venerdì 25 gennaio 2019

BOLSONARO, ESALTATO DALLA GEOPOLITICA ISRAELIANA E DAL PENTAGONO

IL SIONISTA BOLSONARO CHE HA ESTRADATO BATTISTI IN ITALIA VUOLE CONTRIBUIRE ALL'INSTAURAZIONE DELLA SCHIAVITU' COMUNISTA/SIONISTA IN TUTTO IL MONDO, ED E' PER QUESTO CHE VUOLE ROVESCIARE MADURO IN VENEZUELA INSIEME A USA, ISRAELE, CANADA E ALTRI PAESI COMPLICI 

La confluenza di attori e fattori di potere attorno alla figura di Jair Bolsonaro come Presidente è dovuta a interessi diversi che cercano, ognuno, di raggiungere i propri obiettivi, ripristinando il Brasile come asse regionale ma sotto la leadership geopolitica israeliana e in schietta concordanza con il design del Pentagono. L’allineamento istantaneo con lo Stato di Israele e il Pentagono, garantirebbe a Jair Bolsonaro la leva e la forza necessarie per occupare il Palacio del Planalto e dargli la spinta necessaria per imporre il processo di cambiamenti in campo economico, politico e sociale, a piacimento dei partner, degli alleati e della base degli elettori, naturalmente compilando l’agenda originale.
Il sostegno cardine internazionale di Bolsonaro è il gruppo di potere sionista, attraverso il contributo operativo congiunto del re dei casinò e del mega-donatore miliardario Sheldon Adelson, il premier israeliano Benjamin Netanyahu e l’uomo d’affari Rupert Murdoch. L’idea dell’intervento sionista in Brasile è quella di gestire un vantaggio strategico e incoraggiare Bolsonaro ad agire contro Iran, Hezbollah e Palestina, riconoscendo il diritto di esistere dello stato sionista, la sua preminenza, legittimità storica e l’imperativo geopolitico di realizzare il Grande Israele. Ma Adelson, da bravo capitalista, ha anche un’ambizione commerciale: ha in programma di investire 10 miliardi di dollari in Brasile per un complesso integrato di hotel, resort e casinò. In Brasile, a partire dagli anni ’40, c’è un divieto di funzionamento dei casinò fisici, ma con Bolsonaro nella Presidential House, Adelson otterrà ciò che gli altri non potrebbero fare per decenni.
Non è stato per il piacevole turismo la visita di Bolsonaro in Israele nel 2016, dove ha incontrato Netanyahu e altri leader politici e religiosi per delineare la sua candidatura presidenziale e, abiurando il suo battesimo cattolico, si è immerso nelle acque del fiume Giordano per essere battezzato in Protestantesimo dal pastore cristiano-sionista Everaldo Dias Pereira. Da qui, il flusso di denaro israeliano e l’attivismo militante del protestantesimo adorante dello Stato di Israele nella campagna elettorale di Jair Bolsonaro e, quindi, la gioia di Netanyahu per la vittoria di Bolsonaro e la sua promessa di essere in l’inaugurazione presidenziale di Bolsonaro il 1 gennaio 2019, che registra una nuova pietra miliare storica nelle relazioni tra Israele e Brasile.
Per gli strateghi del Pentagono, riluttanti a consentire l’inserimento influente di Pechino nella regione, Jair Bolsonaro e il suo team sono lettere affidabili per affrontare la rivalità globale tra geomilitari tra Stati Uniti e Cina.
Alcuni dei militari professionisti che sostengono Bolsonaro, mantengono relazioni fluide e amichevoli con logge massoniche, si piegano ai dettami del Pentagono, ponderano la Cina inoffensiva e aspirano a riordinare il Brasile in modo che lo schizzo prestabilito possa prosperare.Di conseguenza, l’esercito americano e brasiliano si fusero contro il nemico asiatico, ma ciò non implicherebbe una rottura immediata dei legami diplomatici e commerciali tra Brasilia e Pechino.A proposito, i militari intorno a Bolsonaro parteciperanno alla gestione dello stato ma non governeranno egemonicamente, quindi non ci sarà appropriazione di potere politico da parte militare, tanto meno un programma di armi nucleari sarà sviluppato.
Va aggiunto che non crediamo che ci sia un’ondata conservatrice dominante nel paese poiché la società brasiliana non è la stessa di altre, ad esempio quella ungherese, e perché il bolsonismo ha raccolto circa un terzo del voto LGBT. In alcuni partecipanti al complesso di alleanze che ha generato il trionfo di Bolsonaro, ci sono punti in comune tra loro e Los Deplorables, ma anche differenze marcate, anche se il compromesso tra Eduardo Bolsonaro e Donald Trump Jr. è certo, che Bolsonaro Jr. ha incontrato All’inizio del 2018 allo SHOT Show 2018, che si è tenuto presso il Sands Expo and Convention Center, di proprietà di Adelson.
Secondo quanto affermato dal deputato federale brasiliano, l’appuntamento tra lui e il figlio primogenito del presidente degli Stati Uniti sarebbe stato facilitato da Royce Gracie, la leggenda mondiale delle arti marziali miste e amico dello Stato di Israele, e Hanno parlato della candidatura del presidente eletto del Brasile. Fu anche Eduardo, il terzo figlio di Bolsonaro, a portare Steve Bannon nel settore di Bolsonar.
Si parla molto di uno tsunami dei Bolton che si sarebbe diffuso in tutto il Cono Sud dell’America e, soprattutto, in Argentina. Per nostra umile comprensione, questa è un’immagine di propaganda con accentuata esagerazione verbale, quindi non ci sarà alcun trasferimento diretto e automatico del fenomeno di Bolsonaro in Argentina nelle elezioni presidenziali del 2019.
Se tutto dovesse continuare come previsto, il Brasile continuerà ad avere problemi di governance ancora per un po ‘di tempo; Bolsonaro, del Planalto, opererà nella sua amministrazione con diverse tendenze di potere, opererà per ottenere il definitivo trasferimento del controllo del potere politico, non adotterà il sistema del protezionismo economico, anche se riscriverà accordi bilaterali, quindi, paesi come l’Argentina potrebbero ridurre la loro attitudine competitiva contro il Brasile se non introducono cambiamenti coerenti.
Il Presidente Bolsonaro non è un incidente, né è un controllo democratico, è una struttura domestica con successi e errori ma, soprattutto, con una decisiva articolazione internazionale e c’è il superclave.

Di Diego Pappalardo 
per Geopolitica.ru in spagnolo 

La Russia Difende Il Venezuela, gli USA Tentano Di Provocare Guerra Civile



CARACAS, Venezuela - La posizione della Russia sul riconoscimento di Nicolás Maduro come legittimo presidente del Venezuela non cambierà, nonostante il fatto che diversi stati abbiano riconosciuto il leader dell'opposizione come il presidente del paese latinoamericano,  lo ha detto Mercoledì, un membro della camera alta russa, Andrei Klimov.


All'inizio del giorno, il leader dell'opposizione venezuelana Juan Guaidó,  nuovo presidente dell'Assemblea nazionale dell'opposizione, ha detto e promesso in una manifestazione a Caracas  di assumere i poteri esecutivi.

Gli Stati Uniti, il Canada, la Colombia, il Brasile, il Paraguay e altri lo hanno riconosciuto come presidente ad interim del Venezuela.

"La Russia ha già riconosciuto il presidente legalmente eletto del Venezuela Maduro, [il vicesindaco Ilyas] Umakhanov era all'inaugurazione e ha espresso congratulazioni. Nulla cambierà nella sua posizione [della Russia] ", ha detto Klimov, che funge da vicepresidente della commissione per gli affari internazionali della Camera alta russa.


La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha criticato l'interferenza dell'Occidente negli affari interni del Venezuela. In precedenza, Nicolas Maduroha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti in rappresaglia per il riconoscimento di Juan Guaidó come presidente ad interim del Venezuela. Maduro ha ora concesso agli Stati Uniti meno di tre giorni per evacuare tutto il personale diplomatico dal paese, un'azione che Washington potrebbe non eseguire.


"Gli eventi in Venezuela mostrano come la progressiva [ostilità] della comunità occidentale che mette in discussione  il diritto internazionale, la sovranità e la non interferenza negli affari interni degli stati, operando deliberatamente per il cambio di potere al governo ", ha scritto Zakharova sulla sua pagina Facebook.


La situazione in Venezuela è peggiorata notevolmente dopo l'inaugurazione di Nicolás Maduro, che ha giurato per il nuovo mandato popolare il 10 gennaio. I Paesi membri delGruppo Lima - tra i quali Brasile - ha deciso di non riconoscere il nuovo mandato. Successivamente, Brasile, Paraguay, Canada e Stati Uniti hanno deciso di riconoscere il presidente dell'Assemblea nazionale, Juan Guaidó come presidente ad interim del paese.


SVELATA LA NASCITA DI ENORMI BUCHI NERI NEL PRIMO UNIVERSO

Una regione da 30.000 anni luce della Renaissance Simulation centrata su un gruppo di giovani galassie che generano radiazioni (bianche) e metalli (verdi) mentre riscaldano il gas circostante.  Un alone di materia oscura appena al di fuori di questa regione riscaldata forma tre stelle supermassive (riquadro) ciascuna di oltre 1000 volte la massa del nostro sole che collasserà rapidamente in enormi buchi neri e, infine, buchi neri supermassicci per miliardi di anni.  (Credito: Advanced Visualization Lab, Centro nazionale per applicazioni di supercalcolo)

La luce rilasciata dai primi enormi buchi neri dell'universo è così intensa che è in grado di raggiungere i telescopi attraverso l'intera distesa dell'universo. Incredibilmente, la luce dei buchi neri più lontani (o dei quasar) ci sta viaggiando da oltre 13 miliardi di anni luce. Tuttavia, non sappiamo come si sono formati questi mostri buchi neri.

Una nuova ricerca condotta da ricercatori del Georgia Institute of Technology, della Dublin City University , della Michigan State University , della University of California a San Diego , del San Diego Supercomputer Centere IBM fornisce una nuova ed estremamente promettente strada per risolvere questo indovinello cosmico. Il team ha dimostrato che quando le galassie si riuniscono estremamente rapidamente - e talvolta violentemente - ciò può portare alla formazione di buchi neri molto massicci. In queste rare galassie, la normale formazione stellare viene interrotta e la formazione del buco nero prende il sopravvento. 

Il nuovo studio scopre che enormi buchi neri si formano in dense regioni senza stelle che stanno crescendo rapidamente, capovolgendo la credenza ormai accettata che la massiccia formazione del buco nero era limitata alle regioni bombardate dalla potente radiazione delle galassie vicine. Le conclusioni dello studio basato sulla simulazione, riportato il 23 gennaio sulla rivista Nature e supportato dai finanziamenti della National Science Foundation, dell'Unione Europea e della NASA, hanno anche rilevato che enormi buchi neri sono molto più comuni nell'universo di quanto si pensasse in precedenza.

I criteri chiave per determinare dove massicci buchi neri si sono formati durante l'infanzia dell'universo si riferiscono alla rapida crescita di nubi di gas pre-galattiche che sono i precursori di tutte le galassie odierne, il che significa che la maggior parte dei buchi neri supermassicci ha un'origine comune scenario scoperto, ha detto John Wise Center for Relativistic Astrophysics in Georgia Tech's School of Physics e autore del paper corrispondente. La materia oscura collassa in aloni che sono la colla gravitazionale per tutte le galassie. La rapida crescita rapida di questi aloni preveniva la formazione di stelle che sarebbero state in competizione con i buchi neri per la materia gassosa che scorreva nell'area., un professore associato nel

"In questo studio, abbiamo scoperto un meccanismo totalmente nuovo che scatena la formazione di enormi buchi neri in particolari aloni di materia oscura", ha detto Wise. "Invece di considerare solo le radiazioni, dobbiamo guardare con quanta rapidità crescono gli aloni. Non abbiamo bisogno di molta fisica per capirlo - solo come viene distribuita la materia oscura e in che modo la gravità lo influenzerà. Formare un enorme buco nero richiede di essere in una regione rara con un'intensa convergenza di materia. "

Quando il team di ricerca ha individuato questi siti di formazione di buchi neri nella simulazione, questi sono stati inizialmente rimossi, ha dichiarato John Regan, ricercatore presso il Center for Astrophysics and Relativity della Dublin City University. Il paradigma precedentemente accettato era che i massicci buchi neri potevano formarsi solo se esposti a livelli elevati di radiazioni vicine. 

"Le teorie precedenti suggerivano che ciò dovesse accadere solo quando i siti fossero esposti a livelli elevati di radiazioni che uccidevano le stelle", ha detto. "Come abbiamo approfondito, abbiamo visto che questi siti stavano attraversando un periodo di crescita estremamente rapida. Questa era la chiave. La natura violenta e turbolenta dell'assemblea rapida , il violento crollo delle fondamenta della galassia durante la nascita della galassia impedirono la normale formazione stellare e portarono invece a condizioni perfette per la formazione del buco nero. Questa ricerca sposta il paradigma precedente e apre una nuova area di ricerca ".

La precedente teoria si basava su intense radiazioni ultraviolette provenienti da una galassia vicina per inibire la formazione di stelle nell'alone nero che formava buche, ha detto Michael Norman, direttore del San Diego Supercomputer Center di UC San Diego e uno degli autori del lavoro. "Mentre la radiazione UV è ancora un fattore, il nostro lavoro ha dimostrato che non è il fattore dominante, almeno nelle nostre simulazioni", ha spiegato.

La ricerca si è basata sulla suite Renaissance Simulation, un set di dati di 70 terabyte creato sul supercomputer Blue Waters tra il 2011 e il 2014 per aiutare gli scienziati a capire come l'universo si è evoluto durante i suoi primi anni. Per saperne di più su regioni specifiche in cui è probabile che si sviluppassero enormi buchi neri, i ricercatori hanno esaminato i dati di simulazione e trovato dieci aloni specifici della materia oscura che avrebbero dovuto formare stelle date le loro masse ma contenevano solo una densa nube di gas. Usando il supercomputer Stampede2, hanno poi simulato nuovamente due di quegli aloni - ognuno di circa 2.400 anni luce - con una risoluzione molto più alta per comprendere i dettagli di ciò che stava accadendo in essi 270 milioni di anni dopo il Big Bang.

"E 'stato solo in queste regioni troppo densamente dell'universo che abbiamo visto questi buchi neri formare", ha detto Wise. "La materia oscura crea la maggior parte della gravità, e quindi il gas cade in quel potenziale gravitazionale, dove può formare stelle o un enorme buco nero."

Le simulazioni rinascimentali sono le simulazioni più complete delle prime fasi dell'assemblaggio gravitazionale del gas pristino composto da idrogeno ed elio e materia oscura fredda che porta alla formazione delle prime stelle e galassie. Usano una tecnica nota come raffinamento adattivo delle maglie per ingrandire i gruppi densi che formano stelle o buchi neri. Inoltre, coprono una regione abbastanza ampia dell'universo primordiale per formare migliaia di oggetti, un requisito se uno è interessato a oggetti rari, come nel caso qui. "L'alta risoluzione, la ricca fisica e l'ampio campione di aloni collassanti erano tutti necessari per raggiungere questo risultato", ha affermato Norman.

La migliorata risoluzione della simulazione fatta per due regioni candidate ha permesso agli scienziati di vedere la turbolenza e l'afflusso di gas e grumi di materia che si formano quando i precursori del buco nero hanno iniziato a condensare e girare. Il loro tasso di crescita era drammatico.

"Gli astronomi osservano i buchi neri supermassicci che sono cresciuti fino a un miliardo di masse solari in 800 milioni di anni", ha detto Wise. "Ciò richiedeva un'intensa convergenza di massa in quella regione. Ci si aspetterebbe che nelle regioni in cui le galassie si stavano formando nelle primissime ore ".

Un altro aspetto della ricerca è che gli aloni che danno vita a buchi neri possono essere più comuni di quanto si credesse in precedenza.

"Una componente interessante di questo lavoro è la scoperta che questi tipi di aloni, anche se rari, possono essere abbastanza comuni", ha dichiarato Brian O'Shea, professore alla Michigan State University. "Prevediamo che questo scenario potrebbe accadere abbastanza da essere l'origine dei più grandi buchi neri che si osservano, sia all'inizio dell'universo che nelle galassie ai giorni nostri". 

Il lavoro futuro con queste simulazioni esaminerà il ciclo di vita di queste enormi galassie di formazione del buco nero, studiando la formazione, la crescita e l'evoluzione dei primi enormi buchi neri nel tempo. "Il nostro prossimo obiettivo è sondare l'ulteriore evoluzione di questi oggetti esotici. Dove sono questi buchi neri oggi? Possiamo rilevare prove di loro nell'universo locale o con onde gravitazionali? "Chiese Regan. 

Per queste nuove risposte, il team di ricerca - e altri - possono tornare alle simulazioni.


"Le simulazioni rinascimentali sono sufficientemente ricche che altre scoperte possono essere fatte usando dati già calcolati", ha detto Norman. "Per questo motivo abbiamo creato un archivio pubblico presso la SDSC contenente il Laboratorio di Simulazioni del Rinascimento, dove altri possono portare avanti le loro domande".

7 VOLTE IN CUI SANTA VERONICA GIULIANI E’ STATA NEL PURGATORIO : ECCO COSA HA VISTO

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La mistica riporta nel suo diario le pene a cui sono sottoposte le anime purganti

Santa Veronica Giuliani, che la Chiesa festeggia il 9 luglio, nasce a Mercatello sul Metauro (Pesaro) il 27 dicembre 1660 in una famiglia borghese e muore a Città di Castello (Perugia) il 9 luglio 1727.
Il 28 ottobre 1677 (a 17 anni) riceve la vestizione religiosa e il nome di Veronica. Il 4 aprile 1681 (Venerdì Santo), a 21 anni, riceve la coronazione di spine di Gesù. Nel 1688 viene eletta maestra delle novizie a 27 anni. Il 5 aprile 1697 (Venerdì Santo) riceve le Sacre Stimmate a 37 anni. Il 15 gennaio 1712 le viene assegnato un secondo Angelo custode dalla Madonna. Nel 1715 c’è l’unione mistica con Maria SS. Il 5 aprile 1716 comincia a scrivere sotto dettatura della Madonna, perdendo la cognizione di se stessa e di ciò che scriveva, divenuta quasi “un’altra Maria”, come qualcuno ha detto anche di Chiara d’Assisi. Il 17 giugno 1804 è proclamata beata da Papa Pio VII e il 26 maggio 1839 è proclamata santa da Papa Gregorio XVI.
ST VERONICA GIULIANI
Randy OHC | CC BY 2.0
Le note fondamentali del messaggio della santa sono: 1) il primato dell’amore infinito di Dio; 2) la realtà spaventosa dell’inferno alla quale molti oggi non credono più; 3) la dottrina dell’espiazione;4) il ruolo indispensabile di Maria Santissima. Il Diario della Santa è composto da ben 42 grossi volumi di oltre 22.000 pagine che Santa Veronica scrisse, per obbedienza, a partire dal 1693 fino al 25 marzo 1727, anno della sua morte. Il Cardinale Palazzini, uno dei più grandi studiosi della santa, ebbe a dire: «Non è un’esagerazione affermare che Santa Veronica è ancora quasi sconosciuta. La missione di Santa Veronica deve ancora iniziare nella Chiesa».
Grande era in Veronica la dedizione apostolica per liberare le anime del Purgatorio. Si offrì vittima per tutta la vita per la loro liberazione. Non si stancava di chiedere per lei nuove pene purchè fossero sollevate dalle medesime anime purganti. Le sue pene diventavano voce presso il Signore perché alle anime del Purgatorio fosse concessa la liberazione. Nel suo Diario molto spesso parla delle anime del Purgatorio e scrive: «Stando io, queste notte, molto travagliata da ogni sorta di tentazioni, e non potendomi applicare a cosa alcuna, ho pensato di spenderla tutta a far del bene per le anime del Purgatorio, affinché esse preghino per tutti i peccati» (S. Veronica Giuliani, Diario, 24 novembre 1696).
Tratte dal suo diario, ecco sette incontri di Santa Veronica con anime purganti.
«Ebbi un breve rapimento, nel quale capii che Dio voleva farmi la grazia speciale di liberare (dal Purgatorio) quante anime volevo. Mi sembra che gliene chiedessi trentatré per ognuno dei trentatré anni della sua vita sulla terra. Ma in questo punto stesso Dio esigeva da me il consenso a patire maggiormente. Se ciò avessi fatto, la grazia l’avrei ricevuta subito. Diedi il consenso a tutto quello che mi chiedeva Dio. In questo mentre mi pare che Dio mi facesse vedere un  numero grande di anime. Tutte andavano in Paradiso; e pareva che mi ringraziassero con giubilio grande. Tutto capivo, per via di comunicazione; ed apprendevo che Dio mi aveva fatto tal grazia, per i meriti della Passione di Gesù e per la partecipazione delle pene e dei dolori, che sentivo in me. In questo, mi confermò la grazia di farmi sentire molti dolori. L’anima mia diede il consenso a tutto, secondo la volontà di Dio» (S. Veronica Giuliani, Diario, 23 marzo 1703).
«Dio mi fece vedere  due anime (di un sacerdote e di un secolare) nel Purgatorio. Parvemi capire che se io avessi penato per loro e scontato con pene e tormenti, per molto tempo, Dio mi avrebbe concesso la grazia di liberarle. Mi parve che mi venisse tale compassione che, se fosse stato necessario stare tutto il tempo della mia vita fra pene e tormenti, avrei accettato tutto, se ciò fosse la volontà di Dio. Senza questa non voglio niente né chiedo niente. La volontà di tutto il mio vivere. Passai tutto il giorno con varie pene. La sera, prima che finisse il patire, ebbi un rapimento, in cui compresi che Dio voleva farmi la grazia, e che avrei ottenuta la grazia di una vera contrizione dei miei peccati. Dio mi confermò nel patire; e capii che dovevo passare due altre giornate di patimenti e che, primo del santo Natale, quelle anime sarebbero liberate. Vidi, infatti, quelle sante anime tutte contente. In seguito ebbi sette ore di pene di Purgatorio, e non è possibile narrare con parole l’atrocità dei tormenti avuti. Il giorno 17 dicembre ho vedute le due anime. Stavano in Purgatorio, ma senza penare. Fra le ore ventuno e le ventitré passai grandi pene. Mi sentivo lacerare in tutta la vita, come se mi avessero tagliate le carne con rasoi, e come se mi trovassi in una fornace ardente. In seguito, in subito mi parve di vedere la SS. Vergine ai piedi di Gesù crocifisso, la quale lo pregava per ottenere la grazia della liberazione di quelle due anime. Allora , mi parve di vedere le dette anime, per i meriti della Passione di Gesù, liberate dalle pene del Purgatorio» (S. Veronica Giuliani, Diario, 3-17 dicembre 1705).
«Avendomi comandato il confessore che io raccomandassi una defunta, mi parve vedere un luogo spaventosissimo ove erano molte anime e, fra queste, una spaventosa più delle altre. Invece mi fu rivelato che era un luogo di salute. Compresi, per via di comunicazione, che ella pativa così’ atroci tormenti per le vanità fatte contro il suo stato, per essere stata tanto impaziente, e per tutti i gusti, i piaceri, gli spassi e cose simili che si era permesso. Una mattina, mentre il Signore mi partecipava le pene della sua SS. Passione, mi parve di conoscere che egli volesse che io mi esibissi a patire le pene per quest’anima. Nel farmela vedere, mi diceva: “Sta a te, se vuoi liberarla. Ricorri ai miei meriti ed alla mia passione, ché così otterrai la grazia”. Io facevo ricorso alla SS. Vergine, acciocchè essa mi ottenesse la grazia. Rivolta alle piaghe di Gesù, così dicevo: “Mio Dio, Sposo mio crocifisso! Tu hai fatto dono dei tuoi meriti a quest’anima mia.Io, adesso, ne faccio un dono a te; e con questo devo ottenere la grazia. La voglio, mio Dio. E spero che l’avrò mediante i tuoi meriti”. Ebbi poi un raccoglimento, con la visione di nostro Signore, della SS. Vergine, di molti santi ed anche di quell’anima, nelle pene. E vidi che il suo angelo custode la cavava dalle pene del Purgatorio» (S. Veronica Giuliani, Diario, 24 giugno 1708).
«Nel giorno dei morti (1711) applicai tutto il bene alle anime del Purgatorio. E questa mattina, nella Comunione, mi pare che vi sia stato il raccoglimento con la vista di tre anime, che da molto tempo avevo avuto obbedienza di raccomandare. Tutte e tre erano in Purgatorio, ma in pene differenti. Mentre mi esibivo a qualsiasi pena affinché esse venissero liberate, ne vidi un’altre che penava assai più. Chiesi allora tutte le pene e i tormenti, se così fosse la volontà di Dio, per liberarle» (S. Veronica Giuliani, Diario, 2 novembre 1711).
«Questa notte vi è stato questo di particolare: Dio mi ha fatto vedere un’anima del Purgatorio, che, ieri notte, passò da questa vita. Dio, che spavento mi ha dato! Ho pensato che fosse all’inferno. Ma poi ho capito che era salva. Quanto durerà questo Purgatorio, non lo so; ma penso che sarà per anni ed anni. Ed ho conosciuto, per via di comunicazione, che dovevo esibirmi a qualche pena. Così ho fatto, e mi sono rimessa in tutto alla volontà di Dio» (S. Veronica Giuliani, Diario, 13 dicembre 1712).
«Ebbi un raccoglimento, nel quale ci fu mostrata l’anima di una persona defunta. In quel punto io pregai Maria SS., che volesse dare a me le sue pene e liberarla. In un tratto venne a me quel dolore; si rinnovò nel mio cuore ogni pena, e le medesime pene erano voci per chiedere la grazia della liberazione di quell’anima. Nel tempo stesso, Maria, mi faceva vedere il confessore, ed accennava che dovessi chiedergli l’obbedienza (per compiere la liberazione di quell’anima). Il confessore mi ordinò che quell’anima dovesse essere liberata, e ciò che io stessa dovrei essere posta a penare (invece sua). Appena avuto questo comando, quell’anima fu, come il volo, trasportata dalle pene, ove stava, davanti a Maria SS.; ed io, nel tempo stesso, fui messa per breve tempo, che a me sembrò una eternità, in quelle pene per mano dei miei angeli. Posta in questo Purgatorio, mi fu concessa la grazia di vedere quell’anima, che venne poi liberata dalle sue pene. Le pene (che io soffro a posto delle anime condannate al Purgatorio), non le so raccontare. Darò un esempio: come, nel rapimento, l’anima gode, ed ha molte partecipazioni in sé delle opere divine (in quanto che l’amore di Dio attira a sé l’anima amante, la trasforma in sé e le comunica se stesso), e le pare impossibile poter dire una parola di esse, perché sono cose tutte che passano tra l’anima e Dio, e l’anima stessa rimane arricchita, assorta, tutta uniformata a Dio, tutta nascosta in Dio, e tutta uniformata alla volontà di Dio, che la guida; così non si può dir parola di quello con cui è punita, e delle pene sopra pene che soffre e che le vengono dalla divina giustizia» (S. Veronica Giuliani, Diario, 27 dicembre 1712).
«L’obbedienza mi ha imposto che io chieda a Maria SS. che liberi un’altra anima dal Purgatorio, e che io mi esibisca a patire per essa. Ho capito che la grazia si avrà. Ho avuto un raccoglimento, nel quale ho capito che Maria SS. voleva liberare quell’anima. Me l’ha fatta vedere. Io mi sono esibita a penare in sua vece. Ad un tratto, la SS. Vergine, per mano dell’angelo custode di detta anima. L’ha fatta levare dal Purgatorio, ed è comparsa ivi, ai piedi di lei. O Dio! In che modo è comparsa! Con parole, non posso raccontarlo. Solo dirò che non mi sembrava una creatura, ma un mostro. Maria SS. mi ha detto: “Figlia, ti faccio vedere che cosa sono le imperfezioni e i difetti, e che cosa è la colpa. Quest’anima non ha finito di purgare, in Purgatorio, le proprie colpe. Le converrebbe di starci molto tempo. Ma poiché tu mi chiedi le sue pene per te, ora, con il prezioso sangue del mio Figlio e con le mie lacrime, sarà purificata”. Poi versò sopra quell’anima i calici dei meriti di Gesù e suoi. Essa divenne bella e chiara come cristallo; ed io, con un comando espresso e rigoroso, fui sentenziata da Maria SS. al Purgatorio. Per più giorni si aggiunsero pene a pene, che dovevano durare fino a Pentecoste. Maria SS. mi disse anche: “Ricordati che devi patire per più anime. Tutte sono state liberate con questo patto: che la Veronica deve stare in Purgatorio. Ed io ti confermo che queste pene devono essere duplicate, se vuoi la grazia che quest’anima vada in Paradiso”. Io risposi: “Accetto, di cuore, pene e tormenti, perché così vuole la santa obbedienza”. Ed elle: “Così ti comando ancor io. Al Purgatorio, al Purgatorio!”. Allora, in un tratto, quell’anima fu menata in Paradiso. Ed io, per più giorni , restai con pene così atroci, che pensavo mi levassero la vita». (S. Veronica Giuliani, Diario, 23-25 febbraio 1716).

Il debito russo continua a svanire nonostante le sanzioni degli USA

CI VORREBBE UN PUTIN PURE IN ITALIA....


La Banca centrale russa ha registrato un calo significativo del ldebito estero nell’ultimo anno. Nel 2018, è diminuito di 64,4 miliard di dollari, pari al 12,4%, rispetto alla fine del 2017. Il debito estero totale della Russia è ora di 453,7 miliardi, il minimo da 10 anni. I settori istituzionali e non dell’economia russa hanno contribuito riducendo gli obblighi finanziari esteri, osservava la Banca centrale. Il debito estero della Russia è costantemente calato dal 2014, quando le sanzioni occidentali contro le entità del Paese furono introdotte. Le sanzioni hanno limitato la capacità delle banche russe di ottenere crediti a lungo termine all’estero comportando un cambio nelle importazioni russe. Alcuni prodotti provenienti occidentali sono stati sostituiti da prodotti nazionali o importati da altri Paesi che non fanno parte del regime di sanzioni. La Russia versò 125,2 milioni di dollari nell’agosto 2017 alla Bosnia ed Erzegovina, ultimo debito ereditato dall’Unione Sovietica, dichiarava il Ministero delle Finanze russo. “Il Ministero delle Finanze della Russia annunciava la fine del pagamento del debito russo corrispondente agli obblighi assunti dall’ex-Unione Sovietica con la Bosnia ed Erzegovina”, si leggeva nella dichiarazione ufficiale del ministero. La Bosnia ed Erzegovina era l’ultimo creditore estero dell’ex-Unione Sovietica con cui la Federazione Russa regolarizzava tutti gli obblighi.
Il 21 marzo 2017, la Russia ha concluso un accordo per la restituzione del debito di 125,2 milioni di dollari, adempiendo agli obblighi nei confronti di altri Paesi dell’ex-Jugoslavia (Croazia, Slovacchia, Slovenia, Serbia, Montenegro e Macedonia) tra il 2011 e il 2016. Questa impressionante riduzione del debito veniva raggiunta nonostante la Russia sia presa di mira da severe sanzioni di Stati Uniti e fantocci, in primo luogo l’Unione europea. Si prevede che nel prossimo decennio la Russia spazzerà via il debito estero.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

Etna si risveglia, attività esplosiva nel cratere



E’ in corso sull’Etna una intensa attività esplosiva all’ interno del cratere di Nord Est, che mantiene il tremore vulcanico su valori medio bassi, secondo gli esperti dell’Istituto nazionale di Geofisica di Catania, che monitorano costantemente il vulcano. L ‘INGV ha registrato ieri alle 11:04 una emissione di cenere: durante la mattinata l’emissione di cenere dal cratere di nord-est si è intensificata , in rapporto ai dati comunicati dall’ultimo bollettino settimanale emesso dall’Istituto di Geofisica.




La cenere è stata sospinta dal vento in direzione est-nord-est , con un inevitabile ricaduta della stessa sul versante orientale, fino alla costa etnea. In particolare, è stata segnalata una debole ricaduta di cenere a Giarre. L’Etna non ha ancora smesso di farsi sentire. Dopo lo sciame sismico delle scorse settimane, la terra trema ancora con scosse inferiori ai 3 gradi della scala Richter. Abitudine per gli abitanti oramai, ma i comuni che si trovano intorno all’Etna, vivono in una situazione a dir poco precaria.


Da ieri si sono osservate emissioni di cenere, anche dal cratere Bocca Nuova : “E’ già da più di due settimane che il Cratere di Nord-Est – il più alto (3326 m) dei crateri sommitali dell’Etna – sta emettendo cenere in maniera intermittente“: spiega il vulcanologo INGV Boris Behncke. “Questa attività non ha niente a che vedere con i terremoti sui fianchi dell’Etna. L’attività sismica è attualmente piuttosto bassa e su livelli completamente normali“.


Gli esperti, più volte, hanno confermato che si attendono eventi importanti dal vulcano, il quale deve ancora scaricare l’energia accumulata nel corso dell’ultimo periodo. Michele Alì, ha spiega a MeteoWeb: “Non ci sono state vittime, quindi se ne parla poco, ma la situazione è grave, ci sono tante case inagibili. La mia è stata interdetta all’uso e all’accesso per diverso tempo. I danni sono stati tanti e tantissimi sono gli sfollati. Su 1600 abitanti, almeno la metà si sono ritrovati per strada. “

Intanto che la terra continua a tremare, la scuola e diversi servizi sono inagibili e gli abitanti temono di non vedere una normalizzazione della situazione, perchè i danni sono davvero tanti.



USA e complici riconoscono un presidente fantasma


MADURO RISCHIA LA FINE DI GHEDDAFI?

Nel mondo della post-verità tutto è possibile. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e alcuni complici governi latinoamericani, riconoscevano l’autoproclamato Juan Guaidó, presidente di un’Assemblea nazionale decaduta e non votato da nessuno, a presidente ad interim del Venezuela, coll’appoggio di Washington. Corollario (non previsto?): il Venezuela rompeva i rapporti cogli Stati Uniti. Il 23 gennaio fu presentato da opposizione e stampa transnazionale, come “D-day”. Ed era il giorno D. della smobilitazione di entrambi. Giornata di dimostrazione di apatia e passività che ha conquistato i venezuelani, stufo di un’opposizione senza idee o credibilità e un governo che non è riuscito a far uscire il Paese dalla grave crisi sociale ed economica in cui si trova. È vero che il partito al governo non ha voluto mobilitarsi, ma non è nemmeno facile organizzare una vera mobilitazione a sostegno di Maduro. E i media aziendali sono pieni di notizie false, bugie e mezze verità su un auto-presidente che potrò installare il suo governo a Washington o Bogotá.


Rompere le relazioni
Il Presidente Nicolás Maduro annunciava la decisione d’interrompere le relazioni diplomatiche con Washington. “Il governo imperialista degli Stati Uniti conduce un’operazione per imporre un governo fantoccio ai suoi interessi nella Repubblica attraverso un colpo di Stato (…). Intendono eleggere e nominare il presidente del Venezuela con mezzi extraconstitutional”, dichiarava dal Palazzo Miraflores. “Fuori, lasciare il Venezuela. Qui c’è dignità, cazzo, qui c’è un popolo disposto a difendere questa terra”, aggiungeva indicando che lo staff diplomatico e consolare aveva 72 ore per lasciare il Paese. “I nostri problemi saranno risolti a casa, contando sempre sul popolo”, ribadiva assicurando che non permetterà ai Paesi stranieri di decidere sulle questioni del Venezuela. “Oggi abbiamo visto un brutale silenzio informativo (…) i media internazionali ancora una volta censurano il popolo del Venezuela, tutti i media internazionali manipolano nascondendo al mondo che c’è un popolo bolivariano che governa qui”, iniziava il discorso Maduro.

Complici gli uni, sovrani gli altri
Il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani (OAS), Luis Almagro, dichiarava che il processo biennale avviato dal Venezuela nell’aprile 2017 per lasciare l’organizzazione veniva interrotto. “Ovviamente l’orologio è fermo da oggi”, aveva detto Almagro, uno dei piloti della strategia del governo parallelo, che potrebbe dover ospitare il presunto “presidente ad interim” presso gli uffici dell’OAS a Washington. Prevedibilmente, il capo colombiano Iván Duque riconosceva Juan Guaidó auto-proclamato presidente ad interim. Lo stesso è previsto dal governo del Canada, che segue i dettami di Washington, che in Colombia “accompagna questo processo di transizione verso la democrazia, in modo che il popolo venezuelano sia liberato dalla dittatura”, aveva detto al Forum economico di Davos. “Confidiamo, come gli altri Paesi del gruppo di Lima, che la decisione dell’assemblea e del suo presidente porterà al ripristino della democrazia attraverso elezioni libere e trasparenti, con piena forza della Costituzione e partecipazione dei capi dell’opposizione”, aveva detto l’argentino Mauricio Macri, unendosi alla linea di Washington. Guiadó, giovane sconosciuto ai venezuelani, assunse il ruolo di presidente ad interim prima che alcune centinaia di persone si riunissero in viale Francisco de Miranda, a Caracas, durante una mobilitazione a sostegno del parlamento e in rifiuto del governo del Presidente Nicolás Maduro. “Il presidente Donald Trump riconosce ufficialmente il presidente dell’Assemblea nazionale Juan Guaidó a presidente ad interim del Venezuela”, Trump annunciava che userà “tutto il peso diplomatico ed economico degli Stati Uniti per premere per il ripristino della democrazia venezuelana”, incoraggiando altri governi dell’“emisfero occidentale a riconoscere Guaidó come presidente ad interim del Venezuela”. Ma non tutto è roseo per il presidente nordamericano. Il governo messicano avvertiva che riconosce il governo Maduro dopo che il capo del parlamento venezuelano, Juan Guaidó, veniva proclamato presidente ad interim. “Riconosciamo le autorità elette secondo la Costituzione venezuelana”, dichiarava il portavoce della presidenza messicana Jesús Ramírez. “Finora non c’è alcun cambiamento nelle relazioni diplomatiche con quel Paese o suo governo”. Una dichiarazione congiunta di Messico e Uruguay indicava che entrambi i Paesi chiedono a tutte le parti coinvolte, sia all’interno del Paese che all’estero, di ridurre le tensioni e impedire l’escalation di violenze che potrebbe aggravare la situazione. “In conformità coi principi del diritto internazionale, Messico ed Uruguay sollecitano tutti gli attori a trovare una soluzione pacifica e democratica al complesso panorama che il Venezuela affronta. Per raggiungere questo obiettivo, entrambi i Paesi propongono un nuovo processo di negoziazione inclusivo e credibile, nel pieno rispetto dello stato di diritto e dei diritti umani”. I governi uruguaiano e messicano, in linea con le dichiarazioni di Nazioni Unite ed Unione europea, nonché dei governi di Spagna e Portogallo, esprimono pieno sostegno, impegno e volontà di collaborare a favore di stabilità, benessere e pace del popolo venezuelano, aggiungeva la dichiarazione congiunta. La nostra solidarietà al fratello popolo venezuelano, in queste ore decisive in cui gli artigli dell’imperialismo cercano nuovamente di uccidere la democrazia e l’autodeterminazione dei popoli del Sud America. Non saremo mai più il cortile degli Stati Uniti, aveva detto il Presidente Evo Morales.

Bolivariani in veglia
Il Vicepresidente del Partito Socialista Unificato del Venezuela, Diosdado Cabello, affermava che “oggi i lacchè dell’impero dicono che finora è il Presidente Nicolás Maduro, che ha votato questa gente qui? Chi è il nostro presidente? (…) Noi chiediamo l’unità delle forze rivoluzionarie, dei partiti del Grande Polo Patriottico (…) L’unità è ciò che ci garantisce il trionfo della rivoluzione, che nessuno si arrenda”, aveva detto il leader, secondo cui, l’opposizione “crede in un Paese di comiquitas (…) crediamo nella realtà delle strade (…) crediamo nella Patria, in un futuro di pace”. “Alcuni compagni sono nervosi perché non ci angosciano, qui gli angosciati sono loro (l’opposizione) (…) cercano di provocarci, di cadere nelle loro trappole, no, sono bloccati in una grande trappola (…)”, osservava nel suo discorso. Cabello chiese alla folla di “stasera essere di guardia davanti al palazzo di Miraflores.

La guerra è assunta dal comando militare statunitense
Il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, inviava un messaggio-video ai venezuelani per incoraggiare i manifestanti contro il Presidente Nicolás Maduro, sottolineando la ferma approvazione di Washington del capo dell’opposizione Juan Guaidó, diffuso attraverso 2751 media mondiali. Sui media di lingua spagnola, venivano contrattati spazi e tempi più visti, ascoltati ed evidenziati. Il “discorso” di Pence fu preparato da 25 consiglieri accuratamente scelti in Spagna, Messico, Colombia, Argentina e Brasile, col coordinamento di esperti di OAS ed Human Rights Watch. Pence lavorò sul suo discorso per dodici ore, il 17, 18 e 19 gennaio, lavoro arduo e molto impegnativo. Per i generali del Comando meridionale, “il Venezuela è una nazione seriamente colpita, anche se questo implica che in questo momento non ci sia opposizione…”, sottolineava José Saint Roz. Per il Comando meridionale, non ci sono più partiti o capi che possano da soli lottare per il potere su posizioni elettorali o democratiche per scacciate i chavisti. Ecco perché Pence, che non sa cosa sia successo in Venezuela (rovesciamento del dittatore Marcos Pérez Jiménez nel 1958), doveva fare un “discorso” nel nome dell’opposizione venezuelana. Per il Comando meridionale in combinazione col cosiddetto Gruppo di Lima e i capi dell’OAS, il piano per scatenare un serio intervento in Venezuela è creare una crisi sociale interna straziante che, di fronte alla cosiddetta comunità internazionale, incoraggi senza restrizioni l'”aiuto umanitario”. Con tale immagine “angosciante e straziante”, gli Stati Uniti dovranno assumere un ruolo di primo piano. Il 27 dicembre, insieme a un gruppo di oppositori venezuelani, a Washington fu deciso che il colpo mortale per scatenare la polveriera in Venezuela, simile a ciò che successe a Gheddafi, doveva essere il 23 gennaio. Il piano del Pentagono era finora stimolare il “duello” tra i venezuelani, prima fase di una strategia applicata per quasi due decenni, seguita da assedio internazionale, sanzioni, blocchi. La terza fase è l’intervento diretto, attraverso mercenari o forze dei Paesi vicini (Colombia, Brasile). Ma nel Venezuela non è apparso un Pinochet, dove le Forze Armate non sono forgiate esclusivamente da una casta “molto raffinata, profondamente imbevuta dei valori della società occidentale”, secondo il Comando meridionali. E nessuno crede che l’opposizione venezuelana possa essere venduta come “eroina della libertà”.

Traduzione di Alessandro Lattanzio


LEX ORANDI SENZA LEX CREDENDI – COMMENTO ALLA SOPPRESSIONE DELLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI

Come preannunziato, la Commissione Ecclesia Dei è stata soppressa, e le sue competenze passano ora ad una costituenda sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Motu Proprio promulgato ieri, 19 Gennaio, ha confermato quanto da più parti si era già dato come fatto compiuto. 
L’avvocato Fabio Adernò, in un suo commento pubblicato su Messa in Latino [qui] ritiene che «l’unica cosa che cambia, da oggi, è la carta intestata». Una pia illusione, se posso permettermi, che verrà presto smentita dai fatti. Come giustamente osservava Steve Skojek in un tweet, quel che fa Bergoglio, ancorché apparentemente innocuo, dovrebbe sempre destare qualche sospetto. E il sospetto che un atto di governo di natura meramente amministrativa possa preludere ad un ulteriore ridimensionamento delle libertà concesse ai conservatori in ambito liturgico è tutt’altro che irragionevole, anzi pare confermato dalla prassi ormai invalidata in seno alla neo-chiesa. Si rassegnino quindi i normalisti che, per rimanere in comunione con la setta conciliare, sono disposti a negoziare sulla dottrina accettando il Vaticano II, pur di mantenere in vita la liturgia tridentina. 
L’araldo vaticano, recentemente assurto alla Direzione Editoriale della Santa Sede, in un editoriale apparso ieri [qui], dopo la divulgazione della notizia su Vatican News [qui], non manca di ribadire la vulgataufficiale: «finisce l’eccezionalità». Il pio Lettore crederà di trovare nelle parole di Tornielli e dei commentatori di Corte una qualche rassicurazione: «gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita». Chi conosce viceversa l’eloquio clericale sa bene che in queste parole si cela l’insidia principale del documento papale: la stabilità cui si riferisce Bergoglio non consiste tanto nella conservazione delle prerogative e del diritto di celebrare liberamente la liturgia tradizionale della Chiesa, quanto nel fatto che a questi Istituti non se ne potranno aggiungere altri; chi vorrà avvalersi del Motu Proprio Summorum Pontificum si accorgerà presto che l’unica possibile strada percorribile è quella di unirsi ad una comunità approvata – Fraternità San Pietro, Istituto di Cristo Re, Istituto del Buon Pastore – senza possibilità di erigerne una nuova: perché, appunto, «gli Istituti e le Comunità religiose che celebrano abitualmente nella forma straordinaria hanno trovato oggi una propria stabilità di numero e di vita». Di numero: non ne occorrono altre. Ed è evidente che il diritto riconosciuto dal Summorum Pontificum a qualsiasi chierico secolare o regolare di celebrare secondo le Rubriche del 1962 troverà a questo punto un necessario ed ineludibile ridimensionamento, se non una vera e propria soppressione, come già prevedevo in un mio precedente commento [qui]. 
Chi ha cercato di attribuire la responsabilità di questa decisione alla Fraternità San Pio X – come sappiamo esser avvenuto ad opera di alcuni chierici conservatori – si trova oggi nella scomoda posizione di poter ancora beneficiare della tolleranza di Santa Marta nelle questioni liturgiche, purché non vengano messe in discussione – nemmeno indirettamente – le istanze dottrinali ed ecclesiologiche del Vaticano II. Infatti, «le finalità e le questioni trattate dalla Commissione “sono di ordine prevalentemente dottrinale”», e «quello dottrinale rimane l’unico ma anche più importante tema rimasto aperto». Il tema dottrinale, appunto, rimane aperto ma solo con la Fraternità San Pio X, dal momento che gli Istituti della soppressa Commissione Ecclesia Deiaccettano sine glossa il Concilio, limitandosi a chieder di poter celebrare i riti preconciliari. 
Così, se baloccarsi con pianete plicate, arundini e tenebrari è ammesso entro ben delimitati spazi, non è altresì concesso professare quella Fede che, per la stessa essenza della liturgia, è coerente e necessaria espressione della lex orandi. In sostanza, Bergoglio ha resa evidente quella contradictio in terminis che, nel legittimare la cosiddetta forma straordinaria, l’ha strappata alla sua radice dottrinale, che manifestamente si oppone all’ecclesiologia ed alla dottrina della setta conciliare. Lo conferma in forma breviore anche Massimo Faggioli, uno degli intellettuali progressisti emergenti dopo l’avvento di Bergoglio: «Con la sua decisione a proposito della Ecclesia Dei, Papa Francesco dice ai tradizionalisti: potete avere la liturgia preconciliare, ma non potete avere la dottrina pre(e anti)-Vaticano II» [qui]. 
La Fraternità San Pio X rimane quindi l’unica entità genuinamente cattolica che, nel mantenimento della forma cultuale tradizionale, ne abbraccia coerentemente anche il presupposto teologico, de factoescluso ed ignorato – anzi, decisamente negato – dalle comunità sinora facenti capo all’Ecclesia Dei
Questo non è – sia chiaro – l’acido commento di un fanatico tradizionalista, aprioristicamente avverso al nuovo corso modernista: l’analisi di questa situazione è confermata in forma longiore da uno dei più ferventi apostoli della neo-chiesa e zelantissimo cortigiano di Santa Marta, Andrea Grillo, docente di Teologia sacramentaria e Filosofia della Religione presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. Il quale, in un articolo pubblicato proprio ieri su Munera [qui], conferma l’analisi impietosa di chi scrive, pur approvandola con lo scomposto entusiasmo tipico del settario che vede finalmente confermata in alto loco la propria avversione all’antica religione soppiantata dal Concilio: «Nata per rimediare alla frattura con il mondo lefebvriano, [la Commissione] era diventata, progressivamente, un settore della Curia romana nel quale si costruiva una “identità parallela” del cattolicesimo tradizionalista e con il pretesto di un immaginario “accordo con lefebvriani”, si pretendeva di spostare continuamente verso di loro la barra della identità cattolica, soprattutto con un progressivo svuotamento della comprensione e della efficacia del Concilio Vaticano II». É qui rilevabile l’insofferenza di Grillo non solo verso il tradizionalismo tout-court, ma anche verso quel moderatissimo conservatorismo che, sotto il Pontificato di Benedetto XVI, aveva trovato una propria collocazione giuridica nel pantheon conciliare. Secondo il professore, dopo il Motu Proprio Summorum Pontificum e la promulgazione dell’Istruzione Universae Ecclesiae, «era facile immaginare che questo provvedimento avrebbe aperto la via ad un processo inarrestabile di sempre più ampie concessioni, fatte non dalla Chiesa di Roma, ma dai tradizionalisti della Curia romana, che avevano ottenuto una pericolosa e troppo ampia autonomia». Si noti l’ardita distinzione «non dalla Chiesa di Roma, ma dai tradizionalisti della Curia romana», che prelude ad un ulteriore cancellazione di quelle «sempre più ampie concessioni» concesse in nome di una «pericolosa e troppo ampia autonomia». 
Un’autonomia, par di capire, che sotto il gesuita Ladaria non troverà alcuno spazio ad intra, ma al massimo ad extra, nei confronti della Fraternità San Pio X; ammesso e non concesso che l’Istituto di mons. Lefebvre ritenga fruttuoso un qualsivoglia confronto con chi non è intenzionato a cedere alcunché sul fronte dottrinale. Da quel ch’è dato comprendere dalle dichiarazioni del Superiore della Fraternità, don Davide Pagliarani, l’unico scopo degli incontri romani è il lasciar traccia documentale che, nel silenzio universale dei Prelati, vi è stato chi ha coraggiosamente affermato le immutabili verità cattoliche davanti alla Gerarchia conciliare che progressivamente le va negando. 
Andrea Grillo, preso dal raptus modernista, tradisce nel proprio articolo quelle che, se non rappresenta un vero e proprio programma concordato coi vertici della setta conciliare, esprime quantomeno degli scompostidesiderata di cui già si intravvede la possibile realizzazione. Egli definisce il coetus fidelium previsto per la richiesta della celebrazione nella liturgia antica come una «follia tradizionalista installata nella Curia romana». E aggiunge: «Ora, secondo il motu proprio che entra oggi in vigore, tutte le competenze di Ecclesia Dei sono spostate ad una Sezione della Congregazione per la Dottrina della Fede. Sarebbe logico che, innanzitutto, la Istruzione Universae Ecclesiae, essendo destinata ad una Commissione che non esiste più, venisse abrogata. Per riportare un poco di buon senso e di onestà in un mondo in cui la fiction ha raggiunto, da troppo tempo, livelli di guardia». In sostanza, Grillo auspica l’abrograzione del documento applicativo del Motu ProprioSummorum Pontificum, vanificandone l’efficacia. «Questo passaggio inaugura una nuova fase nel rapporto con i lefebvriani, ma soprattutto nella applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, che sta alla radice di questa grande messa in scena, giunta oggi, finalmente, al sipario finale. Ma forse è solo il sipario del primo atto della commedia». 
Avete letto bene: una grande messa in scena, anzi una Messa in scena, oserei dire, con la maiuscola. Poiché, pur da posizioni antitetiche ed inconciliabili, Grillo mi vede perfettamente concorde con la sua analisi. La farsa perpetrata con il Motu Proprio, infatti, è stata svelata da un semplice atto amministrativo in cui il Romano Pontefice esercita la propria potestà. Un atto amministrativo che, come dice l’avvocato Adernò, «rientra – con buona pace dei contestatori del Summorum Pontificum – nell’orbita della fase – discutibile o meno che sia – di normalizzazione avviata sotto il Pontificato di Benedetto XVI». Normalizzazione, appunto. Ma una normalizzazione che compie un ulteriore passo verso l’apostasia, poiché sancisce la rottura ope legisdell’intrinseco legame tra lex credendi lex orandi, non solo all’interno della stessa Chiesa latina – cosa ch’era già avvenuta con la compresenza della forma ordinaria e straordinaria – ma anche all’interno dell’ala conservatrice, che si trova ad avere sì la liturgia tradizionale, ma senza che le sia riconosciuto il diritto di credere a ciò che celebra, a professare quella Fede di cui il rito tridentino è necessaria espressione. In questo senso, la celebrazione del rito antico da parte di chi accetta il Vaticano II si conferma inesorabilmente una «grande Messa in scena, giunta oggi, finalmente, al sipario finale». 
E, come preannuncia Grillo, questo «forse è solo il sipario del primo atto della commedia» secondo le intenzioni del regista, ma destinata a concludersi – temiamo – in tragedia per i fedeli.

da Opportune Importune, Cesare Baronio