martedì 16 ottobre 2018

Un terzo delle sostanze chimiche in commercio è irregolare


laboratorio analisi
Un terzo delle sostanze chimiche in commercio in Europa è irregolare
Un terzo (32%) delle 1.814 sostanze chimiche prodotte in grandi quantità, commercializzate in Europa dal 2010, non sarebbe conforme alle norme Ue volte a tutelare il pubblico e l'ambiente da esposizioni nocive. Le industrie produttrici, infatti, non hanno fornito dati a norma di regolamento sull'impatto ambientale e sulla salute. È quanto denuncia l'Environmental European Bureau (Eeb) basandosi su uno studio triennale dell'Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (Bfr) e dell'Agenzia tedesca dell'ambiente (Uba).

Secondo lo studio soltanto nel 31% i dati forniti dall'industria sono conformi, mentre il resto ha bisogno di ulteriori indagini. “Le aziende - denuncia l'Eeb - stanno infrangendo le normative europee non comunicando all'Agenzia europea delle sostanze chimiche se tali sostanze sono cancerogene, neurotossiche e mutagene”.

In Europa l'immissione sul mercato di agenti chimici segue le disposizioni del regolamento in materia di registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (Reach). Entrato in vigore nel 2007, il Reach obbliga le industrie che fanno domanda per la commercializzazione delle sostanze a fornire dati sulla loro sicurezza. Secondo il principio 'No data, no market', i produttori e gli importatori sono tenuti a raccogliere informazioni sulle proprietà delle sostanze chimiche e a registrare le informazioni in una banca dati centrale presso l'Agenzia europea delle sostanze chimiche (Echa) a Helsinki.

Tale Agenzia gestisce i database necessari per il funzionamento del sistema, coordina la valutazione approfondita delle sostanze chimiche sospette e sta creando un database pubblico in cui consumatori e professionisti possono trovare informazioni sui rischi delle varie sostanze.

Bambini non vaccinati esclusi dalle materne: esposto alla Procura

TRA BAMBINI IN SALUTE E BAMBINI ISTRUITI, LE FAMIGLIE ITALIANE PRETENDONO CHE VENGANO GARANTITI ENTRAMBI I DIRITTI AI LORO FIGLI! O FORSE QUALCUNO TEME CHE SI VEDA TROPPO LA DIFFERENZA TRA BAMBINI CHE NON SI AMMALANO A FRONTE DI BIMBI VACCINATI CON UN SISTEMA IMMUNITARIO MENO EFFICIENTE?  

asilo bambini non vaccinati
Il Comitato Uniti per Oviedo ha presentato alla Procura della Repubblica del Tribunale per i minorenni di Trento un esposto contro le esclusioni dalle scuole materne trentine dei bambini “non conformi” alla legge sulla prevenzione vaccinale.

Nell'esposto sono state evidenziate le modalità con cui sono avvenute le esclusioni. In particolare si fa riferimento alla “mancanza dei provvedimenti nominativi di esclusione/non ammissione e ad alcuni casi di emarginazione, in cui i bambini sono stati tenuti in stanze separate”.

“Poiché attualmente non è provato che i minori non vaccinati per alcune o tutte le malattie previste siano pericolosi per gli altri o per la collettività, non è applicabile nessuna misura cautelare né alcuna sanzione. 


Inoltre, non sussiste alcuna previsione normativa che imponga l'allontanamento dei bambini non vaccinati dai compagni in stanze separate”, sottolinea il comitato secondo cui l'esclusione dalle scuole materne nei primi giorni dell'anno scolastico rappresenta “un atto gravissimo di emarginazione”.

Bimba di due anni muore a 24 ore da vaccino esavalente

vaccino
Ventiquattro ore dopo la somministrazione del vaccino esavalente è morta a Melfi, comune in provincia di Potenza, una bimba di due anni e mezzo. La procura della Repubblica di Potenza ha disposto l'autopsia per far luce sulle cause del decesso della piccola, affetta da una malattia rara, la sindrome di Dravet, con una malformazione cardiaca e problemi congeniti al sistema nervoso.



La necessità della immunizzazione sarebbe stata confermata dai medici proprio in virtù della malattia della bambina alla quale, dunque, lo scorso martedì è stato somministrato dall'Asl il vaccino e, come concordato, è stata trattenuta in osservazione in regime di ricovero. Quindici ore dopo la somministrazione è iniziata a salire la febbre e sono partite le convulsioni.



La bambina è stata così trasferita in terapia intensiva. Mercoledì mattina è intervenuto l’arresto cardiaco. Toccherà ora alla magistratura e ai consulenti ricostruire la vicenda.

Cambiamenti climatici e disturbi mentali, quale legame?

cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici possono favorire l'insorgenza di disturbi mentali? È quanto ha indagato un recente studio del MIT
Depressione, stati di ansia, insonnia, paure, malesseri psichici generalizzati. La crescita di una serie disturbi mentali risulta proporzionale all'aumento della temperatura terrestre. A legare cambiamenti climatici e disturbi mentali è un nuovo studio del Massachusetts Institute of technology (MIT), che ha seguito l'andamento psicologico e psichiatrico di oltre 2 milioni di cittadini statunitensi per 10 anni, confrontandolo con i dati meteorologici sulle oscillazioni del clima nelle aree in cui vivevano. Le informazioni provengono dal "Sistema di Sorveglianza Usa per la prevenzione dei fattori di rischio comportamentali", che è la più vasta banca dati al mondo in materia.


Gli studiosi hanno osservato come, a fronte del generale aumento di un grado Celsius, le patologie psicologiche di media entità sono salite del 2%. Le malattie rilevate includono: depressione, stati di ansia, insonnia, paure, malesseri psichici generalizzati. Non sono inclusi suicidi o ospedalizzazioni per depressioni gravi.


Pubblicato su "PNAS", il rapporto ha anche studiato gli effetti di precipitazioni intense nel corso di 30 giorni sull'umore, riscontrando che le piogge insieme ad un caldo più intenso del normale peggiorano gli stati depressivi e la salute mentale.


Il team guidato da Nick Obradovich ha inoltre analizzato l'effetto dell'uragano Katrina - legato anch'esso al cambiamento climatico - sulle persone che vivevano nell'area: tra queste i disturbi mentali sono saliti del 4%. 


Gli esiti dello studio sono stati confermati da Jonathan Patz, direttore del "Global Health Institute" dell'universita' dell' Wisconsin. Una ricerca condotta per 17 anni dallo stesso Patz ha rilevato un incremento dei suicidi e dei tentativi di farsi del male a fronte di fasi di caldo più intenso della norma.

Misterioso velivolo viene fotografato durante una trasmissione in diretta dalla Stazione Spaziale Internazionale

Una ricercatrice UFO anonima ha inviato alcune immagini molto interessanti di un misterioso velivolo allo YouTuber e cacciatore di anomalie MrMBB333. Le fotografie inviate dalla donna sembrano mostrare una capsula spaziale di qualche tipo che fluttua nel cielo.  Sotto questa capsula è visibile una catena montuosa di qualche tipo ma la posizione geografica esatta non è conosciuta, come anche il cognome della donna, che comunque dichiara che il suo nome è Charity.
Charity ha catturato questa foto della trasmissione in diretta della Stazione Spaziale Internazionale, ma all’inizio non si rendeva conto di ciò che sembra essere un’entità aliena in piedi in quella che sembra una porta di qualche tipo. Forse questa entità aliena era in una sorta di missione esplorativa, dice Charity. È davvero strano e non assomiglia a niente visto prima. 
I commenti non si sono fatti attendere: 
“Deve essere uno degli Anunnaki” – “Qualcosa di demoniaco in natura.” Alcuni ricercatori UFO si sono chiesti cosa potrebbe essere quell’oggetto misterioso che fluttua nell’atmosfera terrestre. Alcuni dicono che questo velivolo non è altro che una capsula spaziale terrestre di qualche tipo che ancora noi non conosciamo. Anche se sembra strano, dovremmo confermare la posizione, dal momento che potrebbe anche essere appunto una capsula spaziale terrestre che non aveva nulla a che fare con gli extraterrestri. Per ora non ci sono più informazioni, solo che l’immagine è stata catturata 1 anno fa. Cosa ne pensate?



SUL REDDITO DI CITTADINANZA E NUOVE UMILIANTI SCHIAVITU'

Con la manovra economica economica per il 2019 partirà anche il tanto criticato e vituperato "reddito di cittadinanza", che avrà il merito di risollevare dal disagio tante famiglie italiane e non solo, anche tanti "nuovi cittadini" italiani a patto che risiedano stabilmente in Italia da almeno dieci anni. Requisito che appartiene a migliaia di stranieri naturalizzati in Italia e, udite udite, anche ai Rom, i nomadi. Quelli che, per intenderci, sono diventati stanziali da ben più di dieci anni e che non dovrebbero neanche più essere chiamati "nomadi", perché hanno scoperto che in Italia si sta troppo bene. Adesso, con il reddito di "cittadinanza", ancora meglio. Gli stessi "nomadi" che non mandano nemmeno i figli a scuola, figuriamoci se si prenderanno la briga di "formarsi adeguatamente" per ottenere un lavoro onesto. Già, perché per fruire di questa provvidenza statale, bisognerà formarsi con alcuni corsi di aggiornamento professionale che, data la variegata e multiforme offerta presente in Italia (notare il sarcasmo), permetterà ai Comuni e alle aziende di avere un numero imbarazzante di laureati che, per scopare via le foglie dai fossi, o raccogliere patate o pulire le latrine dovranno "formarsi adeguatamente". Gli stessi lavori che gli immigrati "non vogliono più fare", perché a loro 40 euro al giorno sono più che sufficienti per le ricariche dei loro smartphone di ultima generazione. E così, i nostri bravi laureati italiani a spasso si troveranno gomito a gomito con gli immigrati SPRAR che magari, forti del loro gruzzoletto pagato dalle famiglie di quegli stessi laureati, staranno proprio lì "sul divano" a dare ordini ai nuovi schiavi italiani. Si è ribaltato il mondo amici miei! Sì, parlo proprio a voi che vedevate la prospettiva di questo reddito di cittadinanza come la risoluzione a tutti i vostri problemi, tranne a quello di non trascurabile importanza, come lo svilimento dei vostri diritti di lavoratori magari altamente qualificati, che dovranno condividere con gli immigrati spazi, "lavori socialmente utili" e umiliazioni. Per un Paese come l'Italia che manda i suoi giovani laureati all'estero o a servire panini in un chioschetto di strada, o a consegnare cibo in bicicletta con ogni tempo atmosferico, possiamo ritenerci più che fortunati non è vero? E mi raccomando la "formazione", fondamentale per una nuova generazione di schiavi, costretti a lavori usuranti e umilianti per non perdere quella grande opportunità chiamata reddito di cittadinanza. Ricordo al ministro Di Maio, che per riformare i centri per l'impiego in Italia ci vorrà ben altro che qualche viaggetto negli Stati Uniti, dove il sistema dell'istruzione e del collocamento al lavoro funzionano bene, perché le scuole e le università funzionano alla grande. In America, un laureato è considerato, giustamente, una persona con un'alta preparazione professionale e culturale che mai si sognerebbero di sprecare e umiliare in lavori socialmente utili, come facciamo in Italia. Quando il ministro Di Maio, che non si è nemmeno laureato, dice che per riavviare al lavoro tanti giovani e meno giovani bisogna formarli in modo adeguato, bisognerebbe capire a quale platea si rivolge. Perchè, se come per la sottoscritta, si rivolge ad una pletora di laureati con anni di studi e sacrifici alle spalle e niente futuro e carriera, allora il concetto suona sarcastico e a dir poco meschino. Non saremmo adeguatamente formati per ramazzare le strade? O per raccogliere carote? O per tutti quei lavoretti "socialmente utili", come li chiamano i politici che parlano bene (ma razzolano male), che in futuro spetteranno agli Italiani mentre gli immigrati diventeranno gli imprenditori di domani? O meglio, i nostri schiavisti di domani! Ebbene, caro ministro Di Maio, se questa è la sua idea di aiuto alle famiglie italiane, allora o deve rivedere qualcosa della sua riforma, o ha sbagliato a comunicarla, e dovrà "adeguatamente formarsi" in comunicazione istituzionale, visto che di studi universitari è a digiuno! Però, bisogna ammetterlo, pur senza quella preparazione appropriata, come ministro non se la sta cavando male, anche se potrebbe impegnarsi di più. 

CINZIA PALMACCI 

LE CHIACCHIERE STANNO A ZERO

suicidio terremoto
Non bastava il terremoto con i suoi danni, pure la cattiva gestione del governo precedente che avrebbe fatto sopportare alle popolazioni terremotate una vera e propria stangata fiscale che prevedeva la restituzione dell’Irpef al 100% in 24 mesi. Il governo uscente, infatti, non aveva provveduto a regolamentare la restituzione della tassa sospesa in occasione del sisma. Questo, per le zone terremotate, avrebbe significato versare quasi 400 euro a testa per ogni mese o in alternativa versare l’intera quota in un'unica soluzione, che in alcuni casi poteva arrivare anche a 15mila euro. Dunque, non proprio il massimo per territori dove i disagi sono tutt’altro che terminati. Come i villaggi SAE (le casette per intenderci) che non sono ancora terminati del tutto (nelle Marche mancano ancora il 25% di SAE), i posti di lavoro perduti sono sulle migliaia di unità, la tutela sanitaria e contrattuale dei lavoratori delle Sae appare una chimera, alcune tonnellate di macerie sono per strada, è stato fatto poco o nulla per dare la possibilità ai non residenti di rientrare ed alimentare quel flusso commerciale indispensabile alle imprese locali non soltanto per il rilancio, ma per il semplice sostentamento delle loro attività. A tutto questo, purtroppo, si deve aggiungere un'altra sciagura: i troppi suicidi. L’ultimo quello di un 56enne di Castelsantangelo sul Nera, in provincia di Macerata, ex titolare di tre bed&breakfast danneggiati dal terremoto del 2016, in attesa di realizzare le nuove strutture delocalizzate, che si è gettato dalla finestra dell'appartamento al terzo di un palazzo ad Alba Adriatica, in provincia di Teramo, dove viveva da sfollato con la moglie. A settembre però, l'attuale governo Conte ha votato il decreto "milleproroghe" per le zone colpite dal sisma, quindi la stangata è stata scongiurata. Manca ancora la nomina del nuovo Commissario per la Ricostruzione che si auspica in tempi brevi. Auspicio che, dopo due anni di inerzia, suona come l'ennesima presa in giro. Insomma, una situazione a dir poco drammatica. Sicuramente ben lontana dalla “rinascita civile e sociale” auspicata dal commissario straordinario per il terremoto Paola De Micheli all’inizio del suo mandato. Cara signora De Micheli, non è che ripetere una balla tante volte la trasformi in verità!
CINZIA PALMACCI

PER NON DIMENTICARE...

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 11,37-41.

In quel tempo, dopo che Gesù ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola.

Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo.
Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità.
Stolti! Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno?
Piuttosto date in elemosina quel che c'è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà mondo».


"Colui che ha fatto l'esterno non ha forse fatto anche l'interno? ... Ecco, tutto per voi sarà mondo"

Preghiera dell'anima infuocata d'amore: Signore, mio Dio amatissimo! Se il ricordo dei miei peccati t'impedisce di accordarmi la grazia che ti chiedo, compi la tua volontà, perché è ciò che preferisco. E tuttavia oso supplicarti: fa' che la tua bontà e misericordia risplendano nel perdono che mi accorderai. Se sono le mie opere che attendi per accordarmi l'oggetto della mia richiesta, dammele facendole tu stesso in me. Aggiungici le pene che vorrai ben accettare, e che esse arrivino... Chi potrà, mio Dio, liberarsi di modi e termini volgari, se non lo elevi tu stesso fino a te in purezza d'amore? Come salirà fino a te l'uomo generato, nutrito nelle bassezze, se non lo elevi tu, Signore, con quella stessa mano con cui lo hai formato? Non ritirerai, mio Dio, ciò che una volta mi hai dato, dandomi il tuo unico Figlio, Gesù Cristo, in cui mi hai dato tutto quanto posso desiderare. Voglio anche gioire, poiché non tarderai, se ti spero veramente. E tu, che aspetti, poiché fin da ora puoi amare Dio nel tuo cuore? I cieli mi appartengono e la terra mi appartiene. Mie sono le nazioni, miei i giusti, miei i peccatori. Appartengono a me gli angeli e la Madre di Dio. Tutto mi appartiene. Dio è mio ed è per me, poiché Cristo è mio e tutto per me (cfr 1 Co 3,22-23). Dopo ciò, cosa chiedi e cerchi, anima mia? Tutto ti appartiene e tutto è per te. Sii fiera e non fermarti alle briciole che cadono dalla tavola di tuo Padre. Esci, e glorificati della tua gloria. Rallegrati ed otterrai ciò che il tuo cuore desidera (Sal 37,4).

lunedì 15 ottobre 2018

Fuori dall'euro si può: ecco come

COME PIANO "B" NON C'E' MALE. LA SINISTRA PATRIOTTICA DIMOSTRA DI AVERE PARECCHI PUNTI IN COMUNE CON LA DESTRA SOVRANISTA E "POPULISTA". QUESTO DIMOSTRA CHE E' ARRIVATO IL MOMENTO DI RAGIONARE OLTRE GLI SCHEMI IDEOLOGICI, ED UNIRSI PER IL BENE DEL POPOLO L'UNICO, CHE PER NUMERO E FORZA, DETIENE IL VERO POTERE. 
Siccome il governo M5S-Lega sta respingendo al mittente le richieste ed i diktat di Bruxelles si intensifica la ingannevole campagna mediatica per terrorizzare i cittadini: inflazione e svalutazione fuori controllo, salari e pensioni in fumo, risparmi distrutti, mutui e bollette alle stelle. Occorre rispondere in modo deciso, poiché uscire dall’euro non è solo necessario, non è solo possibile, è conveniente. La Sinistra patriottica indica le mosse da fare per diventare un Paese sovrano e avviare una nuova politica economica.
1. Riconquista della sovranità monetaria e controllo pubblico della Banca d'Italia

Il primo atto da compiere consiste nel ripristino del controllo pubblico della Banca d'Italia. Essa dovrà mettere in circolazione la nuova lira, sostenere la politica economica del governo, fungere da acquirente di ultima istanza dei titoli del debito pubblico ad un tasso d'interesse sostenibile. In questo modo lo Stato non avrà più bisogno di finanziarsi sui mercati internazionali. La Banca d'Italia - a differenza della Bce che ha come unico scopo la stabilità dei prezzi - dovrà dunque essere uno strumento decisivo di una Nuova Politica Economica volta alla lotta alla disoccupazione ed alla povertà, alla tutela dei risparmi, finalizzata al bene comune e non agli interessi di pochi.

2. Gestione dei nuovi cambi e dell'inflazione


Su questi temi il terrorismo del blocco eurista imperversa sui media. Si tratta di paure assolutamente infondate. L'Italia ha bisogno di svalutare rispetto alla Germania, ma questo non deve far pensare ad una svalutazione catastrofica rispetto alle altre monete. In caso di rottura completa dell'Eurozona, diversi studi prevedono anzi una sostanziale stabilità della nuova lira verso l'insieme delle monete dei singoli paesi, con svalutazioni (peraltro neppure troppo elevate) verso Germania, Olanda ed Austria ed addirittura rivalutazioni verso Francia, Spagna e Belgio. Le esagerazioni sono dunque fuori luogo, pura materia di propaganda, mentre la svalutazione con la Germania - che proprio grazie alla sua moneta svalutata ha un pazzesco surplus commerciale vicino al 10% del Pil - è assolutamente necessaria, ma non solo per l'Italia.

L'alternativa a questa svalutazione monetaria non è l'assenza di svalutazioni, come vorrebbero farci credere, bensì la svalutazione interna già in atto da anni. E che cos'è la svalutazione interna? Essa consiste in una progressiva riduzione dei salari, delle pensioni, del welfare, dello stesso valore di beni materiali come le abitazioni. L'alternativa è dunque la semplice prosecuzione del disastroso scenario degli ultimi dieci anni per altri decenni ancora.

L'altra terroristica menzogna che ci viene propinata riguarda l'inflazione. I precedenti storici, sia in Italia (1992) che in altri paesi, smentiscono ogni scenario di inflazione alle stelle. E' tuttavia necessario difendere i redditi dei lavoratori attraverso alcune misure: l'applicazione universale dei contratti collettivi di lavoro, la reintroduzione di una nuova scala mobile a tutela di salari e pensioni, il ripristino del metodo di calcolo retributivo sulle pensioni.

3. Ridenominazione del debito

Anche su questo il terrorismo mediatico impazza, volendo far credere che l'uscita dall'euro comporterebbe un forte aumento del debito verso l'estero. In realtà il governo non dovrà far altro che applicare il principio della Lex Monetae, peraltro già previsto dal nostro Codice civile, ridenominando il valore di ogni debito (dunque anche di quelli verso l'estero) nelle nuove lire, in base ad un rapporto con l'euro di uno a uno. I debiti (mutui inclusi) si ripagheranno perciò in nuove lire, non in euro come si dice per spaventare la gente.

In questo modo, il valore dei debiti italiani (pubblici e privati) calerà anziché aumentare. Certo, i possessori esteri di titoli italiani faranno il diavolo a quattro per non subire perdite. Ma l'esperienza insegna che i grandi creditori internazionali (banche e fondi di investimento) preferiscono in questi casi limitare le perdite piuttosto che perdere tutto. Uno Stato sovrano, con un governo deciso a difendere gli interessi del suo popolo, può obbligare i pescecani della finanza a più miti consigli.

4. Controllo del movimento dei capitali

L'operazione di fuoriuscita dall'euro va ovviamente accompagnata da un rigido controllo sul movimento dei capitali, impedendone la fuga verso l'estero. La fuga dei capitali non è però un problema del dopo Italexit, bensì della fase che la precede. Occorre dunque grande rapidità e fermezza nelle scelte che si renderanno necessarie. A chi ci dice che il controllo sui capitali è impossibile ricordiamo l'esperienza di Cipro nel 2013, quando pesanti misure sul movimento di capitali (un limite sulle transazioni verso l'estero, uno sulle spese di viaggio, un altro sugli assegni, eccetera) vennero imposte dalla stessa Unione Europea.

Non si vede proprio per quale motivo ciò che è stato fatto allora, non possa essere fatto oggi - nelle forme che saranno più opportune - da uno Stato come l'Italia. Mentre l'esportazione di capitali dovrà essere contrastata anche in seguito, misure emergenziali come quelle che abbiamo citato dovranno avere ovviamente solo natura transitoria, esaurendosi la loro necessità con il completamento del passaggio alla nuova moneta.

5. Nazionalizzazione del sistema bancario, a partire dalle banche sistemiche 


Il sistema bancario italiano è reso traballante dalle assurde regole dell'Eurozona. Da un lato, in assenza di una banca centrale che svolga questo compito, le banche italiane sono state costrette a riempirsi di Btp; dall'altro, la svalutazione di questi titoli prodotta dall'aumento dello spread rischia di portare al dissesto alcune banche di rilevanza nazionale. Tutto ciò anche a causa delle norme penalizzanti dell'Unione bancaria, anch'essa scritta di fatto sotto dettatura tedesca.

C'è un solo modo per uscire da questa trappola, per tutelare i risparmi, per far sì che le banche tornino ad essere un fattore propulsivo dell'economia nazionale: la loro nazionalizzazione, a partire dalle banche più importanti, quelle definite come "sistemiche".

6. Ridurre, grazie e contestualmente all'uscita dall'euro, il debito pubblico 


Abbiamo già visto come la semplice uscita dalla moneta unica determini da sola un abbattimento del valore effettivo del debito pubblico. Ma questo non basta. Insieme a quella dell'euro, l'Italia ha bisogno di uscire anche dalla schiavitù del debito. Tre provvedimenti saranno assolutamente necessari: la sterilizzazione dei titoli posseduti dalla Bce, una ristrutturazione della quota estera del debito, l'introduzione di nuovi strumenti finanziari per la sua rinazionalizzazione.

Il primo provvedimento era scritto nella bozza originaria del cosiddetto "contratto" di governo. Si tratta di azzerare i 250 miliardi dei titoli detenuti dalla Bce. Miliardi creati dal nulla, che nel nulla possono tornare, riducendo così l'ammontare complessivo del debito di un 11%. Il secondo provvedimento, valido solo per i titoli con possessori esteri, che già troppo hanno guadagnato speculando sui disastri imposti all'Italia dall'austerità e dalle regole del sistema dell'euro, può concretizzarsi sia con un allungamento delle scadenze che con una drastica riduzione degli interessi, meglio se con un mix di entrambe queste misure.

Il terzo provvedimento - quello della rinazionalizzazione del debito - dovrà consistere nell'emissione di nuovi strumenti finanziari rivolti alle famiglie. Una sorta di "Btp famiglia" o dei "Cir" che il governo ha già annunciato, titoli rivolti esclusivamente alle famiglie italiane, integralmente garantiti dallo Stato, vantaggiosi fiscalmente o nei tassi applicati purché detenuti fino alla scadenza.

Scopo di queste misure non è solo la riduzione del debito accumulato, ma soprattutto la sua sostenibilità futura, garantibile soltanto con la totale indipendenza dai meccanismi e dagli avvoltoi della finanza internazionale. Come dimostra il caso del Giappone (che ne ha uno pari al 220% del Pil), il debito non è un problema quando si dispone pienamente della sovranità monetaria e quando esso è posseduto da soggetti interni.

7. Un programma di uscita dalla crisi, abbattimento della disoccupazione e della povertà 


Ovviamente l'uscita dall'euro non è fine a se stessa. Essa è la condizione necessaria, non ancora quella sufficiente per venir fuori dalla crisi e per sganciarsi dal sistema neoliberista. Per raggiungere questi obiettivi occorre un Piano per la ricostruzione economica e per il lavoro.

La ricostruzione economica, che non va intesa in maniera meramente produttivistica, bensì principalmente nella sua dimensione di rifacimento di un vivere civile improntato al benessere fisico e psichico delle persone ed a quello della comunità, dovrà basarsi su un piano di reindustrializzazione fondato sulla nazionalizzazione dei settori strategici dell'economia (energia, telecomunicazioni, acqua, trasporti), sulla difesa dell'ambiente, sull'eliminazione del precariato, sulla difesa dei redditi da lavoro dipendente ed autonomo, su un sistema tributario che unisca la riduzione della pressione fiscale al suo carattere progressivo, sulla garanzia del diritto allo studio, alla salute e ad una vecchiaia serena.

Tutti questi obiettivi dovranno vivere dentro un Piano per il lavoro finalizzato a debellare la disoccupazione e a dare risposta ad alcuni fondamentali bisogni. In concreto si tratta di lavorare su: a) deciso sostegno al sistema scolastico pubblico e alla ricerca scientifica, b) sviluppo delle energie alternative, c) interventi per la riduzione del rischio idrogeologico, d) riorganizzazione complessiva del sistema dei trasporti, e) recupero del patrimonio edilizio esistente e piano di ristrutturazione antisismica nelle zone a rischio, f) sostegno al turismo non speculativo, g) tutela del patrimonio artistico e culturale, h) piano per un'assistenza dignitosa a tutti gli anziani i) riforma del sistema agrario a tutela delle piccole e medie imprese agricole, favorendo forme non intensive e sostenibili, l) creazione di servizi e network pubblici a sostegno dell'artigianato e delle piccole imprese.

Un ponte verso una alternativa di società - Resistere e mobilitarsi per una nuova politica economica

La proposta di Programma 101 guarda ad una nuova società. La rottura con l'euro-dittatura è la condizione perché possa ripartire la lotta per l'eguaglianza sociale, per un'effettiva democrazia, per la fine dello sfruttamento e della precarietà, perché la solidarietà e la fratellanza prevalgano sulla mentalità avida, aggressiva ed individualista imposta dal pensiero unico neoliberale. In una parola, è la condizione necessaria affinché possa riaprirsi una prospettiva socialista largamente rinnovata.

Noi ci battiamo perché l'uscita dall'euro abbia questo significato di ponte verso una nuova società. Ma non siamo ciechi, sappiamo perfettamente che quell'uscita potrebbe essere guidata da forze con impostazioni ben diverse dalla nostra. E' questo il frutto della cecità dell'insieme delle formazioni della sinistra, che sfuggendo al tema della sovranità nazionale, hanno finito per cacciarsi nel vicolo cieco della totale irrilevanza, lasciando così ad altri la guida della ribellione popolare alle èlite. 

E' questo certamente un problema, ma l'uscita dall'Eurozona è comunque la premessa per ogni politica a favore delle classi popolari. Noi ci battiamo per un'uscita da sinistra, come quella che abbiamo qui descritto, ma preferiamo in ogni caso l'uscita - anche se basata su impostazioni diverse - alla permanenza in una gabbia che non lascerebbe alcuna speranza per il futuro.

Come da tempo avevamo previsto, il campo di battaglia in cui oggi si gioca il futuro dell'Unione Europea, a partire da quello dell'euro, è l'Italia. Diverse sono le proposte del governo gialloverde che non ci piacciono - basti pensare alle inaccettabili misure repressive e manettare contenute nel cosiddetto "decreto sicurezza" - tuttavia la SINISTRA PATRIOTTICA non ha alcun dubbio su quale lato della barricata stare. “Barricata” appunto, poiché solo mobilitando il popolo, non tenendo quindi la battaglia confinata dentro i Palazzi del potere, la nuova Resistenza diventerà Liberazione.

I mercati globali continuano a cadere mentre Bloomberg avverte "La prossima crisi finanziaria ci sta fissando in faccia"


Di Michael Snyder

Sembra che potrebbe essere un'altra settimana difficile per i mercati finanziari globali. All'inizio della settimana, i mercati erano in calo in tutto il mondo e le relazioni tra Stati Uniti e Arabia Saudita hanno preso una brusca svolta. Ciò potrebbe potenzialmente significare molto, molto più alti prezzi del petrolio, e inutile dire che sarebbe una cosa molto negativa per l'economia americana.

Ha davvero sorpreso molti di noi di come gli eventi abbiano iniziato ad accelerare drammaticamente qui nel mese di ottobre , e l'atmosfera di Wall Street ha assunto una svolta decisamente negativa. Sì, venerdì le scorte degli Stati Uniti sono rimbalzate un po' (come ho giustamente anticipato ), ma era molto meno un rimbalzo di quanto molti investitori speravano. E questa settimana ha avuto un inizio difficile con tutti i principali mercati asiatici in sensibile calo ...


Nella regione della Grande Cina, l'indice Hang Seng di Hong Kong è diminuito di circa lo 0,9% nelle prime fasi del commercio. Il composito di Shanghai è scivolato dello 0,33%, mentre il composito di Shenzhen ha contrastato la tendenza generale a salire dello 0,4%.

In Giappone, il Nikkei 225 è calato dell'1,48 per cento nelle contrattazioni del mattino, mentre l'indice Topix è scivolato dell'1,17 per cento, con la maggior parte dei settori in calo.

Ma quello che è successo in Asia non è stato niente in confronto a quello che abbiamo visto in Arabia Saudita.

Ad un certo punto il mercato azionario dell'Arabia Saudita era precipitato del 7% dopo che le notizie si interruppero sul fatto che il presidente Trump avvertì che i sauditi potevano affrontare "severe punizioni" per la scomparsa del giornalista Jamal Khashoggi.


I sauditi stanno negando di fare qualcosa di sbagliato, ma tutti sono d'accordo sul fatto che lui sia scomparso, e tutti sono d'accordo sul fatto che sia stato avvistato l'ultima volta ad entrare nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre.

Ed è stato riferito che l'intelligence americana aveva precedentemente intercettato comunicazioni che indicavano che i sauditi avevano pianificato di rapire Khashoggi.

Si crede che Khashoggi sia stato smembrato dopo essere stato rapito dai sauditi, e tutte le maggiori potenze occidentali abbiano espresso grande preoccupazione per il suo destino. Ma i sauditi insistono nel dire che non hanno nulla a che fare con la sua scomparsa, e stanno minacciando "una maggiore azione" se vengono imposte loro delle sanzioni. Il seguente viene da USA Today ...


L'Arabia Saudita ha negato qualsiasi coinvolgimento nella scomparsa del giornalista di Washington Post, Jamal Khashoggi, e ha avvertito domenica che ogni sanzione contro il regno ricco di petrolio sarebbe stata accolta con "maggiore azione" e probabilmente con l'esplosione dei prezzi del petrolio.

"Il regno afferma il suo totale rifiuto di ogni minaccia e tentativo di indebolirlo, sia minacciando di imporre sanzioni economiche, usando pressioni politiche o ripetendo false accuse", ha detto il governo in una dichiarazione rilasciata ai media sauditi . "Il Regno afferma anche che se riceve un'azione, risponderà con maggiore azione".

Quindi, quale potrebbe essere la "maggiore azione"?

Bene, un funzionario saudita avverte che il prezzo del petrolio potrebbe salire a "$ 100, o $ 200, o addirittura raddoppiare tale cifra" ...

In una colonna pubblicata poco dopo la dichiarazione SPA, il General Manager del canale al Arabiya, di proprietà saudita, Turki Aldakhil, ha avvertito che l'imposizione di sanzioni sul più grande esportatore di petrolio al mondo potrebbe scatenare un disastro economico globale.

"Ciò porterebbe alla mancata adesione dell'Arabia Saudita alla produzione di 7,5 milioni di barili. Se il prezzo del petrolio che raggiunge $ 80 ha fatto arrabbiare il Presidente Trump, nessuno dovrebbe escludere che il prezzo salti a $ 100, o $ 200, o addirittura raddoppiare quella cifra ", ha scritto.

Se il prezzo del petrolio raggiungesse i 200 dollari al barile, ciò sarebbe assolutamente paralizzante per l'economia statunitense.

Vedete, non costerebbe molto di più per riempire il vostro serbatoio di benzina. Praticamente tutto ciò che compriamo deve essere trasportato su grandi distanze, quindi il prezzo della benzina deve essere preso in considerazione in tutti questi prodotti.

Il prezzo del cibo è già ridicolmente alto, e quindi non voglio nemmeno immaginare come potrebbe apparire un viaggio al supermercato se i sauditi seguono le loro minacce.

Nel frattempo, gli avvertimenti dei media mainstream di una nuova crisi su Wall Street continuano a diventare ancora più drammatici. Ad esempio, il seguente testo tratta da un articolo di Bloomberg intitolato "La prossima crisi finanziaria ci sta fissando in faccia" ...


La crisi finanziaria ha attraversato Wall Street 10 anni fa, spingendo l'economia globale fino al limite dell'abisso. Si potrebbe pensare che quelle esperienze brucianti avrebbero creato un'opportunità di apprendimento - per gestire meglio il rischio, capire gli squilibri strutturali nei mercati finanziari, persino imparare un po 'come i nostri processi cognitivi funzionano male.

Invece, abbiamo poca nuova saggezza o autocoscienza da mostrare per quell'evento traumatico.

Ed è così che l' articolo di Bloomberg è finito ...

Mentre i ricordi della crisi svaniscono mentre l'economia si riprende, scopriamo che i semi della prossima crisi sono già stati piantati. Sono esattamente gli stessi problemi di rischio di debito e di gestione della cattiva gestione e non comprendono i nostri stessi limiti. Non riuscendo a imparare dalle nostre precedenti esperienze, sembriamo condannati a ripeterle. Abbiamo solo noi stessi da incolpare.

Ovviamente l'autore di quell'articolo di Bloomberg ha ragione sul denaro. Non abbiamo mai imparato le lezioni molto dure che avremmo dovuto imparare dalla crisi del 2008. Invece, abbiamo semplicemente riguadagnato tutte le vecchie bolle e le abbiamo rese più grandi che mai.

Ora l'America ha un debito di 68 trilioni di dollari, e la nostra resa dei conti è così vicina che anche i media mainstream stanno dando l'allarme.

Dovrebbe essere un'altra settimana molto interessante. Il lunedì potrebbe impostare il tono per l'intera settimana, quindi speriamo che i mercati statunitensi si riprenderanno ancora. Se non lo fanno, potrebbe scatenare un altro giro di panico ...