṣad)

Nell’uomo non ancora risvegliato, che ignora le leggi della vita, dominano pensieri sensuali, di odio, di critica, di vendetta, che lo rendono schiavo, poiché non sa distinguere la propria mente e dirigerla verso pensieri migliori. Chi pensa ai difetti e ai vizi degli altri, diviene ciò che pensa, perché la sua mente si carica di quei difetti e di quei vizi.

Chi conosce le leggi per cui il pensiero costruisce e modella il corpo mentale, e lo rafforza col pensare ripetuto e paziente, può acquistare facoltà che sono gli strumenti più validi per la vita. Ciascuno può formarsi il carattere mentale che desidera, con la precisione con cui l’artefice costruisce la sua opera.

La morte non arresta il lavoro cominciato in vita, ma, liberando dall’ingombro del corpo, facilita il processo di elaborazione delle immagini mentali negli organi che noi chiamiamo facoltà, e che saranno riportate nella nuova nascita terrena. Una parte del cervello del nuovo corpo viene modellata in modo da servire come organo per le nuove capacità acquisite.

Tutte le facoltà riunite insieme formano il corpo mentale. Le immagini mentali, create in una vita, riappaiono nella seguente come caratteristiche e tendenze mentali. I pensieri che tu ospiti in te sono entità operanti e forze viventi che possono determinare la tua vita. Per la legge di attrazione e di affinità, essi attirano altri pensieri della stessa qualità.

Per questo è necessario che ti alimenti di pensieri elevati, di serenità, di fiducia e di conforto; pensieri positivi di coraggio e di forza. Occupa senza interruzione la mente con pensieri di saggezza, di amore e di bene. Pensieri di gioia e di simpatia creano gioia e simpatia anche negli altri, cacciando quelli tristi, pessimisti e di timore. Esercitati a purificare il tuo ambiente con idee di luce e di perfezione.

Irradia un flusso continuo di idee positive e di benedizioni verso tutto il creato. Che la tua mente accolga, trattenga ed emani solo pensieri di bene, e che il bene sia l’oggetto principale di ciò che pensi. Ciò ti sarà reso più facile se mantieni sempre la mente occupata, e se attingi da letture sane e da conversazioni positive rifuggendo da quelle malsane che formano l’alimento malsano dei più. Tale è la Legge: la costruzione del futuro è nelle tue mani!

I pensieri attirano le circostanze favorevoli o disgraziate della nostra esistenza. Cambiando il modo di pensare, possiamo allontanare le circostanze avverse e attirare le propizie. Sono i pensieri del passato che hanno creato la disarmonia del mondo attuale.

Oggi, come allora, chi fa cattivo uso del potere mentale lega se stesso col laccio della disarmonia a una lunga catena di incarnazioni, alla ruota delle rinascite. Bisogna rendersi conto di ciò che avviene quando si adoperano sconsideratamente espressioni errate, poiché allora si usa in modo dannoso il Principio Divino attivo che muove l’Universo.

Nessun discepolo dovrà disperdere la propria mente su troppi argomenti e su cose inutili. Peggio chi persiste nel fissare l’attenzione, anche tacendo, sull’altrui disarmonia, poiché ciò produce una grande accumulazione di forza nociva. Non fissarla sulle contrarietà, non dare forza alle condizioni esteriori, libera la mente dal senso del tempo e dello spazio.

Questa sono creazioni dell’uomo che formano una barriera fra la coscienza esteriore e l’attività interiore. Sii severo custode del tuo mondo emotivo poiché, agendo emotivamente, tu qualifichi l’energia in modo nocivo; e ciò produce altri mali. Tu divieni responsabile della disarmonia che ciò crea, e l’energia messa in moto non potrà essere arrestata.

La via del non attaccamento

Quando un bambino cresce con la certezza di essere amato dovrebbe anche nel futuro delle sue relazioni saper sviluppare dei comportamenti positivi. Purtroppo è piuttosto diffuso il contrario e la maggior parte delle persone manifesta spesso dei rapporti negativi, se non distruttivi, legati all’attaccamento. Ansia, insicurezza e paura s’impadroniscono della loro esistenza. Le filosofie antiche (di stampo cristiano e non) ma anche alcuni “illuminati” odierni (come Eckart Tolle o Salvatore Brizzi ad esempio) parlano del non attaccamento come espressione più alta dell’Amore.
Perché? E perché questo ci fa paura? L’Amore nel senso lato (e “alto”) della parola, l’amore ideale, l’amore che accetta e non giudica, che giustifica sé stesso, comporta necessariamente un distacco, un’assenza di desiderio. Perché è completo, perché ha già tutto.
Noi tuttavia, siamo così assuefatti a cibarci di emozioni, anche se ci fanno soffrire, che l’idea stessa della loro assenza ci terrorizza.


Anche un bambino maltrattato “ama” il suo carnefice. Il maltrattamento è un legame intenso che crea emozioni che lo rinforzano, e il bambino “preferirà” il maltrattamento all’indifferenza, all’assenza.
Ed è così probabilmente che i pedofili giustificano le loro immonde pratiche: osando persino affermare che il bambino è consenziente. Ma se tante volte nemmeno gli adulti sanno cosa vogliono immaginiamoci un bambino carente di attenzioni..Una madre sana dovrebbe crescere i propri figli senza nulla aspettare in cambio. In tal modo eviterebbe loro futuri attaccamenti disastrosi – soprattutto nella coppia – basati sulle pretese, sulla dipendenza e sul possesso. Ma accade spesso il contrario, quante volte sentiamo frasi del tipo: “se non fai il bravo la mamma non ti vuole più bene”, o simili?


Difficilmente concepiamo l’amore se non c’è lo scambio che sostiene e giustifica un rapporto, che esso sia di semplice affetto, di legame familiare, di amicizia profonda, con o senza sesso.
L’attaccamento diventa una grandissima sofferenza quando si verifica la perdita dell’oggetto al quale si è attaccato. Possiamo quindi liberarci dell’attaccamento?
Cosa dicono al riguardo le filosofie antiche e i moderni filosofi?
Vediamo..Catherine …




Nei testi sacri dell’induismo troviamo questa asserzione:

Calma e inquietudine derivano dall’illusione; con l’illuminazione non vi è ciò che si preferisce e ciò che è sgradito. Tutte le dualità provengono da deduzioni inconsapevoli. Esse sono come sogni di fiori nell’aria; è sciocco cercare di afferrarli. Guadagno e perdita, giusto e sbagliato: questi pensieri devono finalmente essere eliminati immediatamente. Se l’occhio non dorme mai, tutti i sogni cesseranno naturalmente. Se la mente non discrimina, le diecimila cose sono così come sono, di sola essenza. Comprendere il mistero di questa Unica-essenza significa essere liberati da ogni impedimento. Quando tutte le cose sono considerate imparzialmente, l’Auto-essenza è raggiunta. Nessuna comparazione o analogia è possibile stato privo di causa e relazioni.Sosan Hsin Hsin Ming: il Libro del Nulla

Ma anche rifiutare l’attaccamento di punto in bianco è pericoloso, si rischia di cadere dalla padella alla brace, la soluzione è accettare le cose senza attaccamento.

“Accettando e non contrastando gli eventi, quando c’è da godere si gode e quando c’è da soffrire si soffre. Sopratutto quando si perde qualcosa, ricordarsi del “Non attaccamento”!
Tutto è transitorio, e i dispiaceri derivano dalla separazione dalle cose alle quali siamo affezionati, perché le vorremmo nostre per sempre.
Quando le cose ci sono dobbiamo goderne appieno, e quando non ci sono più bisogna lasciarle andare.”
(Dal web: “Il folle dello Zen”)
Storiella zen: Akuin era un rinomato maestro, e una volta nel suo villaggio una ragazza rimase incinta e non volendo dire chi era il padre del bambino, disse che era stato Akuin.
I genitori della ragazza infuriati andarono alla capanna di Akuin e gliene dissero di tutti i colori, dicendo che il bambino era il suo e che avrebbe dovuto pensare al suo mantenimento.
Akuin rispose: “Ah sì?”.


Quando il bambino nacque i genitori si precipitarono da Akuin e gli diedero il bambino da allevare e mantenere:
Akuin rispose: “Ah sì?”.

Dopo alcuni anni la ragazza e il vero padre si sposarono e allora dissero la verità ai genitori.
I genitori con la ragazza e il vero padre andarono da Akuin, che nel frattempo si era affezionato come un padre a quel bambino e lo vedeva come la luce dei suoi occhi.
Dissero: Questo bambino non è tuo, è stato uno sbaglio, ridacci il bambino, perché è nostro!
Akuin rispose: “Ah sì?”.

Questo significa accettare senza attaccamento ed essere pronti a perdere ciò che in fondo non è mai stato nostro, perché in effetti, nessuna cosa è mai veramente nostra!

La via del non attaccamento – Salvatore Brizzi

Con il Risveglio, la coscienza e la mente diventano distinte: la coscienza vede la mente dal di fuori

Il Risveglio è uno stato nel quale non si percepiscono più gli ostacoli. Ogni cosa fluisce come un fiume.
Quando noi facciamo delle resistenze (perché sentiamo di dover difendere quello in cui ci siamo identificati oppure a cui ci siamo attaccati), siamo come una grossa pietra che si oppone allo scorrere del fiume, e questo provoca dolore.

Siamo tutti molto “bravi” ad apprezzare l’idea buddhistica di fluire con ogni cosa e distribuire amore universale… eppure, basta che qualcuno ci “rubi” il parcheggio per farci dimenticare all’istante tutti gli insegnamenti del Buddha…
Perché c’è l’attaccamento?
A cosa serve?
Perché è necessario il processo dell’identificazione?


La prima grande identificazione è quella con i nostri corpi (fisico, mentale, emotivo). Identificarsi con la materia è necessario all’anima per costruire un “io”. Le anime giovani sono in questa fase di evoluzione ed è bene che si identifichino sempre più con la materia, come i bambini che hanno bisogno di attaccarsi ai loro giocattoli e alle cose, per costruire un io… quello stesso io che da adulti permetterà loro di andare oltre.
Le anime che invece hanno già fatto questa esperienza, stanno trovando un modo per liberarsi dall’attaccamento, e per loro la via del Buddha si dimostra appropriata.
Occorre fare attenzione a non confondere i giudizi positivi (che sono sempre giudizi) con l’apertura del cuore. Il non attaccamento ha a che fare con l’apertura del cuore, e non con i giudizi.
Il buddismo ci svela che tutto è impermanente, ma dato che le persone ignorano questa verità, creano attaccamenti.

Vivere il proprio dolore è un attaccamento o un modo di elaborare?

Va bene esprimere il dolore, perché il nostro corpo emotivo lo sta elaborando e deve tirarlo fuori, ma quando lo facciamo dobbiamo essere presenti.

L’osservazione del nostro pensiero richiede uno sforzo… perché in genere diventiamo i nostri pensieri: il nostro io si identifica con i nostri pensieri…
Occorre fare uno sforzo per sottrarsi da questa abitudine e automatismo.
Con il “ricordo di sé” si può vedere la propria mente da fuori… possiamo vedere i nostri pensieri che passano e non identificarci.
Un pensiero veramente originato da noi è un pensiero intuitivo, tutto il resto non è nostro… è solo roba che attraversa il nostro corpo mentale…
Noi non siamo i nostri corpi ma siamo gli abitanti dei nostri corpi (fisico, emotivo, mentale…)
Con il Risveglio, la coscienza e la mente diventano distinte: la coscienza vede la mente dal di fuori.

Un vero essere umano è in grado di pensare quando vuole, e quando vuole di non pensare.
Si tratta in pratica di auto-osservarsi ed essere presenti.


L’osservazione distaccata del pensiero gli toglie la carica emotiva.
Ogni volta che pensiamo a qualcosa abbiamo una perdita di energia.
La vera solitudine non è sentirsi soli, ma sapere che ci sei solo tu e il mondo è dentro di te. Questo mette fine a ogni paura.

La dipendenza e la ricerca di completezza

Perché dovremmo diventare dipendenti da un’altra persona?
Il motivo per cui la relazione d’amore romantico è un’esperienza tanto intensa e universalmente ricercata è che sembra offrire liberazione da uno stato radicato di paura, bisogno, mancanza e incompletezza che fa parte della condizione umana nel suo stato non consapevole.
Vi è in questo stato una dimensione fisica, oltre che psicologica.

Sul piano fisico, voi non siete completi, né lo sarete mai : siete uomini e donne, vale a dire metà del tutto. A questo livello la brama per la completezza si manifesta come attrazione maschio-femmina, il bisogno che l’uomo ha della donna e la donna dell’uomo. E’ un’impulso quasi irresistibile per l’unione con la polarità energetica opposta. La radice di questo impulso fisico, è spirituale. Ecco perché è l’esperienza più profondamente soddisfacente che possa offrire il regno fisico. Ma l’unione fisica non è che un barlume fuggevole della completezza, un’istante di beatitudine.

A livello psicologico, il senso di mancanza e incompletezza è semmai ancora maggiore di quello a livello fisico. Fintanto che vi identificate con la mente, avete un senso del sé derivato dall’esterno. Vale a dire, ricavate il senso di ciò che siete con cose che non hanno niente a che fare con ciò che siete: il vostro ruolo sociale, i beni materiali, l’aspetto esteriore, successi e fallimenti, sistemi di credenze e così via. Questo sè falso e creato dalla mente, l’ego, si sente vulnerabile, insicuro e sempre alla ricerca di nuove cose con cui identificarsi per ricavare la sensazione di esistere.

Ma niente è mai abbastanza per fornirgli appagamento duraturo. La sua paura permane; il suo senso di mancanza e di bisogno permane.

Ma poi arriva quel rapporto speciale. Sembra essere la risposta a tutti i problemi dell’ego e soddisfarne tutte le esigenze. Almeno questo è come appare inizialmente. Tutte le cose da cui prima ricavavate il vostro senso del sé adesso diventano relativamente insignificanti. Adesso avete un’unico punto focale che le sostituisce tutte, dà significato alla vostra vita e definisce la vostra identità : la persona di cui siete “innamorati”.

Non siete più un frammento sconnesso in un’ universo indifferente, o così pare. Il vostro mondo adesso ha un centro : la persona amata. Il fatto che il centro sia al di fuori di voi e che pertanto voi abbiate ancora un senso del sé derivato dall’esterno, non sembra importante inizialmente. Ciò che importa sono le sensazioni fondamentali di incompletezza, paura, mancanza e inappagamento così caratteristiche dello stato egoico sono scomparse…o no? Si sono dissolte oppure continuano a esistere al di sotto della felice realtà superficiale?

Se nel vostro rapporto amoroso voi avete esperienza sia dell’”amore” sia del contrario dell’amore (attacco, violenza emotiva, ecc.), allora è probabile che scambiate per amore l’attaccamento dell’ego e la dipendenza.

Non potete amare l’altra persona in un momento e attaccarla nel momento successivo. Il vero amore non ha contrario. Se il vostro “amore” ha un contrario, allora non è amore ma un forte bisogno da parte dell’ego di un senso del sé più completo e profondo, un bisogno che l’altra persona soddisfa temporaneamente. E’ il sostituto che l’ego ha per la salvezza, e per breve tempo sembra davvero quasi la salvezza.

Ma arriva un punto in cui l’altra persona si comporta in modi che non soddisfano più le vostre esigenze, o meglio quelle del vostro ego. 

Le sensazioni di paura, dolore e mancanza che sono parte intrinseca della consapevolezza egoica ma erano state mascherate dal “rapporto d’amore”, adesso riemergono. Così come in ogni tossicodipendenza, voi siete “su di giri” quando la droga è disponibile, ma invariabilmente arriva un momento in cui la droga per voi non funziona più. Quando ricompaiono quelle sensazioni dolorose, le percepite con una intensità maggiore di prima, e per di più percepite l’altra persona come causa di queste sensazioni. ciò significa che voi le proiettate all’esterno e attaccate l’altra persona con tutta la violenza selvaggia che fa parte del vostro dolore. Questo attacco può risvegliare il dolore dell’altra persona, che potrà allora controbattere il vostro attacco. A questo punto l’ego spera ancora inconsapevolmente che il proprio attacco o i propri tentativi di manipolazione siano una punizione sufficiente per indurre l’altra persona a modificare il suo comportamento, per cui l’ego potrà utilizzarli di nuovo per coprire il vostro dolore.

Ogni dipendenza nasce da un rifiuto inconsapevole di affrontare e superare il proprio dolore. Ogni dipendenza comincia con il dolore e finisce con il dolore. Qualunque sia la sostanza verso cui avete sviluppato una dipendenza (alcol, cibo, farmaci, droghe, persone), voi utilizzate qualcosa o qualcuno per mascherare il vostro dolore. Ecco perché, quando è passata l’euforia iniziale, vi è tanta infelicità, tanto dolore nei rapporti amorosi. Questi non causano dolore e infelicità; tirano fuori il dolore e l’infelicità che sono già in voi. Ogni dipendenza fa la stessa cosa. Ogni dipendenza raggiunge un punto in cui per voi non funziona più, e allora avvertite il dolore più intenso che mai. Questo è il motivo per cui la maggior parte della gente cerca sempre di sfuggire al momento presente e cerca qualche genere di salvezza nel futuro.

La prima cosa che potrebbe incontrare se concentrasse la propria attenzione sull’adesso è il proprio dolore, ed è questo che teme. Se soltanto sapesse quanto è facile accedere nell’adesso alla potenza della presenza che dissolve il passato e il relativo dolore, la realtà che dissolve l’illusione!
Nemmeno evitare i rapporti affettivi nel tentativo di evitare il dolore è la risposta giusta. Il dolore c’è comunque. Tre rapporti amorosi falliti in altrettanti anni, avranno maggiore probabilità di costringerci a risvegliarci rispetto a tre anni trascorsi su un’isola deserta o rinchiusi nella nostra stanza. Ma se poteste apportare una presenza intensa nella vostra solitudine, anche questo funzionerebbe.

Tratto da “Il potere di Adesso” di Eckhart Tolle, edizioni Armenia.

Eckhart Tolle è emerso come uno degli insegnanti spirituali più originali degli anni recenti. Il suo insegnamento non fa parte di alcuna religione o tradizione, ma nello stesso tempo non esclude nessun percorso. Il suo messaggio enfatizza l’essere nel momento. E’ autore del best seller “Il Potere di Adesso”

Difficilmente concepiamo la beatitudine dell’Amore in assenza di conflitti emozionali, non abbiamo nemmeno la più pallida idea di cosa sia se non la sperimentiamo in prima persona.
L’ignoto, alla maggior parte di noi, scatena molta paura, e ci accontentiamo spesso di una misera parvenza di sicurezza …
Catherine

Non dovete rinunciare all’amore solo perché avete avuto rapporti tossici




Dobbiamo, piuttosto, rinunciare a tutte quelle persone che non hanno saputo amarci come meritiamo o forse evitare di commettere gli stessi errori lasciandoci trasportare da aspettative e ideali che con il tempo finiscono per svanire. L’amore può fare davvero male quando lo colmiamo di dipendenza, gelosia, abusi o possessione e insicurezze.

È importante non rinunciare all’amore, ma a ciò che fino a questo momento pensavate che fosse amore. Non dovete rinunciare all’amore solo perché avete avuto rapporti tossici. 

A volte le persone meno adatte a noi sono quelle che sembrano afferrare con forza il nostro cuore.

In un primo momento le idealizziamo, ma cosa succede poi con il passare del tempo? Tutto cambia e nulla è più lo stesso, o forse siamo noi che prima non vedevamo?

A volte quando proviamo un sentimento molto forte per qualcuno diventiamo ciechi. Improvvisamente ci dicono tutti che non è la persona giusta per noi, ma noi ci ostiniamo a credere che si sbaglino.

Ci mettiamo una benda sugli occhi per avverare quel “vissero felici e contenti”. Perché trovare il principe azzurro o la bella principessa delicata è ancora oggi un obiettivo concreto.

Tuttavia, incontrare persone con le quali finiamo per creare un legame tossico, ricoprendo di dolore la parola “amore”, non significa che l’amore sia questo.

Dobbiamo imparare ad abbandonare quelle aspettative e quei sogni che si avverano solo nei film. Questa è la vita reale e non ci sono principi né principesse. Troviamo molte persone che possono ferirci se fin dall’inizio, anziché aprire gli occhi, li chiudiamo.
Voi cosa pensate che sia l’amore?

Stavamo parlando di principi e principesse, ma vogliamo parlare dell’altra metà della mela? o dell’incontrare la nostra dolce metà? Sono concetti più moderni, ma sono ancora molto dannosi.

La società ci inculca questa necessità di trovare un partner, perché è sinonimo di successo relazionale. Tuttavia, definire il partner come “l’altra metà” può portarci a vedere l’amore in modo sbagliato.

Ci sono molte persone che lottano quotidianamente con la dipendenza emotiva. Un problema nel quale è molto facile cadere e da cui è molto difficile uscire.

Ci si consegna all’altra persona, si pensa di non essere nulla senza di lei. Cosa? E allora chi eravamo prima di incontrarla o addirittura prima di avere per la prima volta un partner?

Attaccarsi a qualcuno non è amore, tanto meno dipendere da qualcuno. L’amore è libero e deve permettere di crescere. Quando l’amore esaurisce, stanca, fa soffrire, soffoca… non è amore; fidatevi, è qualcos’altro.

A parlare sono i vostri timori, le vostre insicurezze, la paura della solitudine.

A volte iniziamo una relazione non perché amiamo l’altra persona, ma perché ci piace l’idea di aver trovato qualcuno che ci ha notato, che ci vuole bene e che vuole stare al nostro fianco.

Bisogna fare attenzione in questi casi. Prima o poi si soffre e può anche succedere, se non ce ne accorgiamo, di finire per passare da una relazione all’altra.

E ognuna sarà due volte più dolorosa della precedente. Noi siamo al mondo per soffrire. Vogliamo iniziare a liberarci del dolore causato da una convinzione sbagliata dell’amore?
L’amore non significa lotta e ancor meno sofferenza

Non dovete rinunciare all’amore, quello vero, rinunciate a quell’amore che vi fa soffrire e piangere ogni notte per qualcuno che non se lo merita.

Avete reso questa persona il centro del vostro mondo, ecco perché avete queste convinzioni sbagliate. Ma quando aprirete gli occhi e vedrete la situazione dal giusto punto di vista, vi accorgerete che non era così, che non meritava tanta sofferenza da parte vostra.

Quindi non rinunciate all’amore, rinunciate solo a quelle persone con le quali non si può costruire un rapporto sano, che sia perché in voi ci sono delle cose che devono guarire oppure perché loro non sono in grado di darvi nulla.

Ci sono persone che hanno un’idea sbagliata dell’amore e questo le porta a non saper amare. Forse voi ne avete incontrate molte. Qualunque sia la vostra situazione, non dovete mai rinunciare all’amore.





Perle di saggezza, frasi famose

L’amore illecito è un grande inquinamento dell’anima e un peso che opprime chi desidera volare. 

E bravo il "papa"! GETTA LA MASCHERA sempre più...

"Il sabba delle streghe" di Francisco Goya - (1746-1828)


Sebirblu, 11 ottobre 2018 


In prossimità della festa di Halloween, che satanicamente è stata sovrapposta a quella di Ognissanti, quale modo migliore ci sarebbe stato per il "Falso Profeta" se non quello di presentarsi ad inaugurare il Sinodo dei giovani con un pastorale "cornuto"?


E siccome non tutta l'umanità, per grazia di Dio dorme, ecco un'approfondita analisi sul significato esoterico di tale ferula papale consegnata a Bergoglio proprio da due partecipanti all'importante convegno internazionale. (Confrontare anche QUI e QUI, il linguaggio dei simboli sia naturali che voluti).


Aperto il Sinodo sui giovani 
all'insegna della blasfemia
portata in trionfo da "papa" Bergoglio.


Non ci sforziamo neanche un po' per minimizzare le azioni, i gesti e le parole del signore argentino che siede al posto del Papa; ma certo lui non perde occasione per ribadire la sua manifesta volontà di voler distruggere la Chiesa... Dio permettendo!


L'ultima mala impresa del tanghéro vescovo di Roma la si è vista il 3 ottobre scorso, nel corso della Messa celebrata sul sagrato di San Pietro per l'apertura del XV Sinodo dei Vescovi sul tema "I giovani, la Fede e il discernimento vocazionale".


Bergoglio si è presentato alla Messa brandendo un "pastorale", un vincastro del tutto inedito composto da un'asta in legno sormontata da una forcella; che ricorda il bastone in salice da vimini che in genere usano i pastori per stimolare o indirizzare le pecore e per bastonare i cani randagi e i lupi che si avvicinano al gregge.








Fin qui niente di strano, salvo il fatto che Bergoglio non è un pastore che porta le sue pecore al pascolo o le guida per la transumanza. Il "papa", anche se lui si rifiuta di esercitarla, ha la funzione di guidare in terra le pecore di Gesù Cristo, per conto di Gesù Cristo e in nome di Gesù Cristo... qualcosa di chiaramente diverso dalla funzione del pastore che conduce il gregge di pecore.


La cosa che invece suscita curiosità e, dopo attenta riflessione, indignazione, è la forma di questo vincastro.


In genere, il bastone del pecoraio è un'asta che in cima finisce con una mezza voluta,utile per agganciare qualcosa che sta in alto o per tirare per i piedi le pecore riottose o i cani randagi insistenti o i lupi aggressivi, utile anche per appendervi una "sporta" con le vettovaglie.


Tenendo conto dell'accostamento che Gesù Cristo stesso fa (cfr. Gv. 10, 1-16) tra il pastore di pecore e il pastore di anime, tale bastone è diventato il pastorale dei vescovi cattolici, dove è presente il ricciolo che lo sormonta ancora oggi, e quasi sempre su quello dei papi sostituito talvolta da una croce.


Sia il ricciolo, a volte arricchito con scene del Vangelo, sia la croce indicano la funzione spirituale del pastore cattolico che guida le anime dalla terra – l'asta – al Cielo – il ricciolo ‒ o a Gesù Cristo – la Croce.





Bastone del pastore di pecore




Bastone del pastore di Anime
(che è caduto dalle mani di Bergoglio spezzandosi; ved. QUI)



Ebbene, di tutto questo non v'è traccia in questo vincastro brandito da Bergoglio il 3 ottobre, anzi, una traccia c'è ma invertita... lo vedremo tra poco.


La prima cosa che salta all'occhio è la sostituzione del ricciolo o della croce con una forca... e subito viene in mente che mentre i due primi simboli indicavano l'unità – del Cielo o di Cristo – questa forca indica chiaramente la divisione, e proprio sul punto del vincastro che dovrebbe portare il segno della funzione della Chiesa in terra: raccogliere ciò che è sparso e ricondurlo all'unità di Gesù Cristo, che è Dio.


Ma se si guarda attentamente il culmine di questo vincastro, ecco che esplodono l'inversione dei simboli, la blasfemia e la satanicità espresse da questo vincastro bergogliano.


Sulla parte più alta del bastone, alla base della forca, si nota una figura umana, presumibilmente scolpita.









Non è difficile considerare che debba trattarsi di un richiamo a Gesù Cristo posto in cima alla croce. Ma, come si vede, della croce non v'è traccia e quindi ciò che rimane, in superba evidenza, è questa debole immagine di Gesù Cristo sormontata dalla forca; il che equivale inevitabilmente – e c'è da pensare volutamente – a Gesù Cristo portatore di divisione – la forca – e, ancor peggio, a Gesù Cristo sormontato da due corna.


L'inversione dei simboli è chiara e inequivocabile, come è manifesta la blasfemia, dal momento che questo culmine del "pastorale" di Bergoglio non rappresenta altro che il demonio… cornuto e portatore di divisione.


Uno scandalo, si dirà, se non fosse che il "papa" non è nuovo a scandali del genere, al punto che sono diventati la cifra del suo abusivo pontificato. Questa volta egli ha voluto essere più esplicito e, in occasione del Sinodo per i giovani, ha voluto mostrare a questi e a tutti i fedeli – urbi et orbi – di che pasta è fatturato.


Una pasta preternaturale, di fattura diabolica, approntata appositamente per provare a condurre la Chiesa di Cristo alla distruzione... Dio permettendo.


Ci siamo chiesti: ma chi è che ha anche solo immaginato una diavoleria del genere?


Evidentemente non lo sappiamo, almeno per ora, ma sappiamo che tale inedito attrezzo è stato offerto in dono a Bergoglio, l'11 agosto scorso, dai giovani radunati dalla CEI al Circo Massimo in preparazione del Sinodo di ottobre, e in quella occasione la ragazza che ha offerto il dono avrebbe detto al "papa" – come riportano i giornali cattolici – "Come sarebbe bello se questo bastone pastorale l'accompagnasse durante il Sinodo dei Giovani!"









Quindi, non potendosi pensare che gli ideatori e gli artefici del bastone con la forca siano stati i giovani, si è obbligati a ritenere che il tutto sia sorto in seno alla CEIe in particolare tra i preti che dirigono il "Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile", organizzatore dell'evento.


Ora, ben sapendo che la cosa non poteva essere presentata a Bergoglio come una sorpresa, è chiaro che il tutto dev'essersi svolto col suo consenso, tale che in realtà la responsabilità ricade interamente su di lui.


Non a caso vediamo Bergoglio che si reca tranquillamente a celebrare la Messa brandendo il vincastro demoniaco: che Messa avrà celebrato? E non a caso vediamo Bergoglio brandire imperterrito e gongolante l'attrezzo stregonesco in quello stesso luogo in cui venne martirizzato il primo Papa, San Pietro.


Ma continuiamo a parlare di "demoniaco" e di "stregonesco", perché? Perché sono fin troppi gli elementi che obbligano a parlare in questo modo, vediamoli.


Come premessa consideriamo che Bergoglio ha dimostrato di avere una particolare predilezione per il pastorale in legno: in questi cinque anni l'ha usato 14 volte su 20, e con questa si arriva a 15 su 21.





E questo pastorale somiglia tragicamente alla croce caduta a Cevo (ved.QUI).




La giustificazione apparente sarebbe la ricerca della semplicità e della povertà, ma in realtà Bergoglio si rifiuta di considerare i simboli pontificali come espressione della magnificenza morale e spirituale della sua funzione, che è riconducibile a Dio.


Questo supposto "papa" non perde occasione per sminuire la figura e l'importanza del Papato, tranne esercitare una sorta di dispotismo in forza della sua posizione di potere come uomo.


Il Papato va ridimensionato – ha già detto espressamente Bergoglio - e la dottrina della Chiesa va cambiata – ha dimostrato a più riprese nei suoi interventi – e la sua sacralità soprannaturale va ridotta a mera ordinarietà naturale – come dimostrano appunto i suoi pastorali preferiti.


È la stessa concezione che lo ha portato a rigettare l'anello pontificale e la croce pettorale in oro, per sostituirli da subito con un anello e una croce in ferro.


Semplicità? In verità, nell'uso del ferro al posto dell'oro vi è molto di più della pretesa semplicità, vi è uno scadimento dal superiore all'inferiore… dal celeste all'infero, come vedremo di seguito.


In cima alla forca si vede un chiodo di ferro, appunto, che passa da un ramo della forca all'altro. Che vorrà significare?


Il primo richiamo che viene in mente è quello dei chiodi con cui Gesù Cristo venne inchiodato sulla croce. Quei chiodi, oltre a ferire gravemente Nostro Signore, fecero della croce e di Gesù Cristo una cosa sola, e così l'ha sempre raffigurato l'iconografia cristiana.


Ma i chiodi della crocifissione sono tre, non a caso, e simboleggiano la SS. Trinità.Non solo, ma i tre chiodi trovano la loro sublimazione e il loro coronamento simbolico nella testa di Gesù Cristo, ricordando così la riconduzione all'unità di ciò che è sparso.


I tre chiodi corrispondono ai tre bracci della croce: i due orizzontali e il verticale inferiore, completati e ricapitolati dal braccio verticale superiore ove si trova la testa di Gesù Cristo. Il tutto richiamato magistralmente dallo stesso San Paolo:


«Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.» (Efesini 3, 17-19).


Dove l'ampiezza e la lunghezza si riferiscono ai due bracci orizzontali della Croce, la profondità al braccio verticale inferiore e l'altezza al braccio verticale superiore... mentre il cuore di Gesù Cristo è posto al centro della croce a ricordare "l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza".


Ebbene, in questo vincastro di Bergoglio non v'è traccia di tutto questo, si evidenzia solo un chiodo che trafigge e insieme unisce i due rami della forca, non più a rappresentare l'unità della croce, ma a raffigurare i due bracci che, già di per sé non riconducibili all'unità, sono dominati dal chiodo di ferro.








E tale chiodo di ferro, come ferì e trafisse le carni di Gesù Cristo, così trafigge ogni e qualsivoglia parte volesse anche solo tendere all'unità... infatti il chiodo, che apparentemente sembrerebbe unire, in realtà tiene forzatamente divisi i due rami della forca.


Il simbolo è quindi chiaramente divisivo, chiaramente diabolico, chiaramente espressivo del dominio di Satana su questo mondo... e tale simbolo è portato bellamente in mostra dal "papa" fino alla celebrazione della Messa.


Ma c'è di più. Questa forca, così inusuale e impropria per il culmine del pastorale pontificio (ma anche di quello dei semplici pastori), è invece usuale e propria del mondo variegato e variamente articolato dei culti inferi: dalla stregoneria al satanismo.


Qui la forca, quale simbolo divisivo, è espressione del demonio, portato così in mostra e utilizzato per indicare il dominio di Satana e la sottomissione degli adepti al Principe delle Tenebre.





Streghe che impugnano la forca, con al centro la stessa quale simbolo del demonio




Altarino satanico che oltre a raccogliere oggetti rituali dei culti pagani orientali,
contiene in basso l'emblema luciferino, con a sinistra le scope delle streghe e a destra la forca.



La natura di questa simbologia è confermata dalla contestuale presenza del chiodo di ferro che, oltre a quello che abbiamo detto prima, nei rituali satanici simboleggia il culto fallico e il coito, espresso qui dalla penetrazione del chiodo da un ramo all'altro della forca.


Qualcuno potrebbe pensare che noi forziamo la mano, e forse è anche possibile, maè un fatto che tale simbologia sia ben nota ed usata negli ambienti occultistici; e come se non bastasse, siamo rimasti colpiti da un altro particolare in qualche modo concordante che si riscontra nella foto che mostra la ragazza che consegna questo pseudo-pastorale a Bergoglio.


L'inquadratura della fotografia sembra proprio che voglia mettere in risalto tale particolare.








La ragazza porta al polso sinistro un filo rosso intrecciato e annodato che termina con un'appendice; ed è proprio con la sinistra che offre a Bergoglio il bastone con la forca.








Di che si tratta?


Ci asteniamo volutamente, a giusta ragione, dal proporre ipotesi che possono derivare dall'accostamento tra questo filo rosso e quello che si ritrova al polso di certe streghe adoratrici del demonio, ma indubbiamente tale ninnolo, col suo colore, non è qualcosa di semplicemente ornamentale e di innocuo, bensì è un oggetto scaramantico che in questo mondo moderno dimentico di Dio è ormai diffuso ovunque, una sorta di "foramalocchio" al pari del vecchio cornetto rosso.


Non v'è dubbio, comunque, che non si tratti di un oggetto cattolico, ma di roba da fattucchiere, ed è sorprendente che sia stata scelta proprio quella ragazza per consegnare il pastorale-forca a Bergoglio: e questi l'abbia accettato da quella mano sinistra così ornata.


Decisamente anche questo ricorrere della sinistra in concomitanza con queste cose sinistre non sembra proprio casuale.


Che succede, dunque? Succede che ci sono troppe coincidenze per poter evitare di pensare al peggio; e nel dire questo ci viene in mente il passo della lettera di San Paolo agli Efesini, cap. 5, vv. 5 e 7-12, in cui l'Apostolo delle Genti ricorda che bisogna fuggire ogni tipo di rapporto con chi segue le opere delle Tenebre:


«Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro ‒ che è roba da idolàtri ‒ avrà parte al regno di Cristo e di Dio... Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete Luce nel Signore.



Comportatevi perciò come i figli della Luce; il frutto della Luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle Tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare.»


E Bergoglio? Due sono le opzioni: o è completamente all'oscuro di tutto questo,dimostrando di essere in balìa di quello che il diavolo gli impone; oppure ne è consapevole, dimostrando di essere in qualche modo connivente con le mire del maligno, al punto da utilizzarne i simboli e gli strumenti.


Con questo non ci permettiamo di esprimere alcun convincimento in proposito, avanziamo soltanto delle ipotesi verosimili e constatiamo che in entrambi i casi questo argentino "venuto dalla fine del mondo" può essere solo colpevole: nel primo caso per mancanza di discernimento, di prudenza e di fede salda; nel secondo caso per inammissibile connivenza col Principe delle Tenebre.


Per concludere, facciamo notare che questa ferula blasfema, che raccoglie quattro simboli diabolici, può solo rappresentare il "pastorale" del vicario del Principe di questo Mondo, sconfitto una volta per tutte da Nostro Signore Gesù Cristo, eppure irriducibile nel percorrere ancora il mondo in cerca di anime da divorare.


Il dio Satana di cui Bergoglio, consapevolmente o no, si è fatto profeta.


Giovanni Servodio.


Nota: Segue all'articolo la preghiera pubblicata ad hoc come richiesta di protezione a San Michele Arcangelo, da leggersi al link di provenienza. Qualcuno, inoltre, ha raccolto e pubblicato la particolare propensione di Bergoglio per le corna, QUI.


Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it


Fonte: unavox.it




Etichette: Bergoglio, Sebirblu


lunedì 8 ottobre 2018





Jorge Mario Bergoglio... il Pifferaio magico...



Sebirblu, 7 ottobre 2018


Ciò che sta accadendo alla "Barca di Pietro", sotto la guida indegna del "Nocchiero"che ne tiene in mano il timone, viene incredibilmente accolto e condiviso da gran parte dell'umanità perché mai fino ad ora, e in modo così evidente, essa ha trovato chi la giustifichi e la assolva da qualunque suo comportamento libertino e licenzioso.


Il terreno di coltura preparato ad arte dal Maligno sin dalle "innovazioni" del ConcilioVaticano II con l'infiltrazione della Massoneria ecclesiastica nel cuore della Chiesa Cattolica (ved. QUI, QUI, QUI e QUI), ha fatto in modo che il popolo dei "fedeli" le assimilasse poco a poco come miglioria necessaria, mentre a piccole dosi l'antico Serpente inoculava il suo veleno nelle coscienze assopite e fidenti che tutto fosse legittimo e santo.


Così le masse, adusate a seguire pedissequamente l'insegnamento cristiano impartito loro dal Magistero di Roma, senza sviluppare alcun senso critico personale e di approfondimento spontaneo della Sacra Scrittura, si sono ritrovate completamente sprovviste di difese e suscettibili di inganno davanti agli sproloqui vergognosi del "Falso Profeta" assiso oggi in Vaticano.


Questi, dal quel lontano 13 marzo 2013 ‒ giorno in cui fu invalidamente eletto con l'aiuto della cosiddetta "Mafia di San Gallo" (ved. QUI), non ha cessato di diffonderli "urbi et orbi" come fossero "Vangelo" (e mai termine fu più appropriato di questo) fuorviando gli sprovveduti e gli ignoranti e sospingendo la gran parte dei consacrati nel mondo o allo sconcerto silenzioso (ipocrisia), o all'accettazione supina per questioni di interesse, oppure al timore (fondato) di essere perseguiti.





Eccone qualche esempio:


Il 28 marzo 2017, durante la Messa celebrata a Casa Santa Marta dove risiede, il "Vescovo venuto dalla fine del mondo" come da lui stesso asserito, ha spiegato il brano evangelico dell'uomo paralizzato da 38 anni (che cercava di bagnarsi nella piscina di Gerusalemme, ma non ci riusciva perché tutti gli passavano avanti; ved. Gv. 5, 5-14) e la sua guarigione ad opera di Gesù.


Della piscina probatica si narrava che quando scendeva un angelo e agitava le acque, chi s'immergeva veniva guarito. Gesù, afferma Bergoglio, vedendo il paralitico, gli chiede: «Vuoi guarire?». «È bello ‒ sottolinea il "papa" ‒ Gesù sempre dice questo a noi: "Vuoi guarire? Vuoi essere felice? Vuoi migliorare la tua vita? Vuoi essere pieno dello Spirito Santo? Vuoi guarire?", quella parola di Gesù...


Tutti gli altri che erano lì, infermi, ciechi, zoppi, paralitici avrebbero detto: "Sì, Signore, sì!". Ma questo è un uomo strano, gli rispose: "Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita, mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me"...


La risposta è una lamentela: "Ma guarda, Signore, quanto brutta, quanto ingiusta è stata la vita con me. Tutti gli altri possono andare e guarire... ed io è da 38 anni che cerco ma"...».


Quest'uomo, osserva il "papa", era come l'albero piantato lungo i corsi d'acqua, di cui parla il primo Salmo, «ma aveva le radici secche» e «quelle radici non arrivavano all'acqua, non poteva prendere la salute dall'acqua»: «Questo si capisce dal suo atteggiamento, dalle lamentele e anche sempre cercando di dare la colpa all'altro».


«Gesù ‒ rimarca Bergoglio ‒ non lo rimprovera, ma gli ingiunge: "Alzati, prendi la tua barella e cammina". Il paralitico guarisce, ma poiché era sabato, i dottori della Legge gli dicono che non gli è lecito portare il lettuccio e gli chiedono chi l'abbia guarito in quel giorno: "Va contro il codice, non è di Dio quell'uomo"».


Il paralitico, commenta il "Falso Profeta", non aveva neanche detto grazie a Gesù, non gli aveva chiesto nemmeno il nome: «Si è alzato con quell'accidia» che fa «vivere perché è gratis l'ossigeno», fa «vivere sempre guardando gli altri che sono più felici di me» e si è «nella tristezza», si dimentica la gioia.


«L'accidia ‒ aggiunge ancora ‒ è un peccato che paralizza, ci fa paralitici. Non ci lascia camminare. Anche oggi il Signore guarda ognuno di noi, tutti abbiamo peccati, tutti siamo peccatori ma guardando questo peccato» dice ad ognuno: «Alzati». [...]









Ora, verifichiamo il testo:


«Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli chiese: "Vuoi guarire?". Gli rispose il malato: "Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me".


Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina". E sull'istante quell'uomo guarì e, presa la barella, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi il tuo lettuccio e cammina".


Gli chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?". Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel Tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio."»





Nathan Green

Bene, innanzitutto bisogna sapere che nei Vangeli questo è l'unico caso in cui la guarigione viene elargita senza essere stata richiesta, e ciò stride all'istante con la banalizzazione effettuata da Bergoglio nell'aggiungere: «Sempre Gesù dice a noi: "Vuoi guarire? Vuoi essere felice?..."».


Affinché possa succedere questo infatti, come intervento provvidenziale, bisogna avere tutte le "carte" in regola (ved. QUI). Solo allora la Legge divina dona il suo aiuto con una "prontezza matematica" e con una dolcezza ineguagliabile, ma soltanto quando si è in condizioni di meritarla!


Il legame fra l'Eterno e l'umanità è perenne e dunque Egli sa discernere fra essa chi ha veramente fede e chi non l'ha. Lo storpio non poteva operare perché la sua infermità glielo impediva, ma non si ribellava, anzi emanava il suo pensiero per incoraggiare gli altri a mantenere ferma la speranza in Dio.


Il Cristo vede quest'opera, la fede dalla quale era germogliata e dona quello che non era stato richiesto. Altro che "indolenza" ed "accidia"! Come si può pensare che Egli sia intervenuto per "premiare" con la guarigione un essere così indegno come viene dipinto dal Suo falso "Vicario"? Tutto ciò è assolutamente obbrobrioso!


Ma il brano evangelico contiene un altro importante insegnamento. Quando Gesù lo incontra poco dopo nel Tempio gli dice: "Va, e non peccare più, affinché non ti accada di peggio". L'espressione usata dal Cristo mostra con chiarezza il rapporto esistente fra la malattia, ossia il cattivo stato fisico, e il comportamento contrario alla Legge di Dio.


Nella Sacra Scrittura sono molti gli esempi che ribadiscono questo concetto come, per esempio, quello dell'adultera: "Neppure Io ti condanno; va, e non peccare più...". Il diritto all'acquisizione della libertà da qualsiasi affanno morale o fisico opprimente l'uomo, si può raggiungere soltanto rientrando nella morigeratezza e nell'Ordinevoluto dall'Eterno, non nel caos, nel sopruso e nella trasgressione.


Ma tornando all'argomento centrale intrapreso, emerge in tutta evidenza come sia fuorviante la "catechesi" fatta da Bergoglio, purtroppo non unica, in oltre cinque anni di reggenza così tragica e discutibile.









Eccone un'altra:


Il 27 dicembre 2015, il "papa", nella Basilica Vaticana per la festa solenne della Sacra Famiglia, riferendosi all'episodio in cui Gesù fanciullo fu ritrovato al Tempio coi dottori, ha esordito:


«Conosciamo che cosa Gesù aveva fatto quella volta. Invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e a Giuseppe che non lo trovavano più.


Per questa sua "scappatella", probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusaai suoi genitori. Il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo. La domanda di Sua Madre, d'altronde, manifesta un certo rimprovero, rendendo evidente la preoccupazione e l'angoscia sua e di Giuseppe.


Tornando a casa, Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza. Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l'amore e l'obbedienza».









Ed ecco il brano evangelico riferentesi a Luca 2,41 menzionato dal "papa":


«Ora, i suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il Fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero.


Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti, ma non avendolo trovato, tornarono in cerca di Lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori,mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la Sua intelligenza e le Sue risposte.


Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché Mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle faccende del Padre Mio?" Ma essi non compresero le Sue parole.


Partì dunque con loro e tornò a Nazareth e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini»





"Gesù al Tempio tra i Dottori della Legge" di James Seward

Dunque, secondo Bergoglio, il Piccolo Gesù avrebbe compiuto una "scappatella"chiedendo addirittura scusa ai genitori, e contraddicendo in pieno sia il primo articolo del Decalogo: "Io Sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all'infuori di Me", sia il medesimo Suo insegnamento riportato in Mt. 10,35: "Chi ama il padre o la madre più di Me, non è degno di Me..."


Riflettiamo. Questo Fanciullo, privo di ogni sostegno, di ogni collaborazione, ma depositario di quella Verità che da Lui stesso si dipartiva, si allontana dalla famiglia e per tre giorni resta al Tempio a discutere.


Egli, contro i giganti della Chiesa pronti a schiacciarLo; Egli, Fanciullo inerme, ha la forza e la capacità di ribadire e distruggere i concetti e i preconcetti dei Sacerdoti, ponendo le basi indistruttibili della Nuova Legge.


È una manifestazione di Potenza e non la sfida all'umanità come fatto umano,inusuale per la Sua età, ma la sfida alla tenebra, all'ignoranza, all'ingordigia, al sopruso. Egli osa ciò che nessuno avrebbe osato fare!


E quando, come risulta dai testi antichi, affannosamente viene ritrovato dai Suoi,guarda Sua Madre e chiede: "Che vuoi Tu Donna da Me?" non "Madre" (esattamente come Le si sarebbe rivolto poi alle Nozze di Cana e ai piedi della Croce, con il mandato a Lei e a Giovanni), stabilendo inequivocabilmente la Sua Personalità divina rispetto alla natura umana (seppur angelica; ved. QUI e QUI) di "Maria" che, tra l'altro, sapeva quale sarebbe stato il Compito di suo Figlio dal tempo della profezia del vecchio Simeone. (Lc. 2, 34-35).


I giganti, perciò, non erano i Sacerdoti, ma il Cristo Bambino, mentre essi erano i pigmei! Altro che "scappatella", "scuse" e "rimprovero", scaturiti dalla mente contorta di questo "pseudo-pontefice" scelto ed introdotto apposta (cfr. QUI e QUI) come "cavallo di Troia", per distruggere la Chiesa Cattolica dal suo interno.





E per finire, ecco un altro "exploit" o meglio un "affondo" verso la Vergine SS. che non gli è per nulla congeniale... guarda caso! (Cfr. QUI, QUI e QUI).


Lo stesso anno in cui fu eletto, il 20 dicembre 2013, egli si distinse subito per la sua "squisita considerazione" e "conoscenza teologica" riguardante la Madre di Gesù.Nell'omelia tenuta a Casa Santa Marta, infatti, egli ha avuto il "coraggio" di dire:


«Il Vangelo non ci dice nulla: se (la Madonna) ha detto una parola o no... Era silenziosa, ma dentro il suo cuore, quante cose diceva al Signore! "Tu, quel giorno – questo è ciò che abbiamo letto – mi hai detto che sarà grande; tu mi hai detto che gli avresti dato il Trono di Davide, suo padre, che avrebbe regnato per sempre e adesso lo vedo lì!".


La Madonna era umana! E forse aveva voglia di dire: "Bugie! Sono stata ingannata!":Giovanni Paolo II diceva questo, parlando della Madonna in quel momento. Ma Lei, col silenzio, ha coperto il mistero che non capiva e con questo silenzio ha lasciato che questo mistero potesse crescere e fiorire nella speranza»









Ora, a confronto, due brani della Sacra Scrittura:


«Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc. 1,38).


E ancora: «Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: "Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima."» (Lc. 2, 34-35).


Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, che Papa Giovanni Paolo II scrisse insieme a Ratzinger, risulta dire esattamente il contrario:


Maria ‒ «Beata colei che ha creduto»


Par. 149: «Durante tutta la sua vita, e fino all'ultima prova, quando Gesù, suo Figlio, morì sulla croce, la sua fede non ha mai vacillato. Maria non ha cessato di credere "nell'adempimento" della parola di Dio. Ecco perché la Chiesa venera in Maria la più pura realizzazione della fede.»




E il Papa San Pio X, nell'Enciclica "Ad diem illum" del 2-2-1904, per il 50° anno del dogma dell'Immacolata Concezione ha scritto:


«Tutta la vita di Maria porta la radiosa impronta di queste virtù [la fede, la speranza e la carità, ndr] in tutte le sue fasi; ma esse raggiunsero il più alto grado di splendore nel tempo in cui ella assistette il Figlio suo morente.


Gesù è crocifisso e gli si rimprovera maledicendoLo di essersi fatto Figlio di Dio (Gv. 19,7). Maria con ferma costanza riconosce ed adora in Lui la Divinità. Lo depone, dopo morto, nel sepolcro, senza dubitare un attimo della Sua Risurrezione.»





L'altissima Missione di Maria, la tutta pura, la piena di grazia, la Madre di Dio, Colei che con il Suo "Sì" ha dato inizio al Mistero di Redenzione e per sempre si è abbandonata alla volontà del Padre, Colei che ben sapeva che una spada le avrebbe trafitto l'anima, come suddetto, non può essere banalizzata, umanizzata e svuotata della sua essenza.


Ella è l'esempio perfetto di ubbidienza amorevole e di abbandono incondizionatoe totale alla Volontà suprema, come testimoniano le parole da Lei pronunciate nell'annunciazione ‒"Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto" ‒ e nel Magnificat ‒ "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente".


Come si permette Bergoglio di insinuare il dubbio che la Madonna sia stata ingannatadall'Eterno? E ancora, quale "spirito" gli ha suggerito tale riflessione non avente alcun fondamento né all'interno della Sacra Scrittura, né in coloro che nella storia hanno contribuito a far comprendere e a far vivere, assimilandolo, il sublime Mistero della Vita di Maria?


Conclusione
Con questi tre esempi, per ora mi fermo qui, ma mi riservo, per coloro che ancora insistono a voler mantenere caparbiamente gli occhi chiusi, illudendosi che questo pontificato sia uno dei più straordinari per l'umanità, di tentare almeno, attraverso il confronto con le Sacre Scritture, di far chiarezza su come le cose siano diverse da ciò che appaiono.



Brevi spunti presi da: lastampa.it e difendiamolaverita.it




Etichette: Bergoglio, Sebirblu


giovedì 4 ottobre 2018






Giotto - San Francesco sostiene la Chiesa che sta crollando - Basilica superiore - Assisi



Sebirblu, 3 ottobre 2018


Qualche giorno fa, riflettendo sulla ricorrenza del nostro grande Santo, ho valutato quanto fosse abissale la differenza tra Francesco d'Assisi e l'attuale Papa che ne ha assunto il nome.


Mentre il primo fu immortalato da Giotto, raffigurato in un sogno fatto da Innocenzo III, che lo vide nell'atto di sorreggere la Chiesa di San Giovanni in Laterano sull'orlo del crollo (per importanza, la Basilica di San Pietro di allora), il secondo, a quanto pare, fa di tutto per distruggerla.

(Cfr. QUI, QUI e QUI, e nella lunga sequenza di post su "Bergoglio" alle Etichette).

Ma, andiamo per ordine... forse non tutti sanno che un crocifisso improvvisamente si animò, aprendo la bocca e muovendo gli occhi, ed iniziando a parlare all'umile Fraticello...





Giotto - Il Crocifisso di San Damiano parla a San Francesco - Assisi - Basilica Superiore



Riporta Tommaso da Celano:


«Francesco era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo quando un giorno passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti.


Condotto dallo Spirito, entrò a pregare, si prostrò supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla Grazia divina, si ritrovò totalmente cambiato.


Mentre egli era così profondamente commosso, all'improvviso – cosa da sempre inaudita – l'immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto gli parlò, movendo le labbra,"Francesco, – gli disse chiamandolo per nome – va', ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina".


Francesco era tremante e pieno di stupore, e quasi perdette i sensi a queste parole. Ma subito si dispose ad obbedire e si concentrò tutto su questo invito.

Ma, a dire il vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere la trasformazione ineffabile che percepì in se stesso, conviene anche a noi di coprirla con un velo di silenzio».

Tratto da «Vita Seconda di San Francesco d'Assisi» di Tommaso da Celano; QUI.






Tommaso da Celano (1200-1265) - Compagno e primo biografo di S. Francesco



Ed ecco la profezia del Poverello assisano che era già nota almeno a partire dal XVII secolo, come attesta un tomo che raccoglie le opere del Santo d'Assisi e di Sant'Antonio da Padova, pubblicato nell'anno 1641.


Il vaticinio è poi riapparso in un libro pubblicato nel 1880 dall'Imprimerìe de la Bibliothèque Ecclésiastìque de Paris – Avenue D'Orleans 32 – intitolato:


«S. Francisci Assisiatis – serafici minorum patriarchae – Opera Omnia Juxta editionem R:P. De la Haye in Gallia Minorum Procuratoris Generalis».


Il testo che segue è a sua volta contenuto nella Medi Aevi Bibliotheca Patristica, edita dalla suddetta Imprimerìe, di cui costituisce il Tomus Sextus. La profezia XIV si trova in latino da pag. 420, e in italiano a pag. 421-423-425, da visionare QUI.


Come si potrà constatare, ciò che vi è scritto trova riscontro in modo impressionante con i tempi odierni; e pensare che proviene dal lontanissimo 1226, anno in cui San Francesco trapassò.




Giotto - Morte di San Francesco - Basilica superiore - Assisi

«Poco innanzi la morte convocati i frati, li ammonì delle future ambasce, dicendo:
– Diportatevi virilmente, o fratelli, fatevi animo, e aspettate pazientemente il Signore.


S'affrettano a venire i tempi di una grande tribolazione ed afflizione, ne' quali le perplessità e i pericoli temporalmente e spiritualmente inonderanno, si raffredderà la pietà di molti, e sovrabbonderà l'iniquità de' malvagi.


Il potere dei demònii sarà disciolto più dell'usuale, e la purezza immacolata della Religione nostra e delle altre sarà deformata in tal guisa, che pochissimi de' cristiani con cuor sincero e carità perfetta obbediranno al vero Sommo Pontefice e alla Chiesa Romana.


Un taluno non eletto canonicamente, assurto al Papato nel momento di quella tribolazione, coll'astuzia del suo errore macchinerà di porger la morte (spirituale; ndr) a molti.


Allora si moltiplicheranno gli scandali; la nostra Religione verrà divisa e parecchie delle altre saranno del tutto abbattute, perché non si opporranno all'errore, ma gli presteranno l'assenso.


Vi saranno tante e sì gravi opinioni e scismi nel popolo, nei Religiosi e nel Clero, che se non fossero accorciati quei giorni, secondo la parola evangelica, (se fosse possibile) sarebbero ingannati gli stessi eletti, se non fossero sostenuti, in sì grande tempesta, dall'immensa misericordia di Dio.


Allora la nostra Regola e vita sarà da certuni fierissimamente combattuta (Cfr. QUI; ndr). Sopravverranno istigazioni immense: quelli che allora saranno stati privati, riceveranno la corona di vita: ma guai a coloro che affidandosi alla sola speranza della Religione s'intiepidiranno, e non resisteranno costantemente alle tentazioni permesse (da Dio; ndr) a prova degli eletti.


Coloro poi che fervorosi di spirito per la carità e per lo zelo della verità coltiveranno la compassione, soffriranno persecuzioni ed ingiurie, come (fossero; ndr) disobbedienti e scismatici. (Vedi Don Minutella QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.


Perocché i loro persecutori, agitati dagli spiriti maligni, diranno che si rende un grande onore a Dio coll'uccidere (spiritualmente; ndr) e cancellar dalla terra uomini così pestilenti.


Il Signore però sarà allora il rifugio degli afflitti, e li salverà, perché posero la speranza in Lui. E per rendersi conformi al loro Capo agiranno con fiducia, e colla morte comprandosi la vita eterna, eleggeranno di ubbidire piuttosto a Dio che agli uomini; e ricusando acconsentire alla falsità e alla perfidia, non paventeranno punto il morire.


Allora, la verità da alcuni predicatori verrà taciuta, da altri sarà conculcata e negata(Cfr. QUI; ndr). La santità della vita sarà posta in derisione verso quelli che la professano: per questo il Signore Gesù Cristo manderà loro un degno, non pastore, ma sterminatore.»




Ed infine, come corollario a quanto avete appena letto, cari lettori, aggiungo questo accorato messaggio ricevuto da Conchiglia (QUI), direttamente dal Santo di Assisi,otto giorni dopo l'elezione di Papa Francesco al soglio pontificio.


San Francesco a Conchiglia, il 21 marzo 2013


"Pregate... digiunate e vestitevi di sacco...
ma che si dia Onore e Gloria a Dio e alla Sua Chiesa
Una... Santa... Cattolica e Apostolica Romana.


Il mio nome è stato oltraggiato e offeso.
La Regola che da me avete voluto è stata oltraggiata e offesa.


Il Vangelo tutto Santo è stato offeso.
Il Corpo di Gesù il Cristo è stato offeso.
Il Sangue di Gesù il Cristo è stato offeso.


La casa dove mi avete posto è stata offesa.
La mia memoria è stata offesa.
Le stimmate che Dio ha voluto donarmi sono state offese.
Lo scopo della mia incarnazione sulla Terra è stata offesa.


Io Francesco...
sono venuto sulla Terra per riparare la Chiesa di Gesù... non per distruggerLa
come si appresta a fare il Falsario.


Io Francesco...
non ho voluto alcun potere tra le mani... neanche il più piccolo.


Io... mi sono fatto piccolo!
Ma piccolo davvero."


Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it


Fonti: