dalle “Meditazioni per l’ottava di Natale e per gli altri giorni sino all’Epifania” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
La nascita di Gesù Cristo apportò un’allegrezza generale a tutto il mondo. Egli fu il Redentore desiderato per tanti anni e con tanti sospiri; che perciò fu chiamato il desiderato dalle genti e il desiderio dei colli eterni [1]. Eccolo è già venuto ed è nato in una piccola spelonca. Quel gran gaudio che l’angelo annunziò ai pastori, pensiamo che oggi l’annunzi anche a noi e ci dica: Ecce enim evangelizo vobis gaudium magnum quod erit omni populo: quia natus est vobis hodie Salvator (Luc. II, 10, 11) [2]. Quanta festa si fa in un regno quando nasce al re il suo infante primogenito! Ma maggior festa dobbiamo far noi vedendo nato il Figlio di Dio ch’è venuto dal cielo a visitarci, spinto dalle viscere della sua misericordia: Per viscera misericordiae Dei nostri, in quibus visitavit nos oriens ex alto [3]. Noi eravamo perduti, ed ecco quegli ch’è venuto a salvarci: Propter nostram salutem descendit de caelis [4]. Ecco il pastore ch’è venuto a salvare le sue pecorelle dalla morte, con dar esso la vita per loro amore: Ego sum pastor bonus: bonus pastor animam suam dat pro ovibus suis (Io. X, 11) [5]. Ecco l’agnello di Dio ch’è venuto a sacrificarsi per ottenere a noi la divina grazia e per rendersi nostro liberatore, nostra vita, nostra luce e anche nostro cibo nel SS. Sacramento. Dice S. Agostino che Gesù Cristo, nascendo, per questo ancora voll’essere posto nella mangiatoia dove trovano il pascolo gli animali, per darci ad intendere ch’egli si è fatt’uomo anche per rendersi cibo nostro: In praesepio, ubi pastus est animalium, sua collocari membra permittit, in aeternam refectionem vescendum a mortalibus suum corpus ostendit. (Tract. XXV, in Io.) [6]. Egli di più ogni giorno nasce nel Sacramento per mezzo dei sacerdoti e della consacrazione: l’altare è il presepio ed ivi noi andiamo a cibarci delle sue carni. Taluno desidererebbe di aver il santo Bambino nelle braccia, come l’ebbe il santo vecchio Simeone; ma quando ci comunichiamo, c’insegna la fede che non solamente nelle braccia, ma dentro il nostro petto sta quell’istesso Gesù che stette nel presepio di Betlemme. Egli per questo è nato, per darsi tutto a noi: Parvulus … natus est nobis, et Filius datus est nobis (Is. IX, 6) [7].
Affetti e preghiere
Erravi sicut ovis quae periit: quaere servum tuum [8]. Signore, io sono la pecorella che per andare appresso a’ miei piaceri e capricci miseramente mi son perduta; ma voi, o pastore insieme ed agnello divino, siete quello che siete venuto dal cielo a salvarmi, con sacrificarvi qual vittima sulla croce in soddisfazione de’ miei peccati. Ecce agnus Dei, ecce qui tollit peccatum. Se dunque io voglio emendarmi, di che debbo temere? perché non debbo tutto confidar in voi, mio Salvatore, che siete nato a posta per salvarmi? Ecce Deus Salvator meus, fiducialiter agam et non timebo [9]. Qual segno maggiore potevate darmi di misericordia, o mio dolce Redentore, per darmi confidenza, che darmi voi stesso? Caro mio Bambino, quanto mi spiace di avervi offeso. Io vi ho fatto piangere nella stalla di Betlemme. Ma se voi siete venuto a cercarmi, io mi butto a’ piedi vostri, e benché vi veda afflitto ed avvilito in questa mangiatoia, steso su la paglia, io vi riconosco per mio sommo re e sovrano. Sento già che questi vostri dolci vagiti m’invitano ad amarvi e mi domandano il cuore. Eccolo, Gesù mio, a’ piedi vostri oggi lo presento; mutatelo ed infiammatelo voi che siete a questo fine venuto al mondo per infiammare i cuori del vostro santo amore. Sento già che da questa mangiatoia voi mi dite: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo [10]. Ed io rispondo: Ah Gesù mio, e se non amo voi che siete il mio Signore e Dio, chi voglio amare? Voi vi chiamate mio, perché siete nato per darvi tutto a me; ed io ricuserò d’esser vostro? No, amato mio Signore, io tutto a voi mi dono e v’amo con tutto il cuore. Io v’amo, io v’amo, io v’amo, o sommo bene, o unico amore dell’anima mia. Deh accettatemi in questo giorno, e non permettete ch’io abbia mai più a lasciare d’amarvi.
Regina mia Maria, vi prego per quella consolazione che aveste la prima volta che miraste nato il vostro Figlio e gli deste i primi abbracci, pregatelo che mi accetti per suo e m’incateni per sempre col dono del suo santo amore.
[1] “Et veniet desideratus cunctis gentibus” [Verrà il desiderato da tutte le genti] Agg. II, 8. – “Non auferetur sceptrum de Iuda, et dux de femore eius, donec veniat qui mittendus est, et ipse erit expectatio gentium” [Lo scettro non sarà tolto da Giuda, e il condottiero della stirpe di lui, fino a tanto che venga colui, che deve esser mandato, ed egli sarà l’aspettazione delle nazioni] Gen. XLIX, 10. – “Benedictiones patris tui confortatae sunt benedictionibus patrum eius, donec veniret desiderium collium aeternorum; fiant in capite Ioseph, et in vertice Nazaraei inter fratres suos” [Le benedizioni del padre tuo sorpassano quelle dei padri di lui; fino al venire di lui, che è il desiderio dei colli eterni: posino esse sul capo di Giuseppe, sul capo di lui Nazareno tra i suoi fratelli] Gen. XLIX, 26.
[2] “Eccomi a recare a voi la nuova di una grande allegrezza, che avrà tutto il popolo: è nato oggi per voi un Salvatore”
[3] “Mediante le viscere della misericordia del nostro Dio: per le quali ci ha visitato il Sol nascente dall’alto” (Luc. I, 78)
[4] “Per la nostra salvezza discese dal cielo” (Simbolo niceo-costantinopolitano)
[5] “Io sono il buon Pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle”
[6] “Quod vero in praesepi, ubi pastus est animalium, sua collocari membra permittit, in aeternam refectionem vescendum a mortalibus suum corpus ostendit” (Non già S. Agostino, ma S. MAXIMUS TAURINENSIS, Homilia 14, de Nativitate Domini hom. 9. ML 57-252. – S. AUGUSTINUS, Sermo 190, in Natali Domini septimus, cap. 3, n. 3, ML 38-1008: “Nuntiatur pastoribus princeps pastorque pastorum: et in praesepi iacet fidelium cibaria iumentorum” [Viene annunziato ai pastori colui che è principe e pastore dei pastori e giace in una mangiatoia come foraggio per i giumenti fedeli] – IDEM, Sermo 194, in Natali Domini undecimus, cap. 2, n. 2, ML 38-1016: “Sunt illi (angeli) nuntii eius, sumus et nos pecora eius. Plenitudo enim mensae ipsorum est, quia in principio erat Verbum, et Verbum erat apud Deum, et Deus erat Verbum. Plenitudo praesepii nostri est, quia Verbum caro factum est, et habitavit in nobis. Ut enim panem Angelorum manducaret homo, creator Angelorum factus est homo” [Essi sono i suoi messaggeri, noi siamo i suoi giumenti. In cielo egli sazia la loro mensa, in terra ha riempito la nostra mangiatoia. È la pienezza della loro mensa perché in principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. È la pienezza della nostra mangiatoia perché il Verbo si è fatto carne ed abitò in mezzo a noi. Affinché l’uomo potesse mangiare il pane degli angeli, il creatore degli angeli si è fatto uomo].
[7] “Ci è nato un pargolo, ci è dato un figlio”.
[8] “Andai errando qual pecora traviata: cerca il tuo servo” (Ps. CXVIII, 176).
[9] ” Ecco Dio mio Salvatore, agirò con fidanza, e non temerò” (Is. XII, 2).
[10] ” Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuor tuo” (Deut. VI, 5; Matth. XXII, 37).