lunedì 22 luglio 2019

TOGHE SPORCHE: GIUDICE IN MANETTE PER INTRIGHI COI CAMORRISTI



MENTRE L’ASSOCIAZIONE MAGISTRATI E IL CSM
ATTACCANO IL MINISTRO DELL’INTERNO SALVINI
PER I POST SULLA LIBERAZIONE DELLA CAPITANA
GRAVE CORRUZIONE NEL TRIBUNALE DI NAPOLI
DOPO GLI SCANDALI SU PM E GIUDICI ROMANI

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Il depistaggio è una delle mode più diffuse tra i palazzi di giustizia. E’ antica quanto la nascita della Mafia: apparsa con l’Unità d’Italia come sostenne il giudice istruttore Rocco Chinnici, prima toga a cadere vittima di un attentato dinamitardo a Palermo. E proprio nel capoluogo siciliano, insieme ai primi mafiosi, nel 1860 vide la luce una loggia della Massoneria del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato.



La vicenda della capitana dell’ong Sea Watch, arrestata e subito liberata dal Gip del Tribunale di Agrigento nonostante abbia speronato una motovedetta della Guardia della Finanza, diviene così lo strumento ideale di distrazione mediatica di massa preso in prestito dai più alti papaveri della magistratura italiana per accendere le sirene del solito allarme di attentato politico all’autonomia delle toghe e depistare l’opinione publica dal vero cancro della giustizia: la sempre più diffusa corruzione dei giudici.


UN ALTRO GIUDICE ARRESTATO PER CORRUZIONE

Ieri, mercoledì 3 luglio, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Luca Poniz si è arrampicato sui vetri per respingere al mittente le accuse lanciate dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini al Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella per l’immediata scarcerazione della comandante della nave dei migranti approdata a Lampedusa senza autorizzazione.

Ieri i consiglieri togati del Consiglio Superiore della Magistratura hanno chiesto allo stesso Csm di aprire una pratica di tutela della collega Vella per le dichiarazioni del vicepremier, sempre più leader politico nazionale acclamato dal popolo in nome del quale i magistrati, non eletti, dovrebbero amministrare la giustizia.
Il Gip di Ischia, Alberto Capuano, arrestato per un grave caso di coruzione

Ma sempre nella giornata di ieri la Procura di Roma ha fatto arrestare un giudice del Tribunale di Napoli, il Gip di Ischia Alberto Capuano, insieme ad altre quattro persone indagate a vario titolo per una serqua di gravissimi reati: corruzione nell’esercizio della funzione,corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e in atti giudiziari, traffico di influenze illecite, millantato credito, tentata estorsione e favoreggiamento personale.

Come riportano con risalto Il Mattino e Il Fatto Quotidiano si tratta della conclusione dell’operazione San Gennaro, condotta dalla Squadra Mobile di Roma con l’esecuzione delle cinque ordinanze di custodia cautelare e delle perquisizioni, nell’ambito della quale sarebbero emersi anche contatti tra gli indagati e affiliati a clan camorristi.

A coordinare l’inchiesta c’è il procuratore aggiunto capitolino Paolo Ielo: lo stesso che si sta occupando del caso Consip (gli appalti miliardari delle forniture allo Stato) nel quale c’è stata la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex ministro del Pd Luca Lotti. Quest’ultimo, proprio per cercare aiuto, avrebbe incontrato il pm romano Luca Palamara, già consigliere Csm e presidente dell’Anm, allo scopo, secondo la Procura di Perugia, di pilotare processi e nomine per il ruolo vacante di procuratore capo a Roma.





Incontri tra politici e magistrati divenuti oggetto di ulteriori indagini per una presunta corruzione in atti giudiziari dello stesso Palamara, avvertito del procedimento a suo carico davanti al Csm dalle presunte “spiate” del pm Luigi Spina, dimessosi da consigliere del Csm per tornare a fare il sostituto procuratore, e del Procuratore Generale della Corte di Cassazione che, in qualità di membro di diritto del Consiglio Superiore della Magistratura, avrebbe informato il collega indagato.




IL GIP DI ISCHIA SOTTO ACCUSA COME L’EX PM DI TRANI

Mentre questa fetente melma, con tanto di scottanti intercettazioni raccolte dalla Guardia di Finanza di Perugia, imbratta le toghe fino ai più alti vertici della giustizia svelando un intreccio tra magistrati sospettati di corruzione ed altri di favoreggiamento, in comunella con deputati del Partito Democratico come Lotti e l’ex giudice Cosimo Maria Ferri, l’Associazione Nazionale Magistrati ed il Csm si sperticano nella difesa della Super Casta messa alla berlina dagli attacchi mediatici di Salvini sul caso Sea Watch.L’ex pm di Trani poi giudice a Roma Antonio Savasta

Ma ciò avviene proprio quando un’altra toga finisce in manette per fatti recenti sebbene già indagata e prosciolta per analoghi episodi. Una vicenda che ricorda quella dell’ex pm di Trani, Antonio Savasta, il giudice romano portato dietro le sbarre da accuse di aggiustamenti di processi a favore dell’affarista degli outlet, Luigi Dagostino, che in un’altra inchiesta fece andare sotto processo per una fattura sospetta pure i genitori dell’ex premier Matteo Renzi (Tiziano Renzi e Laura Bovoli).




«Il giudice arrestato è il gip di Ischia Alberto Capuano. Il magistrato, 60 anni, è in servizio presso la sede distaccata sull’isola del Tribunale di Napoli ed è stato arrestato assieme al consigliere circoscrizionale della X municipalità di Bagnoli (Napoli), Antonio di Dio, che fu eletto in una lista a sostegno del sindaco Luigi De Magistris, all’imprenditore Valentino Cassini e al pregiudicato Giuseppe Liccardo, ritenuto da investigatori ed inquirenti vicino al clan Mallardo di Giugliano – scrive Il Fatto Quotidiano – Gli arresti domiciliari sono invece stati disposti nei confronti di Elio Bonaiuto, avvocato del foro di Napoli».
Il gip del Tribunale di Iscia Alberto Capuano

Il giudice «Capuano era già stato indagato dalla Procura di Roma per presunte utilità o vantaggi incassati in cambio di una gestione morbida del patrimonio dei fratelli Ragosta, accuse poi archiviate. Due anni di indagini, almeno tre mesi di intercettazioni, con una cimice piazzata nell’ufficio dell’ex gip partenopeo (oggi assegnato in una sezione di tribunale a Ischia) – aggiunge Il Mattino – E’ stato arrestato per aver avuto biglietti aerei, tessere gratis per stabilimenti balneari e perfino l’acquisto di pastiere e bottiglie di vino tra le utilità che otteneva in cambio di favori».

«Settantamila euro, in due tranche, per condizionare il collegio penale che avrebbe giudicato tre imputati in odore di camorra. È questa una delle accuse che hanno portato in carcere il gip di Ischia Antonio Capuano – precisa il giornalista Nico Falco su Fanpage – Secondo gli inquirenti il magistrato, in servizio nel Tribunale di Napoli, avrebbe accettato la promessa di una grossa somma di soldi in cambio di favori, non solo ad amici e conoscenti ma anche a persone legate alla camorra, in questo caso specifico legate al clan Mallardo di Giugliano, una delle cosche più influenti del Napoletano e tra i tre vertici dell’Alleanza di Secondigliano».La sede giudiziaria distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli

«Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Roma, Antonio Capuano ha accettato da due intermediari di Giuseppe Liccardo, pregiudicato del clan Mallardo, la promessa di 70mila euro per “aggiustare un processo”, ottenendo l’assoluzione: 20mila sarebbero stati secondo gli accordi pagati prima, gli altri 50mila sarebbero arrivati dopo la sentenza – evidenzia Fanpage – Il gip sarebbe dovuto intervenire su uno o più componenti del Collegio penale designato per decidere il processo penale che vedeva alla sbarra Giuseppe Liccardo, il fratello Luigi Liccardo e la madre. I tre sono sotto processo con l’accusa di trasferimento illecito di valori, con legami col clan Mallardo, il processo si sarebbe dovuto tenere il 25 giugno ma è stato rinviato di qualche mese».


L’INTERMEDIARIO POLITICO E LA COLLAUDATA CORRUTTELA

Intermediario di questi aggiustamenti sarebbe stato Antonio Di Dio, il consigliere comunale della X Municipalità, anche lui finito in carcere per un’intercettazione in cui avrebbe rassicurato Liccardo non solo sull’esito del processo ma anche sulla restituzione dei beni. Di Dio fu eletto a Bagnoli nella lista Solo Napoli, in appoggio alla rielezione del sindaco napoletano Luigi De Magistris e guidata dall’attuale assessore all’Ambiente del Comune di Napoli, Raffaele Del Giudice, che si dice “sorpreso e dispiaciuto” precisando come l’esponente municipale arrestato fosse “fuoriuscito dalla maggioranza più di un anno e mezzo fa”.
Il Palazzo di Giustizia di Napoli

Il gip di Roma, Costantino De Robbio, nelle pagine dell’ordinanza parla anche della “situazione di estrema vulnerabilità del Tribunale di Napoli, a causa del collaudato sistema di corruttela operante e di cui gli indagati Di Dio e Capuano appaiono i terminali principali”. Il dominus era il gip Antonio Capuano, grazie al quale “tutto si può ottenere, tutto si può comprare”, si legge nell’ordinanza, “pronto a spendere i suoi rapporti in cambio di elargizioni di denaro ed altre utilità anche di entità economica relativamente modesta oltre a lavori di ristrutturazione, biglietti aerei intercontinentali e pacchetti vacanze in Colombia a prezzi di favore, tessere gratis per stabilimenti balneari ma anche pastiere e bottiglie di vino, fino alle somme di denaro in contanti”.

Sul caso è intervenuta la Giunta esecutiva della sezione di Napoli dell’Associazione nazionale magistrati: “Le notizie di stampa relative all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un giudice del Tribunale di Napoli, indagato per gravissimi fatti di corruzione in atti giudiziari e, addirittura, accusato di aver avuto contatto con sodalizi camorristici – si legge nella nota – lasciano sgomenti i magistrati del Distretto. La magistratura napoletana è un’istituzione sana, quotidianamente impegnata con professionalità e dedizione in delicatissime funzioni giudiziarie di ripristino della legalità e di contrasto della criminalità anche organizzata. Ribadisce a voce alta che il rigore etico e deontologico costituisce un indefettibile presupposto per la credibilità dell’istituzione. Stigmatizza senza riserve le condotte, da accertare nelle sedi competenti, di chi tradisce questi valori”.

L’ASSOCIAZIONE MAGISTRATI CONTRO SALVINI

Parole di circostanza che peraltro non sono state ribadite dai vertici nazionali Anm tutti concentrati sul caso della capitana Carola Rackete liberata nello sconcerto di gran parte dell’opinione pubblica, dei media e della stessa Guardia di Finanza che aveva proceduto al suo arresto per accusata di rifiuto di obbedienza a nave militare e tentato naufragio per lo speronamento della motovedetta delle stesse Fiamme Gialle.
Il vicepremiere Matteo Salvini, Ministro dell’Interno

«Ho letto oggi una dichiarazione che trovo inaccettabile perché violenta e che respingo al mittente, che i magistrati per colpa di queste vicende hanno perso la loro credibilità. Questo va respinto con forza, perché noi siamo i magistrati italiani, siamo parte della storia migliore di questo paese». Lo ha detto il presidente Anm Luca Poniz all’Ansa.

«Nessuno ci ha mai intimidito – ha aggiunto – non le pallottole, non il tritolo, non le oscene manifestazioni della politica sulle scalinate di questo tribunale». Poniz probabilmente si è dimenticato che ben due magistrati sono indagati per calunnia nell’ambito del «più grave depistaggio della storia giudiziaria d’Italia» così definito dall’ultima sentenza della Corte d’Assise di Caltanisetta ed avvenuto proprio nelle indagini sulla strage col tritolo in via d’Amelio del 19 luglio 1992 dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
Il giudice Paolo Borsellino assassinato dalla mafia



Dovrebbe essere quindi quantomeno imbarazzante per il numero uno dell’Associazione Magistrati pronunciare tali riferimenti agli attentati dinamitardi per i quali, proprio a causa del pessimo lavoro della magistratura, sono stati condannati innocenti e non sono state accertate le vere responsabilità in una ridda di menzogne di Stato come le stragi di Ustica e di Via Fani, prologo del delitto dell’ex statista Dc Aldo Moro.


IL CSM ATTACCA IL MINISTRO DELL’INTERNO
Il Palazzo dei Marescialli sede del Csm a Roma

Analogo imbarazzo, nel giorno dell’ennesimo arresto di un giudice, dovrebbe provare il Consiglio Superiore della Magistratura, falcidiato dallo scandalo Palamara e dalle ultime implicazioni con il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio per aver fatto la spiata al collega sul fascicolo a suo carico arrivato al Csm.

Invece no. Nello stesso giorno in cui un giudice napoletano finisce in carcere per presunte corruzioni con esponenti della Camorra i consiglieri togati di Palazzo dei Marescialli scendono a gamba tesa contro il vicepremier della Lega Mattero Salvini in difesa della collega nell’occhio del ciclone per la scarcerazione della comandante di Sea Watch chiedendo l’apertura di una pratica a sua tutela.

«Nel documento si attacca direttamente il ministro dell’Interno, che ha pronunciato “commenti sprezzanti che trascendono in insulti” e che con le sue parole alimenta un “clima di delegittimazione ed odio” nei confronti del gip di Agrigento, “come si evince dal tenore dei numerosi post di minacce e insulti pubblicati sui social nelle ultime ore”» riporta Il Giornale.

Ciò, secondo i magistrati, impone “l’esigenza” dell’intervento del Csm “a tutela dell’indipendenza ed autonomia della giurisdizione” e riportano alcune delle frasi di Salvini che stanno rimbalzando in un’onda oceanica di consensi su ogni social.

«Per la magistratura italiana ignorare le leggi e speronare una motovedetta della Guardia di Finanza non sono motivi sufficienti per andare in galera» è una delle varie frasi di Salvini additate dai togati. «La vita di un finanziere vale meno della vita di un clandestino, è una bella responsabilità che questo giudice si è preso, e questo è follia, non è indipendenza della magistratura, è follia. Si aggrediscono i militari italiani e la magistratura lascia correre».

«Chi viola la legge diventa un’eroina e chi ha difeso la patria tra un po’ passa per delinquente» è invece la dichiarazione anonima rilasciata da un militare delle Fiamme Gialle al quotidiano Il Giornale.

Silenzio tombale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che in qualità di Capo dello Stato è presidente del Consiglio Superiore della Magistratura e dovrebbe vigilare affinchè questo organo di autocontrollo sia qualche volta anche capace di difendere la giustizia più che la Super Casta dei magistrati. Troppo spesso impuniti anche per fatti gravissimi: come nel caso dell’ex pm Giancarlo Longo che patteggiando 5 anni per corruzione in atti giudiziari si è tolto la toga ed ora fa l’istruttore di fitness

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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BAMBINI DI BIBBIANO: LE TERAPIE “HANSEL E GRETEL” PROMOSSE DALLA SUORA FAN PD


L’ONLUS DEI DUE PSICOLOGI ARRESTATI
PER ILLECITI SUI MINORI IN AFFIDO
E’ STATA PATROCINATA DAL COMUNE DI TORINO
E DALLA FACOLTA’ PONTIFICIA AUXILIUM
NEI CONVEGNI SULL’INTELLIGENZA EMOTIVA
CON SFUMATURE ARCOBALENO NO-GENDER

___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Sono tre gli aspetti sconcertanti dell’inchiesta “Angeli e Demoni” definita «umanamente devastante» dal procuratore capo di Reggio Emilia, dottor Marco Mescolini, sul giro di affidamenti illeciti di bambini nell’Unione dei Comuni della val d’Enza, strappati ai genitori con accuse di maltrattamenti che non hanno poi retto alle successive indagini suscitando così i sospetti degli inquirenti.

Magistrati e Carabinieri emiliani hanno così messo sotto controllo i colloqui scoprendo che gli stessi terapeuti avrebbero sottoposto a vessazioni psico-emotive per accusare i familiari e giustificare le sedute lucrose per i gestori dell’onlus Hansel e Gretel di Moncalieri (To), da anni guardata con sospetto nel settore, ma nonostante ciò patrocinata dal Comune di Torino e persino dalla Pontificia Facoltà Auxilium di Roma, presieduta da una sorella fan della sinistra, come lei stessa si rivela su Twitter rilanciando i tweet di esponenti Pd e di Sea Watch Italy a favore della capitana Carola Rackete.

Enti che, va subito chiarito, non hanno il minimo coinvolgimento nello scandalo di Bibbiano e nell’inchiesta penale, ma hanno contribuito a promuovere e qualificare a livello nazionale l’attività psicoterapeutica del Centro Studi torinese finito nell’occhio del ciclone anche per le violenze piscologiche che sarebbero state compiute nei confronti dei minori durante le sedute. Il condizionale è d’obbligo perchè le indagini preliminari sono solo all’inizio, nonostante le 16 ordinanze di misure cautelari, tra cui 6 di arresti domiciliari, emesse dal Gip del Tribunale di Reggio Emilia Luca Ramponi su richiesta del sostituto procuratore Valentina Salvi dopo il corposo dossier fatto di investigazioni ed intercettazioni dei Carabinieri del Reparto Operativo del capoluogo emiliano.



LA SPECULAZIONE FINANZIARIA SUI MINORI CON ABUSI D’UFFICIO

Il primo aspetto della vicenda, più evidente e forse meno turpe, è quello finanziario per il quale è finito agli arresti domiciliari il Sindaco di Bibbiano Andrea Carletti, sospeso dall’incarico dal Prefetto di Reggio Emilia in quanto accusato di abuso d’ufficio: secondo il Gip del Tribunale reggiano «pienamente consapevole della totale illiceità del sistema (…) disponeva lo stabile insediamento di tre terapeuti privati della Onlus Hansel e Gretel all’interno dei locali della struttura pubblica della Cura» di Bibbiano. Per analogo reato sono indagati a piede libero anche gli altri ex sindaci del Partito Democratico di Montecchio e Cavriago, Paolo Colli e Paolo Burani, ex presidenti dell’Unione Val d’Enza.Andrea Carletti, Sindaco di Bibbiano, sospeso dal Prefetto di Reggio Emilia

Dietro la gestione dei bambini in psicoterapia una girandola di affari per la onlus e una srl ad essa collegata: 135 euro per colloquio, quando la tariffa di mercato è di 60 o 70 euro. Prestazioni che avrebbero potuto svolgere gli psicologici pagati dallo Stato. Un business da decine di migliaia di euro già preventivato per il 2018 ed il 2019 in varie tranche per eludere le leggi sugli appalti ma non andato in porto per l’intervento dei Carabinieri. Nella vicenda è indagato anche il noto avvocato Marco Scarpati per molteplici parcelle relative alla tutela dei minori in affido: dato che, come rilevato in un precedente reportage (link sotto), il legale del fanciullo viene scelto dal tutore, individuato nella maggior parte dei casi nella stessa assistente sociale promotrice dell’istanza d’affido, in una catena di sovrapposizione di ruoli senza contradditorio.

«Oltre cento minori dati improvvisamente in affidamento, dal 2016 fino a metà 2018, dai servizi sociali della Val d’Enza, mentre nel 2015 gli affidi erano zero. E’ quanto si evince da un documento contabile dell’Unione val d’Enza. I minori in struttura erano 18 nel 2015, 33 nel 2016, 40 nel 2017 e 34 nei primi sei mesi del 2018, mentre quelli dati in affidamento sono stati 0 nel 2015, 104 nel 2016, 110 nel 2017 e 92 nei primi sei mesi del 2018 – riporta ReggioSera – Un aumento vertiginoso di casi e di affidi che è stato scoperto dal consigliere comunale dell’Unione val d’Enza, Natascia Cersosimo (recente candidato sindaco, non eletto, del M5S a Cavriago) che un anno fa, quando venne chiesto di varare una maggiore spesa di 200mila euro per i centri accoglienza, chiese i documenti e si trovò di fronte a questi numeri. Sempre dallo stesso documento si vede che la spesa per affidi di minori si impenna conseguentemente passando dai 245mila euro del 2015, ai 305mila euro del 2016, fino ai 327mila euro del 2017 e infine a una proiezione di spesa di 342mila euro nel 2018. I soldi necessari per le psicoterapie dei minori in affido passano, invece, dai 6mila euro del 2015 ai 31mila del 2017, fino ai quasi 27mila del primo semestre 2018».



GLI AFFIDAMENTI ALLE COPPIE LESBICHE

Il secondo aspetto è quello più grave perché di matrice ideologica. Ruota intorno alla figura dell’attivista LGBT e dirigente dei servizi sociali della Val d’Enza, Federica Anghinolfi, anch’essa ai domiciliari, che “in costante raccordo” con gli amministratori pubblici, attraverso una sorta di forzosa caccia al pedofilo, non comprovata da riscontri oggettivi, ha orientato alcuni affidamenti a coppie lesbiche – in almeno due casi – affidando una bambina persino all’ex compagna Fadia Bassmaji.

L’assistente sociale arrestata Federica Anginolfi, attivista LGBT

Fadia, insieme alla nuova fidanzata, avrebbe imposto alla piccola “un orientamento sessuale vietandole tassativamente i capelli sciolti”, ritenuti “appetibili per i maschi”. Atteggiamento che il gip definisce ‘ideologicamente e ossessivamente orientato’. Dalle intercettazioni emerge che le due instillavano nella piccola l’idea che il padre l’avesse abusata, rimproverandola con isterica e gratuita brutalità verbale e minacciando di mandarla a vivere sotto un ponte.

Palesi tentativi di manipolazione dell’orientamento sessuale della bambina che un poco ricordano quelli della clinica di Londra dove la cultura no-gender diventa forma terapeutica invasiva utilizzando anche bambini autistici come cavie: come ben evidenziato in un precedente reportage di Gospa News.


ARRESTATI GLI PSICOLOGI DELL’ONLUS HANSEL E GRETEL

Il direttore scientifico dell’onlusn Hansel e Gretel Claudio Foti ora agli arresti domiciliari

Il terzo aspetto è il più inquietante per le sue implicazioni etiche, giudiziarie e sociali. Concerne il ruolo del Centro Studi Hansel e Gretel (CSHG) di Moncalieri (Torino), la onlus che gestiva le lucrose sedute piscoterapeutiche condotte con il metodo del “disvelamento progressivo” o “empatico”, che già vent’anni orsono aveva fatto scoppiare la devastante inchiesta sui cosidetti Diavoli della Bassa Modenese con una ventina di bambini sottratti alle famiglie per sospetti di violenze in molti casi mai accertate. Oggi il fondatore e direttore scientifico dell’Hansel e Gretel, Claudio Foti si trova ai domiciliari perché secondo il Gip “alterava lo stato psicologico attraverso suggestioni” e così “convinceva il minore dell’avvenuto abuso”, con la sua attuale compagna Nadia Bolognini.

Quest’ultima, psicologa, psicoterapeuta e direttore dell’area evolutiva CSHG era la relatrice di punta dei Convegni e Master dell’onlus, realizzati a cifre variabili dai 300 ai 1.650 euro per iscritto e, in alcuni casi, destinati alla Sie – Sviluppo Intelligenza Emotiva srl con sede a sempre Moncalieri allo stesso civico 8 di via Roma della Hansel e Gretel.


DAI PATROCINI ISTITUZIONALI AI DIAVOLI DELLA BASSA

Ad avvalorato l’attività del CSHG prima dello scandalo due partner istituzionali di rilievo, completamente estranei all’inchiesta emiliana, ma acclarati sostenitori del programma psicopedagogico di Hansel e Gretel. La Città di Torino, guidata dal sindaco 5Stelle Chiara Appendino, ha infatti concesso il patrocinio al Convegno tenutosi dal 14 al 16 febbraio 2019 nella Sala Atc torinese.

Ma è soprattutto la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma ad aver accreditato l’autorevolezza del dottor Foti e dei suoi collaboratori attraverso la realizzazione di Master di formazione professionale ed in ultimo anche del convegno tenutosi a Roma nella Sala Giovanni Paolo II il 28 aprile, con l’intervento della preside dell’istituto accademico suor Pina Del Core, relatrice di apertura insieme al direttore scientifico CSHG, ed esplicita fan dei piddini David Sassoli e Matteo Orfini come palesa nel suo profilo Twitter.

Ora però è proprio il quotidiano cattolico Avvenire, giornale della Conferenza Episcopale Italiana, ad evidenziare le lunghe oscure ombre sull’attività Hansel e Gretel. «Niente di nuovo, per chi conosce già le vicende analoghe avvenute venti anni fa nel Modenese, seguite fin dagli esordi da ‘Avvenire’ e oggi approdate nelle otto imperdibili puntate di ‘Veleno’ di Pablo Trincia – ha scritto la giornalista Lucia Bellaspiga in un articolo di domenica 7 luglio – Anche lì si verificò uno strano ‘picco’ di presunti abusi sui bambini, tant’è che una ventina furono prelevati la notte nelle case o al mattino a scuola e mai più fecero ritorno. Dopo le sedute con gli operatori della Hansel & Gretel (allora non c’era la Bolognini ma la prima moglie di Foti, Cristina Roccia) cominciarono uno a uno a raccontare di messe nere, sangue di cadaveri bevuto scoperchiando lapidi e bare in pieno giorno, decine di bimbi accoltellati sulle croci e decapitati da loro stessi. Orrori mai avvenuti (non mancava un solo bambino nei paesi), ma gli ‘esperti’ ci credettero e fioccarono allontanamenti definitivi, arresti, condanne. Anche gli assolti non rividero più i figli».

L’INTERROGAZIONE DELL’EX VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA

Una storia simile a quelle già narrate da Gospa News nel reportage sulla cooperativa Il Forteto, anch’essa di sinistra, e sull’esito della Comissione bicamerale d’inchiesta sui minori. A denunciare quel precedente caso nel marzo 1999 fu invece Carlo Giovanardi, allora vicepresidente della Camera, che presentò al ministro della Giustizia Oliviero Diliberto un’accorata interrogazione parlamentare per quattro fratellini portati via dalle forze dell’ordine nella notte del 12 novembre 1998. Ad essa non seguì un’ispezione ministeriale bensì l’arresto anche degli innocenti!



«Erano i primi atti del dramma poi noto come ‘I diavoli della Bassa Modenese’, anni di processi per presunti abusi, riti satanici e sacrifici umani, che si conclusero con il carcere per alcuni genitori, assoluzioni piene per altri (tra questi i genitori dei 4 fratellini, Lorena Morselli e Delfino Covezzi), sei adulti morti di dolore, tra i quali Delfino e don Giorgio Govoni, ritenuto il capo della setta e condannato a 14 anni, pienamente riabilitato post mortem – ricorda Giovanardi in un’intervista ad Avvenire – Una ventina i bambini spariti per sempre, anche i figli degli assolti. Com’è noto, psicologi e assistenti sociali di allora erano in gran parte gli stessi oggi coinvolti nell’inchiesta choc di Reggio Emilia ‘Angeli e Demoni’».L’ex senatore Carlo Giovanardi, già firmatario di un’interrogazione parlamentare sull’inchiesa dei Diavoli della Bassa Modenese

Oggi sono ben 17 le persone ai domiciliari e 27 quelle indagate in totale: oltre ai già menzionati si aggiungono dirigenti di servizi sociali, neuropsichiatri, psicoterapeuti, psicologi ed assistenti sociali. Tra i reati contestati a vario titolo ci sono frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d’uso. Qual è la convergenza tra le due vicende? Lo spiega sempre l’ex senatore Giovanardi alla giornalista Bellaspiga nell’articolo di martedì 9 luglio.

«In entrambi i casi era la onlus piemontese Hansel&Gretel a condurre gli interrogatori dei bambini con il discusso metodo del ‘disvelamento progressivo’ del Cismai, e i risultati li vediamo. Una delle psicologhe di allora era Cristina Roccia, prima moglie di Claudio Foti, il fondatore di Hansel & Gretel oggi agli arresti insieme all’attuale moglie per il caso di Reggio Emilia. Oggi come allora i regali e le lettere dei genitori non venivano consegnati al bambino, che così si convinceva di esser stato abbandonato: allora comincia a parlare, dice tutto ciò che si desidera che dica».



IL CONVEGNO PATROCINATO DAL COMUNE DI TORINO



Nonostante questi tenebrosi trascorsi Claudio Foti e la sua onlus hanno pouto organizzare corsi di Alta Formazione promossi dal Servizio Sanitario della Regione Emilia Romagna e dall’Unione Val d’Enza ed hanno festeggiato i 30 anni di attività con un bel simposio patrocinato dal Comune di Torino nel febbraio scorso. «Il convegno “Nuovi strumenti per aiutare i bambini e gli adulti nella cura e nel cambiamento” risponde all’esigenza di diffusione di un metodo di lavoro che è stato validato nei 30 anni di vita del Centro studi Hansel e Gretel Onlus ed è in continua evoluzione – hanno scritto gli organizzatori sul sito – A partire dalla definizione del metodo dell’intelligenza emotiva, trasversale ad ogni intervento, verranno presi in esame la totalità degli ambiti in cui il Centro Studi Hansel e Gretel ha avuto modo di operare. L’intelligenza emotiva si dispiegherà nella descrizione di tecniche e strumenti che in questi 30 anni sono stati utilizzati nella cura del trauma per fronteggiare i fenomeni di abuso e maltrattamento ai danni di soggetti minorenni, sia da parte degli autori che delle piccole vittime».

«La violenza nelle sue diverse forme e modalità di espressione, i traumi che da questa ne derivano, la necessità di ascolto, l’intervento nelle scuole e nelle istituzioni – si legge ancora sul portale – Il convegno sarà finalizzato ad inquadrare l’intelligenza emotiva come strumento volto a limare le discriminazioni, proponendo una politica all’ascolto e all’astensione del giudizio che possa quindi essere funzionale al rafforzamento dei principi di coesione e di solidarietà sociale, di uguaglianza e di inclusione, di libertà democratica e di parità al di là del sesso, genere ed età».

Una strategia soft di propalazione della teoria no–gender evocata soprattutto in vari articoli anche molto pepati come quello che sul sito del CSHG riporta un dialogo tra lesbiche espunto dalla serie tv Sex Education di Netflix. Nonostante questi variopinti contributi che lasciano tralucere i colori dell’arcobaleno LGBT celato dietro le teorie della libera intelligenza emotiva, il centro studi è riuscito a gudagnarsi l’attenzione e la collaborazione di suor Pina Del Coro, presenza autorevole ad ogni importante convegno e master dell’onlus Hansel e Gretel.

Uno dei molto espliciti articoli sulla Sex Education pubblicati sul sito del Centro Studi Hansel e Gretel



I MASTER DI HANSEL E GRETEL CON IL DIPLOMA PONTIFICIO

«Il 28 aprile un Convegno approfondirà perché e come l’intelligenza emotiva può favorire l’ascolto e l’aiuto delle persone portatrici di disagio e difficoltà – scrive l’istituzione pontificia di tradizione salesiana – Il Convegno di studio è organizzato dalla Facoltà «Auxilium» e dal Centro Studi «Hänsel e Gretel onlus» di Torino con l’adesione dell’Associazione «Rompere il silenzio. La voce dei bambini» di cui è presidente lo stesso Foti.


Il convegno organizzato dalla Facoltà Pontificia Auxilium con l’onlus Hansel e Gretel

Su tali argomenti sono stati sviluppati anche Master in collaborazione tra l’istituzione vaticana e l’onlus. Ad esempio il corso da 1.800 euro previsto con vari moduli dal novembre 2018 all’aprile 2019 consentiva di conseguire Il Diploma di Master universitario di II livello rilasciato dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” di Roma riconosciuto dalla Santa Sede.

«Una giornata intera per riflettere su «Sofferenza del bambino, ascolto empatico e intelligenza emotiva» a partire da alcuni interrogativi: Cos’è l’intelligenza emotiva? Perché può generare benessere e cambiamento? Perché può favorire l’ascolto e l’aiuto delle persone portatrici di disagio e difficoltà? – riporta ancora il sito dell’ente accredidato dalla Santa Sede in merito al simposio di aprile che ha visto relatrice la preside suor Pina Del Core – L’ascolto empatico delle emozioni è la premessa del prendersi cura. Il rispetto delle emozioni, di tutte le emozioni, è il fondamento dell’intervento di aiuto alle persone, in primis alle persone più fragili e bisognose come i bambini. L’intelligenza emotiva nel lavoro educativo e sociale, nell’impegno scolastico, nell’ascolto dei soggetti traumatizzati è una prospettiva e, nello stesso tempo una metodologia, per favorire la comunicazione tra adulti e bambini, tra bambini e bambini, fra adulti e adulti. Per fare in modo che la sofferenza del bambino venga contenuta, riciclata e trasformata in occasione di crescita bisogna che la mente abbracci il cuore e che i genitori, gli educatori, i professionisti dell’infanzia sviluppino non solo competenze tecniche e culturali, ma anche e soprattutto competenze emotive e relazionali».

LA SUORA PASIONARIA DEL PD E DI CAROLA RACKETE

Sorella Pina del Core, preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium

Chissà cosa penserebbe Don Giovanni Bosco se dovesse leggere queste discettazioni tecnicistiche, così tanto psicologico-emotive e così poco spirituali-religiose, diffuse dal sito di una Facoltà Pontificia che dovrebbe far riferimento ai insegnamenti pedagogici cristiani del santo fondatore della Società Salesiana, senza gli annacquamenti tipici dell’epistemologia scientista…

Ma dall’analisi della pagina Twitter della psicologa e docente sorella Pina Del Core emerge chiaramente la sua passione incontenibile per la cultura cattocomunista con i rilanci dei tweet del neopresidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, eurodeputato Pd, e del suo compagno di partito Matteo Orfini, parlamentare italiano, tra i protagonisti degli attacchi al Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in difesa della Sea Watch e della capitana Carola Rackete.


I numerosi retweet di suor Pina Del Core dei messaggi degli esponenti del Pd e dei sostenitori di Sea Watch e Carola Rackete

Chissà quale reazione avrà avuto la sorella Del Core nel leggere su tutti i quotidiani d’Italia gli spezzoni delle 277 pagine con cui il Gip del Tribunale di Reggio Emilia ha disposto – e confermato dopo l’interrogatorio – gli arresti domiciliari per Foti e la sua compagna Bolognini con cui ha condiviso Corsi di Formazione, Convegni e Master di valore accademico. Abbiamo scritto alla segreteria della Pontificia Facoltà Auxilium ma siamo ancora in attesa di risposta…


IL FUNERALE DEL PAPA’ PER ELABORARE IL DISTACCO

In quelle pagine vi sono le storie delle assurde ed in qualche caso atroci pressioni subite dai bambini, la violenza psicologica con cui venivano indotti a dire, e pian piano persino a credere, ciò che ‘dovevano’ dire, il tutto con l’ausilio di metodiche che, se non fossero state registrate e riprese dai Carabinieri, sembrerebbero incredibili. Qualche esempio. Una delle psicoterapeute vuole rimuovere la figura del padre dalla mente del piccolo: «Dobbiamo fare una cosa grossa – gli dice – sai qual è?, l’elaborazione del lutto… quel papà non esiste più come papà, è come fosse morto, dobbiamo fargli un funerale ». Chiaro perché i regali e le lettere portati dai genitori non venivano consegnati ai figli, sempre più certi di essere stati abbandonati.


I bambini – secondo il rapporto degli inquirenti – “anche in tenera età, subivano ore di lavaggi del cervello intercettati, dopo esser stati allontanati dalle famiglie attraverso le più ingannevoli attività” quali “relazioni mendaci, disegni artefatti con l’aggiunta mirata di connotazioni sessuali“ e addirittura ”terapeuti travestiti da personaggi cattivi delle fiabe in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male”.

Ed infine i “falsi ricordi di abusi sessuali ingenerati con gli elettrodi di quella spacciata ai bambini per macchinetta dei ricordi”. Ovvero il Neurotek, un apparecchio inventato negli Usa che trasmette impulsi elettromagnetici al bimbo al fine di sollecitargli rivelazioni spontanee. Un macchinario di cui non è assolutamente contemplato l’utilizzo o la sperimentazione nel sistema sanitario italiano, tantomeno su minori ancor più fragili ed impressionabili perché strappati ai genitori.



LE CONFESSIONI SUL SATANISMO E LE LESIONI GRAVISSIME

Come nel caso dei Diavoli della Bassa Modenese tutte queste vessazioni hanno portato i bambini stessi a rivelare le cose più incredibili persino confessioni sul Satanismo. E’ quanto accaduto nel 2011 ad una bimba allontanata dai genitori per i loro problemi economici (come nella maggior parte dei casi segnalati nelo nostro precedente reportage) ma solo nel 2017 quandò iniziò le terapie a La Cura di Bibbiano con la psicologa Bolognini di CSGH “emersero racconti di abusi sessuali seriali, subiti da lei, dal fratello e dalla sorella da parte dei genitori”.

E ancora peggio: “Subito dopo la seduta con la citata terapeuta nel 2018 avrebbe iniziato a manifestare sintomi di una sorta di possessione demoniaca, giungendo a raccontare omicidi plurimi commessi dal padre quando lei aveva tra 2 e 4 anni… La notte di Halloween uomini mascherati portavano 5/6 persone per volta, immobilizzate con iniezioni presso la sua abitazione, ove il padre le uccideva e ove i bambini venivano poi stuprati”.

Violenze e pressioni piscologiche inenarrabili divenute cicatrici inguaribili nell’anima innocente dei piccoli. Ora quei bambini divenuti adolescenti “manifestano profondi segni di disagio” e in alcuni casi addirittura sono approdati alla tossicodipendenza e all’autolesionismo. Lo sostiene sempre il Gip del Tribunale avvalorando l’inchiesta della Procura e dei Carabinieri di Reggio Emilia ed il reato di lesioni gravissime proprio per i danni psicoloogici arrecati ai minori in affidamento. Nel dossier speciale di Radio Spada tutti i resoconti sulle terribili vicende di oggi e di vent’anni fa (link a fondo pagina).

Si spera che questa volta, a distanza di vent’anni, la giustizia sia in grado di capire chi sono i veri diavoli nascosti in questa nuova storia di Hansel e Gretel, ben più orrenda, soprattutto perché reale, della macabra favola originale. Nella quale i piccoli protagonisti diventano “buoni” assassini della strega, sospinta nel forno a bruciare, grazie alla fantasiosa produzione letteraria dei fratelli Grimm in quella Baviera del XVIII secolo dove erano già fioriti i primi Illuminati protomassoni ed anticristiani.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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SCOMPARSO BORRELLI, L’IMPERATORE DELLE TOGHE ROSSE


MORTO A 89 ANNI L’EX PROCURATORE DI MILANO
GRANDE CONDOTTIERO DI MANI PULITE:
PER I COLLEGHI BALUARDO DELLA MAGISTRATURA
PER BOBO CRAXI «FECE UN GOLPE DI STATO»
LASCIA IN EREDITA’ LA CASTA DEGLI INTOCCABILI

__di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

Se oggi i togati invischiati nel Palamara-Gate sugli incontri galeotti tra magistrati e politici del Partito Democratico per pilotare le nomine nelle Procure di Roma e Perugia e fare così affidamento su pubblici ministeri amici nel procedimento penale sugli appalti miliardari Consip, in cui è indagato l’ex ministro pd Luca Lotti, non hanno ancora sentito il tintinnare di manette nonostante la gravità dei reati, devono ringraziare lui.

Francesco Saverio Borrelli, fu paladino dell’indipendenza ad oltranza della magistratura, fu l’imperatore delle Toghe Rosse capace di aizzare una spedizione garibaldina dei pm di sinistra contro il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dopo aver eliminato il suo mentore politico Bettino Craxi «con un colpo di Stato» come rileva oggi Bobo Craxi.L’ex procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borelli

Borrelli, ex procuratore generale di Milano, è morto ieri, sabato 20 luglio, all’età di 89 anni, nella sede milanese dell’Istituto Nazionale dei Tumori dove era ricoverato da un paio di settimane. Nato a Napoli il 12 aprile 1930 seguì le orme del padre Manlio, già presidente della Corte d’Appello di Milano, e sulla china di un classico nepotismo di casta fece la sua grande carriera proprio nel Palazzo di Giustizia meneghino, in sfregio a qualsiasi opportunità di evitare rischi di inquinamento ambientale-amicale.

“Resistere, resistere, resistere” fu il motto con cui invitò la magistratura a combattere la riforma della giustizia del Governo Berlusconi orientata verso quella separazione delle carriere tra magistrati pm e giudici che oggi qualcuno rievoca come panacea ed antidoto alle derive di corruzione in atti giudiziari che dai Tribunali del Meridione sono diventate epidemiche fino al Nord Italia insinuandosi persino tra i togati del Consiglio Superiore della Magitratura. Lo ha palesato in modo sconcertante lo scandalo delle toghe sporche che ruota intorno al sostituto procuratore romano Luca Palamara, sospeso dallle funzioni e dallo stipendio, che ha indotto alle dimissioni il consigliere di Csm Luigi Spina ed alla richiesta di prepensionamento del Procuratore Generale di Cassazione, Riccardo Fuzio, per aver aggiornato il collega sulle indagini a suo carico.

Francesco Saverio Borrelli, figlio e nipote di magistrati, trasferitosi a Firenze, ha studiato al conservatorio (la musica, insieme alla montagna, è stata una delle sue passioni) e si è laureato in legge con una tesi su “Sentimento e sentenza” di cui fu relatore fu Piero Calamandrei. Vinto il concorso nel 1955, è entrato in magistratura come giudice civile a Milano, nel palazzo dove il padre era la più alta carica. Passato dal civile al penale, ha presieduto sezioni di tribunale e di Corte d’Assise, giudicando anche le Brigate Rosse. Negli anni Sessanta è stato tra i fondatori della corrente di Magistratura Democratica che portò l’ideologia di sinistra ed il conseguente attivismo politico a manifestarsi apertamente negli ambiti di gestione del pianeta giustizia.

Il 17 marzo 1988 Borrelli è succeduto a Mauro Gresti alla guida della Procura della Repubblica, dove dal 1983 era procuratore aggiunto. E’ diventato noto con Mani Pulite, la maxi-inchiesta che ha coordinato con il vice Gerardo D’Ambrosio, collega ed amico scomparso il 30 marzo 2014 e con il quale, peraltro, si è talvolta trovato in disaccordo sui temi di politica giudiziaria. Dal 1999 al 2002 come Procuratore Generale ha difeso con fermezza il principio costituzionale della indipendenza della magistratura.

I funerali di Francesco Saverio Borrelli si svolgeranno lunedì pomeriggio, a partire dalle ore 14.45 presso la chiesa di Santa Croce in via Sidoni, proprio a pochi passi dai luoghi in cui si è svolta gran parte della vita del capo del pool di Mani Pulite, ovvero il Conservatorio e il Palazzo di Giustizia. Sempre domani, nel Palazzo di Giustizia sarà aperta la camera ardente dalle 9.30 alle 12 per l’ultimo saluto al magistrato.

Il prcuratore capo milanese nel 1992 divenne la stella cometa dei giornalisti d’inchiesta che videro nella sua volontà di fare luce sulla corruzione nella politica e nell’amministrazione pubblica un faro irrinunciabile. Fu il miraggio della pulizia e trasparenza nel passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica ma si rivelò invece come il demiurgo di una rivoluzione etica faziosamente pilotata dalla quale uscirono distrutti gli esponenti del Partito Socialista, Repubblicano, Socialdemocratico e Liberale insieme ad una parte della Democrazia Cristiana.

Abbacinato dalla sua aura di condottiero nella lotta degli onesti, anch’io fui tra i cronisti piemontesi in trincea per la battaglia di Mani Pulite. Con le mie inchieste diedi un significativo contributo alle indagini della Guardia di Finanza di Vercelli che culminarono il 1° ottobre con il primo arresto di un’intera Giunta Municipale. Perciò conosco bene virtù e vizi di quell’era che pareva destinata ad una depurazione morale della Res Pubblica ma purtroppo si rivelò soltanto come uno strumento di epurazione di alcuni potentati politici, come quello del premier Bettino Craxi, ormai divenuti troppo ingombranti nella geopolitica del Deep International State e delle strategie USA-CIA nella penisola.

Il 17° presidente della epubblica Giorgio Napolitano con il suo successore Sergio Mattarella

Le forche caudine delle confessioni indotte con la carcerazione preventiva falcidiarono solo i “nemici” di una certa parte politica lasciando pressochè integri la nomenklatura di sinistra del Pci e della Dc, da cui nacque il Partito Democratico capace di portare al Quirinale proprio due esponenti di spicco della Prima Repubblica come l’ex comunista Giorgio Napolitano, ritenuto dallo stesso Craxi, durante le deposizioni ai processi, altrettanto consapevole del sistema del finanziamento illecito ai partiti, e l’ex democristiano Sergio Mattarella, erede della cultura politica siciliana del padre Bernardo, addidato da molteplici fonte storiche per le sue contiguità con ambienti mafiosi.

L’attuale Capo dello Stato fu anche “graziato” dall’assoluzione dalle accuse per un’imbarazzante regalia di buoni carburanti ricevuti da un mafioso e quasi tutti democristiani trinacrii scamparono al rischio della Tangentopoli di Palermo, abortita sul nascere dell’inchiesta Mafia-Appalti, per la prematura scomparsa dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fatti saltare in aria insieme alla loro scorta ed alla loro sete di giustizia senza bandiera.

Proprio Mattarella ha espresso cordoglio per la morte di Borrelli “magistrato di altissimo valore, impegnato per l’affermazione della supremazia e del rispetto della legge, che ha servito con fedeltà la Repubblica”. “Un grande capo che ha saputo anche proteggerci, un grande magistrato che ha fatto la storia di questo Paese”. Sono le prime parole di Francesco Greco, capo della Procura di Milano e che faceva parte del pool Mani Pulite, mentre il procuratore generale di Milano Roberto Alfonso ha rimarcato che “scompare un baluardo resistente a difesa e a tutela dell’indipendenza della magistratura”.

Bobo Craxi, già sottosegretario nel Governo Prodi e deputato Psi, figlio dello statista Bettino Craxi

Di tutt’altra opinione Bobo Craxi, ex deputato Psi e figlio dello statista socialista Bettino, morto esule in Tunisia per sfuggire alle inchieste della Tangentopoli milanese: «Ebbe la funzione di guidare un sovvertimento istituzionale da parte di un corpo dello Stato nei confronti di un altro. Non è una mia opinione personale, i giuristi lo chiamano colpo di Stato. E’ stato protagonista della storia di questo Paese e ha saputo negli ultimi anni esprimere un secco revisionismo su quell’azione che ebbe risvolti politici a tutti noti. Seppe fare un’analisi obiettiva». In riferimento agli anni di Mani Pulite, Bobo Craxi ha aggiunto in una dichiarazione all’Ansa che quei magistrati «svolsero un’azione politica che loro stessi consideravano rivoluzionaria e i presupposti rivoluzionari non hanno il problema di dover applicare i manuali».

Il recentissimo e clamoroso scandalo che ha sconquassato anche il Consiglio Superiore della Magistratra con due dimissionari e quattro autosospesi per gli intrecci tra toghe ed esponenti del Partito Democratico, avvenuto sotto gli occhi del presidente del Csm Sergio Mattarella, conferma l’ennesima volta che gli agenti virali della Prima Repubblica si sono rafforzati nel tempo, anche grazie al senso d’impunità lasciato in eredità alla magistratura, sempre più casta degli intoccabili, ed alla politica di sinistra da Borelli e dai suoi adepti.

Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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