martedì 13 novembre 2018

Emanuela Orlandi mori’ in un festino pedofilo in Vaticano, lo rivela Padre Amorth












IL "RAPPRESENTANTE" DELLA AVON CHE AVVICINAVA LE RAGAZZE ERA FORSE UN UOMO DELLA GENDARMERIA VATICANA? PADRE AMORTH, VOCE AUTOREVOLE E PRESIDENTE DEGLI ESORCISTI, AVEVA ALCUNI TESTIMONI AFFIDABILI PER AFFERMARE CIO' CHE DICEVA, DUNQUE I RESTI DI EMANUELA E MIRELLA SONO DA RICERCARSI IN AMBIENTE VATICANO... 


La notizia è sconvolgente, ma è ancora più incredibile la fonte da cui proviene. Per Padre Gabriele Amorth, il più grande esorcista della Santa Sede stimato addirittura dal Papa, Emanuela morì tragicamente in un festino pedofilo consumato in ambienti vaticani. Secondo il religioso, infatti, la sfortunata ragazza rimase impigliata in un’orgia orribile che per lei finì tragicamente. Di questa pista si era parlato già in passato, ma le ipotesi che ha avanzato in questi giorni Padre Amorth, gettano nuova luce su quella sparizione. Padre Amorth tira in ballo alcuni testimoni affidabili e tra questi monsignor Simeone Duca, archivista della Santa Sede, che fece cenno a “festini” e indicò anche la presenza di un gendarme vaticano che si proponeva come “reclutatore di ragazze”. 

IL RUOLO DI DON VERGARI 
In un’intervista al quotidiano torinese La Stampa, Padre Amorth ha aggiunto anche di più: «Ho motivo di credere – ha detto – che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e di occultamento del cadavere». Insomma, Emanuela fu drogata, coinvolta in un festino e poi morì o venne uccisa. Per evitare scandali fu dunque necessario far sparire il cadavere. E qui spunta la figura di Don Vergari, l’ex rettore di Sant’Apollinare che di recente è stato indagato proprio per il caso di Emanuela. Si è per esempio sospettato che sia stato lui a far sparire il corpo della ragazza, ma al momento non ci sono prove e non sono leciti nemmeno sospetti.


D’altronde, lo stesso Don Vergari smentisce tutto con sicurezza. Interviene però anche Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, che racconta dettagli della vita segreta di Sanf Apollinare. «Le amiche della scuola di musica di Emanuela – ha affermato – mi dissero che suor Dolores, la direttrice, non le faceva andare a messa o a cantare nel coro a Sanf Apollinare, ma preferiva che andassero in altre chiese, proprio perché aveva una brutta opinione di Don Vergari!». Forse queste parole non bastano per indicare nel sacerdote uno del gruppo che organizzava le orge. Ma certo gettano nuova luce sul mistero di Emanuela. E c’è di più, perché Padre Amorth riprende un vecchio collegamento con un altro caso da sempre legato a quello di Emanuela: parla infatti di Mirella Gregori, scomparsa nello stesso anno e forse per lo stesso motivo. E qui, il sacerdote spiega di non credere in alcun modo alla pista internazionale. Sembra ormai accertato, infatti, che le dichiarazioni dei Lupi Grigi che dissero di avere in mano Emanuela e Mirella erano solo un depistaggio inventato dalla Stasi, i servizi segreti della Germania Est, per deviare le indagini sull’attentato a Giovanni Paolo II. Fu così che il destino delle due innocenti ragazzine finì in un gioco di specchi internazionale che complicò le indagini e, anche se indirettamente, aiutò una banda di preti pedofili che cercava in tutti i modi di nascondere le prove delle efferatezze commesse. Ormai ci siamo, il fronte del silenzio sembra infranto e, forse assai presto, potremo dire che il caso di Emanuela è davvero vicino alla soluzione.



Altre fonti



Padre Amorth: "Orlandi, fu un delitto a sfondo sessuale"

Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel 1983 a Roma




IL CAPO DEGLI ESORCISTI: "ATTIRATA IN UNA TRAPPOLA" GIACOMO GALEAZZI

Città del Vaticano
«E' un delitto a sfondo sessuale», sostiene il capo mondiale degli esorcisti, padre Gabriele Amorth. L'anziano sacerdote, molto stimato da Benedetto XVI, rivela a La Stampa una pista interna per la scomparsa nel 1983 della cittadina vaticana davanti alla chiesa di Sant'Apollinare, da poco riferita riservatamente ai familiari della ragazza.

«Come dichiarato anche da monsignor Simeone Duca, archivista vaticano, venivano organizzati festini nei quali era coinvolto come "reclutatore di ragazze" anche un gendarme della Santa Sede. Ritengo che Emanuela sia finita vittima di quel giro - spiega padre Amorth - Non ho mai creduto alla pista internazionale, ho motivo di credere che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e occultamento del cadavere». E ancora: «Nel giro era coinvolto anche personale diplomatico di un'ambasciata straniera presso la Santa Sede».

Una testimonianza che padre Amorth ha reso pubblica ora nel suo libro «L'ultimo esorcista» e che presenta tratti in comune con la lettera anonima arrivata alla madre di Emanuela Orlandi nella quale si riferisce di una trappola nella quale fu attirata la quindicenne nella sacrestia di Sant'Apollinare.

Monsignor Pietro Vergari, parroco della basilica negli Anni 80, continua a protestare la sua estraneità ai fatti («Sono tranquillo, non ho nulla da nascondere»), ma è considerato dagli inquirenti un elemento centrale nella sparizione.

«Nell'ispezione nella cripta non hanno trovato nulla se non appunto il corpo di De Pedis - afferma don Vergari -. Tutte quelle ossa ritrovate non sono altro che ossa antichissime, risalenti a secoli fa quando anche i laici venivano sepolti nelle chiese. Ora dicono che faranno indagini approfondite ma non vedo proprio che cosa possano trovare».

Il prelato è finito nel registro degli indagati della procura di Roma, per concorso nel sequestro della ragazza, in concomitanza di una perquisizione presso il suo domicilio nel corso della quale è stato sequestrato un computer. Vergari, già sentito nel 2009 come testimone a proposito del seppellimento del capo della banda della Magliana, De Pedis nella cripta di Sant'Apollinare, sarà presto convocato in procura per essere interrogato, questa volta nella veste di indagato, dai pm Capaldo Maisto. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ricorda che suor Dolores, la direttrice della scuola di musica frequentata dalla sorella nel palazzo di Sant'Apollinare, raccomandava alle studentesse di stare alla larga dal rettore della basilica.

Nell'inchiesta sulla scomparsa della figlia di un commesso pontificio, un gendarme vaticano è stato sentito in procura come persona informata dei fatti, mentre su una decina di ossa ritrovate a Sant'Apollinare sarà effettuato il test del Dna per compararlo con quelli della Orlandi e di Mirella Gregori, l'altra ragazza scomparsa 29 anni fa a Roma.

I resti saranno analizzati a Milano dagli esperti del Labanof, il Laboratorio di antropologia e odontologia forense. Il coinvolgimento di don Vergari apre scenari inquietanti. Osserva Pietro Orlandi: «Emanuela scomparve alla sette di sera. Mai sarebbe salita su una macchina con un sconosciuto. Se l'avessero presa con la forza, a quell'ora in pieno centro qualcuno se ne sarebbe accorto. L'ipotesi della basilica ha un senso. Se a Emanuela qualcuno avesse detto di seguirlo a Sant'Apollinare non si sarebbe insospettita. Un luogo sacro non dovrebbe spaventare nessuno».

Dunque potrebbe essere caduta in un tranello teso da qualcuno che era in rapporti con l'allora rettore della basilica. «Che a Sant'Apollinare ci fossero giri strani e gravitasse un pezzo di malavita romana, non solo De Pedis con cui don Vergari era in confidenza, è purtroppo qualcosa di risaputo», precisa Pietro Orlandi: «Le amiche della scuola di musica di Emanuela mi dissero che suor Dolores, la direttrice, non le faceva andare a messa o cantare nel coro a Sant'Apollinare ma preferiva che andassero in altre chiese proprio perché diffidava, aveva una brutta opinione di monsignor Vergari».

Per il momento gli indagati restano cinque: don Vergari, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni, Sergio Virtù e Sabrina Minardi.

Siria, ecco le mosse di Putin per far uscire Trump dal conflitto

L'immagine di Putin e Assad in Siria (LaPresse)


Vladimir Putin starebbe lavorando per fornire a Donald Trump una via d’uscita dalla Siria. Lo scrive Al Monitor. In più di un’occasione, il presidente americano ha detto di voler ritirare le truppe presenti nel Paese mediorientale. Per ora, però, non c’è stata alcuna azione in questo senso. Anzi: il Pentagono si è duramente scontrato con il tycoon su questa ipotesi.

La guerra in Siria oggi appare chiara dal punto di vista militare, meno da quello diplomatico. Il nodo centrale è la presenza iraniana nel Paese e l’avanzata governativa a sud non fa che rendere questa problematica più evidente. Non a caso, la scorsa settimana, il ministro della Difesa di Tel Aviv Avigdor Lieberman è volato a Mosca per trovare un accordo (e qualche rassicurazione) con Putin. 


In questi mesi, complice anche l’uscita dal nucleare iraniano da parte degli Stati Uniti, la Russia ha riaperto i canali diplomatici con l’Occidente. Emmanuel Macron,a San Pietroburgo, ha ricordato che la Francia vuole arrivare a una soluzione del conflitto e non sembra che Parigi sia intenzionato a portare avanti un cambio di regime. Una posizione radicalmente cambiata rispetto al 2011, quando l’ambasciatore francese Eric Chevallier camminava per le strade di Hama assieme ai ribelli. La Francia si allinea alla politica russa in Siria? Certamente no. Eppure, come rileva Igor Delanoe, sempre su Al Monitor, “cercando di ricostruire dei ponti con la Russia sul futuro della Siria, Parigi vuol dimostrare di non essere allineato agli Stati Uniti su tutte le questioni mediorientali. In questo senso, la decisione di Trump di uscire dall’accordo con l’Iran dà alla Francia più spazi di manovra quando si parla di Siria. Distaccarsi dalla politica regionale di Washington rientra nella posizione indipendente della Francia”. Ma non solo. 

Due settimane fa, Angela Merkel ha incontrato a Sochi Vladimir Putin. Un incontro molto diverso da quelli passati e il primo in Russia della cancelliera dopo la crisi ucraina. I toni sono stati molto più distesi Berlino ha trovato in Mosca una sponda sul nucleare iraniano. È quindi quasi inevitabile che la Merkel sia più accondiscendente su ciò che sta avvenendo e avverrà in Siria. 


Ma c’è un altro attore fondamentale: la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. Un attore che già dialoga con Mosca e Teheran ad Astana e che sta cercando di ritagliarsi sempre di più una sfera di influenza in Siria. Idlib è, di fatto, un prolungamento di Ankara che è però difficile da gestire. Al Monitor lo descrive così: “Aumenta la pressione dell’esercito siriano e la regione diventa teatro di feroci scontri tra gruppi rivali. Idlib rimane un luogo turbolento, colpito dalle operazioni dei governativi, da scontri tra gruppi rivali e omicidi per i quali si incolpa lo Stato islamico. Più di 180mila persone, di cui 29mila combattenti, sono state evacuate dalla Ghouta orientale, dal Qalamoun orientale, e più recentemente da Yarmouk”. Di fatto Erdogan, con i suoi punti di osservazione che circondano l’area, controlla totalmente Idlib. E userà questa carta nelle prossime trattative. L’impegno di Ankara in questa guerra è stato tanto costante quanto politicamente ondivago.

La Turchia sta già trattando con gli Stati Uniti per controllare sempre di più la Siria, come dimostra l’allontanamento dei curdi dello Ypg da Manbij. Un accordo che, come ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, rappresenta un punto di svolta nei rapporti tra Washington e Ankara. È chiaro che gli Stati Uniti non sono intenzionati a portare avanti le istanze indipendentiste dei curdi. 

Pochi giorni fa, il Wall Street Journal ha fatto sapere che la Casa Bianca sta lavorando a un incontro tra Putin e Trump. Un incontro sul quale si sta lavorando da tempo, ma che non è facile da organizzare (anche perché sul presidente americano è ancora presente lo spauracchio del Russiagate). È però ovvio che in un summit simile uno dei temi centrali sarà quello siriano. Il leader russo dialoga con tutti, sapendo di dover tenere assieme le diverse necessità degli alleati. Mosca dialoga con Tel Aviv e, allo stesso tempo, deve tenere conto della presenza iraniana in Siria. 

Insomma, la guerra in Siria può rappresentare un vero e proprio pantano in cui ogni Stato che ha deciso di intervenire potrebbe non uscire più. Con la garanzia del ritorno dei Pasdaran e di Hezbollah in Iran e in Siria, Putin potrebbe fornire a Trump un’ottima opportunità per un’uscita di scena. Ma cosa chiederà in cambio?

A Parigi va in scena il nuovo ordine mondiale. E a guidarlo sono Trump e Putin

usa russia


Il nuovo ordine mondiale passa anche per alcuni gesti. Ammiccamenti, sorrisi e sguardi tesi.Come nell’incontro per il centenario della vittoria nella Grande Guerra, a Parigi. Lì, nella capitale francese, non è andato solo di scena un meeting per celebrare la fine di una tragedia. Parigi è diventata, per qualche ora, il crocevia della diplomazia mondiale, dove Emmanuel Macron, Angela Merkel, Vladimir Putin e Donald Trump, si sono incontrati tutti insieme dopo molto tempo.

Se la politica è fatta anche di immagini, quella che è scaturita dall’incontro francese è eloquente. Trump e Putin, al netto delle divergenze su alcuni punti chiave in cui gli interessi dei propri apparati collidono, si scrutano con aria quasi complice. Dall’altra parte, Macron e Merkel si sciolgono in un caloroso abbraccio, quasi a voler significare che la loro Europa, quella dell’asse franco-tedesco, è in pericolo. E che le loro leadership, sempre più deboli, sono fuse da un destino quasi indissolubile. Infine, l’incontro gelido fra il presidente francese e quello americano, con Trump che, atterrato a Parigi, non ha potuto altro definire “insulting” il pensiero di Macron sull’esercito europeo.

Siamo di fronte a un nuovo mondo, è inutile negarlo. Basta vedere la freddezza, quasi disinteresse, con cui Trump ha partecipato alle celebrazioni. Non c’è solo una questione personale. È un tema politico. Il mondo multilaterale, l’asse fra America ed Europa, l’aiuto al Vecchio Continente sono temi che stridono pesantemente con l’agenda di The Donald. Alla Casa Bianca, l’Europa non interessa, se non come singoli Paesi partner.

Meglio la Russia di Putin, con cui Trump condivide molti punti di vista che solo l’establishment Usa (profondamente russofobo) sta limitando. E questo lo si capisce anche da come il presidente degli Stati Uniti si rapporta a quelli che dovrebbero essere i suoi migliori alleati. Il mondo sta cambiando: e Washington non ha più interesse a svolgere il ruolo di garante dell’Europa.

In questo periodo di transizione politica in cui tutto appare in mutamento, Russia e Stati Uniti, antichi nemici, si scoprono nuovi alleati. Perché ci sono molti obiettivi comuni. E la strategia del Cremlino e della Casa Bianca non è molto diversa. E mentre gli Stati Uniti “arretrano”, riaffiorano gli antichi imperi desiderosi di colmare il vuoto che Washington, inevitabilmente, deve lasciare. E tutto ha un nuovo equilibrio.

Non è un equilibrio fatto di piattaforme internazionali, di accordi multilaterali, di quell’ordine internazionale liberale voluto dagli Stati Uniti e in cui le Nazioni Unite rappresentavano l’esempio più cristallino (e tutto sommato inutile). È l’equilibrio dinamico del mondo “sovranista”, come spiegato da La Stampa. Non un’internazionale, come spesso si tende superficialmente a dire, ma un mondo di interessi nazionali in cui le antiche e nuove potenze cercano un difficilissimo equilibrio fatto anche di una retorica diversa, a tratti violenta, ma molto spesso paradossalmente amichevole. Un gioco complesso e non privo di rischi in cui a pagarne le conseguenze sono quegli Stati che non si trovano a sedere al tavolo dei grandi. E che rientrano anzi nel campo da gioco della sfida fra potenze. 


Trump e Putin ne sono il simbolo forse più evidente. Ma non sono gli unici. Recep Tayyip Erdogan sogna una nuova Turchia sul modello ottomano. L’Iran è tornato a pensare in grande come potenza in grado di influenzare il Medio Oriente. E la Cina, a oriente, preme per tornare a essere l’impero di mezzo, slegandosi dall’enorme guscio di terra in cui si è rinchiusa per decenni. L’Europa, che non è mai esistita, è così destinata a barcamenarsi in un gioco complesso in cui i suoi antichi e nuovi impero sembrano destinati a soccombere. Altri Stati premono per rovesciare l’alleanza fra Parigi e Berlino. E i due leader europei, deboli in patria e indeboliti all’esterno, incapaci di frenare l’onda di protesta contro l’Unione europea a trazione franco-tedesca, non possono fare altro che guardarsi negli occhi, abbracciarsi. E capire che, probabilmente, il loro mondo sta finendo. Mentre Trump e Putin si guardano come due leader che il mondo vuole nemici, ma che in fondo hanno molti interessi in comune.

LITURGIA DEL GIORNO

LITURGIA DEL GIORNO
- Rito Romano -







 PRIMA LETTURA 

Tt 2,1-8.11-14
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito

Carissimo, insegna quello che è conforme alla sana dottrina.
Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, saggi, saldi nella fede, nella carità e nella pazienza. Anche le donne anziane abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, per formare le giovani all’amore del marito e dei figli, a essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non venga screditata.
Esorta ancora i più giovani a essere prudenti, offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi.
È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.


  SALMO  

Sal 36
La salvezza dei giusti viene dal Signore.

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Il Signore conosce i giorni degli uomini integri:
la loro eredità durerà per sempre.
Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.

Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa.
I giusti avranno in eredità la terra
e vi abiteranno per sempre. :
«Ecco l’opera del Signore!». 


 VANGELO 

Lc 17,7-10
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».




lunedì 12 novembre 2018

LA PISTA ESOTERICA DIETRO GLI OMICIDI DI EMANUELA ORLANDI E MIRELLA GREGORI E DI ALTRI CASI DI FEMMINICIDIO

Alcuni indizi sulla sparizione di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi che portano dritti alla Massoneria e all'Ordine esoterico della Rosa Rossa. I casi di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi sarebbero collegati e opera della stessa mano, secondo una telefonata anonima arrivata alla trasmissione Chi l'ha visto nel 2011. Le due ragazze vennero entrambe avvicinate da un uomo che si presentava come un "rappresentante" della Avon. 

 
Sequestro Orlandi, una lettera anonima rilancia la pista massonica. E riporta in primo piano il ruolo avuto dai servizi segreti italiani (nello specifico l’ex Sisde guidato dal prefetto Vincenzo Parisi) nei mesi successivi alla scomparsa di Emanuela, la figlia del messo pontificio svanita nel nulla a Roma, nei pressi del Senato, il 22 giugno 1983. La missiva, che era arrivata la settimana scorsa a una casa editrice, è stata sequestrata dai carabinieri di Villorba, in provincia di Treviso, su disposizione della procura trevigiana. I militari si sono presentati negli uffici di «EdizioniAnordest», che ha di recente pubblicato il libro-denuncia di Pietro Orlandi Mia sorella Emanuela, e hanno acquisito la lettera e la busta, inviata dalla Sicilia con timbro di Palermo.
Il testo, firmato dal sedicente Kate S. Boards, fa riferimento ai comunicati del gruppo «Phoenix» trovati in alcune chiese romane tra il settembre e l’ottobre del 1983. Erano messaggi ad alto contenuto intimidatorio, in uno dei quali si parlava di «soppressione» dell’ostaggio. Oggi il misterioso estensore della lettera «a una attenta lettura» di quei comunicati (riportati integralmente nel libro) deduce che molti termini usati all’epoca da “Phoenix” (l’espressione «irregolare obbedienza», come anche la locuzione “Order NY – Adc”) sono «chiaramente massonici». Prosegue l’anonimo informatore: «Se non si batte la pista massonico-esoterica, l’unica che non è mai stata seguita praticamente da nessuno, il caso Gregori-Orlandi (qui ci si riferisce anche al sequestro di Mirella Gregori, sempre nel 1983 a Roma, ndr) rimarrà per sempre senza soluzione». «Fatelo sapere a chi di dovere. Distinti saluti», conclude l’anonimo, che in altre parti della lettera elenca altre “coincidenze” dal sapore massonico, come il ritrovamento di 4 sassolini in una busta pervenuta alla famiglia Orlandi a settembre e il disegno di alcuni triangoli in un successivo messaggio di tal “Dragan”.

Un articolo interessante di Donatella Papi che ne conferma la pista esoterica della Rosa Rossa

Emanuela Orlandi è diventata sui media “la ragazza con la fascetta”. A trent’anni da quel 22 giugno 1983, quando all’uscita della lezione di musica la giovane cittadina vaticana non fece più ritorno a casa, è spuntata una definizione che non era stata usata prima. Perché, e cosa significa questa simbologia? Quale segreto si nasconde dietro a questo particolare? Ho seguito questa pista e ho scoperto molti particolari: si è sciolto un silenzio, sono spuntati un supertestimone, un indizio e un reperto. Che indicano una soluzione.
Ricorderete in quanto impresso nella memoria quel manifesto che lanciava l’appello a dare notizie di Emanuela. Un manifesto che fu affisso in tante parti di Roma e che fu stampato in numerose copie con tempestività. Anche se non è ancora chiaro chi lo stampò e chi diede le coordinate dei dettagli, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che guida da anni le ricerche e gli aspetti di comunicazione, ha fornito in proposito alcune delucidazioni che mi hanno portato a compiere un esperimento di comunicazione simbolica. E a registrare una svolta in questo intricatissimo caso. 
Orlandi ha detto che quella pubblicata era una delle foto più recenti e che la fascetta sulla fronte di Emanuela era in realtà rossa e gialla coi colori della sua squadra del cuore, la Roma.
Dopo aver studiato attentamente molto materiale fotografico e cartaceo, mi ha colpito  l’immagine in cui Emanuela appare coi capelli scuri, lisci sulle spalle, il viso sereno e lievemente sorridente, e soprattutto quella fascetta nera stretta sulla fronte e legata dietro la nuca. In quegli anni era di moda portare il “nastro all’indiana”, l’ho messo anche io e una mia cugina che aveva i colori e il genere di capelli di Emanuela lo portava spesso perché le conferiva un’aspetto alla pàge, come si diceva. 
La moda aveva due origini: veniva dai movimenti americani dei “figli dei fiori”, che imperversarono negli anni sessanta negli Stati Uniti col nome di “hippies”; e dagli indiani metropolitani, l’area creativa dei Movimenti del ’77, che in Italia rilanciò quel simbolo  nelle proteste studentesche. Ma Emanuela, all’epoca quindicenne, era troppo giovane per portarla come simbolo politico e non credo avesse frequentazioni di militanti, data anche l’educazione familiare ricevuta dal padre messo pontificio. Tuttavia si potranno avere ulteriori chiarimenti, anche perchè il particolare acquisisce ulteriori valenze in quanto pure la studentessa diciassettenne Katy Skerl, figlia di un regista americano che abitava a Montesacro e fu ritrovata strangolata il 22 gennaio dell'84, anche lei era solita portare un cordoncino sulla fronte come la ritrae la foto segnaletica. Un nesso tra i due casi?

Orlandi ha spiegato che la foto fu scelta per il manifesto perché era stata scattata pochi giorni prima della scomparsa, dunque era recentissima, ed era una immagine in cui Emanuela era felice e indossava quella “fascetta” perché l’aveva messa in occasione della partita della Roma a cui era andata con alcuni amici e in cui la “sua” Roma aveva vinto. In realtà mi ha spiegato il fratello della ragazza che la “fascetta” non era scura come sembra nella foto in bianco e nero. La “fascetta” era rossa e gialla,  perché aveva i colori della squadra di calcio ed Emanuela l’aveva comperata, o l’aveva avuta, e la portava come tifosa entusiasta come era.
Però nella foto segnaletica, sia pure a livello suggestivo, quella “fascetta” non appare come era probabilmente nella realtà, cioè colorata e casualmente messa tra i capelli. Tutto il manifesto ha un aspetto a mio parere inquietante, con quel bianco e nero marcato, quell’ immagine di Emanuela scura con la “fascetta” che attira l’attenzione dei passanti e dei curiosi perché è un simbolo di forte richiamo. Quindi chi ha scelto quella foto non ha sbagliato, e sia pure sia scelta in quanto recente e rasserenante ( “Emanuela torna a casa, ti vogliamo bene”), il dettaglio della “fascetta" è sicuramente elemento simbolico. Sarete d’accordo che se sui muri di una città vedete il volto con una “fascetta scura” di una ragazzina di cui si richiede la collaborazione a fornire notizie vi fermate a leggere. Ma quella fotografia secondo me fornisce anche un indizio nella comunicazione non verbale che si stabilisce tra chi lancia il messaggio e chi lo raccoglie.  


Vi sfido nella memoria: chi ricorda il manifesto di Emanuela non ricorda forse quel “volto con quel particolare significativo e indelebile? L’effetto che si voleva provocare è stato raggiunto, ma ci può essere anche un significato più profondo. Senza che ce ne rendessimo conto infatti quella “foto” è rimasta la stessa per tutti questi trenta anni, anzi è stata quasi l’unica foto e comunque la più pubblicata, anche isolata dal contesto del manifesto. In una ricerca nel tempo ne ho trovate difficilmente altre, così che l’immagine di Emanuela Orlandi più nota è stato il suo volto con quel particolare rilevante. E senza che ne avessimo razionale coscienza Emanuela è diventata “la ragazza con la fascetta nera”.

Ma per chi questo simbolo può essere stato un segnale?

Devo dirvi che gli occulti non usano parole, o quasi. I loro linguaggi sono messaggi che utilizzano codici, numeri e soprattutto simboli. E i simboli, a cui dedicherò uno sviluppo a parte, sono la forma più antica di espressione, presenti nelle civiltà più remote sino alla nostra e rivelano gli aspetti più profondi della realtà che altrimenti sfuggirebbero alla conoscenza.

I simboli raggiungono direttamente la nostra capacità di decodificazione e mostrano il lato oscuro o l’aspetto segreto o il senso misterioso di una immagine, che assume un senso non semantico ma visivo e dunque anche associativo.

Intendo dire che diversamente dalle parole, che esprimono il senso attribuito ai suoni in modo codificato e nelle varie derivazioni culturali, il simbolo indica il concetto che si vuole indicare. Di fatti nelle scienze cognitive e nella filosofia della mente il concetto è inteso come un’idea astratta rappresentata da un simbolo che stabilisce un linguaggio. La massoneria stessa usa massicciamente i simboli per la segretezza dei significati che si vogliono divulgare a livelli chiusi di soggetti e per stabilire modalità di adesione attraverso gli strumenti della interpretazione e della decodificazione.
Insisto su questi aspetti culturali per spiegare perché credo che “la fascetta” che portava Emanuela sia stata acquisita dal circolo iniziatico che l’ha individuata come “preda” un simbolo eloquente.

Cosa esprime la fascetta sul volto di Emanuela?

Sulla sparizione di questa ragazza, caso poi collegato alla sparizione di un’altra giovane avvenuta poco prima, Mirella Gregori, e ora si citano altri casi di giovanissime scomparse in quel periodo, sono circolate le più svariate ipotesi.

Le piste più indagate hanno riguardato la partecipazione di ambienti malavitosi e deviati nel sequestro, come la banda della Magliana, in relazione a un quadro di richieste e ricatti a sfondo anche di scandali sessuali indirizzati ad alti esponenti curiali che all’epoca si confrontavano sulle linee di politica internazionali e nell’ambito del contrasto al comunismo, nonché ultimatum relativi all’attentato a Papa Wojtyla e alla liberazione dell’attentatore Alì Agca in cambio della restituzione di Emanuela. Un traffico di turchi, lupi grigi, servizi di vari paesi sullo sfondo della guerra fredda, comprese piste più fantasiose legate a messaggi in codice di ordini religiosi contro la Santa Sede, come certi frati brasiliani contro la tortura assurti alla cronaca nell’ambito di missive mai verificate nell’autenticità giunte ad alcune trasmissioni  in cui si intrecciano rebus su rebus. 




Un quadro così vasto che va dalla sparizione di una ragazzina di quindici anni, che un pomeriggio di giugno va a scuola di musica col suo flauto traverso nelle vicinanze della basilica chiacchierata di Sant’Apollinare per le attività scabrose di alcuni religiosi e non torna più, e che arriva a una spy story in cui presunti testimoni, o informati dei fatti o semplici appassionati di indagini noir aggiungono elementi. E che si infittisce di giallo con i veri o falsi scoop sui ritrovamenti di oggetti presumibilmente appartenuti a Emanuela fatti arrivare alla famiglia e alle redazioni di alcune trasmissioni. Insomma una evidente e massiccia attività che ha spostato l’attenzione dai semplici ma significativi elementi a un quadro vasto e fitto di elementi. 

Ma torniamo alla “fascetta”, quel simbolo che ha a mio parere un preciso senso sia sulla sparizione sia sul movente e sia sul significato che nasconde.

Voi pensate che un delitto “essoterico” sia sempre uno scenario macabro di cripte, tombe, oscurità sacrificali dove adepti come fantasmi compiono riti come nei film horror? Se così fosse li avremmo scovati, avremmo prove, impronte e saremmo risaliti ai responsabili.

I delitti “essoterici” possono apparire come casi semplici di morti tanto più casuali quanto insospettabili, privi di scenari riconducibili a una fonte indiziaria, oppure delitti in cui vittima e carnefice sono circoscritti nell’ ambito delle appartenenze, cioè il maschio che violenta la vittima e la uccide in modo violento, il fidanzato che perde la testa, oppure i casi in cui non appare un movente ma la vittima è uccisa con ferocia e brutalità dal mostro di turno. Quanti casi abbiamo di questo genere.  Per non parlare delle sparizioni in cui è evidente che si accentua il rischio di un finale macabro.

Ma gli occulti non sono solo protagonisti alla Daw Brown che vestono abiti templari, praticano luoghi medioevali e citano antiche formule. Sono anche insospettabili. Le iniziazioni come quella che ho raccontato, di cui Izzo può essere considerato un testimone, sono le iniziazioni con cui si fanno “adepti” più o meno consapevoli selezionati tra chi ha conoscenze esoteriche ed è sensibile a questi saperi da impiegare come manovalanza o pseudo complici utili ai segretissimi piani da attuare. Non sono i protagonisti principali e non sempre i riti sono materiali.  Perché gli occulti di cui parlo io non ammettono nessun laico od estraneo ai loro ordini religiosi.

Lo so che può sembrare forte, ma sfido gli inquirenti a forzare il blocco dei sigilli dietro cui troppa chiesa ha celato turpi traffici e oscure attività. E lo affermo non solo perché ho ricavato da Izzo molti particolari dalla sua vita estrema negli ambienti segreti e criminali, ma perché ho conosciuto personalità con incarichi importantissimi nella Santa Sede che mi hanno fornito fondamentali chiavi di lettura.


L’occulto di cui parlo io è la Chiesa stessa, cioè la Chiesa nera in lotta con la Chiesa di tanti papi, santi, martiri e fedeli, che come è dimostrato in tanta simbologia perfino incisa su paramenti, oggetti, dipinti e tanto altro, coltiva la conoscenza di Satana e da secoli conduce studi scientifici e trascendenti sulla materia oscura. Come dire che come la fisica studia i buchi neri, il Vaticano pratica l’occulto. Esiste una componente vasta nelle gerarchie vaticane che conosce, coltiva e usa queste conoscenze come poteri. E tanti ordini noti nei nomi ma sconosciuti nelle attività esercitano questi saperi a fini non sempre sacri e buoni. Quando diciamo genericamente “poteri forti” intendiamo coloro che secondo noi influenzano la politica e i livelli decisionali, ma invece sono coloro che usano energie oscure e ne conoscono i logoritmi. Cioè, è una matematica oltre che esoteria! 

Volete una prova comune delle potenti facoltà invisibili della Chiesa ?

Quando si elegge il Papa non si dice che Esso è nominato in virtù della discesa dello Spirito Santo? Pensate che sia un modo di dire? Per la Chiesa lo Spirito Santo esiste e scende davvero a indicare il Pontefice. E questo avviene in base a “energie” che chi fa parte del collegio cardinalizio, dopo studi, esercitazioni e doti personali, ha acquisito ed esercita. O pensate che diventare cardinali sia una carriera potente come altre?  La Chiesa è un potere forte non solo per le sue influenza sulla dottrina, l’etica e il potere temporale, ma per la sua tipicità escatologica, trascendente ed esoterica-essoterica. E per questo Chiesa e Massoneria hanno camminato in parallelo, cioè l’una è stata spesso anche l’altra, perché nelle massonerie di cui hanno fatto parte anche insigni e geni sono coltivate queste informazioni. E per questo tanti spregiudicati cercano di farne parte: per impossessarsi dei segreti a fini di lucro!  Ma non è il potere di avere e controllare che costituisce il livello più alto, il potere dei poteri è praticare gli spazi oscuri della materia con il pensiero, con la mente, con la volontà fino a conquistare dimensioni occulte e tridimensionali: corpo, mente, energia.  Sono aspetti difficili da spiegare a cui mi dedicherò non per calpestare i misteri, ma per contribuire a rendere i misteri meno bui e pericolosi.


Questa premessa mi consente di dimostrare l’importanza di alcuni particolari del caso Orlandi relativi a queste conoscenze che sembrerebbero altrimenti osservazioni irrazionali.
Se gli ordini religiosi sono dediti allo studio e alla conoscenza della trascendenza non vuol dire che ne facciano solo e sempre un “sacro” utilizzo. La componente del celibato come requisito diverso da tutte le altre chiese e religioni ha richiamato nella chiesa di Roma non solo quanti hanno risposto alla vocazione, ma anche coloro che hanno inteso il rapporto con il corpo della donna e il sesso come conflittuale rispetto alla dedizione e alla sottomissione religiosa. Non voglio qui aprire un ragionamento sulle regole. Sostengo però che sono arrivati ai voti anche uomini con una concezione sessuale fondata sulla misogenia, sul peccato e sulla colpa, border line rispetto a omosessualità e perversioni, e da qui alla parafilia psicotica il passo è breve. Per farla breve, i sacrifici sono concepiti a livello segreto e misterioso come riti espiativi e di purificazione.  Per noi tutti sono soltanto crimini.
Per questo sostengo che la sparizione di Emanuela Orlandi, come di altre ragazze e altre forme rituali di massa, sia da indagare dentro questo scenario. E cioè dentro ordini "coperti" di cui non si sa quasi nulla perché usano codici, metafore, simboli e numeri. Che però compiono riti anche sacrificali. E nella scelta delle vittime, come la studiosa Gabriella Carlizzi e altri hanno intuito, procedono per  codici numerologici, che ho faticato a capire ma oramai credo di aver messo a punto un sistema logico e attendibile.


La chiave della scomparsa di Emanuela Orlandi secondo me non sta solo nel suo identikit di ragazzina, nel fatto che fosse cittadina vaticana, nelle frequentazioni o nei possibili agguati che le sono stati tesi o nei ricatti conseguenti. La spiegazione della scomparsa di Emanuela sta nella data di nascita. Emanuela Orlandi è nata il 14-1-1968.Questi numeri nella successione in cui sono originati significano che la persona è “essotericamente ignota”. Vuol dire che una persona che ha questo codice essoterico fatto di numeri pari e negativi in senso di luce trascendente, è invisibile. Ossia se coinvolta in procedure rituali sacrificali nessuno potrà mai sapere dove è, cosa fa e dove è nascosta.  Di fatti così è stato. E di questa ipotesi che io considero sconosciuta ma concreta esiste una fantascientifica versione letteraria. Nei "Custodi della biblioteca" Glenn Cooper, ex amministratore delegato di una industria di biotecnologie del Massachusettes che si è dato all'editoria, narra il mistero degli scrivani di Vectis che si sono suicidati dopo aver compilato la sterminata biblioteca che riporta il giorno di nascita e di morte di ogni uomo dal VIII secolo alla data fatidica del 9 febbraio 2027 quando avrà luogo il giudizio. 

Tuttavia non dobbiamo pensare che persone con caratteristiche numerologiche occulte siano coinvolte in macabri riti materialmente, perché come ho detto l’occulto rituale sacrificale di questi delitti non è una scenografia cinematografica, ma avviene quasi esclusivamente nella mente di chi ne fa pratica. Come si fanno le preghiere e le meditazioni così si fanno gli essoterismi rituali.

Le persone individuate per queste terribili funzioni sono ricercate, fatte sparire come fantasmi senza pedinamenti o agganci. Sono come volatilizzate. Ricordate il film “Picnic a hanging rock” di Peter Weir del ’75, in cui le alunne scompaiono senza lasciare traccia? Non è stato forse così per Emanuela e tante altre, o chi può dire tra tante voci di averla  vista con attendibilità di testimonianza?
Chi compie queste sparizioni sono evidentemente persone abilitate e addestrate ma ignari che non sanno quello che fanno e per chi lo fanno. E in alcuni casi le vittime sono indotte a portarsi spontaneamente in luoghi dove poi avviene la sparizione.

Cosa avviene dopo il rapimento essoterico?

Non accade come nei normali sequestri in cui c'è un'attesa e uno scambio di messaggi. Il rito deve avere luogo subito. Per cui non credo alla veridicità dei messaggi giunti dopo la sparizione che a mio parere appartengona a mitomani o a malinformati. La vittima rituale viene sottoposta ad assunzione di sostanze e veleni che hanno antichissime formule (ricordate il primo delitto essoterico che ho descritto in Giulietta e Romeo e le pozioni magiche?), quindi portate lentamente a un coma sempre più profondo per dare luogo al culto. Anche Izzo mi ha confermato che esistono in ambiti segreti conoscenze rarissime di particolari veleni: a che pro?  

   

Sono state riscontrate sul corpo di alcune vittime ferite da armi da taglio 
che però possano essere state compiute postume. Oppure il corpo viene fatto sparire immediatamente con modalità che lo rendono introvabile, raramente seppellito per la conservazione dei resti, ma ciò che conta è che l’energia della vittima possa essere invocata anche per anni. Da qui la “fascetta”. Il simbolo della “fascetta nera” in questo codice essoterico significa “segnata”, cioè la persona che ha determinate caratteristiche secondo questa numerologia assurda può essere impiegata sotto "copertura" e invisibilità per un tempo anche lungo nelle invocazioni e vari i simboli servono a comunicare agli adepti le informazioni. 

Insomma non tutti conoscono dove è la vittima, chi l’ha rapita, chi l'ha presa in consegna e dove è nascosta, ma chi conosce e pratica queste attività sa seguire le varie notizie diffuse o inserite o fatte inserire in modo occulto nella cronaca. Per questo penso che ci sia una zona scura tra chi ha eseguito il prelevamento e probabilmente ignora a quale fine, e chi ha poi eseguito il primo piano rituale in modo anche qui non del tutto consapevole, e chi poi di fatto può aver praticato un eventuale rito. Intendo dire che una persona può essere rapita da persone che sono informate di fini diversi, uccisa o resa incosciente per fini ancora diversi, e poi solo nella stretta cerchia degli occulti “usata” al fine rituale. Questo per garantire la massima segretezza nel tempo. E questo spiegherebbe anche la ridda di persone coinvolte con conoscenze presunte o approssimative, diverse, contrapposte e anche fuorvianti che continuano ignari o pseudo coscienti ad alimentare ipotesi allontanando di fatto le indagini dalla tremenda verità.

Come si può dire tutto questo in altre parole da quelle che ho usato se non che ricorrendo all’espressione “è in cielo”? Come parlare di queste vittime e di queste modalità dell’occulto?  

Dopo attente valutazioni ho chiesto che fossero pubblicate sui media altre foto di Emanuela, ho insistito che venisse abbandonata la pubblicazione dell’ immagine con la “fascetta nera” e che fossero diffuse immagini diverse dell’album di famiglia. Questo è avvenuto recentemente. Sono state fatti circolari primi piani, inquadrature di Emanuela che ride, coi capelli al vento, serena, sorridente. La foto segnaletica con l’inquietante simbolo per qualche giorno è del tutto scomparsa. Avevo pensato che sarebbe stato come entrare nel codice e dare un segnale nel segnale: che il vincolo era stato sciolto, la ragazza non era più “segnata” e il rito era terminato. E chi la immaginava in un harem, in manicomio o chissà in quale altro nascondiglio poteva smetterla di fantasticare.
Sta di fatto che in assoluta in coincidenza con la mia richiesta, dopo anni di stasi nelle indagini, alcuni si sono messi a parlare, c’è chi ha fornito particolari sul sequestro, un supertestimone molto accorato nel dare informazioni e favorire una soluzione ha dato indicazioni importanti, l’inchiesta è ripartita, alcuni sia pure con ancora troppa indifferenza cominciano a convincersi che quello che racconto sia una pista importante.

Ma la novità clamorosa è che in conseguenza delle altre foto "senza fascetta" e  stato fatto ritrovato dopo solo qualche giorno sotto una pianella della Via Crucis da Marco Fassoni Accetti, il fotografo cineasta collegato al caso e che conoscerebbe particolari del sequestro, 

un oggetto che probabilmente Emanuela aveva con sé il giorno della sparizione. Il flauto traverso. Anche se sono ancora in corso le analisi del dna sullo strumento, e ci sono altri simboli di cui parlaremo, sarà interessante seguire gli sviluppi. Perchè il flauto anche solo come simbolo può essere un segnale eloquente. Ave Emanuela. 


Una strana poesia sulla Rosa Rossa

Una strana poesia sulla Rosa Rossa gira in Internet, forse composta da qualcuno che la Rosa Rossa la conosce bene, e che non sia solo uno scherzo. Una poesia che si intitola l’ordine della Rosa Rossa e che dice:

13 morti romane e misteriose 
13 degli apostoli le accuse 
13 il numero di Fatima e del suo segreto 
13 i livelli della piramide, alla cui cima il veto 
la rosa rossa cospira per governare nel sangue.
Ecc…

Vero che, in realtà, le morti sono dodici, ma pure gli apostoli, a quanto ci è stato tramandato, erano dodici. E, a meno che la poesia non sia un falso come quello di Modigliani, magari un significato ce l’ha.

Fonti: