giovedì 29 novembre 2018

Perché è giusto, etico e ragionevole rifiutare il Migration Compact

ECCO PERCHE' SALVINI E LA LEGA SONO NEL GIUSTO AD OPPORSI AL MIGRATION COMPACT DELL'ONU


Secondo molti autorevoli opinionisti il testo del Migration Compact delle Nazioni Unite sarebbe il tentativo del governo tedesco di dare una copertura giuridica internazionale alla infelice decisione unilaterale con cui nel 2015 Merkel apriva le frontiere a centinaia di migliaia di migranti. Sevim Dagdelen, deputata della Linke, fra i fondatori di Aufstehen!, vice capo-gruppo al Bundestag, figlia di gastarbeiter turchi, ha seguito da vicino la stesura del testo e intervistata da Cicero ci spiega perché, anche a sinistra, è giusto, etico e ragionevole rifiutare il testo del Migration Compact, un accordo pensato e dettato dal governo tedesco, e dal quale sempre piu' paesi si stanno sfilando. Da Cicero.de 


Onorevole Dagdelen, nessun altro accordo è tanto controverso quanto il Migration Compact delle Nazioni Unite. AfD sostiene che gli stati firmatari rischiano di diventare un'area di insediamento per altri popoli, altre religioni e altre culture. Una paura legittima?

No, si tratta di una campagna della paura condotta da AfD e da altri esponenti della destra. Ma penso anche che ci siano diverse critiche da fare a questo accordo. Nessuna delle richieste che noi come Linke avevamo sollecitato durante il processo di negoziazione è stata poi accolta.

Lei è l'unico membro del Bundestag ad aver partecipato alle udienze preliminari sull'accordo di New York. Che cosa si sente di criticare di quell'accordo?

Il patto non parla in alcun modo delle cause della migrazione. Trovo sbagliato che la migrazione nel testo venga presentata come una "fonte di ricchezza, innovazione e di sviluppo sostenibile" - e che questi effetti teoricamente possano essere ottimizzati attraverso una politica di migrazione  meglio gestita. Accade invece l'opposto.

Ad esempio?

La migrazione è un'espressione di disuguaglianza globale, una conseguenza dei diversi sviluppi economici e del divario tra i ricchi e i poveri. Questa è stata anche la critica espressa dai paesi africani, i quali hanno chiesto con veemenza che vengano combattute le cause della migrazione stessa. La loro richiesta di fare grandi investimenti nello sviluppo economico dei paesi di origine è assolutamente giusta, considerando il fatto che le fratture sociali sono una delle principali cause di migrazione. A New York i rappresentanti degli stati africani hanno dichiarato quello che anche io durante queste conferenze ho sempre sottolineato: deve esistere anche un diritto a non emigrare.

E' questo quello che si intende nel patto quando si afferma che uno degli obiettivi è "minimizzare le forze che spingono le persone a lasciare il proprio paese di origine"?

Sfortunatamente anche in questo passaggio le cause della migrazione non vengono menzionate. Milioni di persone vengono private dei loro mezzi di sussistenza attraverso la guerra, l'accaparramento della terra, i cambiamenti climatici oppure tramite accordi di libero scambio ingiusti. In questo senso, il dibattito sul patto non è affatto onesto.

Ma se queste erano esattamente le sue richieste, perché non è riuscita ad imporsi?

A New York ho sempre sostenuto che nella politica estera ci deve essere una svolta. Ad esempio, bisogna finirla con gli accordi  di libero scambio distruttivi verso i paesi del sud. Di norma, le persone che lasciano la propria terra non lo fanno volontariamente. Ma queste richieste non hanno trovato alcun spazio nel testo del patto, al contrario, il ricco nord è riuscito ad imporsi sul sud povero.

Quali paesi intende?

Ad esempio la Germania. Da inizio 2017 e fino alla fine di quest'anno la Germania, insieme al Marocco, ha presieduto il Forum globale sulla migrazione e lo sviluppo, che ha lavorato alla stesura dell'accordo. Il responsabile della stesura è stato il ministero degli esteri tedesco. Apparentemente al ministero hanno poco o non hanno alcun interesse a combattere le vere cause della migrazione. Il governo tedesco era preoccupato piu' che altro per la carenza di manodopera qualificata e per la migrazione circolare, cioè: una riedizione della politica dei Gastarbeiter, già fallita in passato, gli interessava avere respingimenti più facili e accordi sull'immigrazione, come quelli che la Cancelliera ha firmato con alcuni stati africani.

Ciò significa che le udienze dei parlamentari erano piu' che altro una farsa?

Coinvolgere la società civile e i parlamenti nazionali è giusto. Tuttavia i negoziati sono stati condotti da altri.

Dietro le quinte il patto è stato in buona parte dettato dal governo federale?

C'erano due livelli. Prima, sotto la guida del governo tedesco i governi  hanno negoziato sul documento, e poi ci sono state le audizioni dei datori di lavoro, delle ONG, dei rappresentanti delle chiese e dei parlamentari. Nel febbraio 2018 è stata creata una prima bozza. Per inciso, ho partecipato nonostante l'opposizione di AFD.

Se AfD sin dall'inizio era contraria al patto, perché solo ora si mobilitano?

Tutto ciò è segno di disonestà e falsità. Dov'era AFD quando è stato negoziato il patto? Non hanno mosso un ciglio. A preparare il terreno per la loro campagna di paura di stampo nazionalista, tuttavia, sono stati il ministero degli esteri e il governo. In Germania non c'è mai stato un un dibattito sul Migration Compact.

Il ministero degli esteri e il governo federale hanno quindi deliberatamente tenuto la palla bassa perché dopo le esperienze avute durante l'ondata di rifugiati del 2015, hanno fiutato quanto sarebbe stato ampio il potenziale di ribellione che questo argomento ha nel paese?

Se è così allora hanno seguito una strategia sbagliata. Disinformazione, fake news e campagne di paura sono possibili solo se non c'è un chiarimento. Dove c'è luce, l'oscurità non può vincere.

Quanto è rappresentativa la sua posizione all'interno della Linke? Il leader del suo gruppo parlamentare, Sahra Wagenknecht, in realtà è a favore della limitazione dell'immigrazione.

Nella Linke al momento non c'è una posizione unitaria sul Migration Compact. Sahra Wagenknecht sottolinea le conseguenze negative della fuga di cervelli, della sottrazione di lavoratori qualificati ai paesi del sud. Ha ripetutamente sottolineato che le migrazioni causano sconvolgimenti sociali su entrambi i lati, nei paesi di origine e in quelli di destinazione e io condivido tale valutazione. Nei miei molti anni di lavoro e come figlia di Gastarbeiter turchi, so bene che la migrazione ha implicazioni sociali e culturali sia nei paesi di origine che in quelli di destinazione. Le prime vittime sono i migranti stessi

Perché vittime? Molti stanno meglio nel paese di destinazione che a casa loro.

Di norma le persone non lasciano volontariamente il paese in cui vivono, dove hanno amici e famiglia, ma perché li' non hanno buone prospettive per il futuro. Di norma, a partire sono le persone giovani e ben istruite. La loro istruzione nei paesi d'origine è costata molto denaro. Questi paesi vengono espropriati in piu' modi.

Nel frattempo anche nella CDU c'è una certa resistenza nei confronti del patto. La federazione regionale della Sassonia-Anhalt ha respinto l'accordo. Il ministro federale della Sanità Jens Spahn vuole che sia messo ai voti al prossimo congresso della CDU.

Jens Spahn e altri a quanto pare vogliono saltare sul carro della campagna della paura lanciata da AfD. Eppure sono proprio loro che con la politica degli accordi di libero scambio, le esportazioni di armi e una politica estera militarista generano costantemente nuove ragioni per la fuga. L'impegno di Jens Spahn è ovviamente motivato dalla politica interna del partito.

E' stato criticato il fatto che il patto disciplina solo i diritti dei migranti, come il loro accesso ai servizi sociali, ma non dice quasi nulla sui loro doveri. E' comprensibile allora che questo squilibrio renda insicuri o arrabbiati molti cittadini?

Lo considero un grave fallimento del governo federale che ha avuto un'influenza significativa sui negoziati e un tempo sufficiente per chiarire il tema. È senza dubbio problematico il fatto che la migrazione nel patto venga identificata come una "fonte di ricchezza". C'erano richieste da parte dei paesi africani in merito alla rappresentazione della migrazione nei media. Volevano che i media che ne parlano negativamente fossero privati dei finanziamenti statali.

Sarebbe un'interferenza nella libertà di stampa. Questi paesi da dove prendono il diritto di interferire?

Anche io ho avvertito questo problema, anche se credo sia corretto criticare le rappresentazioni xenofobe. Alla fine la richiesta è stata respinta.

Davvero? Nel trattato però è scritto che "i media che promuovono sistematicamente l'intolleranza, la xenofobia o il razzismo" non dovranno più ricevere i sussidi statali.

Le Nazioni Unite in questo modo volevano promuovere un giornalismo orientato ai fatti.

Non dovrebbe essere il Parlamento a votare sul patto per la migrazione delle Nazioni Unite in modo che il governo federale possa firmarlo a dicembre?

Non è necessario un voto in Parlamento perché il Migration Compact non è un trattato giuridicamente vincolante.

Alcuni avvocati internazionali la vedono in modo diverso.

La verità è che il patto contiene una base politicamente vincolante per la sua implementazione. In tal senso, ovviamente, finirà per influenzare la politica. Ad esempio, l'ONU ogni due anni verificherà se i paesi onorano gli impegni presi con il trattato. Dovrebbe tenersi una conferenza per la verifica ogni cinque-dieci anni. Ma non è detta l'ultima parola. Cina e la Russia chiedono che il controllo sia volontario.

Non sarebbe forse piu' logico in queste condizioni far votare il Parlamento?

Spero che questo dibattito si svolga non solo in Parlamento, ma anche in pubblico.

Oltre agli Stati Uniti, anche Australia, Austria, Polonia, Israele e Danimarca hanno già annunciato di voler uscire dal patto. Se l'obiettivo era distribuire meglio i flussi migratori in tutto il mondo, ha ancora senso farlo in queste circostanze?

Il fatto che sempre più paesi ne stiano uscendo è anche un fallimento dei paesi negoziatori. Ma il fallimento più grande è quello di non aver discusso criticamente chi e che cosa faccia diventare le persone dei migranti e non aver preso misure per impedire la distruzione di interi stati nel sud del mondo.

Il governo federale a dicembre approverà il patto?

Presumo di sì.

Quali conseguenze ci saranno per la politica tedesca?

L'intero spettro politico di destra alla fine potrebbe approfittare della campagna di paura di AfD. Nel lungo periodo il governo federale continuerebbe la sua attuale politica migratoria, invece di combattere efficacemente le cause della migrazione e della fuga nei paesi di origine. Il divario globale tra poveri e ricchi verrebbe preservato e probabilmente si amplierebbe, invece di ridursi.

Sevim Dagdelen dal 2005 siede al Bundestag per la Linke. È vice-capogruppo della Linke e membro della commissione per gli affari esteri del Bundestag.

Global Compact: Salvini blocca l’adesione, ma la maggioranza è divisa




Al centro del dibattito di questi giorni c’è il Global Compact, un accordo, giuridicamente non vincolante, voluto dalle Nazioni Unite e che contiene una controversa disciplina del fenomeno migratorio.

Il testo è stato supportato nel 2016 dagli Stati Uniti di Obama e appoggiato anche dall’allora governo Gentiloni. Nonostante questo però i cambiamenti sociopolitici di questi due anni hanno fatto sì che molti Paesi se ne smarcassero: in primis proprio gli Stati Uniti di Donald Trump, seguiti dai Paesi del gruppo Visegrad, Bulgaria, Svizzera, Israele e Australia.


Questi cambi di rotta sono dovuti alle preoccupazioni per quanto riguarda il contenuto dell’accordo che, in sostanza porrebbe sullo stesso piano, in fatto di tutela, i rifugiati ai migranti di ogni ordine e grado. Facile pensare dunque all’affermazione di un “diritto ad emigrare” che farebbe venir giù la distinzione sui motivi dell’espatrio e complicherebbe di fatto la vita ai Paesi e alle forze politiche che sostengono una linea dura sui confini.

Il governo italiano ha annunciato, tramite il ministro Salvini, che non intende firmare l’accordo nell’incontro di Marrakech dell’11 dicembre, ma i giochi sono tutt’altro che fatti. Il presidente Conte e il ministro Moavero infatti si erano mostrati, in precedenza, decisamente meno netti rispetto a Salvini. Il premier, il 26 settembre aveva addirittura annunciato all’ONU l’adesione dell’Italia mentre il ministro degli Esteri, il 21 novembre aveva parlato in aula di “orientamento favorevole”. Il tema, annuncia però oggi il governo, sarà oggetto di dibattito parlamentare. Il governo dunque, dice Conte, si riserverà “di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato”.


Pare insomma che ci si trovi di fronte ad un altro tema divisivo nella maggioranza e bisognerà aspettare per capire quanto Salvini sia capace di portare sulle sue posizioni l’alleato pentastellato, il cui supporto in aula sarà decisivo. Protestano intanto le opposizioni di centro-sinistra per il retrofront sulla sottoscrizione dell’accordo, mentre il gruppo di Fratelli d’Italia, che in parlamento più di tutti aveva portato il suo dissenso all’accordo parlando di “follia”, si dice preoccupato per la posizione poco chiara dell’esecutivo e continua a ribadire il suo forte no.


L'ALBA DI UNA NUOVA MONETA PER L'ITALIA. VIDEO TRASMESSO IN ANTEPRIMA 17 ORE FA

GUARDATE QUESTO VIDEO PERCHE' SI PARLA DI UN FUTURO DELL'ITALIA NEMMENO TROPPO LONTANO. MA CI VUOLE IL CORAGGIO E LA COLLABORAZIONE DI TUTTI NOI ITALIANI. SIAMO SOVRANI IN UNO STATO SOVRANO MA CREDIAMO DI ESSERE SCHIAVI DELLO SPREAD, DEL DEBITO, DI BRUXELLES ECC...






LA MASSONERIA MONDIALISTA VUOLE ANNIENTARE LA LEGA DI SALVINI



Nel corso di queste ultime settimane, si sta assistendo ad un attacco senza precedenti alla Lega di Salvini sia sotto il profilo sociale che sotto l’aspetto giudiziario. Clamorosa è stata la sentenza della Corte di Cassazione che, come ha riportato il Giornale, è stata una mossa politica, con un evidente abuso di potere da parte della Magistratura Democratica di sinistra per eliminare un pericoloso avversario, come accadde del resto già con Craxi e con Berlusconi. Oggi i giudici hanno dato il via libera ai pm di Genova per estendere la “confisca diretta” di 49 milioni di euro alla Lega anche ad eventuali fondi affluiti “in un momento successivo alla data di esecuzione del decreto di sequestro del 4 settembre 2017” sui conti e depositi riferibili alla Lega Nord. Tradotto: i soldi potranno essere cercati “ovunque e presso chiunque”. È partita così la caccia grossa ai leghisti, che crescono nei sondaggi. La sentenza ha provocato la dura reazione del ministro dell’Interno. Che dagli studi di la7, dove era ospite della trasmissione In Onda, ha detto chiaramente che quella odierna è “una sentenza politica”, fatta appositamente perché “cercano di metterci fuori legge e non ci stanno riuscendo”. Durante il lancio della trasmissione al Tg di la7, la “caccia” ai fondi della Lega è stata anche occasione per un piccolo siparietto tra Mentana e il vicepremier. “Possono sequestrarmi quello che vogliono – ha detto Salvini – Chi parla di soldi rubati viene querelato: ho tanti difetti ma non transigo sulla mia onestà. Se c’è giudice che vuole metter fuori legge un partito, auguri. Siamo sereni”. E ancora: “Se ci sono fatti di dieci anni fa si pensi a persone che c’erano dieci anni fa”. Perché non solo ora “quei soldi non ci sono”, ma il segretario del Carroccio dice che lui i 49 milioni “non li ho mai visti”. Insomma, si tratta di “un processo evidentemente politico che riguarda fatti di più di 10 anni fa su soldi che io non ho mai visto. Gli posso portare i soldi dati dai pensionati domenica a Pontida per comprare magliette e cappellini e patatine fritte”. Franco Bechis ha cosi commentato questa scandalosa vicenda giudiziaria firmata come sempre dalle tghe rosse comuniste e ideologizzate, con macroscopici abusi di potere:” Una cosa è certa: nessuno, né all’ epoca di Umberto Bossi con il suo tesoriere Francesco Belsito, né in quella successiva di Roberto Maroni o in quella ancora attuale di Matteo Salvini si è preso 49 milioni di euro dalle casse della Lega e se li è messi in tasca. Per questo è incomprensibile l’ accanimento contro la Lega da parte dei magistrati di Genova e ora pure della Corte di Cassazione che considera legittimo sequestrare qualsiasi centesimo giri da quelle parti da qui per non so quanti lustri fino a quando non si raggiungerà quella somma di 49 milioni di euro. Eppure secondo le varie sentenze emesse a Genova e Milano Belsito e la famiglia Bossi sono stati riconosciuti colpevoli di avere usato per sé e non per le finalità pubbliche circa un milione di euro proveniente dalle casse della Lega. La tesi dei magistrati è che visto quel milione (sono contestati anche altri 5 milioni investiti in Tanzania e a Cipro per il reato di riciclaggio) usato in difformità dalle prescrizioni di legge, fra l’ altro per comprare vestiti a Bossi, debbono essere ritenuti irregolari tutti i rendiconti della Lega di quegli anni, e quindi illegittimi tutti i finanziamenti ricevuti dallo Stato a rimborso delle spese elettorali. Per questo secondo loro andrebbero recuperati all’ erario circa 50 milioni di euro, e se i padri quei soldi non hanno, bisognerà che ci pensino i figli, i nipoti e magari pure i pronipoti: le colpe ricadranno biblicamente sulle spalle delle famiglie leghiste di generazione in generazione. Con questa idea biblica di giustizia ovviamente nessuno poi potrebbe mai tenere in vita la Lega nemmeno sotto mentite spoglie, perché i vari di livelli di giustizia italiana sembrano in questo momento coalizzati per fare fuori Salvini dal panorama politico. È una decisione giudiziaria senza precedenti che mette in discussione il futuro della democrazia e della politica in Italia, perché esorbita non solo dalla logica comune, ma anche da ogni pilastro dello Stato di diritto. Ad esempio mettendo sullo stesso piano ciò che proviene da finanziamenti privati e da finanziamenti pubblici alla Lega. Non voglio tediare con riferimenti giuridici che pure hanno un loro peso, ma provo con qualche esempio concreto: se io oggi volessi donare alla Lega mille euro miei, questi verrebbero sequestrati dai magistrati non si capisce bene a quale titolo. E a chi oggi storce il naso anche all’ interno dei militanti del Movimento 5 stelle, imbarazzato per l’ alleanza con un Salvini inseguito da pm e giudici, offro un altro esempio per capirsi: non è vero che il movimento fondato da Beppe Grillo non ha mai ricevuto un euro di finanziamento pubblico, perché ha incassato e incasserà ancora milioni di soldi pubblici attraverso i propri gruppi parlamentari e i gruppi costituiti nei consigli regionali. Con quei soldi hanno pagato iniziative politiche anche sul territorio e ad esempio tutto lo staff di comunicazione che in gran parte proveniva dalla Casaleggio e che ha svolto la sua attività ben oltre le quattro mura delle Camere. Tutto consentito dalla normativa esistente, intendiamoci. Ma metti caso che anche da quelle parti ci fosse stato un piccolo Belsito, che quei soldi avesse poco alla volta utilizzato a beneficio del tutto personale. Magari qualche decina di migliaia di euro o poco più. Bene secondo la logica dei magistrati che sono a caccia di Salvini in quel caso il M5s avrebbe dovuto restituire tutti i finanziamenti pubblici ai gruppi consiliari, restituendo milioni di euro. E oggi qualsiasi loro finanziamento all’ associazione Rousseau verrebbe sequestrato fino a concorrenza della cifra dovuta. Esattamente quello che sta accadendo con la Lega. Quindi questa enormità giudiziaria è un tema che riguarda non Salvini e la Lega, ma tutta la politica e indirettamente tutti i cittadini, perché d’ ora in avanti qualsiasi magistrato potrà cancellare dalla competizione elettorale il partito o movimento che gli è venuto a noia. C’ è un modo per sfuggire a questo? Ce ne sono in teoria mille: ad esempio fare transitare eventuali donazioni verso altri soggetti giuridici sulla carta non aggredibili dai magistrati (è quel che sta facendo Salvini con le fondazioni e le associazioni territoriali indipendenti), o magari aprendo conti-sottoscrizione nelle banche di Camera e Senato con causali di volta in volta legati a singole iniziative politiche. Ma davanti all’ arbitrarietà giudiziaria non c’ è difesa possibile: fanno quello che vogliono comunque. Anche l’ appiglio giuridico è assai flebile, e lo dimostra chiaramente quel che al contrario è avvenuto fra Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, e i vertici del partito dell’ epoca, guidato da Francesco Rutelli. Lì per l’ appropriazione indebita è stato perseguito il tesoriere, accusato alla fine di avere sottratto al partito 24 milioni di euro. E i giudici non solo non hanno ritenuto correo il partito stesso, ma hanno con decisione di Cassazione fatto restituire il maltolto alla Margherita, e non all’ erario. La legge attuale consente di sequestrare per irregolarità gravi al massimo un terzo dei soli fondi provenienti dal 2 per mille Irpef destinati al partito. Ma le irregolarità non sono sindacabili dalla magistratura: debbono essere contestate da una apposita commissione consultiva di revisori delle Camere. Prima di questa legge ce ne era una del governo di Mario Monti, in vigore fra il luglio 2012 e il dicembre 2013: questa in caso di irregolarità gravi di bilancio consentiva la sospensione dell’ intera rata del rimborso. Ma anche qui erano i revisori delle Camere a dovere trovare l’ irregolarità e segnalarla e la sospensione della rata doveva essere disposta dai presidenti delle Camere. L’ avessero fatto, alla Lega non sarebbe stata erogata la rata prevista per quell’ anno: 1,6 milioni di euro. In ogni caso quella sanzione è stata abrogata e quindi non esiste più nell’ ordinamento italiano. In precedenza (legge 1999) solo i presidenti delle Camere potevano contestare irregolarità di bilancio ai partiti (sempre per motivi formali) e sospendere l’ erogazione del rimborso fino a quando non fosse stata regolarizzata la mancanza. Sospendere, non revocare. Su queste basi davvero quella dei giudici alla Lega è solo una caccia all’ uomo. A Salvini e a questo punto anche al governo di cui fa parte”.
Per quale motivo la magistratura si è cosi accanita verso la Lega? Per rispondere a questo importante quesito, occorre far riferimento alle interessanti riflessioni fatte alcuni mesi fa dalla giornalista Floriana Castro, che pubblico integralmente, sottolineando nel contempo che il neo Ministro degli Interni Matteo Salvini si sta impegnando in modo incisivo per bloccare gli sbarchi di immigrati clandestini in Italia:” Un biglietto aereo dalla Nigeria a Palermo costa dai 400 ai 450 Euro. Se gli immigrati possedessero cifre dai 5 ai 10 mila euro a testa (prezzo che pagano ad uno scafista islamico) non li userebbero certo per rischiare la vita, anzi non emigrerebbero neppure! Chi paga queste cifre non sono gli immigrati.
Osservando da vicino queste ondate migratorie si nota subito che sono composte per l’80 % da giovani uomini musulmani in forma di un’età tra 17-25 anni; vestiti all’ultima moda, con cuffie alle orecchie e smartphone di ultima generazione, che fanno l’occhiolino alle donne, che non parlano italiano a parte ”ciao bella”. Li vedi andare in giro con aria baldanzosa: nei giardini pubblici, per le vie della statale, in tabaccheria a comprare stecche di sigarette o a giocare i numeri al lotto e di giorno e di notte a bivaccare per le vie della città. Ovviamente non nego che siano sbarcate pure famiglie fuggite da guerre o persecuzioni e che magari avrebbero pure il diritto ad un asilo politico, ma si tratta di una assai esigua minoranza. Questa ”immigrazione” alla quale assistiamo è un fenomeno creato di proposito ai tavoli del potere, non si tratta di un fenomeno spontaneo; ciò che si vorrebbe far apparire come un frutto ineluttabile della storia è in realtà un piano studiato a tavolino e finanziato dagli ignari contribuenti occidentali, preparato da decenni per distruggere completamente il volto del Vecchio continente . E’ un fenomeno le cui cause sono tutt’oggi abilmente celate dal Sistema. Chi fa propaganda multietnica si sforza falsamente di rappresentare il fenomeno come inevitabile. La crescita demografica dei popoli europei è pari a solo 1.4. Storicamente nessuna cultura con un tasso di natalità pari a 1.9 è mai riuscita a riprendersi. Mentre una popolazione diminuisce sempre più allo stesso modo va svanendo una cultura. La storia della statistica ci dice che ormai e’ impossibile recuperare la situazione, è solo questione di anni e l’Europa così come la conosciamo adesso non esisterà più. Tuttavia la popolazione in Europa non è in declino, come mai? IMMIGRAZIONE soprattutto islamica. La crescita demografica islamica in Europa è pari a 8.1, quindi 7 volte superiore! E come mai i migranti islamici (clandestini e presunti profughi) non si dirigono o non vengono indirizzati verso le ricche nazioni di fede islamica come Arabia saudita ed Emirati arabi? L’incitamento all’immigrazione di massa (anche se in questo caso si dovrebbe parlare di invasione) è anche alla base dei costanti inviti dell’ONU ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea (Ma perche? Solo i musulmani sanno fare figli?). Non è attraverso l’apporto di un patrimonio genetico diverso che si protegge il patrimonio genetico europeo, ma che così facendo se ne accelera la scomparsa. È certo infatti che la bassa natalità europea di per sé potrebbe essere facilmente invertita con idonei provvedimenti di sostegno alle famiglie (un pò come sta cercando di fare Putin in Russia ad esempio) oppure creando condizioni più favorevoli per i giovani per poter loro permettere di formare una famiglia, anziché spingerli a stili di vita materialisti, frivoli e privi di qualsiasi morale; oppure sostenendo le giovani coppie o le famiglie numerose. Poi ho anche un atroce sospetto: perché i casi di sterilità fra gli europei – anche fra giovani di 20 anni – sono sempre misteriosamente più numerosi?! – L’unico scopo delle misure che hanno messo in atto è quello di snaturare completamente un popolo, trasformarlo in un insieme di individui senza più alcuna coesione etnica, storica e culturale. Sotto la duplice spinta della disinformazione e del buonista rimbecillimento umanitario operato dai mezzi di comunicazione, traviamento e disinformazione di massa si è insegnato agli europei a rinnegare le proprie origini, la propria cultura e soprattutto il proprio Credo. L’immigrazione clandestina di massa e la jihad sono la chiave delle élite massoniche europee – statunitensi per poter stabilire il loro tanto studiato ”nuovo ordine mondiale”. Esso prevede : UNIFORMAZIONE DELLE ETNIE, ANNULLAMENTO DI TUTTE LE DIFFERENZE SOCIALI, CULTURALI (Piano Kalergi), SESSUALI, UN UNICO GOVERNO MONDIALE, UN UNICO POPOLO METICCIO, UN’UNICA FALSA RELIGIONE, UN’UNICA VALUTA (ANZI MICROCHIP SOTTOCUTANEO da spegnere al primo pensiero non conforme!). Se ci fate caso tutto quello per la quale si battono i governi burattini, informazione, istruzione e purtroppo anche alcune lobbies corrotte della Chiesa ecc. sarà il mondo stesso che lo chiederà a gran voce perché altrimenti tutto sarebbe travolto dal disordine e dal chaos! (Piano Dullas ). Fate attenzione perché il modello ”mondialista-massonico” che ha in mente l’asse USA-UE non è meno spregevole di quello islamico! E noi? …noi continuiamo a fregarcene di tutto o a credere alle cosiddette ”verità ufficiali” che ci passano i media buonisti e menzogneri, temendo di apparire razzisti e quindi politicamente scorretti, a vivere con frivolezza e a scazzottarci negli stadi. Quale futuro per i nostri figli? Se l’Europa vorrà sopravvivere dovrà prendere coscienza di questa realtà; dovrà ritornare alle proprie origini e alla propria fede. L’Europa apostata ha rinunciato alla propria civiltà, ha rinunciato alla propria identità, ha rinunciato a Gesù Cristo e alla propria cultura. L’unica via da seguire è la strada che la Madonna già nel 1917 ci ha tracciato, ovvero: conversione vera e sincera, conversione di massa , ritorno alla preghiera, ritorno ai Sacramenti, ricordiamoci quello che disse San Giovanni Bosco: ”Se Dio è con noi siamo la maggioranza”!

Ecco cosa sta accadendo ad Aleppo: gli italiani ancora si fidano dei giornali

attacco chimico
Perché nessuno parla dell’attacco chimico ad Aleppo? «Perché sono stati i ribelli» – di Leone Grotti
Un presunto attacco chimico al cloro ha colpito la città di Aleppo sabato: 107 intossicati, tra cui donne e bambini. Micalessin: «Questa volta però nessuno si indigna e difende i civili, perché questi non sono quelli “giusti”». 
Sabato 24 novembre sono stati sparati dalla provincia di Idlib, nel nord della Siria controllato dai terroristi islamici, diversi mortai da 120 mm verso la città di Aleppo, che è in pace da due anni. I missili contenevano cloro e 107 civili, tra cui donne e bambini, sono rimasti intossicati, 41 invece i contaminati, di cui due gravi.
La notizia, diffusa dall’agenzia di Stato siriana e confermata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino ai ribelli, è stata pressoché ignorata da media e governi occidentali.
PERCHÉ NON FA NOTIZIA? Perché l’attacco non ha fatto notizia come quello a Ghouta del 2013 o quello a Khan Shaykun del 2017 o quello di Douma dell’aprile 2018?
Non solo perché non ci sono state vittime. Perché in questo caso nessuno si indigna né si scandalizza per l’utilizzo di armi chimiche?
«Perché l’attacco è provenuto da un territorio controllato esclusivamente dai ribelli», spiega a tempi.it l’inviato di guerra Gian Micalessin.
«E i ribelli sono stati alleati dell’Occidente, armati dall’Occidente e infine dimenticati. Non interessa nulla a nessuno se dei civili cadono sotto i loro colpi. Perché l’obiettivo politico dell’Occidente è sempre stato far cadere il regime di Bashar al-Assad e loro sono funzionali a questo scopo».

Attacco chimico, tutto il main stream tace

Europa e Stati Uniti hanno sempre tuonato contro le armi chimiche dal punto di vista dei diritti umani e della difesa dei civili.
Ma quando i civili non sono quelli “giusti”, improvvisamente cala il silenzio. «Il silenzio su questo attacco è la perfetta dimostrazione che dei diritti umani e dei civili non è mai importato niente a nessuno», continua la firma del Giornale.
«Sono morte in questa guerra già 400 mila persone. Se avessimo voluto portare la democrazia in Siria, avremmo trattato con Assad, non appoggiato bande estremiste e jihadisti, che poi hanno portato il terrore anche in Europa».
GUERRA SIRIANA IN STALLO. La guerra siriana si trova ora in un momento di «stallo»: «Diecimila jihadisti e ribelli si trovano a Idlib.
Turchia e Russia hanno raggiunto un accordo il 17 settembre per evitare una strage, ma l’accordo non funziona perché alla Turchia non interessa davvero convincere i militanti estremisti a deporre le armi.
La Russia, del resto, non vuole rompere i rapporti con Recep Erdogan perché gli serve in chiave anti-Trump», spiega Micalessin. «I giornali siriani però cominciano a rilanciare l’idea di un’offensiva militare e io temo che sia inevitabile prima o poi l’uso della forza».
Tornando all’attacco ignorato di Aleppo, l’inviato di guerra punta il dito anche contro l’informazione: «I giornali si sono disinteressati della notizia perché sono sempre stati allineati politicamente con le cancellerie occidentali», conclude.
«Dopo il presunto attacco chimico di Douma si è parlato di prove certe, ma nessuno le ha ancora viste e i giornali ne hanno parlato senza verificare e senza porsi il problema. Il fallimento della guerra in Siria non è solo il fallimento dell’Occidente, che ha finito per appoggiare i propri nemici, ma anche quello dell’informazione, che ha scelto di combattere a fianco dei jihadisti». 
Fonte Tempi

PROFUGO ARRESTATO: IL PIANO ISIS PER AVVELENARE GLI ACQUEDOTTI

L’arresto di ieri del terrorista islamico con sussidio e casa popolare in Sardegna, pronto ad avvelenare gli italiani con utilizzo di armi chimiche – secondo gli inquirenti voleva avvelenare pozzi con l’Antrace e colpire una caserma militare -, riporta all’attenzione i piani già di recente denunciati di ISIS: avvelenare le riserve d’acqua, come gli acquedotti, utilizzando gli immigrati presenti in Italia.
Tempo fa i Servizi di diversi Paesi lanciarono l’allarme: ISIS stava pianificando di avvelenare le fonti idriche. Lo sostenne, ad esempio, un rapporto “confidenziale” dell’intelligence turca.


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Secondo gli 007 turchi, lo Stato islamico, che avrebbe già compiuto attacchi simili in Siria e Iraq, avrebbe puntato a diffondere diversi batteri, tra cui quelli che causano la tularemia, la cosiddetta “febbre dei conigli”.

La tularemia, detta anche febbre dei conigli, è una patologia (zoonosi batterica) trasmessa all’uomo da roditori e lagomorfi (conigli e lepri) attraverso la puntura di parassiti quali zanzare e zecche (Ixodes ricinus), inalazione o ingestione ed è dovuta al batterio Francisella tularensis.

Nel caso in cui la trasmissione avvenga tramite inalazione o ingestione la patologia sarà polmonare e tifo-simile, rispettivamente. Si tratta di un’infezione acuta che tende spesso a cronicizzare perché la Francisella può nascondersi nei monociti e permanere in questi moltiplicandosi. Potremmo, quindi, avere già subito un attacco non mortale, ma subirne le conseguenze nel tempo.

Vox ha lanciato l’allarme diverso volte. Se l’ipotesi del batterio nell’acquedotto dovesse confermarsi nel caso dell’epidemia polmonare nel Bresciano, anche l’atto terroristico islamico dovrebbe essere tra le possibilità prese in considerazione. Ripetiamo: non stiamo dicendo che è un atto terroristico, ma che la cosa andrebbe presa in considerazione.
Il sistema idrico è uno dei sistemi più sensibili: ed è anche il modo più semplice e meno costoso di fare una strage, e diffondere il panico.

Avvenne qualcosa di strano in Kosovo, quando alcuni anni fa le autorità della provincia bloccarono la fornitura di acqua a decine di migliaia di persone nella capitale dopo che la polizia arrestò cinque sospetti legati allo Stato islamico, che avevano in programma di avvelenare un serbatoio.
Una prova generale in un territorio non ostile, per studiare la fattibilità e gli effetti e poi riproporre l’azione nelle città europee?
Non lo si è mai saputo.
Si seppe solo che la polizia che pattugliava il serbatoio di Badovac individuò gli uomini, le cui identità non vennero rivelate.
Funzionari della sicurezza dicono che centinaia di persone provenienti dal Kosovo sono andate a combattere in Siria e Iraq.
E possono arrivare in Italia senza visto. E passare una fialetta al cugino albanese che lavora come operaio all’acquedotto di…
L’impatto di azioni del genere sarebbe devastante. E relativamente più semplice – molto meno costoso – di azioni militari in grande stile.

TRAPELATO! RAPPORTO SEGRETO DELLE NAZIONI UNITE SUI MIGRANTI CHE DISTRUGGERÀ TUTTI I CONFINI


L'ESERCITO DELL'UE MINACCIA LA NUOVA GUERRA MONDIALE

I globalisti sono disperati mentre perdono il controllo in tutto il mondo

David Knight | Infowars.com - 27 NOVEMBRE 2018


https://www.infowars.com/eu-army-threatens-new-world-war/


Il presidente francese Emmanuel Macron vuole formare un esercito europeo per difendersi da Cina, Russia e Stati Uniti.

Le origini naziste della NATO



Potete trovare facilmente sul web la storia delle ratline (sentieri dei ratti) e di come il Vaticano partecipò alla sua logistica. Consisteva in una serie di vie, punti di transizione e di destinazione, per alcuni personaggi nazisti che il governo degli Stati Uniti assunse, che facilitarono il loro reclutamento attraverso la clandestinità. Da qui il riferimento ai ratti.

Questa conversione dal nazismo alla parte occidentale contro il comunismo è stata solo formale, dal momento che il Reich cercò nella seconda guerra mondiale di sconfiggere l'Unione Sovietica. Come sappiamo, non ci riuscì. Ma alti comandanti militari nazisti furono riciclati nella struttura della principale coalizione transatlantica guidata dagli Stati Uniti contro il blocco sovietico.
Di seguito sono riportati brevi profili dei seguenti ufficiali che sono passati da essere nazisti a diventare importanti ufficiali militari dell'Organizzazione Nord Atlantica (NATO).

Adolf Heusinger salì alle più alte gerarchie militari del Terzo Reich. Divenuto capo di stato maggiore nel 1944 per un breve periodo, fu poi declassato al comando della divisione cartografica per una possibile collaborazione con l'attentato contro Hitler. Fu coinvolto nei piani nazisti di invasione della Polonia, della Norvegia, della Danimarca e della Francia. La sua storia è la più interessante di questa lista di ufficiali, dal momento che dopo la guerra divenne una spia per la CIA, è stato militare durante il governo di Konrad Adenauer tra il 1957 e il 1961 nella Repubblica Federale di Germania, poi ha assunto la presidenza del Comitato Militare della NATO, la carica più alta nell'organizzazione fino al 1964.


 


Hans Speidel era un ex luogotenente generale nazista e il capo di stato maggiore di uno dei più importanti marescialli di campo, Erwin Rommel. In seguito si è unito all'esercito tedesco di Adenauer come consigliere e ha curato il consolidamento dell'integrazione della Bundeswehr (forze armate tedesche) nella NATO. Successivamente è stato nominato comandante supremo delle forze di terra alleate della NATO nell'Europa centrale tra il 1957 e il 1963.

 


Johannes Steinhoff uno dei piloti più audaci dell'aviazione militare nazista. Il suo record di 176 aerei nemici abbattuti, la sua esperienza di 993 missioni durante la sua carriera come pilota di caccia, colpito solo 12 volte e salvato una sola volta, gli valse la decorazione più importante del Terzo Reich durante la guerra: la Croce del Cavaliere della Croce di Ferro. Steinhoff è stato capo di Stato maggiore e comandante delle forze aeree alleate dell'Europa centrale (1965-1966), capo di Stato maggiore della Luftwaffe Bundeswehr [1] (1966-1970) e successivamente presidente del Comitato militare della NATO (1971-1974).

 


Johann von Kielmansegg (a sinistra nella prima foto) era un ufficiale del Gabinetto Generale del Comando Supremo dell'esercito nazista, attraverso il quale divenne colonnello e comandò diversi reggimenti sul campo. Dopo la guerra, fu incorporato nella marina tedesca e promosso a Generale di brigata, prima di salire ai più alti incarichi NATO come comandante in capo delle forze speciali in Europa centrale nel 1967.

 

Jürgen Bennecke faceva parte dello stato maggiore del gruppo centrale nazista dell'esercito. Fu promosso generale durante la formazione dell'esercito tedesco dopo la guerra e dal 1968 al 1973 fu comandante in capo del Comando delle Forze Alleate della NATO nell'Europa Centrale.



Ernst Ferber divenne tenente colonnello dello Stato Maggiore della Wehrmacht e fu decorato con la Croce di Ferro di prima classe. Col tempo, dopo il suo reclutamento nel dopoguerra, è diventato comandante in capo delle forze alleate dell'Europa centrale della NATO tra il 1973 e il 1975.


Karl Schnell (General) fu maggiore e primo ufficiale dello Stato Maggiore di importanti corpi e divisioni sul campo e ricevette la Croce di Ferro di seconda classe. Ha poi studiato amministrazione aziendale ed è diventato luogotenente generale, prima di sostituire il generale Ferber come comandante in capo delle forze alleate dell'Europa centrale della NATO tra il 1975 e il 1977.



Franz-Joseph Schulze era un tenente che servì l'aviazione nazista come capo reggimento e ricevette la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro per i suoi sforzi. Nella Germania del dopoguerra, è salito al rango di generale e più tardi è stato comandante in capo delle forze alleate dell'Europa centrale della NATO dal 1977 al 1979.



Ferdinando von Senger und Etterlin combatté come tenente durante l'invasione nazista dell'Unione Sovietica (Operazione Barbarossa) e partecipò anche alla battaglia di Stalingrado, una delle più importanti durante la Seconda Guerra Mondiale ed una delle più difficili per gli Alleati. Tra le tre decorazioni più importanti c'è la Croce Tedesca in Oro. Alla fine della guerra servì come complemento all'Alto Comando della Marina del Terzo Reich. In seguito ha comandato diversi battaglioni di carri armati e nel corso degli anni è diventato generale e comandante in capo delle forze alleate centro europee della NATO tra il 1979 e il 1983.



Tutti questi ufficiali nazisti hanno diverse cose in comune, tra cui aver scritto e pubblicato alcuni libri sulle loro esperienze dalla parte nazista durante la seconda guerra mondiale, essere stati catturati (la maggior parte di loro) da personale militare statunitense e successivamente avere offerto i propri servizi militari per l'ordine della struttura più importante che ha affrontato i sovietici e la loro sfera d'influenza sul suolo europeo durante gli anni della guerra fredda.

L'obiettivo principale della Germania nazista era quello di distruggere il progetto sovietico, come ha fatto la NATO fino alla caduta del muro di Berlino. Per questo ufficiali nazisti con esperienza sul campo di battaglia europeo e conoscenza delle successive tattiche di combattimento che la NATO avrebbe usato contro la Jugoslavia e la Libia, per citare due casi, furono reclutati dalle élite statunitense e tedesca per svolgere ancora una volta l'operazione Barbarossa attraverso canali più sottili e con la stessa foga ideologica.

Così come l'Organizzazione di Gehlen [2] fu attivata dagli Stati Uniti e dalla Germania Federale nel dopoguerra attraverso le reti di intelligence e spionaggio dei nazisti nell'Europa dell'Est, gli stessi funzionari che ebbero successo durante le campagne militari furono riattivati per svolgere un ruolo commisurato ai loro tempi e interessi.

La ricapitolazione delle origini naziste di questa organizzazione transatlantica spiega ciò che molti altri analisti militari hanno a lungo pensato: che il nazismo in Europa è ormai storicamente manifesto nell'attuale struttura della NATO. Il sogno di Hitler si realizza oggi e punta direttamente alla Russia ed al progetto eurasiatico.

NOTE

[1] aeronautica militare tedesca
[2] Reinhard Gehlen fu a capo dei servizi segreti nazisti sul fronte orientale durante la seconda guerra mondiale