mercoledì 16 gennaio 2019

Israele SITREP: Gli israeliani odiatori di Cristo lo rifanno

I SIONISTI EMISSARI DELL'ANTICRISTO TORNANO AD OFFENDERE NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO. VERGOGNA! LUI STESSO POSSA RICOMPENSARVI SECONDO LA SUA SANTA E INESORABILE VOLONTA'. IL DIAVOLO PERCEPISCE LA FORZA DEL NOME DI GESU' CHE LO SCHIACCIA!.....

Ricordate questo:


o, del resto, questo:



Bene, i nostri amici israeliani lo hanno fatto di nuovo, date un'occhiata a questo articolo di RT : (ignorate tutte le spiegazioni e altri copioni nel testo dell'articolo RT). 

----

La statua di 'McJesus' scatena la rivolta al museo in Israele mentre i manifestanti chiedono la rimozione dell'arte "offensiva"

Una mostra d'arte con un crucified Ronald McDonald ha provocato il caos nella città israeliana di Haifa la scorsa settimana, dopo che membri della minoranza cristiana araba del paese si sono offesi nella raffigurazione e hanno protestato davanti al museo. Centinaia di manifestanti cristiani hanno chiesto la statua, intitolata "McJesus" , "per essere rimosso dal museo, con la polizia israeliana che ha detto che alcuni rivoltosi hanno persino lanciato una bomba incendiaria all'edificio e lanciato pietre, infranto vetri e ferito agenti". Le folle sono state infine disperse con gas lacrimogeni e granate stordenti, secondo l'Associated Press.





Christian Palestinians protesting in front of the Haifa Museum to the sculpture “McJesus” by Finnish artist Jani Leinonen, depicting Ronald McDonalds clown on the cross.


Tuttavia, sembra che i manifestanti abbiano mancato il punto dell'esposizione, che non doveva essere un attacco al cristianesimo, ma invece inteso come dichiarazione di un artista sul capitalismo, sul dominio delle multinazionali e sul modo in cui la società e la cultura moderne adorano i falsi dei. La mostra include anche scatole di bambole Barbie con dentro Gesù e la Vergine Maria.
L'improvvisa attenzione alla mostra è stata una sorpresa per il direttore del museo Nissim Tal, tuttavia, poiché l'arte in questione era stata esposta per mesi senza problemi. Si ritiene che le foto della controversa statua recentemente pubblicate sui social media abbiano provocato le proteste.
Il lavoro è stato anche mostrato in altri paesi senza problemi, sebbene i cristiani di Israele rappresentino una piccola percentuale della popolazione in un paese che è già pieno di tensioni etniche e religiose.
Wadie Abu Nassar, un consigliere dei dirigenti ecclesiastici che hanno chiesto la rimozione della mostra, ha detto all'AP che era necessario capire che la libertà di espressione "è interpretata in modi diversi" in diverse società. "Se questo lavoro fosse diretto contro i non cristiani, il mondo sarebbe sconvolto", ha detto.
Il museo ha rifiutato di rimuovere l'opera d'arte, dicendo che deve difendere la libertà di espressione e resistere alla pressione. "Se togliamo l'arte, il giorno dopo avremo i politici che chiedono che prendiamo altre cose e finiremo solo con le immagini colorate dei fiori nel museo" , ha detto Tal, aggiungendo: "Difenderemo la libertà della parola, della libertà d'arte e della libertà di cultura, e non la smetteranno. "
Il ministro della Cultura israeliana Miri Regev, che in precedenza era stato accusato di sostenere la censura dopo aver spinto la legislazione a comandare la "lealtà" nazionale nell'arte, ha anche chiesto che la mostra venisse smantellata, dicendo che era "irrispettoso".
Il museo ha appeso una tenda sopra l'entrata della mostra e ha messo un cartello che diceva che non è destinato a offendere, ma che è il "massimo" che farà, ha aggiunto il suo direttore. I manifestanti, tuttavia, si sono rifiutati di arrendersi.
In un altro modo, l'artista finlandese che ha prodotto la statua di "McJesus", Jani Leinonen, vuole anche che il lavoro venga portato fuori dal museo di Haifa, ma non perché non voglia offenderlo. Leinonen ha detto di sostenere il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni (BDS), che mira a spingere Israele a cambiare le sue politiche verso i palestinesi.
La conclusione è questa: se è anticristiano, allora anche un goym sostenitore del BDS otterrà i suoi 15 minuti di celebrità nell'unica "democrazia in Medio Oriente".
Questi signori e i pazzi di al Qaeda sono le forze che l'Occidente ha scelto di sostenere nel Medio Oriente.
Bravo!
Il Saker



The McJesus Saga keeps getting better and better. Apparently Finnish artist Jani Leinonen is a activist/supporter and wants his work taken out of the Haifa museum. He wasn't aware it was being exhibited there. 😂


Cancro, l’addio alla chemioterapia: trovato codice di autodistruzione. Sarà una rivoluzione.


Nelle nostre cellule c’è un codice di autodistruzione che porta quelle tumorali al suicidio senza danneggiare quelle sane: siamo di fronte ad una possibile cura futura dal cancro che non avrà bisogno di chemioterapia. Ma come funziona questo codice di autodistruzione e come lo hanno trovato?

Un codice di 800.000 anni fa

I ricercatori fanno sapere che questo codice di autodistruzione si trova nelle nostre cellule incorporato ad una proteina antica più di 800.000 anni e che ha la funzione di proteggere l’organismo dal cancro. Per riuscire in questa sua impresa, la proteina controlla la produzione della molecola di Rna, il braccio destro del Dna, e dei micro Rna, le piccole sequenze di geni che come registi regolano l’espressione di altri geni. In pratica questo codice si trova nelle istruzioni di ogni cellula dell’organismo e si attiva quando le cellule si trasformano a causa del tumore e le spinge al suicidio.
Addio chemioterapia?

Secondo gli scienziati che hanno scoperto il codice di autodistruzione, in futuro potremmo utilizzarlo per far scattare il meccanismo di difesa senza dover ricorrere alla chemioterapia o interferire con il genoma, come spiega Marcus Peter, coordinatore della ricerca.
Nuove armi anti cancro

Gli scienziati spiegano che conoscere questo codice significa controllare potenziali armi contro il cancro, ossia i micro Rna che l’organismo utilizza normalmente per difendersi e attivarle per aggredire le cellule malate. “Possiamo utilizzare i micro Rna direttamente e schiacciare l’interruttore che innesca l’autodistruzione” spiegano gli scienziati che sottolineano come questo approccio sia inoltre privo di tutti gli effetti collaterali tipici invece della chemioterapia che, alterando il genoma delle cellule, rischia anche di provocare tumori secondari.
Conclusioni

Certo c’è ancora molta strada da fare, ma gli scienziati sono fiduciosi di poter approcciarsi alla lotta contro il cancro seguendo “il corso della natura, utilizzando un meccanismo che la natura ha sviluppato”. Vedremo.


Riferimenti AttivoTv

Un sismologo lancia l’allarme: “Nei prossimi giorni c’è una grossa possibilità che si verifichi un forte sisma” (Video)



Alcuni ricercatori ritengono che il pianeta potrebbe essere scosso in questi giorni da un forte terremoto già da oggi. Questo sarà causato dall’allineamento planetario della Terra, di Mercurio, di Venere e della nostra stella il Sole, che produrrà una specie di tiro alla fune gravitazionale nella nostra posizione galattica. Di conseguenza, un forte sisma che supererà la magnitudo 6 potrebbe scatenarsi in qualsiasi parte del mondo tra il 16 e il 19 gennaio.


Tuttavia, la minaccia non si ferma qui e il pericolo potrebbe continuare per settimane. 

Il sito che ha fa le previsioni sui terremoti Ditrianum del gruppo Global Earthquake Forecaster, guidato dal ricercatore Frank Hoogerbeets, ha fatto questa allarmante dichiarazione: “”Con la Terra in un allineamento al 13 ° e Venere in due allineamenti il ​​16, c’è un’alta probabilità di attività sismica più ampia, che si avvicinerà o andrà anche oltre la magnitudine 6.

A causa di posizioni specifiche dei pianeti esterni, abbiamo una geometria lunare critica ogni tre-quattro giorni che, in media, può causare più disordini sismici.”

“Questa situazione continuerà per diverse settimane.”

Tuttavia, il signor Hoogerbeets non fornisce alcuna indicazione su quando o dove i terremoti potrebbero colpire, ma solamente che potrebbe accadere un sisma attorno alla magnitudine sei, che “potrebbe causare un sacco di danni in aree molto popolate”, secondo Michigan Tech.

Il ricercatore olandese è arrivato alla sua conclusione usando il Solar System Geometry Index (SSIG),che “è il calcolo di un insieme di dati per uno specifico intervallo temporale di valori dati a specifiche posizioni geometriche dei pianeti, la Luna e il Sole”.


Mr Hoogerbeets afferma che il terremoto sarà di almeno magnitudo 6
(GETTY)

Ha detto: “Dopo tre anni di osservazioni, è diventato chiaro che alcune geometrie planetarie nel Sistema Solare tendono chiaramente a provocare un aumento sismico, mentre altre geometrie no”.

Ma gli esperti hanno respinto le affermazioni di Hoogerbeets, dicendo che non c’è modo di prevedere i terremoti.

John Bellini, geofisico del US Geological Survey (USGS), ha dichiarato: “Non possiamo prevedere i terremoti.

“A volte prima di un grande terremoto ne accadono uno o due deboli, ma non sappiamo quando succederà quello più potente”.






BlackRock, quel potere occulto che domina tutta la finanza europea


L’aneddoto viene da un’ex impiegata di BlackRock: arrivato sopra l’Atlantico in viaggio in Europa, il Ceo e fondatore di BlackRock Larry Fink chiede al comandante dell’aereo di cambiare rotta e dirigersi verso la Germania. Intanto telefona a un suo uomo a Francoforte perché organizzi un incontro con Angela Merkel, entro cinque ore. Il manager cerca di fare il possibile, ma non riuscendo a trovare la cancelliera, fissa un appuntamento con il vicepresidente della Bmw. I due s’incontrano, poi mentre il tedesco sta spiegando le strategie della Casa automobilistica, Larry Fink si alza e comincia un’altra conversazione telefonica. Disinvoltura di chi sa di essere considerato tra gli uomini più influenti al mondo (Fortune, 2018).
Laurence “Larry” Fink, 65 anni, figlio di un commerciante di scarpe e di un’insegnante d’inglese, è il trader californiano che nel 1988 ha fondato la società BlackRock con una dozzina di colleghi. Oggi gli impiegati sono 13.900, in 30 Paesi. E BlackRock è diventata la più grande società d’investimento al mondo, 6.280 miliardi di dollari di capitale gestito, di cui un terzo in Europa, più del Pil di Francia e Spagna messe insieme. Attraverso il suo software per la gestione dei rischi, Aladdin, BlackRock controlla indirettamente altri 20.000 miliardi di dollari. Un potere che BlackRock esercita anche dando consigli a governi, Banche centrali, istituzioni europee. E influenzando ogni legge che viene approvata in Europa. “Le enormi dimensioni di BlackRock ne fanno un potere di mercato che nessuno Stato può più controllare”, riassume il deputato liberale tedesco (Fdp) Michael Theurer.
Il gigante misterioso
La società americana gestisce i soldi degli altri, non ha quote di controllo, ma ha diritto di voto nelle assemblee delle aziende quotate, l’anno scorso ha votato nel 91% dei casi nelle 17 mila aziende dov’è azionista.
In Europa la “roccia nera” è presente nell’energia, nei trasporti, nelle compagnie aeree, nell’agroalimentare, fino all’immobiliare. Possiede una cospicua fetta (tenuta segreta dalla Banca d’Italia e dalla società stessa) di bond del nostro debito pubblico, come testimonia il database Thomsons One (Reuters) che Investigate Europe ha consultato.
È azionista di peso nelle top 10 banche europee, primo azionista della Deutsche Bank, secondo in Intesa San Paolo, presente in Unicredit, Banca Generali, Fineco, Enel, Eni, Telecom. In Germania ha investito 100 miliardi solo in azioni, 240 nel Regno Unito, 21 da noi, ma che sommati ai bond e alle obbligazioni arrivano a 79 miliardi di patrimonio gestito in Italia. In un libro scritto tre anni fa, la giornalista tedesca Heike Buchter spiega come “da quando ti alzi la mattina, prendi i cereali con il latte, ti vesti, t’infili le scarpe, prendi l’auto e vai al lavoro, dove accenderai il computer, usando il tuo iPhone, in tutti i momenti della giornata BlackRock è presente”.
Fink viene sempre ricevuto come un capo di Stato, che vada a Roma a incontrare Matteo Renzi, per una cena privata, nel 2014 o ad Amsterdam per parlare con il premier Mark Rutte, nel 2016, o all’Eliseo: ha già incontrato due volte il presidente Emmanuel Macron. Cosa chiedono tutti questi capi di governo a BlackRock? Di continuare a investire in Europa. In cambio, assicurano di non intralciare i suoi affari con leggi e controlli a dismisura.
La finanza democratica
La grande fortuna di BlackRock viene dai fondi passivi. La crisi economica è stata un’opportunità per la roccia di Wall Street. Da un patrimonio gestito di 1.000 miliardi di dollari nel 2008 è passata a più di 6.000 miliardi nel 2018, grazie agli Etf (exchanged traded funds), oggi il 72 per cento del suo portafoglio. I fondi nell’ultimo decennio sono letteralmente esplosi, occupando ormai il 40 per cento del totale del mercato azionario nel mondo, con BlackRock leader mondiale del settore.
La ragione principale del loro boom è che costano poco: 0,2 per cento del valore investito, un decimo dei costi di un fondo attivo. Un fondo attivo è gestito da manager, un Etf va in automatico, copia come un clone il valore di un indice di Borsa. Se le azioni dell’indice vanno su, sale anche il valore dei fondi BlackRock, se l’indice perde valore, scendono anche i fondi passivi. Barbara Novick, vicepresidente di BlackRock, ha spiegato questo successo parlando di “democratizzazione” della finanza: ormai tutti possono investire anche piccole somme. Ma più aumenta il volume dei fondi passivi, più il mercato si concentra in poche società. All’Università di Amsterdam un gruppo di ricercatori legati alla piattaforma Corpnet ha studiato il comportamento di BlackRock, Vanguard e State Street, i tre colossi dei fondi passivi. “Per ora sono giganti che dormono”, dice il professor Eelke Heemskerk. Ma si stanno svegliando.
I pompieri della crisi
Il 18 marzo 2008 quando Timothy Geithner, capo alla Federal Reserve di New York (poi diventato ministro delle Finanze con Barack Obama), chiama Larry Fink perché lo aiuti a ripulire le spazzature della banca d’investimento Bear Stearns, appena salvata dal governo Usa. Fink ha già sviluppato il software Aladdin, che analizza in pochi secondi la composizione e i rischi di larghi portafogli. È l’uomo giusto per spegnere i fuochi della crisi. Dopo la Bear Stearns, BlackRock sarà chiamata a isolare i prodotti tossici di Citibank, Aig, Fannie Mae e Freddie Mac. Diventa il braccio operativo del governo americano per la gestione della crisi.
A fine 2010, la Banca centrale dell’Irlanda chiama – senza bando di gara – BlackRock Solutions, filiale del gigante americano specializzata nella parte consulenza, per studiare lo stato di salute delle banche irlandesi. Dublino ha appena chiesto ai Paesi europei e al fondo monetario internazionale un prestito da 50 miliardi di euro per evitare il fallimento. La Troika (Fmi, Commissione Ue e Banca centrale europea) arriva a Dublino ed esige dal governo locale di fare ricorso a un audit esterno. La scelta cade su BlackRock, anche se già controlla 162 miliardi di euro di azioni nell’isola celtica. “Una missione gigantesca” dirà Larry Fink a proposito dell’Irlanda, “la più grande che ci sia mai stata affidata da un governo”. BlackRock viene poi chiamata ancora nel 2011 e nel 2012 per effettuare stress test sulle banche irlandesi. E a fine 2012 si compra il 3 per cento di Bank of Ireland, proprio una delle banche su cui aveva fatto gli stress test nel 2011.
In Grecia la “roccia nera” ha cominciato in modo più prudente. Sotto il nome di “Solar”, BlackRock Solutions affitta uffici modesti ad Atene e, assunta dalla Banca centrale, entra nei caveau di 18 banche elleniche. Siamo nel 2011. Negli anni successivi BlackRock viene ancora chiamata per studiare il volume del “buco” delle maggiori banche greche, effettuare stress test sui principali istituti. Sei contratti in tutto, l’ultimo per fornire assistenza tecnica allo smaltimento dei crediti deteriorati. Oggi ad Atene si parla molto della “roccia nera” per il centro commerciale che sta costruendo per 300 milioni di euro, nel cuore della Capitale, ai piedi dell’Acropoli e perché è la prima azionista di una miniera d’oro, nel nord del Paese, invisa dalla popolazione locale per la presunta pericolosità per l’ambiente. Ma la società di Larry Fink è anche azionista di peso delle più grosse banche e della lotteria nazionale, da poco privatizzata. Conflitti d’interessi, accesso privilegiato a informazioni riservate che possono essere utili a chi investe milioni di euro in un Paese? L’ex capo economista di Alpha Bank, Michael Massourakis, ricorda come “nel pomeriggio andavamo da BlackRock per vendere le nostre azioni e lo stesso giorno degli impiegati di BlackRock venivano da noi a controllare i libri contabili. Poi la sera uomini di BlackRock si incontravano per un drink? Non lo so”.
“Niente indica che gli impiegati di BlackRock venuti ad Atene abbiano trasmesso informazioni riservate alle équipe di BlackRock interessate agli investimenti dei fondi – assicura un trader greco – BlackRock non avrebbe mai rischiato di distruggere la propria reputazione per così poco”. Ma il problema si pone a un livello più alto, dice la fonte greca: “Salendo nella gerarchia di un’azienda si arriva a un punto in cui si hanno a disposizione tutte le informazioni della società, il lato investimento e quello della consulenza”. Il 12 dicembre 2013 Larry Fink ha incontrato il governatore della Banca di Grecia, George Provopoulos. Di che hanno parlato i due uomini, degli investimenti di BlackRock nella penisola ellenica, del degrado dei crediti nelle banche greche o di tutt’e due?
In Spagna BlackRock è riuscita a entrare nel mercato immobiliare – oggi controlla quattro grosse società di real estate – e a diventare azionista rilevante delle sei più grosse banche spagnole. Anche se le sue attività di consulenza sono state fermate nel 2012 da una campagna di stampa virulenta a opera di banchieri anonimi che trovavano “non ragionevole” affidare alla società americana di stabilire i prezzi degli asset immobiliari delle banche, i cui portafogli erano già stati studiati dalla roccia nera in un precedente contratto con la Banca centrale spagnola. BlackRock – dicevano i banchieri – era in una posizione privilegiata come acquirente futuro. L’allora ministro delle Finanze spagnolo, Luis de Guindos – oggi indicato come vicepresidente della Bce – dovette abbandonare l’idea di affidare a BlackRock lo studio sugli investimenti immobiliari delle banche spagnole.
In Olanda la Banca centrale ha chiamato due volte BlackRock, fino al 2013, per lo studio degli asset immobiliari e per i crediti deteriorati delle banche olandesi – come la ING – dove la roccia è azionista. Anche la Banca centrale europea ha fatto ricorso due volte a BlackRock per attività di consulenza. Nel 2014 l’istituzione guidata da Mario Draghi chiama BlackRock Solutions per disegnare un programma di acquisto di titoli garantiti (Abs) e nel 2016 per preparare gli stress test di 39 banche sistemiche europee, banche di cui spesso BlackRock è azionista rilevante. Da Francoforte la Bce ha smentito qualunque rischio di conflitti d’interessi, garantendo che “la confidenzialità delle informazioni è assicurata dai termini del contratto”. Ma la Banca centrale greca ha rivelato a Investigate Europe che qualche dubbio lo ha avuto: “Nel 2015 abbiamo escluso BlackRock dalla preparazione degli stress test sulle banche per un rischio di conflitto d’interessi”.
Le muraglie cinesi
La roccia nera si è sempre difesa con vigore dalle accuse di conflitto d’interessi: “Le nostre squadre sono chiaramente separate – ha spiegato Larry Fink a un quotidiano tedesco nel 2016 – ci sono grandi barriere per assicurare che l’informazione non venga dispersa e non ci sia conflitto d’interessi” Ma, ammesso che le muraglie cinesi davvero funzionino, queste non esistono più al livello gerarchico più alto di una società. Martin Hellwig, ex direttore della Commissione tedesca per i Monopoli, dice: “Un’azienda privata riceve una missione pubblica, questo è profondamente sbagliato”. Hans-Peter Burghoff, dell’Università di Hohenheim (Stoccarda) aggiunge: “L’accesso esclusivo alle autorità di sorveglianza europee dà inevitabilmente un enorme vantaggio strategico a BlackRock rispetto a tutti i suoi concorrenti”.
I politici sulla roccia
Ma chi controlla il controllore? Questa non sembra una preoccupazione dei politici europei. Che anzi si fanno assumere da BlackRock. George Osborne, ministro delle Finanze britannico dal 2010 al 2016, ha un contratto di consulente con la roccia nera. Guadagna 740.000 euro l’anno per lavorare un giorno a settimana. Quando era ministro aveva incontrato a più riprese i rappresentanti di BlackRock, mentre portava avanti la riforma delle pensioni e liberava un mercato dei fondi pensione da 25 miliardi di sterline. In Germania la roccia ha pescato Frederic Merz, ex capo della Cdu al Parlamento tedesco; in Svizzera è l’ex governatore della banca centrale Philippe Hildebrand ad aver seguito le sirene di Larry Fink. E in Francia, l’attuale presidente di BlackRock, Jean-François Cirelli, è anche consulente del presidente francese Emmanuel Macron. Daniela Gabor, dell’Università del West England di Bristol, conosce bene la roccia nera per aver seguito la legislazione finanziaria a Bruxelles e sintetizza: “BlackRock non è solo una storia di fondi passivi. È la storia di un potere politico”.
* Investigate Europe1

Caso Battisti. Dure accuse dai famigliari delle vittime di Ustica e del 2 Agosto

CON LA CATTURA DI BATTISTI SI POTRA' COMINCIARE AD APRIRE QUALCHE ARCHIVIO TOP SECRET? IL CASO USTICA PER ESEMPIO? UN ARTICOLO INTERESSANTE DEL 2011 PER RINFRESCARE LA MEMORIA SULLA CATTURA DEL PLURIOMICIDA BATTISTI

10 giu. – “Il Brasile sembra d’accordo coi terroristi sugli anni di piombo e questo non gli fa onore“. E’ il duro commento del presidente dell’associazione famigliari delle vittime della strage del 2 Agosto, Paolo Bolognesi, alla mancata estradizione da parte del paese sud americano di Cesare Battisti. Secondo Bolognesi c’è stata sottovalutazione della vicenda da parte del Governo italiano :”In occasione della firma di accordi economici, il nostro paese non l’ha posta con fermezza“. A rincarare la dose nei riguardi del nostro Paese ci pensa la presidente dell’associazione dei parenti delle vittime di Ustica, Daria Bonfietti: “Dignità nazionale noi sempre molto pocaCi siamo lasciati trattare anche in altri momenti, penso alla vicenda di Ustica, in malo modo dai paesi amici ed alleati“. Bonfietti vorrebbe che “ci fosse la stessa forza verso le non risposte alle rogatorie internazionali che Francia, Usa, Germania o Libia si permettono di mantenereVorrei – ha proseguito Bonfietti –un’analoga volontà politica, inesistente da tempo, per pressare contro questi atteggiamenti dei paesi coinvolti“.
I presidenti delle due associazioni sono intervenuti alla conferenza stampa di presentazione di un convegno che si terrà lunedì 13 giugno in cappella Farnese a palazzo d’Accursio. “Archivi negati. Archivi ‘supplenti'” è il titolo del convegno a cui parteciperà anche il presidente del Copasir Massimo D’Alema. E proprio dal presidente D’Alema i famigliari delle vittime si aspettano qualcosa: “Che ci dica finalmente quali archivi possono essere aperti” ha detto Bolognesi.

IMPARIAMO DA QUESTO POPOLO A REAGIRE E A NON FARSI PIU' PRENDERE IN GIRO!

GUARDATE QUESTO INCREDIBILE VIDEO. LA VERA UNIONE DEI POPOLI CONTRO LA TIRANNIA FA LA VERA FORZA!







L'Islanda ha sconfitto la crisi nel silenzio dei media




http://www.byoblu.com Sintesi della discussione sulla crisi del debito, del capitalismo e della finanza. Claudio Messora (alias Byoblu) solleva la questione dell'Islanda e di come ha reagito, con due referendum, al fallimento delle banche che si voleva addossare sulle casse dello Stato e quindi sulle spalle dei cittadini.
NE' CAPITALISMO FINANZIARIO, NE' COMUNISMI, MA SOLO POTERE AL POPOLO E ALLE MASSE CHE DEVONO POTERSI AUTODETERMINARE!!!!

Cosa succede ora con Brexit?

LA CARA THERESA MAY HA PRESO IN GIRO GLI INGLESI. QUESTA FOTO VI DICE NULLA? LEI E LA MERKEL LO SAPEVANO DA SEMPRE. SONO AMICONE DI VECCHIA DATA....



Scenari e ipotesi dopo che l'accordo negoziato da Theresa May è stato bocciato dal Parlamento britannico e il suo governo si prepara ad affrontare un voto di sfiducia


 

(AP Photo/Frank Augstein)


La prima ministra britannica Theresa May ha subito una sconfitta storica con il voto sull’accordo per uscire dall’Unione Europea. L’accordo raggiunto da May con i leader europei è stato bocciato dal Parlamento con 202 voti a favore contro 432 contrari: la più grave sconfitta per un governo in carica nella storia del paese. May stessa ha annunciato di essere disposta ad affrontare già mercoledì una mozione di sfiducia nei suoi confronti che il leader dell’opposizione Jeremy Corbyn ha immediatamente presentato.

Cosa accadrà adesso dipenderà da come andrà il voto di mercoledì, da come deciderà di muoversi May, dalle decisioni che saranno prese dai leader dell’Unione Europea e infine dalle mosse dei deputati della Camera dei comuni britannica.

Il governo cade
Se il governo May dovesse cadere in seguito al voto di sfiducia (che si terrà mercoledì verso le 20 ora italiana), potrebbero succedere due cose. La prima è la formazione di un nuovo governo, che su Brexit sarebbe con ogni probabilità più duro e conservatore dell’attuale e che si troverebbe però di fronte alle stesse difficili scelte che sta compiendo May.


La seconda alternativa scatta se entro 14 giorni nessun governo dovesse ricevere un voto di fiducia. In quel caso il Parlamento verrebbe sciolto e verrebbero indette nuove elezioni: per evitare un’uscita dall’Unione senza accordo sarebbe necessario chiedere ai leader europei un rinvio della scadenza dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, fissata per il 29 marzo, giorno in cui il Regno Unito sarà di fatto fuori dall’Unione.

I leader europei hanno già fatto capire di essere inclini a concedere questo prolungamento se fosse necessario per organizzare nuove elezioni o un nuovo referendum, per il momento molto improbabile.


Tentare un secondo voto
Al momento May ha buone possibilità di superare il voto di fiducia. I suoi alleati chiave, i nordirlandesi del DUP, hanno già detto che la sosterranno anche se hanno votato “no” all’accordo. La stessa May ha detto di avere fiducia nel voto di mercoledì. Se dovesse superarlo, ha detto, inizierà subito a incontrare deputati e leader parlamentari nel tentativo di trovare una “soluzione” su Brexit che sia per loro accettabile. Se questa soluzione si troverà, ha continuato, tornerà a incontrare i leader dell’Unione Europea per negoziarla e arrivare a un nuovo accordo da sottoporre al Parlamento.

È una dichiarazione piuttosto ambigua che lascia a May ampi margini per decidere come comportarsi nei prossimi giorni. Una possibilità è che la prima ministra si limiti a prendere tempo per poi presentare nuovamente l’accordo con lo stesso testo e cercare di farlo approvare nel corso di una seconda votazione. Questo era il piano che diversi membri del suo governo le avevano attribuito martedì. L’entità della sconfitta, però, potrebbe averla persuasa che riproporre il voto una seconda volta sarebbe un errore.

Cercare di aprire nuovi negoziati
Se May fosse convinta che l’accordo in questa forma non ha possibilità di essere approvato dal Parlamento, potrebbe insistere nel riaprire le trattative con l’Unione Europea, opzione però che finora i leader europei hanno escluso.

Dopo la bocciatura dell’accordo da parte del Parlamento britannico, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha scritto un tweetdicendo che arrivati a questo punto un accordo tra UE e Regno Unito è impossibile, e ha lasciato intendere che l’unica soluzione possibile rimane quella di rinunciare a Brexit. L’apertura di nuovi negoziati, in altre parole, sembra oggi molto improbabile.


Tenere un secondo referendum su Brexit
Ad oggi non esiste una maggioranza favorevole a un secondo referendum su Brexit, soluzione appoggiata da alcuni sostenitori del “Remain”, ma dopo la bocciatura dell’accordo questa opzione potrebbe diventare un modo per uscire dall’impasse. Richiederebbe un rinvio della scadenza per Brexit prevista dall’articolo 50, anche perché ci sarebbe da capire che quesito referendario proporre: chiedere semplicemente chi è pro e contro Brexit, oppure chiedere di appoggiare o opporsi all’accordo già negoziato da May? I tempi per tenere un secondo referendum potrebbero essere non inferiori alle 22 settimane, dicono gli esperti.

Qualsiasi sia la situazione del governo britannico, se la scadenza del 29 marzo non verrà rimandata e se per allora non sarà approvato dal Parlamento britannico un accordo negoziato con l’Unione Europea, si realizzerà lo scenario del “no-deal”, espressione spesso usata come sinonimo di “disastro”.

I padroni del mondo incominciano a tremare

ANONYMOUS AIUTI I GILET GIALLI A NON MOLLARE! IN GRAN BRETAGNA, LA MAY HA DELUSO TUTTI CON LE SUE VANE PROMESSE, ED ORA CI SONO PARECCHI DISILLUSI ANCHE LI'. LA SITUAZIONE SI FA INCANDESCENTE... 



Potrebbe essere questo il paventato “risveglio globale” (“the Global Awakening”) indicato come rischio reale da alcuni esponenti della elite come Zbigniew Brzezinski, già cofondatore della Trilateral Commission, il quale già tempo addietro, in alcune analisi fatte nel corso di riunioni della “Council of Foreign Relations” a Montreal, aveva parlato di questo pericolo connesso anche alla diffusione di internet e delle tecnologie informatiche che, avendo in parte incrinato il monopolio dell’informazione dei grandi media controllati dalla Elite (i mega media), hanno l’effetto di aumentare il grado di percezione condivisa e di consapevolezza nelle nuove generazioni suscitando possibili rivolte che si diffondono a macchia d’olio in molti paesi, soprattutto in quei paesi in via di sviluppo dove esistono enormi differenze sociali accompagnate ad un forte sviluppo demografico e di conseguenza possono rappresentare una bomba ad effetto ritardato.


Si tratta della insofferenza delle classi giovanili, delle aspettative non soddisfatte, della loro impossibilità di garantirsi un futuro e del loro desiderio di rivalsa in assetti sociali dove le risorse sono gestite pochi e le ineguaglianze sociali diventano intollerabili. Situazione che può iniziare a manifestarsi anche in alcuni paesi europei come Grecia, Spagna, Italia e Francia.

L’Elite è riuscita nell’ultimo ventennio ad accelerare come non mai il processo di globalizzazione e di controllo dei principali organismi internazionali, dalle Nazioni Unite al WTO, dagli organismi finanziari quali il FMI, la FED e la Banca Mondiale fino ad una serie di sovrastrutture di cui pochi conoscono anche l’esistenza come la Banca dei regolamenti Internazionali, con sede a Basilea, che rappresenta il vertice del cartello bancario delle Banche Centrali , questo istituto controlla l’offerta di moneta in tutto il globo. Si tratta essenzialmente di una banca centrale, non eletta, inattaccabile legalmente, che ha l’immunità totale dalle imposte e dalle leggi nazionali.



Attraverso questi organismi l’Elite mondialista si è assicurata il controllo dei governi delle aggregazioni come la UE, del commercio internazionale e soprattutto del movimento dei grandi capitali finanziari.

Risulta però molto più difficile per l’Elite controllare ogni ambiente politico e controllare i pensieri ed i comportamenti di milioni di persone ed è per questo che si stanno studiando sistemi per tenere sotto controllo il Web utilizzando la supremazia tecnologica e commerciale di società come Google che possono attuare un controllo delle informazioni e degli utenti del web. La strategia conclamata dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della elite è quella di incanalare e controllare i fenomeni di rivolta e di malcontento piuttosto che tentare di reprimerli. Il vecchio sistema del “divide et impera”.

D’altra parte sono in pochi ancora ad avere compreso quali siano i metodi adoperati dall’Elite mondialista per avere il controllo di buona parte dei governi ed ottenere l’adempimento delle politiche richieste:
l’Elite utilizza un nucleo molto ristretto di istituzioni finanziarie e mega-società per dominare il pianeta. L’obiettivo è quello di averne il controllo dell’economia e del sistema finanziario.



La strategia della Elite è quella di rendere tutti i governi schiavizzati dal debito appositamente gonfiato e che tutti gli esponenti politici dei paesi controllati siano schiavi degli ingenti contributi finanziari che vengono incanalati nelle loro campagne per la rielezione e di conseguenza siano ricattabili. Fondamentale il sistema il creato dalla Elite di potere per avere il controllo di tutti i grandi gruppi proprietari dei media, delle catene televisive e dei gruppi editoriali, attraverso una serie di incroci societari, queste appartengono direttamente (per circa il 90%) ad esponenti della elite, questo spiega perchè i media mainstream non informano il pubblico sul motivo per cui il nostro sistema finanziario non funziona e produce quelle immani distorsioni a cui assistiamo.



Il meccanismo del debito non riguarda soltanto gli Stati (debito pubblico) ma anche i cittadini (debito privato). L’obiettivo è che anche tutti i cittadini, possano essere resi schiavi per conseguenza del debito attraverso le banche ed il sistema del credito, delle commissioni, della limitazione del contante, delle imposte sui risparmi, degli interessi passivi, delle commissioni, dei servizi privatizzati a cui dover accedere a pagamento.

Nessuno peraltro deve poter mettere in questione le ricette del sistema neoliberista ed i dogmi del monetarismo praticato in questo sistema. Coloro che occasionalmente lo fanno corrono dei seri rischi di essere in un primo tempo emarginati e definiti populisti e retrogradi, in un secondo tempo, qualora siano giudicati pericolosi, rischiano per la propria incolumità personale di essere coinvolti in qualche strano incidente o direttamente assassinati dai sicari di qualche servizio.

Può essere illuminante ascoltare le dichiarazioni rilasciate da Karen Hudes, un avvocato di Yale ed ex funzionaria della Banca Mondiale, consulente senior della banca,che ha lavorato presso di questo organismo dal 1986 al 2007 (1).


La Hudes ha dichiarato che l sistema finanziario globale è dominato da un piccolo gruppo di corrotti. Figure assetate di potere, quest’ultimo centrato attorno alla US Federal Reserve di proprietà privata. Il network della Banca Mondiale ha il controllo dei mezzi di comunicazione e ha i mezzi per coprire i suoi crimini, ha spiegato. In un’intervista con il New American, Hudes ha detto che quando ha cercato di rivelare i più gravi problemi alla Banca Mondiale, è stata licenziata per i suoi sforzi. Citando un esplosivo studio svizzero del 2011 pubblicato sulla rivista PLUS ONE che parla di una ”rete aziendale di controllo globale,”la Hudes ha sottolineato che un piccolo gruppo di soggetti – per lo più le istituzioni finanziarie e in particolare le banche centrali – esercitano una massiccia quantità di influenza sull’economia internazionale da dietro le quinte. ”Quello che sta realmente accadendo è che le risorse del mondo sono in corso di dominazione da parte di questo gruppo”, ha spiegato. La Hudes collabora adesso con una rete di ricercatori attraverso la quale sta operando per denunciare questo fenomeno di corruzione all’interno delle istituzioni finanziarie.



Quali siano queste centrali finanziarie dominanti non risulta facile spiegarlo ma potremmo basarci su un accurato lavoro di analisi svolto da alcuni ricercatori svizzeri del Politecnico federale di Zurigo i quali hanno recentemente pubblicato un report (sulla rivista “New Scientist”) che mette in evidenza l’esistenza di una rete specifica e identificabile di società finanziarie ed industriali che di fatto governano l’economia mondiale. Sarebbero in tutto una cinquantina, le mega aziende internazionali (in maggioranza istituti finanziari e banche Tbtf) che, attraverso un complicato incrocio proprietario, controllano circa il 40 per cento del valore economico e finanziario di 43.060 multinazionali globali. Questo è il vero cuore dell’economia occidentale. James Petras, docente di sociologia presso l’Università Binghamton di New York, ci spiega che, in base ad alcuni calcoli, il due per cento delle famiglie controlla l’80 per cento dell’intero patrimonio mondiale. All’interno di questa elite, una frazione ancora più ristretta risulta proprietaria e controlla il grosso degli “assets” mondiali e tende a ad arrivare ad una ulteriore concentrazione di mutinazionali e società finanziarie. Nel nucleo della classe dirigente finanziaria e politica, i leaders provengono quasi sempre da banche private, in pratica da Wall Sreet, in particolare dalla Goldman Sachs, da Blackstone, dalla J.P: Morgan Chase,dalla Barclays Plc, dal Carlyle Group ed altre banche d’affari.



Questi gruppi, secondo Petras, organizzano e finanziano i due maggiori partiti negli Usa e tutte le loro campagne elettorali. Sono loro stessi che esercitano pressioni sul Congresso USA , preparano proposte di legge e nuovi regolamenti, operano con strategie globali per imporre deregolamentazioni, liberalizzazioni e libera circolazione dei capitali a livello mondiale, premono sui governi per salvare banche o aziende in bancarotta, spingono perchè si arrivi al pareggio di bilancio tagliando spese sociali e welfare. Queste banche sono presenti in ogni settore dell’economia, in ogni regione del pianeta e possiedono quote del capitale di quasi tutte le più importanti multinazionali. In conclusione si conferma che la gran parte dei capitali finanziari si trova nelle mani di banche di investimento, degli “hedge found “e di altre entità controllate dalla elite che guida la finanza mondiale. Questa elite possiede delle risorse che sono calcolate in totale per ben 15/20 volte il PIL mondiale, possono comprarsi personaggi di governo in ogni nazione, determinano le nomine dei principali componenti dei CDA nelle banche e nelle multinazionali, designano i loro fiduciari nei principali organismi internazionali (WTO, FMI, Banca Mondiale, ecc.), designano i loro lobbisti e fiduciari presso gli organismi dell’ Unione europea, costituiscono una cupola di comando che influenza ed orienta (si presume) le decisioni politiche anche dei governi di tutti i paesi occidentali (2).



Questa elite di potere non è facilmente identificabile ma alcuni dei personaggi che ne fanno parte si celano e si riuniscono dietro sigle di club esclusivi e centri studi che sono gli “influencers “ nelle decisioni economiche e nella politica mondiale a d esempio il Club di Bilderberg , La Trilateral Commision e l’Aspen Insitute in Europa.

Ma l’Elite mondialista non si limita a controllare queste mega-società. Secondo la Hudes essi dominano anche le non-elette organizzazioni irresponsabili che controllano le finanze di praticamente ogni nazione sulla faccia del pianeta.:La Banca Mondiale, il FMI e le banche centrali come la Federal Reserve che letteralmente controlla la creazione e il flusso di denaro in tutto il mondo. Non a caso i personaggi chiamati a dirigere queste società sono quasi sempre appartenenti alle stesse famiglie, una cerchia ristretta che include dinastie di antica tradizione come i Rotschild, che dispongono del controllo societario di organismi come le più importanti banche centrali (incluse la FR e la BCE), o banche d’affari di importanza mondiale come la Barclais Bank, la dinastia dei Rockfeller, a sua volta proprietaria di un grande numero di banche e di società multinazionali.



Tuttavia nonostante il totale dominio del sistema finanziario, degli assetti politici di buona parte degli Stati, nonostante il controllo del 90% dei media (network televisivi, radio, giornali, periodici, magazine,ecc.), il condizionamento imposto nelle Università dove le nomine dei docenti sono accuratamente controllate, della classe docente orientata e formata su base ideologica conforme al “pensiero unico globale” o “politicamente corretto”, qualche sintomo di dissidenza e di contestazione appare di tanto in tanto e spinge alla protesta oltre che per motivi prettamente economici anche contro gli attuali assetti di potere. Accade in Brasile dove masse giovanili si sono rivoltate nelle piazze contro la politica di sfruttamento economico a favore degli interessi delle multinazionali, attuata dal governo brasiliano. Accade in forme diverse Europa (in Spagna, in Francia, nel Galles, in Grecia), dove la crisi economica e la disoccupazione causata dalla speculazione finanziaria ha prodotto la caduta del sistema di welfare e di diritti per un sistema dove predomina il mercato e la logica dei tagli e privatizzazione dei servizi pubblici e lsi accompagna alla libera delocalizzazione delle multinazionali.



L’antidoto contro la globalizzazione e l’ideologia mondialista e neoliberista viene offerto dal risorgere dei nazionalismi, in alcuni casi, dell’antagonismo localistico in altri casi oppure dai movimenti di contestazione politica (come in Italia con Grillo ed i 5 stelle).

In alcuni paesi è stato lo stesso sistema della Elite a favorire i movimenti di protesta, tipico il fenomeno delle “rivolte arancioni” in alcuni paesi dell’Europa dell’Est o delle “primavere arabe” in paesi del Nord Africa, un sistema astuto di controllo e di fomentazione quando è interesse delle centrali di potere il favorire un cambiamento dell’assetto politico. In altri casi la strategia delle centrali di potere è quella di infiltrare i movimenti di protesta ed orientarli verso obiettivi di comodo, apparentemente di sovvertimento politico, come ad esempio una classe politica corrotta, in modo da rendere innocua tale protesta. Si presta molta attenzione a che la protesta e la contestazione non investa gli assetti del potere finanziario poichè in questo caso potrebbe diventare pericolosa per la elite e rappresenta un reale motivo di preoccupazione.



Il fattore micidiale per un paese è quando questo vuole avere la proprietà il controllo della propria banca centrale, respingere le offerte di finanziamento interessate del FMI, della Banca Mondiale o della Goldman Sachs. Allora quel governo entra nel mirino della Elite globalista che dispone di una serie di mezzi a propria disposizione per annientare tale paese (il caso dell’Ungheria). Si può partire dalle agenzie di rating alla vendita massiccia della moneta di quel paese per causarne il collasso, si può arrivare a mobilitare, nei casi più gravi, l’apparato militare, il braccio armato, costituito dagli USA, dalla NATO e da Israele. Questo è il caso attuale della Siria e la spiegazione del conflitto in corso con tutto l’apparato militare USA e NATO schierato contro che minaccia l’intervento diretto.

Per il futuro l’Elite globalista si sta attrezzando per non essere impreparata ad affrontare questi possibili fenomeni e di conseguenza, nel prossimo futuro, bisognerà aspettarsi un controllo della rete web ed una possibile azione che serva a distogliere dai veri “obiettivi sensibili”.