lunedì 15 ottobre 2018

Libano, 50mila rifugiati siriani tornano in Patria

libano
Il numero di rifugiati siriani in Libano è di circa 1,3 milioni, mentre il numero di rifugiati che sono ritornati in Siria è di circa 50mila”, lo ha dichiarato il direttore generale della sicurezza generale, Abbas Ibrahim, nel corso di un’intervista con la Kuwait News Agency. La pubblica sicurezza libanese ha un ruolo chiave nel tema di rifugiati siriani in Libano come l’organismo ufficiale responsabile del movimento di entrata e uscita dal Paese, nonché responsabile dei residenti stranieri e ha i dati e le informazioni per tutti loro, inclusi i rifugiati siriani.
“Il lavoro di pubblica sicurezza, dallo scoppio della crisi siriana è stato il solo punto di coordinamento con i servizi di sicurezza siriani a causa della precaria situazione della sicurezza. Per questi motivi, il presidente libanese Michel Aoun ha dato grande rilevanza alla sicurezza pubblica dei libanesi e la questione del ritorno dei rifugiati”.

Libano e il Piano d’azione russo

Per quanto riguarda l’iniziativa russa per garantire il ritorno dei rifugiati siriani, il generale Ibrahim ha dichiarato: “La sicurezza libanese è un partner chiave in questa iniziativa e il contatto diretto con i profughi in questione. E’ troppo presto per parlare di un intervallo di tempo per l’applicazione dell’iniziativa di cui sopra, perché il piano d’azione con la parte russa non è ancora stato completato”.
Alla domanda sulla situazione di sicurezza interna in Libano, il generale ha affermato: “Non possiamo dire che la sicurezza in Libano sia al 100% sotto controllo, ma non c’è dubbio che è migliore rispetto agli anni precedenti. Nonostante ciò, il lavoro non è mai cessato in termini di lotta al terrorismo, perché nessun atto terroristico può essere escluso”.
Il ministero della Difesa russo ha riferito che 1,7 profughi siriani saranno in grado di tornare in Siria molto presto, e che il ritorno degli sfollati nelle loro zone è il primo compito per ripristinare una vita normale in Siria. Il capo del Centro nazionale per il controllo della Difesa dello Stato, il tenente generale Mikhail Mizintsev, ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa che i prezzi del cibo e delle forniture mediche stanno diminuendo nelle aree che vengono liberate dai terroristi, e gli abitanti locali stanno ricevendo gli aiuti necessari.
di Giovanni Sorbello

Dopo Hubble anche l’osservatorio spaziale Chandra entra in modalità provvisoria. Che cosa sta succedendo?


Dopo il caso del National Solar Observatory, evacuato per questioni di sicurezza qualche settimana fa, altre anomalie stanno succedendo alle apparecchiature spaziali della NASA.
Dopo i problemi al telescopio Hubble della NASA che è entrato in modalità provvisoria (Safe Mode) a seguito di un guasto al giroscopio, ora tocca all’Osservatorio a raggi X Chandra che ha dato gli stessi problemi entrando anch’esso in modalità provvisoria.
On Friday, the Hubble Space Telescope went into safe mode due to a failed gyro – used to keep the telescope precisely pointed for long periods. Mission experts are taking steps to return Hubble to great science. More updates will follow.
La dichiarazione della NASA è avvenuta venerdì, anche se il problema si è verificato qualche giorno prima, il mercoledì. Chandra è entrato in modalità provvisoria e quindi in questi casi tutto passa alle unità hardware di backup. Ora Chandra ha puntato i suoi pannelli solari in modo da ricevere la massima luce solare.
At ~9:55 a.m. EDT on Oct. 10, 2018, NASA’s Chandra X-ray Observatory entered safe mode. Analysis indicates the transition to safe mode was normal behavior for such an event. All systems functioned as expected and the scientific instruments are safe.
The cause of the Safe Mode transition is currently under investigation, and we will post more information when it becomes available. More information at:
https://www. a-enters-safe-mode-investigation-underway 


“L’analisi dei dati disponibili indica che il passaggio alla modalità sicura (Safe Mode)  è un comportamento normale per un evento del genere: tutti i sistemi funzionavano come previsto e gli strumenti scientifici sono sicuri”, afferma la NASA .
Tutta la strumentazione tecnologica entra in modalità sicura o provvisoria per proteggersi durante guasti di qualunque tipo, hardware, software o anomalie, lasciando in funzione solo i sistemi essenziali. La NASA sta cercando di capire cosa abbia causato questo problema.
Come dicevamo in apertura anche il telescopio Hubble della NASA sta avendo problemi meccanici in questo periodo.
Da qualche tempo anche il rover Curiosity della NASA ha dei problemi e non riesce a trasmettere dati
La funzione di Chandra è eseguire osservazioni a raggi X, e cercare nello spazio lontano, osserva i quasar, le supernove ed i buchi neri. Fa parte dello stesso programma Great Observatories della NASA , che include altri vari super telescopi tra cui Hubble e Spitzer.

Come con Hubble, Chandra è da tempo sopravvissuto alla sua missione originaria prevista. L’osservatorio ha ora 19 anni ed è stato originariamente progettato per funzionare per cinque anni. La NASA ha recentemente esteso il contratto per gestire Chandra almeno fino al 2024.
La NASA sta cercando anche di risolvere altri gravi problemi in questo periodo: il problema di trasmissione dei dati con il rover Curiosity ed il fallimento del lancio di Soyuz, l’unico mezzo di trasporto per accedere alla stazione orbitale ISS accaduto in queste ore.
Sono dunque molte le anomalie che stanno accadendo in questo periodo “la fuori”. Solo coincidenze?
a cura di Hackthematrix


La preghiera di protezione contro gli spiriti maligni a San Michele Arcangelo

UNA PREGHIERA DI GRANDE ATTUALITA' PERCHE' LA MINACCIA E' REALE E IL PERICOLO SERIO DI QUESTI TEMPI 


ARCHANGEL MICHAEL

E' stata recitata per la prima volta da Papa Leone XIII

Preghiera di protezione a San Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; sii Tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo. Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, Te ne preghiamo supplichevoli!
E Tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime. Amen.

Atto di abbandono

Padre nostro, ci abbandoniamo a Te. Fa’ di noi ciò che ti piace. Qualunque cosa Tu faccia, Ti ringraziamo. Siamo pronti a tutto, accettiamo tutto, purché la tua volontà si faccia in noi e in tutte le tue creature. Non desideriamo altro, o Dio nostro.
Rimettiamo le nostre anime nelle tue mani. Te le diamo, o Dio nostro, con tutto l’amore dei nostri cuori, perché Ti amiamo ed è per noi un bisogno d’amore il donarci, il rimetterci senza misura tra le tue mani, con infinita fiducia, perché Tu sei il nostro Padre.

https://it.aleteia.org/2018/06/26/preghiera-protezione-san-michele-arcangelo/ 

L’Islanda ha eliminato la sindrome di Down… con l’aborto

DOWN

Il Paese viene lodato per l'assistenza sanitaria finanziata dallo Stato, ma chi sceglie di dare alla luce un bambino Down è ritenuto egoista perché usa risorse destinate a persone “sane”
Un politico cinico – e ce ne sono a bizzeffe – direbbe che il modo migliore per porre fine alla povertà è eliminare i poveri. La maggioranza lo fa in modo astratto, ma l’idea si è diffusa – almeno in Islanda, sul tema dei bambini con la sindrome di Down nel ventre materno.
Secondo quanto scrive l’attrice statunitense Patricia Heaton in un articolo pubblicato dalla rivista America, “l’Islanda non sta eliminando la sindrome di Down, sta solo uccidendo tutti quelli che ne sono affetti”.
Insicurezza
La Heaton, protagonista della sit-com The Middle, della rete televisiva statunitense ABC, ma più nota per il suo ruolo di Debra Barone in Tutti amano Raymond, per cui ha vinto un premio SAG e due Emmy, riferisce di essere rimasta sorpresa quando ha letto un tweet della CBS News che diceva: “L’Islanda è sul punto di eliminare virtualmente la sindrome di Down attraverso l’aborto”.
Il tweet è vero, ma è una terribile verità. “Sì”, scrive la Heaton, “quasi il 100% dei bambini non nati a cui viene diagnosticata la sindrome di Down in Islanda viene orribilmente abortito. Alcune delle persone intervistate nell’articolo, però, non sembravano del tutto sicure che fosse corretto”.
L’ospedale che realizza tutti gli aborti in Islanda ha una sala speciale per la procedura, e riconosce l’assassinio dando alla madre del bambino abortito un cartoncino per “pregare” che indica il sesso e il peso del bambino, insieme alle sue impronte.
“La nascita di qualsiasi bambino porterà grandi cambiamenti nella vita dei genitori, e questo è tanto più vero quando si tratta di un bambino con una disabilità. Che questo cambiamento venga visto come positivo o negativo dipende spesso da come vengono comunicate le notizie”, scrive la Heaton.
“Molti genitori si sono lamentati del fatto che i medici tendano a dipingere un quadro estremamente grave quando assistono mamme e papà che hanno scoperto di aspettare un figlio o una figlia con la sindrome di Down”.

Soppresso volontariamente neonato con patologia neurologica. Poteva vivere fino a 10 anni




Con l'accordo dell'equipe medica e dei genitori il piccolo è stato ucciso. Si scrive eutanasia ma è infanticidio. E' il secondo caso ufficiale dal 2005 in Olanda di iniezione letale su neonato. Dobbiamo continuare a trovare la forza di scandalizzarci e di attaccare le ragioni alla base di queste e altre aberrazioni in aperta ostilità con la vita, soprattutto quando è debole e indifesa


Questa mattina su un motore di ricerca specifico per individuare contenuti in tutto il mondo a seconda del tema trattato sono incappata nel giornale diocesano di Brooklyn, The Tablet che tra i molti contributi ne offre uno sul tema eutanasia su minori, senza il consenso dei genitori. Vi riporto l’attacco del pezzo.


TORONTO (CNS) – In una prestigiosa rivista medica, i medici dell’Ospedale per bambini malati di Toronto hanno definito politiche e procedure per la somministrazione di morte medicalmente assistita ai bambini, compresi scenari in cui i genitori non sarebbero stati informati fino a quando il bambino non fosse morto.


Nel pomeriggio invece mi sono imbattuta grazie a Tempi in questa notizia che ci offre il Vecchio, anzi no, il Moribondo continente, l’Europa.


In Olanda è stato ucciso un neonato di «meno di 12 mesi» con l’eutanasia. Si tratta del secondo caso ufficiale dal 2005, quando i pediatri olandesi hanno adottato il Protocollo di Groningen, elaborato dal professor Verhaegen, sulla soppressione dei neonati «affetti da malattie gravi». (Leone Grotti, Tempi)

E a dichiararlo è un documento che vi metto a questo  link  ma che vi sembrerà del tutto incomprensibile. E non solo per via dell’olandese stretto. Si tratta del rapporto Commissione di valutazione dell’interruzione tardiva di gravidanza e della morte provocata dei neonati. 

Potremmo desumere che i genitori, in certi ambienti, si ascoltano solo se sono d’accordo nel terminare una vita. Perché siamo tutti sicuri di aver visto mamme e papà cercare di convincere giudici a non far uccidere i loro figli. E li abbiamo anche visti, pur non credendo ai nostri occhi, piantonati in ospedale da schiere di poliziotti per impedire loro di portare i figli altrove, fosse anche solo a casa per morire in pace, dopo un bagno e un po’ di coccole. Erano necessarie le forze dell’ordine perché quei genitori si ostinavano a volerli vivi e ad amarli nonostante la “qualità scadente” della loro vita, altresì detta “futile”. Ma quali sono le vite davvero scadute, quasi precipitate ad un livello infimo davvero?


Tornando al paese dei tulipani e di altre amenità: lassù esiste un insieme di persone che si sono fatte notare per competenza, annosa esperienza e specchiata integrità (!), che ci ragiona su con calma, raccoglie dati, discute, soppesando il rapporto costo-benefici.

Perché non fai ciò che è possibile e chiedi a Dio di compiere l’impossibile?


Mi viene alla mente un sagace racconto di mio nonno: “un uomo si lamentava perché dopo essere finalmente riuscito a togliere al suo asino il vizio di mangiare gli era morto”.
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: “Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c’è qui.
Quelli di Ninive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui”. (Lc 11,29-32)

“Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona”. La generazione di cui parla Gesù non è semplicemente la generazione a lui contemporanea, ma è anche la nostra nella misura in cui continuiamo a rimandare i grandi cambiamenti attendendo il “segnale” giusto. Questo è innanzitutto vero nella vita personale di ciascuno di noi. Quasi mai siamo disposti a cambiare rotta anche quando constatiamo con chiarezza che siamo degli infelici e che viviamo una vita che sfiora la soglia della mediocritàPreferiamo la nostra pigrizia, la nostra abitudine e rimandiamo l’inizio dei nostri cambiamenti a un “lunedì prossimo” come tutte le diete che non faremo mai. Ma è vero anche a livello sociale, e comunitario. Anche soltanto guardando l’ambiente intorno a noi non ci accorgiamo che abbiamo intrapreso una via di non ritorno, e che questo nostro modo di vivere sbagliato anche in termini strettamente ecologici e non semplicemente umani e spirituali, ci porterà solo a farci male, molto male. Eppure basterebbe semplicemente tornare ad aprire gli occhi, ad usare un minimo di buon senso e ad avere l’umiltà di lasciarci aiutare lì dove ci accorgiamo che la nostra libertà si è un po’ paralizzata. Delle volte ricominciare ad avere una vita spirituale coincide con il ricominciare ad usare la propria libertà muovendo battaglia alla nostra pigrizia. È un’omissione tremenda quella di cui molto spesso ci macchiamo. Non facciamo ciò che potremmo fare. Rinunciamo al possibile e chiediamo a Dio di compiere invece l’impossibile. Ma un Dio tirato imballo per compiere l’impossibile mentre noi non facciamo il possibile, è un Dio mescolato con la magia, con la fantasia, con la tragedia che ci verrà addosso quando ci accoreremo che certe omissioni non sono mai senza conseguenze. Mi viene alla mente un sagace racconto di mio nonno: “un uomo si lamentava perché dopo essere finalmente riuscito a togliere al suo asino il vizio di mangiare gli era morto”. (Lc 11,29-32)
#dalvangelodioggi

PADRE RANIERO CANTALAMESSA, "COME COMBATTERE LA 'VOLONTÀ DI POTENZA' CHE MINACCIA TUTTI"

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Come combattere la 'volontà di potenza' che minaccia tutti
padre Raniero Cantalamessa

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)


"Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti". Dopo quello sul denaro, il vangelo di questa domenica ci fa conoscere il giudizio di Cristo su un altro dei grandi idoli del mondo: il potere. Neppure il potere è intrinsecamente cattivo, come non lo è il denaro. Dio è definito lui stesso "l'onnipotente" e la Scrittura dice che "il potere appartiene a Dio" (Sal 62, 12).

Poiché, però, l'uomo aveva abusato del potere a lui concesso, trasformandolo in dominio del più forte e in oppressione del debole, che cosa ha fatto Dio? Per darci l'esempio, si è spogliato della sua onnipotenza; da "onnipotente", si è fatto "impotente". "Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo" (Fil 2, 7). Ha trasformato la potenza in servizio. La prima lettura del giorno contiene una descrizione profetica di questo salvatore "impotente": "È cresciuto come virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che conosce il patire".

Si rivela così una nuova potenza, quella della croce. "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti" (1 Cor 1, 24-27). Maria, nel Magnificat, canta in anticipo questa rivoluzione silenziosa operata dalla venuta di Cristo: "Ha rovesciato i potenti dai troni" (Lc 1,52).

Chi viene messo sotto accusa da questa denunzia del potere? Solo i tiranni e dittatori? Magari così fosse! Si tratterebbe, in questo caso, di eccezioni. Invece ci riguarda tutti. Il potere ha infinite ramificazioni, si inserisce dappertutto, come certa sabbia del Sahara, quando tira il vento di Scirocco. Anche nella Chiesa. Il problema del potere non si pone dunque solo per il mondo politico. Se ci fermiamo qui, non facciamo che unirci alla schiera di coloro che sono sempre pronti a battere le proprie colpe... sul petto degli altri. È facile denunciare le colpe collettive, o del passato; più difficile quelle personali e del presente.

Maria dice che Dio: "Ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni" (Lc 1, 51 s.). Ella addita implicitamente un ambito preciso nel quale bisogna cominciare a combattere "la volontà di potenza", quello del proprio cuore. La nostra mente ("i pensieri del cuore") può diventare una specie di trono sul quale ci sediamo, per dettare legge e fulminare chi non si sottomette. Siamo, almeno nei desideri se non nei fatti, dei "potenti sui troni". Nella famiglia stessa è possibile, purtroppo, che si manifesti la nostra innata volontà di dominio e di sopraffazione, causando continue sofferenze a chi ne è la vittima; spesso (non sempre), la donna.

Che cosa oppone, il Vangelo, al potere? Il servizio! Un potere per gli altri, non sugli altri. Il potere conferisce autorità, ma il servizio conferisce qualcosa di più, autorevolezza, che significa rispetto, stima, ascendente reale sugli altri. Al potere, il Vangelo oppone anche la non-violenza, cioè un potere di altro tipo, morale, non fisico. Gesù diceva che avrebbe potuto chiedere al Padre dodici legioni di angeli per sbaragliare i nemici che stavano per venire a crocifiggerlo (Mt 26,53), ma preferì pregare per essi. E fu così che riportò la sua vittoria.

Il servizio non si esprime, tuttavia, sempre e solo con il silenzio e la sottomissione al potere. A volte esso può spingere ad alzare coraggiosamente la voce contro il potere e contro i suoi abusi. Così ha fatto Gesù. Egli ha sperimentato nella sua vita l'abuso del potere politico e religioso del tempo. Per questo è vicino a tutti quelli che, in qualsiasi ambiente (nella famiglia, nella comunità, nella società civile), fanno su di sé l'esperienza di un potere cattivo e tirannico. Con il suo aiuto, è possibile, come ha fatto lui, non "soccombere al male" e vincere anzi "il male con il bene" (Rm 12, 21).

PER CHI HA LA RESPONSABILITA' DI GESTIRE UN POTERE

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Lectio:  Domenica, 21 Ottobre, 2018
I capi devono servire 
Marco 10,35-45

1. Orazione iniziale

Dio della pace e del perdono, tu ci hai dato in Cristo un esempio di servizio totale, fino al dono della sua vita; concedi a tutti noi di trovare grazia davanti a te, perché possiamo condividere fino in fondo il calice della tua volontà e vivere un servizio reciproco generoso e fecondo.

2. Lettura

a) Il contesto:

L’episodio si situa subito dopo il terzo annuncio della Passione (Mc 10, 32-34). E come già era successo gli altri annunci, la reazione dei discepoli non è positiva: due dei discepoli si preoccupano dei primi posti nel Regno e gli altri si indignano. Segno della difficoltà dei discepoli di entrare nella prospettiva del destino doloroso del Maestro e di comprendere il mistero del Regno. I due che avanzano richieste – Giacomo e Giovanni – sono fratelli, fanno parte del primo gruppo dei compagni di Gesù (Mc 1, 19-20), sono soprannominati boanerghes (“figli del tuono” Mc 3,17). Erano dunque un po’ irruenti.

b) Il testo:

Marco 10,35-4535 In quel tempo si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo”. 36 Egli disse loro: “Cosa volete che io faccia per voi?” Gli risposero: 37 “Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. 38 Gesù disse loro: “Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?” Gli risposero: “Lo possiamo”. 39 E Gesù disse: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. 40 Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
41 All’udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. 42 Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43 Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44 e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45 Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

3. Momento di silenzio orante

per rileggere il testo col cuore e riconoscere attraverso le frasi e la struttura la presenza del mistero del Dio vivente.

4. Alcune domande

per cogliere nel testo i nuclei importanti e cominciare ad assimilarlo.

a) Perché questa ambizione dei discepoli di occupare i primi posti?
b) La risposta di Gesù ha senso?
c) Cosa vuol dire Gesù con il calice da bere e il battesimo da ricevere?
d) Su che cosa fonda Gesù il servizio nella comunità?

5. Alcuni approfondimenti di lettura

“Concedici di sedere nella tua gloria”
Pur prendendo delle precauzioni nella richiesta, è chiaro che hanno delle ambizioni notevoli. Secondo la tradizione, essi erano forse cugini di Gesù, e quindi – secondo la legge orientale – avevano un diritto particolare, come membri della famiglia. Comunque sia si vede che non hanno capito nulla di quello che Gesù stava per fare. Si avviava all’ignominia della croce, e loro non l’avevano ancora capito. Il vero potere di Gesù non consiste nel distribuire i posti d’onore, ma di far partecipare al suo destino tragico: “Potete bere il calice che io bevo?”

“Il calice anche voi lo berrete”
Il dialogo sulla coppa e il battesimo (vv. 38-39) è in evidente parallelo. Ma non si capisce come i due possano bere il calice e essere battezzati, se non pensando al martirio che hanno subito (entrambi) in seguito. Attraverso le due immagini Gesù sembra dunque evocare la sua morte violenta, che egli presagisce come un obbligo assoluto di fedeltà verso il Padre. La risposta alla loro richiesta di sedersi accanto a lui è molto evasiva: ma si capisce che vuole mostrare che non è quello il modo per ottenerlo.

“Gli altri dieci si sdegnarono”
Chiaramente anche essi condividono la stessa ambizione. Ma questo versetto sembra solo redazionale, per collegare i due episodi che forse non erano all’origine dipendenti. Si cambia completamente argomento. Ma il fatto che si ricordi lo sdegno, è probabilmente fondato in qualche episodio: perché non fanno bella figura i discepoli: e per questo deve essere proprio autentico.

“I capi delle nazioni le dominano… voi però no”
Si riferisce ai dirigenti politici del suo tempo: in fondo è anche lo stile di tutti i tempi. Per contrasto la comunità dei discepoli deve essere dominata dal servizio: questo è espresso con due termini che indicano gradualità. Si parla di “servo” (diakonos) e di “schiavo” (doulos). Non si può scegliere chi servire: si deve essere schiavi di tutti, rovesciando lo schema mondano.

“Il Figlio dell’uomo infatti…”
Troviamo il fondamento della legge costituzionale della comunità: seguendo lo stile del Maestro, donando come lui la vita in spirito di servizio. Di più diventando “signori” attraverso il dono della vita e non per pretesa. Il “riscatto” o redenzione è difficile da interpretare, come dice p. X. Léon Dufour: ma possiamo capirlo bene considerando le parole che Gesù pronuncia nell’ultima Cena. Tutta la vita di Gesù allora è sotto la luce del “riscatto”, della fedeltà fino alla fine per la libertà degli uomini. Si priva della libertà, per donare libertà, per riscattare dalla non libertà.
Lo statuto della comunità dei discepoli è così caratterizzato dal servizio, dalla non ambizione, dalla vita donata e vincolata al riscatto degli altri.

6. Salmo 33 (32)

Preghiera per la pace e la giustizia

Cantate al Signore un canto nuovo,
suonate la cetra con arte e acclamate.

Poiché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama il diritto e la giustizia,
della sua grazia è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.

Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parla e tutto è fatto,
comanda e tutto esiste.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il piano del Signore sussiste per sempre,
i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni.

Beata la nazione il cui Dio è il Signore,
il popolo che si è scelto come erede.
Il Signore guarda dal cielo,
egli vede tutti gli uomini.
Dal luogo della sua dimora
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui che, solo, ha plasmato il loro cuore
e comprende tutte le loro opere.

7. Orazione Finale

Signore Dio nostro, distogli i discepoli del Figlio tuo dai cammini facili della popolarità, della gloria a poco prezzo, e portali sulle strade dei poveri e dei flagellati della terra, perché sappiano riconoscere nel loro volto il volto del Maestro e Redentore. Dona occhi per vedere i percorsi possibili alla giustizia e alla solidarietà; orecchi per ascoltare le domande di senso e di salvezza di tanti che cercano come a tastoni; arricchisci il loro cuore di fedeltà generosa e di delicatezza e comprensione: perché si facciano compagni di strada e testimoni veri e sinceri della gloria che splende nel crocifisso risorto e vittorioso. Egli vive e regna glorioso con te, o Padre, nei secoli eterni.

Fonte:

http://ocarm.org/it/

MA PER VOI CHE AVETE TIMORE DEL MIO NOME SPUNTERA' IL SOLE DELLA GIUSTIZIA

(Salmo 94)
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.

E RICORDATE DI INVOCARE SEMPRE GESU' NELLE GIOIE E NELLA SOFFERENZA

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