mercoledì 10 ottobre 2018

ASHOKA MODY – PERCHÉ L’EURO HA FALLITO



Perché l’euro è stato un fallimento? Perché una unione monetaria senza unità politica né fiscale non può che fallire, dato che lascia gli stati membri privi degli strumenti normalmente necessari a guidare l’economia nazionale, senza darne loro di nuovi. L’economista Ashoka Mody riassume sinteticamente ed efficacemente in un capitolo del suo ultimo libro sulla “eurotragedia” i motivi – noti da tempo ai nostri lettori – per cui l’euro è stato un autentico disastro per l’Europa, mostrando come è quasi incredibile che qualcuno oggi sia ancora convinto che l’unione monetaria possa in qualche modo funzionare. I leader europei, guide cieche, hanno condotto i popoli a una meta molto diversa da quella a cui aspiravano – o dicevano di aspirare. 


di Ashoka Mody, 3 settembre 2018

L’euro – la moneta unica condivisa da diciannove nazioni europee – è un fenomeno unico nella storia umana.

Mai prima d’ora un gruppo di Paesi aveva creato una valuta totalmente nuova, che avrebbero condiviso. Alcuni idealisti hanno visto questa singolarità come una virtù, come l’araldo di un futuro mondo migliore dove le nazioni cooperano su una gamma più ampia di decisioni politiche ed economiche. A tempo debito sarebbe emersa un’unione politica; i parlamenti nazionali avrebbero dato maggiore autorità a un parlamento europeo, che avrebbe deciso per tutti. Con questa visione, quasi mezzo secolo fa, le nazioni europee hanno iniziato a esplorare l’idea di una moneta unica. Una simile moneta unica, affermavano i loro leader, avrebbe portato maggiore prosperità e una più grande unità politica.

A quei tempi l’Europa aveva molte qualità. Le ferite della Seconda guerra mondiale stavano svanendo nel passato. Gli europei avevano reso inconcepibile un’altra guerra. Avevano imparato a “combattere sui tavoli delle conferenze” piuttosto che sui campi di battaglia. Avevano aperto i loro confini per consentire maggiori scambi reciproci. Niente di tutto ciò era stato facile. Avevano saggiamente fatto piccoli balzi nel vuoto per lasciarsi lentamente alle spalle le ombre delle due grandi guerre combattute all’inizio del 20° secolo, e avevano imparato a fare affidamento sulla reciproca buona volontà. Erano giustamente orgogliosi del loro successo.

A quel punto, lo scopo storico essenziale – costruire la migliore difesa umana contro un’altra guerra europea – era stato ampiamente soddisfatto. La domanda era come utilizzare al meglio lo spazio aperto da questa parentesi di pace. Il compito che aspettava gli europei era di costruire sui valori liberali che i cittadini europei avevano imparato ad amare. Per creare una società aperta. Per consentire la competizione delle idee. Per promuovere la creatività e la prosperità.

A L’Aia, nel dicembre 1969, i leader europei, forse all’inizio inconsapevolmente, fecero un altro salto nel vuoto: decisero di creare una moneta unica. L’idea era che le imprese e i viaggiatori avrebbero risparmiato i costi di cambio della valuta, e quindi avrebbero commerciato e viaggiato di più all’interno dell’Europa. Inoltre, con una Banca centrale europea, la zona euro avrebbe avuto una politica monetaria uniforme, che i governi dei paesi membri non avrebbero potuto piegare ai loro scopi. Quindi, per prevenire l’inflazione interna e promuovere la crescita nazionale, i governi di tutti i paesi sarebbero stati obbligati a essere fiscalmente responsabili. I paesi della moneta unica avrebbero anche dovuto coordinare le loro politiche economiche. E mentre imparavano a cooperare, la pace avrebbe avuto fondamenta ancora più solide.

Nonostante la crisi economica e politica della zona euro negli ultimi dieci anni, c’è chi continua a credere in questa visione.

In effetti, i decisori chiave sono arrivati a comprendere molto rapidamente i pericoli del salto che stavano facendo. Capirono che i benefici di transazioni più facili all’interno dell’Europa erano piccoli. Quello su cui probabilmente non avevano riflettuto chiaramente è una affermazione economica che si avvicina a un teorema per quanto l’economia lo permette. In un famoso articolo del 1968, Milton Friedman, uno dei più importanti economisti del 20° secolo, ha spiegato che la principale funzione della politica monetaria è aiutare a minimizzare la dislocazione macroeconomica – ovvero prevenire che un boom economico diventi eccessivamente grande e ridurre il tempo che un’economia passa in recessione.

La politica monetaria, ha insistito Friedman, non può aiutare un’economia ad aumentare le sue prospettive di crescita a lungo termine. Ed ecco il pezzo forte: se la politica monetaria viene attuata male, può causare danni permanenti e quindi ridurre le prospettive di crescita a lungo termine. Come una “chiave inglese” gettata in una macchina, una politica monetaria sbagliata e inopportuna ostacola il normale funzionamento economico. Avviandosi lungo la rotta dell’unione monetaria, i leader europei rendevano più probabile che la politica monetaria europea gettasse chiavi inglesi nelle loro economie.

I leader europei potrebbero non essere stati consapevoli del “quasi teorema” di Friedman sul ruolo e sui limiti della politica monetaria. Avrebbero dovuto essere consapevoli del fatto che una moneta unica non poteva portare prosperità economica. E sicuramente sapevano che l’Italia e la Grecia avevano sempre contraddetto le direttive economiche delle autorità europee, e che quindi era improbabile che questi Paesi rispettassero gli standard di gestione economica necessari per accompagnare una moneta unica, un’unica politica monetaria.

I leader europei sapevano anche che i promessi vantaggi politici erano illusori. Sebbene ripetessero spesso il mantra dell’”unione politica”, sapevano che non avrebbero rinunciato alle proprie entrate fiscali per fornire un aiuto significativo ad altre nazioni in difficoltà. Sapevano che il rischio di conflitti tra interessi economici era reale. E i conflitti economici avrebbero creato conflitti politici. Dal momento in cui la moneta unica è stata proposta nel 1969 alla sua introduzione nel 1999, le conferme di questi avvertimenti si sono ripetute. Ancora e ancora. Ma i rischi sono stati minimizzati e i punti di vista alternativi sono stati sviati.


Il difetto essenziale della moneta unica era elementare. Rinunciando alle loro valute nazionali, i membri della zona euro hanno perso alcuni strumenti importanti. Se un paese membro entra in recessione, non ha una valuta da svalutare in modo che le sue imprese possano vendere all’estero a prezzi inferiori al dollaro USA per incrementare le esportazioni e l’occupazione. Il paese membro inoltre non ha una banca centrale che potrebbe ridurre i suoi tassi di interesse per incoraggiare la spesa interna e stimolare la crescita.

Questo difetto di base crea acute difficoltà non appena le economie dei paesi che condividono la valuta divergono le une dalle altre. Se l’economia italiana è nei guai e l’economia tedesca ha il vento in poppa, il tasso di interesse comune fissato dalla Banca centrale europea (BCE) sarà troppo alto per l’Italia e troppo basso per la Germania. In questo modo, i problemi economici dell’Italia continueranno e l’economia tedesca crescerà ancora di più. È insito nella natura della moneta unica che, una volta che le economie dei paesi membri iniziano a divergere l’una dall’altra, il tasso di interesse comune faccia aumentare la divergenza.

Considerati questi problemi basilari, gli economisti alla fine degli anni ’60 conclusero che se la moneta unica poteva avere una possibilità – una sola possibilità – ci sarebbe stato bisogno bisogno di trasferimenti fiscali significativi dai paesi col vento in poppa a quelli depressi. In un’unione che forma uno stato unico con una moneta unica, come gli Stati Uniti, gli stati ricevono più fondi dal bilancio federale; inoltre, i residenti degli stati colpiti duramente dalla recessione pagano tasse federali inferiori rispetto ai residenti degli stati che sono colpiti meno gravemente. Quando questi benefici vengono forniti, nessuno protesta, perché nell’attuale struttura politica (gli Stati Uniti) sono leciti. Di fatto, alcuni stati degli Stati Uniti, come il Connecticut e il Delaware, effettuano consistenti trasferimenti permanenti verso stati come il Mississippi e il West Virginia. Gli economisti hanno quindi concluso che per far fare all’euro un balzo in avanti fosse necessario un bilancio comune sotto un’unica autorità fiscale.

Se l’Europa avesse voluto percorrere questa strada, i parlamenti nazionali avrebbero avuto bisogno di cancellare dei seggi; avrebbero principalmente trasferito risorse a un budget comune. Un ministro delle Finanze europeo che riferisce a un parlamento europeo avrebbe utilizzato fondi tratti da un bilancio europeo comune per stimolare l’economia del paese in difficoltà e quindi abbreviare la sua recessione. I trasferimenti fiscali non avrebbero comunque garantito il successo, ma senza di loro il rischio sarebbe stato pericoloso.

Dal primo giorno, tuttavia, risultò chiaro che gli europei non sarebbero mai stati disposti a mettersi d’accordo su un bilancio comune. I tedeschi erano comprensibilmente preoccupati che, se avessero accettato di condividere le loro entrate fiscali, sarebbero diventati il finanziatore di tutti i tipi di problemi nel resto d’Europa. Pertanto, un bilancio comune per facilitare il percorso verso gli Stati Uniti d’Europa con l’euro come moneta comune era politicamente escluso.

Anche se hanno descritto il progetto in termini grandiosi, gli europei hanno iniziato a creare una “unione monetaria incompleta”, che aveva una politica monetaria comune, ma che mancava di salvaguardie fiscali per smorzare i boom e le recessioni. All’interno di questa struttura incompleta, era destino che sorgessero conflitti sulla conduzione della politica monetaria e fiscale.

Per essere chiari, conflitti simili sorgono anche all’interno degli stati-nazione. Ma all’interno di una nazione, in genere sono previste procedure politiche per raggiungere una soluzione. Nel progetto europeo della moneta unica invece non esisteva alcun contratto politico sul modo in cui i conflitti sarebbero stati risolti. Al verificarsi di crisi finanziarie, non ci sarebbe stato un modo reciprocamente accettabile per risolverle. Alcuni paesi avrebbero “perso” e altri “vinto”; i “vincitori” sarebbero diventati “più uguali” degli altri. Le divergenze tra i paesi sarebbero aumentate e l’unione monetaria sarebbe diventata ancora più ingestibile. L’unione monetaria incompleta conteneva già i semi della propria rottura.

A peggiorare le cose, la rottura dell’unione monetaria incompleta sarebbe stata estremamente costosa. Se un paese uscisse durante una crisi, la sua valuta nazionale si svaluterebbe rapidamente e il governo, le imprese e le famiglie del paese pagherebbero i loro debiti in euro (o in dollari) nella loro valuta deprezzata. Molti farebbero default. Soprattutto se il paese è grande, le insolvenze potrebbero scatenare il panico, portando ad altre uscite dall’euro e ad un crescente circolo di disordini finanziari.

Perché gli europei hanno tentato una simile impresa senza benefici evidenti, ma con enormi rischi? Come hanno conciliato le sue ovvie contraddizioni? Come si sono manifestate queste contraddizioni una volta lanciato l’euro? Dove è finita l’Europa?

C’è una risposta generale a tutte queste domande. I leader europei non avevano idea nédel perché né di dove stessero andando. E come è stato detto, se non sai dove stai andando, finisci da qualche altra parte. Nonostante la loro visione idealistica, gli europei sono finiti altrove. Come ci si poteva aspettare, questo altrove non è un bel posto. L’euro ha azzoppato molti dei suoi paesi membri. Ha creato aspre divisioni tra gli europei. Se Aristotele fosse vivo oggi, vedrebbe come uomini e donne “eminentemente buoni e giusti” hanno messo in scena la tragedia dell’euro, “non con il vizio o la depravazione”, ma con “l’errore o la fragilità”.

Tratto da EuroTragedy: A Drama in Nine Acts (Oxford University Press). Copyright 2018.

IL GOVERNO FRANCESE SI PREPARA ALLE DIMISSIONI IN BLOCCO PER RILANCIARE MACRON

MA IN FRANCIA NON FANNO PRIMA A DIRE: "OK, CI SIAMO SBAGLIATI" E AD INDIRE NUOVE ELEZIONI?



PARIGI – Il premier francese Édouard Philippe è arrivato stamani poco dopo le 8.00 all’Eliseo, nell’immimenza di un grande rimpasto di governo che dovrebbe rilanciare la presidenza di Emmanual Macron dopo un rientro dalle vacanze estive disastroso e i sondaggi che lo danno a un livello di gradimento simile a quello di Hollande.


Il premier attuale dovrebbe consegnare le dimissioni in blocco del suo governo ed essere incaricato un’altra volta dal presidente di formare un nuovo esecutivo, dopo lo spettacolare abbandono, una settimana fa, del ministro degli Interni Gérard Collomb, che ha ignorato lo stop alle sue dimissioni avanzato da Macron, che ha accusato di incapacità di un’azione politica rivolta unicamente alle fasce più ricche della popolazione.

ANTARTIDE STRANE PARTICELLE FUORIESCONO DAI GHIACCI, PER LA SCIENZA È INSPIEGABILE , E SE FOSSE INVECE UN WORMHOLE?





Strane particelle, continuano a fuoriuscire dai ghiacci dell'Antartide, potrebbero stravolgere la concezione della fisica moderna.


I raggi cosmici  emanati dalla calotta polare sud potrebbero portare a nuova fisica

L'Antenna Transitoria Impulsiva Transitoria Antigua (ANITA), raffigurata qui poco prima di un lancio nel 2014, è un esperimento di fisica che ha rilevato emissioni misteriose provenienti dal profondo del ghiaccio dell'Antartide. Credit: NASA e Balloon Program Office


C'è qualcosa di misterioso che fuoriesce dal terreno ghiacciato in Antartide e potrebbe cambiare la fisica come la conosciamo.

I fisici non sanno cosa sia esattamente. Ma sanno che si tratta di una sorta di raggio cosmico, una particella ad alta energia che esplode nello spazio, in Terra e di nuovo fuori. Ma le particelle che i fisici conoscono - la raccolta di particelle che costituiscono ciò che gli scienziati chiamano il modello standard (SM) della fisica delle particelle -  non dovrebbero essere in grado di farle. Certo, ci sononeutrini a bassa energia in grado di perforare  miglia e miglia di roccia restando inalterate. Ma i neutrini ad alta energia, così come altre particelle ad alta energia, hanno "grandi sezioni trasversali". Ciò significa che quasi sicuramente si schiantano contro qualcosa subito dopo aver fatto un salto nella Terra, non sono mai usciti dall'altra parte.

Eppure, da marzo 2016 , i ricercatori sono rimasti sconcertanti per due eventi accaduti in Antartide in cui i raggi cosmici sono stati espulsi dalla Terra, e rilevati dall'antenna transitoria impulsiva (ANITA) della NASA, un'antenna trasportata dal pallone che si sposta nel continente meridionale.

ANITA è stata progettata per recepire i raggi cosmici dallo spazio esterno, quindi la comunità scientifica che studia i neutrini ad alta energia era ridondante di eccitazione quando lo strumento ha rilevato particelle che sembravano esplose dalla Terra anziché zoomate dallo spazio. Poiché i raggi cosmici non dovrebbero agire così, gli scienziati hanno iniziato a chiedersi se questi raggi misteriosi non fossero fatti di particelle mai viste ne conosciute prima.

Da allora, i fisici hanno proposto ogni sorta di spiegazioni per questi raggi cosmici che vanno "verso l'alto", dai  neutrini sterili (neutrini che raramente entrano nella materia) alle " distribuzioni atipiche della materia oscura all'interno della Terra", facendo riferimento alla misteriosa forma di materia che non interagire con la luce [ I 18 più grandi misteri irrisolti in fisica ]

Tutte le spiegazioni erano intriganti e suggerivano che ANITA avrebbe potuto rilevare una particella non considerata nel Modello Standard. Ma nessuna delle spiegazioni ha dimostrato in modo conclusivo che qualcosa di più ordinario non avrebbe potuto causare segnale per ANITA.

Un nuovo documento caricato oggi (26 settembre .18) sul server di preprint arXiv lo cambia. In esso, un team di astrofisici della Penn State University ha dimostrato che ci sono state varie particelle ad alta energia andare verso l'alto rispetto a quelle rilevate durante i due eventi ANITA. Per tre volte, è stato scritto, IceCube (un altro osservatorio di neutrini , il più grande, in Antartide) ha rilevato particelle simili, sebbene nessuno avesse ancora collegato quegli eventi al mistero di ANITA. E, combinando i set di dati IceCube ANITA, i ricercatori della Penn State hanno calcolato che, qualunque sia la particella che esplode dalla Terra, ha molto meno di una probabilità di 1 su 3,5 milioni di far parte del Modello Standard. (In termini tecnici, statistici, i loro risultati avevano confidenze di 5.8 e 7.0 sigma, a seconda di quale dei loro calcoli si guarda.)


LA FISICA S'INFRANGE


Derek Fox, l'autore principale del nuovo articolo, ha dichiarato di aver incontrato per la prima volta gli eventi ANITA nel maggio 2018, in uno dei primi articoli che tentavano di spiegarli.


"Era del tipo, 'Beh, questo modello non ha molto senso'", ha detto Fox a Live Science, "ma il risultato [ANITA] è molto intrigante, quindi ho iniziato a verificarlo. Ho iniziato a parlare con il mio vicino di casa Steinn Sigurdsson [il secondo autore sul giornale, che è anche alla Penn State], sul fatto che forse potremmo trarre alcune spiegazioni più plausibili dei documenti che sono stati pubblicati fino ad oggi. "


Fox, Sigurdsson e i loro colleghi hanno iniziato a cercare eventi simili in dati raccolti da altri rilevatori. Quando si sono imbattuti in possibili eventi al rialzo nei dati IceCube, ha detto, allora , si è reso conto che avrebbe potuto imbattersi in qualcosa di veramente rivoluzionario per la fisica. [ 5 misteriose particelle in agguato sotterraneo ]


"Questo è quello che mi ha fatto davvero andare avanti, e guardare gli eventi ANITA con la massima serietà", ha detto, aggiungendo in seguito, "Questo è ciò per cui i fisici vivono. Rompere i modelli, stabilire nuovi vincoli [sulla realtà], imparare cose nuove sull'universo che non conoscevamo. "


Come ha riferito in precedenza  su Live Science , la fisica sperimentale ad alta energia delle particelle è rimasta ferma negli ultimi anni. Quando nel 2009 è stato completato il Large Hadron Collider (LHC) da $17 miliardi (di 27 chilometri) al confine tra Francia e Svizzera, gli scienziati hanno pensato di sbloccare i misteri della supersimmetriala misteriosa classe teorica di particelle che gli scienziati sospettano potrebbero esistere al di fuori della fisica corrente, ma non hanno mai rilevato. Secondo la supersimmetria (SM), ogni particella esistente nel modello standard ha un partner supersimmetrico. I ricercatori sospettano che questi partner esistano perché le masse di particelle conosciute sono alterate, non simmetriche l'una con l'altra.


"Anche se la SM funziona molto bene nello spiegare una pletora di fenomeni, ha ancora molti handicap", ha detto Seyda Ipek, un fisico delle particelle di UC Irvine, che non è stato coinvolto nella ricerca corrente. "Ad esempio, non può spiegare l'esistenza della materia oscura, [spiegare la stranezza matematica nelle masse di neutrini, o l'asimmetria materia-antimateriadell'universo."


Invece, il LHC ha confermato il bosone di Higgs , l'ultima parte non rilevata del modello standard, nel 2012. E poi ha smesso di rilevare qualsiasi altra cosa importante o interessante. I ricercatori hanno iniziato a chiedersi se qualche esperimento di fisica esistente potrebbe mai rilevare una particella supersimmetrica.

"Abbiamo bisogno di nuove idee", Jessie Shelton, un fisico teorico dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign, lo ha dichiarato a Live Science a maggio, nello stesso periodo in cui la Fox si è interessato per la prima volta ai dati ANITA.

Ora, diversi scienziati non coinvolti nel documento della Penn State hanno detto a Live Science che offre una solida (anche se incompleta) prova che qualcosa di nuovo è davvero arrivato.


"Era chiaro fin dall'inizio che se gli eventi anomali di ANITA erano dovuti a particelle che si erano propagate attraverso migliaia di chilometri di Terra, allora quelle particelle erano molto probabilmente non particelle di SM", ha detto Mauricio Bustamante, un astrofisico presso l'Istituto Niels Bohr di l'Università di Copenaghen, che non era autore della nuova carta.
"La carta apparsa oggi è il primo calcolo sistematico di quanto è improbabile che questi eventi siano dovuti a neutrini SM", ha aggiunto. "Il loro risultato disapprova fortemente una spiegazione SM".


"Penso che sia molto avvincente", ha detto Bill Louis, un fisico neutrino del Laboratorio Nazionale di Los Alamos che non è stato coinvolto nel lavoro ma ha seguito le ricerche sugli eventi ANITA per diversi mesi.

Se la particella del modello standard creasse queste anomalie, avrebbero dovuto essere neutrini. I ricercatori sanno che sia a causa delle particelle in cui sono decaduti, sia perché nessun'altra particella del modello standard non avrebbe nemmeno il frammento di una possibilità su un milione di farla passare attraverso la Terra.

Ma i neutrini di questa energia, ha detto Louis, non dovrebbero attraversare la Terra abbastanza spesso da poter essere rilevati da ANITA o IceCube . Non si sa come funzionano. Ma i rivelatori di neutrini come ANITA e IceCube non rilevano direttamente neutrini. Mentre invece, rilevano le particelle in cui i neutrini si decompongono dopo essersi distrutti nell'atmosfera terrestre o nel ghiaccio antartico. E ci sono altri eventi che possono generare quelle particelle, innescando i rilevatori. Questo documento suggerisce fortemente che quegli eventi devono essere stati supersimmetrici, ha detto Louis, anche se ha aggiunto che sono necessari più dati.

Fox e i suoi colleghi hanno continuato a sostenere che le particelle sono più probabilità di essere una sorta di particella supersimmetrica teorica chiamata "stau sleptons". I sleptoni di Stau sono versioni supersimmetriche di una particella del modello standard denominata tau lepton. La "S" sta per "supersimmetrica" ​​(davvero). [ Sparticles to Neutrinos: The Coolest Little Particles nell'universo ]

Louis ha detto che in questa fase pensa che il livello di specificità sia "un po troppo lungo".

Gli autori dispongono di un forte caso statistico che nessuna particella convenzionale sarebbe in grado di viaggiare attraverso la Terra in questo modo, ha detto, ma non ci sono ancora dati sufficienti per esserne certi. E non vi è certamente abbastanza materiale da poter capire in modo definitivo quale sia la particella che ha fatto il viaggio.

Fox non ha contestato questo.


"Come osservatore, non c'è modo che io possa sapere che questo è uno stau", ha detto. "Dal mio punto di vista, vado a curiosare cercando di scoprire nuove cose sull'universo, mi imbatto in un fenomeno davvero bizzarro, e poi con i miei colleghi facciamo una piccola ricerca nella letteratura per vedere se qualcuno ha mai pensato che questo potesse accadere. E poi se troviamo articoli in letteratura, tra cui uno di 14 anni fa che predicono qualcosa proprio come questo fenomeno, questo mi prende davvero molto. "


Lui e i suoi colleghi hanno trovato una lunga serie di articoli dai teorici che prevedono che i dormiglioni potrebbero essere presentati così negli osservatori dei neutrini. E poiché questi documenti sono stati scritti prima dell'anomalia di ANITA, ha detto Fox, ciò suggerisce fortemente a lui che quei teorici erano sulla traccia di qualcosa.

Ma rimangono ancora molte incertezze su questo fronte, ha detto. In questo momento, i ricercatori sanno solo che qualunque sia questa particella, interagisce molto debolmente con altre particelle, altrimenti non sarebbe mai sopravvissuta al viaggio attraverso la massa densa del pianeta.

COSA C'È OLTRE


Ogni fisico che ha parlato con Live Science ha convenuto che i ricercatori devono raccogliere più dati per verificare che ANITA e IceCube abbiano incrinato la supersimmetria. È possibile, ha detto Fox, che quando i ricercatori di IceCube scavano nei loro archivi di dati, troveranno altri eventi simili che in precedenza erano passati inosservati. Louis e Bustamante hanno entrambi affermato che la NASAdovrebbe eseguire più voli con ANITA per vedere se simili particelle rivolte verso l'alto si ripresentano.


"Per essere certi che questi eventi  siano dovuti a fenomeni sconosciuti - per esempio, come le proprietà non mappate del ghiaccio antartico - vorremmo che anche altri strumenti rilevassero questo tipo di eventi", ha detto Bustamante.


A lungo termine, se questi risultati verranno confermati e i dettagli di ciò che le particelle li stanno causando, diversi ricercatori hanno affermato che l'anomalia di ANITA potrebbe sbloccare una nuova fisica più grande e maggiore del LHC.


"Qualsiasi osservazione di una particella non SM sarebbe un punto di svolta, perché ci dirà quale percorso dovremmo prendere dopo l'SM", ha detto Ipek. "Il tipo di particella [supersimmetrica] che affermano di aver prodotto segnali, lepton, è molto difficile da produrre e rilevare nel LHC."


"Quindi, è molto interessante se possono essere osservati da altri tipi di esperimenti. Naturalmente, se questo è vero, allora ci aspetteremo che una scala di altre particelle [supersimmetriche] venga osservata dal LHC, che sarebbe un test complementare delle affermazioni anzidette. "

In altre parole, le anomalie ANITA potrebbero offrire agli scienziati le informazioni chiave necessarie per sintonizzare correttamente l'LHC per sbloccare più supersimmetria. Questi esperimenti potrebbero persino fornire una spiegazione per la materia oscura .

In questo momento, ha detto Fox, sono solo affamato di altri dati.





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QUEL VIZIETTO DELLA GERMANIA: CREDERSI LA PADRONA D’EUROPA



Il lupo perde il pelo ma non il vizio, dice il proverbio. E in Germania, in particolare in Baviera, quello di pensare all’Europa come terra di conquista è un vizio che non sembra destinato a interrompersi. Lo ha dimostrato Horst Seehofer, il leader e candidato della Csuper la guida della Baviera, in un comizio a Ingolstadt. Davanti alla platea dei suoi colleghi di partito, il ministro dell’Interno tedesco se n’è uscito con una provocazione infelice riguardo la Grecia: “I bavaresi hanno governato la Grecia per un po’, ma sarebbe stato meglio se fosse durato di più”.

L’ironia del politico tedesco faceva riferimento al regno di Ottone di Grecia, principe di Baviera, e che governò sul popolo ellenico dal 1832 al 1862. Monarca anche abbastanza disprezzato dal popolo greco, visto che finì la sua vita in esilio fuggendo su una nave da guerra britannica.

Ma evidentemente la storia non ha insegnato molto a Seehofer, se ha usato questo esempio per ricordare a tutti come l’amministrazione germanica, in quel caso bavarese, fosse nettamente migliore di quelle nazionali. Una battuta infelice che ha trovato ovviamente la reazione critica di molti esponenti politici greci, che, dopo aver incassato per anni le imposizioni volute da Berlino, adesso non vogliono sentirsi anche oggetto di scherno per ottenere qualche centinaio di voti in più in un’elezione locale.

Storia a parte, la battuta del ministro tedesco non è però un fulmine a ciel sereno. Non è un mistero che in Germania molti considerino la loro politica e la loro amministrazione come migliore rispetto alle altre dell’Unione europea. E non è neanche un mistero che la stessa Unione europea possa essere considerata una sorta di costruzione di un’Europa a immagine a somiglianza dei sogni egemonici di Berlino.


E la Grecia forse è l’esempio più evidente di questa malcelata idea della Germania di essere la potenza leader dell’Europa “unita”. In questi anni, le manovre imposte dalla Troika e con il supporto della Bundesbank, hanno non solo impoverito i cittadini greci e mandato sul lastrico un intero Paese, ma hanno anche dato il via a una privatizzazione e successiva svendita senza precedenti del patrimonio greco che, in larga parte, è finito in mani tedesche. Prova più eclatante gli aeroporti turistici, vero volano dell’industria ellenica, diventati quasi tutti di proprietà tedesca.

Ma Atene è solo una delle “vittime” dell’ideale tedesco. In realtà sono molti i Paesi che subiscono quest’idea non troppo remota di Berlino di essere il Paese che vuole controllare l’Europa. L’Italia è sicuramente una delle vittime preferite da parte dei ministri e dei politici tedeschi, accusata di essere una sorta di ventre molle dell’Europa a trazione franco-tedesca. E il fatto che la nostra economia si basi sullo spread tra Btp e Bund è già di per sé un indizio. Ma sono in genere i Paesi mediterranei a essere quelli più additati dalla Germania come nemici della loro idea di Europa.

La loro idea: non quella degli europei. Ed è su questa “piccola” divergenza di vedute che è nato in larga parte il fenomeno sovranista. L’idea che non possa essere Berlino a decidere le sorti di un intero continente. Un vento che è iniziato a spirare da Est, con l’Europa di Visegrad, che si è spostato a sud, nel Mediterraneo, e che ha ricevuto una spinta fondamentale da Ovest, al di là dell’Atlantico, con gli Stati Uniti di Donald Trump a cavalcare l’ondata di risentimento contro la Merkel che dilaga in tutta Europa.

Ed è proprio su questo punto che è importante soffermarsi. Se infatti per molto tempo è stata la parte “povera” dell’Unione europea a ribellarsi ai dettami di Francoforte e Berlino, adesso l’assedio è diverso: insieme ai ribelli ci sono anche gli Stati Uniti. Trump ha messo da subito la Germania nel mirino per la sua politica commerciale.

Ma dietro a questo conflitti economico fra Washington e Berlino, c’è anche un obiettivo strategico che da sempre caratterizza l’altra sponda dell’Atlantico: evitare che la Germania prenda il sopravvento proprio attraverso l’Unione europea. Un’idea che piace tanto a molti esponenti della politica tedesca. Seehofer docet.

martedì 9 ottobre 2018

Il rally del prezzo del petrolio aumenta le vendite di auto elettriche

La competizione di Tesla sta per diventare più affollata l'anno prossimo con molte case automobilistiche e marchi del lusso che lanciano un numero record di veicoli elettrici a batteria e ibridi plug-in.  
Tutti i produttori di EV avranno un elemento comune che potrebbe contribuire a sollevare la domanda di veicoli a batteria: l'aumento dei prezzi del petrolio porta a prezzi del carburante ai massimi di quattro anni, il che potrebbe trasformare i consumatori in veicoli elettrici.
A dire il vero, le infrastrutture di ricarica e il raggio d'azione rappresentano ancora le preoccupazioni chiave dei consumatori riguardo ai veicoli elettrici, ma le utility e le grandi compagnie petrolifere come Shell e BP stanno già cercando di espandere l'infrastruttura di ricarica, specialmente in Europa.
I prezzi del pacco batterie sono diminuiti costantemente in questo decennio e si prevede che continuino a scendere. In termini di confronto dei costi, alcune stime indicano che i costi del pacco batterie diventeranno competitivi con le vetture a motore a combustione interna (ICE) entro il 2027.
Il rally dei prezzi del petrolio, con il Brent Crude che sale a $ 85 al barile questa settimana, arriva proprio quando il numero delle offerte globali di veicoli elettrici del prossimo anno aumenterà del 20% a 216 modelli, la ricerca degli spettacoli NEF di Bloomberg .
"Più alto è il prezzo del petrolio, maggiore sarà il vantaggio rispetto alle auto elettriche" , ha affermato Bloomberg citando Carlos Ghosn , presidente di Renault e Nissan Motor, come dichiarato al Salone di Parigi questa settimana.
L'anno prossimo, Nissan lancerà la vendita di un modello a lungo raggio della sua EV Leaf più venduta.
Le case automobilistiche tedesche stanno anche saltando nella competizione EV.
Mercedes-Benz ha presentato il mese scorso il suo primo modello interamente elettrico Mercedes-Benz EQC, che sarà  lanciato  sul mercato nel 2019. BMW sta  prendendo in giro  la prima di un nuovo concept EV, BMW Vision iNEXT. Audi ha avviato la produzione di serie della Audi e-tron , il primo SUV completamente elettrico del marchio, e le consegne sono programmate per iniziare nella primavera del 2019.
I marchi di ultra-lusso offriranno anche veicoli elettrici. Aston Martin sta costruendo Rapide E con una gamma target di oltre 200 miglia e ha proiettato la massima velocità di 155 miglia all'ora, con consegne dei clienti fissate per il quarto trimestre 2019. La Porsche sta lavorando alla sua prima serie puramente elettrica, Taycan , e prevede di investire oltre US $ 6.9. miliardi di euro (6 miliardi di euro) in elettromobilità entro il 2022, raddoppiando la spesa inizialmente prevista.
Mentre quasi tutti i produttori di automobili stanno svelando o pianificando modelli EV, i prezzi della benzina sono aumentati e anche dopo la fine della stagione di guida degli Stati Uniti, la media nazionale del gas a partire dal 1 ottobre è stata di 2,88 dollari , un prezzo alla pompa non visto da metà luglio.
"L'ultimo trimestre dell'anno è iniziato con i prezzi del gas che sembrano più estate che autunno", ha detto la portavoce di AAA Jeanette Casselano .
"In questo periodo dell'anno, gli automobilisti sono abituati a vedere i prezzi calare costantemente, ma a causa dei continui problemi di domanda e offerta a livello globale e dei costosi prezzi del greggio estivo, gli automobilisti non vedono sollievo alla pompa".
I prezzi elevati del carburante potrebbero essere parte della motivazione dei consumatori ad acquistare più veicoli elettrici.
Le vendite globali cumulative di EV sono già 4 milioni, secondo Bloomberg NEF , che osserva che il tempo per raggiungere ciascuna delle milioni di vendite si è ridotto rapidamente. Il primo milione di vendite, raggiunto nel quarto trimestre 2015, ha richiesto circa 60 mesi; il secondo milione arrivò in 17 mesi; il terzo milione ha richiesto 10 mesi; e il quarto milione aveva bisogno solo di sei mesi. Bloomberg NEF prevede che il prossimo milione di veicoli elettrici durerà poco più di 6 mesi e il cinque milioni di EV sarà venduto a marzo del prossimo anno.
La quota EV del parco auto globale è ancora minuscola, considerando che il parco auto di tutto il mondo è di 1,2 miliardi di unità. Ma, secondo Wood Mackenzie, i costi e la portata della batteria sono sempre meno gli ostacoli nell'adozione di EV La batteria è oggi un terzo del costo di un EV. Tuttavia, i costi sono già diminuiti dell'80% in questo decennio e diminuiranno ulteriormente. I prezzi del pacco batterie scenderanno al di sotto di US $ 200 / kWh quest'anno e poi diminuiranno di circa il 10 percento ogni anno, secondo WoodMac a luglio.
"La soglia critica è di US $ 100 / kWh - questo è il momento in cui i veicoli elettrici entreranno in competizione a condizioni commerciali con veicoli ICE. Pensiamo che ci arriveremo entro il 2027 ", dice WoodMac.
I veicoli elettrici sposteranno circa 5 milioni di barili a 6 milioni di bpd di domanda di petrolio entro il 2040, circa il 5% della domanda totale di petrolio, secondo le stime della società di consulenza.
Le auto ICE non andranno da nessuna parte nei prossimi dieci anni, ma più alto è il prezzo del petrolio, maggiore sarà la concorrenza che avranno dai veicoli elettrici e più incentivi saranno i consumatori a scegliere un EV per la loro prossima auto nuova.

Bulgaria: aperta indagine su fondi Ue. Denuncia partita dopo inchiesta della giornalista uccisa

(ANSAmed) – SOFIA, 9 OTT – La procura di Sofia ha avviato una inchiesta su presunti abusi nell’utilizzo di fondi dell’Unione europea, e ha bloccato un trasferimento bancario di circa 14 milioni di euro in base alla Legge per le misure contro il riciclaggio di denaro. Lo ha annunciato il procuratore generale della repubblica Sotir Tsatsarov precisando che si tratta di un operazione bancaria da parte della compagnia edilizia bulgara ‘Gp Group’. La denuncia contro la compagnia è partita a seguito di un servizio giornalistico del sito internet ‘Bivol’ e su segnalazione del vicepremier Tomislav Doncev. Nella sua ultima trasmissione il mese scorso, la giornalista bulgara Viktoria Marinova, uccisa sabato nella città di Russe, nel nord della Bulgaria, aveva intervistato due giornalisti, il bulgaro Dimitar Stoyanov del sito internet ‘Bivol’ e il romeno Attila Biro della Rise Project Romania, che svolgevano indagini giornalistiche per corruzione e abusi sui fondi Ue da parte della ‘Gp Group’. (ANSAmed)

Chi era Viktoria Marinova, la giornalista violentata e uccisa in Bulgaria



Chi era Viktoria Marinova, la giornalista violentata e uccisa in Bulgaria

La giornalista Viktoria Marinova è stata barbaramente assassinata il 6 ottobre. Di recente si era occupata di sospette frodi ai danni dell’Unione europea.


Si chiamava Viktoria Marinova e aveva appena 30 anni la giornalista e presentatrice dell’emittente bulgara Tvn RuseÈ stata uccisa dopo una barbara aggressione nel nord del suo paese. Il suo corpo senza vita è stato scoperto sabato 6 ottobre in un parco della città di Ruse, non lontano dalla frontiera con la Romania. La ragazza è stata colpita alla testa, violentata e strangolata.


Il 30 settembre la trasmissione dedicata alle sospette frodi ai danni dell’Ue

Il procuratore regionale Gergy Grorgiev ha aggiunto che “il suo telefono cellulare, le chiavi della sua auto, i suoi occhiali e parte degli indumenti sono spariti”. L’inchiesta della polizia bulgara non esclude per ora alcuna pista: potrebbe trattarsi del tragico gesto di uno squilibrato. Oppure la giornalista potrebbe essere stata “condannata” per via del proprio lavoro.
Marinova presentava infatti una trasmissione che si occupava di questioni sociali e che veniva diffusa dall’emittente a livello locale. Nel corso dell’ultima puntata, il 30 settembre, aveva mandato in onda un’intervista a due noti giornalisti d’inchiesta – il bulgaro Dimitar Stoyanov e il romeno Attila Biro – che indagano su sospette frodi a danno dell’Unione europea. In particolare, un sistema illegale avrebbe consentito ad alcune persone di accaparrarsi fondi comunitari. E il tutto coinvolgerebbe uomini d’affari e politici.
Per la loro inchiesta, i due giornalisti sono stati anche arrestati dalla polizia, fatto che suscitò l’ira dell’associazione Reporter senza frontiere (Rsf). Fin troppo facile, dunque, sospettare che la morte di Viktoria Marinova possa essere legata proprio al suo lavoro. Harlem Desir, responsabile della libertà di stampa presso l’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) ha parlato di “inchiesta rigorosa e completa”, lasciando intendere come essa possa aver “scontentato” qualcuno.

Prima di Viktoria Marinova, le uccisioni di Daphne Caruana Galizia e Jan Kuciak

E molti colleghi della donna hanno evocato le uccisioni della reporter Daphne Caruana Galizia, fatta saltare in aria a Malta il 16 ottobre 2017, e del giornalista Jan Kuciak, ammazzato a febbraio in Slovacchia.
D’altra parte, secondo la classifica mondiale della libertà di stampa, la Bulgaria è 111esima su 180 nazioni analizzate. In Europa è all’ultimo posto: qui, secondo Rsf, i giornalisti sono sottoposti a “numerose forme di pressione e di intimidazione”. E devono lavorare in un contesto nel quale “alcuni oligarchiesercitano un monopolio mediatico, mentre si sospetta che le autorità siano corrotte e abbiano legami con la criminalità organizzata”.

Commissione Ue e Germania chiedono di far luce sull’omicidio

Intanto, a muoversi sono state la Commissione europea e la Germania, che hanno chiesto ufficialmente alle autorità della Bulgaria di fare luce sull’omicidio. Il vice-presidente dell’organismo esecutivo di Bruxelles si è detto in particolare “scioccato da un delitto efferato”. Mentre Reporter senza frontiere ha chiesto di porre sotto protezione i colleghi di Viktoria Marinova.
Intanto è di queste ore la notizia che è stato arrestato un cittadino romeno con un passaporto della Moldova per l'omicidio della giornalista bulgara. Lo riferisce la radio di Stato, citando fonti del ministero dell’Interno, ma precisando che non c’è ancora una conferma ufficiale. Secondo il canale televisivo bTV, la persona arrestata per l’omicidio della giornalista Viktoria Marinova sarebbe un ucraino con cittadinanza romena, che conduceva una vita da barbone.

UNA MAREA NERA DI 20 KILOMETRI VISTA DAL SATELLITE

La fuoriuscita di carburante dopo la collisione di due navi mercantili avvenuta domenica scorsa.

Una marea nera di 20 km, dal satellite la fotografia del disastro ambientale a nord della Corsica La fuoriuscita di carburante dopo la collisione di due navi mercantili avvenuta domenica scorsa. Tweet 09 OTTOBRE 2018 La missione Copernicus Sentinel-1 ha fotografato la fuoriuscita di olio carburante nel Mediterraneo a seguito della collisione tra le due navi mercantili a nord della Corsica domenica 7 ottobre 2018. La collisione ha causato una perdita di carburante, che ha portato a una marea nera lunga circa 20 km. Sebbene la collisione sia avvenuta nelle acque francesi, l'operazione di bonifica fa parte di un patto congiunto tra Francia, Italia e Monaco per affrontare gli incidenti di questo tipo nel Mediterraneo. Questa immagine della chiazza di olio - la macchia scura a nord della punta della Corsica - è stata scattata ieri sera dal satellite Sentinel-1A . Sentinel-1 è una coppia di satelliti costruita per il programma di monitoraggio ambientale Copernicus della Commissione europea. I satelliti portano ciascuno uno strumento radar avanzato che può "vedere" attraverso il buio e attraverso le nuvole. La macchia d'olio si è allargata per 20 km, allarme WWWF per il santuario dei cetacei Il ministro francese per la Transizione Ecologica, Francois De Rugy, ha rassicurato sul fatto che la fuoriuscita di carburante in conseguenza dello scontro fra due navi a nord della Corsica, sia sotto controllo. L'inquinante sversato in mare sarebbe sostanzialmente stazionario. La Francia e l'Italia hanno circoscritto l'enorme chiazza di idrocarburi e assieme hanno avviato le operazioni di pulizia della marea nera che dureranno alcuni giorni. La scia di olio si è allungata per una ventina di chilometri al largo di Capo Corso, e si è allargata anche di 300 metri per un totale di diverse centinaia di metri cubi. Mentre anche la Commissione europea segue e monitora la vicenda insieme all'Agenzia europea per la sicurezza marittima. Un allarme arriva da Greenpeace per il Santuario internazionale dei Cetacei (il triangolo di mare racchiuso tra Nord della Sardegna, Corsica, Toscana e Liguria, fin quasi a Tolone, in Francia) dove ricorda "sono stati osservati sia la balenottera comune che il capodoglio". L'incidente, avverte la ONG, rende non più rinviabile introdurre "norme precise sulla protezione e sulla tutela del Santuario". "Nonostante il meccanismo di sicurezza legato a Ramogepol si sia immediatamente attivato, cosa sarebbe successo se la collisione fosse avvenuta all’interno dello Stretto di Bonifacio, un’area estremamente fragile che continua ad essere esposta ad un traffico estremamente elevato?”, chiede la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che aggiunge. "Avremmo avuto un disastro ambientale in grado di mettere a rischio uno dei patrimoni naturali del nostro Paese, compresa l’area marina de La Maddalena. L’area delle Bocche di Bonifacio è tra le zone paesaggisticamente più belle e ricche di biodiversità del Mediterraneo. Si tratta, però, anche una zona di navigazione molto pericolosa, con un volume elevato di traffico di navi di ogni genere, comprese navi con carichi pericolosi (petroliere, chimichiere e gasiere). La ricostruzione dell'incidente e le condizioni meteo Per ricostruire l'accaduto e capire le ragioni e le responsabilità della collisione, vengono acquisiti elementi di carattere tecnico e strutturale sulle due unità coinvolte, la motonave tunisina Ulisse, che trasportava camion e auto, e la motonave portacontainer Cls Virginia, battente bandiera cipriota da cui si è sversato il carburante. Si monitorano con attenzione anche le condizioni meteo-marine e le loro previsioni per comprendere la possibile evoluzione della macchia inquinante e pianificare le attività di emergenza. Sono previsti nei prossimi giorni corrente e vento verso la Corsica. Il consorzio Lamma, di Regione Toscana e CNR, sta collaborando con la Capitaneria di Porto di Livorno per fornire i dati delle previsioni meteo delle prossime ore e dei prossimi giorni. "Con le previsioni meteo a disposizione - ha spiegato Federica Fratoni, assessore all'ambiente - sarà più agevole la pianificazione delle attività di emergenza sul tratto di mare interessato dall'incidente." I dati di osservazione, previsione e ricostruzione dello stato del mare su cui si basa il Consorzio sono messi a disposizione delle autorità competenti e dei soccorsi anche nella forma di bollettini dedicati. I dati riguardano: previsione operativa dello stato del mare (vento, onde, e correnti di superficie); misure di corrente superficiale da radar HF; rilevamento satellitare dell'eventuale sversamento (ottenuto tramite elaborazione dei satelliti Sentinel). Inoltre verrà attivato un modulo per la previsione dello spostamento dello sversamento. La collisione domenica scorsa Le operazioni di contenimento e bonifica dell'inquinamento sono iniziate poche ore dopo la collisione tra una nave Ro-Ro di nome Ulysse battente bandiera Tunisina ed una porta container con nome CLS Virginia di bandiera cipriota avvenuta domenica scorsa. La collisione aveva provocato lo sversamento in mare, dalla porta container, di centinaia di metri cubi di olio carburante. Su richiesta del Ministero dell'Ambiente, la centrale operativa della Guardia Costiera a Roma aveva disposto, oltre al sorvolo di un aereo ATR42, nell'area interessata, anche l'invio della Motovedetta CP 409 della Capitaneria di porto di Livorno. Era immediatamente intervenuta anche una unità della Guardia Costiera italiana con a bordo dei biologi e per conto del Ministero dell'Ambiente uno dei tre mezzi antinquinamento della società consortile "Castalia", concessionaria del servizio di antinquinamento nazionale.