martedì 27 agosto 2019

Pedofilia al governo? La morte di Epstein fa comodo a tanti



Una morte stranissima e soprattutto provvidenziale, quella di Jeffrey Epstein, arrestato il 6 luglio con l’accusa di sfruttamento della prostituzione su minori e violenza carnale su oltre 30 ragazze minorenni, almeno dal 2002 al 2004, nella sua residenza di New York e nella sua tenuta in Florida. Già dieci anni fa era stato condannato per gli stessi reati, ma ora a tremare erano i pezzi da novanta dell’establishment, americano e non solo: da Trump a Clinton, dall’ex premier israeliano Ehud Barak al principe Andrea d’Inghilterra. Strana morte, scrive Zara Muradyan su “Sputnik News”, in una nota tradotta da “Come Don Chisciotte”: l’improvvisa fine di Epstein arriva poche settimane dopo «le affermazioni secondo cui il finanziere americano il 23 luglio era stato trovato ferito e inconscio sul pavimento della sua cella a Manhattan», nel Metropolitan Correctional Center. All’epoca, diversi media avevano suggerito che avrebbe potuto tentare il suicidio. Eppure, «la dinamica degli eventi non è stata chiarita». Epstein era stato trovato privo di sensi e «con segni sul collo che, apparentemente, sembravano autoinflitti». Da allora, «era stato messo sotto sorveglianza speciale anti-suicidio». Risultato: si sarebbe suicidato lo stesso, il 10 agosto. Una storia che puzza da lontano: Wayne Madsen, già dirigente della Nsa, accusa esplicitamente il Mossad israeliano.



Oggi popolare polemista, autore di acute analisi sui retroscena del potere, Madsen è stato tra i primi ad additare il ruolo occulto dell’intelligence nel massacro del G8 di Genova, nel luglio del 2001: vi lavorarono non meno di 1.500 agenti della National Security Agency, ha rivelato. Un’operazione sostanzialmente terroristica, secondo Madsen progettata dalla presidenza Bush: «All’epoca – spiega l’ex dirigente della Nsa a Franco Fracassi, nel saggio “G8 Gate” – a spaventare le multinazionali era il movimento NoGlobal, che rappresentava la prima rivolta universale contro l’ingiustizia, senza confini territoriali né bandiere di partito: la macelleria di Genova fu accuratamente progettata, manipolando la polizia italiana, per stroncare quel movimento di cui l’élite finanziaria della globalizzazione aveva il terrore». Altrettanto tagliente il giudizio di Madsen sul caso Epstein: politica e pedofilia rappresentano un mix demoniaco, scrive l’ex dirigente della Nsa in un’analisi su “Strategic Culture” ripresa sempre da “Come Don Chisciotte”. Il rinvio a giudizio del facoltoso investitore, con l’accusa di “sfruttamento internazionale della prostituzione e cospirazione”, aveva «causato ondate di shock in tutti i settori politici, economici e sociali degli Stati Uniti e di altri paesi».



La flotta di aerei privati di Epstein e le sue numerose residenze avevano indotto gli investigatori delle forze di polizia a indagare a fondo su varie attività, in un arco di diversi decenni, attinenti al passato recente e remoto di Epstein. Secondo i rapporti degli inquirenti, i documenti giudiziari e le dichiarazioni dei testimoni, «la cerchia degli amici di Epstein comprendeva alcune delle persone politicamente più importanti al mondo, tra cui il presidente Donald Trump, l’ex presidente Bill Clinton, il principe inglese Andrea, il duca di York e l’ex primo ministro israeliano Ehud Barak». Tutti questi vip, così come altri, avevano socializzato con Epstein. E Trump, in particolare, era ben consapevole della predilezione di Epstein per ragazze «veramente molto giovani». In realtà, ricorda Madsen, Trump ed Epstein furono citati come co-imputati in una causa del 2016, sulla base del presunto stupro di una ragazza di 13 anni avvenuto nel ‘94 nella dimora di Epstein a Manhattan. «La connessione di Epstein con l’amministrazione Trump includeva anche la scelta di Trump per la carica di segretario del lavoro di Alex Acosta, il procuratore degli Stati Uniti per la Florida del sud nel 2007-2008, che aveva firmato un accordo di mancata prosecuzione, valido a livello federale e per lo Stato della Florida, che metteva al riparo Epstein e i suoi complici da eventuali futuri procedimenti giudiziari statali o federali relativi allo sfruttamento della prostituzione minorile da parte di Epstein».


In cambio di questo patteggiamento “dolce,” Epstein si era semplicemente dichiarato colpevole di alcune accuse di incitamento alla prostituzione di ragazze minorenni. Così aveva scontato una condanna virtuale “a porte aperte” di tredici mesi nella Contea di Palm Beach e aveva accettato di farsi registrare come colpevole di reati sessuali. Gli interrogativi sul ruolo di Acosta nell’affare Epstein e sull’accordo da lui firmato avevano portato alle sue dimissioni da segretario al lavoro della Florida, carica da cui avrebbe anche dovuto vigilare sul traffico di donne e bambini a scopo di prostituzione. La natura internazionale dei traffici di Epstein – scrive Madsen – è evidenziata dal fatto che possedeva due isole al largo di St. Thomas, Little St. James e Greater St. James, nelle Isole Vergini americane. Aveva anche residenze a Manhattan, nel New Mexico e a Palm Beach, in Florida, vicino al complesso turistico Mar-a-Lago di Trump. «Epstein usava un passaporto austriaco rilasciato sotto falso nome», aggiunge Madsen, spiegando che «l’uso di passaporti falsi o autentici ma con identità false è una specialità del Mossad, che dispone in Israele di una “fabbrica di passaporti” utilizzata per produrre documenti di viaggio fasulli».


Sempre secondo Madsen, i falsi passaporti “made in Israel” sono stati utilizzati per le operazioni del Mossad in Australia e Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada, ma anche in paesi europei come Svizzera, Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna, oltre che in Est Europa (Bielorussia, Ucraina), nei paesi arabi (Dubai), ma anche in Asia (dall’India alla Thailandia) e in paesi come Costa Rica e Messico, Perù, Brasile, Trinidad e Tobago, Venezuela, e anche in Turchia e nella Corea del Nord. «Epstein aveva usato il suo falso passaporto austriaco per viaggiare in Francia, Spagna (comprese le Isole Canarie), Arabia Saudita e Gran Bretagna». I vertici della struttura politica e dell’intelligence israeliana sono anch’essi ben rappresentati nella cerchia degli associati e degli amici di Epstein, scrive Madsen: i misteriosi legami di Epstein con servizi di intelligence non identificati erano venuti alla luce dopo le rivelazioni che ad Acosta, mentre era procuratore degli Stati Uniti a Miami, era stato ordinato da un’autorità superiore di «stare alla larga» dal caso Epstein perché il finanziere «apparteneva all’intelligence» e Acosta avrebbe dovuto «lasciarlo in pace».

Osserva Madsen: «Mentre l’uso del ricatto sessuale da parte delle agenzie di intelligence è vecchio quanto le operazioni di intelligence stesse, l’uso dei minori in queste “trappole al miele,” in genere, è di competenza di poche organizzazioni di spionaggio, di cui la principale è il Mossad israeliano. E considerando le connessioni israeliane di Epstein – aggiunge l’analista – ci sono ottime possibilità che fosse proprio il Mossad l’organizzazione per la quale Epstein preparava ricatti politici». In primo luogo, il finanziere dei vip aveva gestito il portafoglio finanziario di Leslie Wexner, il magnate dei negozi al dettaglio con sede in Ohio. E la Wexner Foundation «aveva elargito generose sovvenzioni ad organizzazioni israeliane, comprese borse di studio per quei funzionari del governo israeliano che avessero voluto conseguire diplomi post-laurea presso la John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard». In secondo luogo, l’assistente amministrativa di lunga data di Epstein era Ghislaine Maxwell, figlia del defunto magnate britannico dei media, Robert Maxwell. «Epstein e Ghislaine Maxwell erano stati, per parecchio tempo, frequentatori abituali del club Mar-a-Lago di Trump».


Sebbene ci siano state diverse illazioni sui legami di Robert Maxwell con vari servizi di intelligence, la sua sepoltura sul sacro Monte degli Ulivi a Gerusalemme, riservata ai collaboratori più fedeli di Israele, è la prova lampante della sua vita di servitore dello Stato israeliano. Nel necrologio di Maxwell del 1991, l’allora primo ministro israeliano Yitzhak Shamir dichiarò che Maxwell «aveva fatto per Israele di più di quanto si possa dire oggi». Andando indietro nel tempo, aggiunge Madsen, quella lealtà era servita ad Israele «non solo perché Maxwell era un parlamentare del Regno Unito per il Partito Laburista, ma anche come assicurazione sul fatto che il Partito Laburista avrebbe mantenuto un atteggiamento filo-israeliano». Inoltre, Maxwell «manteneva stretti rapporti con i leader comunisti dell’Europa orientale». Da canto suo, sempre secondo Madsen, «Epstein trafficava in ragazze minorenni provenienti dall’Europa dell’Est, compresa l’ex Jugoslavia e la Cecoslovacchia», paese natale di Robert Maxwell. Dal canto suo, Epstein era sempre in viaggio: dalla Slovacchia al Messico, dal Sudafrica al Marocco. «Aveva sempre pronta una scorta di denaro, e anche cospicua». Possedeva anche una flotta di jet, tra cui un Boeing 727, soprannominato “Lolita Express”.


Epstein disponeva di un enorme ranch nel New Mexico e possedeva un appartamento in Avenue Foch, vicino all’Arc de Triomphe, nel quartiere più costoso di Parigi. La residenza di sette piani di Epstein nell’Upper East Side di Manhattan veniva usata per intrattenere la nobiltà della politica, dello spettacolo e persino della scienza. «Mentre parte della ricchezza di Epstein proveniva indubbiamente dalla gestione del portafoglio di Wexner e dagli investimenti per l’ormai defunta società di titoli Bear Stearns di Wall Street e dall’uomo d’affari saudita Adnan Khashoggi – scrive Madsen – l’aumento costante delle finanze di Epstein, sia durante i periodi sia di rialzo che di ribasso di Wall Street, aveva sconcertato gli esperti finanziari. L’uso da parte di Epstein di una serie di società di comodo per spostare i suoi capitali è un forte indizio del fatto che alcuni di questi provenissero dall’intelligence israeliana, mentre altri flussi di cassa derivavano dai pagamenti dei ricatti da parte di coloro che erano implicati nelle attività di Epstein». Il trasferimento da parte di Epstein di ingenti somme dagli Usa a conti esteri «aveva fatto sì che Jp Morgan Chase e Deutsche Bank troncassero i legami con lui».

Non solo: «Il movimento di fondi di Epstein attraverso le filiali della Deutsche Bank a New York e a Jacksonville, in Florida, nel 2015 e nel 2016, aveva indotto la banca ad informare il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti tramite rapporti su attività sospette». La filiale di Jacksonville, continua Madsen, aveva anche segnalato movimenti sospetti di denaro attraverso Deutsche Bank da parte della Kushner Companies, la società di proprietà del genero di Trump, Jared Kushner, e della Trump Organization. Fiumi di soldi sospetti, frequentazioni altolocate, viaggi continui. E residenze favolose, dotate di sofisticati sistemi di intercettazione e telecamere di sorveglianza. «La Little St. James Island di Epstein aveva una rete WiFi e cellulare estesa a tutta l’isola che serviva ad intercettare telefonate, e-mail e messaggi di testo inviati e ricevuti nell’area di copertura».


In una causa contro Epstein intentata da una delle sue numerose vittime, si afferma che Epstein aveva installato telecamere nascoste in tutte le sue proprietà per registrare, a scopo di ricatto, le attività sessuali con ragazze minorenni di personaggi importanti.

«Durante la sua visita di Stato a Londra, il principale accompagnatore di Trump era stato il principe Andrea», che – al di là delle smentite ufficiali – ha avuto «un ruolo di primo piano nella cerchia degli amici di Epstein». Senza scordare, aggiunge Madsen, che la Gran Bretagna «non si è ancora ripresa dalle gesta pedofile dell’intrattenitore di lunga data della “Bbc”, Jimmy Savile». Non è tutto: «Implicati per diversi decenni nella dissolutezza di Savile erano stati anche il primo ministro conservatore Edward Heath, l’ex funzionario dei servizi segreti del Mi-6, Sir Peter Hayman, il deputato democratico liberale Cyril Smith, il parlamentare del Partito Liberale, Sir Clement Freud (nipote del famoso psicopatologo Sigmund Freud) e il collega del Partito Laburista, Lord Greville Janner». Secondo Madsen, «è indiscutibile il fatto che i vertici dell’establishment della sicurezza e dell’intelligence britannica siano affollati di pedofili». Indagini ad alto rischio: «Politici e media che cercano di scoprire fino a che punto i pedofili rivestano posizioni di alto livello nel governo, nella Chiesa, nello spettacolo e in altri settori sono spesso oggetto di minacce».


D’altro canto, continua Madsen, i soldi di Epstein avevano assicurato il silenzio dei governi delle Isole Vergini americane, del Nuovo Messico, della Florida e dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan. «Il “Miami Herald”, i suoi giornalisti e i suoi editori che avevano scoperto i dettagli del caso Epstein, erano stati minacciati. Così anche i politici che avevano perseguito i complici politici di Epstein in Florida». Tra quelli minacciati figurano in Florida la senatrice Lauren Book e in Pennsylvania Kathleen Kane, procuratore generale del Commonwealth: «A causa delle sue ostinate indagini sui pedofili nel governo dello Stato della Pennsylvania, Kathleen Kane è stata incriminata sulla base di false accuse, costretta a dimettersi dall’incarico e condannata a una pena detentiva». L’ex ministro della sanità dell’Isola di Jersey, Stuart Syvret, è stato etichettato dai media come “pazzo cospirazionista” per le sue indagini sugli abusi sessuali su minori nell’orfanotrofio dell’isola di Haute de Garenne. In un’intervista del 2007 ad una rivista francese, il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva scioccato la Francia dicendo che era «incline a pensare che le persone nascano pedofile e che sia anche un problema che non sappiamo come gestire».


Osserva Madsen che la Francia sarebbe stata tiepida, con Epstein, anche sotto la presidenza Macron: anche se il finanziere è stato arrestato in un aeroporto del New Jersey mentre era di ritorno da Parigi sul suo aereo privato, «le autorità francesi non sono state particolarmente veloci nell’aprire un’indagine sulle attività di Epstein in Francia». Secondo Madsen, Jeffrey Epstein godeva di potentissime protezioni internazionali: «È stato l’insabbiamento della sua passata attività di pedofilia che aveva fatto finire in prigione l’ex presidente repubblicano della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Dennis Hastert, un tempo il secondo in ordine di importanza per la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti». E ora, il processo federale contro Epstein era previsto per l’estate del 2020, «proprio nel bel mezzo della campagna presidenziale degli Stati Uniti». Le prove che sarebbero state presentate, «oltre un milione di pagine», avrebbero potuto influenzare pesantemente l’esito delle elezioni. «Gli stretti rapporti di Trump con Epstein – ha scritto Madsen, prima del presunto suicidio del finanziere – potrebbero essere la ragione per cui così tanti membri repubblicani della Camera dei Rappresentanti stanno abbandonando la nave». Ma niente paura: ora Jeffrey Epstein non parlerà più.

LITURGIA DEL GIORNO


PREGHIERE DEL GIORNO

Martedì 27 Agosto 2019



LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -






 PRIMA LETTURA 

1Ts 2,1-8
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte.
E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori.
Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo.
Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.


  SALMO  

Sal 138
Signore, tu mi scruti e mi conosci.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.


 VANGELO 

Mt 23,23-26
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».


venerdì 23 agosto 2019

LITURGIA DEL GIORNO E PREGHIERE


PREGHIERE DEL GIORNO

Venerdì 23 Agosto 2019


 

LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -




 PRIMA LETTURA 

Rt 1,1.3-6.14-16.22
Dal libro di Rut

Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo, [chiamato Elimèlec,] con la moglie Noemi e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, [figli di Noemi,] e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio».
Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.


 SALMO 

Sal 145
Loda il Signore, anima mia.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene.

Egli rimane fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.


 VANGELO 

Mt 22,34-40
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Huawei, salta il freno. Strigliata degli Usa al governo Lega-M5S

IL FIATO SUL COLLO DEGLI USA SUL GOVERNO GIALLO-VERDE E RELATIVA CRISI. E' IL MOMENTO DI PRENDERE UNA DECISA POSIZIONE GEOPOLITICA PER L'ITALIA?....


La verità nascosta sulla Crisi di Governo: Chi l'ha pretesa e come finirà...

Huawei, stop ai paletti al colosso cinese. L’ambasciatore di Trump piomba nell’ufficio di Giorgetti e convoca Di Maio


L’ambasciatore di Trump piomba nell’ufficio di Giorgetti e convoca Di Maio: non gli sta bene lo stop ai paletti al colosso cinese. Lo scrive il Fatto Quotidiano secondo cui "Lewis Eisenberg, ambasciatore a Roma di Donald Trump, una settimana fa, è piombato nell’ufficio di Giancarlo Giorgetti, il leghista dialogante, il sottosegretario a Palazzo Chigi, e s’è seduto con la flemma di chi non ha fretta e, soprattutto, di chi pretende spiegazioni. Washington assiste stupefatta all’avanzata italiana di Huawei, la multinazionale della telefonia sospettata di spionaggio per i legami col governo di Pechino e messa al bando da Trump. Giorgetti ha accolto un furibondo Eisenberg, stremato dalle continue piroette diplomatiche degli italiani". 

"Eisenberg ha scelto Giorgetti perché Giorgetti, a differenza del capo Matteo Salvini, ha sempre scelto gli Stati Uniti e li ha rassicurati su Huawei sin dal viaggio di marzo a Washington che ha anticipato la visita romana di Xi Jinping e la firma del memorandum per la cosiddetta “Via della Seta”, ha scritto Il Fatto Quotidiano. Secondo cui pochi giorni fa "Eisenberg ha convocato Di Maio nella residenza di Villa Taverna per un chiarimento sul decreto morente. Il vicepremier dei Cinque Stelle ha degradato a evento minore e simbolico il patto con i cinesi e ha promesso all’ambasciatore la collaborazione su Huawei. Discorsi di circostanza che hanno suggerito a Eisenberg di consultare Giorgetti. Washington ha percepito l’influenza cinese sui Cinque Stelle, che al ministero per lo Sviluppo Economico di Di Maio schierano il sottosegretario Michele Geraci, plenipotenziario dei rapporti con Pechino, entrato nel governo per la vicinanza al Carroccio, ormai considerato in perfetta sintonia col Movimento".

MATTEO RENZI, SIONISTA PRATICANTE AL GOVERNO DI QUESTO PAESE?


Sguardi d’intesa tra due convinti reazionari.

Chiediamo a costoro: che ruolo ha avuto il Mossad, i massosionisti di Firenze e Roma, la loggia massonica P2 del fascista Licio Gelli e dell’agente Cia-Mossad, Michael Ledeen, nella strategia della tensione e nel rapimento e nell’uccisione di Aldo Moro?

Mai come oggi e soprattutto dopo le notizie riportate da il Fatto Quotidiano (sotto allegato), le parole di Karl Marx ne La questione ebraica del 1844, di cui riportiamo i brani principali, e del Manifesto del Partito Comunista si sono dimostrate così lungimiranti. Parole scritte per isolare le nascenti teorie di un particolare movimento politico interno al capitalismo, che aveva il mandato di trasformare le comunità ebraiche nel sionismo, ovvero nello scudo messo a difesa dei vertici del capitalismo.

Uno dei principali ideologhi di questo pensiero razzista e reazionario fu Moses Hess, uno dei fondatori del socialismo ottocentesco. Tra i sui principali scritti troviamo Storia sacra dell’umanità del 1837, La triarchia europea del 1841 in cui propose la costituzione degli Stati Uniti d’Europa e Roma e Gerusalemmedel 1862 in cui sosteneva che il problema ebraico poteva risolversi, appunto, solo con un reinsediamento degli ebrei in Palestina. Hess si persuase non solo che l’assimilazione ebraica era impossibile, ma anche che nell’esistenza umana la lotta di razza era primaria e quella di classe secondaria.

Quando Theodor Herzl, il fondatore del sionismo, lesse per la prima volta Roma e Gerusalemme, scrisse di Hess: “Da Spinoza gli ebrei non avevano un pensatore più grande di questo Moses Hess dimenticato” e dichiarò che non avrebbe scritto la sua opera Der Judenstaat (Lo stato ebraico), se non avesse prima conosciuto Roma e Gerusalemme.

L’obiettivo di questo movimento, in linea con i desideri dei loro padroni, era quello di far fallire i processi di assimilazione degli ebrei nelle varie nazioni europee, per spingerli a occupare la Palestina, collocata in un’area ricca di petrolio e a ridosso del Canale di Suez.

Un movimento, quello sionista sospinto, come tutti i movimenti reazionari di fine Ottocento e del Novecento, da quei massocapitalisti che hanno voluto trasformare, avendone i mezzi economici e politici e tramite mirate repressioni – di cui il nazismo guidato dall’ebreo massone Hitler (*) (*) ne fu il più fedele interprete – le comunità ebraiche in fedeli servitrici dei disegni politici del vertice del capitalismo: Rothschild, Warburg, Goldman, Schiff, Kuhn, Loeb, Lazard, Baruch, Morghentau, Perkins e i loro agenti Morgan, Aldrich, Strong, Venderlip, House.

Quindi tornando a Marx la questione ebraica non è scindibile dalla funzione sociale svolta dal giudaismo, come del resto ogni religione organizzata, dalle dinamiche sociopolitiche messe in essere dai detentori della proprietà privata, soprattutto nella sua evoluzione capitalistica e dalle sue dinamiche monetarie.

Quindi non si tratta di una critica a presunte particolarità razziali, in quanto, come ha dimostrato la ricerca scientifica, tutti gli esseri umani di questo pianeta, appartengono ad un’unica razza. Anche se gli ebrei religiosi con le loro pratiche tendono, assurdamente, a mantenersi separati dal resto dell’umanità, per mantenere una certa “purezza”.

Ma la questione della purezza religiosa, di razza, o di censo continua a creare problemi alla maggior parte dell’umanità. “Purezza” che si manifesta con una particolare fascistica ferocia nei confronti dei semiti palestinesi, dei comunisti ebrei e non. Tutto questo non è più tollerabile.

Saluti comunisti

Andrea Montella

KARL MARX – LA QUESTIONE EBRAICA


“Noi cerchiamo di rompere la formulazione teologica della questione. La questione della capacità dell’ebreo ad emanciparsi si trasforma per noi nella questione di quale particolare elemento sociale sia da superare per sopprimere il giudaismo. Infatti la capacità ad emanciparsi dell’ebreo d’oggi è il rapporto del giudaismo verso l’emancipazione del mondo di oggi. Tale rapporto risulta necessariamente dalla posizione particolare del giudaismo nell’asservito mondo odierno.

Consideriamo l’ebreo reale mondano, non l’ebreo del Sabbath, come fa Bauer, ma l’ebreo di tutti i giorni.

Cerchiamo il segreto dell’ebreo non nella sua religione, bensì cerchiamo il segreto della religione nell’ebreo reale.

Qual è il fondamento mondano del giudaismo? Il bisogno pratico, l’egoismo.

Qual è il culto mondano dell’ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro.

Ebbene. L’emancipazione dal traffico e dal denaro, dunque dal giudaismo pratico, reale, sarebbe l’autoemancipazione del nostro tempo.

Un’organizzazione della società che eliminasse i presupposti del traffico, dunque la possibilità del traffico, renderebbe impossibile l’ebreo. La sua coscienza religiosa si dissolverebbe come un vapore inconsistente nella vitale atmosfera reale della società. D’altro lato: se l’ebreo riconosce come non valida questa sua essenza pratica e lavora per la sua eliminazione, egli si svincola dal suo sviluppo passato verso l’emancipazione umana senz’altro, e si volge contro la più alta espressione pratica dell’autoestraneazione umana.

Noi riconosciamo dunque nel giudaismo un universale elemento attuale antisociale, il quale, attraverso lo sviluppo storico, cui gli ebrei per questo lato cattivo hanno collaborato con zelo, venne sospinto fino al sua presente vertice, un vertice sul quale deve necessariamente dissolversi.

L’emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è la emancipazione dell’umanità dal giudaismo.

L’ebreo si è già emancipato in modo giudaico. “L’ebreo che, ad es. a Vienna, è solo tollerato, con la sua potenza finanziaria determina il destino di tutto l’Impero. L’ebreo, che nel più piccolo Stato tedesco può essere privo di diritti, decide delle sorti dell’Europa.

“Mentre le corporazioni e i mestieri sono chiusi all’ebreo o non gli sono ancora favorevoli, l’arditezza dell’industria si fa beffe della ostinatezza degli istituti medioevali” (B. Bauer, Judenfrage, p. 114).

Questo non è un fatto isolato. L’ebreo si è emancipato in modo giudaico non solo in quanto si è appropriato della potenza del denaro, ma altresì in quanto il denaro per mezzo di lui e senza di lui è diventato una potenza mondiale, e lo spirito pratico dell’ebreo, lo spirito pratico dei popoli cristiani. Gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei.

Il pio e politicamente libero abitante della Nuova Inghilterra, riferisce ad es. il colonnello Hamilton, “è una specie di Laocoonte, il quale non fa neppure il più piccolo sforzo per liberarsi dai serpenti che lo avvincono. Mammona è il loro idolo, essi lo pregano non soltanto con le loro labbra, ma con tutte le forze del loro corpo e del loro animo. La terra ai loro occhi altro non è se non una Borsa, ed essi sono convinti di non avere quaggiù altra destinazione che quella di diventare più ricchi dei loro vicini. Il traffico si è impossessato di tutti i loro pensieri, lo scambio degli oggetti forma il loro unico svago. Quando viaggiano, si portano in giro, per così dire, le loro merci e il loro banco sulla schiena, e non parlano che di interessi e di guadagno. Se per un istante perdono d’occhio i loro affari ciò avviene soltanto per ficcare il naso in quelli degli altri”.

Invero la signoria pratica del giudaismo sul mondo cristiano ha raggiunto nel Nordamerica l’espressione non equivoca, normale, così che l’annunzio stesso dei Vangelo, la predicazione cristiana è divenuto un articolo di commercio, e il commerciante fallito traffica in Vangelo come l’evangelista arricchito traffica negli affari. “Tel que vous voyez à la tête d’une congrégation respectable a commencé par être marchand; son commerce étant tombé, il s’est fait ministre; cet autre a débuté par le sacerdoce, -mais dès qu’il a eu quelque somme d’argent à sa disposition, il a laissé la chaire pour le negoce. Aux yeux d’un grand nombre, le ministère religieux est une véritable carrière industrielle” (Beaumont, op. cit., pp. 185, 186).

Secondo Bauer, è una situazione ipocrita, che in teoria all’ebreo vengano rifiutati i diritti politici, mentre in pratica egli possiede un potere enorme ed esercita en gros la sua influenza politica, che en détail gli viene ridotta (Judenfrage, p. 114).

La contraddizione in cui si trova la potenza politica pratica dell’ebreo con i suoi diritti politici, è la contraddizione della politica e della potenza del denaro in generale. Mentre la prima sta idealmente al di sopra della seconda, nel fatto ne è divenuta la serva.

Il giudaismo si è mantenuto a lato del cristianesimo non soltanto come critica religiosa del cristianesimo, non soltanto come dubbio vivente sulla nascita religiosa del cristianesimo, ma parimenti perché lo spirito pratico-giudaico, perché il giudaismo si è mantenuto nella società cristiana, anzi vi ha ottenuto la sua massima perfezione. L’ebreo, che sta nella società civile come membro particolare, è solo la manifestazione particolare dei giudaismo della società civile.

Il giudaismo si è conservato non già malgrado la storia, bensì per la storia.

Dalle sue proprie viscere la società civile genera continuamente l’ebreo.

Qual era in sé e per sé il fondamento della religione ebraica? Il bisogno pratico, l’egoismo.

Il monoteismo dell’ebreo è perciò, nella realtà, il politeismo dei molti bisogni, un politeismo che persino della latrina fa un oggetto della legge divina. Il bisogno pratico, l’egoismo, è il principio della società civile, ed emerge come tale puramente, non appena la società civile abbia completamente partorito lo Stato politico. Il Dio del bisogno pratico e dell’egoismo è il denaro.

Il denaro è il geloso Dio d’Israele, di fronte al quale nessun altro Dio può esistere. Il denaro avvilisce tutti gli Dei dell’uomo e li trasforma in una merce. Il denaro é il valore universale: per sé costituito, di tutte le cose. Esso ha perciò spogliato il mondo intero, il mondo dell’uomo come la natura, del valore loro proprio. Il denaro è l’essenza, fatta estranea all’uomo, del suo lavoro e della sua esistenza, e questa essenza estranea lo domina, ed egli l’adora.

Il Dio degli ebrei si è mondanizzato, è divenuto un Dio mondano. La cambiate è il Dio reale dell’ebreo. Il suo Dio è soltanto la cambiale illusoria.

La concezione che si acquista della natura sotto la signoria della proprietà privata e del denaro, è il reale disprezzo, la pratica degradazione della natura, che esiste bensì nella religione ebraica, ma esiste soltanto nell’immaginazione.

In questo senso Tommaso Münzer dichiara insopportabile “che tutte le creature siano diventate proprietà, i pesci nell’acqua gli uccelli nell’aria, le piante sulla terra: anche la creatura dovrebbe diventar libera”.

Ciò che si trova astrattamente nella religione ebraica, il disprezzo della teoria, dell’arte, della storia, dell’uomo come fine a se stesso, è il reale, consapevole punto di partenza, la virtù dell’uomo del denaro. Lo stesso rapporto sessuale, il rapporto tra uomo e donna ecc., diviene un oggetto di commercio! La donna è oggetto di traffico.

La chimerica nazionalità dell’ebreo è la nazionalità del commerciante, in generale dell’uomo del denaro.

la legge, campata in aria, dell’ebreo è soltanto la caricatura religiosa della moralità campata in aria e del diritto in generale, dei riti soltanto formali, dei quali si circonda il mondo dell’egoismo.

Anche qui il rapporto più alto dell’uomo è il rapporto legale, il rapporto verso le leggi, che per lui valgono non perché siano le leggi della sua propria volontà ed essenza, ma perché esse dominano e perché la loro trasgressione viene punita.

Il gesuitismo giudaico, il medesimo gesuitismo pratico che Bauer indica nel Talmud, è il rapporto del mondo dell’interesse individuale con le leggi che lo dominano, la cui astuta elusione è l’arte suprema di questo mondo.

Invero, il movimento di questo mondo entro le sue leggi è necessariamente una costante soppressione della legge.

Il giudaismo, come religione, non ha potuto, da un punto di vista teorico svilupparsi ulteriormente, poiché la concezione del bisogno pratico è per sua natura limitata e si esaurisce in pochi tratti.

La religione del bisogno pratico, per la sua essenza, poteva trovare il compimento non nella teoria ma soltanto nella prassi, appunto perché la sua verità è la prassi.

Il giudaismo non poteva creare un nuovo mondo; esso poteva solo attirare nell’ambito della propria attività le nuove creazioni ed i nuovi rapporti del mondo, perché il bisogno pratico, il cui intelletto è l’egoismo, si comporta passivamente e non si amplia a piacere, ma si trova ampliato con il progressivo sviluppo delle condizioni sociali.

Il giudaismo raggiunge il suo vertice col perfezionamento della società civile; ma la società civile si compie soltanto nel mondo cristiano. Soltanto sotto la signoria del cristianesimo, che rende esteriori all’uomo tutti i rapporti nazionali, naturali, etici, teoretici, la società civile poteva separarsi completamente dalla vita dello Stato, lacerare tutti i nostri legami dell’uomo con la specie, porre l’egoismo, il bisogno particolaristico, al posto di questi legami con la specie, dissolvere il mondo degli uomini in un mondo di individui atomistici, ostilmente contrapposti gli uni agli altri.

Il cristianesimo è scaturito dal giudaismo. Nel giudaismo esso si è nuovamente dissolto.

Il cristiano era fin da principio l’ebreo teorizzante, l’ebreo è perciò il cristiano pratico, ed il cristiano pratico è diventato nuovamente ebreo.

Solo in apparenza il cristianesimo aveva superato il giudaismo. Esso era troppo nobile, troppo spiritualistico per rimuovere la grossolanità del bisogno pratico in altro modo che mediante l’elevazione nel puro aere.

Il cristianesimo è il pensiero sublime del giudaismo, il giudaismo è la piatta applicazione del cristianesimo, ma questa applicazione poteva diventare universale soltanto dopo che il cristianesimo in quanto religione perfetta avesse compiuto teoricamente l’autoestraneazione dell’uomo da sé e dalla natura.

Appena allora il giudaismo poteva pervenire alla signoria universale e fare dell’uomo espropriato, della natura espropriata oggetti alienabili, vendibili, caduti sotto la schiavitù del bisogno egoistico, del traffico.

L’alienazione è la pratica dell’espropriazione. Come l’uomo, fino a che è impigliato nella religione, sa oggettivare il proprio essere soltanto facendone un estraneo essere fantastico, così sotto il dominio del bisogno egoistico egli può operare praticamente, praticamente produrre oggetti, soltanto ponendo i propri prodotti, come la propria attività, sotto il dominio di un essere estraneo, e conferendo ad essi il significato di un essere estraneo: il denaro.

Il cristiano egoismo della beatitudine nella sua pratica compiuta si capovolge necessariamente nell’egoismo fisico dell’ebreo, il bisogno celeste in quello terreno, il soggettivismo nell’egoismo. Noi spieghiamo la tenacia dell’ebreo non con la sua religione, ma piuttosto col fondamento umano della sua religione, il bisogno pratico, l’egoismo.

Poiché l’essenza reale dell’ebreo nella società civile si è universalmente realizzata, mondanizzata, la società civile non poteva convincere l’ebreo della irrealtà della sua essenza religiosa, che è appunto soltanto la concezione ideale del bisogno pratico. Non quindi nel Pentateuco o nel Talmud, ma nella società odierna noi troviamo l’essenza dell’ebreo odierno, non come essere astratto ma come essere supremamente empirico, non soltanto come limitatezza dell’ebreo, ma come limitatezza giudaica della società.

Non appena la società perverrà a sopprimere l’essenza empirica del giudaismo, il traffico e i suoi presupposti, l’ebreo diventerà impossibile, perché la sua coscienza non avrà più alcun oggetto, perché la base soggettiva dei giudaismo, il bisogno pratico si umanizzerà, perché sarà abolito il conflitto dell’esistenza individuale sensibile con l’esistenza dell’uomo come specie.

L’emancipazione sociale dell’ebreo è l’emancipazione della società dal giudaismo”.


INDAGINE USA

Allontanato da Washington


Sull’americano, in passato accusato di legami con la P2, c’è un’inchiesta del Pentagono che mette in serio imbarazzo 007 e diplomatici italiani
MR. LEDEEN, L’AMICO DI CARRAI
PER LA CIA È “UNA SPIA D’ISRAELE”

ANTONIO MASSARI E DAVIDE VECCHI

Sono legati da anni, si sono frequentati tra Washington e Firenze, scambiandosi visite e conoscenze. Ma ora l’amicizia con Michael Ledeen può mettere in difficoltà Marco Carrai e il suo pros- II terzo uomo Fa parte del “gruppo” anche Naor Gilon, ambasciatore israeliano a Roma dal 2012 situo incarico: la consulenza al Dis (l’organismo di coordinamento dei Servizi segreti) per Palazzo Chigi. Perché se sino a oggi Ledeen era ritenuto vicino all’intelligente statunitense con legami con uomini della P2, adesso un’inchiesta svolta dal Pentagono fotografa nel detta- Washington Noel Koch già ne11988 scrisse: “Voleva mettere le mani su file riservati ai quali non aveva diritto” glio chi è stato echi è davvero Ledeen, definito dalla Cia “spia di Israele” e per questo allontanato da Washington. Il Fatto è entrato in possesso dei fascicoli d’indagine ed è in grado di raccontare perché il legame di amicizia tra i due rischia di mettere in imbarazzo i Servizi segreti, il governo e le diplomazie.


I conflitti di interesse del “fratello Marco”

Non è bastato il no del Colle a fermare Renzi: il premier vuole portare nel Palazzo l’amico Carrai e così, dopo aver tentato di imporlo a capo della cyber-security, gli sta ora cucendo un abito su misura al Dis. E se per avere la licenza da 007 Carrai avrebbe dovuto spogliarsi dei suoi tanti conflitti di interesse, indossando il mantello della consulenza il problema svanisce: Carrai potrebbe portare con sé l’ingombrante bagaglio. Che non contiene solo gli incarichi pubblici come la presidenza di Aeroporti Firenze o le poltrone nei cda tra cui quella nella fondazione Open – la cassaforte del premier – con Luca Lotti e Maria Elena Boschi. Né si limita alle aziende estero-vestite in Lussemburgo e Israele come la Wadi Venture con soci che hanno legami con l’esecutivo tra cui nominati in Finmeccanica e imprenditori con appalti pubblici, come raccontato dal Fatto settimane fa. 1l conflitto di interessi di Carrai si estende anche ai suoi legami, a partire da quello con Ledeen.



Le visite a Firenze pagate dalla Provincia

In Italia di lui si sa poco, nonostante Ledeen abbia superato i 70 anni. Meno ancora si conosce del suo legame con il 40enne Carrai, che definisce il premier “mio fratello”. Si sa che i due sono molto legati. Tanto che Ledeen è arrivato da Washington a Firenze nel settembre 2014 per partecipare al matrim o n i o dell’amico di cui Renzi era testimone. Un rapporto coltivato negli anni. E allargato all’attuale premier nel 2006 quando la Provincia di Firenze pagò un viaggio a Ledeen, da Washington al capoluogo toscano, organizzato da Carrai, all’epoca capo gabinetto di Renzi, per far conoscere a suo “fratello” l’amico statunitense. Nell’autunno 2008, sempre a spese della Provincia, Renzi assieme a Carrai fa il tragitto inverso e ricambia la visita.

In Italia Ledeen ha altri buoni amici, condivisi con l’amico aspirante 007. In particolare Noar Gilon, dal 2012 ambasciatore d’Israele a Roma. Da allora il diplomatico è apparso più volte al fianco del futuro consulente del Dis. Nella Capitale e a Firenze. Insieme hanno organizzato un convegno con Confindustria sponsorizzato anche da Aeroporti Toscani (società presieduta da Carrai). Ma soprattutto hanno pianificato la visita del premier israeliano Ben-jamin Netanyahu a Firenze lo scorso agosto, accogliendolo al suo arrivo a Peretola e presentandolo poi a Renzi con una cerimonia a Palazzo Vecchio.

Carrai ha interessi privati a Tel Aviv, dove sono presenti due società a lui riconducibili con soci pesanti in Israele come Jonathan Pacifici e Reuven Ulmansky, veterano della Nsa, ex Unità 8200, dell’Israel Defence Force. Legami importanti, che porterà con sé sotto il mantello di consulente del Dis.

Ledeen e Gilon si conoscono almeno da11996. Il loro rapporto è nato a Washington. E si è sviluppato e consolidato attraverso l’Aipac, l’American Israeli Public Affaire Committee: la lobby pro Israele negli Stati Uniti, la più potente al mondo, il cui sostegno è ritenuto fondamentale per arrivare alla Casa Bianca. Il 21 marzo sia il repubblicano Donald Trump sia la democratica Hillarv Clinton sono intervenuti al convegno Aipac. Ma per quanto ritenuta determinante dalla politica è temuta dai servizi di sicurezza americani e monitorata perché in due casi sono stati individuati all’interno della lobby uomini dei servizi segreti del Mossad. E per quanto forti siano i rapporti di amicizia tra gli Stati Uniti e Israele, il Pentagono non ama intrusioni straniere nella propria intelligence. Ed è proprio nell’ultima inchiesta, che ha individuato un flusso illegale di informazioni riservate della presidenza statunitense al Mossad, che è emerso il legame tra Ledeen e Gilon.


Rete di spie di Tel Aviv scoperta dagli americani

L’indagine, svolta dall’Fbi, è stata chiamata Aipac. Lawrence Franklin, capo analista dell’allora sottosegretario alla Difesa Douglas Feith, è stato inizialmente condannato a 12 anni di carcere dal tribunale della Virginia per aver trasmesso informazioni top secret a due esponenti della lobby israeliana e a un diplomatico israeliano dell’ambasciata a Washington. Franklin ha confessato che i suoi due referenti nell’Aipac erano il direttore degli affari politici, Steven Rosen, il responsabile del desk iraniano, Keith Wiessman, e il consigliere all’amba *** sciata israeliana a Washington Naor Gilon. Quest’ultimo, all’inizio del processo, è rientrato a Tel Aviv prima di arrivare in Italia come ambasciatore nel 2012.

Proprio a Roma venne organizzato un incontro tra Franklin e Rhode con il faccendiere Manucher Ghorbanifar, già protagonista dello scandalo Iran-Contra. L’incontro nella capitale, ricostruisce l’inchiesta, fu organizzato da Ledeen che, secondo un report dell’Fbi, aveva un profondo legame con Franklin, almeno dal 2001: la Cia ritiene che loro due siano gli ispiratori del falso dossier sull’uranio nel Niger che venne usato dall’Amministrazione Bush per giustificare la guerra in Iraq.

L’inchiesta Aipac è stata avviata a metà anni Novanta e ripresa nel 2001, dopo l’attacco dell’U settembre. Gli uomini dell’Fbi mettono sotto osservazione alcuni americani impegnati in lobby di Paesi del Medio Oriente, tra cui l’Aipac. A inizio 2003, durante un appostamento, gli agenti scoprono un collegamento chiave. Seguendo Steve Rosen e Keith Weissman si fermano fuori da un bistrot dove i due pranzano. A loro si aggiunge Gilon, all’epoca capo degli affari politici presso l’ambasciata israeliana a Washington e definito nel report Fbi “specialista dell’armamento nucleare iraniano”. Poi arriva Franklin, alto funzionario dell’intelligence del Pentagono.


I file “Top Secret” finiti al Mossad

Gli agenti filmano l’intero pranzo. Franklin estrae da una valigetta alcuni documenti e li appoggia sul tavolo. “Ma non vengono consegnati a nessuno”, annota l’Fbi. Lui fa il gesto di consegnarli. “Ma il suo presunto complice è troppo intelligente e si rifiuta di prenderli, chiedendo con ogni probabilità di limitarsi a informarlo sul contenuto”, testimonia un funzionario dell’intelligence, riportato da Newsweek.

A casa di Franklin vengono trovati diciotto documenti top secret e riservati all’ufficio del presidente degli Stati Uniti. Franklin lavorava in uno dei centri del Pentagono che più hanno promosso la guerra all’Iraq, aggirando anche il dipartimento di Stato e la stessa Cia: il segretissimo “Office ofspecial plans” messo in piedi dal vice-ministro della difesa Paul Wolfowitz e dal sottosegretario Douglas Feith. Ufficio che aveva rapporti esclusivi con Donald Rum-sfeld, segretario alla Difesa e consigliere del presidente George W. Bush.

L’inchiesta prosegue per anni. Sottotraccia. Il processo inizierà solo nel 2006 e la prima condanna sarà emessa nel 2009. Durante le indagini gli agenti scoprono molte attività sospette che riguardano Iraq e Iran. E tutte le strade portano all’ufficio del Pentagono di Feith, nel quale Franklin lavora. Una conduce direttamente a un collaboratore di entrambi: Ledeen, definito dal Jerusalem Post “il guru neocon di Washington”. Fbi e Cia aggiungono altro al suo profilo. E svelano l’intero passato di Ledeen.


A Roma per Israele da finto agente della Cia

Alla fine del 1970, Ledeen è a Washington come direttore esecutivo dell’Istituto ebraico per gli affari di Sicurezza Nazionale, un gruppo di lobby specializzato nel fare pressioni al Pentagono e al Congresso per far ottenere soldi e armi a Israele. Nei primi anni 80 viene allontanato e riesce ad avvicinarsi al Pentagono. In particolare a Noel Koch, il principale assistente del segretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale. Ledeen chiede a Koch di fargli un contratto di consulenza come esperto di terrorismo dicendosi disposto a essere pagato solo se e quando utilizzato. Koch accetta. Ma se ne pente: agli atti del procedimento è allegata una lettera inviata nel 1988 da Koch al Comitato di giustizia della Camera, l’ufficio che sovrintende al Dipartimento di giustizia e all’Fbi.

Con la missiva Koch accusa Ledeen di essere una spia di Israele e chiede al Comitato di indagare sul suo conto spiegando di aver scoperto che Ledeen gli ha mentito e tentato “con insistenze di acquisire informazioni classificate per le quali non ha legittimo diritto”. Koch inoltre specifica che in più casi Ledeen gli chiese copia di atti “altamente segreti della Cia”. In particolare documenti relativi a spie israeliane. “Qualcuno gli ha detto cosa rubare”, ha scritto Koch ricordando di aver chiesto più volte a l’Fbi di indagare su Ledeen ma che “l’alto funzionario Oliver Revell” a cui si rivolgeva “ha sempre respinto le richieste”. La lettera ha fatto avviare le indagini: Revell era amico di Ledeen, per questo respingeva le richieste di Koch.

Nonostante questi trascorsi la “spia d’Israele” riappare nei Palazzi della sicurezza americana. È Feith ad assumerlo come consulente nel suo Ufficio Piani Speciali. Un incarico che gli viene attribuito nel 2001, dopo 1’11 settembre. Tra le prima cose di cui si occupa è organizzare un incontro a Roma con alcuni dissidenti iraniani e due dipendenti di Feith: Rhode, neoconservatore e tra gli architetti della guerra in Iraq, e Franklin, ritenuto una spia israeliana. Durante il processo a suo carico, Franklin ha indicato tra i suoi referenti anche Gilon che tornò discretamente a Tel Aviv dove, dal 2009, è stato capo gabinetto del Ministro degli Esteri, poi vicedirettore per gli Affari dell’Europa occidentale presso gli Affari Esteri. Infine, da febbraio 2012, è a Roma come ambasciatore d’Israele.

Contattato dal Fatto Quotidiano per avere informazioni sul suo coinvolgimento nell’inchiesta, nonché per sapere quali siano oggi i suoi rapporti con Ledeen e Carrai, l’ambasciatore ha preferito non rispondere e ha affidato al suo braccio destro, Amit Zarouk, questa mail: “L’intera inchiesta (giornalistica, ndr) si basa su frammenti di informazione e su una distorta interpretazione di fatti non corretti. È tutto parte di una teoria del complotto che non merita alcuna seria considerazione”. I tentativi compiuti per contattare Ledeen si protraggono senza alcun esito da oltre un mese. L’inchiesta Aipac ha creato una crisi tra Usa e Israele risolta allontanando da Washington quanti erano sospettati di avere legami con uomini dei servizi di Tel Aviv. Un’operazione di pulizia che ha poi portato il giudice della Virginia Thomas Selby Ellis a ridurre la pena a Franklin prima a otto anni per la sua collaborazione e poi a otto mesi di domiciliari e 100 ore di servizio alla comunità. Servizio, ha detto Ellis, che deve consistere nel “parlare ai giovani dell’importanza per i funzionari pubblici di rispettare la legge del proprio Stato”. Questo accade a Washington. E a Roma?

23 Aprile 2016