martedì 6 ottobre 2020

DAL “REGNO DEL COVID” AL “REGNO DELL’ANTICRISTO”



Ossia dal “Trattamento Sanitario Obbligatorio” alla “Tirannia Sanitaria Obbligatoria”


Prima Parte

Mons. Benson, “Il Padrone Del Mondo” (1907).

Una Descrizione Profetica Di Ciò Che Sta Avvenendo Sotto I Nostri Occhi (Autunno 2019/2020)

La Tirannia Terapeutica Democraticamente Obbligatoria

I recenti avvenimenti preternaturalmente inquietanti, che hanno accompagnato, durante tutta questa prima metà del 2020, la cosiddetta “pandemia” del Covid/19, ci debbono far riflettere sulle origini, lo svolgersi ed il fine (cfr. S. Ignazio da Loyola, Esercizi spirituali, n. 333, “Regole sul discernimento degli spiriti”) di tale vero e proprio “pandemonio”, in cui sotto il pretesto della salute fisica dell’uomo (che oramai ha rimpiazzato la salvezza eterna come Fine ultimo, la quale — assieme al Cielo, l’Inferno, la Morte e il Giudizio — è stata abrogata dal mondo moderno e rimpiazzata da un surrogato immanentistico/temporale di benessere corporale), abbiamo assistito ad un vero e proprio “Colpo di Stato mondiale”, che ha instaurato nell’universo orbe una “Tirannia assolutistica e totalitaria” sotto apparenza terapeutico/eugenetica, che in realtà attacca scientificamente 1°) la natura stessa dell’uomo: a) limitandone la libertà, che è una nota essenziale dell’uomo, senza la quale egli cesserebbe di essere uomo, ossia “animale razionale e libero” (Aristotele, Politica, VI, II, 1—2; S. Tommaso d’Aquino, De ver., q. 22, a. 6; q. 24, a. 3, ad 2); b) isolandolo e rendendolo, così, un “animale a/sociale” ossia uno “zoon a/politikòn” (Aristotele, Politica, 1253; S. Tommaso d’Aquino, De regimine principum, c. 1); 2°) l’essenza della religione: cercando di impedire il Culto pubblico e l’amministrazione dei Sacramenti (con il placet del Gran Sinedrio installatosi in Vaticano a partire da Nostra aetate); instaurando così un “Nuovo Dis/Ordine Mondiale” (a/individuale e a/sociale, in/civile e a/religioso) in cui — tramite la somministrazione di vaccini obbligatori, di App/Immuni, di microchip — si arriverà a dominare totalmente (anche “da remoto” o in “smart working” come dicono i giovani) non solo la vita pubblica dell’umanità, ma anche quella privata (fisica, mentale, intellettuale e morale) del singolo uomo. Già il Sessantotto aveva rivoluzionato l’interiorità mentale soprattutto dei giovani, tramite le droghe, la musica rock e lo sfrenamento freudiano delle passioni (“in interiore homine habitat falsitas …”). Tuttavia queste erano realtà ancora esterne all’uomo, dalle quali la nostra intelligenza e libera volontà, fortificate dalla grazia soprannaturale, ci avrebbero potuto salvare e preservare. Oggi, invece, si cerca di installare (sotto il pretesto della nostra buona salute fisica: il “fine ultimo” dell’uomo postmoderno, il cui motto è “far finta di essere sani”) nel nostro corpo, nel nostro sangue, nel nostro Dna e nel nostro cervello alcuni “trasmettitori” ossia dei “diavoletti cibernetici”, “tecnologicamente avanzati ed aggiornati” (secondo “lo spirito del Concilio Vaticano II”), che ci obbligheranno a fare ciò che “i Padroni di questo mondo” (Gv., XII, 21; XIV, 30; XVI, 11) vorranno farci fare. Attenzione! non è cosa da poco. Infatti, i teologi insegnano (cfr. S. Tommaso d’Aquino, II Sent., d. 21, q. 1, a. 2, ad 4um; Somma Teologica, I, q. 114; I—II, q— 79, a. 1) che il diavolo può, nelle tentazioni, influire direttamente solo sulla fantasia, l’immaginazione e sui sensi esterni, ma non può penetrare direttamente nella volontà umana, la quale resta sempre libera. Oggi il Mondialismo, vero figlio del demonio o addirittura “legione” (Mc., V, 9) di “sette diavoli peggiori di un solo diavolo” (Lc., XI, 26; Mt., XII, 45), vorrebbe entrare prepotentemente nella nostra volontà, dopo averci convinto di chiederglielo “liberamente” per la nostra salute corporale, la quale ne manda più all’Inferno lei da sola di tutte le malattie di questo mondo. Il piano è diabolico e ben prestabilito, oramai lo vediamo realizzarsi sotto i nostri occhi già dalla fine del 2019 e soprattutto con l’inizio del 2020; sino a qualche mese fa, se ce lo avessero descritto non ci avremmo creduto, oggi Colao ce lo annunzia apertamente senza nascondere più la sua “coda serpentina” (S. Ignazio da Loyola, Esercizi Spirituali”, n. 334, “Regole sul discernimento degli spiriti”), il “neo—Bildberg/essoterico”, tramite il suo vassallo/Conte, si riunisce pubblicamente a Villa Pamphjli; purtroppo umanamente parlando la lotta è impari, le forze del male hanno vinto questa battaglia (iniziatasi con Occam e l’Umanesimo) e solo l’Onnipotenza della Giustizia di Dio assieme alla Sua infinita Misericordia ci potranno salvare a farci vincere la guerra.

Dall’Idealismo filosofico al “Covidismo” sanitario

Padre Gabriele Roschini scriveva: «L’età moderna, iniziatasi con Guglielmo Occam e l’umanesimo, è una marcia verso la conquista dell’io, che il Medio Evo aveva mortificato in omaggio a Dio. Per riconquistare quest’io, mortificato da Dio, l’uomo si mise a percorrere freneticamente le vie dell’emancipazione. Venne Lutero col Protestantesimo, e si ebbe l’emancipazione dell’io dall’autorità religiosa. Venne Cartesio e col suo famoso metodo filosofico segnò l’emancipazione dell’io dalla filosofia tradizionale, ossia dalla filosofia perenne che è l’unica vera; emancipazione filosofica poi agli ultimi termini da Kant, da Hegel, ecc… Venne Rousseau e con i suoi principi sociali rivoluzionari segnò l’emancipazione dell’io dall’autorità civile. Questa continua, progressiva emancipazione dell’io ha poi culminato nella divinizzazione dell’io medesimo e nella conseguente umanizzazione, o meglio, distruzione di Dio. Si è avuta così l’uccisione nicciana di Dio in omaggio all’io. Tolto di mezzo Dio, si son tolti di mezzo la luce, l’amore e la letizia; e si è avuto tutto l’opposto, vale a dire: tenebre, odio, tristezza. Si è avuto, così, l’uomo finito, ossia un cadavere ambulante [“Codiv/erico”, nda], cui quadra a pennello l’epitaffio che aveva preparato il Papini per se stesso, prima che fosse risollevato dalla fede di Cristo: “L’ascensione metafisica di me stesso è fallita. Sono una cosa e non un uomo. Toccatemi! Sono freddo come una pietra, freddo come un sepolcro. Qui è sotterrato un uomo che non poté diventare Dio”. La conquista si è mutata in disfatta»..

Due stendardi apparentemente contrari

Occorre prendere atto della lotta che si sta svolgendo tra le due fazioni del Mondialismo giudaico/massonico: 1°) l’ala radicale, esoterica e lobbistico/”loggistica”, trans/nazionale e trans/religiosa: Soros, Rothschild, Rockefeller, Gates (“Deep/State”) e Bergoglio con la “mafia di San Gallo” (“Deep/Church”), che sosterrebbe la Cina economicamente ultraliberista e politicamente comunista; contro 2°) l’ala più moderata, pubblica, essoterica, politica, nazionale, parlamentare, democratica e modernisticamente moderata: Trump, forse anche Putin (“Public/State”) e Ratzinger (“Public/Church”), che sosterrebbe la nazione nord/americana alleata in funzione anticinese della Russia. Come si vede manca una vera forza integralmente antirivoluzionaria, antigiudaico/massonica, che sarebbe dovuta essere la gerarchia ecclesiastica, la quale purtroppo è stata sparpagliata e sparigliata con il Concilio Vaticano II (come riconosce attualmente anche l’arcivescovo Carlo Maria Viganò) e ridotta a una contrapposizione apparente più che sostanziale di modernisti radicali (Bergogliani) contro modernisti dal passo/lento (Ratzingeriani: Burke, Schneider, TFP, Lepanto …). Insomma ci troviamo come “un vaso di argilla in mezzo a vasi di acciaio”, ossia a dover scegliere tra Scilla e Cariddi, tra sionisti e cabalisti, tra massoni e comunisti … Questa è la democrazia moderna di Rousseau in cui si è “liberi” di scegliere se essere schiacciati dal martello o dall’incudine …

Per questi motivi inizio ora una serie di quattro articoli in cui riporto — riguardo a quel che stiamo vivendo (come in un lungo incubo da cui ancora non ci siamo svegliati) — ciò che alcuni Autori del passato avevano scritto già oltre 70/110 anni fa (Benson nel 1907; Najatin nel 1920; Huxley nel 1931 e Orwell nel 1948), anticipando quasi in maniera profetica le mosse del “Nuovo Disordine Mondiale” (che oggi è arrivato all’inizio dell’apice della sua potenza in tutto il mondo) e con cui oggi dobbiamo fare i conti.

“Historia magistra vitae”. “Mala praevisa minus feriunt”. Se affrontiamo questi temi non è per mettere paura al prossimo, ma per poterli affrontare (“sustinere”) al meglio, non esserne distrutti e poterli sormontare (“aggredi”) con l’aiuto di Dio, che trionferà anche di questo (pen/)ultimo assalto contro Cristo e la sua Chiesa, che non può non farci pensare al Regno dell’Anticristo finale, di cui hanno parlato San Paolo, San Giovanni e numerosi Padri e Dottori della Chiesa sino ai recenti teologi ed esegeti neoscolastici.

Il pastorello Davide abbatté il gigante Golia “in funda, in lapide et in nomine Domini”; infatti “la fede senza [le armi e] le opere è morta” (Giacomo, II, 16); così pure S. Giovanna d’Arco, padre Marco d’Aviano e tanti altri vinsero il nemico del loro tempo. Il miracolo si ripeterà anche oggi, non per i nostri meriti, ma per l’aiuto dell’Onnipotenza divina (“in nomine Domini”) con la quale bisogna, però, cooperare (“in funda et in lapide”). Attenzione! Le recenti immagini delle devastazioni compiute dagli afroamericani, che oramai sono stati sbarcati da Soros e fratelli in Europa, si ripeteranno anche in Italia. Tuttavia sino a qualche decennio fa eravamo ancora un popolo, se non di “guerrieri” (come sta ancora scritto al Palazzo dell’Esposizione dell’Eur) almeno di “cacciatori”, ossia muniti di fucili da caccia per ogni casa; oggi non siamo più capaci neppure di andare a caccia; siamo stati “fluidificati”, “trans/gender—izzati”, purtroppo questa è la conclusione logica e inevitabile dell’Idealismo filosofico, che negando teoreticamente il principio di non—contraddizione coincide praticamente con l’omosessualismo o la “coincidentia oppositorum” (cfr. San Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, II—II, q. 154, a. 12). In America si è salvato chi ha potuto difendersi con le armi (“vim vi repellere licet”) per la legge naturale che autorizza la legittima difesa; forse dovremmo pensare di reimparare l’arte venatoria … “Chi pecora si fa, il lupo se la mangia”!

Inizio il primo dei quattro articoli, con monsignor Hugh Benson e il suo libro sull’Anticristo, che è il primo in ordine cronologico, essendo stato pubblicato nel 1907. Esso è anche il libro più completo, poiché agli altri manca la luce teologica e la forza della Rivelazione soprannaturale, le quali ci fanno capire il perché ultimo e finale di certi accadimenti. Gli altri autori che tratterò prossimamente (Evgenij Zamjatin, Noi; Aldous Huxley, Il mondo nuovo; George Orwell, 1984), pur geniali, hanno il limite di non poter leggere la storia alla luce dell’eternità e della teologia non avendo avuto la fede e non avendo conosciuto la divina Rivelazione.

Benson: Il Regno Dell’Anticristo Finale

Monsignor Robert Hugh Benson, nel lontano 1907, scrisse un romanzo storico/teologico intitolato “Il padrone del mondo”, in cui riprese e sviluppò il tema appena accennato da San Pio X nella sua prima Enciclica (E supremi apostolatus cathedra del 1904), nella quale papa Sarto osservava, profeticamente, che i mali che circondavano il mondo e la Chiesa erano talmente gravi da far pensare che l’Anticristo fosse già presente.

Gli Orrori Del Mondialismo

Benson prevedeva che attorno agli anni Venti—Trenta la Massoneria avrebbe acquistato un potere sempre più vasto in Europa come nelle Americhe e nell’Oriente così da poter unificare tutto il mondo attorno all’anno 1989 (anno in cui è “crollato” effettivamente il muro di Berlino, è iniziato il compimento dell’empia UE progettata da Kalergi ed è avanzato il Mondialismo a guida monoliticamente statunitense dopo la fine dell’Urss) e appianare la venuta all’Anticristo finale.

I mali che avrebbero portato a tale sciagura furono elencati da Benson con precisione e lucidità: 1°) Critica storica e unicamente filologica della Bibbia non più considerata un Testo sacro, divinamente ispirato e fornito dunque d’inerranza; 2°) Sentimentalismo religioso e Liberalismo, che sotto apparenza di “pensiero indipendente” rendono invece gli uomini realmente schiavi della mentalità comune e delle passioni; 3°) la nascita del Modernismo (R. H. Benson, Il padrone del mondo, Milano, Jaca Book, III ed., 2008, p. 7). Mali che — nel campo religioso — purtroppo hanno trionfato durante il Concilio Vaticano II (1962—1965), nel post—concilio (1965—2013) e che toccano l’apice nell’ultra/concilio con Bergoglio (2013/2020); mentre — nel campo politico — sono iniziati con il centro/sinistra, il Sessantotto, gli anni di piombo (pilotati dalla GB), la distruzione economica dell’Italia grazie ai pirati del Britannia che dal lido di Ostia (2 giugno 1992) oggi sono sbarcati all’arrembaggio sulla terra ferma e si trovano a Roma in Villa Pamphjli.

Inoltre, secondo Benson, nel mondo degli anni Trenta sarebbero rimasti solo tre tipi di religione: il Cattolicesimo, l’Umanitarismo filantropico (non a caso Soros si definisce un “filantropo”, come pure Bill Gates) liberal—massonico e le “Religioni” o filosofie esoteriche estremorientali. Le ultime due forme, in verità, sono realmente accomunate, in oriente e in occidente, dalla tendenza verso il Panteismo antropocentrico (fatto proprio dal modernismo detto cristiano) e si trovano in totale opposizione col Cattolicesimo tradizionale, che è teocentrico e crede in un Dio personale e trascendente il mondo (p. 10).

Il Cattolicesimo, odiato e combattuto dall’immanentismo trionfante, secondo l’Autore, sarebbe decaduto (pro tempore) sempre più; il mondo non lo avrebbe voluto più ascoltare, capire ed accettare e lo avrebbe abbandonato, inebriato dal delirio di onnipotenza datogli dal panteismo antropolatrico e dal “culto dell’Uomo” (p. 11).

Antropocentrismo Modernistico

Purtroppo con il Concilio Vaticano II abbiamo dovuto assistere al trionfo (pro tempore) dell’Antropocentrismo panteistico e alla disfatta (pro tempore) del Cattolicesimo tradizionale, come ha documentato padre Cornelio Fabro nel suo ottimo libro La svolta antropologica di Karl Rahner (Milano, Rusconi, 1974).

In effetti la religiosità vincente, a partire dagli anni Venti (con Teilhard de Chardin: il padre dei neo/modernisti e della Nouvelle Théologie, che ha avuto in Karl Rahner il suo rappresentante più radicale e in Joseph Ratzinger quello più moderato), sino al 1989 e sino a tutt’oggi è una sorta di Umanitarismo filantropico: privo del vero Soprannaturale, «subisce l’influenza della Massoneria: l’uomo è Dio» (p. 11). La Psicoanalisi ha preso il posto del puro e semplice Materialismo marxista e cerca di rimpiazzare la spiritualità del Cattolicesimo con un surrogato psicanalitico immanentistico (p. 12). L’Autore esclamava: «Siamo quasi perduti e ci stiamo dirigendo verso una catastrofe alla quale dobbiamo essere preparati […] finché non tornerà il Signore» (p. 12).

A pagina 13 Benson prevedeva già nel 1907 il “Parlamento europeo”, il quale segnava la fine del sano Patriottismo e tramite la democrazia—sociale fondava l’anti—chiesa di Cristo (v. a partire dal 2000 la legislazione anticristiana dell’UE a favore del gender, dei matrimoni omosessuali, la rovina delle nazioni europee e specialmente della nostra cara Italia, distrutta dall’Euro e dalla Comunità Europea, il Mes, il Recovery Found; le Messe proibite o interrotte dai neo/miliziani dell’Isis—CC, la comunione data nelle mani obbligatoriamente con il Covid/19, le quali sono soltanto la logica conclusione dell’ideologia modernistica che ha presieduto alla “riforma liturgica” della Messa montiniana del 1968, detta, non a caso, Novus Ordo Missae). Egli ci metteva in guardia anche contro l’apparente perfezione dello sviluppo tecnico (v. le micro—chip, le App—Immuni, il vaccino contro il Covid/19, i Tso), il quale, se disordinato e distolto dal Fine ultimo, nasconde molte trappole che insidieranno la Fede dei Cristiani (p. 16).

L’Anticristo finale di Benson (fondandosi su ciò he hanno detto la Scrittura e la Tradizione riguardo a questa persona) si presenta sotto le apparenze di Solidarismo, di Pacifismo agguerrito contro la Religione cristiana “portatrice di spada e non di pace”, di Umanitarismo naturalista, che abolisce la pena di morte (vedi papa Francesco che nel 2018 ha ritoccato il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992, ove si ammetteva anche se solo de jure la liceità della pena capitale) e istituisce il “Ministero dell’eutanasia” (largamente praticata e non più penalmente perseguibile, da qualche anno, in quasi tutto il mondo), essendo la morte non più l’inizio della vita eterna, ma il ritorno dell’individuo nel “Tutto” (p. 36), il quale rimpiazza la Spiritualità con la Psicologia. Il tutto nel quadro del Mondialismo più radicale: «L’unità impersonale, l’annullamento dell’individuo, della famiglia, della Nazione nel mondo» (p. 25). L’uomo è tutto, è “Dio”; non esiste un Dio trascendente, ma Egli è immanente al mondo e solo la cooperazione solidale di tutti gli uomini può evolvere continuamente in meglio (p. 26).

Anche questo delirio panteistico (secondo cui, per la coincidentia oppositorum, la creatura sarebbe al tempo stesso il Creatore) si è realizzato dottrinalmente già a partire dal Concilio Vaticano II (1962—1965), sotto Giovanni XXIIII (1958—1963), Paolo VI (1963—1978) e soprattutto con Giovanni Paolo II (1979—2005) e con Francesco (il Pachapapa) e l’adorazione dell’idolo del Pachamama in Vaticano (autunno 2019) ha trovato la sua piena realizzazione pratica, iniziatasi ad “Assisi 1986”.

Il Pancristismo Modernista

Cerchiamo di vedere le principali tappe dottrinali di questo mostro panteistico, che a partire dal 1962 ci ha condotto all’attuale pandemonio (2020).

1°) Concilio Vaticano II: Costituzione Gaudium et spes n. 22 “In Cristo la natura umana è stata assunta, senza venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche innalzata ad una dignità sublime. Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in un certo modo ad ogni uomo”. Al n. 24 G. S. recita: “L’uomo in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa (propter se ipsam)”. Attenzione “propter se ipsam”, ossia non “per Se stesso”, cioè ordinandola a Dio come Fine ultimo, ma “per se stessa” vale a dire che il Fine dell’uomo è l’uomo stesso, l’antropocentrismo diventa “antropolatria” o meglio idolatria.

2°) Giovanni XXIII nel Discorso di apertura del Concilio (11 ottobre 1962) ha detto: “feriscono talora l’orecchio suggestioni di persone […] che nei tempi moderni non vedono che prevaricazione e rovina; vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando. […]. A Noi sembra di dover dissentire da cotesti profeti di sventura, che annunziano sempre eventi infausti […]. Sempre la Chiesa si è opposta agli errori, spesso li ha condannati con la massima severità. Or tuttavia, la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia piuttosto che della severità. […]. Non già che manchino dottrine fallaci […], ma oramai sembra che gli uomini di oggi siano propensi a condannarle da se stessi” (Enchiridion Vaticanum, Documenti. Il Concilio Vaticano II, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. [39] e p. [47]).

3°) Paolo VI nel Discorso di apertura del 2° periodo del Concilio (29 settembre 1963) ha detto: “Il Concilio cercherà di lanciare un ponte verso il mondo contemporaneo. […]. Lo sappia il mondo: la Chiesa guarda ad esso con profonda comprensione, con sincera ammirazione e con schietto proposito non di conquistarlo, ma di valorizzarlo; non di condannarlo, ma di confortarlo” (Enchiridion Vaticanum, Documenti. Il Concilio Vaticano II, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. [109]).

4°) Ancora Paolo VI nell’Omelia della nona sessione del Concilio (7 dicembre 1965) ha detto: “La religione di Dio che si è fatto uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. […]. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. […]. Dategli merito in questo almeno, voi, umanisti moderni, rinunciatari alla Trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti siamo i cultori dell’uomo! […]. Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. […]. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette” (Enchiridion Vaticanum, Documenti. Il Concilio Vaticano II, EDB, Bologna, IX ed., 1971, p. [282—283]).

4°) Sempre Paolo VI ha detto che la Chiesa contemporanea va cercando “alcuni punti di convergenza tra il pensiero della Chiesa e la mentalità caratteristica del nostro tempo” (Osservatore Romano, 25 luglio 1974).

5°) Giovanni Paolo II afferma nella sua prima Enciclica (del 1979) Redemptor hominis, n. 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora Redemptor hominis, n. 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in Redemptor hominis, n. 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […] mistero [della redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre».

6°) Nella sua seconda Enciclica (del 1980) Dives in misericordia, n. 1 Giovanni Paolo II afferma: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio».

7°) Nella sua terza Enciclica Dominum et vivificantem, n. 50 (del 1986) Giovanni Paolo II scrive: «Et Verbum caro factum est. Il Verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo, questa è la portata cosmica della redenzione. Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di … tutto il mondo visibile e materiale […]. il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi … si unisce, in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con tutta la creazione».

7°) Karol Wojtyla nel 1976 da cardinale, predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori, pubblicato in italiano sotto il titolo Segno di contraddizione. Meditazioni, (Milano, Vita e Pensiero, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114—122) con Gaudium et spes n°. 22 e asserisce: «il testo conciliare, applicando a sua volta la categoria del mistero all’uomo, spiega il carattere antropologico o perfino antropocentrico della Rivelazione offerta agli uomini in Cristo. Questa Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il Figlio di Dio, attraverso la sua Incarnazione, si è unito ad ogni uomo, è diventato — come Uomo — uno di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si potrebbe ridurre l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo mistero» (pp. 115—116).

Questa è la dottrina panteistica (di cui spesso ci si vuol dimenticare per contrapporre falsamente Giovanni Paolo II/Benedetto XVI a Francesco, che in realtà sono sostanzialmente la stessa realtà la quale diverge soltanto quanto agli accidenti più o meno veloci; proprio come divergono solo accidentalmente Netanyahu/Trump/Kushner da Soros/Rothschild/Rockefeller), poi è venuta la pratica idolatrica con le giornate ecumeniste di Assisi (1986/2016) e l’intronizzazione del Pachamama da parte del Pachapapa (altra coincidentia oppositorum: mama = papa) nella basilica di San Pietro (2020), che è nota ed è ancora ben presente a tutti e sulla quale non è necessario dilungarsi.

La Persecuzione Fisica

Questa contro—chiesa naturalista e pacifista (il cui manifesto teoretico/dottrinale è stato illustrato dalle citazioni antropocentriche di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II), secondo Benson, avrebbe scatenato ben presto una cruenta persecuzione contro il Cristianesimo, che aveva già perso molti consensi a favore dell’Umanitarismo. Benson ci descriveva allora il “Corpo mistico nell’agonia”, proprio come Gesù Cristo circa 2000 anni prima, e l’Uomo che gridava alla Chiesa crocifissa: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stessa?” (p. 48).

Neppure dal Cielo scendeva, in quei momenti tragici, una parola a rincuorare i fedeli perseguitati e martirizzati. La Massoneria e il Democraticismo, più che il Comunismo oramai sorpassato dal Liberismo, sarebbero stati la forza occulta che avrebbe manovrato la “religione” dell’Uomo e la persecuzione della Chiesa di Dio (p. 51).

Lo stato dell’umanità nel “Nuovo Ordine Mondiale” venne descritto da Benson come una “copia molto simile ai gironi superiori dell’Inferno dantesco” (p. 123). Frattanto Roma (p. 211) sarebbe stata distrutta da un bombardamento comandato dall’Anticristo, il Papa e quasi tutti i Cardinali sarebbero morti e il nuovo Papa si sarebbe rifugiato a Nazareth, ove avrebbe continuato con soli 12 Cardinali la sua missione di governare la Chiesa con Vescovi, Sacerdoti e Fedeli sparsi in tutto il mondo e pronti al martirio, che avrebbero potuto pregare e celebrare i Sacramenti solo in privato, sotto pena di morte (si ponga mente alla proibizione delle Messe con la partecipazione pubblica dei fedeli nell’inverno del 2020 da parte delle varie Conferenze Episcopali del mondo intero).

A pagina 170 Benson ci descrive il “nuovo Culto” (si veda il Novus Ordo Missae del 1968) imposto dalla Massoneria e dall’Anticristo alla nuova Umanità, che ama i piaceri, le ricchezze e gli onori, al contrario del Cristianesimo che insegna ad amare la croce, la povertà e l’umiltà. Tale “nuovo culto” è una parodia o un surrogato della Messa cattolica, è il “culto dell’Uomo”, che ha bisogno di un certo cerimoniale per professare la “Religione dell’Avvenire”, lo “spirito del mondo”, spogliato da ogni idea del Soprannaturale e della Grazia santificante. Come non pensare al Novus Ordo Missae del 1968, il “nuovo culto montiniano” della “religione antropocentrica” del Vaticano II? Inoltre le recenti prescrizioni liturgiche a causa del Covid/19 vanno sempre di più verso questo “nuovo culto dell’uomo e del mondo” e già si annuncia una “riforma della riforma liturgica” in cui si vorrebbe eliminare addirittura la stessa forma della consacrazione dal “Nuovissimo Messale” riformato da papa Bergoglio.

È impressionante vedere come 113 anni prima di ciò che stiamo vivendo sia a livello politico che religioso, Benson avesse già intuito quasi tutto e quasi nei minimi dettagli: il Nuovo Ordine Mondiale e il Novus Ordo Missae.

Uno dei personaggi del romanzo di Benson (la signora Mabel) si accorse che la nuova “Fede” pacifista e umanitarista non era migliore dell’intransigenza cristiana, anzi forse era carica di maggior odio e crudeltà di quelli manifestati da alcuni Cristiani nel corso dei secoli (p. 220). Come credere che «quella belva selvaggia, col sangue dei Cristiani martirizzati che usciva dalle sue unghie assetate di violenza, fosse l’Umanità novella? Cioè quello che lei chiamava il suo “Dio”?» (p. 231).

Benson distingue bene il Cristianesimo dai Cristiani, che non tutti e non sempre hanno vissuto secondo lo spirito di Cristo ed hanno offerto all’Umanitarismo la scusa per sostituire il Cristianesimo identificato con i cattivi e falsi Cristiani (clero e laicato).

L’Anticristo E Il Katékon Nella Divina Rivelazione

Tutto quel che abbiamo letto in Benson ci potrebbe sembrare un bel romanzo campato per aria. Invece, se ci rifacciamo alla divina Rivelazione letta alla luce della teologia perenne, San Tommaso d’Aquino nel Commento alla II Epistola ai Tessalonicesi II, 3—4 (capitolo 2, lezione 1, n. 34—35) insegna: «Ci sarà l’Apostasia dall’Impero romano, al quale tutto il mondo era sottomesso […]. L’Impero romano è stato istituito affinché sotto il suo dominio la Fede venisse predicata in tutto il mondo. […]. L’Impero romano non è venuto meno, ma si è trasformato da temporale in spirituale. Perciò bisogna dire che l’Apostasia dall’Impero romano si deve intendere non solo da quello temporale, ma anche e soprattutto da quello spirituale, cioè dalla Fede cattolica della Chiesa romana».

Per di più, sempre nel Commento alla II epistola ai Tessalonicesi (lezione II, capitolo II, vv. 3—7, n. 32—45, Torino, Marietti, 1953, pp. 197—200), l’Angelico asserisce: «Quando l’iniquità sarà resa e portata in pubblico, allora si manifesterà l’Anticristo. Infatti, molti ora peccano in privato, mentre altre volte arriva in pubblico. Ora, Dio sopporta i peccatori sino a quando sono occulti, mentre quando peccano pubblicamente, allora non li sopporta più, come risulta per i Sodomiti (Gen., XIX, 24)». Ancora una volta, per l’Aquinate, è la rivolta sociale e pubblica delle Nazioni contro Cristo e la sua Chiesa a togliere di mezzo “l’ostacolo”, che trattiene l’Anticristo finale.

Inoltre l’Aquinate nell’Opuscolo 68 De Antichristo (edizione di Parma, 1864; ritenuta apocrifa da molti studiosi) dice pure che “l’ostacolo” o “to katékon / qui detineat” alla manifestazione dell’Anticristo finale è la sottomissione della Società civile alla Chiesa romana e, quindi, “colui che lo trattiene”, ossia “il katékon” è il Papato. Perciò fino a che la Società civile rimarrà fedele e sottomessa all’Impero spirituale Romano (la Chiesa cattolica), trasformazione dell’antico Impero temporale romano, l’Anticristo non potrà comparire. In breve per S. Tommaso l’Impero romano non è ancora finito, ma si è cambiato da temporale in spirituale. Fino a che il Papato sarà riconosciuto, rispettato anche pubblicamente e socialmente, “l’ostacolo” o “il katékon” sussisterà, la Società civile rimarrà fedele all’Impero spirituale romano e alla Fede cattolica. Ma se questo custode, il Papato e la Chiesa romana, viene ad essere disconosciuto, messo da parte, rigettato dalla Società civile, con lui sparirà anche “l’ostacolo” o “colui che trattiene l’Anticristo”, il quale allora sarà libero di comparire. Insomma S. Tommaso, fondandosi su S. Paolo nella II Lettera ai Tessalonicesi, dice che “l’ostacolo” al Regno dell’Anticristo è la sottomissione della Società civile alla Chiesa romana e che “colui che trattiene / qui detineat” ancora l’Anticristo, fino a che sarà tolto di mezzo da Gesù “col soffio della sua bocca”, è il Papato riconosciuto socialmente e pubblicamente come tale, cioè come Vicario e Rappresentante visibile — su questa terra — di Cristo, che è asceso al Cielo ed è invisibile agli uomini.

Infine Monsignor Francesco Spadafora, seguendo S. Tommaso d’Aquino, insegna che “to katékon”, ossia “l’ostacolo” o “colui che trattiene / qui detineat” l’Anticristo è “Roma antica con il suo potere, che teneva a rispetto l’odio frenetico della Sinagoga contro il Cristianesimo apostolico”, tuttavia, “Il Paganesimo dell’Impero romano, e particolarmente il culto idolatrico da tributare all’Imperatore come se fosse stato una divinità (Apoc., XIII, 11—18; XIV, 9 ss.; XVI, 2), trovava nel Cristianesimo un’opposizione irriducibile” (Dizionario biblico, Roma, Studium, III ed., 1963, p. 33 e 36, voce “Anticristo” e “Apocalisse”, ristampa, Proceno di Viterbo, Effedieffe, 2019).

L’Anticristo Secondo Gli Esegeti e I Teologi Recenti

S. Giovanni è il primo a dargli nel Nuovo Testamento l’appellativo di Anticristo: “Figliuoli miei, avete sentito che l’Anticristo deve venire” (I Ep., XXII, 18). Nell’Apocalisse, poi, ci svela il nome dell’Anticristo mediante un numero misterioso: “Chi ha intelligenza calcoli il nome poiché è numero d’uomo ed il suo numero è 666” (Ap., XIII, 17). Il significato di tale cifra resta per noi oscuro e soltanto quando l’Anticristo sarà comparso diverrà chiaro; per ora diciamo, con S. Roberto Bellarmino, che “è verissima la sentenza — a tale riguardo — di coloro che confessano la loro ignoranza”. Quindi ci basti il nome generico di Anticristo o Bestia che S. Giovanni usa nell’Apocalisse (XIII, 1 e segg.), dove al cap. XIII ci descrive la Bestia: “Vidi una bestia che saliva dal mare, che aveva sette teste e dieci corna, e sopra le sue corna dieci diademi, e sopra le sue teste nomi di bestemmia (…) le fu data una bocca per dire cose grandi e bestemmie; e le fu dato potere di agire per quarantadue mesi. Aprì dunque la bocca in bestemmie contro Dio (…) e le fu concesso di fare guerra ai santi e di vincerli. E le fu dato potere sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione. E la adorarono tutti quelli che abitano la terra, i nomi dei quali non sono iscritti nel libro della vita”. I commentatori, unanimi, vedono nella Bestia l’Anticristo. Molti di essi, inoltre, vedono nell’altra bestia allegorica, che subito dopo la prima l’evangelista di Patmos dice di aver vista salire dal mare, un precursore dell’Anticristo e un suo primo ministro. “Poi vidi un’altra bestia (…) ed esercitava tutta la potestà della prima bestia, e taceva sì che la terra e tutti quelli che in essa abitano, adorassero la prima bestia (…) e faceva anche essa grandi segni e prodigi, e faceva uccidere quelli che non adoravano la prima bestia”. La Chiesa ha sempre vietato intorno alla manifestazione dell’Anticristo tutti quei calcoli matematici temerari che pretendono fissarne con certezza l’anno, il mese e il giorno. Il 14 gennaio 1516 il V Concilio Lateranense decretava: “Ordiniamo di non presumere di fissare un tempo determinato per i mali futuri, sia per la venuta dell’Anticristo, sia per il Giudizio finale”. Se la Chiesa impedisce tali calcoli matematici “certi”, non impedisce tuttavia le prudenti congetture, come ce ne testimoniano le moltissime fatte dai Padri e dai Dottori. Però, per quanto essi dicano che la venuta dell’Anticristo è prossima, vicina, imminente, non parlano mai né di anni, né di mesi, né di giorni con assoluta certezza, e tale avvento lo deducono non da calcoli numerici ed umani, ma dai segni certi che ci dà la S. Scrittura, il più importante dei quali è la grande apostasia. S. Paolo, infatti, nella II Epistola ai Tessalonicesi dice che la fine del mondo dovrà essere preceduta dall’Anticristo e che l’Anticristo sarà preceduto a sua volta dall’apostasia generale. Si tratterà della defezione di un gran numero di cristiani provocata dall’indifferentismo o dall’eresia o dalla persecuzione o da tutte queste cause ed altre unite insieme. S. Pio X, per esempio, nella sua Enciclica E supremi apostolatus cathedra (1904) scrive: «Chi tutto questo considera bene [la generale perdita della fede – nda.] ha ragione di temere che siffatta perversità di menti sia quasi un saggio e forse il cominciamento dei mali che agli estremi tempi son riservati, e che già sia nel mondo il figlio della perdizione (…) In quella vece ciò che appunto, secondo il dire medesimo dell’Apostolo, è il carattere proprio dell’Anticristo, “l’uomo si è posto in luogo di Dio (…) ha fatto dell’universo quasi un tempio a se medesimo per esservi adorato”». È chiaro che S. Pio X parla del segno precursore dell’apostasia profetata da S. Paolo. Se consideriamo poi lo stato attuale delle cose, il culto dell’uomo penetrato non solo negli stati ma anche nel tempio di Dio, il panteismo professato esplicitamente dai nuovi teologi e dai Pastori, la separazione tra Stato e Chiesa in Italia, voluta da Giovanni Paolo II col nuovo Concordato e definita “ideale”, non dobbiamo forse concludere che siamo davanti alla grande apostasia, che non c’è più l’ostacolo alla manifestazione dell’Anticristo, perché le nazioni hanno divorziato dalla Chiesa romana, e che “colui che lo trattiene” non esercita l’azione di trattenimento dell’Anticristo, che dovrebbe compiere, anzi oggi con Francesco I sembra favorirla. Circa l’universalità dell’apostasia S. Roberto Bellarmino afferma che sarà proprio l’Anticristo a doverla completare, per cui se questa non ha ancora toccato il vertice, farà in tempo a toccarlo. S. Paolo ci dice inoltre che dopo la defezione e l’apostasia l’uomo del peccato apparirà “in omni seductione iniquitatis”; esso aumenterà quindi l’apostasia e la renderà universale. Ma, viene da domandarci, che cosa manca ormai più se non l’avvento stesso dell’Anticristo e la persecuzione fisica? La situazione odierna è spiegabile solo alla luce di quanto la S. Scrittura (Apocalisse compresa) ci rivela riguardo alla grande apostasia e all’interpretazione che ne danno i Padri, i Dottori e il Magistero. Dio ha voluto rivelarci tutto ciò affinché fossimo pronti e non ci facessimo irretire anche noi dalla nuova religione dell’uomo, figlia di Teilhard de Chardin, per il quale la Materia in perpetua evoluzione produce lo Spirito, lo Spirito diviene Dio ed il punto finale (il punto omega) di tale evoluzione è il Cristo Cosmico, del quale parla Giovanni Paolo II nella sua Enciclica Dominum et vivificantem. Padre Arrighini (I ed., 1944, II ed., Il Basilisco, Genova, 1988) nel 1944, concludeva: “il segno precursore dell’Anticristo è ormai evidente e c’è quindi da dubitare — come sentimmo da S. Pio X — che esso sia già nel mondo; ma allora perché non si manifesta ancora? perché vi è un ostacolo che lo impedisce. E qual è questo ostacolo? È la sottomissione alla Chiesa e al suo capo, il Papa” (op. cit., p. 115). Ora essendo venuto a mancare la forza di “colui che lo trattiene” ecco che l’ostacolo non c’è quasi più. Non ci resta quindi che aspettare gli avvenimenti. Expectans expectavi (…).

Congetture Probabili

P. Arrighini, a p. 118, introduce il paragrafo “Congetture probabili”: “Orbene, dopo tutto ciò, diventano lecite e probabili anche le più trepidanti congetture e non c’è bisogno di essere profeta o figlio di profeti per pronosticare l’epoca dell’avvento, o piuttosto, della manifestazione del regno del figlio di perdizione. Già il segno precursore dell’apostasia, abbiamo visto, dietro le stesse affermazioni degli ultimi nostri Sommi Pontefici, che da tempo è apparso e va sempre più aggravandosi; riguardo poi anche all’ostacolo e a chi lo trattiene, non vanno forse anch’essi da tempo rallentandosi? Non sembrano quasi lì per venir meno? “È vero, la Chiesa è indefettibile ed esisterà fino alla consumazione dei secoli; lo stesso tempo che l’edificio dovrà poi durare il fondamento ossia la pietra, la roccia, su cui sorge; ma non dimentichiamo che la Chiesa ed il suo Capo possono vivere in tanti modi: la Chiesa può essere trionfante nelle basiliche od oppressa nelle catacombe; il Papa può regnare in Vaticano od essere esule, prigioniero, relegato non so dove (…) Ora entrambi questi pericoli non sembrano forse ai nostri giorni, in seguito appunto all’accresciuta apostasia ed ai profondi sconvolgimenti religiosi e sociali che sovvertono il mondo, tornati a minacciare più che mai la Chiesa ed il suo Capo? “Il razionalismo, il modernismo ed il deismo del secolo scorso già avevano assaltata e scossa la Chiesa nei suoi dogmi; l’indifferentismo religioso ed il liberalismo che seguirono fecero trascurare o disprezzare anche le sue leggi e la sua morale; ma il comunismo, il bolscevismo che già stanno dilagando come una marea di sangue e di fango in tutto il mondo civile e cristiano, non finiranno forse col travolgere e soffocare ogni cosa? Potrà ancora la Chiesa, come l’arca noetica, galleggiare su questo nuovo diluvio non già di acqua, ma di sangue e di fango? E se pur trovasse una cima di monte così alta od una catacomba così bassa dove nascondersi, cosa ancora potrà fare contro la travolgente marea fangosa e l’Anticristo che la segue? “E il suo custode, il suo nocchiero, che già adesso con mano tremante si sforza di trattenerla, fino a quando potrà ancora resistere? A che si è ormai da tempo ridotto il suo potere spirituale pur sì necessario contro quello tanto temporale che lo minaccia? Dove i principi, i re cattolici che lo difendono? Dove i popoli pronti ai suoi ordini, ai suoi moniti? Le sue stesse Encicliche non si vedono sequestrate, i suoi Nunzi respinti, le maglie così abilmente tese della sua diplomazia lacerate, i suoi stessi ministri perseguitati? (…) Inerme, spodestato d’ogni potere temporale, senza più sovrani e principi cattolici su cui appoggiarsi, abbandonato o disprezzato da molti, poco ascoltato da tutti, non c’è da stupire che, malgrado i suoi sforzi sovrumani per trattenere ancora l’ostacolo che si oppone al regno dell’Anticristo, già sia un giorno non lontano a cedere; e allora ceduto chi rattiene e travolto l’ostacolo, l’Anticristo, che è già in marcia, che forse da tempo è, già al mondo, che probabilmente è uno di quelli stessi che già lo mettono a soqquadro, potrà fare la sua completa apparizione e consumare la sua opera satanica di apostasia e di distruzione. È questo il fondato timore che già abbiamo sentito espresso da Pio X e, prima e dopo di lui, anche da altre anime non meno illuminate e pie” (Arrighini). Ora, il segno della grande apostasia è certo ed oggettivo (lo stesso Paolo VI disse che il fumo di Satana era penetrato nella Chiesa, e parlò di “auto—demolizione della Chiesa”). Quindi è lecito fare congetture prudenti e stare ad aspettare.

La Natura Dell’Anticristo

1) certamente vero uomo

“L’Anticristo è un vero uomo e stimo che tale assioma sia di fede” (F. Suarez, De Antich., sectio I, n. 4). S. Paolo lo definisce “Homo peccati, filius perditionis” (II Tess., II, 3—7). Errano quindi coloro che dicono che l’Anticristo è un’allegoria, una setta, un’eresia o l’insieme di tutti i cattivi. L’Anticristo però non è neppure un diavolo incarnato: “l’Anticristo non sarà una persona diabolica incarnata” (F. Suarez, ibid.). Ciò non toglie che l’Anticristo si assoggetterà talmente al diavolo da diventarne uno strumento, sebbene sempre cosciente; S. Giovanni Crisostomo, a questo proposito, scrive: “Chi è l’Anticristo’? Forse un demonio? No, ma un uomo che si è dato completamente al demonio” (Homilia III in IIam Tess.).

2) probabilmente ebreo

Gesù dice ai giudei: “Io son venuto in nome del Padre mio e non mi ricevete; se un altro verrà di propria autorità voi lo riceverete”. (Gv., V, 43). Ora i Padri commentano che Nostro Signore qui allude all’Anticristo, e poiché il Messia dovrà essere di origine giudaica ne concludono che anche l’Anticristo sarà giudeo.

3) la sua famiglia

La tradizione cristiana è concorde e costante nel ritenere che l’Anticristo, sebbene destinato a diventare l’uomo più potente della terra ed il monarca di tutto il mondo, lungi dal discendere da stirpe regale, nascerà invece da gente bassa e spregevole sotto ogni aspetto. “Daniele simboleggia l’Anticristo in un piccolo corno crescente” (VII, 13): questo significa una potenza piccola e quasi trascurabile nei suoi inizi. Suarez commenta: “È certo che l’Anticristo non perverrà al suo regno per diritto ereditario; sorto da bassa e plebea gente, poco alla volta, con l’astuzia e con la violenza, giungerà a regnare su tutto il mondo” (De Antichristo, Sectio V, n. 2). I Padri ritengono anche che l’Anticristo proverrà da un’unione illegittima e peccaminosa, “ex fornicatione parietur” (S. Giovanni Damasceno, De fide ortodoxa, IV, 27), dovendo essere il contrario di Cristo che è nato dall’Immacolata. S. Paolo infatti, lo chiama l’uomo del peccato; anzi molti autori (S. Brigida, S. Ildegarda, Suarez, S. Roberto Bellarmino) lo fanno nascere da una relazione demoniaca; pur ammesso ciò, l’Anticristo sarebbe sempre vero figlio o discendente dell’uomo, sebbene, in un certo senso — ossia per il concorso straordinario che nella concezione prenderebbe il demonio — lo si potrebbe pur dire figlio del diavolo.

Il Regno Dell’Anticristo

1) la sua estensione

Il suo regno sarà universale, Daniele ci dice che il piccolo corno abbatterà tutti gli altri che governeranno il mondo, per cui resterà solo a regnare su di esso. L’Apocalisse aggiunge che “fu dato potere alla bestia sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione” (XIII, 7) e S. Gerolamo che l’Anticristo “in toto orbe regnabit” (Comm. in Dan. 2). Ma gli autori più recenti come Cornelio a Lapide, Suarez fanno opportunamente osservare che non è necessario intendere che regnerà proprio su tutte e singole le regioni, poiché alcune remote e selvagge potranno sottrarsi al suo dominio.

2) la sua capitale

Vi sono a riguardo tre opinioni. La prima ritiene che sarà Babilonia di Caldea (S. Gerolamo); ma è la meno probabile. La seconda ritiene che sarà Gerusalemme (S. Ireneo). La terza ritiene che sarà Roma (Cornelio a Lapide, S. Roberto Bellarmino, Suarez): “È qui che per meglio opporsi al vero Cristo, l’Anticristo stabilirebbe la sede del suo impero. Si assiderebbe a Roma ridiventata pagana” (A. Lémann, L’Anticristo, Proceno di Viterbo, Effedieffe, ristampa, 2016 ).

3) La sua durata

Daniele (VII, 25) afferma che “saran poste tutte le cose nelle sue mani, per un tempo, due tempi e per la metà di un tempo”. L’Apocalisse ci dà la chiave per interpretare il testo di Daniele “le fu data la potestà di agire per mesi quarantadue” (Apocalisse, XIII, 5) cioè tre anni e mezzo: un tempo in Daniele significa quindi un anno, più due, più mezzo, in tutto tre anni e mezzo. Alcuni lo interpretano allegoricamente come uno spazio di tempo breve, altri in senso stretto e matematico.

La Persecuzione Dell’Anticristo

L’Apocalisse ci dice che lo pseudo—profeta o il primo ministro dell’Anticristo “farà sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, abbiano impresso un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno possa comperare o vendere senza mostrare quel marchio, ossia il nome della bestia (cioè dell’Anticristo) o il numero (666) del suo nome” (XIII, 15). Il dispotismo tirannico con cui l’Anticristo governerà il mondo gli preparerà la via al suo scopo principale, quello cioè di soffocare ogni religione ed ogni culto di Dio per giungere ad un’apostasia generale. Il libro dei Maccabei ci offre in Antioco Epifane la figura delle azioni dell’Anticristo; Antioco infatti dopo aver reso schiavo il popolo eletto, lo privò, col seguente editto, anche della sua religione: “Si proibisce di continuare nel tempio gli olocausti, i sacrifici e le oblazioni; di santificare il sabato, di praticare la circoncisione (…) Siano profanati i luoghi santi e con ogni sorta di immondezze e di abominazioni anche l’anima dei bambini, affinché, dimentichi della legge di Dio, ne violino tutti i precetti. E tutti quelli che non obbediscono siano condannati a morte” (I Maccabei, I, 46—52). Per quanto sembrino mostruosi questi ordini, tuttavia lo storico sacro ci fa sapere che non piccola parte del popolo ebbe la debolezza di sottomettervisi, poiché già fiaccato dalla tirannia e dalla schiavitù. La Scrittura ci dice ancora dell’Anticristo: “Egli parlerà male dell’Altissimo” (Daniele, VII, 27) ed ancora: “La Bestia aprì la bocca in bestemmie contro Dio e le fu dato il potere di far guerra ai santi e di vincerli [ossia martirizzarli, nda]” (Apocalisse, XIII, 6—7). I Padri e i Dottori commentano che la persecuzione dell’Anticristo sarà assieme temporale o fisica e spirituale o insidiosa ed ipocrita (cfr. F. Suarez, De Antichristo, VI, 1—2). Essi dicono anche che sarà universale, poiché non si limiterà a perseguitare la Chiesa Cattolica, ma tutte le religioni e tutti i culti, essendo intento dell’Anticristo di abolirli tutti per sostituirvi l’unico culto di se stesso. Quindi, se al principio, per farsi accettare dai giudei come Messia, si era mostrato con la maschera della dolcezza e della bontà, diventato padrone assoluto, getterà la maschera e “parlerà male contro l’Altissimo”, dando così a tutti l’esempio dell’apostasia.

La Grande Apostasia Anticristica

1) l’adorazione della bestia

Lo scopo finale di tutte le ambizioni, lotte, tirannie, persecuzioni dell’Anticristo sarà di allontanare l’intero mondo da Dio per convergerlo tutto a sé. In ciò si mostrerà degno figlio di Lucifero anzi lo sorpasserà, poiché mentre Lucifero aspirava a sedere presso l’altissimo sulla sommità delle nubi (cfr. Isaia, XIV, 14), l’Anticristo pretenderà di andare oltre lo stesso Dio per farsi adorare e servire lui solo. Si direbbe il delirio di una mente inferma, se purtroppo la storia non ci ricordasse tentativi del genere, la storia del pensiero filosofico, per esempio. Infatti esso è la continuazione di due principi contrapposti: da una parte Dio personale e trascendente che crea il mondo per far partecipare l’uomo alla sua Beatitudine, e dall’altra Lucifero che vuol cogliere il suo fine senza l’aiuto di Dio, colle sue sole forze: tale rivolta si è rinnovata nel paradiso terrestre, quando il serpente disse ad Eva “Eritis sicut dii”, e si rinnova nell’uomo che vuol diventare Dio con le sue forze naturali (panteismo). La filosofia realista e perenne di Aristotele e S. Tommaso è la continuazione della prima linea, professando l’adeguazione dell’intelletto all’oggetto e la dipendenza della creatura dal Creatore. La Gnosi segue la seconda, professando che è il soggetto a porre e creare l’oggetto e che l’uomo deve creare un mondo nuovo — che non canti più, come l’attuale, la dipendenza della creatura dal Creatore — in cui l’uomo stesso è Dio. Ebbene tale filosofia falsa o Gnosi, penetrata all’interno della Chiesa con i nuovi teologi, il cui rappresentante principale è Teilhard de Chardin, è stata l’anima del Vaticano II; essa viene da Lucifero e porta all’Anticristo. Perciò non dobbiamo stupirci se Giovanni Paolo II scrive che “Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal didentro”. Tutto era scritto e ci era stato predetto dalla S. Scrittura. Se pensiamo a tutto ciò non possono non rimbombare con terrore nella nostra mente le parole di Paolo VI all’ONU: “Noi più di chiunque altro abbiamo il culto dell’uomo”. La religione del Concilio Vaticano II è la religione dell’uomo e prepara la via alla manifestazione e al regno dell’Anticristo che opera nella storia fino a poter trionfare quando l’ostacolo e il guardiano siano tolti di mezzo. Il Tempio universale è in via di allestimento (Assisi 1986/2016) e la Repubblica universale anche (grazie alla caduta del Muro di Berlino, al Nuovo Ordine Mondiale, alla globalizzazione e allo strapotere degli Usa/Cina ed Israele). Non dobbiamo far altro che aspettare la maturazione degli eventi. Già Antioco Epifane arrivò a far incidere sotto le sue statue e sulle sue monete la parola Dio e a pretendere di essere adorato come tale da tutti i suoi sudditi. E ciò che è più straordinario è che tutte le nazioni si accordarono ad obbedirgli” (I Maccabei, II, 44). Ora se tale insensato riuscì a tanto, non c’è dubbio che meglio ancora vi riuscirà l’Anticristo: S. Paolo, infatti, ci rivela che “Esso s’innalzerà sopra tutto quello che dicesi Dio o si adora, talmente che si assiderà nel tempio di Dio facendosi credere tale” (II Tess., II, 4). P. Arrighini commenta: “quale poi sia il tempio dove la grande bestia si farà adorare (…) sarà sotto la cupola michelangiolesca di s. Pietro se — come è più probabile — avrà per capitale Roma ritornata pagana” (op. cit., p. 232). E tutti coloro che non vorranno adorarlo li farà uccidere. “Così col sopprimere questi pochi rimasti fedeli al vero Dio, non rimarranno che i rinnegati, e l’apostasia già iniziatasi prima della venuta dell’Anticristo, da lui poi estesa ed intensificata con la sua tirannia, finirà col diventare davvero generale ed universale” (op. cit., p. 233). La Bibbia ci dice che il profeta Ezechiele venne trasportato in spirito dal soffio di Dio nel tempio di Gerusalemme: “Figlio dell’uomo alza i tuoi occhi e guarda — disse il Signore al suo profeta. Ed il profeta guardò nel santuario, la parte più santa del tempio, e vi vide un idolo, l’idolo della Gelosia. Questo era Baal, la più infame di tutte le divinità fenicie, chiamata così da Dio stesso, ferito al cuore. E davanti a Baal chi stava dunque prostrato? il sacerdozio! (…) sì, una parte del sacerdozio, alcuni sacerdoti divenuti apostati! Il profeta rimase stupefatto. Ma già il soffio di Dio lo trascina in un’altra parte del tempio: “Figliuolo dell’uomo, apri la muraglia”. Ed attraverso la breccia il profeta scopre una stanza segreta; e sui muri all’intorno pitture di rettili e di animali dinanzi cui settanta uomini con turiboli in mano li adoravano. Le settanta persone erano settanta seniori, cioè la classe dirigente presso il popolo ebraico. E la classe dirigente era divenuta apostata. Il profeta tremava, ma il soffio di Dio ancora lo trasportò in un’altra parte del tempio: “Figliuolo dell’uomo, vòlgiti da questa parte e vedrai”. Ed il profeta vide alcune donne assise per terra che piangevano; ma quello che esse piangevano era il dio della voluttà che si diceva morto. Erano le vergini ad avere apostatato. Ma il soffio di Dio trasportò per la quarta volta il profeta all’ingresso del tempio: “Figlio dell’uomo hai visto; ma se ti volgerai anche altro vedrai!” E il profeta guardando vide altri 25 uomini vicini al vestibolo che voltavano la schiena al tempio del Signore ed adoravano il sole. Ora questi venticinque uomini appartenevano al popolo e così anch’esso voltava la schiena al tempio del Signore (Ezechiele, VIII, 3 e segg.).

2) apostasia universale

Popolo, vergini, nobili, sacerdozio: l’apostasia era dunque dappertutto nella società giudaica; ma al tempo dell’Anticristo, sarà in tutto il mondo.

3) castigo universale

Per comprendere il castigo universale che dovrà seguire all’apostasia universale ritorniamo alla visione di Ezechiele. Iddio gli rivelò il suo sdegno in questi termini: «Figlio dell’uomo, tu lo hai visto, è forse piccola cosa per la casa di Giuda fare queste abominazioni al suo Dio? Eppure le ha commesse e mi ha irritato. Anch’io agirò quindi con furore; l’occhio mio non li risparmierà, non avrò pietà, e per quanto gridino ad alta voce non li ascolterò (…) poi comandò: “Fate accostare quelli che debbono punire il popolo infedele e ciascuno abbia in mano la sua arma di distruzione”. Ed ecco venire dal lato della porta superiore sei uomini, ognuno dei quali aveva la sua spada distruggitrice (…) e Dio disse loro: “Passate per la città e colpite; il vostro occhio non risparmi nessuno e siate senza pietà; uccidete, sterminate vecchi, giovani, donne e bambini; distruggete ogni casa ed empite di morti i cortili. Uscite!” e quelli uscirono ed andarono a fare la vendetta di Dio» (Ezechiele, IX, 1 e segg.).

La Disfatta Dell’Anticristo

Per quanto con la tirannia e la persecuzione l’Anticristo sia riuscito a dominare il mondo, non regnerà a lungo avendo i “giorni” contati (1.290); in essi inoltre non cesserà di venir combattuto efficacemente da avversari ancora più potenti di lui (“non abbiate paura, Io ho vinto il mondo”), vale a dire la Chiesa con i suoi sacramenti, i Dottori con la loro dottrina, i due profeti Enoch ed Elia ed infine Nostro Signore stesso che lo distruggerà col soffio della sua bocca.

1) persistenza della Chiesa

L’Anticristo non riuscirà — malgrado l’apostasia generale — a distruggere la Chiesa, poiché Dio ha decretato che durerà usque ad consummationem saeculi (Mt., XVIII, 20). Quindi ancora oltre lo stesso Anticristo. Ma essa sarà oltremodo oppressa e indebolita (in stato di privazione); la maggioranza dei suoi figli e dei suoi stessi ministri l’avranno abbandonata, ma tutto ciò non vorrà dire che la Chiesa sia completamente distrutta e morta: rimarrà sempre intatta nella sua gerarchia. S. Agostino nella Città di Dio (XX, 8) scrive: “Mai come negli ultimi tempi la Chiesa sarà desolata dalle persecuzioni e dall’apostasia (…) ma bisogna ritenere pure per certo che non solamente i fedeli i quali usciranno vittoriosi dalla prova di quel tempo, ma anche molti infedeli aiutati dalla grazia di Dio, avranno allora più fermezza per credere a ciò che non credevano e più forza per vincere il demonio scatenato e l’Anticristo”. Essi tale forza soprannaturale la attingeranno dai Sacramenti che continueranno sempre ad essere amministrati nella Chiesa da un piccolo numero di preti che non avranno apostatato. “Non mancherà loro neppure il S. Sacrificio della Messa. Molti lo negano rifacendosi alla profezia di Daniele ‘per mille duecentonovanta giorni cesserà il Sacrificio perenne’ (XII, 1). Dal fatto che questi giorni coincidano con quelli pur già numerati del regno dell’Anticristo si è troppo facilmente creduto che durante questo periodo non si celebrerà più la Messa (…) Conveniamo quindi che anche durante i “1 .290” giorni del regno dell’Anticristo la Chiesa non cesserà mai di celebrare i divini misteri e di amministrare i Sacramenti, sebbene non pubblicamente ma in maniera sì occulta che gli empi ed i persecutori non se ne accorgeranno neppure e riterranno cessata ogni sua attività” (Arrighini, p. 245—246).

2) intrepidezza dei dottori

Ma la Chiesa combatterà anche direttamente l’Anticristo con la voce dei suoi apostoli e la dottrina dei suoi dottori. Anche il ministero della parola non verrà mai meno nella Chiesa.

3) Enoch ed Elia

L’Apocalisse ci parla di due testimoni (XI, 3). Enoch: è uno dei più antichi patriarchi, fu padre di Matusalemme che visse 969 anni, ma Enoch lo sorpassa perché il sacro autore, che termina la biografia di ogni patriarca dicendo “et mortuus est”, quando arriva ad Enoch dice “Camminò con Dio su questa terra e poi disparve perché Dio lo riprese” (Genesi, V, 24); e l’Ecclesiastico aggiunge che “fu trasportato da Dio in locu eminenti, da dove tornerà a predicare ai gentili la penitenza”. Elia invece fu rapito da un carro di fuoco (IV Libro dei Re, II, 11 e Ecclesiastico, XLVIII, 9). È prossimo alla fede che dovranno tornare su questa terra a completare la loro missione. “Elia dovrà tornare a riordinare tutte le cose” (Mt. 17,11) ed Enoch “tornerà a predicare alle genti la penitenza” (Eccl., XLIV, 16). S. Roberto Bellarmino dice che “negare il ritorno di Enoch ed Elia è prossimo all’eresia” (De rom. Pont. III, 6). Ma quando avverrà tale ritorno? È opinione comune che ritorneranno al tempo dell’Anticristo e che sono loro i due testimoni dell’Apocalisse cui toccherà combattere apertamente il Figlio del peccato; lo affermano Tertulliano, S. Gerolamo, S. Gregorio Magno, Rabano, Cornelio a Lapide e S. Tommaso (Somma Teologica, III, q. 49, a. 5, ad 2um). Enoch verrà per ammonire e condurre a penitenza i cristiani prevaricatori (gentili), mentre Elia verrà per convincere i giudei che il vero Messia è Cristo e non l’Anticristo. Dice infatti l’Apocalisse dei due testimoni: “E io darò ai miei due testimoni la missione di profetare per 1260 giorni vestiti di cilici (…) E quando avranno compiuto la loro missione, la bestia che sale dall’abisso muoverà loro guerra e li supererà e li ucciderà. Ed i loro cadaveri giaceranno sulla piazza della grande città che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro fu crocefisso (Gerusalemme). Trascorsi però tre giorni e mezzo, uno spirito di vita, procedente da Dio entrò in loro e si drizzarono di nuovo in piedi, sicché grande spavento pervase quanti li videro. Ed in quel mentre si fece un gran terremoto e la decima parte della città cadde e settemila restarono uccisi; i superstiti, spaventati, finirono col dar gloria al Dio del cielo” (Ap., XI, 2—14).

4) trionfo di Gesù Cristo

Gesù lo ucciderà “con un soffio della sua bocca” (II Tess., II, 8). A sì clamorosa disfatta dell’Anticristo, a quei pochi seguaci dell’Anticristo che sfuggiranno al castigo, siano essi cristiani rinnegati o giudei e infedeli, s’apriranno finalmente gli occhi per riconoscere il vero Messia ed a Lui solo daranno onore e gloria. In tal modo Gesù Cristo riprenderà il suo incontrastato impero sul mondo intero e si adempiranno alla lettera quelle profezie secondo cui prima della fine del mondo si convertiranno tutti al Vangelo e gli stessi giudei riconosceranno il vero Messia!

“Questo libro deve tornare ancora più utile a noi, giacché oltre a rivelarci fin d’ora il sovrano più dispotico e malvagio che governerà la terra, c’insegna il segreto per sottrarci al suo dominio o per ritardarlo il più possibile. Infatti, se è vero che ogni opera d’arte o d’ingegno deve avere il leit—motiv, si può ben dire che quello di questo libro è lo stesso che risuona nell’Epistole di San Paolo ai Tessalonicesi, che cioè l’Anticristo non potrà comparire fino a quando non siasi tolto l’ostacolo e chi lo trattiene (katékon). Ora, come pur abbiamo già spiegato, l’ostacolo è qui la Chiesa, e chi lo trattiene, il sommo suo Pontefice; è quindi tutto nostro interesse, se non si vuol affrettare la venuta dell’Anticristo e dei molti disastri che la precedono e seguono, concorrere il più possibile al consolidamento, all’espansione, alla potenza dell’una e dell’altro. Purtroppo dobbiamo invece convenire che da molto tempo, si fa tutto il contrario. Alla Chiesa che già dominava quasi incontrastata su tutto il mondo civile, incominciarono gli scismi e le eresie a sottrarle intere nazioni sicché di fronte a oltre cinque miliardi di abitanti che ormai popolano il globo, non le son rimasti che pochi veri cattolici, ferventi e praticanti; il resto non lo sono che di nome. Ridotta così ai minimi termini, la Chiesa si è veduta, poco alla volta, spogliare anche di ogni suo potere temporale, pur tanto necessario per intervenire nelle faccende politiche dei popoli, per salvaguardarne i diritti, per dirimerne le contese, per imporre l’osservanza dei trattati, per promuovere e mantenere l’ordine, la concordia, la civiltà cristiana tra i popoli, che valesse a proteggerli da false e perniciose ideologie, da regimi pagani o bolscevichi, da egemonie sionistiche o comuniste; e ben ce ne accorgiamo adesso che ci troviamo in mezzo a tutti questi guai; ma ancor più se ne dovranno accorgere i popoli sotto il regno dispotico e diabolico dell’Anticristo. Se quindi vogliamo almeno il più possibile ritardarlo e anche già distruggere quanto da tempo va preparandolo, procuriamo di sostituirvi il più possibile il regno di Cristo, ossia della sua Chiesa, col cominciare a darle in noi sudditi fedeli e ferventi, col favorirne l’espansione nel mondo ancora idolatra e selvaggio per mezzo delle missioni, e nel mondo eretico o scismatico, che è ormai diventato ancora più vasto e pericoloso, mediante concordati, convenzioni diplomatiche e se possibile, anche unioni confessionali o religiose. Se, com’è inevitabile, da una parte e dall’altra si dovesse rinunziare a qualche cosa, i vantaggi immensi che da tali unioni deriveranno, primo tra cui quello di opporsi come una barriera insormontabile all’invadente regno dell’Anticristo, saranno tali da ben far accettare ogni rinunzia e sacrificio. Ed il sacrificio maggiore che pur dovranno accettare di buon grado le chiese dissidenti, sarà di sottomettersi all’autorità dell’unico Vicario di Cristo in terra, poiché è anche l’unico che per la somma ed infallibile potestà conferitagli da nostro Signore nella persona di Pietro, possa efficacemente opporsi a quel Vicario del diavolo ch’è appunto l’Anticristo. Per questo abbiamo sentito più volte l’Apostolo San Paolo raccomandare che chi ora lo rattiene, lo rattenga finché sia levato di mezzo. E bisogna convenire che i Pontefici romani non hanno mai cessato, per mezzo appunto della Chiesa, di rattenere il grande nemico che minaccia il genere umano. Per limitarci agli ultimi nostri Papi, quanto non fecero e faticarono a questo preciso intento! Leone XIII, nel suo lungo e glorioso pontificato, oltre ad aver incrementato in ogni modo la pietà cristiana, stipulò innumerevoli concordati anche con parecchie nazioni eretiche e scismatiche quasi per tutte coalizzarle, come si esprimeva lui, in una sola crociata contro il regno dell’Anticristo. “Il governo della Chiesa — così egli — ci appare sempre più formidabile per il sopravvenire di tempi malvagi ed il timore di un avvenire più terribile ancora per la Chiesa e l’intera società (…) Abbiamo perciò creduto che l’opera più opportuna e conforme alla Nostra dignità si era di mostrare ai popoli ed ai principi questo unico porto di salute ch’è la Chiesa cattolica e di aiutarli ad entrarvi. Noi abbiamo consacrato la Nostra vita a tale scopo, persuasi di far così gli interessi più vitali per la religione e la società”. Né altrimenti poteva pensare a fare il suo successore Pio X, il quale già dichiarava “di vedere un cominciamento dei mali che agli estremi tempi son riserbati, sì da temere che già sia nel mondo il figlio di perdizione di cui parla l’Apostolo” (Enciclica E supremi, 1904). In seguito a ciò, egli fece suo programma di tutto restaurare in Cristo e ad esso, come sappiamo, consacrò l’intera sua laboriosa e santa vita dovendo però, con sommo rammarico, al termine della medesima, sempre più convincersi “che il figlio della perdizione già fosse al mondo”: “È ormai già la follia dell’Anticristo che si presenta invece di Dio medesimo alle adorazioni del mondo: le verità sante non solamente impugnate, ma rigettate con disprezzo; la legge divina calpestata, la morale cristiana sconosciuta o vilipesa. E, come conseguenza inevitabile, in mezzo ai progressi materiali che nessuno può contestare, la lotta dell’uomo contro l’uomo ogni dì più implacabile” (ivi). Questa lotta non tardò a trasformarsi in un conflitto internazionale e allora sentiamo Benedetto XV, il ‘Papa della Grande Guerra’, ripetere i lamenti del suo predecessore: “Da quando si è lasciato di osservare, nell’ordinamento statale, le norme e le pratiche della cristiana saggezza, le quali garantivano esse sole la stabilità e la quiete delle istituzioni, gli Stati hanno necessariamente cominciato a vacillare nelle loro basi, e ne è seguito nelle idee e nei costumi tale un cambiamento, che se Iddio presto non provvede, sembra già imminente lo sfacelo dell’umano consorzio…” (Enciclica Ad Beatissimi, 1914). Il sapiente Pontefice seguita ad indicare i mezzi per evitare un simile disastro, ed egli stesso quanto non lavorò con la più fine diplomazia, con la sua tenacia tutta genovese alla loro attuazione! A lui forse si deve se nella precedente guerra l’Anticristo non riuscì ancora a stabilire il suo regno: “Chi or lo trattiene, lo trattenga”. Pio XI però non doveva tardare a di nuovo vederne e additarne la minaccia nel rinascente paganesimo e nel dilagante comunismo, da lui definiti come “le due grandi vie che conducono i popoli alla perdizione”, e durante il laborioso pontificato, nulla tralasciò per opporsi a tali malanni e, a costo di offrire in olocausto la sua stessa vita, riuscì ancora a salvare quella dell’umanità minacciata. Anch’egli poteva dir morendo di avere ben obbedito all’ordine dell’Apostolo: “Chi or lo trattiene, lo trattenga”. Questo compito diventava tanto più arduo per il suo successore Pio XII il quale, nell’orrenda guerra che dall’inizio del suo pontificato sconvolge la Chiesa ed il mondo, ha più di tutti motivo a temere che non solo sia già nato l’Anticristo, ma che stia per iniziare il suo regno. La storia dirà gli sforzi sovrumani che anche questo Papa va facendo per trattenerlo. Intanto nostro dovere ed anche interesse si è di coadiuvarlo con le nostre preghiere. La nostra devozione, la nostra filiale obbedienza ai suoi moniti, alle sue direttive. Mai come adesso la causa del Papato si rivela la causa di tutta l’umanità. Possiamo star sicuri che fino a tanto che il vicario di Cristo regnerà a Roma, non vi regnerà il vicario di satana; finché la Chiesa impera nel mondo non potrà stabilirvisi l’impero dispotico e idolatra dell’Anticristo. Facciamo quindi noi pure ogni sforzo, perché l’ostacolo non sia rimosso, perché chi lo trattiene lo trattenga, e anche in questa nostra calamitosa epoca, in cui più che in ogni altra c’è da temere l’avvento dell’Anticristo e del suo regno ne saremo salvi, e la storia di entrambi, tracciata in questo libro, non diverrà ancora storia contemporanea” (Arrighini, op. cit., pp. 264—271).

Il lavoro di Hugh Benson è un libro da leggere e meditare… soprattutto oggi e i fatti odierni vanno interpretati alla luce del libro di Benson. Dopo Benson passeremo a studiare Orwell (1984) nel prossimo articolo, che assieme a Huxley (Il mondo nuovo) e Zamjatin (Noi) ci hanno descritto con decenni di anticipo quanto ci tocca vedere e patire oggi e il bello deve ancora arrivare …

d. Curzio Nitoglia

MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO A LUZ DE MARIA 3 OTTOBRE 2020





Amato Popolo di Dio:



VENGO A CHIAMARVI ALLA CONVERSIONE, NEL NOME DELLA TRINITÀ SACROSANTA.



L’essere umano, a causa della sua poca spiritualità, delle sue indecisioni, delle sue incertezze e a causa dell’attaccamento alle cose del mondo e di quanto è peccaminoso, si è ammalato di mancanza di Fede.


L’unica cura disponibile è la conversione, cosicché si riesca a sopravvivere in mezzo ai duri attacchi di ogni genere, con i quali il demonio vomiterà il suo odio per l’umanità. (Cf. Mc 1,15; Atti 7,30).



DOVETE PREGARE, OFFRIRE E RIPARARE, ESERCITANDO QUOTIDIANAMENTE LA VOSTRA CRESCITA SPIRITUALE, (Cf. Ef 4,15; Col 1,10) cosicché ciascuno di voi sia un cireneo per gli altri ed in questo modo il Popolo di Dio, nonostante sarà provato e purificato, si metterà in luce. (Cfr. 1 Tes 3,12). Non sarete importanti in numero, ma nella spiritualità e nella devozione.



Alimentatevi, debitamente preparati, del Corpo e del Sangue del Nostro Re e Signore Gesù Cristo, alimentatevene in spirito e verità, crescete. È urgente che lo facciate, affinché non veniate meno e perché vi salviate l’anima.


All’interno del Corpo Mistico, moltissime persone si stanno perdendo perché ricevono la comunione in stato di peccato, in quanto hanno trasgredito i Comandamenti della Legge di Dio.



Questo Popolo ribelle si è dimenticato di Dio, è regredito, si è consegnato ai tentacoli di satana e alle sue macchinazioni, accettando l’avanzamento dell’Ordine Mondiale.



Questa generazione si risveglierà quando sarà ormai soggetta alla più crudele sofferenza, quando sarà dileggiata dagli sbirri dell’anticristo, quando sarà colpita dalla natura ed impedita nel prendere decisioni.



L’ira di satana si è abbattuta sull’uomo, la malattia ha invaso la mente dell’uomo, ha scatenato reazioni inattese, ha isolato gli abitanti della terra ed ha trasformato le case in centri di indottrinamento e di dipendenza dalla tecnologia. (1)


L’amore per il prossimo si è raffreddato fino quasi a scomparire e l’essere umano, anche se non lo è, si sta comportando come un robot.



Grandi calamità provocheranno il terrore tra l’umanità.



Pregate figli di Dio, pregate, corpi celesti provocheranno il terrore tra l’umanità. (2)



Pregate figli di Dio, pregate, la guerra cesserà di essere solo un’idea.



Pregate figli di Dio, pregate, gli Stati Uniti, cadranno preda dell’odio.



Pregate figli di Dio, pregate, la terra tremerà con forza.
L’America tremerà, pregate per il Costa Rica.



Popolo di Dio, state camminando su un terreno paludoso, l’Élite Mondiale sta agendo contro l’umanità, sta scatenando migrazioni da paesi ad altri paesi.


L’economia cadrà nelle mani dei tiranni, l’uomo verrà sostituito dalla tecnologia.



I figli di Dio devono dedicarsi alla loro spiritualizzazione e devono fortificarsi per non venire meno, devono diventare scudi che impediscano il controllo della tecnologia mal impiegata sull’uomo, devono continuare ad avere la certezza del Potere di Dio sul male.



VI STO PREPARANDO PER QUELLO CHE ORMAI SI TROVA ALLA VOSTRA PORTA…



NON PERMETTETE CHE LA PAURA VI INVADA, ma siate invece persone di Fede, vivete nella certezza della Nostra Protezione.



NON TEMETE QUELLO CHE STA PER ARRIVARE, ma abbiate la certezza della Protezione Divina per i Suoi fedeli.



NON DISPREZZATE I MIEI AVVERTIMENTI, non abbiate paura, la paura non appartiene ai figli di Dio.



RIFUGIATEVI TRA LE BRACCIA DELLA NOSTRA E VOSTRA REGINA E MADRE, siate persone di Fede, siate inamovibili, forti e saldi, siate amore ed opponetevi al male.



NON FATE PASSI INDIETRO, SIATE SALDI NELLA FEDE, SIATE PERSONE DI FEDE. (Cf. Fil 4,19; 1 Gv 5,14).


ADORATE LA TRINITÀ SACROSANTA, AMATE E RIFUGIATEVI NELLA NOSTRA REGINA E MADRE.
INVOCATECI E NOI VI PROTEGGEREMO.



CHI È COME DIO?
NESSUNO È COME DIO!



San Michele Arcangelo


AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO
AVE MARIA PURISSIMA, CONCEPITA SENZA PECCATO







COMMENTO DI LUZ DE MARIA


LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Martedi 6 Ottobre 2020

Martedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)
















Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gal 1,13-24)
Dio si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel sostenere le tradizioni dei padri.
Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo – lo dico davanti a Dio – non mentisco.
Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilìcia. Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire: «Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere». E glorificavano Dio per causa mia.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 138)
Rit: Guidami, Signore, per una via di eternità.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda.

Meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.

Canto al Vangelo (Lc 11,28)
Alleluia, alleluia.
Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
e la osservano.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,38-42)
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Gesù è l'amico per eccellenza che dà la vita per coloro che ama. Confortati da queste verità, rivolgiamo la nostra preghiera al Padre, dicendo insieme:
Donaci, o Signore, la tua amicizia.

O Signore, tu ami chi dona con gioia: aiuta la tua Chiesa a vincere resistenze, dubbi e paure nel dare il suo indispensabile contributo per la crescita dei nostri fratelli. Preghiamo:
O Signore, tu conosci il nostro bisogno di amare e di essere amati: aiutaci a maturare le nostre relazioni umane per alimentare in noi e negli altri la gioia della vita. Preghiamo:
O Signore, la tua parola vivifica, risana e consola: aiuta la nostra comunità ad ascoltarla con cuore generoso e fedele, dandole il giusto spazio in mezzo ai pur importanti impegni della vita quotidiana. Preghiamo:
O Signore, tu infondi in tutti gli uomini il desiderio profondo di te: sostieni quanti hai chiamato alla vita contemplativa ad essere nel mondo i testimoni silenziosi della tua presenza. Preghiamo:
O Signore, hai creato l'uomo e la donna a tua immagine: aiuta gli sposi cristiani a vivere nella tenerezza e nella fedeltà l'amore che si sono promessi, perché ogni famiglia sia una piccola chiesa. Preghiamo:
Per le casalinghe che lavorano con umiltà e amore.
Per chi vive solo, abbandonato.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Gesù è accolto da Marta e Maria. All’inizio, permette loro di servirlo. È Marta soprattutto che se ne incarica, lasciandosi assorbire dai molti servizi, così da non avere nemmeno il tempo di ascoltare Gesù, di stringere un contatto diretto con lui. Vuole inoltre allontanare Maria da Gesù. Allora Gesù, preoccupato da questo atteggiamento, le fa notare dolcemente che “una sola è la cosa di cui c’è bisogno”. Per l’uomo è essenziale la parola di Gesù e soltanto Gesù. Egli è venuto a rendere visita a Marta non per essere servito da lei, ma per colmarla della sua parola e della sua persona. Nel Vangelo di oggi scopriamo uno strano mistero: chi ospita qualcuno da benefattore diventa il beneficato. Questo mistero si verifica quando l’ospite è Gesù. Secondo un proverbio polacco: “Il tuo ospite è Dio che è nella tua casa”.
Le due sorelle sono simboli della vita attiva e della vita contemplativa. Non bisogna però contrapporre queste due forme della vita cristiana l’una all’altra. Oggi, un buon numero di persone uniscono - anche vivendo nel mondo - lavoro e preghiera, vita attiva e contemplazione.

lunedì 5 ottobre 2020

OGGI SANTA SUOR FAUSTINA DELLA DIVINA MISERICORDIA



Suor Faustina, terzogenita di dieci figli, nacque il 25 agosto 1905 da una povera famiglia di contadini, che abitava nel villaggio di Glogowiec in Polonia. Nel battesimo, ricevuto nella Chiesa parrocchiale di Swinice Warckie, presso Lódz, le venne posto il nome di Elena.

La famiglia Kowalski viveva di un piccolo podere agricolo e dell’attività di falegname del padre Stanislao, un uomo religioso, molto laborioso ma nello stesso tempo severo, il quale dimostrava un forte senso di responsabilità nell’adempimento dei suoi doveri professionali e familiari ed esigeva lo stesso dai figli, richiamandoli anche nelle loro più piccole trasgressioni.

La madre, Marianna Babel, era invece una persona sensibile, affettuosa, tollerante, laboriosa e tenace; insegnava alla piccola Elena e ai suoi fratelli le verità della fede e gli stessi principi di condotta cristiana professati dal padre. Vivendo in questo ambiente i bambini crescevano con un profondo senso della disciplina e dell’obbedienza maturando una grande stima per le cose sante. Inoltre fin da piccoli essi venivano educati alla laboriosità, al senso di responsabilità ed alla collaborazione familiare.

Nella famiglia Kowalski la fede costituiva l’elemento essenziale della vita: Dio era sempre al primo posto e ogni giorno la preghiera si univa armoniosamente al lavoro. Infatti il padre stesso, fin dal primo mattino, cantava il tradizionale inno dell’alba: Kiedy ranne wstajq zorze e le Piccole Ore della Beata Vergine Maria; mentre durante la Quaresima tutti insieme cantavano Amari Lamenti e osservavano scrupolosamente il digiuno e l’astinenza. Anche se la famiglia viveva poveramente del duro lavoro, tuttavia riusciva a trovare sia il denaro per comprare i libri religiosi sia il tempo per la lettura fatta in comune. Sono state proprio queste letture a far nascere la disposizione alla vita religiosa nell’animo della piccola Elena che fin dall’infanzia voleva vivere per Dio come i protagonisti di questi libri. Ella ne ricordava bene il contenuto e lo raccontava ai suoi coetanei durante il pascolo del bestiame o mentre giocavano insieme.

Il clima religioso della famiglia favoriva in lei il formarsi di una viva e personale unione con Dio, che si è rivelata molto presto, fin dall’età di sette anni, come ella stessa scrisse nel Diario: « O Gesù nascosto, in Te c’è tutta la mia forza. Fin dai più teneri anni Gesù nel Santissimo Sacramento mi ha attirata a Sé. All’età di sette anni, mentre ero ai vespri e Gesù era esposto nell’ostensorio fu allora che mi venne trasmesso per la prima volta l’amore di Dio che riempì il mio piccolo cuore, ed il Signore mi fece comprendere le cose divine... Tutta la forza della mia anima proviene dal Santissimo Sacramento ».

A nove anni, come si usava allora, fece la sua prima confessione e si accostò alla Santa Comunione. Tornando dalla chiesa sentiva vivamente la presenza del Divino Ospite nella sua anima. « Perché non vai insieme alle tue amiche? - le domandò la vicina di casa -. Io vado con il Signore Gesù », rispose seriamente. La sua amica in quel giorno era felice perché aveva un bel vestito, mentre Elena era contenta perché aveva ricevuto Gesù. Istruita sui doveri religiosi, non soltanto cercava di adempirli da sola, ma desiderava anche che gli altri li adempissero. Il suo primo impegno era la Santa Messa domenicale. Quando non aveva un vestito decoroso per andare in chiesa, si rifugiava nell’orto con il libro delle preghiere, unendosi spiritualmente al sacerdote e ai fedeli che partecipavano alla Santa Messa; non rispondeva neppure alle chiamate della madre e solo dopo la celebrazione dell’Eucaristia andava da lei e baciandole la mano diceva: « Mammina, non ti arrabbiare, Gesù si sarebbe rattristato più di te se non mi fossi raccolta in preghiera ». Tra i suoi fratelli si distingueva non soltanto per la devozione e l’amore per la preghiera, ma anche per la laboriosità, l’obbe-dienza e la serena accettazione della povertà. Grazie ad un profondo senso di responsabilità aiutava molto volentieri i genitori rinunciando anche ai giochi; voleva essere obbediente ed evitare di dar loro dei dispiaceri. Fin da bambina era molto sensibile alle privazioni ed alla miseria della gente e cercava in ogni modo di aiutarla. Un giorno, per esempio, vestita da mendicante, si mise a girare per le case e, recitando preghiere, chiedeva l’elemosina per i poveri. Un’altra volta invece organizzò una lotteria, e i soldi raccolti li diede al parroco, destinandoli ai bisognosi. Frequentò la scuola di Swinice aperta nel 1917 solo per tre anni. La cominciò all’età di 12 anni e sebbene fosse una brava scolara, dovette rinunciare agli studi per far posto ai bambini più piccoli. Elena lasciò la casa natale quando aveva 16 anni portando con sé il tesoro della fede, l’amore per la preghiera, i sani principi della morale cristiana, nonché le virtù della laboriosità, dell’obbedienza e un forte senso di responsabilità. Prima andò ad Aleksandrów, vicino a Lódz dove lavorò come domestica dalla Signora Leokadia Bryszewska, proprietaria di un panificio. In quel periodo ebbe la misteriosa visione del « chiarore ». Dopo tale evento tornò a casa per chiedere il permesso di entrare in un convento. I genitori, pur essendo persone molto religiose, non volevano perdere la figlia migliore e giustificarono il rifiuto del permesso con la mancanza di denaro per la dote.

Ma Elena non si perse d’animo e decise di tornare a lavorare come domestica a Lódz. Prima trovò lavoro presso le Terziarie Francescane e dopo, presso Marcjanna Sadowska, proprietaria di un negozio di alimentari, la quale le affidò il compito di occuparsi della casa e dei bambini. « Era una persona allegra e alla mano - ricordava la sua padrona -. La sera quando si sedeva sullo sgabello, era subito circondata dai miei tre figli. Le volevano bene perché raccontava loro le fiabe... Quando dovevo partire non ero mai preoccupata, perché lei sapeva fare tutto meglio di me... Era gentile, educata, laboriosa. Non posso dire niente di male di lei perché era fin troppo buona. Così buona che mi mancano le parole di esprimermi ».

Suor Faustina KowalskaMancandole il consenso dei genitori, Elena cercava di soffocare la voce della chiamata di Dio che - come scrive nel Diario -sentiva nella sua anima fin dall’età di sette anni. Un giorno andò con la sorella maggiore e con un’amica a una festa. Durante il ballo vide Cristo martoriato, il quale le diceva con rimprovero: «Quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?». Sconvolta da questa visione lasciò la compagnia ed entrò nella chiesa più vicina, la cattedrale di Lódz. Prostrata davanti al Santissimo Sacramento chiese a Gesù cosa dovesse fare. Gesù le disse: «Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento». Informò la sorella della sua decisione, le chiese di salutare i genitori e partì per la capitale. Non conoscendo la città la prima cosa che fece fu di entrare nella chiesa di San Giacomo, nel quartiere di Ochota. Dal parroco ricevette l’indirizzo di una famiglia, presso la quale avrebbe potuto fermarsi finché non fosse stata accolta in un convento. « In quel tempo - annotò nel Diario - cominciai a cercare un convento, ma a qualsiasi porta ove bussai, incontrai un netto rifiuto. Il dolore attanagliava il mio cuore e dissi a Gesù: «Aiutami. Non lasciarmi sola»». Finalmente bussò alla porta della casa della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia che si trova a Varsavia in via Zytnia. Dopo un breve colloquio, la superiora della casa, Madre Michaela Moraczewska, le suggerì di chiedere al Padrone della casa se l’avrebbe accolta. Elena comprese che doveva andare nella cappella a interpellare il Signore, e in risposta alla sua domanda sentì: «Ti accolgo; sei nel mio cuore». Quando riferì tali parole alla superi ora, questa le disse: «Se ti ha accettata il Signore, t’accetterò anch’io». Prima però di entrare Elena lavorò ancora per un anno come domestica presso Aldona Lipszyc a Ostrówek, per guadagnarsi una modesta dote. Il l°agosto 1925 Elena varcava la soglia della clausura nella casa della Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia. Nel suo Diario confessa: « Mi sentivo infinitamente felice; mi pareva di essere entrata nella vita del paradiso. Dal mio cuore erompeva, unica, la preghiera della gratitudine ». Dopo alcune settimane sentì una forte tentazione di trasferirsi in un altro convento dove avrebbe potuto trovare più tempo per la preghiera. Allora Gesù, mostrandole il suo volto ferito e addolorato, le disse: «Tu mi causerai un simile dolore, se uscirai da questo ordine. È qui che t’ho chiamata e non altrove e ho preparato per te molte grazie».

Alla Congregazione alla quale Cristo chiamò Elena Kowalska appartenevano le cosiddette « Case della Misericordia » il cui scopo era la cura e l’educazione delle ragazze e delle donne bisognose di un profondo rinnovamento spirituale. Le Suore che svolgevano le funzioni di educatrici costituivano il cosiddetto primo coro. Al secondo coro appartenevano le suore che svolgevano i lavori (le mansioni) ausiliari. Ma ogni suora, indipendentemente dal tipo di lavoro a lei affidato, partecipava attivamente all’opera di salvare per l’eternità le anime che sembravano perdute. Elena fu accettata come suora del secondo coro, cioè fra le suore coadiutrici.
A Varsavia Elena trascorse i primi mesi della vita religiosa chiamati postulandato. In seguito si recò nella casa della Congregazione a Cracovia per compiere il noviziato. Durante la cerimonia della vestizione ricevette il nome di Suor Maria Faustina. Finito il noviziato emise i primi voti di castità, povertà ed obbe-dienza che rinnovò per 5 anni consecutivi fino alla professione perpetua emessa il 1° maggio 1933 a Cracovia. « Sono in Lui ed Egli in me - annotò in quell’occasione nel Diario. Nel momento in cui il Vescovo mi ha messo l’anello, Iddio è penetrato in tutto il mio essere... Dopo i voti perpetui la mia intima unione con Dio è tanto forte, quanto non è stata mai in precedenza. Sento che amo Dio e sento che Egli ama me. La mia anima dopo aver gustato Iddio, non saprebbe vivere senza di Lui».

Suor Faustina, come professa, visse in diverse case della Congregazione, più a lungo a Cracovia, poi a Plock, quindi a Wilno, adempiendo principalmente le mansioni di cuoca, giardiniera e portinaia. Esteriormente nulla tradiva la straordinaria ricchezza della sua vita mistica. Con zelo eseguiva i doveri che le venivano affidati, osservando fedelmente e scrupolosamente le regole della comunità: così le suore ricordavano Suor Faustina alcuni anni dopo la sua morte. Ella, pur conducendo uno stile di vita semplice, spontaneo ed allegro, tuttavia si distingueva per una intensa vita contemplativa. Nei rapporti con il prossimo manifestava sensibilità e benevolenza, evidenziando continuamente il suo grande amore per ogni persona. Soltanto il Diario ha svelato la profondità della sua vita spirituale nota solo ai confessori ed in parte alle superiore. Da un’attenta lettura di questi appunti si può comprendere quanto misticamente profonda fosse l’unione della sua anima con Dio e quanto Dio fosse presente nella sua anima, come pure le lotte e le difficoltà incontrate nel cammino verso la perfezione cristiana. «Gesù mio, - ha rivelato nel Diario - Tu sai che fin dai miei primissimi anni ho desiderato diventare una grande santa, cioè ho desiderato amarTi con un amore tanto grande, quale finora nessun’anima ha avuto verso di Te».
Il Signore premiava generosamente il suo impegno spirituale concedendole il dono della contemplazione e della profonda conoscenza del mistero della Misericordia Divina. Gesù la onorava con grazie straordinarie come le visioni, le rivelazioni, le stimmate nascoste, l’unione mistica con Dio, il dono del discernimento dei cuori e della profezia, ecc. Ella, arricchita da queste grazie, ha scritto: « Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono elargito alla mia anima la rendono perfetta, ma l’unione intima del mio spirito con Dio. Questi doni sono soltanto un ornamento dell’anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La mia santità e perfezione consistono in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio ».
Nella vita spirituale di Suor Faustina Gesù ha scolpito due tratti caratteristici per i quali si distingueva quale apostola della Divina Misericordia: l’illimitata fiducia, la totale dedizione a Dio e l’attivo amore verso il prossimo che giungeva fino all’eroismo.
« Figlia mia, - le disse Gesù - se per tuo mezzo esigo dagli uomini il culto della mia misericordia, tu devi essere la prima a distinguerti per la fiducia nella mia misericordia. Esigo da te atti di misericordia, che debbono derivare dall’amore verso di me. Devi mostrare sempre e dovunque la misericordia verso il prossimo: non puoi esimerti da questo, né rifiutarti né giustificarti».

Suor Faustina era cosciente dell’azione di Dio nella sua anima e generosamente collaborava con la sua grazia. « O mio Gesù, - pregava - ognuno dei tuoi santi rispecchia in sé una delle tue virtù; io desidero rispecchiare il tuo Cuore compassionevole e pieno di misericordia... La tua misericordia, o Gesù, sia impressa nel mio cuore e nella mia anima come un sigillo, e ciò sarà il mio segno distintivo in questa e nell’altra vita».
La via dell’unione con Dio passa sempre attraverso la croce. La sofferenza purifica l’anima rendendola capace della più intensa partecipazione alla vita divina e all’opera redentrice di Gesù Cristo. Suor Faustina cercava di impararlo fin da bambina decidendo: « Nelle sofferenze conservare la serenità e l’equilibrio. Nei momenti difficili rifugiarsi nelle Piaghe di Gesù... Nelle prove procurerò di vedere l’amorevole mano di Dio ». Ha capito che «tanto più il nostro amore diventa puro, tanto meno il fuoco delle sofferenze avrà da distruggere in noi e la sofferenza per noi cesserà di essere sofferenza: diventerà per noi una delizia. Con la grazia di Dio ora ho ottenuto questa disposizione del cuore, - annotava - cioè non sono mai tanto felice, come quando soffro per Gesù che amo con ogni palpito del cuore».
L’austerità della vita e i digiuni estenuanti ai quali si sottoponeva ancora prima di entrare nella Congregazione avevano indebolito il suo organismo e già durante il postulandato fu mandata a Skolimów, vicino a Varsavia, per curarsi. Dopo l’anno di noviziato ebbe le prime dolorose esperienze mistiche della « notte oscura dell’anima » e le sofferenze spirituali legate alla realizzazione della missione ricevuta da Gesù Cristo. Il Giovedì Santo del 1934 si offrì come vittima di espiazione per i peccatori e ciò le comportò, in seguito, una serie di varie sofferenze per la salvezza delle anime. « Ho bisogno delle tue sofferenze per la salvezza delle anime », le ha insegnato Gesù. « Sappi, figlia mia, che il tuo quotidiano, silenzioso martirio nella totale sottomissione alla mia volontà, conduce molte anime in paradiso, e quando ti sembra che la sofferenza oltrepassi le tue forze, guarda le mie piaghe... La meditazione sulla mia passione ti aiuta a sollevarti al di sopra di tutto ».
Negli ultimi anni della sua vita si intensificarono le sofferenze interiori della « notte passiva dello spirito » e le sofferenze fisiche: si aggravò la tubercolosi attaccando i polmoni e l’apparato digerente. Per questo Suor Faustina dovette ricoverarsi due volte per qualche mese nell’ospedale di Pradnik a Cracovia, dove ricevette il sacramento degli infermi.

Da quell’ospedale, nell’agosto del 1938, scriveva alla superiora generale Madre Michaela Moraczewska: «Carissima Madre, mi pare che questo sia il nostro ultimo colloquio sulla terra. Mi sento molto debole e scrivo con la mano tremante. Soffro ai limiti della sopportazione. Gesù non ci fa soffrire oltre le nostre forze. Se il dolore è grande, la grazia divina è immensa. Mi abbandono totalmente a Dio e alla Sua santa volontà. Sento sempre più intensa la nostalgia di Dio. La morte non mi fa paura, la mia anima è inondata da una grande calma ».
Con questa lettera ringraziava per tutto il bene che aveva ricevuto nella Congregazione dal momento dell’ingresso, si scusava per tutte le infedeltà alla regola e chiedeva la benedizione per l’ora della morte. Alla fine scriveva: «Arrivederci, Carissima Madre, ci vedremo in ciclo ai piedi del Trono Divino».
Qualche giorno prima della morte Suor Faustina tornò nel convento di Lagiewniki a Cracovia. Prima di uscire dall’ospedale, il dott. A. Silberg le chiese l’immaginetta di Santa Teresa di Gesù Bambino che stava sul suo comodino e che lui voleva appendere vicino al letto di suo figlio. E quando l’infermiera espresse la sua preoccupazione per il pericolo di contagio, il medico la tranquillizzò dicendo: «I santi non contagiano».
Nell’ospedale le fece visita don Michele Sopocko, suo direttore spirituale di Wilno assegnatele da Dio per la realizzazione della missione della Misericordia. In quell’occasione Suor Faustina gli comunicò il giorno della propria morte. «Sembrava un essere divino - ha scritto di lei in seguito don Michele. - Allora non ho avuto più alcun dubbio che quello che era scritto nel suo Diario riguardo la Santa Comunione concessale dall’Angelo, fosse vero ».

Nel convento, come richiedeva la regola, Suor Faustina invitò nella sua cella le consorelle per salutarle, per ringraziarle per tutti i favori ottenuti e per chiedere scusa per le eventuali trasgressioni commesse. Con il suo comportamento, la sua serenità, la sua pazienza, la sottomissione amorosa alla volontà di Dio, fu edificante per tutte. Alla Superiora, Suor Irene Krzyzanowska, disse di non preoccuparsi per il culto della Misericordia Divina; personalmente desiderava che si adempisse solo la volontà di Dio al riguardo. Oltre a ciò aggiunse ancora: « Gesù vuole esaltarmi e la Congregazione per merito della mia persona potrà trarre molti benefici ». Si percepiva la sua intensa unione con Dio e una « quiete interiore - ricordava la superiora -che qualche volta non volevo turbare con le parole ».
Il 5 ottobre 1938 venne a visitarla P. Giuseppe Andrasz, S.I., e Suor Faustina si confessò per l’ultima volta. La sera tardi, vicino al suo letto, si radunarono le consorelle che insieme al cappellano recitarono le preghiere per i moribondi. Suor Faustina partecipava alle loro preghiere, consapevole di essere giunta agli ultimi momenti della sua vita terrestre. Alle 22.45 si avviava silenziosamente verso la casa del Padre per cantare eternamente l’inno alla Misericordia Divina.
Consumata nel corpo e misticamente unita a Dio, morì in concetto di santità all’età di 33 anni, dopo 13 anni di vita religiosa. Nel Diario ha scritto: « Non mi dimenticherò di te, povera terra, sebbene senta che m’immergerò immediatamente tutta in Dio, come in un oceano di felicità, ma ciò non mi potrà impedire di tornare sulla terra a dare coraggio alle anime ed esortarle alla fiducia nella divina misericordia. Anzi, quell’immersione in Dio mi darà una possibilità d’azione illimitata ».
Il funerale ebbe luogo il 7 ottobre, il giorno della festa della Madonna del Rosario e primo venerdì del mese. Dei suoi parenti non venne nessuno perché Suor Faustina, considerando il costo del viaggio, aveva chiesto di non informarli. Dopo la Santa Messa, nel corteo funebre presieduto dai sacerdoti, le suore e le educande portarono a spalla la bara nel cimitero del convento e lì, dopo la cerimonia di commiato, venne deposta nella tomba. Durante la seconda guerra mondiale si è diffusa velocemente nel mondo la devozione alla Misericordia Divina. A seguito di questo don Sopocko ha ritenuto opportuno rivelare chi era la sua promotrice, la cui fama di santità cresceva di anno in anno. Così si sono realizzate le sue parole profetiche scritte nel Diario: « Avverto bene che la mia missione non finirà con la mia morte, ma incomincerà ». Prima della sua morte, poche persone erano a conoscenza della sua profonda vita mistica e della missione che doveva compiere; oggi il messaggio della Misericordia a lei rivelato da Gesù è noto in tutti i continenti e si diffonde rapidamente tra il clero e tra i fedeli.
Al Santuario della Misericordia Divina di Lagiewniki a Cracovia, dove si trova l’immagine di Gesù Misericordioso, fonte di grazia e di salvezza, e dove dal 1966 riposano i resti mortali di Suor Faustina, giungono pellegrini da tutta la Polonia e da molti paesi del mondo per chiedere l’intercessione dell’umile Apo-stola della Misericordia Divina. Le numerose testimonianze di riconoscenza per le grazie e i benefici concessi, costituiscono la prova dell’efficacia della sua mediazione.


Fonte: 

LITURGIA DEL GIORNO

La Liturgia di Lunedi 5 Ottobre 2020

Lunedì della XXVII settimana del Tempo Ordinario (Anno pari)



Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
Tutte le cose sono in tuo potere, Signore,
e nessuno può resistere al tuo volere.
Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra
e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse;
tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gal 1,6-12)
Il Vangelo io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.


Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.
Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
Infatti, è forse il consenso degli uomini che cerco, oppure quello di Dio? O cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo!
Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 110)
Rit: Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.

Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.

Mandò a liberare il suo popolo,
stabilì la sua alleanza per sempre.
Santo e terribile è il suo nome.
La lode del Signore rimane per sempre.

Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,25-37)
Chi è il mio prossimo?


+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il vangelo di oggi ci presenta il messaggio centrale di Cristo: l'amore verso Dio indissolubilmente legato a quello verso il prossimo. Per questo, preghiamo:
Signore, insegnaci ad amare.

Nella nostra società sempre più si parla di solidarietà, fraternità e giustizia, mentre si allarga il numero di coloro che negano Dio. Aiutaci, Signore, a comprendere che soltanto dove ci sei tu vivono la carità e l'amore vero. Preghiamo:
I cristiani a volte, per una malintesa fedeltà alla legge, trascurano l'uomo che soffre. Liberaci, Signore, da ogni legalismo e rendici sempre più umani ed evangelici. Preghiamo:
Istintivamente siamo preparati a rivolgere la nostra attenzione alle persone che ci gratificano o ricambiano le nostre attenzioni. Facci comprendere, Signore, che il vero amore è dono gratuito che non attende ricompense. Preghiamo:
Non è certo facile offrire aiuto. Fà, o Signore, che questa nostra comunità, mentre si appresta ad alleviare i disagi economici dei suoi poveri, insieme sia attenta alla loro crescita umana e spirituale. Preghiamo:
Dinanzi alla sofferenza dei nostri fratelli può nascere un sentimento di paura o di impotenza. Infondi, o Signore, nel nostro cuore quell'amore che sa trovare sempre una parola o un gesto di solidarietà e di conforto. Preghiamo:
Per le nazioni che hanno potere in campo internazionale.
Per gli animatori delle case di accoglienza per emarginati.

O Trinità santissima, aiutaci a superare i nostri egoismi e a vivere per Colui che è morto per noi e ci chiama a riconoscerlo e amarlo soprattutto nei poveri. Lui è Dio e vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiera sulle offerte
Accogli, Signore, il sacrificio
che tu stesso ci hai comandato d’offrirti
e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale,
compi in noi la tua opera di salvezza.
Per Cristo nostro Signore.




Antifona di comunione
Il Signore è buono con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:
Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti,
siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane
e dell’unico calice. (cf. 1Cor 10,17)


Preghiera dopo la comunione
La comunione a questo sacramento
sazi la nostra fame e sete di te, o Padre,
e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.



Commento
Il dottore della legge voleva trascinare Gesù nei dibattiti tipici dell’epoca: “Qual è il più grande dei seicentotredici precetti della legge?”. “E chi è il mio prossimo?”. Gesù orienta la conversazione in modo tale da precisare ciò che è più importante nella vita dei suoi discepoli: l’amore per Dio e per il prossimo, compresi i nemici. È il dottore della legge stesso che risponde alla prima domanda. Ma chiede ancora: “E chi è il mio prossimo?”. Per la mentalità dell’epoca, il prossimo non poteva essere né il pagano, né il samaritano, né uno qualsiasi. Alla seconda domanda, Gesù risponde con una parabola. Il samaritano non discute di problemi complessi di teologia, non chiede chi sia mai quell’uomo mezzo morto, semplicemente gli porta soccorso. “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Ciò significa: “Il tuo prossimo è ogni uomo che ha bisogno del tuo aiuto, del tuo amore, della tua misericordia. Non chiedere chi sia il tuo prossimo, sii piuttosto vicino a chi si trova in disgrazia, fosse anche un tuo nemico!”. Il samaritano sarà per me un esempio? Ecco ciò che sembrava assurdo al dottore della legge. I Giudei consideravano apostati i Samaritani. Provavano ostilità e ripugnanza nei loro confronti, come del resto i Samaritani verso i Giudei. I dottori della legge, poi, non volevano che si mostrasse loro benevolenza. Ecco che Gesù unisce nell’amore la famiglia umana dispersa e divisa dal muro di separazione (Ef 2,14).

domenica 4 ottobre 2020

OGGI SAN FRANCESCO PATRONO D'ITALIA



VI Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore




Nacque ad Assisi nel 1182, da una famiglia della nascente borghesia. Dopo una vita giovanile spensierata e mondana, ispirata all’ideale cavalleresco, Francesco si convertì al vangelo, che visse con radicalità – “sine glossa” – in povertà e letizia, seguendo il Cristo povero, umile e casto, secondo lo spirito delle beatitudini. Insieme ai primi fratelli che lo seguirono sulle tracce di Cristo, attratti dalla forza del suo esempio, predicò il vangelo di Gesù nella radicalità delle sue esigenze, contribuendo al rinnovamento della Chiesa, fortemente bisognosa in quel tempo di testimoni che le indicassero le vie del Signore.
Il 17 settembre, sul monte Alverna (la Verna), dove si era ritirato insieme ad alcuni dei suoi primi compagni, ricevette le stigmate, segno visibile della sua identificazione con il Cristo. Ma da questo luogo di esperienze mistiche dovette scendere, perché gravemente malato: gli era quasi scomparsa la vista ed era estenuato da ripetute emottisi. Nel Testamento e nel Cantico delle creature – che Francesco compose in un eremitaggio che si era fatto apprestare presso il convento di S. Damiano, confortato e sostenuto dalla preghiera di Chiara e delle sue compagne – esprimeva il suo amore a Madonna povertà e il legame d’amore che univa tutte le creature tra loro e con l’uomo, quasi un abbraccio cosmico per dare gloria a Dio.
Moriva all’età di 44 anni la sera del 3 ottobre 1226. Il 16 luglio 1228 papa Gregorio IX, alla presenza della madre Pica e di altri parenti, del vescovo di Assisi che lo aveva accolto, nudo, sotto il suo mantello, lo iscriveva nell’albo dei santi. A lui si ispirano diverse famiglie religiose maschili e femminili che da lui prendono il nome. Pio XII, nel 1939, lo ha proclamato patrono d’Italia.

La Turchia: uno “stato cinese”?


“Erdogan is turning Turkey into a Chinese Client State” (Erdogan sta trasformando la Turchia in uno stato satellite cinese), così titola un recente articolo pubblicato da Foreign Policy.

Si parla molto di Turchia in questo momento a causa della disputa territoriale con la Grecia e Cipro che vede Erdogan protagonista nel Mediterraneo Orientale.
Nonostante una crisi economica sempre più grave (che sta provocando un’importante perdita di consenso interno), nonostante un sempre più evidente isolamento della Turchia sia in ambito NATO che nel mondo musulmano (pochi giorni fa la Lega Araba ha votato una mozione che intima alla Turchia di ritirare le proprie truppe da tutti i paesi musulmani, Libia, Siria ed Iraq), Erdogan sembra non fare un solo passo indietro (il ritiro della nave da ricerca Oruç Reis, salutato da alcuni come segno distensivo, non è che tecnico, la nave ritornerà a fare prospezioni molto presto) ed appare molto sicuro di sé, ed allo stesso tempo certo della debolezza e dell’incertezza dei suoi avversari nel teatro mediterraneo
Vogliamo quindi riprendere alcuni elementi citati nel suddetto articolo ed aggiungervene altri per fornire una visione più completa possibile dei rapporti tra Turchia e Cina,così da potercontribuire a spiegare la situazione attuale ed a prevedere le mosse future di questi due stati.
Per molti anni Erdogan ha energicamente condannato il trattamento inumano degli Uiguri (che sono una popolazione Musulmana eturcofona) da parte del regime cinese chiamandolo senza mezzi termini “genocidio” nel 2009; per anni la Turchia è stato un porto sicuro per gli Uiguri che fuggivano il regime cinese.
Nel 2016 avviene un cambiamento inaspettato: le autorità turche arrestano ed estradano in Cina Abdulkadir Yapcan, un attivista Uiguro di primo piano che viveva da tempo nel paese.
L’anno successivo la Turchia e la Cina firmano un accordo di estradizione anche per fatti che sono reato in uno solo dei due paesi.
Nel 2019 moltissimi Uiguri vengono arrestati in Turchia e deportati.
Anche le condanne verbali di Erdogan e dei media governativi nei confronti di Pechino spariscono quasi completamente dal panorama giornalistico e diplomatico
Come spiegare un cambiamento del genere?
In un momento di grande difficoltà economica, la Cina ha offerto il proprio aiuto alla Turchia, e questo comporta automaticamente l’approvazione di Ankara alle azioni cinesi ed il silenzio davanti a certe pratiche per le quali Pechino non tollera intromissioni e contestazioni.
Effettivamente, a partire dal 2016, la collaborazione tra Cina e Turchia si espande esponenzialmente, tanto che negli ultimi 4 anni sono stati firmati 10 accordi bilaterali. Ma c’è di più.
Attualmente la Cina è il secondo più grande importatore di prodotti turchi dopo la Russia: il volume degli scambi commerciali nel 2018 è stato di 23 miliardi di dollari, di cui 20 miliardi di importazioni da parte della Cina, marcando un deficit commerciale cinese di ben 17 miliardi, tutto a vantaggio della Turchia.
Numerosi Imprenditori cinesi hanno investito in Turchia circa 3 miliardi di dollari soprattutto in infrastrutture nel periodo 2016-2018, ed è previsto il raddoppio di tale somma entro la fine del 2020.
Nel 2018 la Cina ha proclamato “l’anno del turismo turco”, spingendo i propri cittadini a visitare la Turchia; nel 2018 quasi 400.000 turisti cinesi hanno visitato il paese, un aumento del 60% rispetto all’anno precedente. Prima che la pandemia colpisse il settore turistico era anche previsto il raddoppio dei turisti cinesi entro la fine di quest’anno.
Quando il valore della lira turca è precipitato del 40% nel 2018 la Commercial Bank of China (di proprietà dello Stato) ha concesso alla Turchia prestiti per un valore di 3,6 miliardi di dollari, destinati a progetti energetici e nel campo dei trasporti.
Nel 2019, dopo che le elezioni municipali in Turchia avevano evidenziato un preoccupante calo della popolarità di Erdogan (il cui partito perse il controllo di molte delle città principali), la Banca Centrale cinese trasferì 1 miliardo di dollari in contanti alla sua consorella turca.

Quest’anno l’economia turca, già in recessione, è stata ulteriormente affondata dalla crisi pandemica. Subito il partito comunista cinese è accorso ancora una volta in aiuto di Erdogan: a partire da giugno le compagnie turche sono state autorizzate ad usare la valuta cinese per le transazioni commerciali, consentendo loro un più agevole accesso alla liquidità cinese.
Huawei, ormai sempre più in difficoltà in Occidente a causa dei suoi legami con il regime cinese, è invece incontrastata in Turchia: la porzione di mercato di Huawei è passata dal 3% nel 2017 al 30% nel 2019.
Un’altra importante società di telecomunicazioni cinese, ZTE, ha acquisito il 48% delle quote di Netas, il più importante produttore turco di hardware nel campo delle telecomunicazioni, il quale si sta occupando tra l’altro delle installazioni presso il nuovo aeroporto di Istanbul e della digitalizzazione della banca dati nazionale del ministero della sanità.
Potremmo chiederci come mai il regime cinese abbia deciso di essere così generoso con la Turchia di Erdogan. La risposta si trova probabilmente nel grande progetto economico-strategico cinese, la nuova Via della Seta, che vede nella Turchia uno dei suoi punti nevralgici.
Si tratta di una collaborazione cominciata prima del 2016, ma che è diventata sempre più stretta col passare del tempo.
La Turchia ha già completato la ferrovia che collega l’est del paese con Baku, in Azerbaijan, dove si connette a sua volta al sistema di trasporti che parte dalla Cina.
Nel 2015 un consorzio cinese ha acquistato il 65% delle azioni della società che gestisce il terzo più grande terminal per container in Turchia, Kumport, a Istanbul.
A gennaio di quest’anno sempre un consorzio cinese ha acquisito il 51% delle quote del ponte Yavuz Sultan Selim che collega Europa ed Asia attraverso il Bosforo; il consorzio italo-turco che lo possedeva voleva rivedere la propria partecipazione considerandolo non abbastanza redditizio.
Sempre quest’anno la China’s Export and Credit Insurance Corporation ha promesso alla Turchia fino a 5 miliardi per finanziare altri progetti legati alla Via della Seta.
Anche la cooperazione militare è stata oggetto di legami sempre più profondi: il missile balistico turco Bora, basato sul missile cinese B-611, ed utilizzato recentemente in operazioni contro il PKK, è uno dei risultati di questa cooperazione, così come lo è stata la partecipazione di ufficiali cinesi alle esercitazioni militari turche “Efeso” nel 2018.
È chiaro che l’aiuto cinese ha dato ad Erdogan l’immagine di un presidente capace di attirare importanti investimenti stranieri e portare avanti grandi progetti, elementi molto importanti per un uomo politico in crisi di consenso; il regime cinese ha fornito anche, materialmente, il denaro necessario a non far collassare l’economia turca.
In questo modo Erdogan non ha dovuto rivolgersi ai propri partner occidentali o ad istituzioni a guida americana, come il Fondo Monetario Internazionale, che richiederebbero serie riforme e cambiamenti in cambio di prestiti, riforme che Erdogan non può realizzare senza perdere il controllo totale che ha sul paese.
Ma quali vantaggi per il regime cinese?
La Cina acquisisce una testa di ponte sul Mediterraneo (peraltro perfettamente collegata alla madrepatria da una moderna rete di trasporti) ed una capacità di proiezione di forza verso l’Europa e l’Africa. Se avete letto la nostra analisi sugli sviluppi militari cinesi saprete che le infrastrutture costruite con fondi cinesi nell’ambito di questi progetti economici sono realizzate secondo standard militari, consentendone un doppio uso civile/militare.
Il regime cinese conquista inoltre un alleato nella NATO, potendone quindi indirettamente influenzare l’azione (o inazione).
Per finire, entrambe le nazioni sono spinte da ideologie di rivalsa e di recupero di un glorioso passato, la grande Cina Imperiale e l’Impero Ottomano, sogni che non possono realizzarsi nell’attuale contesto internazionale basato su istituzioni create dall’Occidente e guidate dagli USA.

In questa ottica devono essere viste le azioni turche degli ultimi anni, azioni aggressive ed impavide, in Iraq, in Siria, in Libia ed ora nell’Egeo.
La Turchia è oggi una media potenza che sogna la grandezza con alle sue spalle una grande potenza che ne ha compresa la rilevanza strategica.
Non sappiamo in che misura le azioni di Erdogan siano sue idee personali oppure siano dettate dall’alleato cinese, ma ciò che sappiamo è che la Cina sosterrà la Turchia finché i progetti turchi saranno in linea con i piani cinesi.
Per certo la disgregazione della NATO è un obiettivo russo tanto quanto cinese ed è ciò che stiamo vedendo materializzarsi sotto i nostri occhi.
Nonostante un’apparente solitudine, Erdogan si trova quindi in una posizione di forza grazie al sostegno economico cinese che gli ha permesso e gli permette di mantenere il controllo del paese nonostante anni di serie difficoltà economiche e sociali.
Oggi i paesi europei non possono rispondere con forza alle azioni turche; imporre delle sanzioni ed escludere le banche turche dai mercati finanziari internazionali costituisce un enorme rischio per le banche europee (esposte per più di 100 miliardi di dollari sul mercato turco) e quindi per la tenuta stessa dell’Eurozona. Si rischia inoltre di rompere il delicato equilibrio riguardo ai milioni di migranti presenti sul suolo turco, desiderosi di salpare verso l’Europa.
Anche l’amministrazione americana sembra non voler prendere di petto la sfida lanciata dalla Turchia, forse anche grazie all’ottimo rapporto personale che Erdogan è riuscito a stabilire con il Presidente Trump.Erdogan dovrebbe però fare attenzione a non spingersi troppo oltre nel suo confronto muscolare con i paesi occidentali: in caso di guerra aperta il sostegno cinese non è scontato, trattandosi di un rapporto di interesse e non di un’alleanza e non avendo oggi la Cina una efficiente meccanismo militare di proiezione di forza.
Come Erdogan ha tradito gli Uiguri, allo stesso modo potrebbe essere a sua volta lasciato solo nell’ora più buia dal partito comunista cinese, suo alleato di convenienza in questi ultimi cinque anni.