giovedì 29 novembre 2018

PROFUGO ARRESTATO: IL PIANO ISIS PER AVVELENARE GLI ACQUEDOTTI

L’arresto di ieri del terrorista islamico con sussidio e casa popolare in Sardegna, pronto ad avvelenare gli italiani con utilizzo di armi chimiche – secondo gli inquirenti voleva avvelenare pozzi con l’Antrace e colpire una caserma militare -, riporta all’attenzione i piani già di recente denunciati di ISIS: avvelenare le riserve d’acqua, come gli acquedotti, utilizzando gli immigrati presenti in Italia.
Tempo fa i Servizi di diversi Paesi lanciarono l’allarme: ISIS stava pianificando di avvelenare le fonti idriche. Lo sostenne, ad esempio, un rapporto “confidenziale” dell’intelligence turca.


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Secondo gli 007 turchi, lo Stato islamico, che avrebbe già compiuto attacchi simili in Siria e Iraq, avrebbe puntato a diffondere diversi batteri, tra cui quelli che causano la tularemia, la cosiddetta “febbre dei conigli”.

La tularemia, detta anche febbre dei conigli, è una patologia (zoonosi batterica) trasmessa all’uomo da roditori e lagomorfi (conigli e lepri) attraverso la puntura di parassiti quali zanzare e zecche (Ixodes ricinus), inalazione o ingestione ed è dovuta al batterio Francisella tularensis.

Nel caso in cui la trasmissione avvenga tramite inalazione o ingestione la patologia sarà polmonare e tifo-simile, rispettivamente. Si tratta di un’infezione acuta che tende spesso a cronicizzare perché la Francisella può nascondersi nei monociti e permanere in questi moltiplicandosi. Potremmo, quindi, avere già subito un attacco non mortale, ma subirne le conseguenze nel tempo.

Vox ha lanciato l’allarme diverso volte. Se l’ipotesi del batterio nell’acquedotto dovesse confermarsi nel caso dell’epidemia polmonare nel Bresciano, anche l’atto terroristico islamico dovrebbe essere tra le possibilità prese in considerazione. Ripetiamo: non stiamo dicendo che è un atto terroristico, ma che la cosa andrebbe presa in considerazione.
Il sistema idrico è uno dei sistemi più sensibili: ed è anche il modo più semplice e meno costoso di fare una strage, e diffondere il panico.

Avvenne qualcosa di strano in Kosovo, quando alcuni anni fa le autorità della provincia bloccarono la fornitura di acqua a decine di migliaia di persone nella capitale dopo che la polizia arrestò cinque sospetti legati allo Stato islamico, che avevano in programma di avvelenare un serbatoio.
Una prova generale in un territorio non ostile, per studiare la fattibilità e gli effetti e poi riproporre l’azione nelle città europee?
Non lo si è mai saputo.
Si seppe solo che la polizia che pattugliava il serbatoio di Badovac individuò gli uomini, le cui identità non vennero rivelate.
Funzionari della sicurezza dicono che centinaia di persone provenienti dal Kosovo sono andate a combattere in Siria e Iraq.
E possono arrivare in Italia senza visto. E passare una fialetta al cugino albanese che lavora come operaio all’acquedotto di…
L’impatto di azioni del genere sarebbe devastante. E relativamente più semplice – molto meno costoso – di azioni militari in grande stile.

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