giovedì 11 ottobre 2018

Pianeta Nove: nuovi indizi grazie al “Goblin”


Un nuovo pianeta nano situato molto oltre Plutone fornisce nuovi indizi per la ricerca del famoso Pianeta Nove la superterra che gli antichi chiamavano Nibiru.


L’annuncio è del 2 ottobre 2018: il grosso sasso spaziale lungo 300KM 2015TG387 il “Goblin” è stato scoperto da un team di ricercatori dell’università di Carnegie. Il pianeta nano situato molto aldilà dell’orbita di Plutone è anch’esso influenzato da quello che tutti chiamano Pianeta Nove, una superterra che si nasconde a cavallo della Nube di Oort.

La famiglia allargata del Sistema Solare, quella che comprende i piccoli corpi disseminati alla sua periferia, si arricchisce di un nuovo componente: un gruppo di scienziati statunitensi ha scoperto un pianeta nano finora sconosciuto ben oltre la distanza di Plutone, con un’orbita estremamente allungata che sembra dare ulteriore credito all’ipotesi dell’esistenza del Pianeta Nove (o Pianeta X). I dettagli sul nuovo oggetto celeste, ribattezzato 2015 TG387, sono stati annunciati oggi dall’International Astronomical Union’s Minor Planet Center, e sono descritti in un articolo sottomesso all’Astronomical Journal.

Molti ricercatori sono impegnati nella ricerca del Pianeta X

2015 TG387 (per… gli amici The Goblin, per la presenza di T e G nella sigla e perché fu per la prima volta studiato ad Halloween) è stato osservato mentre si trovava a una distanza di 80 unità astronomiche dal Sole. Per fare un confronto, Plutone è attualmente a circa 34 unità astronomiche dalla nostra stella: si tratta di una distanza due volte e mezzo superiore (un’unità astronomica corrisponde convenzionalmente alla distanza Terra-Sole).

Sempre in disparte. Le osservazioni avviate nel 2015 e confermate negli ultimi tre anni in diverse campagne con telescopi di Hawaii, Cile e Arizona, sono state possibili perché il pianetino di circa 300 km di diametro, che ha un’orbita estremamente allungata, si trovava vicino al suo perielio: nel momento di massima vicinanza al Sole, The Goblin si spinge al massimo a 65 unità astronomiche dal Sole.

Soltanto due corpi celesti noti, 2012 VP113 e Sedna, hanno un perielio più distante, rispettivamente a 80 e 76 unità astronomiche. In compenso il nuovo arrivato ha un semiasse orbitale maggiore, cioè si spinge molto più lontano dal Sole durante il suo percorso. In afelio, il punto di maggiore lontananza, raggiunge le 2.300 unità astronomiche di distanza. 2015 TG387 è uno dei pochissimi oggetti noti che non si porta mai abbastanza vicino ai giganti gassosi come Giove e Nettuno da avere interazioni gravitazionali significative con essi.

Un altro indizio per il Pianeta Nove

«Questi oggetti della Nube di Oort interna come 2015 TG387, 2012 VP113 e Sedna sono isolati da gran parte della massa nota del Sistema Solare, un fatto che li rende estremamente interessanti. Possono essere usati come spunti per capire che cosa sta accadendo al limitare del Sistema Solare» spiega Scott Sheppard della Carnegie Institution for Science, autore della scoperta insieme a Chad Trujillo, della Northern Arizona University, e David Tholen, dell’Università delle Hawaii.

I primi due scienziati sono anche gli scopritori dell’oggetto celeste con il più distante perielio, l’appena menzionato 2012 VP113. La sua osservazione, nel 2014, li portò a ipotizzare l’esistenza di un pianeta sconosciuto diverse volte più grande della Terra e situato a centinaia di unità astronomiche oltre Plutone, che con la sua presenza disturbasse l’orbita di questi piccoli oggetti transnettuniani: il Pianeta Nove, appunto.

Simulazione di orbite

Il team ha condotto una serie di simulazioni per capire come le diverse orbite ipotizzate per il Pianeta Nove potrebbero influenzare quella di 2015 TG387. Una delle simulazioni prevedeva una Super Terra a diverse centinaia di unità astronomiche di distanza e con un’orbita molto allungata – il modello proposto nel 2016 da Konstantin Batygin e Michael Brown della Caltech. Le simulazioni indicano che il misterioso e mancante super pianeta potrebbe perturbare l’orbita di The Goblin e colleghi tenendoli lontani dai giganti gassosi. Potrebbe insomma spiegare perché la maggior parte degli oggetti del Sistema Solare esterno finora individuati abbia orbite tanto simili. 
«Pensiamo possano esserci migliaia di piccoli corpi celesti come 2015 TG387 alla periferia del Sistema Solare, ma la loro distanza rende molto difficile trovarli» aggiunge Tholen. «Attualmente siamo capaci di distinguere 2015 TG387 solo quando si trova nel suo punto più vicino al Sole. Per il 99% della sua orbita lunga 40 mila anni, è troppo poco luminoso perché sia visibile».

Apocalisse 12: la vergine partoriente e la cometa

cometa panstarrs Nibiru

Vi ricordate il segno nel cielo del 23 settembre 2017? La vergine vestita di Sole con una corona di 12 stelle? Doveva dare inizio alla fine dei tempi e, per quanto non sia successo nulla, ora appare nel cielo un’affascinante coincidenza.

Lo scorso anno è stato uno dei temi più seguiti, la famosa e storica data del 23 settembre 2017 che doveva dare il via all’apocalisse e ai sette anni della Grande Tribolazione cristiana. L’abbiamo seguita in diretta e abbiamo potuto constatare che i pianeti si sono effettivamente allineati come diceva la Bibbia, fortunatamente il drago rosso che doveva divorare la vergine non si è visto.
Per rinfrescarvi la memoria potete leggere questi due articoli fatti da noi in quel periodo:
segno apocalisse 12 cometa verde
Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.
Fin qui tutta vecchia solfa, questa che partorisce e il dragone (si pensava Nibiru, il Rosso Distruttore) che arriva e fa un’apocalisse celestiale nel Sistema Solare. Concentriamoci un attimo sul fatto che la vergine fosse incinta e stesse partorendo: guardando le proiezioni del cielo in quel periodo vi era Giove proprio nel suo grembo e sarebbe uscito da li a poco dopo una “gestazione” di nove mesi.

Poi arriva una cometa, C/2017 S3 PanSTARRS

Occupandoci poi della cometa che il 15 di agosto dovrebbe regalarci un grande spettacolo nei cieli c’è caduto l’occhio sulla prima data di avvistamento del bolide spaziale in avvicinamento.
Si esatto: 23 settembre 2017. E allora lo fanno apposta!
c2017 s3 complotto nibiru cometa
La prova che venne scoperta proprio il 23! 
E meno male che i tabloid inglesi non se ne sono ancora accorti! E meno male che siamo i primi a correlare questa notizia. Cari lettori abbiamo un bel da fare a prendere sempre sul ridere le notizie e non fare mai allarmismo infondato però così ci prendono per la gola! Altro che Giove, la vergine ha partorito la cometa C/2017 S3!
Così ci ingolosiscono! Già le comete sono un argomento affascinante ed ora ci aggiungiamo pure le coincidenze sulle date: qui ci si crea tutto l’hype catastrofista più totale da apocalisse.
Ovviamente stiamo scherzando e la cometa C/2017 S3 passerà lontano dalla nostra casa regalandoci, forse, un bello spettacolo. La coincidenza era ed è degna di nota ed andava segnalata!
Qui potete vedere la posizione in tempo reale della cometa e molti altri dati su di essa:

Lo studio dei Centauri: asteroidi di grandi dimensioni

asteroidi centauri

Un nuovo studio esamina i Centauri bolidi transnettuniani la cui grandezza si stima in decine e centinaia di km. Gli impatti con questo genere di oggetti plasmano completamente la vita sui pianeti di tipo terrestre come la Terra.


Gli astrofisici Mattia Galiazzo e Rudolf Dvorak dell’Università di Vienna, in collaborazione con Elizabeth A. Silber (Brown University, USA), hanno analizzato lo sviluppo della traiettoria a lungo termine dei centauri, i corpi minori del sistema solare che originariamente hanno orbite comprese tra quelle di Giove e Nettuno. Nello studio, pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, i ricercatori hanno stimato il numero di incontri ravvicinati e di impatti con i pianeti terrestri (Terra, Marte, Venere, Mercurio) dal cosiddetto Intenso bombardamento tardivo (circa 3,8 miliardi di anni fa) ad oggi e le possibili dimensioni dei crateri che potrebbero formarsi dopo una collisione con la Terra e gli altri pianeti terrestri. I centauri nascono principalmente dagli oggetti transnettuniani e sono tra le fonti degli oggetti near-Earth. È dunque fondamentale comprendere la loro evoluzione orbitale che, in alcuni casi, potrebbe portare ad una collisione con i pianeti terrestri con conseguenti eventi catastrofici. Mattia Galiazzo spiega: “I centauri possono diventare anche comete attive a causa della presenza di acqua su un buon numero di essi, quindi abbiamo calcolato anche la quantità approssimativa di acqua rilasciata sulla Terra, che è paragonabile alla quantità di acqua presente nel Mar Adriatico ora”.
Solo un meteorite di grandi dimensioni potrebbe creare un cratere come questo. I pianeti di tipo terrestre ne sono pieni.

Sterminatori e portatori di vita

Mentre le dimensioni dei crateri potrebbero estendersi per centinaia di chilometri in diametro, considerata la popolazione di centauri attualmente conosciuta, la maggior parte dei crateri sarebbe inferiore a 10 km. Con una dimensione media di 12 km per i corpi impattanti, dall’Intenso bombardamento tardivo abbiamo una media di 2 impatti per la Terra e 1-2 per Venere. Fortunatamente questo bombardamento è meno intenso (di almeno 1/10) degli impatti creati dagli asteroidi tra Marte e Giove.

I centauri mediamente giungono più velocemente e hanno corpi più grandi. Per i centauri più piccoli (diametro minore di 1 km), la frequenza d’impatto è più alta, circa 1 ogni 14 milioni di anni per la Terra, 13 milioni di anni per Venere e 46 per Marte nel recente sistema solare. I ricercatori hanno scoperto che circa la metà dei centauri può entrare nell’area dei pianeti terrestri e circa il 7% di essi può interagire con i pianeti stessi. Nel caso di un impatto, i centauri sarebbero la causa di catastrofi, come estinzioni della vita così come la conosciamo.

Questi risultati forniscono un importante contributo all’analisi di eventi catastrofici di origine extraterrestre, che potrebbero verificarsi non solo sul nostro pianeta, ma anche su Marte e Venere. Galiazzo dichiara: “Il nostro lavoro fornisce anche il contesto per una migliore comprensione degli eventi passati e di come possano aver alterato la vita sulla Terra e su altri pianeti”. Dvorak aggiunge: “Eventi simili potrebbero avere un impatto diretto sulla vita, distruggendola (sulla Terra) o creando condizioni favorevoli (per esempio, attività idrotermale) per la formazione di una nuova vita”. Silber conclude: “I centauri possono portare acqua su Marte dopo una collisione” e le recenti missioni confermano la presenza dell’elemento sul Pianeta Rosso.

Asteroide 2002NT7 la Nasa nasconde il suo reale pericolo

2002 nt7 Nasa Asteroide

La Nasa sta nascondendo il terribile cataclisma che colpirà il nostro pianeta il 1 Febbraio 2019? L’asteroide 2002NT7 grande 2 km spazzerà via un intero continente.

La Nasa in un comunicato ufficiale aveva annunciato che l’asteroide 2002 NT7 avrebbe sfiorato la Terra con una bassa probabilità di impatto previsto per il 2019. Dopo 4 giorni ritirò quanto detto e in una successiva comunicazione asseriva che il bolide spaziale non era più un pericolo per la Terra.
Nel primo comunicato si era data persino la data e l’ora del possibile impatto: 1 febbraio 2019 alle 11 e 47 sul meridiano di Greenwich con una forza di 30 milioni di bombe nucleari.
Questo cambiamento repentino effettuato dalla NASA ha fatto gridare al cover up da più parti tanto che l’agenzia spaziale ha dovuto chiarire che dopo ulteriori analisi avevano rivalutato il rischio in nullo.

Un impatto devastante

Per i ricercatori l’impatto di 2002 NT7 avrebbe avuto effetti su tutto il globo tanto che sono nati diversi video su YouTube e molte sono le pagine su Google che avvertono di una possibile apocalisse tra poco più di un anno.
Il primo annuncio risale al 2002 (anno in cui è stato scoperto) nel quale si calcolava 1 probabilità di impatto su 75.000. Un asteroide di 2 km come 2002 NT7 avrebbe la capacità di spazzare via un intero continente cambiando il clima del pianeta per sempre.
Nel 2002 fu uno dei primi NEO (oggetti che transitano vicino al nostro pianeta) ad essere classificati a rischio impatto positivo, cioè maggiore di 0.
Asteroide 2002 NT7 NASA

I commenti sull’accaduto

“Parliamo di un disastro globale di proporzioni apocalittiche date le dimensioni dell’oggetto”, dichiara il Dr. Benny Peiser dell’università John Moores di Liverpool.
“Dopo solo quattro giorni dal primo annuncio la NASA ha modificato completamente il comunicato smentendolo. In soli 4 giorni non possono aver ricalcolato fedelmente la traiettoria, è impossibile” afferma Justin Knight uno degli youtuber che hanno analizzato la situazione. 
Space News un famoso sito del settore ha commentato così l’accaduto:”il dietrofront repentino della NASA ha preoccupato molto di più che la reale possibilità di impatto dell’asteroide stesso. Non siamo riusciti a comprendere se l’annuncio NASA sia veritiero o meno”.

Qualcosa non torna su questo asteroide

Al momento l’agenzia spaziale ha rimosso 2002 NT7 dalle tabelle di rischio impatto e il masso spaziale è atteso per un flyby il 13 gennaio 2019. Secondo la NASA sarà ad una distanza di 38 milioni di miglia, maggiore della distanza che ci separa da Marte. Un po’ tanta la differenza tra uno sfioramento ed un passaggio a 38 milioni di miglia. Qualcosa non torna.
Nel corso di questo anno la redazione di Nibiru2012.it seguirà l’evolversi della faccenda sperando che 2002 NT7 sia veramente innocuo come dicono.


  • etti in avvicinamento

Nibiru desertificò Marte in uno dei suoi passaggi

Marte deserto Nibiru

Dalle memorie scritte del famoso astronomo Milorad Protic emerge una curiosa teoria: Nibiru in uno dei suoi passaggi sconvolse il pianeta Marte desertificandolo completamente.

Millenni fa Marte era un lussureggiante pianeta con enormi bacini di acqua, vasti oceani, fiumi e laghi del tutto simili a quelli terrestri. Di colpo tutto questo svanì, evaporò e il rosso pianeta divenne lo sterile deserto che conosciamo ora.
Il compianto astronomo serbo Milorad Protic scomparso nel 2001 sostenne nei suoi appunti che la causa di tutto questo fu una nana bruna che intersecando l’orbita di Marte lo destabilizzo a tal punto da farne evaporare l’atmosfera.

Protic un astronomo famoso in tutto il mondo

Protic ebbe una carriera piena di successi, fu tre volte direttore dell’osservatorio serbo, scopri sette planetoidi/asteroidi dal 1936 al 1952 e tracciò l’orbita della cometa C/1947 Y1. Nella sua vita non parlo mai del sistema Nibiru per evitare che i colleghi lo ostracizzassero. Nel 2012 dopo 11 anni dalla sua morte l’Unione Astronomica Internazionale chiese ai suoi eredi di rilasciare un compendio degli studi mai pubblicati dal ricercatore.
La figlia del professore si oppose alla divulgazione portando la richiesta in tribunale, le ricerche del padre erano private, una sorta di diario che pertanto non dovevano divenire (per rispetto alla sua memoria) di pubblico dominio. La corte le diede ragione e gli scritti non vennero resi pubblici. Secondo i teorici del complotto le motivazioni dietro a questo diniego furono altre: il dr Protic non era un astronomo ordinario, era una delle più brillanti menti del mondo accademico. La sua famiglia e chi li consigliò ebbero paura che le sue asserzioni avrebbero scosso la società dalle fondamenta. La sua famiglia riceve ancora delle royalties e se il suo buon nome venisse infangato annullerebbe tutto quello che di buono lo scienziato ha fatto in vita.

Marte Nibiru
L’influenza di Nibiru fu tale da spazzare via l’intera atmosfera Marziana

Le sue memorie oggetto di un complotto e di cover up

Secondo Protic l’ultima interazione tra Nibiru e il Sistema Solare avvenne nel 1.580 prima di Cristo. A quel tempo Marte era lussureggiante e pieno di vita, con un ecosistema ricco e variegato. Finchè l’incontro con la Nana Bruna non sterminò la vita e trasformò quel fertile mondo nella fredda e sterile landa che conosciamo oggi.
Nel 1580 a.C l’orbita di Nemesis passò a soli 400.000 chilometri da Marte. La Nana Bruna quattro volte la dimensione della Terra e dodici volte la sua massa generò straordinarie distorsioni elettromagnetiche e gravitazionali all’orbita del pianeta rosso. La vicinanza tra i due corpi celesti generò un effetto a catena: la pressione gravitazionale di Nibiru generò una energia tale che incenerì l’atmosfera del pianeta, filamenti di plasma ionizzato bollirono letteralmente Marte facendo evaporare qualunque fonte d’acqua. La quantità di energia che colpi il quarto pianeta del Sistema Solare fu dieci volte più imponente che qualsiasi espulsione coronale del Sole commentò il famoso astronomo. Quello che accadde su Marte potrebbe, ricorda Protic, capitare al nostro pianeta.

Fisico nucleare parla al mondo: Nibiru esiste, la Terra è in pericolo


La Dottoressa Claudia Albers, rilascia una dichiarazione video con le sue scoperte sul Pianeta X.


Il fisico nucleare, Dottoressa Claudia Albers, ha rilasciato recentemente un video, dove sfida chiaramente la NASA a dimostrare, e soprattutto a rendere note le prove che il Pianeta X (aliasNibiruHercólobus, Assenzio) davvero non esiste. La stessa Albers in questo video, ha messo fortemente in discussione le dichiarazioni fatte dallo scienziato NASA, il Dr. David Morrison, che più volte ha minimizzato l'argomento.
Già nel 1983 il telescopio orbitale IRAS, (Infrared Astronomical Satellite – Satellite Astronomico ad Infrarossi) scoprì un "planetoide" nella direzione di Orione ben oltre il nostro Sistema Solare. Lo strano corpo celeste provocò molta perplessità tra gli astronomi e gli scienziati che all'epoca non furono in grado di definirlo pianeta, pensando invece ad una "protostella" o una cometa: gli studi recenti hanno dimostrato che Planet X - Nibiru [VIDEO], potrebbe essere un lontano pianeta che ogni 3600 anni, orbita intorno al nostro Sole.
Nella sua dichiarazione, la Dott.ssa Albers, afferma di aver potuto vedere, attraverso immagini ravvicinate del Sole scattate dalle telecamere delle sonde spaziali Nasa, alcune "stelle morenti" facenti parte del sistema Planet X [VIDEO], che emettono luce infrarossa: nel suo studio lei afferma che sono molto più "dense" dei pianeti, altrimenti sarebbero vaporizzate dal sole.
Gli scienziati della NASA, invece restan fermi nella loro posizione: seppur affermino che teoricamente esista un altro pianeta orbitante intorno al nostro Sole, non ci sono prove schiaccianti della sua esistenza, confermando che in ogni caso, non rappresenti una minaccia per il pianeta Terra. La scienziata non è affatto di questo avviso e ha presentato una straordinaria teoria secondo quale, i corpi interstellari potrebbero creare forti connessioni magnetiche con il Sole, creando quindi tempeste solari che avrebbero già avuto impatto sul nostro pianeta.
Nel video, la dottoressa afferma che la Terra ora, stando ai suoi studi, è a rischio di forti eruzioni vulcaniche e attività sismiche in aumento a causa dell'influenza di Nibiru.

Perché la NASA smentisce?

Secondo la scienziata è purtroppo un dato di fatto che le agenzie spaziali tengano in gran segreto la presenza di Nibiru, sostenendo che le prove esistono e che la NASA invece sta continuamente monitorado il pianeta: le immagini scattate infatti dalla sonda IRAS di recente mostrano chiaramente questo misterioso pianeta.
Anche un'altra esperta NASA è convinta dell'esistenza di Nibiru, la dottoressa Pattie Brassard: ex impiegata nell'esercito degli Stati Uniti nel settore delle comunicazioni via satellite, aveva accesso ai canali di comunicazione top secret militari ed convinta di ciò che dice: in un'intervista senza esitazioni aveva rilasciato dichiarazioni sconvolgenti, riguardo al "riallineamento terrestre" provocato dal Secondo Sole (Nibiru), che stava entrando progressivamente nel nostro sistema solare.
Convinta delle sue teorie, fondate anche sull'accesso a documenti riservati, aveva dichiarato già nel 2013, che le cose sarebbero peggiorate sempre di più: secondo la signora Brassard, le scie chimiche spruzzate da aerei commerciali e militari, non erano altro che un disperato tentativo di coprire questo secondo Sole, che causerà grossi problemi al nostro pianeta. Secondo lei infatti, nessun ente governativo dirà nulla perché solo la “elite” sa di tutto questo e si sta preparando. Anche il famoso ricercatore Lyn Leahz, che ha attentamente monitorato Google Sky, ha scoperto un’area nello spazio che in precedenza era stata censurata dalla NASA. Ed è proprio in quest'area che secondo lui era nascosto il Planet X: secondo lui infatti la NASA mente di proposito, perché la gente non deve sapere cosa stia accadendo.
Per la maggioranza delle persone che credono invece nella profezia del “Pianeta X” o nel ritorno del "Red Kanchina" (secondo quanto detto nella Profezia Hopi), c’è ben poco da fare: l'orbita ellittica di 3600 anni attorno al Sole è ormai alla fine e Nibiru sta per intromettersi tra la Terra e il Sole. Questo riallineamento cosmico sarà così devastante che non ci sarà nessun tipo di precauzione. Quindi possiamo consolarci con il fatto che l'apocalisse non sarà improvvisa, ma verrà preceduta da un grande avvertimento: il secondo Sole infatti apparirà chiaramente all'orizzonte, prima dell'"Armageddon": i poli del Pianeta X eserciteranno una forza magnetica irresistibile su quelli terrestri, generando eruzioni di vulcani, tsunami, diluvi di proporzioni bibliche e catastrofici spostamenti delle croste terrestri, che ci condurranno inesorabilmente alla fine.


mercoledì 10 ottobre 2018

Italia fuori dalla Nato. Perché nessuno ne parla?

QUESTO POST PER RICORDARE AL GOVERNO ATTUALE CHE I CONTINUI ESPERIMENTI NUCLEARI DELLA NATO FINIRANNO PER CAUSARE GRAVI DANNI AL NUCLEO CENTRALE TERRESTRE CHE STA GIA' SUBENDO DANNI, COME DA RECENTI RILEVAMENTI SCIENTIFICI, E COME TESTIMONIANO TERREMOTI SEMPRE PIU' FORTI ED ERUZIONI VULCANICHE IN ATTO IN TUTTO IL MONDO. LA DOMANDA ALLORA E': NON VI SEMBRA ARRIVATO IL MOMENTO DI USCIRE DA QUESTO CRIMINOSO E PERICOLOSO PATTO MILITARE?!QUESTO ARTICOLO DEL 2016 E' STATO SCRITTO DA GIANLUCA FERRARA, UN ESPONENTE DEL MOVIMENTO 5 STELLE FORZA POLITICA ATTUALMENTE AL GOVERNO.


Nel 1949 a Washington fu firmato il Patto Atlantico cioè il trattato istitutivo della Nato. Oggi fanno parte della Nato 28 Stati. Come è noto il patto fu stipulato dai Paesi che con tale alleanza volevano creare un fronte anti Urss. Le guerre della Nato, dal giorno della sua costituzione, sono state diverse anche se sovente definite con un imbroglio semantico, “missioni di pace”. Come se la pace si costruisse con i carri armati invece che con il dialogo e la non violenza.



Gli attacchi della Nato, negli ultimi 20 anni, sono stati 7. In ordine cronologico si è cominciato nel 1991 con la prima guerra del Golfo, l’anno successivo in Somalia, nel 1995 in Bosnia, nel 1999 in Serbia, nel 2001 in Afghanistan, due anni dopo una nuova guerra all’Iraq e poi nel 2011 l’aggressione alla Libia di Gheddafi. Uno dei più noti conflitti è quello contro la Serbia di Milosevic, un uomo prima considerato “il collante” in grado di poter tenere unita la Jugoslavia, poi quando non più funzionale, declassato a “macellaio”. Un cambio d’opinione simile a quello poi toccato a Saddam Hussein, a Bin Laden e a Gheddafi.



I bombardamenti umanitari della Nato nella Jugoslaviadurarono 78 giorni consecutivi e causarono la distruzione di 82 ponti, 13 aeroporti, 20 stazioni ferroviarie e 121 fabbriche. Complessivamente, alla Serbia furono causate danni per 100 miliardi di dollari, oltre all’uccisione di almeno 500 civili e a migliaia di feriti. A 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e a quasi 30 dalla caduta del muro di Berlino, ha ancora senso la Nato? Un’associazione di Paesi eterodiretti dagli Usa. Perché l’Italia deve ancora essere un deposito di armi straniere? Cosa giustifica la colonizzazione militare del nostro Paese con la presenza delle 115 basi Usa sul nostro territorio.

Per quanto ancora dobbiamo essere una polveriera di un paese, gli Usa, distante migliaia di chilometri? La riconoscenza per averci aiutato a liberare dai nazi fascisti presuppone una perdita di sovranità a tempo indeterminato? Non è un paradossale passaggio di consegne da un secondino ad un altro? Ciò che davvero far riflettere è che, tranne marginali istanze, nessuno pone in discussione questo status quo, lo si dà scontato e sembra persino vietato metterlo in discussione.

Non si conosce il numero preciso degli ordigni atomici presenti in Italia, forse 40 a Ghedi e 50 ad Aviano di sicuro è un quantitativo sufficiente a far saltare in aria lo stivale decine di volte. Ma chi ha i codici di questi ordigni atomici? Sono sicuri? Ammesso che delle bombe con una tale carica distruttiva possano ritenersi sicure.

E’ inquietante che l’insostenibile stile di vita statunitense voglia essere imposto a tutti fino a voler uniformare l’intero pianeta. IlTtip è solo l’ultimo tassello del puzzle ideologico neoliberista, frutto di un disegno di colonizzazione economico culturale azionato dalle corporation e veicolato dai mass media a partire dagli anni ’80. Una colonizzazione che ai Paesi più recalcitranti è stata imposta con una politica estera basata su aggressioni armate che secondo Andre Vltchek, dopo il secondo conflitto mondiale, hanno causato tra i 50 e i 55 milioni di vittime.

L’Italia spende per la sola guerra in Afghanistan, circa 25 milioni di euro al mese. Secondo l’Istituto Internazionale di Stoccolma la nostra adesione alla Nato è quantificabile in 72 milioni di euro al giorno. Con questa somma quanti malati potrebbero essere curati, strade riparate, scolari istruiti, persone in difficoltà aiutate e pannelli solari montati? Invece sono gettati via per guerre imperialiste che seminano morte e sofferenza e di conseguenza ci pongono a rischio attentati.

I soldi spesi per aderire a questa mega industria bellica che è la Nato (si pensi agli F-35) potrebbero far risorgere tanti settori della nostra defunta economia. Inoltre si rispetterebbe l’art. 11 della Costituzione e si acquisirebbe indipendenza in politica estera dando un segnale di pace ai tanti popoli che hanno subito le aggressioni della Nato. Siamo un Paese senza alcun tipo di sovranità. Una colonia dell’impero statunitense un po’ come lo era la Palestina ai tempi dell’antica Roma. Anche noi dobbiamo attendere che crolli l’impero di cui siamo asserviti o troveremo la forza per liberarci?





IL RISCALDAMENTO GLOBALE NON È COLPA DELL'UOMO




Piccolo esperimento: chiudete gli occhi e pensate al «Riscaldamento Globale». Che cosa vi viene in mente? Se l’immagine che si sta formando nella vostra mente è quella di enormi ciminiere che buttano in cielo nuvoloni neri densi di fumo, avete risposto giusto. Sono, quelle, le stesse immagini che vengono utilizzate quotidianamente dalla vostra tv per accompagnare i notiziari sul «Global Warming». Ora, siccome quel che leggiamo o ci viene detto passa attraverso il vaglio della nostra coscienza critica, mentre le immagini no, la morale è semplice: che ci crediate o no, che ne siate consapevoli o no, state accettando completamente l’equazione «riscaldamento globale uguale opera dell’uomo». Che è quanto esattamente l’ortodossia scientifica - quella delle Nazioni Unite, di Al Gore, dei premi Nobel, di Kyoto e del recentissimo supervertice di Copenhagen - vi sta suggerendo.
Senza che questa verità ufficiale, questo paradigma scientifico, venga minimamente messo in discussione dai fatti.

Quali fatti? Be’, per esempio che i modelli climatici usati dagli scienziati dell’I.P.C.C., il potentissimo Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico che lavora sotto l’egida dell’ONU, premiato nel 2007 addirittura con un premio Nobel e i cui dati costituiscono «verità assoluta» sul tema, non sono condivisi da migliaia di loro colleghi nel mondo non meno bravi o qualificati di loro (anzi). Un esempio arriva dall’N.I.P.C.C., l’organismo «non governativo» che ha prodotto una stroncatura scientifica delle teorie secondo cui la responsabilità del riscaldamento globale sarebbe solo e unicamente dell’uomo: il suo rapporto di 700 pagine pubblicato nel 2009 («Climate change reconsidered», il cambiamento climatico ripensato) è stato firmato difatti da oltre 31.000 scienziati, tra cui 3.800 geologi e scienziati dell’atmosfera, ma anche matematici, chimici, fisici, medici e ingegneri. Qualche nome di spicco? Tra i primi firmatari Frederick Seitz, già presidente dell’American Pysical Society e della National Academy of Sciences, scomparso nel 2008. Oppure Kary Mullis, il geniale premio Nobel che già aveva denunciato negli anni ’90 la falsità dell’equazione «H.I.V. uguale A.I.D.S.». «Variazioni naturali legate al sole o all’acqua, l’uomo non c’entra», assicurano.

CLIMAGATE 


Sulla «scientificità» dei dati prodotti dal Panel ci sarebbe da interrogarsi da qui fino a Pasqua. Specie dopo che a metà novembre scorso è saltato fuori lo scandalo «Climagate». 
Ne avete sentito parlare? In pratica un gruppo di hacker ha rubato dal server della East Anglia University oltre mille e-mail scritte tra il 1996 e il 2009 da vari scienziati dell’I.P.C.C. e del Climatic Research Unit (C.R.U.) che ci lavora a tempo pieno, e le ha diffuse su Internet. 
In quelle mail gli scienziati esprimono dubbi sulla teoria del riscaldamento globale che loro stessi portano avanti e, cosa ancora più grave, ammettono allegramente di aver manipolato le prove scientifiche. Sul serio. In uno scambio di e-mail del 1999, tanto per citarne una, il capo del C.R.U., il professor Phil Jones, racconta di aver usato un «trick», cioè un trucco, per nascondere il calo nelle temperature.
«Ho appena completato il trucco fatto da Mike (Michael Mann, un altro ricercatore) su Nature - scrive - aggiungendo le temperature reali a ogni serie per gli ultimi vent’anni così che quello di Keith (un altro ricercatore) possa nascondere il declino». E lo stesso Mann: «Sappiamo tutti che qui non si tratta di stabilire la verità, ma di prepararsi a respingere le accuse in modo plausibile». E così via.

Trucchi, dunque. Dati manipolati ad arte, persino articoli pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche del pianeta. Uno scandalo, il Climagate, che ha travolto con sé anche l’ex vicepresidente americano Al Gore, autore del documentario ecologista «An inconvenient truth», una verità scomoda, premiato con due Oscar per la denuncia sui rischi del nostro pianeta. 
Oscar che la destra di Hollywood ha proposto subito di togliergli, visto che le informazioni del film coincidevano con quelle «false» denunciate dalle mail dei ricercatori. 
Al contrario delle informazioni «vere» che vengono invece sistematicamente taciute o derubricate. 
Per esempio che la terra ha già vissuto periodi in cui i livelli di CO2, il temibile biossido di carbonio ritenuto responsabile dell’effetto serra, erano gli stessi di adesso. Anche nell’Eocene, parliamo di 20 milioni di anni fa, quando dell’uomo non v’era nemmeno traccia.

GAS SERRA


Colpa dei gas serra, dicono oggi. 
Vero. Peccato che la stragrande maggioranza di tutte le emissioni sia, secondo gli scienziati «negazionisti», di origine naturale e non umana. Cioè una posizione diametralmente opposta a quella dei loro colleghi dell’I.P.C.C., i cui dati propagandati da giornali e tv indicano invece che la causa del riscaldamento globale è provocata invece al 92,5% dai gas serra di origine antropica. Tesi strana, visto che il rapporto tra i livelli di CO2 e l’aumento delle temperature non indica sempre una diretta proporzionalità. Al contrario. Il crollo di Wall Street del 1929, per esempio, fece scendere la produzione di tutte le industrie del mondo del 30%. Per tornare ai livelli precedenti, toccò aspettare la fine della Seconda guerra mondiale e gli anni della ricostruzione 1945-50.
Eppure, come ha dimostrato nel 2001 il professor Martin Hertzberg, meterologo dell’U.S. Navy, nonostante il crollo industriale il CO2 ha continuato a salire. Il 21% in più nell’ultimo secolo. «Com’è possibile - si domanda Hertzberg – se negli ultimi cent’anni, dal 1880 al 1980, le temperature sono salite di solo mezzo grado?».

IL CALDO MEDIOEVO 


Dicevamo delle epoche storiche. 
Tutti gli scienziati ammettono l’esistenza di un «periodo caldo» (addirittura tre gradi in più rispetto a oggi) compreso fra il 950 e il 1450. 
Ne fanno fede anche i resoconti del 1421 di una spedizione nel Mare Artico di una flotta dell’imperatore cinese che «non aveva incontrato ghiaccio in nessuna zona». La stessa Groenlandia (da «groenland», terra verde) prese il nome dai primi insediamenti vichinghi che la trovarono evidentemente ben coltivabile dopo la sua scoperta avvenuta nel 985 da parte del navigatore Erik il Rosso.
Non solo. Dopo il periodo caldo medievale, ben documentato anche da un rapporto O.N.U. del 1996, salvo poi essere cancellato «misteriosamente» nell’analogo rapporto del 2001, che cosa ti arriva? Un periodo freddo, anzi una vera e propria «piccola era glaciale». Circa trecento anni, con il suo apice compreso fra il 1550 e il 1700 provocato, secondo gli studi del ricercatore danese Henrik Svensmark finanziati dalla Royal Society britannica, «dalla ridotta attività solare e dalla maggiore irradiazione di raggi cosmici che ha ridotto la nuvolosità del clima». Le temperature in Europa calarono di 1,5° solo nel giro di un secolo per poi abbassarsi ancora durante il periodo più freddo, e rialzarsi infine verso il 1750. Un rialzo che continua ai giorni nostri. Sono dunque circa 400 anni che il pianeta si sta riscaldando, e non 150 come sostenuto dalle teoria degli ambientalisti.

GHIACCI E CO2


E i ghiacci che si sciolgono? «Variazioni periodiche», dicono gli scettici del riscaldamento. Ai quali si è aggiunta nel mese scorso la clamorosa scoperta dell’E.T.H., l’Istituto federale svizzero per la Tecnologia di Zurigo, secondo cui non è vero che lo scioglimento dei ghiacciai sulle nostre Alpi sia un fenomeno del tutto nuovo. Anzi, secondo i glaciologi elvetici, negli anni ‘40 del secolo scorso i ghiacciai si ritiravano molto più velocemente di oggi a causa della maggiore quantità di radiazione solare (circa l’8% in più). Al punto che, in paragone, ai giorni nostri la loro estensione è addirittura aumentata del 4%. E questo - aggiungono - «nonostante le temperature di 70 anni fa fossero più basse di quelle odierne». 
Non solo i ghiacci, purtroppo. Più si sale in alto, più i dati si discostano da quelli decantati dall’I.P.C.C. 
La teoria del riscaldamento globale prevede difatti un aumento delle temperature anche nella troposfera equatoriale, cioè della fascia che sta a 10 chilometri dalla superficie terrestre: peccato che in questa zona si registri invece un rinfrescamento.

GOVERNO MONDIALE 


Colpa del sole, allora. O colpa dell’acqua, se volete. Molti studi indicano come l’aumento del biossido di carbonio abbia sempre fatto seguito a un riscaldamento del clima. «É il riscaldamento degli oceani che provoca l’aumento di CO2 nell’atmosfera, non il contrario», dicono Hertzberg e le migliaia di scienziati dell’N.I.P.C.C. «L’uomo non c’entra nulla», ribadisce anche il professor Antonino Zichichi, membro (tra l’altro) della Pontificia Accademia delle Scienze, secondo cui «l’intervento delle attività umane influisce per meno del 10% sui cambiamenti climatici» e questi ultimi sono determinati soprattutto «dall’energia del sole e dalle attività vulcaniche». Attività vulcaniche come quelle scoperte recentemente sotto i ghiacci del Mare Artico da una spedizione scientifica finanziata anche dalla NASA: decine di vulcani a 4.000 metri sotto il fondo marino che sparano getti di materiali caldissimi alla velocità di 500 metri al secondo.

Decine di vulcani sottomarini in piena attività. Già ce l’immaginiamo l’effetto sui ghiacci. Ma allora perché dei vulcani sotto il Polo Nord non si è sentito parlare? Per lo stesso motivo per cui vengono veicolate solo le notizie coerenti con le «verità scientifiche». Ci sono, dietro le teorie ufficiali, fior di professori che su quelle «verità» hanno costruito prestigio, cattedre e carriere. Ci sono, naturalmente, enormi interessi economici in ballo. 
E ci sono organizzazioni mondiali, vere e proprie elites a cui si accede per nomina e non per elezione democratica, che sembrano pendere da tutte le parti fuorché da quella dei cittadini. Come si è visto con l’O.M.S., l’Organizzazione Mondiale della sanità, e le sue previsioni terroristiche e sballate (ma lucrose invece per le case farmaceutiche produttrici dei vaccini) in fatto di pandemia da influenza di tipo A.

No, di loro forse è il caso di non fidarsi troppo. Né, tornando a bomba sui cambiamenti climatici, dell’«impegno a spendere» l’1% del PIL mondiale preso a Copenhagen anche dal presidente Usa Barack Obama (domanda: con i soldi di chi?). Una politica dalle conseguenze sociali imprevedibili, tanto più in un periodo di spaventosa depressione economica come questo. C’è già difatti chi grida al pretesto per l’istituzione di un unico «governo mondiale», con organismi di controllo sovranazionali, gli stessi già intravisti all’opera durante l’allarme pandemico dell’O.M.S., limitazioni alle libertà personali; e magari anche un bel po’ di politiche di «pianificazione familiare» per ridurre la popolazione del pianeta (in fin dei conti la colpa del riscaldamento è nostra, no?) come invoca persino il «Profeta Verde» degli ambientalisti Lester Brown.

Ecco perché nelle immagini tv si vedono le ciminiere che buttano fumo. 
Perché «con sufficiente ripetitività e conoscenza psicologica delle persone coinvolte non sarebbe difficile dimostrare loro che un quadrato in realtà è un cerchio». 
Non lo ha scritto uno scienziato dell’I.P.C.C. o dell’O.M.S., ma Joseph Goebbels, il ministro della propaganda di Adolf Hitler.