IL PIANO DI USA-ISRAELE SULL’ITALIA FAVORITO DA SALVINI
Sono ancora in molti a chiedersi quale spiegazione ci sia alla recente presa di posizione di Matteo Salvini, nel corso della sua visita in Israele, nell’omaggiare in modo sperticato Bibi Netanyahu e lo Stato di Israele come “baluardo della democrazia”, nel corso di una sparata di retorica filo israeliana, dimenticando la caratteristica segregazionista e razzista dello Stato di Israele che si è macchiato dei peggiori crimini nei confronti della popolazione palestinese.
L’ipotesi più probabile è quella che Salvini sia stato “imbeccato” dai nuovi ideologi della “alt-right” americana, i vari Steve Bannon e soci che vogliono prendere la direzione di una sollevazione populista e sovranista dei paesi europei in chiave filo atlantica, anti russa e filo israeliana. Una svolta che vuole creare un forte collegamento fra i paesi europei e l’asse USA-Israele-Arabia Saudita in chiave anti Iran ed anti Russia.
Una direzione ben lontana dal creare una svolta sovrana nella gestione del sistema Italia ma piuttosto nello scontato asservimento agli interessi egemonici del potere americano con incremento di ostilità, sanzioni contro la Russia, in pieno collegamento con l’elite di potere sionista che conduce il gioco. Non a caso non si parla più di abolire le sanzioni alla Russia.
Sono ben lontani i tempi in cui il vituperato Craxi si opponeva agli USA a Sigonella, rivendicando la sovranità italiana, o quando i vari Aldo Moro e soci gestivano le mediazioni fra Israele e i paesi arabi sulla base degli interessi dell’Italia nel Mediterraneo e dei rapporti dell’ENI con i paesi arabi. E’ noto che quelle “modeste” manifestazioni di sovranità sono costate care ad entrambi, Aldo Moro e Bettino Craxi.
L’obiettivo dell’Alt-Right americana è quella di far diventare il Mediterraneo un lago Israel-Americano e l’Italia sempre di più la portaerei USA nel Mediterraneo, utilissima per lanciare le tante guerre americane verso il Medio Oriente e verso l’Africa.
Una prospettiva molto poco sovrana e molto più di “ultra colonia” dell’Impero.
Naturalmente Salvini si è pronunciato anche per il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele, mandando “in sollucchero” il premier sionista Netanyahu che mira esattamente a questo risultato, di portare i paesi europei a riconoscere Gerusalemme come capitale, quale fatto compiuto.
Come se non bastasse, l’ulteriore affermazione di Salvini contro gli Hezbollah, definiti dal leader leghista “terroristi”, senza considerare il ruolo svolto dal movimento libanese nella lotta al terrorismo dell’ISIS e di AL Qaeda, una lotta che, come ha poi sottolineato la Giorgia Meloni, ha permesso ai cristiani in Libano di celebrare il Natale e fare l’albero. La Meloni ha opportunamente ricordato a Salvini che, grazie a questa lotta di Hezbollah (e dell’Esercito siriano), sono state protette le comunità cristiane del Libano e della Siria dall’assalto degli jihadisti.
In ossequio ai dettami del patriarca sionista Netanyahu, secondo Salvini, evidentemente le centinaia di incursioni aeree sioniste, sopra il cielo del Sud del Libano, sono considerate un “atto legittimo e democratico”, mentre presunti tunnel degli Hezbollah, nel Nord della Palestina, sono considerati “atti di terrorismo islamico”.
Queste affermazioni di Salvini potrebbero sembrare, a prima vista, un prodotto dell’ignoranza geopolitica del leader leghista che, certamente, non brilla per conoscenza delle problematiche medio orientali ma, in realtà, non è questa la spiegazione, a nostro modesto avviso.
Salvini non è il ministro degli Esteri della Repubblica Italiana e non avrebbe titolo per visitare Israele e fare affermazioni che possono essere contraddittorie rispetto alla linea di politica estera seguita dall’Italia e oltre tutto non sono condivise dai suoi alleati di governo, i 5 Stelle.
Consideriamo che, a proposito del problema Israele/Palestina, l’altro leader del governo, Luigi Di Maio, in una sua dichiarazione aveva detto, “….se il M5S arriverà al Governo, riconosceremo lo Stato di Palestina”. Lo aveva dichiarato Luigi Di Maio in un incontro con i giornalisti italiani a Hebron in Cisgiordania. Questa dichiarazione era stata confermata anche da Manlio Di Stefano, capogruppo in Commissione Affari Esteri alla Camera, il quale aveva specificato che “un riconoscimento che ovviamente si deve basare sui confini del 1967 e che deve comportare anche il ritiro dal Golan. E’ quello che diremo agli israeliani”.
Affermazioni quindi del tutto in contrasto con quelle di Salvini che condivide la visione trumpiana per cui “Israele The First” al di sopra di tutto e di tutti, nello specifico dei diritti degli altri popoli della regione, anche annettendosi i territori occupati in spregio di qualsiasi risoluzione dell’ONU e calpestando il diritto internazionale.
In pratica le dichiarazioni di Salvini sono da interpretare nel contesto di una strategia di largo respiro di cui Salvini costituisce una tassello importante, quale leader di un movimento che si atteggia a sovranista ma che in realtà si sta dimostrando una pedina di Israele e della NATO a cui è legato mani e piedi. Il leader della Lega e forse futuro premier da qui a non molto tempo, è un fedelissimo dell’Alleanza Atlantica ma soprattutto di Israele a cui si ispira ideologicamente proprio per il modo di affrontare la “questione migratoria” ( che in Israele si legge come “pulizia etnica…”).
Non per nulla Salvini ha dimostrato simpatia per le scelte primatiste e imperialiste del presidente Donald Trump, così come ha salutato positivamente la vittoria del nuovo premier del Brasile, Jair Bolsonaro, un personaggio filo americano, liberista ed evangelico ultra sionista, che vuole riportare il Brasile nell’era delle privatizzazioni e della subordinazione alla dominazione USA in America Latina (altro che sovranismo).
La posizione di Salvini sulle questioni medio-orientali non fanno che confermare la natura squisitamente neo conservatrice, filoatlantica e filosionista della Lega, che rompe deliberatamente con la tradizionale politica di attenzione e di mediazione che, nonostante tutto, aveva contraddistinto la politica estera italiana nel bacino del Mediterraneo per molti decenni (nonostante l’Italia fosse membro della NATO).
Bannon con Salvini e un politico belga
Mischaël Modrikamen
L’ipotesi più probabile e quella che Salvini sia stato “imbeccato” dai nuovi ideologi della “alt-right” americana, i vari Steve Bannon e soci che vogliono prendere la direzione di una sollevazione populista e sovranista dei paesi europei in chiave filo atlantica, anti russa e filo israeliana. Una svolta che vuole creare un forte collegamento fra i paesi europei e l’asse USA-Israele-Arabia Saudita in chiave anti Iran ed anti Russia.
Una direzione ben lontana dal creare una svolta sovrana nella gestione del sistema Italia ma piuttosto nello scontato asservimento agli interessi egemonici del potere americano con incremento di ostilità, sanzioni contro la Russia, in pieno collegamento con l’elite di potere sionista che conduce il gioco. Non a caso non si parla più di abolire le sanzioni alla Russia.
Sono ben lontani i tempi in cui il vituperato Craxi si opponeva agli USA a Sigonella, rivendicando la sovranità italiana, o quando i vari Aldo Moro e soci gestivano le mediazioni fra Israele e i paesi arabi sulla base degli interessi dell’Italia nel Mediterraneo e dei rapporti dell’ENI con i paesi arabi. E’ noto che quelle “modeste” manifestazioni di sovranità sono costate care ad entrambi, Aldo Moro e Bettino Craxi.
L’obiettivo dell’Alt-Right americana è quella di far diventare il Mediterraneo un lago Israel-Americano e l’Italia sempre di più la portaerei USA nel Mediterraneo, utilissima per lanciare le tante guerre americane verso il Medio Oriente e verso l’Africa.
Una prospettiva molto poco sovrana e molto più di “ultra colonia” dell’Impero.
di Luciano Lago