PER EVITARE UN'OPERA OSCURA E INUTILE COME IL TAV L'ITALIA DEVE PREMERE SULLA LE PEN VITTORIOSA ALLE EUROPEE PER AVERE RAGIONE DEL VOTO DEL 26 MAGGIO. L'OPERA PUO' AGGRAVARE IL DEBITO PUBBLICO DI 40 MILIARDI DI EURO! VEDIAMO CHI E COSA SI NASCONDE DIETRO IL TAV....
Alle origini del misfatto
Il gruppo Bilderberg, cupola finanziaria mondiale che ha piazzato a Bruxelles l’euro-presidente Van Rompuy e a Palazzo Chigi il professor Monti, sembra aver “commissariato” anche la valle di Susa per la realizzazione della linea Tav Torino-Lione: l’olandese Jan Brinkhorst, coordinatore per la politica europea dei trasporti ferroviari e membro del più esclusivo club mondiale dell’oligarchia finanziaria, farà parte del nuovo organismo italo-francese che il 20 dicembre i governi di Roma e Parigi hanno stabilito di costituire per realizzare entro dieci anni, a partire dal 2012, la tratta ferroviaria più controversa del pianeta. Vano l’appello di 150 docenti universitari italiani al presidente Napolitano: la Torino-Lione si farà, anche se finora i promotori non ne hanno mai dimostrato l’utilità. E i lavori di Chiomonte saranno affidati alla Cmc di Ravenna, coop “rossa” considerata storicamente vicina al leader del Pd, Pierluigi Bersani. Il nuovo accordo italo-francese prevede un tunnel di 57 chilometri che unisca le future stazioni internazionali di Susa e St. Jean de Maurienne: i lavori per il traforo alpino partirebbero dal versante francese, mentre in Italia si prevedono cantieri a Bussoleno per l’interconnessione con l’attuale linea ferroviaria internazionale Torino-Modane, che già attraversa la valle di Susa ma, dato il crollo ormai clamoroso del traffico merci, è utilizzata per meno del 20% della sua capacità di trasporto. I lavori di Chiomonte, nell’area della Maddalena sgomberata a giugno dalla polizia e ora trasformata in “fortino” militarizzato per tenere lontana la protesta popolare, riguardano un “cunicolo esplorativo”: costoso sondaggio geognostico orizzontale, che intersecherebbe la direttrice sotterranea del futuro traforo ferroviario. L’incarico alla Cmc, osservano i No-Tav, è stato affidato senza gara d’appalto: forse per evitare le penali innescate dalla cooperativa, che già nel 2005 si vide bloccare il cantiere di Venaus dopo le proteste di massa che misero fine al primo progetto Torino-Lione.
La nuova società ferroviaria per l’alta velocità transalpina avrà in Francia la sede legale e in Italia quella operativa: sarà il terzo organismo societario creato in vent’anni per la Torino-Lione dopo Alpetunnel e Lyon-Turin Ferroviaire, due autentiche “fabbriche di progetti”, finora soltanto cartacei. Ufficialmente mista, la nuova società sarà verosimilmente strutturata secondo le modalità del famigerato business pubblico-privato all’italiana: al general contractor privato gli enormi proventi dei lavori di cantiere, mentre al contribuente il peso finanziario schiacciante di un’opera faraonica, la più grande mai progettata in Italia: 8 miliardi il valore nominale dichiarato nell’accordo del 20 dicembre, ma in realtà oppositori e tecnici universitari parlano di almeno 20 miliardi; per il professor Ivan Cicconi della Sapienza di Roma, massimo esperto italiano in materia di project financing e annesse voragini di bilancio, la Torino-Lione potrebbe aggravare il debito pubblico per una cifra di addirittura 40 miliardi di euro.
E la tenace protesta popolare della valle di Susa? Carta straccia, come il pronunciamento democratico degli italiani, decisi a tutelare i beni comuni coi passati referendum. Se l’opposizione contesta innanzitutto l’impatto ambientale devastante di un’opera così oscuramente faraonica – paure per l’uranio e l’amianto del sottosuolo, ma anche per le falde acquifere, senza contare il disagio incalcolabile dei maxi-cantieri (nessuno crede che potrebbero davvero durare “solo” dieci anni) – ad aggravare il quadro è la stima preoccupante dei costi, sociali e finanziari, imposti all’Italia in piena recessione dal 2012 quando Mario Monti al governo impose la manovra finanziaria più assurda della storia in ossequio al diktat della Bce firmato da Trichet e Draghi. Se, come dice Beppe Grillo, la Torino-Lione è «un crimine contro l’umanità di domani», costretta a pagare l’eredità di un debito mostruoso, in questo caso sfugge completamente il “movente”: perché dissanguarsi per un’opera che i migliori specialisti universitari definiscono già obsoleta e comunque inutile, dato che la direttrice delle merci è ormai la Genova-Rotterdam?
Guido Ceronetti, grande eretico della letteratura italiana, visitò le barricate di Chiomonte e scrisse un eccezionale reportage per “La Stampa”, concludendo che la valle di Susa fa benissimo ad opporsi, perché anche la Torino-Lione fa parte di un grande disegno tecnocratico-demoniaco che ha per obiettivo la devastazione e la riduzione in schiavitù. Suggestioni culturali a parte, ecco che ora in mezzo ai monti della valle di Susa compare l’ombra del Bilderberg, sotto le sembianze del liberal-democratico olandese Brinkhorst: un commissario di Bruxelles, messo a guardia di questa anomala frontiera ferroviaria. Mandante: il super-potere finanziario mondiale, che per sviluppare i suoi affari nel Vecchio Continente si avvale degli euro-tecnocrati, quelli che stanno confiscando la sovranità dei popoli europei tagliando il welfare, imponendo rigore e promettendo una crescita ormai palesemente impossibile.
La cittadinanza planetaria, infatti, ormai soggiace a poteri pericolosi, come quello del grande capitale che, attraverso la finanza e la manipolazione politico-mediatica, è riuscito a privare un intero continente – l’Europa – della propria sovranità democratica: grazie all’adozione dell’euro, moneta comune ma non pubblica, non erogabile a favore dei cittadini, gli Stati non possono più fare i necessari investimenti sociali e vengono inesorabilmente trascinati in una logica finanziaria non più autonoma, ma subordinata agli interessi dell’oligarchia planetaria di cui proprio gli uomini del Bilderberg sono tra i più influenti portavoce.
Allora, dov’è il “movente” per la Torino-Lione? Il blog “Anarchismo Comidad” fa nomi e cognomi: italiani ma, soprattutto, francesi. Se fino all’inizio degli anni ’90 il debito pubblico italiano era essenzialmente interno, «progressivamente è diventato anche un debito nei confronti di banche straniere, in gran parte francesi, come la mega-multinazionale Bnp Paribas, che detiene oggi anche la proprietà della Bnl, la banca italiana che prima apparteneva al Ministero del Tesoro (a proposito di privatizzazioni suicide)». L’altra multinazionale francese interessata al debito pubblico italiano è Crédit Agricole, che possiede anche Cariparma. Entrambe le banche francesi, continua “Comidad”, negli ultimi mesi hanno improvvisamente ridotto la loro esposizione nei confronti dei titoli italiani: se ormai è acquisito che il fatale attacco al nostro debito pubblico è stato avviato da Deutsche Bank e da Goldman Sachs, è altrettanto certo che anche Bnp Paribas esercita il suo peso in termini di pressioni sull’Italia. Obiettivo: ottenere grandi profitti attraverso grandi opere.
«Qualche sospettoso – continua l’analisi di “Comidad” – potrebbe ipotizzare che Bnp Paribas sia interessata anche al settore dell’alta velocità in Italia». Sospetto confermato: la maxi-banca francese ha in effetti acquistato lotti di terreno italiano destinati ad aree ferroviarie Tav, come quelli di Roma-Tiburtina. Lo stesso colosso finanziario transalpino è anche la banca di riferimento della multinazionale francese dell’alta velocità, la Alstom. Dunque, il legame tra il debito pubblico italiano e il business dell’alta velocità non è più solo un’ipotesi: «Le multinazionali francesi hanno compiuto una tipica operazione di colonialismo commercial-finanziario: si compra il debito di un Paese per costringerlo ad acquistare i propri prodotti, specialmente i più costosi e meno convenienti». In valle di Susa i No-Tav hanno frenato il maxi-affare? La grande finanza allora ha agito premendo sul fantasma del default: «Ed ecco perché, in piena emergenza-debito, l’alta velocità non si tocca». Lumi e spiegazioni diverse dal signor Bilderberg? Macché: la Torino-Lione è semplicemente “strategica per l’Europa”, ha ripetuto Jan Brinkhorst, sciorinando il consueto dogma teologico che finora nessuno, nel Parlamento italiano, si è premurato di verificare.
Oltre gli interessi finanziari. Dal 30 maggio al 2 giugno il gruppo Bilderberg si riunisce in Svizzera, un caso?
“E quale bestia orrenda, ora che alfine è venuta la sua ora
Striscia verso Betlemme per venire al mondo?”
Nella poesia “La seconda venuta” W. B. Yeats profetizzava così il termine dell’era cristiana e l’imminente avvento dell’Anticristo. La sensibilità dei poeti sa intuire nel linguaggio dei simboli ciò che la storia poi pronuncerà nei fatti. Yeats scrisse le sue premonizioni nel 1919, quando la prima grande tempesta era appena passata, lasciandosi alle spalle le rovine di un mondo che non sarebbe più tornato, e seminando l’oscuro presagio che una devastazione ancor più grande avrebbe portato il male fin dentro l’anima dell’uomo.
Da allora è passato un secolo, ma la stessa ombra getta ancora lo sgomento nei cuori più sensibili. I nostri giorni, però, sembrano esser orfani di un grande poeta che sappia cantarne le ferite con lucidità visionaria. Ora i segni della fine del mondo non si mostrano più nell’eleganza dell’arte, ma vengono cercati confusamente negli eccessi del mondo dello spettacolo.
Il 1° giugno 2016 il tunnel del San Gottardo è stato inaugurato con una bizzarra cerimonia, a cui hanno partecipato i maggiori capi di stato europei. La stravaganti coreografie pensate dal regista tedesco Volker Hesse hanno però suscitato una reazione popolare forse inattesa: da più parti si sono infatti levati cori di indignazione per quello che a molti è sembrato un vero e proprio rito satanico.
Un articolo su Trunews.com – sito americano che coniuga il fondamentalismo cristiano ad un orientamento politico di estrema destra – sostiene che i simboli della celebrazione siano di natura satanica e pagana. Il titolo di questa analisi è esplicito: “Il Nuovo Ordine Mondiale usa un rituale satanico per svelare il tunnel ferroviario del Gottardo”.
The Vigilant Citizen è un sito U.S.A. dedicato all’analisi di presunte simbologie del complotto nascoste nei prodotti dello show business, dai film di Hollywood fino ai video musicali delle più famose star americane. Alla cerimonia del Gottardo viene dedicata un’ampia analisi, in cui il simbolismo satanico viene addebitato alla regia occulta di sinistre élites occulte: “Come ho discusso nel mio articolo sulle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi di Londra del 2012, l’élite occulta si diverte mettendo a pieno schermo le sue agenda e filosofia simbolica, scenari drammatici che ricordano i drammi messi in scena nei rituali delle società segrete. Inoltre, non c’è modo migliore per mostrare il potere puro e semplice che mettere il «bollino di approvazione degli Illuminati» su enormi mega-progetti come le Olimpiadi o le grandi costruzioni.”
Nelle coreografie dell’inaugurazione compare un ballerino vestito da stambecco, che viene interpretato come un caprone satanico. Un’altra inquietante figura è una sorta di angelo con la testa di un bambino, impersonato da una donna a torso nudo:
The Vigilant Citizen interpreta questa figura come Lucifero, l’angelo caduto, di cui le élites degli “Illuminati” sarebbero servi fedeli.
E’ degno di nota che questo articolo sia stato tradotto e diffuso anche in Italia sul blog di Maurizio Blondet, pur senza indicazione della fonte originale.
Dunque, questa elitaria società segreta avrebbe assoldato un regista svizzero pur di pervertire un’innocua cerimonia di inaugurazione in un oscuro rituale satanico? Non sono mancate critiche a questa azzardata ipotesi, secondo cui la scenografia si baserebbe invece sulle leggende alpine delle montagne attraversate dal tunnel. L’aspetto demoniaco, in particolare, deriverebbe dalla leggenda del Teufelsbrücke, basata sul diffusissimo tema del ponte del diavolo. Nel Canton Uri si trovano infatti le gole della Schöllenen, in cui vi sono non uno, ma ben tre ponti che secondo la leggenda vennero costruiti dal diavolo in persona.
Questa spiegazione è sicuramente più razionale, ma non ha certo un grande potere dissuasivo. Innanzitutto conferma l’aspetto demoniaco insito nella cerimonia: la leggenda, infatti, narra di come la realizzazione di un’opera di ingegneria sia dovuta al diavolo. L’altra contro-obiezione che si leva è invece una classica trappola nel dialogo fra sostenitori del complotto e gli scettici: chi nega la cospirazione si sente infatti rispondere che ormai siamo talmente assuefatti all’immaginario satanico degli Illuminati che non ci facciamo più caso nemmeno quando ce lo mostrano così apertamente. In certi casi la reazione è più accesa, e lo scettico viene persino accusato di essere un “debunker” assoldato dalle élites per mantenere la popolazione all’oscuro della verità.
Si sarebbe tentati di archiviare le stravaganti affermazioni dei “complottisti” come semplici farneticazioni di autori paranoici e squilibrati con troppo tempo a disposizione. L’insistenza con cui questi temi si ripropongono ed il grande successo di pubblico che suscitano ci devono però mettere in guardia. Se una fantasia ha un così intenso potere di convinzione, significa che in essa c’è qualcosa capace di affascinare il pubblico, come se fosse la chiave che incontra la giusta serratura.
Evidentemente qui si sfiora un nervo scoperto, un problema sentito dalla maggior parte della popolazione, per cui però non si è ancora trovata una formulazione cosciente e coerente. Le bizzarrie di certe teorie del complotto sono quindi un linguaggio alternativo per esprimere questo disagio, che si avverte concretamente ma non si sa individuare con certezza. Sono in un certo senso simili ad i sintomi di un malessere, e come tale non dovremmo ignorarli o sbeffeggiarli, ma al contrario ascoltarli e cercare di capirne le cause.
Lasciamo quindi ad altri la discussione sulle vere intenzioni del regista della cerimonia del Gottardo. Invece di stabilire se sia stata intenzionalmente satanica o meno, concentriamoci su un altro fatto, indiscutibile e molto importante: la propensione del pubblico a indulgere nella dietrologia, come se ci fosse una vera e propria necessità di credere in qualcosa che vada oltre la superficie delle apparenze.
L’interpretazione di un simbolo non è un atto neutro; c’è in essa un’ampia partecipazione soggettiva, per cui il significato che ognuno trae è anche lo specchio della propria interiorità. Se così tante persone sono così convinte che dietro ogni stranezza si celi un messaggio satanico, possiamo quindi dedurre che l’ombra del demoniaco è prima di tutto annidata nella profondità dei loro pensieri. Ciò è un aspetto da non sottovalutare: la storia del XX secolo ci insegna come l’oscurità sia in grado di uscire dal cuore umano, portando nel mondo le fiamme dell’Inferno.
Sarebbe un grave errore, dunque, sottovalutare certe creazioni della fantasia popolare; si dovrebbe invece cercarne il senso recondito, come se fossimo alle prese con una sorta di mitologia moderna.
Per comprendere meglio il senso della congiura, è bene ricapitolare la storia dei loro attori. Chi sono veramente queste misteriose élites? A cosa mirano, e perchè adorano il diavolo?
Gli Illuminati sono i protagonisti di una delle più celebri teorie del complotto: una setta potentissima e priva di scrupolo, che comanda da dietro le quinte la politica del mondo intero usando metodi sinistri e senza mostrare alcun riguardo verso i diritti dell’uomo.
Gli Illuminati sono esistiti veramente. La società segreta venne infatti fondata in Baviera nel 1776 da Adam Weishaupt. Aveva una struttura interna simile a quella della massoneria, ed i suoi scopi erano in linea con i princìpi dell’Illuminismo: promuovere la cultura scientifica, limitare l’ingerenza della Chiesa sullo Stato, e combattere superstizioni ed oscurantismo.
In questa lotta contro nemici segreti ed impalpabili si può leggere l’impronta di un conflitto molto più profondo, che contrappone alla religione la fede nel progresso.
L’Illuminismo ripone la sua massima fiducia nelle capacità dell’uomo e nel potere della scienza. Grazie al progresso sociale, scientifico e tecnologico, l’umanità è in grado di vincere la natura e le proprie limitazioni, debellando piaghe ancestrali quali la miseria, la malattia e la guerra. Così facendo è possibile ricreare un paradiso in terra, rendendo del tutto inutile l’intervento di Dio: grazie a questo nuovo potere, ora è l’uomo il nuovo padrone della creazione.
L’Illuminismo di per sé non fu completamente ostile alla religione, anche se è indubbio che molti dei suoi esponenti si dichiararono atei. Nei suoi sviluppi successivi, però, l’anticlericalismo e la fiducia nel progresso portarono ad alcune derive in cui si utilizzarono apertamente simboli satanici e luciferini.
Nel 1820 Percy Bysshe Shelley scrisse il “Prometeo liberato”, modellando esplicitamente la figura di Prometeo sul Lucifero del “Paradise Lost” di Milton. Il significato simbolico è chiaro: come Prometeo rubò il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, così Lucifero – il portatore di luce – è colui che sottrae a Dio il potere, donando all’umanità il lume della ragione.
Il nostro poeta Giosuè Carducci scrisse persino un “Inno a Satana”. E’ notevole che per dipingere il suo Satana progressista Carducci usi l’analogia del treno: la locomotiva, al tempo, era il prodigio della tecnologia, capace di correre e divorare la terra, nascondendosi nelle “vie profonde” (le gallerie) per poi riemergere e mandare “il suo grido” (il fischio della locomotiva).
Satana e gallerie ferroviarie, dunque: proprio lo stesso binomio che molti hanno intravisto nella cerimonia inaugurale del tunnel del San Gottardo!
Come nelle antiche leggende, il diavolo può anche costruire per noi un ponte, ma poi il prezzo che chiederà sarà ben duro da pagare. La tecnologia offre all’umanità un potere immenso, ma il fuoco di Prometeo rischia di sfuggirci di mano, con conseguenze potenzialmente disastrose.
Nel XXI secolo siamo ormai immersi nella tecnologia, eppure le grandi promesse iniziali sono state disilluse. In particolare molti sono convinti che il progresso scientifico non abbia portato affatto ad una sconfitta della povertà o ad un trionfo della democrazia. Al contrario, le grandi potenzialità delle innovazioni hanno di fatto permesso l’arricchimento di pochi e spregiudicati individui, a discapito dell’impoverimento delle grandi masse; le grandi decisioni della politica mondiale, poi, non spettano certo al popolo, ma dipendono dagli interessi egoistici dell’alta finanza. All’uomo comune non resta che accontentarsi con un’illusione: un benessere materiale che si paga con un indebitamento sempre più grave, ed il contentino di votare ogni tanto per scegliere il volto di turno che seguirà sempre le stesse direttive.
Forse nel tunnel del Gottardo il grande pubblico vede l’archetipo della grande opera – quei colossi che costano milioni ai contribuenti e portano benefici soltanto ai più facoltosi imprenditori.
Non è il caso che anche la nostrana TAV sia al centro di una teoria del complotto in cui c’è lo zampino del diavolo. Esisterebbe infatti una linea sacra dedicata a San Michele, simile ad un immenso canale di energia che collega il francese Mont Saint Michel, la Sacra di S. Michele in Val di Susa ed il Monte Sant’Angelo sul Gargano.
L’articolo, firmato da Fausto Carotenuto (vedi: http://www.disinformazione.it/valdisusa.htm), riprende il tema dell’élite votata al male: “Una operazione che parte da molto in alto nelle gerarchie delle piramidi che portano avanti le strategie oscure. Un qualcosa di così importante che il fronte del potere politico, finanziario, economico, dei mass media – largamente influenzato e diretto dai vertici oscuri – sostiene in modo insolitamente compatto e granitico… senza apprezzabili sbavature.”
Il vero scopo dei trafori in Val di Susa sarebbe proprio di interrompere e corrompere il flusso di questa energia positiva: “E’ il tentativo di portare un colpo al cuore della geografia sacra europea. Tale da appesantire le atmosfere psichiche, creare una cappa di piombo in una vasta zona del nostro continente: il tentativo di creare un vero e proprio infarto nella circolazione delle energie a disposizione di tutti noi per i nostri risvegli.” Un obiettivo strategico in quella che, secondo l’autore, è una lotta fra il Bene ed il Male di portata planetaria.
Non manca una critica esplicita a quello che è considerato il vero volto di ciò che viene chiamato “progresso”: “Ma che cosa è questo progresso? E’ progresso sacrificare qualcuno in favore di altri? E’ progresso andare velocissimi in mezzo ad una natura devastata a fare un lavoro disumano o a vedere spettacoli alienanti o a fare discorsi inutili? E’ progresso avere i soldi per comunicare velocemente cose stupide? O per comprarsi droghe, cibi devitalizzati, videogames, lussi inutili e dannosi, telefonini sofisticati per scambiarsi idiozie, o grandi televisori al plasma per vedere il wrestling o le partite di calcio truccate? O le notizie false ed i talk show taroccati?”
Gustave Le Bon, in “La psicologia delle folle”, sosteneva che le grandi masse non sono in grado di formulare ragionamenti razionali, ma che il loro modo di pensiero si serve piuttosto di immagini semplici ed immediate. Il tema ricorrente dell’élite che domina il mondo con l’aiuto del diavolo forse esprime col linguaggio del simbolo proprio questa disparità sociale, che porta ad accentrare sempre di più le ricchezze ed il controllo tecnologico e politico nelle mani di pochi tiranni di cui non conosciamo eppure il nome, devastando sia la natura che l’anima dell’uomo comune.