Per gli antichi Giove era il padre degli dei e la sua arma, la folgore, lo strumento che usava per comunicare agli uomini il proprio scontento con avvertimenti e castighi.
Secondo Velikovski Giove, nella teologia segreta ebraica, era riconosciuto come la principale divinità alla quale si rendeva culto al tempo di Abramo e tale culto era nato in seguito a catastrofi celesti con il pianeta Giove protagonista. Il sacerdote Melchisedek era appunto un sacerdote di Giove in quanto il suo nome significava “il mio nome è Zedek” comunemente tradotto con “il mio nome è Giustizia” mentre Zedek era uno degli antichi nomi usati per Giove in Mesopotamia.
Tutto questo per dire che anche Nostradamus, di origine ebraica, usa Giove come simbolo per indicare il Cristianesimo. Nel suo linguaggio infatti i “giovialisti” sono i sacerdoti cristiani mentre la folgore è lo strumento del castigo o dell’avvertimento.
Tale ispirazione è ben presente nelle quartine e lo vediamo soprattutto nell’evento principale che ha rimesso in moto l’Onda nostradamica: le dimissioni di Benedetto XVI.
Vorrei infatti approfondire il significato legato a Giove nelle due quartine che descrivono l’evento.
La prima è il presagio 9:
Presage 9 Iuillet.
Huit, quinze & cinq quelle desloyauté
Viendra permettre l'explorateur malin:
Feu du ciel foudre. poeur, frayeur papauté,
L'Occident tremble. trop serre vin Salin.
Presagio 9 Luglio
Otto, quindici e cinque quale slealtà.
Verrà a permettere l’esplorator maligno:
Fuoco dal cielo, folgore, paura e spavento al papato,
L’Occidente trema, troppo serrato nel vin salino.
Al primo verso la sequenza di tre pontefici del ‘900.
5: il quinto papa del secolo, Giovanni XXIII, che regna per cinque anni
15: il sesto papa del secolo, Paolo VI, che regna per quindici anni
8: l’ottavo papa del secolo, Giovanni Paolo II, che regna per ventisette anni. L’8 rappresenta anche la durata del regno del successore, Benedetto XVI.
Dopo questi tre papi comincia il regno di Benedetto XVI che terminerà con le improvvise ed inaspettate dimissioni. Nostradamus annuncia infatti: quale slealtà! Sarà allora concesso all’Esploratore Maligno, ovvero al dio Mercurio, messaggero degli dei, in particolare di Giove, per il quale usava portare a volte anche la folgore, di avvisare il Papato.
Nostradamus parla appunto di “slealtà”: di chi ha voluto quelle dimissioni per imprimere una svolta nelle direzioni della Chiesa. Mercurio era un dio birichino del quale non ci si poteva fidare del tutto da cui il termine “maligno”. E’ lui che lancia la folgore sul papato e la Chiesa.
La folgore è “fuoco dal Cielo” che si abbatte sulla Cupola di S. Pietro da cui scaturiscono paura e spavento. Il mondo rimase infatti impressionato dalla sincronicità fra l’annuncio delle dimissioni del papa e il fulmine che colpì la Cupola. Mai come allora fu evidente che Dio aveva parlato: ma come interpretare quel messaggio? A chi era rivolto il fulmine?
Un primo indizio lo abbiamo all’ultimo verso del Presagio: l’Occidente torna a tremare poiché comincia un nuovo periodo di turbolenze come ad esempio il ritorno del terrorismo islamico con la nascita dell' Isis e del suo califfato. L’Islam era infatti per l’Europa un vero e proprio spauracchio al tempo di Nostradamus.
Ma molto più importante è il secondo indizio: il vino salino, rovinato nella sua specie, simbolo dell'Eucaristia. E’ indicazione del travaglio della Chiesa con una crisi interna che va ad intaccare e colpire il cuore del Cattolicesimo, ovvero la sua dottrina di Verità. Questo verso fa infatti il paio con quello della quartina 705:
“il vino sulla tavola sarà sparso”
ispirato alle vicende del Sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi e dunque al tempo delle guerre di religione e dello scisma protestante.
Un presagio nerissimo per la Chiesa lanciato da Giove per mezzo del suo Messaggero che per analogia rappresentano Dio Padre e l’Arcangelo Michele, quest’ultimo protettore di Michele Nostradamus che aveva in Mercurio uno dei suoi simboli (in quanto medico, ma non solo).
Alla fine il messaggero che porta l’avvertimento è lo stesso veggente provenzale.
La seconda quartina è la 306:
306
Dans temple clos le foudre y entrera,
Les citadins dedans leur fort greuez.
Cheuaux, boeufs, homes, l'onde mur touchera,
Par faim, soif, soubs les plus foibles armez.
306
La folgore entrerà nel tempio chiuso,
I cittadini gravati nel loro forte.
Buoi, cavalli, uomini, mura l’Onda toccherà,
Per fame, sete, sottomesse le armate più deboli.
E’ in sostanza l’incipit dell’ultima parte del Poema Temporale dove la “folgore” rappresenta lo squillo di tromba che rimette in moto la profezia. L’Onda del terzo verso travolgerà ogni cosa: è la purificazione che si rende necessaria per un’umanità corrotta che avrà lanciato l’ultimo attacco verso il Tempio di Dio.
Ma anche questa quartina, o meglio il suo primo verso che la definisce, è ispirata a Giove e precisamente ad un presagio di sventura di Giulio Ossequente:
“Il Tempio di Giove fu colpito da un fulmine mentre era chiuso. L’Aruspice Emilio Potense ebbe un premio poiché per primo ebbe indicato (il significato di) espiazione di questo prodigio, mentre gli altri (aruspici) lo celavano, poiché annunciava la loro morte e quella dei loro figli”
Il Tempio colpito è quello del Padre degli dei. Così come S. Pietro è la casa del Vicario di Cristo, massimo Tempio della cristianità. Il Tempio era chiuso come immagine del servizio finito, sospeso; allo stesso modo il fulmine colpisce la Cupola in una notte piovosa dopo il grande annuncio di Benedetto XVI. L’immagine del Tempio chiuso inoltre sembra quasi prefigurare la collera di Dio che si allontana dalle azioni dell’uomo.
Un solo sacerdote, una netta minoranza, interpreta correttamente l’avvertimento: si tratta di un invito ad espiare. E questo sacerdote parla, tanto da ricevere un premio per il suo coraggio. Egli infatti va contro la maggioranza degli altri sacerdoti che invece, pur avendo capito, segretamente, nell’ombra o per semplice vigliaccheria tacciono. E lo fanno perché capiscono bene che si tratta di un duro ammonimento per loro. Annuncia la morte per se e i loro figli.
Come non pensare alla situazione che si è venuta a creare nella Chiesa dove molti consacrati tacciono per timore di rappresaglie dei loro superiori o perché sanno bene di essere nel torto e pur sapendolo continuano nel cammino che porterà alla morte spirituale non solo loro, ma in quanto pastori anche del gregge loro affidato. E come non pensare invece a quei pochissimi che parlano, e che per questo vengono puniti e sempre più lo saranno eppure non si nascondono.
A questi è riservato il premio celeste per la loro fedeltà poiché avranno predicato la Verità anche a sprezzo del loro prestigio personale.
E’ proprio questo ciò che indicano il presagio e la quartina di Nostradamus ad esso ispirata. Avverrà una purificazione per tutti, poiché è necessaria un’espiazione; ma chi rimarrà fedele sarà salvato mentre gli altri saranno travolti dagli eventi e soprattutto travolti dalla loro infedeltà.
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