giovedì 14 marzo 2019

CURARE LA FIBROMIALGIA CON INTEGRATORI DI VITAMINA B6

Vitamina B6: ecco tutte le sue attività essenziali per l'organismo, perché è importante assumerla in quantità sufficiente attraverso l'alimentazione o integratori e le principali fonti alimentari che aiutano a soddisfare il fabbisogno giornaliero.

Che cos’è


Con il termine vitamina B6 si indica, in realtà, un gruppo di tre composti idrosolubili, comprendente piridossina, piridossale e piridossamina, che esplicano un'azione essenziale nel metabolismo umano, prendendo parte come coenzimi a vari processi:
trasformazione delle proteine e di diversi aminoacidi
formazione dei globuli rossi
metabolismo degli acidi grassi
produzione di energia a partire dai carboidrati (in particolare, dal glicogeno immagazzinato nelle cellule del fegato e dei muscoli).

La vitamina B6 è stata scoperta intorno al 1935 nel contesto delle ricerche sulla pellagra, una malattia che interessa soprattutto la pelle, l'apparato gastroenterico e il sistema nervoso centrale e periferico, diffusa nei secoli passati nelle classi sociali più povere a causa della scarsa nutrizione e, soprattutto, della mancanza di carne, latte, uova e altri cibi contenenti vitamine del gruppo B nella dieta, ossia :
vitamina B1 o tiamina
vitamina B2 o riboflavina
vitamina B3 o niacina
vitamina B6
vitamina B8 o biotina
vitamina B12 o combalamina.

Struttura chimica

La vitamina B6 è un piccolo composto idrosolubile, caratterizzato da una molecola ad anello esagonale costituito da 5 atomi di carbonio e un atomo di azoto, al quale sono legati quattro residui chimici laterali: due sempre uguali e due diversi a seconda che si tratti di piridossina, piridossale o piridossamina.

I due residui laterali differenzianti incidono sull'assorbimento, la biodisponibilità e il livello di attività della vitamina B6 e, quindi, sulla sua efficienza nel partecipare come coenzima alle reazioni metaboliche nelle quali è implicata.

I vegetali contengono principalmente piridossina, mentre i prodotti animali contengono soprattutto piridossale e piridossamina, caratterizzate da una migliore biodisponibilità.

In tutti i casi, la forma biologicamente attiva della vitamina B6 è quella fosforilata(piridossal-fosfato), ottenuta per aggiunta di un gruppo fosfato (PO4-3) a un atomo di carbonio dell'anello piridinico di base, attraverso una reazione enzimatica che si verifica nel fegato.

Assorbimento della vitamina B6

Benché l'esatto meccanismo resti da precisare, si ritiene che la vitamina B6 introdotta con l'alimentazione sia assorbita nel primo tratto dell'intestino tenue (digiuno prossimale), attraverso un processo di diffusione passiva.

Una volta all'interno delle cellule dell'epitelio intestinale, la vitamina B6 viene più volte fosforilata e defosforilata e, quindi, trasferita nel torrente circolatorio e trasportata fino al fegato. La vitamina B6 viene in parte sintetizzata anche dal microbiota del colon, ma questa quota non viene assorbita, se non in minima quantità.

Una volta penetrata nelle cellule epatiche, sempre per diffusione passiva, la vitamina B6 viene trasformata in coenzima attivo, il piridossal-fosfato, che in questa forma può supportare innumerevoli reazioni metaboliche essenziali.

Nel fegato, la vitamina B6 può essere immagazzinata in forma inattiva; il piridossale inattivo può essere liberato nel sangue per rifornire tutti i tessuti dell'organismo, che lo convertiranno nuovamente in forma attiva grazie alla presenza degli enzimi in grado di fosforilarlo, trasformandolo in piridossal-fosfato. Piridossina e piridossamina, al contrario, possono essere pienamente attivate soltanto all'interno del fegato.

L'80% del piridossale presente nel sangue è legato all'albumina (principale proteinaplasmatica), mentre il restante 20% si trova all'interno dei globuli rossi, legato all'emoglobina.

Funzioni, proprietà e benefici

La vitamina B6 è essenziale per l'integrità e il buon funzionamento del sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) e periferico ed è indispensabile per la sintesi della serotonina, che insieme ad altri neurotrasmettitori contribuisce a regolare il tono dell’umore, il sonno, l'appetito, la memoria e le capacità di concentrazione.

Inoltre, la vitamina B6 contribuisce alla normale funzionalità del sistema immunitario (insieme allo zinco), alla riduzione di stanchezza e fatica (insieme al magnesio), alla regolazione dell’attività di molti ormoni e supporta la normale formazione dei globuli rossi, per cui potrebbe essere utile in alcune forme di anemia. È scientificamente confermata anche il suo contributo al normale metabolismo dell’omocisteina.

Fonti alimentari

La vitamina B6 è diffusa in modo pressoché ubiquitario in natura, sia nel regno animale sia in quello vegetale, ragion per cui è molto difficile non assumerne quantità sufficienti attraverso un'alimentazione mediamente equilibrata. Tuttavia, la quantità, la forma prevalente e la relativa biodisponibilità di vitamina B6 possono variare da alimento ad alimento in misura abbastanza significativa: quindi, la dose che effettivamente si riesce a introdurre nell'organismo e a utilizzare può differire molto in funzione delle scelte dietetiche.

Per assicurarsi un buon rifornimento quotidiano, è bene sapere che le migliori fonti naturali di vitamina B6 sono:
gli alimenti a base di carne di manzo, pollo o maiale
il pesce e crostacei (come tonno, salmone e gamberetti)
il fegato
i cereali integrali (frumento, riso ecc.) in qualunque forma (compresi quelli per la colazione)
le uova
il latte e i formaggi (importante fonte anche di calcio)
le patate
i cavolfiori
i fagiolini
i legumi (in particolare, ceci e lenticchie)
alcuni frutti tropicali (per esempio, avocado e banane)
il germe di grano
il lievito di birra
la frutta secca (nocciole, pistacchi ecc.).

Diversamente da altri micronutrienti essenziali, la vitamina B6 presenta il grosso vantaggio di essere stabile al calore, quindi non viene distrutta durante la preparazione dei cibi. Tuttavia, essendo idrosolubile, per evitare la dispersione della vitamina B6, è preferibile cuocere gli alimenti senza o in poca acqua e riutilizzare quella residua per preparare brodi o sughi.

La quantità di vitamina B6 presente negli alimenti è, inoltre, significativamente ridotta dall'esposizione alla luce (che la distrugge pressoché completamente nell'arco di poche ore) e ad agenti ossidanti (come l'ossigeno presente nell'atmosfera), nonché dal congelamento (che ne sottrae dal 3 al 77%) e dalla conservazione in scatola. Quindi, a prescindere dalle preferenze dietetiche, meglio optare il più possibile per cibi freschi, preparati e consumati al momento.


Carenza

La carenza di vitamina B6 è un fenomeno piuttosto raro, e gli studi non hanno evidenziato sintomi chiaramente riconducibili a tale stato in persone sane e non sotto peso, che seguono un regime alimentare equilibrato o, comunque, accettabile dal punto di vista nutrizionale, sul piano quantitativo e qualitativo.

Chi segue una dieta varia, comprensiva di alimenti di origine animale e vegetale, quindi, molto difficilmente potrà andare incontro a sintomi da carenza conclamata di vitamina B6.

Deficit relativi e generalmente asintomatici potrebbero, invece, derivare da:
regimi alimentari restrittivi, legati a scelte ideologiche (per esempio, dieta vegana) o imposti da allergie o intolleranze alimentari
la presenza di patologie croniche (per esempio, malassorbimento intestinale, malattie renali croniche o malfunzionamento degli enzimi coinvolti nel metabolismo della vitamina B6, in particolare l'acetil-transferasi)
l'abuso di alcolici
la necessità di assumere farmaci che riducono la biodisponibilità o l'attività della vitamina B6
il fumo di sigaretta.

Per esempio, sono stati registrati casi di carenza relativa di vitamina B6 durante il trattamento con farmaci antiepilettici e con alcuni farmaci utilizzati per la cura della tubercolosi (isoniazide, cicloserina), nonché in neonati nutriti con latte in polvere caratterizzato da una composizione sbilanciata di micronutrienti a causa di un processo di preparazione inadeguato. In questo secondo caso, il deficit di vitamina B6 (e probabilmente anche di altre sostanze) ha determinato la comparsa di manifestazioni neurologiche, comprese convulsioni, che sono scomparse dopo la reintegrazione della vitamina insufficiente.

Più in generale, informazioni sui possibili sintomi da carenza sono state ottenute in studi su volontari sani cui è stato somministrato un composto antagonista della vitamina B6. In questo caso, è stata osservata la comparsa di depressione, nausea e vomito, dermatite, lesioni delle mucose, glossite e cheilosi (ossia disidratazione e taglietti ai bordi delle labbra) e neuropatie periferiche.

Inoltre, condizioni di deficit parziale di vitamina B6 si riscontrano spesso in associazione a deficit più o meno significativi di acido folico (vitamina B9) e di vitamina B12 (cobalamina).

Se vuoi saperne di più sulle carenze vitaminiche leggi questa scheda.

Dosi consigliate

Come per tutte le altre vitamine e gran parte dei sali minerali, anche per la vitamina B6 è stato definito un quantitativo minimo che deve essere assunto quotidianamente per assicurare il corretto svolgimento di tutte le reazioni fisiologiche fondamentali che coinvolgono il piridossal-fosfato e garantire, così, salute e benessere dell'organismo.

In particolare, in base a quanto stabilito dalla SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana), il livello di assunzione raccomandato (LARN) per la vitamina B6 corrisponde a:
Lattanti
6-12 mesi
0,4 mg/die
Bambini-adolescenti
1-3 anni
0,5 mg/die

4-6 anni 
0,6 mg/die

7-10 anni
0,9 mg/die

11-14 anni
1,2 mg/die

15-17 anni
1,3 mg/die

Adulti
18-59 anni
1,3 mg/die

Maschi 
> 60 anni 
1,7 mg/die
Donne
> 60 anni 1,5 mg/die

In gravidanza 
1,9 mg/die

In allattamento
2,0 mg/die


Possibili variazioni transitorie o croniche del fabbisogno giornaliero di vitamina B6 (aumento o diminuzione) possono dipendere dalla presenza di specifiche malattie o dalla necessità di assumere particolari farmaci. Per questa ragione, chiunque soffra di una qualunque patologia o stia assumendo terapie farmacologiche è bene che chieda l'opinione del medico prima di assumere integratori di vitamina B6.

In particolare, è bene sapere la vitamina B6 può interferire con l'attività di farmaci che deprimono il sistema nervoso centrale (barbiturici) e antiepilettici, levodopa (utilizzata per il trattamento della malattia di Parkinson) e alcuni tipi di chemioterapia (in particolare, i regimi che comprendono cisplatino).

La diagnosi di carenza di vitamina B6, sospettata sulla base dei sintomi clinici caratteristici (apatia e debolezza fisica e mentale, insonnia, irritabilità, depressione, spasmi muscolari, ritenzione idrica e disturbi del sistema nervoso centrale e periferico) in persone con specifici fattori di rischio, viene confermata dal dosaggio della vitamina B6 nel sangue dopo un normale prelievo.

Sovradosaggio

Sintomi di sovradosaggio di vitamina B6 sono stati riscontrati per livelli di assunzione giornaliera molto elevati, dell'ordine di 50 mg al giorno, di gran lunga superiori al fabbisogno giornaliero di adulti e bambini e non raggiungibili né attraverso la comune alimentazione né con un corretto uso degli integratori disponibili in commercio.

Nei rari casi in cui sono stati riscontrati, dopo un evidente abuso di vitamina B6, i principali sintomi di sovradosaggio sono stati:
disturbi e danni al sistema nervoso centrale e, soprattutto, periferico (per esempio, neuropatia sensoriale periferica, perdita di controllo muscolare, intorpidimento)
disturbi gastrointestinali
fotosensibilizzazione.

Fonti alimentari

Le vitamine del gruppo B si trovano in molti alimenti di frequente consumo, ma soprattutto in quelli di origine animale. In particolare:

Vitamina del gruppo BFonti alimentari
B1Carne di maiale, cuore, rene, fegato, cervello, prosciutto
B2Fegato, latte e derivati
B3Interiora, carne di tacchino
B5Lievito di birra
B6Carne, interiora, pesce (salmone e sardine)
B8Fegato, reni, tuorlo d'uovo, latte, formaggi
B9Foglie dei vegetali verdi, lievito di birra, fegato e altre interiora
B12Solo alimenti di origine animale (fegato, carne, pesce, latte, latticini e formaggi)

Piante medicinali ed integratori utili contro la Fibromialgia


Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/erboristeria/fibromialgia.html

Fibromialgia, il dolore può derivare dall’eccesso di glutammato

Fibromialgia, il dolore può derivare dall’eccesso di glutammato :: Blog su Today


Il dolore insopportabile causato dalla fibromialgia sembra essere spiegato dallo studio pubblicato su Pain Management nel 2016, che ha ritrovato fra le cause l’eccesso di glutammato che agisce a livello centrale. 

Glutammato e fibromialgia

Solo nel 1994 la fibromialgia è stata classificata come reumatismo dei tessuti molli, infatti, agli inizi del 1900 veniva considerata una malattia infiammatoria dei muscoli, definita anche fibrosite, poi negli anni 40’ si considerava come malattia a base psicologica, ma solo con la “Dichiarazione di Copenhagen” nel 1994 la diagnosi è stata accertata a livello internazionale.

Molti miei pazienti che soffrono di fibromialgia accusano sintomi come dolori diffusi, affaticamento, disfunzione cognitiva, problemi del sonno ed altri che si ritiene possano essere correlati ad un coinvolgimento del sistema nervoso centrale. Si crede che il dolore cronico sia mediato da uno stimolo iniziale che causa il rilascio di glutammato, un neurotrasmettitore di tipo eccitatorio. Normalmente, in seguito all’arrivo di uno stimolo eccitatorio di depolarizzazione viene rilasciato glutammato nello spazio sinaptico (a livello neuronale) dove si lega ai recettori ionotropici (NMDA, AMPA) presenti a livello pre- e post- sinaptico, dapprima si attivano i recettori AMPA, poi quelli NMDA rilasciando il blocco voltaggio-dipendente mediato dal magnesio; per normalizzare i livelli di glutammato esistono dei meccanismi di ricaptazione che coinvolgono trasportatori specifici, che lo captano nel momento in cui il glutammato è in eccesso, che potrebbe causare, quindi, iperstimolazione dei neuroni fino al punto di farli morire, fenomeno definito eccitotossicità.

Lo studio del 2016 riportato sotto dimostra che il dolore cronico che si manifesta nei pazienti affetti da fibromialgia è mediato da uno stimolo iniziale nocicettivo che causa il rilascio del glutammato, il quale agisce sui recettori AMPA: più prolungato sarà lo stimolo, maggiore sarà il rilascio del glutammato, che attiva anche i recettori NMDA. Contemporaneamente durante la percezione del dolore viene rilasciata la sostanza P, causando depolarizzazione della membrana di lunga durata che porta al dolore cronico; questa aumenta la permeabilità della barriera ematoencefalica, che normalmente protegge il cervello da alte concentrazioni plasmatiche di glutammato alimentare, quindi, se lo stimolo del dolore è continuo e i livelli di sostanza P aumentano, la barriera ematoencefalica diventa permeabile e consente al glutammato alimentare di entrare più facilmente nel cervello, peggiorando i sintomi della fibromialgia.

Il glutammato, però, non è coinvolto soltanto nella trasmissione nel dolore, ma è implicato anche in condizioni di dolore minori come l’emicrania, il disordine temporo-mandibolare e la sindrome dell’intestino irritabile. Lo studio pubblicato sul The Journal of Headache and Pain del 2013 ha confermato il legame tra glutammato e presenza di dolore, poiché attraverso l’iniezione di glutammato nel muscolo massetere ha indotto dolore alla mandibola nei soggetti sani.
Fibromialgia e dieta

Se il glutammato presente nella dieta è eccessivo e la stimolazione dolorosa contribuisce al rilascio della sostanza P, aumentando la permeabilità della barriera ematoencefalica, il dolore che avvertiranno i pazienti con fibromialgia sarà continuo. Studi dimostrano che la dieta contribuisce ai sintomi, poiché se contiene elevate concentrazioni di glutammato, comporta una neurotrasmissione del glutammato anormale.

Ma dal punto di vista dietetico che cos’è il glutammato? È un amminoacido che svolge il ruolo di neurotrasmettitore eccitatorio, spesso presente nei cibi insieme all’aspartato, come nella carne, oppure si trova in forma libera in additivi alimentari, quali il glutammato monosodico, le proteine idrolizzate, i concentrati proteici, l’estratto di lievito, l’aspartame e altri. Anche diversi alimenti ne contengono, come la salsa di soia, i sughi di pesce, i dadi da brodo, i pomodori e i formaggi stagionati come il cheddar ed il parmigiano. Diversi studi hanno dimostrato che i sintomi della fibromialgia sono migliorati dopo la rimozione del glutammato e dell’aspartato dalla dieta o addirittura si è verificata la remissione dei dolori diffusi, con ricomparsa in caso di reintroduzione di aspartato e glutammato.

Quali sono i consigli da seguire a tavola? Come sempre la dieta deve essere bilanciata e prevedere i tre macronutrienti ad ogni pasto: proteine, carboidrati e fibre, eliminando i cibi contenenti additivi ed elevate concentrazioni di glutammato (elencati sopra), eliminando anche gli alimenti contenenti aspartame prestando attenzione alla scelta di yogurt, cereali e pane confezionato, poiché viene utilizzato come edulcorante.

Il consiglio che do sempre ai miei pazienti è quello di comprare alimenti prodotti con pochi ingredienti, più naturali possibili, eliminando dalla nostra alimentazione i cibi a lunga conservazione contenenti additivi ed esaltatori di sapidità, talvolta nascosti nelle etichette dietro il nome di spezie, condimenti, aromi e aromi naturali.

Inoltre, affinchè la neurotrasmissione possa avvenire in modo ottimale è necessario che non vi siano carenze di minerali coinvolti nel meccanismo; due dei più importanti sono lo zinco ed il magnesio: il primo viene rilasciato insieme al glutammato modulando negativamente la risposta eccitatoria, mentre il magnesio che blocca fisiologicamente l’attivazione del recettore NMDA, se è carente, il blocco non è efficiente e aumenta lo stimolo eccitatorio. Infine, altra importante integrazione da consigliare è la vitamina B6, che funge da importante cofattore per l’enzima glutammato decarbossilasi, che converte il glutammato (un neurotrasmettitore eccitatorio) in GABA (un neurotrasmettitore inibitorio), quindi una sua carenza comporta livelli più alti di glutammato e ridotta inibizione da parte del GABA.

Come in ogni patologia, l’alimentazione è indispensabile per il raggiungimento del benessere psicofisico: riflettiamo sul fatto che eliminare dalla dieta il glutammato migliora i sintomi della fibromialgia e che insieme all’integrazione di vitamine e minerali potremmo evitare il continuo uso di farmaci antidolorifici. Invito, inoltre, chi soffre di fibromialgia ad iscriversi al mio gruppo Facebook dedicato proprio a questa patologia.




INFERNO IN VENEZUELA: PETROLIO NELL’ACQUA, ESPLOSI TANK E CENTRALI





NELLA CENSURA DEI MEDIA OCCIDENTALI
RAFFICA DI NUOVI ATTENTATI NEL PAESE:
SABOTATO L’ACQUEDOTTO IN DUE STATI 
ESPLODONO CISTERNE DI UNA RAFFINERIA
E ALTRE DUE STAZIONI ELETTRICHE.
DAGLI USA 500MILIONI PER IL GOLPE


___di Fabio Giuseppe Carlo Carisio ___

AGGIORNAMENTO ORE 13 (ITALIA) DEL 14-3

Essendo impossibile scrivere nuovi articoli ad ogni nuovo attentato che capita in Venezuela mi limiterò a dare brevi aggiornamenti flash: è esploso anche una terza cisterna nella raffineria Petro San Felix oil, nell’area di raffinazione vicina a quella di estrazione petrolifera dei vastissimi giacimenti dell’Orinoco, già colpita mercoledì intorno a mezzogiorno, da un incidente che sembra rientrare nell’ottica di sabotaggio nei confronti delle infrastrutture del paese: un attacco oltrechè al governo del presidente eletto Nicola Maduro, a tutta l’inerme popolazione che rischia di essere controproducente persino per il leader dell’opposizione Juan Guaidò in quanto ormai la sua ipotesi di incidenti causati da incuria è smentita dalla frequenza e gravità delle esplosioni. Proprio mentre Caracas festeggia la riapertura della metropolitana dopo cinque giorni di stop per il blackout ecco il segnale che gli attentati nel paese proseguono nel silenzio dei media occidentali come latinoamericani (spiego sotto il perchè…).



TESTO AGGIORNATO ORE 24 (ITALIA) DEL 13-3



La mappa petrolifera del Venezuela e nel cerchio l’area delle raffinerie dello stato Anzoategui, nella valle dell’Orinoco, dove sono avvenute le esplosioni – Clicca sull’immagine per approfondimenti sulle riserve del Venezuela

Mentre mi stavo accingendo a pubblicare l’articolo ecco la tremenda notizia dell’eplosione di due cisterne di una raffineria della Petro San Felix oil vicino a San Diego de Cabrutica nello stato di Anzoategui. Ormai gli attentati nel paese si susseguono con tale frequenza che diventa difficile riuscire a raccontarne i particolari. Ma ques’ultimo evidente sabotaggio, alla luce di altri nella notte a due stazioni elettriche e ad una condotta idrica che ha portato petrolio negli impianti domestici dell’acqua potabile, evidenziano una trama che sembra disegnata da un serial killer.

Prima la centrale elettrica intitolata a Simon Bolivar, l’eroe della rivoluzione latinoamericana, ora ai tank e all’acquedotto in due stati diversi ma che guarda caso colpiscono due città intitolate a San Diego (d’Alcalà), il santo cristiano cui i venezuelani sono particolarmente devoti come il resto del Sud America. Infine entrambi hanno come strumento di sabotaggio quell’oro nero che è il risaputo obiettivo degli Usa in Venezuela. Poco e nulla si sa per ora dello scoppio delle due cisterne della raffineria che ovviamente richiedono un intervento di emergenza urgente e specializzato. Si sa solo che sono accaduti intorno alle 11 dei Caraibi, ovvero le 16 in Italia. Nella mattinata di mercoledì 13 marzo il 27 % della rete era ancora scollegata a distanza di 140 ore dal blackout a conferma delle difficoltà nel ridistribuire l’energia a causa delle varie stazioni bruciate. A ciò si aggiunge anche la segnalazione che nello stato del Vargas la società elettrica nazionale Corpolecnel pomeriggio stava affrontando una nuova emergenza diffusa.




Come confermano alcuni messaggi Twitter inviati a membri del governo in cui si segnalano zone di Caracas (Padros de Este, Alto Prado, Terazas Club Hipico) ancora senza luce e senza acqua percché di quell’area sud della capitale isolata dallo scoppio di una stazione come riferito nel precedente reportage, e nella Parroquia de la Vega in Montalban, da 9 giorni senza luce e senza una goccia di acqua. Da prendere quindi con beneficio di verifica la trionfale affermazione di mercoledì sera del Ministro della Comunicazione, Jorge Rodriguez, secondo cui il 100 % della rete elettrica era stata ripristinata.


Il grafico della distribuzione di energia elettrica sulla rete dove si vede il collasso iniziale di giovedì 7 marzo ed il graduale recupero fino alla stabilizzazione di ieri in quasi tutto il paese.


L’ACQUA CONTAMINATA IN DUE STATI

Finalmente in quasi tutti i centri abitati del Venezuela fino a poche ore fa era tornata la corrente elettrica e con essa l’acqua corrente cessata per il blocco del sistema idrico di filtrazione e pompaggio. Un danno collaterale che tra domenica e lunedì si stava rivelando man mano che passavano le ore più grave di quello della mancanza della luce. Ma dai rubinetti di divere aree dello stato di Carabobo è uscita acqua nera, densa come il petrolio ma col fetore di fogna, come se fosse una commistione tra greggio e liquami di scarico. Come nel caso degli attacchi elettrici di cui abbiamo ampiamente parlato nei precedenti articoli e per i quali è stato messo sotto inchiesta il leader dell’opposizione Juan Guaidò, a destare sospetti di un ulteriore sabotaggio non è solo l’anomalo incidente ma la sua capillare e reiterata diffusione. Sono passate poche ore da quando è tornata l’acqua corrente ed è stata fatta la tremenda scoperta di questa gravissima problematica che perdura di ora in ora almento in quasi tutte le case della città carabobiana di San Diego.

Ecco alcune immagini postate su Twitter da CNV sull’acqua contaminata da petrolio a San Diego e in altre zone dello stato del Carabobo e probabilmente anche in quello di Aragua.



Sui social rimbalzano foto agghiaccianti in stridente contrasto con quelle rasserenanti diffuse ieri sera dal Ministro per l’attenzione all’Acqua, Evelyn Vasquez, che, cinguettando le foto con le autobotti di acqua potabile inviate in tutto il paese, aveva avvertito che il servizio idrico sarebbe stato ripristinato con la priorità per quelle aree rimaste senza da più tempo. L’incubo che già aleggia è che questa drammatica contaminazione dell’acqua col greggio sia diffusa a macchia d’olio. Per ora i responsabili del Servizio Idrico Nazionale sono concentrati a risolvere il problema in due stati, Carabobo ed Aragua, che quindi passano dall’emergenza blackout a quella dell’acqua potabile contaminata. Ma in serata è stato lo stesso Maduro ad annunciare l’attivazione del piano “Tanque Azul” (cisterna blu) per portare l’acqua potabile in tutte le case: probabilmente anche in considerazione dei problemi di contaminazione cui però non ha fatto minima menzione.

Le autobotti con l’acqua di emergenza in Venezuela

Inquietante è anche vedere anche l’immagine di un ristagno d’acqua vicino all’acquedotto completamente inquinata dal petrolio a riprova che la dispersione potrebbe essere non solo in qualche punto delle condotte o dell’acquedotto ma addirittura nei bacini idrici.

La fuoriuscita di acqua inquinata da una condotta vandalizzata

Ecco quindi prendere sempre più forma lo spettro di un sabotaggio militare in piena regola come ipotizzato dall’esperto di geopolitica ed intelligence bellica Gordon Duff, veterano dei marines, consulente internazionale di intelligence e senior editor del sito di anti-terrorismo e notizie di guerra Veterans Today: al momento una delle pochissime sponde occidentali d’informazione trasparente. In un’intervista trasmessa da Press Tv lunedì 11 marzo l’esperto ha avvertito che ormai ci si poteva attendere qualsiasi tipo di violento attacco. E lo stanziamento di mezzo miliardo di dollari previsto dal Dipartimento di Stato Usa per l’agenzia Usaid, proprio lunedì 11 marzo, per supportare il regime-chance fa comprendere quanta sia disposta ad investire Washington: basti pensare che per combattere il terrorismo su scala mondiale ha previsto 707 milioni di dollari, ovvero soltanto 200 in più rispetto a quelli preventivati per far fuori il presidente venezuelano eletto Nicolas Maduro e appropriarsi dei giacimenti petroliferi venezuelani: i più vasti dell’intero pianeta.



Il piano di investimenti richiesto da Donald Trump per la United States Agency for International Development spesso utilizzata come testa di potente per i regime-change – CLICCA PER IL FILE

LA CENSURA MEDIATICA: L’ARMA PIU’ EFFICACE

Una delle inquietanti immagini delle altissime fiamme a Caracas fotografate da CNW intorno alle 4 di notte (9 ore italiana)

Tra le modalità di attuazione di un golpe c’è quello più subdolo ma anche più efficace: il silenzio dei media sui drammatici eventi e la loro manipolazione di altri. Sull’Ansa come sulla maggior parte dei quotidiani italiani, europei ed americani, è stato dato spazio, minimo, alle accuse di sabotaggio alla rete elettrica lanciate dal presidente Nicolas Maduro nel suo discorso di lunedì sera, in cui ha spiegato dettagliatamente gli attentati, ma nessuno ha riportato la notizia data da Gospa News in esclusiva giornalistica mondiale della stazione elettrica di La Ciudadela in fiamme per quasi 5 ore nella zona sud di Caracas con lingue di fuoco e nubi alte decine di metri e visibili a chilometri di distanza nella notte oscurata dal blackout. Un’esplosione con seguente incendio in una capitale, a poche centinaia di metri da un supermercato e da una clinica, non è certo una notizia secondaria che diventa anzi primaria se affiora il sospetto che sia stata causata con un attentato alla pubblica sicurezza: oppure viene completamente oscurata dai media e l’ordine del mainstream è quello di non occuparsi dei misteriosi incidenti ma solo di ciò che adombra l’immagine dello statista Maduro, dipinto come dittatore alla stessa stregua di Bashar Al Assad in Siria, dove ci sono voluti 6 anni e mezzo milione di morti per riabilitarne la proiezione politica. In questo panorama di informazione manipolata sono coinvolti anche i giornali caraibici ormai spaccati su due fronti contrapposti: TeleSur che sostiene apertamente il governo in carica, il diario El Nacional che fa di tutto per screditarlo, giusto per fare i due esempi più importanti. Ecco perché le cronache quotidiane sono viziate da entrambe le parti. Il primo non è puntuale sulla cronaca di incidenti per non creare allarmismi non sapendo se siano stati causati da sabotaggi o da causalità che potrebbero mettere in dubbio le capacità amministrative dei ministri del presidente Chiavista; il secondo minimizza gli eventi come se fossero casuali al fine di non avvalorare alla teoria del complotto e dei sabotaggi. In mezzo c’è la popolazione che patisce disagi enormi, anche tragici come le circa 36 vittime negli ospedali per i blackout, ma non sa con chi prendersela e perché. E così la notizia dell’esplosione nella stazione elettrica di Sidor nella notte tra sabato 9 e domenica 11 marzo è stata in copertina su El Nacional per pochi minuti, prima di finire nelle news minori come un qualsiasi piccolo incidente. Senza il minimo accenno che potesse trattarsi di un sabotaggio come invece denunciato lunedì sera da Maduro e avvalorato dalla procura generale del Venezuela che ha avviato un’inchiesta in merito annunciando investigazioni su Guaidò quale ispiratore dell’attentato. Lo sesso è capitato questa mattina per il petrolio uscito dai rubinetti dell’acqua che dovrebbe essere potabile: El Nacional stamattina, mercoledì 13 marzo, ha dedicato una bellissima foto condita da dieci righe in cui manca ogni genere di minimo approfondimento o interrogativo giornalistico: «I cittadini di diverse aree dello stato di Carabobo hanno segnalato che l’acqua potabile giunta dall’ente è nera – scrive il sito del quotidiano – I carabobeños, che hanno atteso l’arrivo del servizio per diversi giorni, hanno trasmesso una serie di video sui social network in cui è possibile vedere come l’acqua esce nera dai rubinetti. “Buon giorno, l’acqua è arrivata ieri a San Diego, ma oggi al mattino ha iniziato a diventare nero con l’odore di fogna, che vergogna”, ha commentato un utente di Twitter. Un blackout, che ha colpito la fornitura di energia elettrica in tutto il paese da giovedì, ha impedito a molte famiglie venezuelane di ricevere acqua potabile. La situazione ha fatto sì che molti cittadini cercassero altre alternative per poter ottenere il liquido». L’articolo finisce qui. Senza domande, senza quesiti, senza il minimo sospetto che possa essersi trattato di un pianificato sabotaggio. Su TeleSur? Nemmeno una riga. Ovviamente si aspettano le comunicazioni ufficiali del governo.


CONDOTTA DANNEGGIATA: VANDALISMO O SABOTAGGIO?L’allarmante reportage de El Nacional di oggi, mercolesì 13 marzo

Qualche ora dopo lo stesso El Nacional approfondisce l’articolo ma ovviamente tiene la linea morbida diffusa dalle istituzioni per evitare il panico: «L’azienda Hidrológica del Centro (Hidrocentro) ha spiegato il motivo per cui l’acqua è diventata nera in varie zone dello stato di Carabobo, una situazione denunciata da dozzine di cittadini di quella città – Hanno spiegato che la condotta principale che fornisce l’acqua potabile al comune di San Diego della città è stata “vandalizzata da persone senza scrupoli”, che ha causato la infiltrazione dei sedimenti». Anche questo articolo finisce in modo rassicurante spiegando che lo staff è impegnato a risolvere la situazione nel più breve tempo possibile ed è stato avviato il protocollo di purificazione dell’acqua per poter rifornire lo stato di Aragua e la zona orientale di Carabobo». Una rassicurazione che in realtà contiene un allarme perché implicitamente indica che quella condotta alimenta non solo lo stato in cui si trova San Diego ma anche quello dell’Aragua, evidenziando così un vandalismo assai ingegneristico nella scelta del punto. A ciò va aggiunto il fatto che a circa 5 chilometri dalla città più colpita c’è effettivamente una raffineria di petrolio. E quindi l’infiltrazione di sedimenti sembra essere stata creata ad arte: come in un vero e proprio sabotaggio. Come appare evidente per l’esplosione nelle due cisterne delle raffinerie dell’altra omonima città: San Diego de Cabrutica ma nello stato di Anzoategui. Esattamente come quello avvenuto, ormai senza ombra di dubbio, nelle in altre due stazioni elettriche esplose tra nelle ultime 24 ore e di cui ovviamente solo sui social si trova notizia.

ALTRE DUE ESPLOSIONI IN 24ORE DOPO I 5 ATTACCHILe due stazioni elettriche esplose nelle ultime 24 ore in due a Maracaibo e Caracas

Ai cinque attacchi ben descritti dal presidente Maduro lunedì sera si vanno ad aggiungere gli altri due avvenuti nelle ultime 24 ore in due differenti località del Venezuela. Va innanzitutto chiarito che questo è ciò che sappiamo grazie all’aggiornatissimo profilo social di Twitter CNV – Conflicts News, gestito da un anonimo ma attentissimo reporter. Potrebbero esserci stata anche altre esplosioni di cui nessuno ha riferito perchè come detto il Governo bolivariano vuole evitare il panico e gli oppositori tendono a minimizzare gli incidenti catalogandoli come casuali, soprattutto dopo l’apertura dell’inchiesta per sabotaggio elettrico su Guaidò. Ma ormai anche la statistica è dalla parte della tesi del presidente Maduro il quale ha evidenziato l’altro giorno che la rete elettrica è stata colpita in tre modalità diverse: prima con un attacco cibernetico giovedì 7 marzo alla centrale idroelettrica Simon Bolivar sulla gigantesca diga di Guri, che da sola garantiva l’80% dell’apporto energetico del Venezuela, quindi con uno elettromagnetico alla stessa ed alla centrale informatica della rete di Caracas, per ostacolare il ripristino, infine con gli attacchi fisici attraverso le esplosioni a Sidor, vicino a Bolivar, la principale sottostazione di emergenza entrata subito in funzione dopo lo stop della centrale idroelettrica, e domenica quella più clamorosa alla Ciudadela di Caracas e in un altro punto. Adesso si apprende che nel pomeriggio di martedì è esplosa un’altra stazione elettrica a Las Cabillas a Maracaibo ed un’altra in località La Tiama di El Hatillo, nella zona sud della capitale, rimasta di nuovo in blackout. Di fronte a ben 7 attacchi consecutivi al sistema elettrico, fortunatamente nel frattempo in parte ripristinato nella sua quasi totale funzionalità grazie ad esperti hacker e con la consulenza ingegneristica a distanza di Cina e Russia, è ormai impossibile anche per i più scettici pensare ad una semplice casualità. E lo riprova la circostanza che, notizia della serata, lo stato del Vargas sarebbe nuovamente al buio in vaste aree. Mentre si contano i danni, causati alle fabbriche per lo stop improvviso ma soprattutto ai tantissimi impianti di estrazione e raffinamento di petrolio. In questo contesto prende sempre più corpo la previsione apocalittica fatta dal già citato consulente di intelligence militare Gordon Duff, senior editor di Veterans Today.

L’EPERTO USA: “QUALSIASI VIOLENTO ATTACCO DA BOLTON”

Il senior editor di Veterans Today Gordo Duff – CLICCA SULL’IMMAGINE PER L’INTERVISTA

Gordon Duff è un veterano dei Marines nella guerra del Vietnam che ha lavorato per decenni sui prigionieri di guerra ma è anche un diplomatico accreditato come uno dei migliori specialisti di intelligence globale e senior editor del sito Veterans News, specializzato in notizie di guerra e investigazioni internazionali tra cui la scoperta di cruciali documenti e informazioni sulla cospirazione occulta dietro l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York. E’ stato intervistato dal sito d’informazione iraniano in inglese Press Tv sulla crisi in Venezuela dove ha evidenziato la pericolosità del consigliere della Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Bolton. Ecco un passaggio saliente della interessantissima intervista. «Il mondo ha tutte le ragioni per credere che gli Usa vogliano attaccare ogni infrastruttura del Venezuela, E’ più o meno ciò che hanno promesso: è una politica consolidata. Gli Usa hanno minacciato attacchi militari: questa è una mossa che tutti ci aspettiamo, attendendo solo quando lo farà. Ci stiamo chiedendo se abbiano intenzione di utilizzare lo Struxnet virus come hanno già usato molte volte prima, o un attacco simile, o qualcosa di più violento. Non escluderei che mettano in atto un bombardamento o un altro tipo di provocazione. Tutto questo è nelle carte di John Bolton. E’ la persona che non è estranea a questo tipo di violenti attacchi. La questione è naturalmente per afferrare l’oro del Venezuela. Una chiara interferenza ma non solo sul Venezuela ma anche una pressione sulle altre nazioni perchè si uniscano al boicottaggio. Venezuela fa parte di una lunga lista di nazioni che gli Usa stanno cercando di distruggere economicamente».

IL PERICOLO ISIS IN VENEZUELA

Gli aerei bombardieri russi giunti a dicembre in Venezuela

Se sotto il profilo ci sono già in parte riusciti con la complicità di tutti i paesi, tra cui l’Unione Europea, che hanno accolto senza battere ciglio le sanzioni via via sempre più strangolanti dal 2014 ad oggi, sotto il profilo militare stanno procedendo lentamente con la tattica della provocazione e dei sabotaggi. Soprattutto dopo che la Russia ha manifestato a parole e nei fatti la sua intenzione a garantire l’appoggio militare alla Repubblica Bolivariana. A metà dicembre 2018, infatti, il presidente venezuelano Nicola Maduro era volato a Mosca per incontrare il presidente russo Vladimir Putin e riconfermare la loro alleanza, forse anche già pianificando le strategie per difendersi dall’imminente golpe, di cui certamente, i servizi segreti dei rispettivi paesi, il Sebin di Caracas e lo Fsb del Cremlino, erano già al corrente. Pochi giorni dopo insieme alle promesse del ministro russo degli Esteri Sergey Lavrov delle «armi necessarie a difendersi» all’Aeroporto Internazionale di Maiquetia “Simon Bolivar” sono atterrati due bombardieri strategici Tu-160, un cargo An-124 e un velivolo a lungo raggio IL-62 dell’esercito moscovita. Ecco perché un’attacco militare frontale sembra da escludere in tempi brevi: almeno fino a martedì 19 marzo quando il presidente statunitense Donald Trump, ormai teleguidato dal suo consigliere guerrafondaio Bolton, incontrerà il presidente Jair Brasiliano proprio per parlare del Venezuela come già annunciato in una nota ufficiale della Casa Bianca.


Combattenti Isis trasportati in Irak con i camion dell’esercito americano

Nel febbraio scorso però gli americani hanno già fatto trapelare sui media affermazioni, prive di ogni minimo elemento probatorio, circa la presenza in Venezuela di miliziani Hezbollah, i valorosi combattenti dell’esercito libanese che hanno aiutato la Siria a sconfiggere l’Isis ma sono considerati organizzazione terroristica da Usa e Regno Unito. Alla luce delle continue liberazioni di comandanti Isis avvenute nelle scorse settimane prima in Afghanistan, proprio ad opera delle forze speciali Usa, e poi nella zona siriana dell’Eufrate, da dove sarebbero stati deportati in cambio delle rivelazioni sul nascondiglio di 50 tonnellate di oro rubato a Mosul, non è da escludere che la strategia bellica per molti aspetti criminale di Bolton possa pensare anche a seminare nello stato caraibico la gramigna dell’Isis. Per i miliziani sunniti del Daesh sarebbe facile dover scegliere tra una minaccia di reclusione a Guantanamo ed un’opportunità di combattimento a Caracas, aizzati anche solo dal sospetto che ci siano componenti degli odiati sciiti. Per gli Usa sarebbe facile liberarsi di loro a lavoro finito con le solite bombe a grappolo come quelle usate a Deir El Zor ucciderebbero guerriglieri jihadisti e bambini innocenti. Proprio per la spietata crudeltà dimostrata dagli Usa dal 2011 in poi sotto la presidenza di Barack Obama e riconfermata da Donald Trump dopo un anno di tentennamenti può indurre a ritenere reale un pericolo che al momento è solo una semplice ipotesi.


Fabio Giuseppe Carlo Carisio
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martedì 12 marzo 2019

No Tav e Corte dei Conti contro la lobby della Tav

UN OTTIMO PEZZO DEL 2011 SUL NO TAV E LE SUE OTTIME RAGIONI

I No Tav resistono al primo tentativo di iniziare il cantiere per il tunnel cosiddetto geognostico e di servizio de La Maddalena. Mentre scrivo questo primo commento risulta che non ci sono feriti e che l’autostrada, quando le forze dell’ordine hanno deciso di riaprirla, è tornata rapidamente percorribile. Questi due elementi ridimensionano la quantità e pericolosità delle pietre lanciate verso l’autostrada, rispetto al comunicato della Questura.

Ma il problema che sta di nuovo irrompendo nell’informazione nazionale torna ad essere quello della Tav Torino-Lione, ovvero della secondo linea ferroviaria che le Ferrovie e il Governo vogliono costruire, dopo la pausa imposta dal movimento di massa nel 2005. Nel frattempo, per gli addetti ai lavori sono cambiati molti dettagli, ma nella sostanza, nell’economia e nel senso del progetto non è cambiato nulla. Si tratta sempre di una opera faraonica e gigantesca, che prevede per la prima volta in Italia la realizzazione di un secondo megatunnel ferroviario accanto a quello esistente e funzionante. Un’opera che costa più del Ponte sullo Stretto per necessità di traffico molto minori ma che è sostenuta da una lobby di interessi locali più rispettabile – o meno sput…ata – di quelle di Messina e Reggio…



Il motivo fondamentale per cui la Confindustria torinese, il Pd governante Torino e Provincia, il Pdl maggioritario nella giunta regionale Cota sostengono ancora a spada tratta la Tav Torino-Lione è molto semplice, anche se poco se ne è scritto al di fuori del circuito No Tav. Si tratta di una potenziale iniezione pluridecennale di denaro pubblico per i costruttori di opere del genere, e la maggior parte di questi soldi dovrebbe andare a finire a imprese locali. Più di tutte le altre, questa linea servirebbe solo a chi la costruisce. Non ci sono altri motivi veri,il traffico delle merci è in calo in generale e in particolare lo è alla frontiera alpina con la Francia. Da Torino a Lione nessuno ha bisogno di andare più veloce di come ci va ora, le priorità nel trasporto pubblico locale e nazionale sono ben altre e l’aria padana non è inquinata dai camion che attraversano il Frejus più di quanto lo sia dai furgoncini dei mercati rionali di un paio di cittadine.

In analogia col nucleare, anche a voler prescindere da tutte le questioni ambientali e paesaggistiche o ambientali e di sicurezza, non c’è nessuna economicità e nessun rischio d’impresa. Solo denaro pubblico a imprese private, che potrebbe esser utilizzato per molti altri più utili scopi. In particolare il tunnel per il quale si vogliono ora aprire i cantieri è l’unico pezzo per il quale c’è un finanziamento europeo, ma è un tunnel che servirebbe a qualcosa solo come galleria di sicurezza e di servizio tra decine di anni, quando venisse realizzato il mega tunnel cosiddetto di base. E’ lo stesso appalto che era già stato assegnato nel 2005 a Venaus al consorzio delle cooperative “rosse” Cmc. Mentre uscivano le notizie del nuovo tentativo di aprire i cantieri, usciva la nuova relazione della Corte dei Conti. Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento “del 3% all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia” dice la Corte dei Conti. Si tratta di “un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica”.

Quante scuole e quanti ospedali dovremmo chiudere per rispettare i capricci della lobby piemontese della Tav Torino-Lione?