lunedì 26 novembre 2018

La Bomba a Bin Salman. Un’altra buona idea neocon.




Lo ha rivelato il New York Times: 
https://www.nytimes.com/2018/11/22/world/middleeast/saudi-arabia-nuclear.htmlt  prima che l’impulsivo Bin Salman ordinasse l’omicidio del giornalista Kashoggi nel consolato turco, Rick Perry, il ministro dell’Energia  americano (dal ministero dell’energia dipendono le produzioni atomiche   anche non civili) ha intrattenuto intensi negoziati segreti con Riyad  a fine 2017; interrogato dal Congresso se,  almeno l’amministrazione Trump avesse insistito perché al regno oscurantista e wahabita fosse vietata la produzione interna di uranio (o regno ha giacimenti del minerale), Perry ha evitato la domanda.  In realtà Khalid Al Falil, il ministro dell’energia saudita, ha dichiarato che “ il regno ha i suoi depositi di uranio e desidera svilupparli piuttosto che affidarsi a un fornitore estero”, anche se costerebbe meno. “Non è naturale”, ha detto, “per noi portare l’uranio arricchito da un paese straniero”.  Questo lo disse a marzo, dopo una conferenza-stampa alla fine di  un altro colloqui con Perry, minacciando che se non  forniranno tecnologia e assistenza gli Stati Uniti, i  wahabiti “hanno altre opzioni”, ossia possono farsi assistere (secondo gente della Cia che lo ha riferito al New York Times)  “dai russi o dalla Corea”.  Così se e quando si scoprirà che il reuccio ha la Bomba in violazione dei trattati i non proliferazione,  sarà stato Putin.
Si sa del resto che l’Arabia Saudita ha sostanzialmente finanziato   la creazione dell’arsenale atomico del Pakistan (che non aveva i mezzi) e si ritiene che Riyad possa dunque reclamare, al bisogno, un uso in condominio di questa Bomba, magari con  lo spostamento degli specialisti militari pakistani sul territorio saudita. Il regno wahabita dispone anche dei vettori, missili a medio raggio equipaggiabili con testate nucleari, che ha comprato nel 1988 dalla Cina.
Da quel che si capisce, gli Usa starebbero  per rendere Ryad capace di gestire l’intero  processo, dal minerale all’arricchimento, in modo autonomo. Ciò supera di  molto la proposta che su sostenuta dal generale Michael T. Flynn,  nel breve periodo in cui è stato consigliere della sicurezza nazionale di Trump:  di fornire Ryad di reattori in collaborazione con Mosca (per reciproca garanzia), ma non della capacità di produrre in proprio il combustibile atomico.
Ciò è un bello e istruttivo contrasto con il trattamento che Trump ha fatto subire all’Iran: benché Teheran abbia accettato di non produrre proprio uranio arricchito per 15 anni, e  accettato di mandare all’estero il 95%  della sua produzione sotto garanzia di Russia ed UE, Trump ha stracciato unilateralmente il patto e applicato più severe sanzioni – ovviamente fra gli applausi della  nota lobby, che ha condotto una campagna sfrenata (anche in Europa,  dove si sono profusi i radicali)  contro l’Iran nucleare  e  i pericoli che faceva correre al mondo intero.
Invece adesso la Bomba in mano al reuccio criminosamente impulsivo, del paese che sta massacrando lo Yemen dopo aver finanziato la distruzione della Siria creando  Daesh in alleanza occulta con Usa e Occidente,  non rappresenta più un pericolo per nessuno.
Chiunque è in grado qui di sospettare un certo influsso del diritto talmudico nella famiglia del presidente Donald, grazie all’intima amicizia del genero Kushner (Habad Lubawitcher)  sia  con l’impulsivo Bin Salman  sia con noti ambienti israeliani assetati di distruggere l’Iran, non meno del regno saudita.

Trump: “Israele sarebbe nei guai senza Arabia Saudita”

Del resto non occorre sospettare nulla, perché Trump l’ha detto chiarissimo in una conferenza stampa del 23 novembre spiegando perché lui non crede alla  colpa del re wahabita nell’assassinio di Kashoggi: “Israele sarebbe nei guai senza Arabia Saudita…Volete che Israele vada via (sparisca)? Abbiamo un forte alleato nell’Arabia Saudita”.
“Trump si lascia incidentalmente scappare la verità: il regime saudita, fulcro mondiale dell’oscurantismo islamico, serve per la sopravvivenza di Israele ed è un buon affare per gli Usa, ecco perché non lo si può boicottare”, commenta l’amico Erriu.

Bil Kristol ha un’idea: destabilizzare  la Cina

La strategia per la quale Israele ha mobiltato l’America contro “il terrore globale”,  non conosce ripiegamenti o stanche.
”Gli USA addestrano 30.000 combattenti curdi per “contenere l’Iran” in Siria ( L’Antidiplomatico)

“Crimea, Russia: Mosca spara contro navi ucraine che hanno sconfinato”, minaccxiando il grande ponte di nuov costruzione che unisce la Crimea alla madrepatria per via d’acqua-.  Mentre  Kiev ha aumentato enormemente i suoi tiri d’artiglieria sulla repubblica del Donetsk
Poroshenko ha chiesto la legge marziale e lo stato di guerra. Sono in corso misterioose attività di disturbo (jamming) delle trasmissioni radio militari in Europa.
Sputnik News: “Scontro teso tra Russia e Ucraina mentre le navi da guerra si scontrano vicino allo stretto di Kerch. Porošenko è dato nei sondaggi all’8%  nelle prossime elezioni e ha chiaramente provocato un conflitto per cercare e rimanere   al potere con l’appoggio di USA e Gran Bretagna
La rinnovata vicinanza alla Casa Bianca fa sì che si  noti una  vispa ripresa di attività,  di fresche  idee e  elettrizzanti  progetti di  quei neocon (j) che hanno “previsto”, voluto e provocato l’11 Settembre per poter lanciare la superpotenza Usa nei seguenti 18 anni di “guerre contro il terrore”, ossia la destabilizzazione sistematica dei Paesi  attorno a Israele e di tutto il Mondo Islamico.  Per esempio Bill Kristol  ha appena lanciato un’idea: Il cambio di  regime in Cina non dovrebbe essere un  importante obbiettivo della politica  estera statunitense per il  prossimo paio di decenni?”. Un paio di decenni per il regime change in Cina, dopo due decenni di destabilizzazione di Irak, Siria, Libia Afghanistan in frenetica attesa della distruzione del regime in Iran, l’ormai unico rimasto nemico principale? Bill Kristol sa esattamente quello che dice. Celebre direttore del Weekly Standard, è stato, insieme a Robert Kagan (j) marito di Victoria Nuland (Nudelman  la destabilizzatrice dell’Ucraina) il fondatore del PNAC – Project  for a New American Century: quel  “pensatoio” stra-affollato di J (James Rubin, Elliot Abrams (j),  Robert Zoellick (j), Martin Indyk  dirigente dell’ American-Israel Public Affairs Committee (AIPAC)  che nell’anno 2000   pubblicò quel  piano chiamato “Rebuilding American Defense” (Ricostruire la Difesa Americana).  Era, rivolto al futuro presidente Usa che ancora non si sapeva chi sarebbe stato (fu Bush jr.) l’immenso progetto di riarmo e bellicismo americano  cui dobbiamo  la condizione in cui è il globo: “L’America”  vi si leggeva, “deve preservare ed estendere la sua posizione di leadership globale mantenendo la superiorità delle forze armate USA”. E’ il documento  in cui si auspicava “un evento catalizzatore, come una nuova Pearl Harbor”  per  convincere i cittadini ai sacrifici economici e  sociali  di questo nuovo riarmo.  Allora, avevano fretta di abbattere Saddam Hussein, che da modernizzatore stava  facendo dell’Irak una media potenza regionale, e aiutare i curdi a farsi uno stato, destabilizzante di Siria, Irak, Iran.
Adesso gli stessi ambienti vedono bene, in funzione anti-Iran, fornire la Bomba al  criminale folle saudita,  loro ormai aperto alleato.  L’atomica a Bin Salman: che cosa può andare storto?
E intanto, perché no, una sovversione della Cina per vent’anni. Non vi sembrino sogni impossibili: la “guerra al terrore” di Bush jr. sta durando da quasi altrettanto.  I neocon sono tornati  pieni di nuove idee per il genero Kushner.

CAMORRA IN TOSCANA: CONDANNATI AFFILIATI AL CLAN MALLARDO. SI OCCUPAVANO DI EDILIZIA IN VALDARNO


Un agente della DIA

Condannato a 14 anni di reclusione Antimo Liccardo, e a 4 anni Loredana De Felice, con l'accusa di associazione mafiosa, riciclaggio e intestazione fittizie di società. Persone legate al potente clan camorristico dei Mallardo. Liccardo (dipendente del Comune di Giugliano) si sarebbe occupato di fare affari in Valdarno per conto del clan. In particolare i 'soldi sporchi' derivanti dalle attività illecite del gruppo sarebbero stati investiti nella costruzione di fabbricati residenziali a Loro Ciuffenna, Montevarchi e Reggello.

L’inchiesta – condotta dai pm della Dda partenopea Ilaria Sasso del Verme e dal pm Cristina Ribera – si è avvalsa soprattutto di indagini patrimoniali e intercettazioni telefoniche e ambientali, mentre poco rilevante è stato il contributo offerto dai collaboratori di giustizia.

I Liccardo sono stati condannati a conclusione di un processo svolto con rito abbreviato. Gli altri imputati saranno sottoposti a rito ordinario.

La Russia È Pronta A Facilitare La Giusta Soluzione Tra Palestina E Israele




Proposta russa per una riunione dei leader di Palestina e di Israele a Mosca senza precondizioni resta valida. La dichiarazione è del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov.

"La Russia continuerà a contribuire agli sforzi, compresi quelli dell'Egitto, per raggiungere la riconciliazione palestinese tra Ramallah e Gaza, ovviamente sosteniamo la necessità di riprendere il dialogo diretto tra Palestina e Israele e la proposta che abbiamo fatto diversi anni fa all'incontro del i leader di Israele e Palestina in Russia senza condizioni preliminari rimangono sul posto ", ha detto Lavrov.
Ed ha aggiunto che "è impossibile garantire una stabilità sostenibile nella regione del Mediterraneo, compresa la Libia, Siria, Iraq e altri paesi che influenzano la situazione nel Mediterraneo, senza una soluzione equa al vecchio problema regionale palestinese".


Il ministro russo ha anche sottolineato che la soluzione al problema israelo-palestinese deve essere basata "sulle risoluzioni delle Nazioni Unite e sull'Iniziativa di pace araba".

Secondo Lavrov, i tentativi di rivedere il quadro giuridico internazionale dei regolamenti per sostituirlo con certe "regole" che non sono universalmente riconosciute non faranno che aggravare una situazione già difficile.

L'Arab Peace Initiative stabilisce, tra le altre condizioni per il raggiungimento della pace in Medio Oriente, il completoritiro degli israeliani da tutti i territori occupati dal 1967 e il riconoscimento da parte di Israele della sovranità dello stato palestinese con capitale a Gerusalemme Est.

Tuttavia, con gli evangelici di destra che stabiliscono un'influenza politica significativa a Washington, in particolare con Mike Pence in qualità di vicepresidente, non è previsto alcun progresso con questo problema. I cristiani evangelici, noti anche come cristiani sionisti, credono nelle profezie apocalittiche, in cui Israele , svolgerà un ruolo chiave per la sua realizzazione. È per questo motivo che appoggiano completamente lo stato di Israele, anche a spese delle centinaia di migliaia di cristiani che vivono sotto l'oppressione israeliana.

INSEDIATO A SUON DI CONTANTI FRA MONTEVARCHI E LATERINA – IL PAPA’ DELLA SOTTOSEGRETARIA AVEVA DUE CONTI CORRENTI COINTESTATI CON UN INDAGATO, E ANCHE TIZIANO RENZI VIENE SFIORATO DALL’INCHIESTA


1. LA CONNECTION SULL' ARNO TRA UOMINI DI CAMORRA E L' IMPRENDITORIA TOSCANA
Dario Del Porto e Gianluca Di Feo per ‘la Repubblica’

Gli affari sono affari. E quando si presentano degli oscuri imprenditori con un forte accento campano e con le valigette piene di biglietti da 500 euro, nessuno batte ciglio. Trovano soci e professionisti per realizzare i loro piani, investono e guadagnano. Se però questo accade lungo quel tratto dell' Arno che unisce Arezzo e Firenze, nei paesi che hanno segnato l' ascesa di Matteo Renzi, allora la questione può diventare quantomeno imbarazzante.

arresti in ValdarnoARRESTI IN VALDARNO
Così l' ultima istruttoria della procura di Napoli sul clan Mallardo, famiglia camorristica di Giugliano considerata una delle cosche più influenti d' Italia, va a intrecciare direttamente le attività di Pierluigi Boschi e arriva persino lambire l' ingegnere di un' azienda promossa da Tiziano Renzi. Nei loro confronti non c' è nulla di penalmente rilevante, mentre il gip ha ridimensionato il ruolo degli imprenditori toscani indagati per riciclaggio. Gli atti della procura, però, offrono un racconto impressionante di quanto sia facile per gli emissari delle mafie infiltrare il tessuto economico: di fronte ai quattrini, tutti aprono le porte. In silenzio.

BANCONOTE 500 EUROBANCONOTE 500 EURO
L' epicentro di questa inchiesta è Montevarchi, borgo da cartolina quasi a metà strada tra Arezzo e Firenze. Lì secondo i magistrati gli inviati dei boss mettono su una manciata di società e per 10 anni vi riversano i soldi raccolti con la droga e con il racket. Ovviamente si affidano a figure ben note nel paese, che sanno a chi rivolgersi per raggiungere i risultati. La prima creatura si chiama Valdarno Costruzioni.

Ha sede presso la società di un prestigioso architetto, che fa la spola tra Montevarchi e Laterina, di cui è stato candidato sindaco in rivalità con la lista di Maria Elena Boschi. La Valdarno è la prima creatura dei Mallardo. Tutte le pratiche e i progetti vengono curati dal principale studio cittadino, lo stesso che disegna i piani urbanistici dei comuni e che realizza sul territorio opere per Gucci e Prada.

clan mallardoCLAN MALLARDO
Non sorprende quindi leggere che il primo rogito viene siglato dal notaio che redige i verbali delle assemblee di Banca Etruria. Che la sede viene ospitata dalla ditta del segretario del Rotary. O che il commercialista di riferimento lavora per numerose istituzioni fiorentine. Relazioni che permettono in fretta di costruire e vendere i primi 14 appartamenti con oltre due milioni di incasso. Non stupiscono, dunque, neppure le parole del pentito Giuliano Pirozzi, quando racconta delle «ottime entrature presso le banche in Toscana » vantate da Antimo Liccardo, considerato l' uomo di fiducia dei Mallardo in Val d' Arno.
Francesco MallardoFRANCESCO MALLARDO

Sono due i referenti principali degli investitori venuti dal Sud, indagati per riciclaggio. C' è Mario Nocentini, ben introdotto nel giro della Coldiretti. È lui che nel 2002 trascina Pier Luigi Boschi, il papà di Maria Elena, insieme ad altri coltivatori della zona, tra cui il titolare di uno dei frantoi più famosi, nel piano per l' Orcio: un camping di livello che non verrà mai completato.

Tra l' aprile 2005 e l' agosto 2012, Nocentini entra con il 49 per cento nella Edil Europa 2 srl, società immobiliare controllata dalla Valdarno che realizza le palazzine ritenute in odor di camorra, ma i denari - scoprono gli inquirenti - non li mette lui: sono i risparmi di tre commercianti di Montevarchi, che preferivano non apparire. Per i pm, guidati dal procuratore Giovanni Melillo e dal suo vice Giuseppe Borrelli, sono comunque «capitali di provenienza opaca». Alla fine, il business vale oltre cinque milioni.

pierluigi boschiPIERLUIGI BOSCHI
Michele Quaranta invece ha una società che è riuscita a farsi approvare il progetto per tre asili, finanziati con i fondi renziani per l' edilizia scolastica. Tra il 2004 e il 2007, è socio al 30 per cento della filiale toscana dei Mallardo. E poi nel 2014 porta avanti le iniziative della Nikila Invest. Si tratta di una azienda fiorentina nel mirino di diverse procure: si occupa di outlet e residenze di prestigio. Ha relazioni societarie con la Party srl di Tiziano Renzi, che mentre il figlio era a Palazzo Chigi avrebbe partecipato personalmente agli incontri con i sindaci di Sanremo e Fasano per promuovere i cantieri di nuovi centri commerciali.

Uno dei tanti intrecci che capitano nelle piazze del Valdarno. Per Nocentini come per Quaranta, il gip ha bocciato la richiesta di sequestro. E adesso tutti sostengono che si trattava di pessimi affari, di averci perso. Già, ma perché nessuno ha mai protestato? Stando ai documenti ufficiali, sembrano vittime perché cedono quote agli emissari del clan senza farsi compensare in modo adeguato.

Gli inquirenti però hanno un altro sospetto e ipotizzano che i pagamenti ci siano stati, ma in nero. Citano la conversazione registrata nello studio di un avvocato legato al boss: «Sono stati tacitati in nero, i voti del concordato che abbiamo comprato a nero e tutto il resto appresso cioè c' è un mondo dietro questo, che lei non sa, non può sapere e non vuole sapere».


2. "IO RICICLATORE DELLE COSCHE? MA SE HO PERSO TUTTI I MIEI SOLDI"
TIZIANO RENZITIZIANO RENZI
Michele Bocci per ‘la Repubblica’

«Il riciclaggio? Ma io non sapevo nemmeno di essere indagato. L' ho scoperto dalla stampa». Mario Nocentini è chiuso nell' ufficetto del suo vivaio, a poche centinaia di metri dall' uscita Valdarno dell' A1. Fuma una sigaretta dopo l' altra e discute con la compagna. Voglia di parlare, zero. «Ma che ne so della camorra, l' unica cosa di cui sono certo è con quell' azienda ho perso tutto».

Nocentini è finito nell' indagine della procura di Napoli sulle infiltrazioni camorristiche in questo pezzo della Toscana scelto già da tempo dalla criminalità organizzata per ripulire denaro sporco e fare affari. È accusato di riciclaggio ma il gip ha bocciato la richiesta di sequestro dei beni perché «non ha materialmente concorso alle immissioni di capitali di provenienza delittuosa» nella società di costruzioni Edil Europa 2.

outlet sanremo1OUTLET SANREMO1
L' imprenditore è stato anche socio in una azienda diversa del padre della sottosegretaria alla presidenza del consiglio Maria Elena Boschi, Pierluigi, con il quale condivide due conti correnti. Quando Nocentini parla di soldi perduti, si riferisce ai 400mila euro (una casa e denaro ereditati dalla madre) che nel 2001 aveva messo nella Edil Europa 2.

Ad invitarlo a fare l' investimento era stato colui che poi sarebbe diventato l' amministratore della società e cioè Domenico Pirozzi, imprenditore originario di Giugliano piuttosto noto a Montevarchi e anche lui indagato. Il vivaista aveva il 49% della Edil Europa 2, l' altro 51% era in mano alla Valdarno costruzioni, dove appunto sarebbero entrati i soldi dei camorristi Mallardo.

Nei primi anni la società costruiva case. «Pagavano regolarmente, rispettando i contratti», dicono nello studio di architettura di Montevarchi, pieno di clienti privati e pubblici, che si è occupato dei progetti. Passati tre o quattro anni, Edil Europa 2 ha avuto improvvise perdite e nel 2011 Nocentini è uscito, senza più un euro. Ma lo stesso imprenditore aveva già buttato via denaro in un' altra società, L' Orcio, costituita alla fine degli anni Novanta con altri vivaisti e Pierluigi Boschi, al tempo dirigente di Coldiretti in Valdarno, per fare un campeggio di lusso sulla via Chiantigiana.

Anche qui, all' inizio le cose andavano bene (erano costruiti alcuni dei 24 bungalow) poi sono lievitate le spese e nessuno aveva i 2 milioni necessari ad andare avanti. Nocentini ha perso tutto e abbandonato la società ma gli sono rimasti due conti correnti, uno intestato a lui e Boschi, l' altro anche agli ex soci. Nessuno li chiude perché sono in rosso.

Giorgetto Soros aveva avvertito: Facebook e Google saranno distrutti

Il demone Soros aveva avvertito che Facebook e Google saranno distrutti perche' alimentano il populismo.




Tradotto diffondono informazioni che loro i potenti non vogliono che si sappiano.Lo strumento creato per schedare l'intera umanita' si e' rivoltato contro diventando una preziosa fonte di notizie alternative per milioni di utenti che stanno uscendo dal sonno profondo.Questi mostri hanno una fottuta paura del risveglio delle coscienze...


Facebook crolla a Wall Street dopo lo scandalo Cambridge Analytica. Il prezzo delle azioni del social network è precipitato del 6,8% alla chiusura di Wall Street, influenzato dalle rivelazioni sulla violazione di milioni di profili di elettori americani da parte della società Cambridge Analytica. Nel corso della seduta il titolo era sceso in picchiata fino a -7,5%, trascinando in basso il Nasdaq, l'indice dei principali titoli tecnologici. Il caso Cambridge Analytica Facebook sconta sul mercato il clamore sollevatosi intorno a Cambridge Analytica, la società britannica di analisi e consulenza che avrebbe ottenuto, in violazione delle regole stabilite dalla stessa piattaforma, i dati di 50 milioni di utenti. I contorni della vicenda hanno iniziato a definirsi nel fine settimana, con la pubblicazione di due inchieste da parte di Observer e New York Times, e lo stesso social network ha proceduto già sabato a sospendere i profili dell'azienda di analisi dati e di Strategic Communication Laboratories (Scl), il gruppo al quale fa capo. Ci si chiede però da quando il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, fosse a conoscenza dell'utilizzo di dati contrario alle regole e perché nessuno defli utenti di Facebook sia stato avvertito. Il Congresso Usa chiede chiarimenti A chiedere ulteriori chiarimenti, secondo quanto riportano i media americani, sono d'altra parte diversi membri del Congresso, da James Lankford dell'Oklahoma a Jeff Flake dell'Arizona. Un coro al quale si è unita anche la commissaria europea Vera Jourova, che via Twitter ha parlato di una vicenda "orripilante, se confermata", sottolineando che "non vogliamo questo nella Ue". Mentre la numero uno dell'autorità britannica per la protezione dei dati, la Information Commissioner Elizabeth Denham, ha emesso una nota per confermare che è in corso una indagine "complessa e di vasta portata". La "preoccupazione" di Downing Street Downing Street intanto esprime "preoccupazione" per la notizia sulla violazione dei dati personali di 50 milioni di utenti di Facebook filtrati alla società di consulenza britannica. La vicenda ha spinto il governo di Londra ad anticipare il progetto d'interventi normativi più stringenti per la tutela dei dati sulle piattaforme online e per "mettere fine al far west dei giganti del Web". Secondo il 'Daily Telegraph', un portavoce della May avrebbe riferito che la premier sarebbe favorevole ad una indagine ad hoc dell'Autorità di controllo del Regno sull'informazione in merito alle denunce della 'gola profonda' di Facebook che ha svelato il caso Cambridge Analytica. Ue: inaccettabile cattivo uso dati a fini politici "Da una prospettiva Ue, il cattivo uso per fini politici di dati personali appartenenti agli utenti di Facebook - se confermato - è inaccettabile". Così la commissaria Ue alla giustizia Vera Jourova, che è appena arrivata negli Usa dove incontrerà i responsabili della società con cui è già in contatto, ed i rappresentanti del governo Usa, in particolare i segretari Wilbur Ross e Jeff Sessions, con cui dovrà discutere dell'applicazione dell'accordo Ue-Usa sulla protezione della privacy e le nuove regole su internet e cloud. Facebook: "Informazioni ottenute in modo lecito" "L'affermazione per cui si è trattato di una violazione dei dati è completamente falsa", ha precisato ieri sul sito di Facebook il vice presidente, Paul Grewald, mettendo l'accento sul fatto che le informazioni erano state ottenute lecitamente da Aleksandr Kogan, professore alla Università di Cambridge, attraverso la app "thisisyourdigitallife", che circa 270 mila utenti avevano scaricato liberamente per ottenere predizioni sulla propria personalità, fornendo in cambio accesso ad alcuni dati personali e preferenze, oltre a informazioni più limitate relative agli amici che avevano mantenuto aperte le impostazioni di privacy. "Irregolare la cessione dei dati" Ad andare contro al regolamento, secondo la ricostruzione di Menlo Park, sarebbe stata la cessione nel 2015 di tali dati a una parte terza, Scl appunto, che in questi anni è balzata agli onori delle cronache per aver lavorato sul web alla campagna elettorale di Donald Trump e a quella referendaria in favore della Brexit. Una volta appreso quanto accaduto, sempre nel 2015, Facebook aveva rimosso la app e chiesto la distruzione dei dati, confermata dalla stessa Cambridge Analytica. "Diversi giorni fa, abbiamo ricevuto report che, al contrario di quanto riportato nelle certificazioni che ci erano state date, non tutti i dati sono stati distrutti", scrive ora Grewald, "ci stiamo muovendo aggressivamente per determinare l'accuratezza di queste affermazioni". Cambridge Analytica: rispettiamo i termini di servizio di Facebook "Cambridge Analytica rispetta pienamente i termini di servizio di Facebook ed è attualmente in contatto con Facebook in seguito alla recente comunicazione per cui ha sospeso l'azienda dalla piattaforma, in modo da risolvere la questione il più presto possibile", prova intanto a chiarire sul proprio sito la società britannica, spiegando di aver firmato nel 2014 un contratto per un progetto di ricerca su larga scala negli Stati Uniti con la società Global Science Research, che si era impegnata a ottenere dati solo in accordo con lo Uk Data Protection Act e ottenendo il consenso informato. "Quando successivamente divenne chiaro che i dati non erano stati ottenuti da Gsr in linea con i termini di servizio di Facebook, Cambridge Analytica ha cancellato tutti i dati che aveva ricevuto", si legge sul sito, nel quale la web agency sottolinea che nessun dato proveniente da Gsr è stato utilizzato "nell'ambito dei servizi forniti nell'ambito della campagna presidenziale di Donald Trump".

Ecco i nomi delle aziende italiane che mangiano sulle guerre


Vergognosa ipocrisia, profughi che scappano dalla guerra, associazioni umanitrarie che raccolgono fondi che adesso si sa dove finiscono… ma la verità è ancora una, In Italia il potere marcia sulla guerra 
più che in ogni altro paese. Prima di trutto sui profughi, c’è chi ha messo da parte milioni di euro, poi sulla guerra e sulle armi. La relazione annuale del governo sull’export militare italiano 2015 – appena trasmessa al Parlamento e anticipata da Nigrizia – mostra un aumento del 200% per le autorizzazioni all’esportazione di armamenti il cui valore complessivo è salito a 7,9 miliardi dai 2,6 del 2014, un dato senza precedenti. Boom verso Paesi in guerra, in violazione, attraverso vari escamotage, della legge 185/1990: il volume di vendite autorizzato verso l’Arabia Saudita è salito a 257 milioni dai 163 del 2014: +58%. Cresce il ruolo delle banche, Unicredit la più attiva

A conti fatti quindi, nell’ultimo anno è triplicata la vendita di armi italiane all’estero e sono aumentate le forniture verso Paesi in guerra: in particolare quelle verso l’Arabia Saudita, condannata dall’Onu per crimini di guerra nel conflitto in Yemen e per la quale il Parlamento europeo ha chiesto un embargo sulla vendita di armamenti, ma noi le leggi le rispettiamo solo se c’è da ridurre le quote latte o da cedere òle nostre spiagge alla Germania.


Cresce anche l’intermediazione finanziaria delle principale banche italiane,Intesa e Unicredit, e tra i piccoli istituti coinvolti compare ancora Banca Etruria e una banca libica.


Come si legge nella relazione, “i settori più rappresentativi dell’attività d’esportazione sono stati l’aeronautica, l’elicotteristica, l’elettronica per la difesa (avionica, radar, comunicazioni, apparati di guerra elettronica), lacantieristica navale ed i sistemi d’arma (missili, artiglierie), che hanno visto, nell’ordine: Alenia Aermacchi, Agusta Westland, GE AVIO, Selex ES, Elettronica, Oto Melara, Intermarine, Piaggio Aero Industries, MBDA Italia e Industrie Bitossi ai primi dieci posti per valore contrattuale delle operazioni autorizzate. La maggior parte di queste aziende sono di proprietà o in varia misura partecipate dal Gruppo Finmeccanica”.


Ma il dato politicamente più importante è il boom di vendite verso Paesi in guerra, in violazione, attraverso escamotage, della legge 185/1990 che vieta l’esportazione e il transito di armamenti verso Paesi in stato di conflitto e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Un sotterfugio che un ex ministro della Difesa di nomeSergio Mattarella denunciò anni fa come “un grave svuotamento delle disposizioni contenute nella legge 185”: il governo può aggirare il divieto di forniture militari a un paese in guerra se con esso ha stipulato un accordo intergovernativo nel campo della difesa e dell’import-export dei sistemi d’arma. Il caso più grave riguarda le forniture belliche alle forze aeree del regime Saudita, che da oltre un anno conducono bombardamenti indiscriminati su città, scuole e ospedali in Yemen che finora hanno provocato almeno 2mila morti civili, per un quarto bambini. Crimini di guerra ripetutamente condannati dal segretario generale dell’OnuBan Ki-moon, che a febbraio hanno spinto il Parlamento europeo ha chiedere un embargo sulla vendita di armi a Riyad.


Il valore dell’export di armi ‘made in Italy’ verso l’Arabia Saudita autorizzato nel 2015 è salito a 257 milioni dai 163 milioni del 2014. Un aumento del 58% attribuibile in gran parte alle tonnellate di bombe aeree prodotte nello stabilimento sardo di Domusnovasdella Rwm Italia S.p.a. e spedite via aerea e navale da Cagliari tra le proteste e le denunce – anche alla magistratura – di parlamentari e pacifisti. Consegne confermate dalla relazione: 600 bombe Paveway da 500 libbre (per 8,1 milioni di euro), 564 bombe Mk82 da 500 e 2000 libre (3,6 milioni), 50 bombe Blu109da 2000 libre (3,6 milioni) e cento chili di esplosivo da carica Pbxn-109 (50mila euro).


A questo si aggiunge il forte incremento del valore delle esportazioni italiane verso l’Arabia Saudita che rientrano tra i programmi intergovernativi di cooperazione militare, saliti nel 2015 a 212 milioni dai 172 milioni del 2014. Il principale programma riguarda i cacciabombardieri Eurofighter usati ogni giorno dalla Royal Saudi Air Force nei suoi raid in Yemen. La fornitura, iniziata anni fa, riguarda l’Italia non solo per la sua partnership industriale nel consorzio europeo (con Finmeccanica), ma anche perché questi aerei, assemblati negli stabilimenti inglesi della Bae System, vengono consegnati facendo scalo all’aeroporto bolognese di Caselle. Nonostante la legge 185/90 vieti anche iltransito di armi destinate a Paesi in guerra.


Anche le forniture belliche italiane verso gli altri paesi che partecipano alla guerra in Yemen a fianco dei sauditi sono proseguite o aumentate: gli Emirati si confermano il principale cliente mediorientale (con 304 milioni come l’anno prima), mentre c’è stato un forte incremento di vendite al Bahrein (da 24 a 54 milioni) e soprattutto al Qatar (da 1,6 a 35 milioni). Il Kuwait, nel 2015 ancora tra i clienti minori, è destinato a scalare la classifica dopo la firma, poche settimane fa, di un contratto multimiliardario per la fornitura di 28 cacciabombardieri prodotti da Finmeccanica.


Ma è boom di export verso tutti i Paesi in guerra, a cominciare da un clamorosa new-entry: l’Iraq, finora mai comparso tra i clienti italiani, esordisce nel 2015 con vendite per 14 milioni (armi leggere e munizioni, quindi Beretta). Impennata di vendite verso laTurchia (da 53 a 129 milioni) che bombarda i curdi fuori e dentro i suoi confini con gli elicotteri T129 costruiti su licenza Finmeccanica; verso la Russia (da 4 a 25 milioni) che continua a ricevere blindati Lince della Fiat-Iveco nonostante l’embargo post-Ucraina, verso il Pakistan (da 16 a 120 milioni) in perenne conflitto con talebani, indipendentisti baluci e con l’India(anch’essa con forniture belliche italiane in aumento da 57 a 85 nonostante la crisi dei marò e la guerra contro la ribellione contadina naxalita). Nota a margine: nel 2015 sono incrementate le vendite all’Egitto pre-caso Regeni (da 32 a 37 milioni), comprese le armi leggere e i lacrimogeni usati dalla polizia del Cairo nelle repressioni di piazza.


Ultimo dato importante che emerge dalla relazione è l’aumento del ruolo d’intermediazione finanziaria delle banche italiane nel business delle forniture belliche. Se la parte del leone rimane alle banche straniere (Deutsche Bank eCrédit Agricole sopra tutte) si fanno strada sia Unicredit (passata dal 9 al 12% delle operazioni) che Intesa Sanpaolo(dal 2 al 7,4%) che Unicredit (dal 9 al 12%). Seguono con percentuali minori Bnl, Ubi (Banco di Brescia, Popolare Commercio e Industria, Regionale Europea) e una sfilza di “popolari” in ordine discendente (Emilia Romagna, Carispezia, Banco Popolare, Valsabbina, Sondrio, Carige, Etruria, Parma e Piacenza, Credito Cooperativo Cernusco S.N. e Versilia e Lunigiana, Spoleto, Friuladria, Bpm) e perfino Poste Italiane.


Nonostante pochi milioni di euro di operazioni, comunque in aumento rispetto all’anno precedente, merita una menzione particolare Banca Ubae: istituto controllato dalla Libyan Foreign Bank (banca offshore specializzata in esportazioni di petrolio dalla Libia) e nel cui azionariato figurano Unicredit, Intesa Sanpaolo, Montepaschi ed Eni.




Soros sposta la sua università e mette nel mirino l’Italia sovranista


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Che correlazione c’è fra i recenti attacchi alla manovra economica italiana del giovane cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il suo incontro a Vienna con il controverso finanziere George Soros e suo figlio Alexander? Ufficialmente il meeting è servito per discutere nei dettagli il trasferimento della Central European University da Budapest alla capitale austriaca, a causa delle tensioni con il presidente ungherese Viktor Orbàn, che ritene intollerabile la propaganda che Soros e la sua Open Society Foundations fanno per promuovere l’ideologia globalista.

Con il cancelliere austriaco, però, che è anche presidente del Partito Popolare austriaco, i Soroshanno sicuramente discusso anche di altro: di Europa, Brexit, immigrazione, integrazione dei Balcani. A confermalo lo stesso  Alexander Soros su twitter: “Grazie al cancelliere austriaco @sebastiankurz per aver ricevuto mio padre e me a Vienna. Abbiamo discusso il futuro del @ceuhungary in Austria e una serie di altre questioni, inclusa l’integrazione dei Balcani occidentali”. Secondo il Kurier, il primo a dare la notizia dell’incontro di Vienna, il cancelliere e il finanziere si sarebbero trovati d’accordo sulla Brexit ma non – e questa era chiaro – sulla gestione del fenomeno migratorio.

L’Italia sovranista contro il finanziere

E in tutto questo cosa c’entra l’Italia? Nessuno potrà mai sapere se si tratta solo di dietrologia o il nostro Paese è stato effettivamente uno degli argomenti affrontati a Vienna. Certo è che il cancelliere austriaco, che anche è il presidente di turno del Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo, ha affrontato temi di interesse nazionale ed europeo con un privato cittadino , per quanto influente, che ha dichiarato “guerra” sin dal primo giorno al governo giallo-verde. “Sono molto preoccupato della vicinanza del nuovo governo alla Russia – aveva dichiarato il finanziere al festival dell’Economia di Trento la scorsa estate. 
“Quelli del nuovo governo hanno detto che sono a favore della cancellazione delle sanzioni contro la Russia. Putin cerca di dominare l’Europa, non vuole distruggerla ma sfruttarla perché ha la capacità produttiva, mentre l’economia russa sotto Putin può solo sfruttare le materie prime e le persone. È una forte minaccia e sono davvero preoccupato”.
Di recente, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha puntato il dito proprio contro il magnate: “Se volessi pensare male – ha detto Salvini al convegno dell’Ugl – direi che dietro lo spread di questi giorni c’è una manovra di speculatori alla Soros che puntano al fallimento di un Paese per comprare le aziende sane rimaste, a prezzi di saldo. A nome del governo dico che non torneremo indietro. Chi vuole speculare sull’economia italiana sappia che perde tempo”. 

Le ong finanziate dall’Open Society in Italia

Sta di fatto che, come spiega Italia Oggi, negli ultimi anni l’attività del finanziere nel nostro Paese attraverso l’Open Society Foundations è aumentata notevolmente: ogni anno, il budget della Fondazione Soros a livello mondiale è di un miliardo di dollari, di cui il 10% viene speso in Europa. In Italia arriva il 2,5% del budget europeo, per un totale di 2,1 milioni di dollari nel 2017. Soldi erogati a 28 Ong, impegnate soprattutto sul fronte anti-discriminazioni e pro-migranti (52% del totale).
Il sito dell’Open Society rivela i nomi delle ong finanziate dall’associazione filantropica del magnate: Diritto di sapere, che aiuta i cittadini a ottenere risposte dalle istituzioni governative; Ecomuseo Casilino e Duas Lauros a Roma, che gestiscono un parco ecologico; Refugee Welcome, che integra i migranti nelle famiglie italiane; Terra!Onlus, che promuove la trasparenza della filiera agroalimentare. La Fondazione di Soros ha finanziato inoltre diversi avvocati impegnati nella difesa dei diritti umani, più alcune fondazioni filantropiche: Fondazione Nando Peretti, Fondazione Italiana Charlemagne, Fondazione con il Sud, Compagnia di San Paolo di Torino e Officine Gomitoli a Napoli.

Il think-tank fondato dall’Open Society Foundations 

Sarà probabilmente un caso, ma il cancelliere austriaco Sebastian Kurz fa parte anche dell’European Council on Foreign Relations, il think tank “pan-europeo” fondato nel 2007 proprio grazie a un contributo dell’Open Society Foundations di George Soros. Attualmente presieduta da Carl Bildt, Emma Bonino e Mabel van Oranje, il think tank comprende i ministri degli esteri, ex primi ministri, membri dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo, i commissari Ue, ex segretari generali della Nato, intellettuali, giornalisti e dirigenti d’impresa. Oltre a Emma Bonino, che ricopre una posizione di vertice – guarda caso vicinissima a Soros – troviamo, tra gli italiani, anche Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Piero Fassino, Romano Prodi, Sandro Gozi e molti altri. Nel board, nessun membro del governo “giallo-verde” o rappresentanti dell’Italia “sovranista”
fonte:

Tifano per la Troika...


http://www.giuliosapelli.it/wp-content/uploads/2014/01/foto_giulio_home2016.png

L'ITALIA E' UN PAESE CHE SI REMA CONTRO. MA E' NORMALE? 

SIAMO L’UNICO PAESE DOVE LA CLASSE DOMINANTE TIFA PERCHÉ L’ITALIA VADA IN DEFAULT” – GIULIO SAPELLI SCATENATO: “VOGLIONO CHE IL PAESE VENGA COMMISSARIATO PERCHÉ SONO TUTTI ETERODIRETTI. QUI CI SONO TANTI PICCOLI PETAIN, PERSONE PRONTE A GARANTIRE QUESTA OPERAZIONE DI APPROPRIARSI DI ASSET IMPORTANTI DEL NOSTRO PAESE. LA SITUAZIONE E’ DIVERSA DA QUELLA CHE DESCRIVONO I CORIFEI COME PADOAN CHE TIFANO PER LA TROIKA…

Il Prof. Giulio Sapelli, economista, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.



Sulla situazione dopo la bocciatura della manovra italiana da parte dell’UE. “C’è una via di mezzo tra apocalittici e integrati –ha affermato Sapelli-. La situazione è un po’ più usuale di quello che viene rappresentato in Italia dai corifei, a cominciare da Padoan, che tifano per la Troika. Se noi guardiamo la stampa internazionale, ad esempio El Paìs dell’altro ieri: c’era la foto della ministra dell’economia spagnola con Moscovici e all’interno c’era un titolo molto neutro che diceva: con l’UE si comincia a trattare sulla legge di bilancio che sforerà del 2,7% e c’era un articoletto in cui dicevano quali erano le posizioni di Moscovici.
Poi c’era un corsivo in alto in cui si diceva che la stessa cosa stava capitando in Italia. Poi c’era una bella spiegazione in cui si diceva che prima che l’UE avvii una procedura d’infrazione di tempo ne passa… Poi ci si chiedeva cosa farà Moscovici quando arriverà la legge fiscale francese, dato che Macron ha impiegato 21 miliardi per un’ultra-reddito di cittadinanza, come la metteranno questi?
Noi siamo l’unico Paese dove la classe dominante tifa perché l’Italia vada in default e venga commissariata, e lo fanno perché sono tutti eterodiretti. Qui ci sono tanti piccoli Petain, persone che sono pronte a garantire questa operazione di appropriarsi di asset importanti del nostro Paese.
In questi ultimi 20 anni col neoliberismo c’è stata un’ondata di intossicazione ideologica, oggi ai giovani si dice che per essere bravi devono fare gli imprenditori altrimenti non sei nessuno. Ma il mondo è andato avanti perché abbiamo avuto dei bravi operai, impiegati, centralinisti”.
Riguardo l'annuncio di Di Maio che punterà molto sulle dismissioni immobiliari. “Di Maio dovrebbe imparare a tacere, sempre –ha dichiarato Sapelli-. Con tutto il rispetto, questo giovanotto dovrebbe rendersi conto che, con le cariche importanti che ricopre, prima di fare dichiarazioni dovrebbe farsi consigliare da un consulente tecnico. Questa cosa della vendita del patrimonio immobiliare è un progetto di cui si parla da tempo, ma ci vogliono anni per realizzarlo. Di Maio deve leggersi Richelieu: bisogna negoziare, negoziare e sempre nella segretezza”.

Uno nuovo strumento dei terroristi: le radiazioni elettromagnetiche

Le radiazioni elettromagnetiche usate dai terroristi

Uno studio condotto da uno specialista dell'Università della California ha messo in evidenza come alcuni problemi fisici, registrati da dipendenti di ambasciate americane all'estero, possano essere ricondotti ad attacchi con radiazioni elettromagnetiche.

Recentemente i giornali hanno dato ampio spazio ad una misteriosa malattia, che sembra aver colpito personale diplomatico americano e canadese, operante nelle ambasciate di Cuba e della Cina.

Lo studio sviluppato da questo docente ha messo in evidenza come questa misteriosa malattia potrebbe essere ricondotta a radiazioni a microonde di tipo impulsivo.

All'inizio del 2016, il personale dell'ambasciata americana in Avana, nonché alcuni dipendenti dell'ambasciata canadese, hanno cominciato a manifestare alcuni sintomi, costituiti da strani suoni nelle orecchie, ed altri sintomi del tutto insoliti.


Anche se alcuni esperti hanno già detto che questi eventi potrebbero essere ricondotti ad "attacchi sonici”, altri esperti non hanno condiviso questa impostazione ed ecco il motivo per cui è stato avviato uno studio specifico su questi problemi acustici ed afferenti alla salute.


I diplomatici ed i componenti delle famiglie, colpiti da questi sintomi insoliti, sia in Cina, sia in Cuba, sono stati trasportati negli Stati Uniti e sono stati assoggettati ad analisi approfondite, che non hanno portato a conclusioni soddisfacenti, fino a che non è stato sviluppato uno studio specifico, a cura dell'Università della California.


I sintomi che si sono manifestati, oltre a questi effetti acustici, riguardano la mancanza di sonno, mal di testa e problemi cognitivi. In parallelo a questo studio, un altro studio è stato condotto nel 2012 in Giappone su sintomi presentati da persone colpite da radiazioni elettromagnetiche.


I sintomi, che comprendono anche irritabilità, ansietà, e suoni soliti nelle orecchie sono molto simili.


Gli studiosi hanno potuto mettere in evidenza come la presenza di radiazioni elettromagnetiche, a livello di microonde, può portare alla creazione di suoni nel condotto uditivo, sotto forma di ronzii ed altri suoni strani. Questi suoni derivano dal calore che viene creato all'interno dei tessuti del condotto uditivo.


A questo punto gli studiosi hanno passato in esame eventi di molti anni fa e hanno scoperto che gli stessi sintomi si erano manifestati quando i sovietici avevano irradiato con onde elettromagnetiche l'ambasciata americana a Mosca, ai tempi della guerra fredda.


Su 100 studi che hanno esaminato queste situazioni, ben il 93% ha messo in evidenza come l'irraggiamento con bassi livelli di onde elettromagnetiche può creare degli stress assai simili a quelli illustrati. Questi stress nascono quando vi è uno squilibrio tra la produzione di radicali liberi e le difese antiossidanti del corpo umano.


A questo punto si è creata una discrasia fra le affermazioni pubbliche dell'Istituto Nazionale del Cancro, che ritiene che onde radio a bassa e media frequenza, di tipo non ionizzanti, come quelle prodotte da microonde e radiofrequenze in genere, non creano danni all'organismo.


Altri studiosi invece hanno dimostrato che questa ipotesi potrebbe essere in un certo senso "pilotata " da industrie, che hanno tutto l'interesse ad affermare che le radiazioni elettromagnetiche non hanno alcun impatto sul corpo umano, se non in casi estremi.

Sta di fatto che, nella fattispecie, quando i componenti del corpo diplomatico, con le loro famiglie, sono stati allontanati da queste ambasciate, la situazione è ritornata rapidamente sotto controllo.

A questo punto, è bene che gli specialisti di sicurezza tengano presenti questi possibili scenari, a fronte di situazioni insolite o che non si riesce a ricondurre ad esperienze già note.