“Non vogliamo avere molte persone guarite …”
Così Bill Gates al minuto 33.45 della intervista alla TED, una TV non profit. “Per essere chiari, stiamo provando – attraverso la chiusura negli Stati Uniti – a ad avere meno dell’uno per cento della popolazione infetta”.
Confessando così che il suo scopo è di non avere gente immunizzata naturalmente, ma gente in pericolo di essere infettata, a cui somministrare i vaccini. Che sta preparando.
Ne dà tante di interviste in questi giorni. E parla come fosse lui il presidente. Intimando: “Lockdown, lockdown!”
Un’abitudine al comando che gli viene dalla famiglia. Sta cominciando ad emergere la sua genealogia, al di là della narrativa leggendaria che lo vuole un giovinetto geniale, figlio di nessuno, che in un garage fa le sue prime scoperte di software-
S’introduca il nonno, il pastore battista Frederick Taylor Gates (1853-1929) co-azionista della Standard Oil, ed intimo consigliere i John D. Rockefeller, per il quale inventò, organizzò secondo una precisa ideologia il sistema di “donazioni filantropiche” esentasse del miliardario.
Frederick T. Gates nonno di BILL
In Usa, le donazioni in beneficenza sono esenti da tasse. Sono anche deducibili dai redditi, il che consente ai miliardari di ridurre il loro imponibile, evitando lo scaglione superiore di prelievo. Per questo praticano così attivamente la “beneficenza” (charity).
Assillato dai richiedenti da quando era diventato una celebrità, John D. Rockefeller, il capostipite padrone della Standard Oil versava 100 dollari qua e 200 là, alla vedova e all’orfano. Errore, gli spiego l’amico Gates: bisogna versare con continuità somme ragguardevoli organizzazioni filantropiche appositamente create, onde dare continuità alle loro attività. Che non è sfamare la vedova e l’orfano al dettaglio, bensì attuare politiche “sociali” e sanitarie nel senso voluto – voluto dai miliardari.
E’ stato quindi nonno Gates a creare, nel 1913, la Rockefeller Foundation: il primo strumento in cui, sotto la voce beneficenza, i miliardari americani attuano la forma di “ingegneria sociale” e di politica che desiderano imporre ai governi. Ogni altra “foundation” , fino alla Open Society di Soros, sono create su quel modello originale. Di fatto, prestigiosi uffici studi (basti dire che la Rockefeller ha selezionato e promosso personalità come Henry Kissinger) al servizio del padronato, ma in regime di paradiso fiscale. Quando leggete “no profit foundation”, è di quello che si tratta.
E sotto la direzione di nonno Gates, che fu il ”fiduciario” della Rockefeller Foundation fin dalla sua fondazione nel 1913, la filantropica istituzione finanziò tre filoni : le cattedre di medicina, quelle di “scienze sociali” (il controllo dell’opinione pubblica attraverso la sociologia) e l’eugenetica.
L’eugenetica, la selezione scientifica dei “migliori” (in senso darwiniano) e la sterilizzazione dei “peggiori”, fu notoriamente praticata in Usa molto prima che nella Germania hitleriana. Nel 1909 almeno tre stati (fra cui la California) si diedero leggi che imponevano la sterilizzazione di elementi “inadatti” delle classi subalterne. La Carnegie Institution, la Rockefeller Foundation e la famiglia Harriman (ferrovie) finanziavano sistematicamente le cattedre di “scienza eugenetica” che perciò spuntavano come funghi a Stanford, a Yale, ad Harvard e a Princeton.
In Mein Kampf , pubblicato nel 1924, Hitler cita con lode l’ideologia eugenica americana. Fin dal 1926 la Rockefeller Foundation finanziò ampiamente il Kaiser Wilhelm Institute of Anthropology, Human Heredity ed Eugenics di Berlino, che in seguito ispirò e condusse esperimenti di eugenetica nel Terzo Reich . E continuò fino al 1939, quando le felice collaborazione in scienze razziali fu interrotta dalla guerra. Ma riprese dopo. Nel 1949 un prestigioso esponente fuoriuscito del Kaiser Wilhelm Institute di Berlino, Otmar Freiherr von Verschuer, fu nominato membro corrispondente della nuova società americana di genetica umana, organizzata da eugenologi e genetisti americani. Verschuer era il maestro di Joseph Mengele, il ben noto medico e pediatra.
Eugenetica e malthusianesimo sono dunque la vera passione e scopo filantropico della famiglia Gates. Vi sono perfino studi che accusano nonno Gates di essere il colpevole della epidemia di influenza “spagnola”, che nel 1918 uccise più uomini di quanti ne uccise la grande guerra. Come noto, la “spagnola” non venne dalla Spagna, e nemmeno dai fronti europei; la portarono soldati americani già infetti
Come dimostrato dalle autopsie sui morti riesumati, non furono uccisi dal virus influenzale, bensì da una infezione polmonare batterica, di streptococchi. E la Fondazione Rockefeller aveva distribuito ampiamente (anche nel Regno Unito) una quantità di vaccini, fra cui quello anti-meningococco, per prevenire le epidemie fra la truppa. Vaccini del tutto sperimentali, rozzamente concepiti e fabbricati.
Il primo caso di “spagnola” fu rilevato a Fort Riley, nel Kansas nel 1918. Ora, proprio lì la Rockefeller Foundation somministrò il vaccino promosso da nonno Gates contro la meningite batterica a 4.700 soldati, un siero tratto dal cavallo.
Lo stesso Frederick Gates ne dà relazione:
A Fort Riley la malattia si manifestò subito, lo stesso giorno della terza vaccinazione, ed in forma esplosiva. Un precedente molto sinistro. Che non può non essere noto e raccontato nelle cronache familiari, il Bill Gates nipote così imperativamente assertivo sulla necessità di vaccinare “tutti” e nel frattempo, di rinchiudere tutti.
Può averglielo raccontato il papà, William Gates Senior, il figlio di Frederick. Avvocato, rimasto intimo della nuova generazione Rockefeller, papà Gates è stato a lungo nel consiglio direttivo della Planned Parenthood, la “filantropica” fondazione promotrice della legislazione sull’aborto, oggi fabbrica di aborti e delle vendite di materiale estratto dai feti abortiti.
Anche la Mastercard in prima linea per fronteggiare l'emergenza COVID19
Avete capito bene. Proprio la società finanziaria delle carte di credito americana Mastercard insieme a Wellcome ha stanziato la somma di 125 milioni di dollari per fare fronte all’emergenza coronavirus. Si punta a garantire accesso equo alle terapie e a sostenere le comunità più in difficoltà.
Alla base di questa alleanza c’è l’impegno reciproco dei partner di garantire un accesso equo alle terapie per la cura del Coronavirus, compresa la messa a disposizione e l’accessibilità dei prodotti in contesti con risorse limitate.
Covid-19 Therapeutics Accelerator, questo il nome dell’iniziativa, si propone come un catalizzatore che grazie alla promozione di farmaci e prodotti biologici per il trattamento immediato dei pazienti risultati positivi al Covid-19 – che siano innovativi o risultati della combinazione di farmaci esistenti – così come ad altri agenti patogeni virali a lungo termine. Attualmente, infatti – si legge in una nota – non ci sono antivirali o immunoterapie disponibili per la lotta contro i patogeni emergenti e nessuno di quelli in uso è stato specificamente designato per il trattamento del Covid-19 (non è vero perché al momento in Italia la sieroterapia sta dando ottimi risultati come l'ozonoterapia).
“Siamo orgogliosi di unirci a questa iniziativa per combattere la diffusione del Covid-19, un’ulteriore conferma del nostro impegno a sostegno della crescita inclusiva – afferma Mike Froman, vice chairman di Mastercard. Questa sfida globale non solo rappresenta un rischio per la salute e la sicurezza della comunità globale, ma rappresenta anche una potenziale perturbazione della prosperità economica di milioni di persone, aziende e organizzazioni in tutto il mondo. La nostra esperienza con l’inclusione finanziaria ci mostra l’importanza di costruire una rete di parti che mettano sul tavolo non solo il loro capitale, ma anche asset e competenze complementari. Per questo motivo, invitiamo altri partner desiderosi di promuovere la crescita inclusiva ad unirsi a noi”.
Secondo voi hanno usato il concetto di "inclusione finanziaria" a caso? Non proprio. La Mastercard è un'organizzazione di proprietà di oltre 25.000 istituti finanziari che emettono le loro carte. MasterCard è anche il marchio della società di carte di credito. Oggi sono veramente poche le persone che non possiedono una carta di credito o di debito che rientra in questo circuito. La partnership con la Fondazione Gates puzza di trappola per topi, dal momento che chi non avrà ricevuto il vaccino letale contro il COVID19 potrebbe non avere più accesso ai suoi soldi depositati sulla carta di credito. Il vaccino che stanno finanziando lascia nella pelle un tatuaggio quantico, a voi invisibile, ma leggibile da chi dispone dell’apposito lettore elettronico: il tatuaggio è fatto di microscopici cristalli semiconduttori, e informa il lettore di chi voi siete, e se avete ricevuto il vaccino – cosa essenziale, altrimenti non vi lasciano tornare al lavoro. Ma contiene una quantità di altre informazioni su di voi, sanitarie e no. Domani, potrà contenere informazioni sul vostro conto corrente, i vostri gusti sessuali, la vostra fedina penale ecc…Quindi il vaccino contro il coronavirus è una truffa intellettuale, morale e scientifica. Per il fatto che il coronavirus muta con frequenza frenetica – 30 volte l’anno. Il che significa che una settimana o due dopo che siete stati vaccinati, non siete comunque immunizzati perché il virus è cambiato. Allora il vaccino non si prefigge di salvare vite e preservare la salute umana. Per niente. La verità è che attraverso questo vaccino diventeranno i padroni della vita e della morte delle persone nella più sconcertante e illecita discrezionalità!