sabato 29 dicembre 2018

La Russia ha sterminato 23000 terroristi nel 2018

Il Capo di Stato Maggiore russo Valerij Gerasimov commentava i risultati delle operazioni antiterrorismo in Siria nel 2018 e il nuovo campo radar ai confini russi.
Più di 23000 terroristi eliminati
Nel 2018, le forze governative siriane, che hanno acquisito una significativa esperienza militare sotto la direzione di consiglieri militari russi, hanno preso il controllo delle aree di de-escalation di Ghuta, Homs e Sud, secondo il Capo di Stato Maggiore russo. “Durante le operazioni furono eliminati più di 23000 terroristi. 387 villaggi occupati dagli islamisti sono stati liberati”, aveva detto Gerasimov. Inoltre, più di 230000 persone sono state ritirate dalle aree di de-escalation attraverso corridoi umanitari, senza vittime tra i civili e i gruppi moderati dell’opposizione siriana. Più di 40000 combattenti di gruppi armati moderati d’opposizione si sono uniti all’Esercito arabo siriano, aggiungeva Gerasimov. Il militare ricordava che la fase attiva dell’operazione di liquidazione dello SIIL in Siria si concluse nel dicembre del 2017 e che oggi i terroristi rimangono solo nella regione ad est del fiume Eufrate, un territorio per lo più controllato dagli Stati Uniti.
Potente campo radar
Tra gli equipaggiamenti dell’esercito russo, Gerasimov riferiva che la Russia completava la copertura radar totale dei confini. Il campo radar garantirà il rilevamento di missili balistici provenienti da tutte le direzioni seguendo qualsiasi tipo di traiettoria, aveva detto in un briefing cogli attaché militari dei Paesi stranieri. Il generale menzionava anche la crescente presenza militare della NATO ai confini russi, in particolare l’installazione di sistemi di difesa missilistica, commentando che in tali condizioni il Paese prende tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dello Stato. Nonostante ciò, la NATO continua ad muoversi aggressivamente verso il confine russo, sostenendo che lo fa per autodifesa; ma piuttosto, possiamo vedere che l’alleanza atlantica fa di tutto per isolare e circondare il gigante euroasiatico. Tali tentativi hanno sempre fallito.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Trump si districa dalla trappola in Siria abbandonando i curdi

Non sono solo molti negli Stati Uniti ad aver etichettato l’ordine del presidente Trump di ritirare le forze nordamericane (2.200 soldati) dalla Siria come tradimento, ma anche tra gli alleati degli Stati Uniti. Sostengono che Trump abbandoni i curdi siriani lasciando Israele nell'”isolamento strategico”. Le critiche provengono anche per la dichiarazione dell’amministrazione statunitense (la prima del genere) che annunciava di non aver intenzione di rimuovere Bashar al-Assad dal potere. Può darsi che i curdi in Siria (circa due milioni) affrontino le conseguenze più drammatiche della decisione del presidente, perché crearono di fatto lo Stato autonomo del Rojava nella Siria nord-orientale col sostegno degli statunitensi. Ora l’esistenza stessa di Rojava è minacciata. Ankara aveva già dichiarato di non rinunciare al piano per “un’offensiva contro i terroristi” nella Siria orientale, ma semplicemente di sospenderlo (fin quando gli statunitensi non se ne saranno andati). Ufficialmente, ciò era motivato dal fatto che la Turchia intende subentrare agli Stati Uniti e finire i resti dello “Stato Islamico” (SIIL), cosa su cui Trump ed Erdogan avrebbero presumibilmente raggiunto un accordo esplicito. Il capo della Casa Bianca aveva già twittato così. Il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlüt Çavu?oglu, lo confermava il 21 dicembre. Se lasciato in pace, l’esercito del governo siriano potrebbe gestire i resti dello SIIL senza i turchi, ma Ankara non ne è interessata, deve eliminare il Rojava dalla mappa. Secondo Çavu?oglu, il vuoto che lasciato dopo che le truppe statunitensi si saranno ritirate “può essere riempito da organizzazioni terroristiche”, così la Turchia era pronta ad occupare quei territori (che, come promemoria, sono siriani).
Di fronte al dilemma se preferire come alleato lo Stato mitico del Rojava o la Turchia, il capo della Casa Bianca non esitava a scegliere la seconda. Anche se le truppe nordamericane lasceranno la Siria tra 60 e 100 giorni, i consulenti del dipartimento di Stato che contribuiscono a ricostruire le infrastrutture nella Siria nord-orientale vengono ritirati in pochi giorni. Brett McGurk, il consigliere capo e inviato speciale presidenziale in Siria , un uomo che i curdi vedevano praticamente come architetto del loro Stato, ne è apertamente irato. McGurk, che vede come nuova versione di Lawrence d’Arabia, accusava la Casa Bianca di “abbandonare gli alleati degli Stati Uniti nella regione”. Tuttavia, egli stesso aveva molte delle responsabilità per il caos. Non fu altri che McGurk il principale autore della nuova costituzione irachena che gettò il Paese nell’abisso della guerra civile. E corteggiò i curdi siriani per conto degli Stati Uniti, promettendogli un loro stato, mai materializzatosi. Il comando delle forze democratiche siriane curde aveva già rilasciato una dichiarazione che condannava la decisione degli Stati Uniti e proclamava la determinazione a continuare la lotta. I capi curdi sono meno preoccupati della dipartita degli statunitensi che del patto che gli USA hanno raggiunto coi turchi alle loro spalle. La loro dichiarazione richiamava le intenzioni della Turchia d’intraprendere azioni aggressive contro il Rojava, oltre a “piani e giochi sporchi” di Ankara. I curdi seppero contemporaneamente l’annuncio del ritiro delle truppe USA e la vendita del sistema di difesa missilistica Patriot alla Turchia, dando via libera ai piani per l'”occupazione turca” del loro territorio. Tuttavia, per qualche motivo, chiedono protezione all’ONU, anche se il Rojava è nei confini dello Stato siriano e quindi tale tipo di discorso va tenuto con Damasco.
Cosa attende il Rojava? L’unica cosa che può salvarlo sarebbe il riconoscimento della sovranità di Damasco entro i propri confini. Se le truppe del governo siriano entrano nel Rojava, i turchi non rischiano di danneggiare i rapporti con la Russia lanciando l’offensiva. Né hanno bisogno della Siria nord-orientale, ma solo di garanzie che non ci saranno ulteriori mosse per creare un semi-Stato curdo e quindi alcuna minaccia alla stabilità della Turchia. Damasco e Mosca sono pronti a prometterlo. I rappresentanti russi hanno sempre espresso disponibilità a lavorare con Damasco per salvaguardare i diritti nazionali dei curdi siriani in modo reciprocamente accettabile. Se i curdi fossero stati disposti a muoversi in questa direzione prima, i loro negoziati col governo siriano avrebbero potuto essere condotti in un’atmosfera più favorevole. Ma meglio tardi che mai. Se i capi del Rojava non trovano modo di raggiungere un compromesso con Damasco, potrebbero affrontare una vera calamità.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

I curdi siriani si sbarazzano degli statunitensi

Le forze governative siriane sono entrate nella città di Manbij, sul confine turco. Il comando siriano annunciava a Damasco che l’operazione derivava dall’impegno di “imporre la sovranità a ogni centimetro dei territori siriani e in risposta all’appello dei locali della città di Manbij”. L’annuncio ribadiva il duplice obiettivo di Damasco di “distruggere il terrorismo ed espellere gli invasori e gli occupanti dal suolo siriano”. Le truppe governative issavano la bandiera araba siriana a Manbij. Con una mossa molto significativa, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov prontamente salutava gli sviluppi. “Senza dubbio, questo è un passo positivo verso la stabilizzazione della situazione”, dichiarava il portavoce, aggiungendo che l’espansione della zona controllata delle truppe del governo siriano “è una tendenza positiva”. È ovvio che Mosca mediava tra la leadership curda siriana e Damasco. Ci furono indicazioni che le delegazioni curde siriane avevano visitato Mosca così come la base militare russa di Humaymim in Siria. Un capo curdo di Manbij aveva detto a Reuters: “Vogliamo che la Russia svolga un ruolo importante per raggiungere la stabilità”. In effetti, Mosca non ha bisogno di suggerimenti da nessuno su questo. La portavoce del Ministero degli Esteri russo Marija Zakharova dichiarava, “La questione di fondamentale importanza è chi assumerà il controllo delle regioni che gli statunitensi lasceranno. Dovrebbe essere il governo siriano… Crediamo che il governo siriano sia attrezzato per mantenere la stabilità attraverso il dialogo e l’interazione con tutte le forze patriottiche nazionali. Questo dialogo nell’interesse di tutti i siriani può aiutare a completare la cacciata dei terroristi e precluderne la ricomparsa in Siria. È importante non interferire cogli sforzi della società siriana sulla pista politica”. Il fatto è che, mentre la Russia accoglie con favore la decisione di Trump di ritirare le truppe nordamericane dalla Siria e ritiene che sia “importante in quanto può promuovere una soluzione globale della situazione” Mosca rimane estremamente diffidente nei confronti di ciò che comporta. Finora, a una settimana dall’annuncio di Trump, Washington non aveva contattato Mosca per spiegare la decisione. Il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov indicava questo mentre parlava ai media a Mosca: “Per quanto sappia… Washington vuole che i suoi partner della coalizione si assumano le responsabilità. Anche i militari francesi, inglesi e tedeschi vi sono schierati illegalmente. Naturalmente, ci sono anche le forze aeree della coalizione su cui vogliono imporre un ulteriore onere. Speriamo di ricevere spiegazioni specifiche… partendo dal presupposto che l’obiettivo finale di tutte le operazioni antiterrorismo in Siria è ripristinare sovranità ed integrità territoriale della Siria”.
L’ignoto noto sarà il termine di ogni accordo faustiano tra Washington e Ankara sul futuro dei territori siriani sotto il controllo nordamericano. Una delegazione militare statunitense è prevista ad Ankara. Mosca e Damasco (e curdi siriani) non escluderebbero la possibilità che i comandanti del Pentagono lavorai coi “neo-ottomani” incoraggiando segretamente il revanscismo turco. Nel frattempo ci sono notizie che le forze turche si avvicinavano al fronte di Manbij in “piena prontezza… ad avviare le operazioni militari per liberare la città”, secondo Reuters. Basti dire che Damasco e Mosca anticipavano Ankara nella corsa per Manbij. In altre parole, creava il fatto compiuto sul terreno che Ankara deve accettare od usare la forza militare per cambiarlo. Quest’ultimo corso è gravido di enormi rischi, oltre a scuotere fortemente l’intesa politica turco-russa sulla Siria. È improbabile che la Turchia si spinga oltre. Tuttavia, a mio avviso, il presidente turco Recep Erdogan difficilmente riuscirà ad evitare il Cremlino. Una delegazione turca di alto livello composta dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, dal ministro della Difesa Hulusi Akar, dal capo dei servizi segreti turco Hakan Fidan e dal portavoce presidenziale Ibrahim Kalin doveva recarsi a Mosca. Senza dubbio, Mosca spera di coinvolgere Ankara in modo costruttivo. È interessante notare che, tra gli sviluppi drammatici riguardanti Manbij, il rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente e i Paesi africani, il Viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, rivelava che gli Stati garanti del processo di Astana (Russia, Turchia e Iran) avranno un summit in Russia la prossima settimana, a seconda del programma dei tre presidenti.
Curiosamente, non vi era stata alcuna reazione da Washington agli sviluppi su Manbij. Le truppe nordamericane la pattugliavano col fronte tra Manbij e le città adiacenti occupate dai combattenti sostenuti dalla Turchia. Avendo ricevuto l’ordine da Washington di ritirarsi dalla Siria, i comandanti statunitensi locali nel nord-est della Siria saranno in imbarazzo. Ciononostante, sarà dura per i comandanti del Pentagono ingoiare i curdi siriani riconciliarsi all’improvviso con Damasco. Ciò foraggerà i detrattori di Trump negli Stati Uniti. In effetti, il cecchinaggio è già iniziato a Washington. D’altro canto, i curdi siriani, che fino a poco tempo prima erano i principali alleati degli Stati Uniti in Siria, dichiaravano apertamente di aver invitato le forze governative ad entrare a Manbij: “A causa delle minacce d’invasione dello Stato turco alla Siria settentrionale e di scacciarne il popolo come ad al-Bab, Jarablus e Ifrin, noi Unità di protezione del popolo, in seguito al ritiro delle nostre forze da Manbij, annunciamo che ci concentreremo sulla lotta allo SIIL su tutti i fronti a est dell’Eufrate”. La dichiarazione aggiunse che le forze del governo siriano sono “obbligate a proteggere il Paese, nazione e le frontiere” ed anche a proteggere Manbij dalle minacce turche. Lasciando la porta spalancata affinché le forze governative siriane finalmente riprendano il controllo del territorio lasciato libero dagli Stati Uniti. Assad offriva l’integrazione dei combattenti curdi nell’Esercito arabo siriano in reggimenti distinti. Le prospettive sono che l’offerta di Assad sarà presto accettata dai curdi. C’è sempre stata una tacita convivenza tra i combattenti curdi siriani e le forze governative che operano nelle regioni settentrionali al confine con la Turchia. Si ricorderà che Assad discretamente aiutò i combattenti curdi a febbraio quando l’esercito turco attaccò la regione di Ifrin nel nord-ovest a febbraio.
Chiaramente, non ha senso dire che i curdi sono stati “mollati”, come sostengono i critici di Trump negli Stati Uniti. La pura verità è che gli Stati Uniti illusero i curdi che la creazione di un altro Kurdistan nel territorio siriano, come in Iraq, potesse avere una possibilità. Ma, fondamentalmente, i curdi si riconcilieranno con Damasco. Anche l’accordo tra curdi e russi è apprezzabile, storicamente. Mosca ha costantemente ritenuto che i curdi debbano essere rappresentati ai negoziati in ogni processo di pace intra-siriano. La rapidità con cui i curdi iniziavano a riparare i legami con Damasco sottolinea solo che non si fidavano mai degli statunitensi mantenendo aperte le opzioni.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Maduro Prepara Le Difese Venezuelane Contro L'aggressione Colombiana Sostenuta Dall'imperialismo USA


I membri della milizia bolivariana prendono parte a una parata militare per commemorare il 16° anniversario del ritorno del defunto presidente Hugo Chavez al potere dopo un fallito colpo di stato, nella National Heroes Avenue a Caracas il 13 aprile 2018.


CARACAS, Venezuela - Il capo dello stato venezuelano, Nicolás Maduro, ha dichiarato durante la il saluto presidenziale di fine anno alle forze armate Venezuelane, al quale, ha ordinato di intensificare la sorveglianza ai posti di frontiera con la Colombia.

"Ho dato ordini espliciti ... raddoppiare lo sforzo operativo con tutti i livelli di forza che abbiamo, per proteggere il confine con la Colombia, per combattere la violenza e il crimine che provengono da lì e per garantire tranquillità e pace", ha detto Maduro.

Inoltre, ha affermato che il paese colombiano non è in grado di difendere i propri confini e ha ringraziato le forze venezuelane incaricate di proteggere i limiti del paese per gli sforzi compiuti quotidianamente.

"Un riconoscimento della Guardia Nazionale Bolivariana in questo enorme confine con la Colombia di oltre 2.200 chilometri, ogni giorno di fronte a gruppi irregolari, gruppi paramilitari, criminalità, traffico di droga e tutti i mali che vengono dalla Colombia a causa di un'oligarchia che ha portato al  fallimento lo stato in Colombia e non è in grado di proteggere i suoi confini ", ha commentato.

Durante il discorso annuale, Maduro ha denunciato che le "forze imperialiste" stanno lavorando con le nazioni di confine del Venezuela con lo scopo di destabilizzare il paese e rovesciare il presidente.

Di fronte a tali minacce, il leader venezuelano ha chiesto al popolo e alle Forze armate di restare in allerta prima dell'inizio del nuovo periodo di governo (2019-2025) il 10 gennaio.

Maduro ha detto all'inizio di questo mese i suoi avversari, guidati da Washington, hanno cercato di assassinarlo e imporre una dittatura nel paese. Il presidente venezuelano ha indicato le sanzioni da parte degli Stati Uniti come fonte della recessione quinquennale dell'economia locale.

Aveva anche affermato che la milizia bolivariana ha già 1,6 milioni di membri e che la sua missione principale è "difendere" il territorio nazionale da quella che è stata descritta come possibile aggressione esterna contro il paese, in particolare dal Brasile, dalla Colombia o dagli Stati Uniti.


PREGHIERE DEL GIORNO



DEVOZIONI DEL GIORNO


 Mese di Dicembre dedicato all' IMMACOLATA e SANTO NATALE

  SANTO ROSARIO  da recitare on-line 


  VANGELI 




LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -

  




 PRIMA LETTURA 

1Gv 2,3-11
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato.
Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.


 SALMO 

Sal 95
Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Il Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.


 VANGELO 

Lc 2,22-35
Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

venerdì 28 dicembre 2018

A DOMANI AMICI DEGLI ANGELI

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BUONANOTTE A TUTTI

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BUONANOTTE BIMBI

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Nel SILENZIO COLPEVOLE di troppi, ecco il SOPRUSO!

Sebirblu, 7 dicembre 2018


Ecco un articolo scritto da qualcuno che è ben consapevole della realtà attuale e non ha certo peli sulla lingua per accusare la nuova governance bergogliana e il suo establishment di ingiustizia e sopruso, specialmente nei confronti di chi mostra di voler rimanere nella tradizione e "OSA" far sentire la propria voce per denunciare l'INGANNO APOCALITTICO che stiamo vivendo.


Nel video, il nuovo Giovanni Battista, che se non è ancora stato decapitato per annunciare la VERITÀ, è pronto per esserlo, dal momento che ha perso TUTTO per Nostro Signore, ma non ancora la VITA... e questo per indicare la VIA.


Delitti contro la religione e l'unità della Chiesa


La Massoneria questa volta ha fatto un errore gravissimo, ha voluto far scomunicare un Sacerdote protetto da Dio, che se pur sembra umanamente solo, non lo è!!!


Don Alessandro Maria Minutella (1973)


Tutti i cristiani, quelli veri, sono con don Minutella, pienamente. E per quanto piccolo possa essere il vero gregge di Cristo, vale sempre di più che un esercito di Satana. Per ogni cristiano che viene martirizzato su questa terra, ne nascono altri 5 e questo il diavolo lo sa.


Il Codice di Diritto Canonico, al canone 1364, afferma: L'apostata, lo scismatico e l'eretico incorrono nella scomunica latæ sententiæ, fermo restando il disposto del canone 194, §1, n. 2, ovvero per chi si è separato pubblicamente dalla fede cattolica o dalla comunione della Chiesa.


È ovvio che vale per tutti, Papa compreso!!! Naturalmente per Chiesa (l'insieme del Corpo Mistico; ndr) si intende la Sposa di Cristo, quella voluta da Lui e che conferma i Comandamenti di Dio, dove la Legge non muta nel tempo, né tanto meno cambia di significato o interpretazione.


Con l'accusa di essere scismatico ed eretico, l'arcivescovo Lorefice ha notificato ben 2 scomuniche a don Alessandro Maria Minutella. Accuse adoperate impropriamente al riguardo di questo notevole Sacerdote che ha fatto della sua vita una missione salvifica per tutta la Sposa di Cristo.


Le sue omelie e le sue catechesi non negano nulla di ciò che la nostra religione ci propone a credere, né il suo comportamento induce a pensare che la sua vocazione sia cambiata. Don Alessandro fa un distinguo tra la verità di Cristo e il fumo che Satana vuole far intendere come modernismo.



Con il termine "apostata" si definisce colui che volontariamente si allontana dalla cristianità o abbandona il proprio stato ecclesiastico.


Mentre con il termine "eretico" si identifica una persona che, dopo aver ricevuto il battesimo, conservando il nome di cristiano, nega pertinacemente qualcuna delle verità che si devono credere per fede divina e cattolica, o dubita di esse.


Né l'una, né l'altra (scomunica; ndr) può essere usata per tacciare don Alessandro,che intende solo difendere più di 2000 anni di Cristianità.


Oggi le scomuniche sono dette latæ sententiæ se scaturiscono da un comportamento delittuoso in quanto tale, e non è necessario che vengano esplicitamente irrogate da un ente ecclesiastico: colui che compie un atto contro la dottrina cristiana cattolica apostolica romana, si trova ad esserne estromesso automaticamente.


Dunque, un tale provvedimento cade a pennello per tantissimi sacerdoti, presuli, monsignori, arcivescovi, cardinali e per lo stesso Bergoglio, ma non sicuramente per don Alessandro che è condannato per aver scoperchiato gli altarini del demonio. (Che sta lavorando molto bene: ved. QUI e QUI; ndr).


L'unico Sacerdote che ha avuto il coraggio di dire dove sta la verità cristiana, l'unico che non ha accettato gli inganni satanici e massonici di una Chiesa moderna che possiamo tranquillamente definire apostata ed eretica, e per questo, scomunicata davanti a Dio.


Non solo, ma viene anche scomunicato in automatico, senza l'intervento della Santa Sede, chi incorre nell'aborto.


A tal riguardo la Chiesa bergogliana non ha mai preso posizione per incentivare l'abrogazione della legge sull'aborto o sull'eutanasia, come la particolare amicizia Bonino‒Bergoglio, che è ora di evidenziare, sottolineando che la Bonino stessa ha praticato centinaia di aborti su tante donne.


Come mai Bergoglio non l'ha ancora scomunicata, anzi le permette di tenere comizi in chiese consacrate?? (Cfr. QUI; ndr).



È inoltre scomunicato automaticamente chi partecipa a Logge massoniche, ma anche chi fa accordi condizionanti l'elezione del papa in conclave ‒ come stabilito dalla costituzione apostolica Universi Dominici Gregis ‒ incorre nell'immediata scomunica latæ sententiæ.


Perciò, sapendo che Bergoglio è stato messo sul soglio pontificio dalla mafia di San Gallo ‒ loggia dei cardinali massoni con sede in Svizzera, che fin da prima di Benedetto XVI voleva un papa dei loro al comando della Chiesa ‒ ved. QUI, sembra improbabile che Bergoglio stesso non conoscesse i retroscena della sua candidatura, considerato che per accettare l'offerta ha dovuto ritirarsi dalla Compagnia di Gesù perché ai gesuiti, per statuto, non è permesso di diventare papa.


Solo per svegliare tutti i tiepidi fedeli che credono incondizionatamente che lo Spirito Santo sia stato l'artefice dell'elezione del papa. (Cfr. QUI; ndr).


Teniamo ben presente che se così fosse sarebbe come ammettere che Dio stesso abbia sbagliato: o nel scegliere questo apostata per dirigere la Sua Chiesa, o nell'aver fatto governare da secoli, fino ad oggi, i papi precedenti.


Lo Spirito Santo illumina chi lo prega, ma l'uomo sceglie poi se ascoltarlo o farsi condizionare dal nemico infernale. Le trappole demoniache sono sottili, taglienti e mancano di verità: anche uno stolto qualsiasi dovrebbe rendersi conto che le eresie non sono di Don Minutella ma di Bergoglio che le ha dichiarate apertamente in tutto il suo mandato pontificio.




Numerosissime affermazioni che abbiamo già elencato più volte in altri articoli sono il frutto di un pontificato che sta lavorando per distruggere non per convertire:


"Gesù fa un po' lo scemo", "si è fatto diavolo"; "la via Crucis è il fallimento di Dio"(cfr. QUI, e QUI i vari video e i link; ndr), sono tra le eresie più eclatanti, ma tante altre sono le frasi che lentamente hanno portato i fedeli ad avere dubbi sulla Fede, tanto che le chiese si stanno svuotando, le vocazioni sparendo, per dare il posto a giovani che tentano di imparare un nuovo mestiere... quello del pastore. (Ved. QUI; ndr).


La Chiesa di Bergoglio è diventata eretica, addirittura scismatica con le sue voglie di modificare ciò che nemmeno Gesù ha stravolto, ma solo rafforzato quando, fattosi uomo, davanti agli Apostoli ha dichiarato: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; non sono venuto per abolire ma per portare a compimento."(Mt. 5,17). (Cfr. QUI cosa ha detto la Vergine ad un sacerdote; ndr).


Bergoglio il nuovo dio, che sospende chi non è con lui e scomunica chi gli è contro e lo ha smascherato (cfr. QUI e QUI; ndr).


Bergoglio despota ignorante (cfr. QUI e QUI; ndr), che manovra gli addetti ai lavoricome pedine, ricattandoli, ovvero i ministri obbligati a seguirlo, altrimenti, tolti dalle parrocchie, vengono relegati e scomunicati come Don Alessandro Maria Minutella, vero Sacerdote martire di Cristo che non si lascia intimidire da ostracismi umani.(Cfr. anche QUI e QUI; ndr).


Bergoglio che parla di sé quando accusa. Papa non lo è perché lui si è sempre dichiarato Vescovo di Roma; papa non lo è perché è stato votato dalla Massoneria.(Ved. QUI e QUI; ndr).


Eretico sicuramente, grazie alle sue affermazioni, scismatico pure perché vuole dividere la Chiesa di Cristo elevando sé stesso a nuovo dio, volontariamente apostataperché intende protestantizzarla attraverso le Messe Ecumeniche.


Delittuoso lo è più che mai perché sta uccidendo le anime di tutti i fedeli che lo seguono. Cosa volete ancora perché comprendiate che la Chiesa di Bergoglio con tutti i suoi seguaci è già scomunicata a tutti gli effetti da Dio stesso??? (E che lo Spirito Santo, dunque, non può albergare in essa? Cfr. QUI; ndr).


Eclissi della Fede (credit QUI)


Sacerdoti è giunto il momento di ritornare a Dio, difendetelo, chiedete le immediate dimissioni di questo usurpatore, anche se in realtà è già fuori dalla Chiesa cristiana. Notificategli la scomunica per tutto il protestantesimo di cui è portavoce. (Cfr. QUIe QUI; ndr).


Il codice del diritto canonico ve lo impone, non temete, chi è con Dio non deve avere paura. La paura è arma dei tiranni come Bergoglio, voi aggrappatevi a Cristo Re, ritornate a fare vero apostolato, ritornate a conoscere i vostri parrocchiani, benediteli, istruiteli e convertiteli secondo la vostra missione vocazionale.


La Chiesa è, e rimarrà di Cristo, gli edifici sono dell'uomo, voi prelati avete tutti aspettato troppo e i veri cristiani hanno bisogno di veri sacerdoti, invece ultimamentevoi siete diventati i falsi profeti che la Bibbia precisa per gli ultimi tempi.


Oppure credete anche voi, come quel padre Generale dei Gesuiti (A. Sosa, cfr. QUI e QUI; ndr), che ai tempi di Gesù non c'erano i registratori? Perché se così è, perché siete andati a fare i Sacerdoti se non credete per Fede a ciò che la religione propone?


Spunti per ribellarvi a questo teatrino diabolico che la massoneria ha costruito, ne avete tanti, non nascondetevi dietro all'ubbidienza, non c'è più tempo: o con Dio o contro Dio. A voi la scelta!


Post scriptum

Comunicazione dell'ultimo minuto con questo video che convoca il "Piccolo Resto"a Verona il mese prossimo.

Mi auguro che, nei limiti del possibile, chiunque comprenda il valore e il coraggio di Don Minutella, ma soprattutto vibri in cuor suo per la Verità autentica insegnataci da Nostro Signore Gesù Cristo, lo possa coadiuvare con la sua presenza fattiva, onde rincuorarlo nella grande battaglia che sta sostenendo contro le Potenze delle Tenebre.


Relazione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it

Mons. Bux: Si INDAGHI sulla RINUNCIA di Ratzinger!



Sebirblu, 20 dicembre 2018


Riporto alcuni passi, a mio avviso importanti (mentre consiglio i lettori di leggere l'esauriente testo intero QUI), di un'intervista che monsignor Nicola Bux ‒ teologo consultore della Congregazione per le cause dei santi (dopo esserlo stato in quella della dottrina della fede, del culto divino e dell'ufficio delle celebrazioni pontificie) ‒ ha concesso al vaticanista Aldo Maria Valli.


Ho ritenuto di doverla abbreviare affinché tutti coloro che non sono inclini ad interessarsi di vicende ecclesiali e forse attirati soltanto dai vergognosi scandali che purtroppo continuano ad infangare la gerarchia romana, possano rendersi conto che, seppur terribile, non è questo il problema centrale e più grave che la Chiesa vive oggi.


Essa infatti è in piena caduta libera, in quanto «coloro che vogliono "migliorare" la dottrina, falsificandola, non sono per nulla disciplinati, mentre altri, che restano chiaramente fedeli alla Parola di Cristo, sono accusati di essere "rigidi" e "farisei".»









La morsa intorno all'argentino "Vescovo di Roma" si fa sempre più stretta e in molti, soprattutto nel clero, si stanno accorgendo delle sue eresie e dei suoi modi a dir poco dittatoriali lontani dal vero insegnamento cristico. (Ved. QUI don Elia e QUI don Minutella).


Questo è il motivo per cui l'ex braccio destro per la dottrina della fede di Benedetto XVI, mons. Bux, ha esposto ad "alta voce" ciò che sta accadendo ora tra le mura leonine.


Bisogna dire, inoltre, che tale intervista è rimasta negletta per via del Sinodo dei Giovani organizzato a Roma, che ha distolto l'attenzione dalle critiche sempre più decise di prelati, vescovi e cardinali dissenzienti dal magistero eretico ed apostata (e a volte addirittura blasfemo) di Bergoglio.


Mons. Bux ha anche sottolineato la tendenza del "papa" a rimanere in silenzio di fronte alle accuse sempre più aspre, citando l'avvertimento di San Pio X nella sua enciclica "Pascendi Dominici Gregis": «Non confessare mai la propria eresia» è «il comportamento tipico dei modernisti, che possono così nascondersi in seno alla Chiesa».



Mons. Nicola Bux e il dott. Aldo Maria Valli

Ecco dunque le parti più salienti dell'incontro fra il dottor Valli e monsignor Bux:


Dr. Valli: Don Nicola, eresia e scisma, parole che sembravano sparite dal vocabolario dei cattolici, stanno tornando al centro di numerose analisi e osservazioni sulla situazione attuale della Chiesa... [...]


Mons. Bux: «Il fatto che il pontefice stesso, mediante il suo magistero, sia incorso in affermazioni eretiche è ormai al centro di un vasto dibattito, che di giorno in giorno si fa sempre più appassionato.» [...]


Dr. Valli: ...È realistico immaginare che dal papa possa arrivare una risposta e che si possa giungere ad una sua professione di fede per dissipare dubbi e ombre?


Mons. Bux: «L'unità autentica della Chiesa si fa nella verità. La Chiesa è stata posta dal Fondatore – Colui che ha detto: "Io sono la Verità"... Senza la verità non sussiste l'unità, e la carità sarebbe una finzione.


L'idea che la Chiesa sia una federazione di comunità ecclesiali, un po' come quelle protestanti, renderebbe difficile al papa fare una professione di fede cattolica. [...]


Non pochi vescovi e parroci pertanto si trovano in grande imbarazzo, a causa di una situazione pastorale instabile e confusa. Stando così le cose, mi sembra realistico pensare ad un "tavolo" all'interno della Chiesa, per capire che cosa sia cattolico e cosa non lo sia.» [...]


Dr. Valli: "E se il confronto non ci sarà?"


Mons. Bux: «Temo che si approfondirà l'apostasia e si allargherà lo scisma di fatto.Proprio il confronto razionale e caritatevole dentro la Chiesa renderebbe necessaria la professione di fede del papa, con abiura, di conseguenza, degli eventuali errori ed opinioni erronee dichiarate sino a quel momento per riaffermare la fede cattolica quale termine di paragone, regola di ogni cattolico.» [...]





Dr. Valli: "Molti si chiedono: se il papa si sente libero di cambiare un articolo del Catechismo secondo le mutate esigenze del popolo di Dio o la diversa sensibilità dell'uomo d'oggi, potrà farlo anche in altri punti, ancora più rilevanti?"


Mons. Bux: «È un interrogativo davvero inquietante e, del pari, una preoccupazione legittima quella di tenere indenne il "depositum fidei" dalle sensibilità contingenti della società di oggi o di domani.» [...]


Dr. Valli: "Ma perché secondo lei sarebbe auspicabile una professione di fede? E se Bergoglio, come tutto lascia pensare, non la farà, che cosa potrebbe succedere?"


Mons. Bux: «L'allontanamento e la deviazione dalla fede si chiama eresia, parola che viene dal greco "airesis" e vuol significare scelta e assolutizzazione di una verità, minimizzando o negando le altre che sono nel novero della dottrina cattolica (ricordo a questo proposito che il card. Von Balthasar scrisse un saggio intitolato "La verità è sinfonica").


Ovviamente, però, la deviazione deve essere manifesta e pubblica. E in caso di eresia palese, secondo san Roberto Bellarmino, il papa può essere giudicato. [...]


Il pontefice è chiamato dal Signore a diffondere la fede cattolica, ma per farlo deve dimostrarsi capace di difenderla... altrimenti la Chiesa cessa di essere colonna e fondamento della verità. Perciò, chi non difende la vera fede decade da ogni incaricoecclesiastico, patriarcale, eparchiale, eccetera.»






Dr. Valli: "Scusi don Nicola, sta dicendo che in caso di eresia, proprio come un cristiano eretico cessa di essere membro della Chiesa, anche il pontefice cessa di essere papa e capo del corpo ecclesiale, e perde ogni giurisdizione?


Mons. Bux: «Sì, l'eresia intacca la fede e la condizione di membro della Chiesa, che sono la radice e il fondamento della giurisdizione. Questo è il pensiero dei padri della Chiesa, in specie di Cipriano, che ebbe a che fare con Novaziano, antipapa durante il pontificato di papa Cornelio (cfr. Lib. 4, ep. 2). Ogni fedele, compreso il pontefice, con l'eresia si separa dall'unità della Chiesa...


Di fronte a questa eventualità, così grave per la fede, alcuni cardinali, o anche il clero romano o il sinodo di Roma, potrebbero ammonire il papa con la correzione fraterna, potrebbero "resistergli in faccia" come fece Paolo con Pietro ad Antiochia; potrebbero confutarlo e, se necessario, interpellarlo al fine di spingerlo a ravvedersi.


In caso di pertinacia del papa nell'errore, bisogna prendere le distanze da lui, in conformità con ciò che dice l'Apostolo (cfr. Tito 3,10-11). Inoltre la sua eresia e la sua contumacia andrebbero dichiarate pubblicamente, perché egli non provochi danno agli altri e tutti possano premunirsi. Nel momento in cui l'eresia fosse notoria e resa pubblica, il papa perderebbe ipso facto il pontificato...


Se il papa non si comporta da papa e capo della Chiesa, né la Chiesa è in lui né lui è nella Chiesa. Disobbedendo alla legge di Cristo, oppure ordinando ciò che è contrario al diritto naturale o divino, ciò che è stato sancito universalmente dai concili o dalla Sede apostolica, il papa si separa da Cristo, che è il capo principale della Chiesa e in rapporto al quale si costituisce l'unità ecclesiale...


Non nascondo, però, che quanto indicato, sebbene sia limpido e liscio nella teoria, nella pratica incontra molte difficoltà; inconvenienti anche di carattere canonistico.»





Dr. Valli: "Ammettiamo, comunque, che si possa arrivare a un tal punto. Quali le conseguenze per la fede e per la Chiesa?"


Mons. Bux: «Chi vuol essere papa non può rinnegare la verità cattolica, anzi, deve aderirvi in toto se vuole rivendicare l'autorità magisteriale.


Vale infatti ciò che Ratzinger scriveva anni fa, sottolineando che il pontefice non può "imporre una propria opinione", ma deve "richiamare proprio il fatto che la Chiesa non può fare ciò che vuole e che anch'egli, anzi proprio lui, non ha facoltà di farlo", perché "in materia di fede e di sacramenti, come circa i problemi fondamentali della morale", la Chiesa può solo "acconsentire alla volontà di Cristo". [...]


In breve, se il papa non custodisce la dottrina, non può esigere la disciplina; se poi perdesse la fede cattolica, decadrebbe dal soglio petrino.


"Il potere delle chiavi di Pietro non si estende fino al punto che il Sommo Pontefice possa dichiarare 'non peccato' quello che è peccato, oppure 'peccato' quello che non è peccato. Ciò sarebbe, infatti, chiamare male il bene, e bene il male, la qualcosa è, sempre è stata e sarà lontanissima da colui che è il Capo della Chiesa, colonna e fondamento della verità" (cfr. Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, lib. IV cap. VI, p. 214, e anche Lumen gentium, n. 25).


Di conseguenza il papa che, quale persona privata, si identificasse con l'eresia, non sarebbe più Sommo Pontefice o Vicario di Cristo sulla terra.» (Cfr. QUI e QUI; ndr).






Dr. Valli: "Lei stesso, però, ha detto che ci sono difficoltà pratiche non di poco conto…


Mons. Bux: «Per un papa, in effetti, vige una sorta di immunità da giurisdizione. Per cui, sebbene in teoria si affermi che i cardinali possono accertare la sua eresia, certamente nella pratica la cosa diventerebbe difficile, a causa del fondamentale principio "Prima sedes a nemine iudicatur", ripreso dal can. 1404 c.i.c. Nessuna chiesa, in quanto figlia, può giudicare la madre, cioè la Sede apostolica.


Ancor meno alcuna pecora del gregge può ergersi a giudicare il proprio pastore. Se guardiamo come è stato applicato questo principio nella storia della Chiesa, e del papato in particolare, notiamo che anche in caso di accusa di eresia, o addirittura vera e propria apostasia del papa, tutto si è concluso con un nulla di fatto. [...]


Dr. Valli: "Insomma, tante difficoltà pratiche..."


Mons. Bux: «Un ulteriore problema è, poi, nell'individuazione degli esatti contorni di un'eresia. Guardi, a differenza del passato, la teologia non è più affidabile, ma è diventata una sorta di arena nella quale converge tutto ed il suo contrario. Per cui, affermata una verità, vi sarà sempre qualcuno disposto a difendere l'esatto contrario.


Come vede, esistono diverse complicazioni pratiche, teologiche e giuridiche sulla questione del giudizio riguardante il papa eretico.


Forse, e lo dico proprio da un punto di vista pratico, sarebbe più agevole esaminare e studiare più accuratamente la questione relativa alla validità giuridica della rinuncia di papa Benedetto XVI, se cioè essa sia piena o parziale ‒ "a metà", come qualcuno ha detto ‒ (ossia Mons. Georg Gänswein, ved. QUI; ndr) o dubbia, giacché il concetto di una sorta di papato collegiale mi sembra decisamente contro il dettato evangelico.






La fulminante risposta del Cielo per il destino della Chiesa di Roma e del papato, proprio lo stesso giorno delle dimissioni di Benedetto XVI, avvenute l'11 febbraio 2013.

Gesù non disse, infatti, "tibi dabo claves..." (regni cælorum = Ti darò le chiavi del regno dei cieli ‒ Mt 16, 15-19; ndr). rivolgendosi a Pietro e ad Andrea, ma lo disse solo a Pietro!


Ecco perché dico che, forse, uno studio approfondito sulla rinuncia potrebbe essere più utile e proficuo, nonché aiutare a superare problemi che oggi ci sembrano insormontabili.


È stato scritto: "Giungerà anche un tempo delle prove più difficili per la Chiesa. Cardinali si opporranno a cardinali e vescovi a vescovi. Satana si metterà in mezzo a loro. Anche a Roma ci saranno grandi cambiamenti" (Saverio Gaeta, Fatima, tutta la verità, 2017, p. 129).


E questo grande cambiamento, con papa Bergoglio, lo possiamo vedere in maniera palpabile, stante la chiara intenzione di segnare una linea di discontinuità o rottura con i precedenti pontificati. Questa discontinuità – una rivoluzione – genera eresie, scismi e controversie di varia natura.» [...]


Dr. Valli: "Anche la liturgia ha risentito di tutto ciò, e lei lo ha scritto più volte nei suoi libri..."


Mons. Bux: «Esatto. Si celebra come se Dio non fosse presente... una animazione mondana.

Ma qui ci confortano le parole che sant'Atanasio di Alessandria rivolgeva ai cristiani che soffrivano sotto gli ariani (i quali non credevano nella divinità del Cristo, come spesso ribadito da don Minutella sul neo-arianesimo d'oggi; ved. QUI e il video che segue; ndr).


(Ecco, dunque, ciò che diceva Sant'Atanasio in piena eresia ariana):

"Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi. Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede? La vera fede, ovviamente. Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta, chi mantiene la sede o chi osserva la fede? (Cfr. QUI e QUI e QUI; ndr). È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo...


Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede,che la mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo.


Loro sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale. Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese.


Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa. Essi sostengono che la rappresentano, ma in realtà sono quelli che a loro volta sono espulsi da essa e vanno fuori strada" (Coll. Selecta SS. Eccl. Patrum. Caillu e Guillou, vol. 32, pp 411-412).


Dr. Valli: "In conclusione, possiamo dire che l'eresia non consiste solo nel diffondere dottrine false, ma anche nel tacere la verità sulla dottrina e sulla morale?"


Mons. Bux: «Certamente sì. Se a qualcuno desse fastidio il termine dottrina, usi il termine insegnamento, perché entrambi sono la traduzione del greco 'didachè'. Dove manca la dottrina, vi sono problemi morali, come stiamo vedendo!


Quando il papa e i vescovi fanno questo, utilizzano il loro ufficio per distruggerlo.Dice sant'Agostino: pascono se stessi, cercano i propri interessi, non già gli interessi di Gesù Cristo, proclamano la sua parola ma per diffondere le loro idee.


Il nome di Gesù Cristo, diceva il cardinale Biffi, è diventato una scusa per parlare d'altro: migrazioni, ecologia, eccetera. Così non siamo più unanimi nel parlare (1 Cor 1,10) e la Chiesa è divisa.»