CYBERBULLISMO: IL FOCUS DELLO SPECIALISTA D.SSA MAURA MANCA
Il cyberbullismo è una vera emergenza sociale in costante aumento che coinvolge bambini e adolescenti fin dalla tenera età, dagli esiti psicologici davvero devastanti. Per cyberbullismo si intende l’insieme di prevaricazioni messe in atto attraverso il supporto dei mezzi tecnologici, come isolamento ed esclusione dai gruppi WhatsApp, derisioni pubbliche, diffusione di foto e video e prese in giro sui social e nelle chat, riprese sgradevoli ed imbarazzanti e violenze fisiche immortalate da un obiettivo in cui si diventa oggetto di scherno, furto di identità.
I bambini e gli adolescenti che sono presi di mira difficilmente parlano subito di ciò che gli è capitato, per questa ragione è necessario che i genitori riescano a cogliere alcuni campanelli d’allarme per capire se il figlio sia una vittima di cyberbullismo.
I bambini e gli adolescenti che sono presi di mira difficilmente parlano subito di ciò che gli è capitato, per questa ragione è necessario che i genitori riescano a cogliere alcuni campanelli d’allarme per capire se il figlio sia una vittima di cyberbullismo.
Prima di stilare le linee guida è importante fare una fondamentale premessa: la maggior parte dei genitori non conosce realmente i propri figli, non si fermano ad osservarli nella loro quotidianità, a guardarli dentro gli occhi, si va sempre troppo di fretta e si dà peso a troppi aspetti superficiali, meno interiori come la scuola, il disordine, il rispondere male e magari loro nel mentre soffrono, anche se apparentemente non lo fanno vedere. Se un genitore non sa chi è realmente suo figlio, non lo sa quantomeno nel web, uno spazio ancora più lontano che crea un profondo gap tra genitori e figli.
La prima cosa da fare quindi è imparare a conoscere il figlio e la sua adolescenza, senza paura e senza critiche né giudizi, ma accettazione. Ci sono però delle costanti comportamentali che sono evidenti. Bisogna imparare a conoscere le micro abitudini, non le macro abitudini e nel contempo valutare quando variano nella FREQUENZA e nella TIPOLOGIA, senza allarmarsi per ogni oscillazione tipica e caratteristica della fase adolescenziale. Già riconoscere questi parametri significa andare oltre le apparenze ed essere un passo più vicini ai figli.
La prima cosa da fare quindi è imparare a conoscere il figlio e la sua adolescenza, senza paura e senza critiche né giudizi, ma accettazione. Ci sono però delle costanti comportamentali che sono evidenti. Bisogna imparare a conoscere le micro abitudini, non le macro abitudini e nel contempo valutare quando variano nella FREQUENZA e nella TIPOLOGIA, senza allarmarsi per ogni oscillazione tipica e caratteristica della fase adolescenziale. Già riconoscere questi parametri significa andare oltre le apparenze ed essere un passo più vicini ai figli.
QUALI SONO I SEGNALI PER RICONOSCERE SE IL PROPRIO FIGLIO È VITTIMA DI CYBERBULLISMO?
CAMBIAMENTI NELLE ABITUDINI QUOTIDIANE E NELL’UMORE. I cambiamenti possono essere anche microscopici, non per forza evidenti. Possono cambiare un qualcosa legato al proprio aspetto, alla propria stanza, alle proprie abitudini, comprese quelle del sonno o alimentari. Può apparire più silenzioso, triste o arrabbiato, soprattutto dopo aver trascorso del tempo in rete o dopo aver controllato lo smartphone o il pc. È più chiuso e sembra sempre sovrappensiero: esce meno con gli amici, frequenta poco i compagni di classe, non viene coinvolto nelle attività di gruppo; ha poche amicizie, di solito con un/a singolo/a ragazzo/a. Cambiamenti nelle abitudini quotidiane, per esempio un po’ più di chiusura anche alle relazioni sociali, assenza in casa, apatia. Cambiamenti nella quantità di tempo che trascorrono con gli amici, nelle uscite con gli altri, nella condivisione nel “reale” e nel rapporto con la scuola. Lamentano di non volerci andare, che sono stanchi, si inventano malattie, cala il rendimento. Mostra alterazioni nel sonno o nell’alimentazione: fa gli incubi, si sveglia spesso o non riesce proprio ad addormentarsi, con conseguenze sul piano dell’attenzione e dell’umore; ha modificato il modo di alimentarsi, mangia meno o più di prima.
PROBLEMI SCOLASTICI. Quando si è vittima di cyberbullismo la scuola non è più al primo posto, c’è il proprio disagio che distrae, che ruba del tempo. Possono esserci per questo problemi di attenzione e concentrazione, calo nel rendimento scolastico, anche se non drastico e preoccupante. Di frequente lamenta mal di testa, mal di pancia o si ammala più spesso. Tante volte le malattie sono inventate o esagerate, sono richieste di aiuto e spazi che cercano per prendere fiato, per non affrontare per qualche ora i problemi con i cyberbulli. Non sono partecipi alle attività scolastiche, fanno i lavori da soli, non in gruppo e non hanno sostegno e supporto quando sono assenti.
CAMBIA ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLA TECNOLOGIA. Trascorre meno tempo davanti agli schermi, come se temesse di trovare brutte sorprese, oppure inizia a passarci più ore, per tenere sotto controllo quello che accade. Può anche cancellare alcuni suoi profili sui social network. Possono anche essere più attenti al cellulare, più ansiosi, si alza il livello di controllo e di chiusura, si può osservare un cambiamento nelle modalità di utilizzo. Cambia umore quando riceve le notifiche e può modificare lo sguardo e l’espressione del volto quando sta sullo smartphone o gli arriva qualche messaggio.
Per considerarli dei campanelli di allarme è necessario che ci sia più di un cambiamento e una certa sistematicità nel modo di agire del figlio e di relazionarsi agli altri, altrimenti possono trattarsi di comportamenti singoli o episodici.
COME COMPORTARSI QUANDO IL FIGLIO RACCONTA DI ESSERE STATO PRESO DI MIRA IN RETE O ESCLUSO DALLE CHAT DI GRUPPO?
8 consigli per i genitori
1. ASCOLTATELO, METTENDOVI NEI SUOI PANNI. Quando un figlio si apre e si confida rispetto a ciò che gli sta accadendo è importante che il suo racconto venga ascoltato in tutti i dettagli, senza interromperlo o parlargli sopra. Solo in questo modo, sarete in grado di comprendere tutte le sfaccettature e le dinamiche che si sono instaurate in rete e la gravità della situazione che sta subendo. Non ha bisogno di consigli e soluzioni nell’immediato ma spazio in cui sentirsi compreso e riconosciuto nel suo problema.
2. NON SOTTOVALUTATE. Spesso si fa l’errore di pensare che siano solo ragazzate o prese in giro fatte da ragazzi maleducati. Ricordatevi che le azioni in rete sono amplificate, sono molto più invasive del bullismo tradizionale, violano l’intimità e la privacy e, anche se un ragazzo non lo fa vedere apertamente, in realtà soffre e prova un dolore immenso: non ci si deve mai fermare alle apparenze e si deve approfondire per vedere cosa si nasconde sotto.
3. NO ALLE REAZIONI ECCESSIVE. Dovete farlo parlare, evitando di avere reazioni esagerate di rabbia o di allarme che andrebbero solo a sovraccaricarlo ulteriormente, senza farlo sentire realmente protetto e al sicuro. Non agite di impulso, magari prendendo il suo smartphone e scrivendo al posto suo nella chat o sui social per cercare di difenderlo. In questo modo, andrete solo a peggiorare la situazione, mettendolo in una posizione di ulteriore umiliazione: dovete fargli capire che voi siete lì e che c’è una via d’uscita.
4. NON FATELO SENTIRE IN COLPA. Dovete cercare di porgli delle domande, senza andare in ansia, per capire da quando va avanti e tutto quello che ha subìto, senza accusarlo “Perché lo hai provocato?”, “Perché ti sei fidato?”, oppure facendolo sentire in colpa “Perché non me lo hai detto prima?”. In quel momento, vostro figlio ha solo bisogno di voi, del vostro sostegno, quindi, andate oltre e cercate di rassicurarlo facendogli capire che ora ci siete voi e che la situazione si può risolvere.
5. NON DEMONIZZATE LA TECNOLOGIA. La soluzione sicuramente non è quella di allontanare i figli dalla tecnologia, facendoli sentire ancora più “diversi” e isolati. È necessario che i genitori si informino sulle trappole della rete, che riescano a sfruttare le potenzialità di questi strumenti, senza lasciare i figli da soli a navigare, monitorando le loro attività online e, soprattutto, educandoli ad un uso corretto e consapevole che li possa difendere da certi pericoli.
6. RACCOGLIERE LE TRACCE DEL CYBERBULLISMO. Dovete spiegare ai figli di non cancellare le tracce sui social o nelle chat, di non rispondere sullo stesso livello dei cyberbulli, che sono proprio alla ricerca di reazioni, e di mettervi al corrente su ciò che accade, in modo tale che possiate intervenire subito. Se il problema è legato alla diffusione di materiale intimo, al furto di identità o all’essere denigrati all’interno di un social network, attivate immediatamente le procedure di segnalazione e contattate il centro sicurezza. Se non si riesce ad arginare il problema, rivolgetevi al Commissariato di Polizia online. E’ importante non cancellare i messaggi, i post o il materiale che si trova in rete per avere delle prove da poter mostrare.
7. AFFRONTATE CON LUI LA PAURA DI USCIRE O DI ANDARE A SCUOLA. I bambini e gli adolescenti, quando subiscono esclusioni e attacchi in rete, spesso non trovano più il piacere neanche di uscire, di incontrare coetanei e di andare a scuola. Sono completamente invasi dalle ansie e dalle paure e non si sentono al sicuro neanche a casa, visto che gli attacchi possono continuare in rete. Dovete rassicurarli sul fatto che c’è una soluzione, non bisogna mai perdere le speranze, si può uscire da tutto questo e che state facendo il possibile per risolvere il problema nel più breve tempo possibile.
8. AIUTATELO A RITROVARE FIDUCIA IN SЀ E NEGLI ALTRI. Le vittime di cyberbullismo spesso non sanno come reagire e possono perdere fiducia nelle loro capacità, così come la voglia di sorridere e a volte anche di vivere. Dopo quello che hanno subìto, magari anche dagli amici o dai compagni di scuola, per loro è difficile credere ancora negli altri. E’ importante non permettere che vostro figlio si richiuda completamente nel suo mondo, facendogli capire che altrimenti sarebbe come darla vinta a chi si diverte a farlo soffrire: non tutti sono cattivi, ci sono anche tanti ragazzi buoni e positivi, su cui poter contare.
Solitamente si dà molto spazio alle vittime di cyberbullismo, mentre è anche tanto importante riuscire a individuare precocemente i cyberbulli riconoscendo i segnali, i comportamenti e i tratti di personalità per poter intervenire tempestivamente e con efficacia.
QUALI SONO I SEGNALI PER RICONOSCERE SE IL PROPRIO FIGLIO È UN CYBERBULLO?
· Agisce spesso scherzi di cattivo gusto e condivide materiale forte, al limite, con contenuti di scherzi di cattivo gusto, violenti o di prese in giro e maleducati. Può essere più volte richiamato per il suo comportamento, per i suoi atteggiamenti o giochi anche pesanti, magari rivolti a parenti, amici, fratelli o animali. Anche se l’altro ci rimane male, si diverte e non prova alcun un senso di colpa e quando viene ripreso non capisce fino in fondo il senso del richiamo.
· Usa termini offensivi e dispregiativi, magari mentre sta usando lo smartphone o il pc o sta raccontando episodi che gli accadono, facendo anche battute pesanti per esempio sul peso, sull’orientamento sessuale, sui modi di vestire, tendenzialmente rivolte a persone che definisce “sfigate”: non sembra preoccuparsi del fatto che le sue parole possano ferire gli altri.
· Fa un uso eccessivo della tecnologia, sta sempre con il telefono in mano o utilizza tablet e pc a tutte le ore, ha diversi profili sui social network ed è reticente a mostrarvi le sue attività online. Tende a frequentare il solito gruppetto, con cui interagisce anche nelle chat e sui social, dove potrebbero rinforzarsi certi comportamenti. Può passare ore a giocare a videogiochi o si diverte a vedere video di determinati youtuber o ha contenuti particolari sui social media.
· Ha un modo di comunicare evasivo, con frasi come “sì, ora lo faccio”, “sì, sì hai ragione” ma poi non ascolta e non fa quello che gli viene suggerito, oppure risponde in modo aggressivo, volgare e strafottente, anche nei confronti dei genitori.
· Può mettere in atto altri comportamenti a rischio, come ad esempio fumare, bere alcolici, assumere sostanze, guidare con imprudenza o negligenza.
· Ha difficoltà a rispettare le regole, non riesce a non oltrepassare i confini, tende a ribellarsi, a fare come vuole e a pretendere ogni cosa.
· Ha problemi a scuola, a volte non solo nel rendimento, ma soprattutto legati alla condotta, ad esempio può rispondere agli insegnanti, essere ripreso per il suo atteggiamento in classe, prende spesso note o viene mandato dal Dirigente Scolastico.
· Tende ad alzare le mani, anche quando gioca, ad esempio con i fratelli o le sorelle, spesso provoca e si sente legittimato nei suoi comportamenti.
· Talvolta cerca di sottomettere anche i genitori o i fratelli, si impone, non lascia spazio agli altri, usa il “voglio quello, voglio quell’altro” e s’impunta se non lo ottiene e può arrivare anche ai ricatti e alle minacce per cercare di ottenere ciò che vuole.
Non dimenticate che anche le ragazze si comportano molto di frequente da cyberbulle!
COME COMPORTARSI QUANDO SI SCOPRE CHE IL PROPRIO FIGLIO È UN CYBERBULLO?
10 consigli per i genitori
1. NON ABBIATE PAURA DI VEDERE LA REALTÀ DELLE COSE. Spesso i genitori si giustificano con frasi del tipo: “non può essere mio figlio”, “non farebbe mai queste cose”, “stanno esagerando”. Non fate l’errore di attaccare la scuola o gli altri ragazzi, cercando di difendere vostro figlio a tutti i costi, colpevolizzando gli altri: bisogna assumersi la responsabilità da genitore e intervenire altrimenti non si fa altro che deresponsabilizzarlo.
2. NON FATEVI STRUMENTALIZZARE. I cyberbulli sono spesso intelligenti, furbi e sono in grado di manipolare gli altri, facendo credere qualcosa che in realtà non è: tendono a negare, cancellano le tracce sui dispositivi elettronici e sminuiscono i loro comportamenti, trovando giustificazioni e dando la colpa agli altri. Non sono consapevoli delle conseguenze delle loro azioni e non vedono il punto di vista dell’altro. Per questo, non dovete fermarvi alle apparenze e ai racconti di vostro figlio, ma andare oltre e scavare nel profondo della situazione, per capire cosa non vi sta dicendo e cosa c’è realmente sotto.
3. NON GIUSTIFICATE I SUOI COMPORTAMENTI. Se giustificate vostro figlio, state sminuendo le sue condotte pericolose che andranno solo a rinforzarsi, insieme alla sua onnipotenza, visto che si sente spalleggiato anche dal genitore. Bisogna cercare di capire cosa lo porta a mettere in atto certe azioni e intervenire per arginarle, così che non incorra anche in sanzioni, sospensioni, fino alle denunce per reato.
4. NON SMINUITE E NON RESTATE A GUARDARE. Attenzione a non sottovalutare, pronunciando frasi come “devono cavarsela da soli” oppure “se l’altro non è in grado di difendersi è un problema suo”. Ricordatevi che certe sopraffazioni non si possono considerate “ragazzate” perché devastano la psiche di una vittima e, in alcuni casi, possono portare anche al suicidio. Bisogna recuperare il proprio ruolo genitoriale di guida educativa perché se si fa crescere un figlio, facendogli credere che vince il più forte, è anche normale che diventi un prepotente o si senta rafforzato in questo dal genitore.
5. NON RISPONDETE ALLA VIOLENZA CON LA VIOLENZA. Picchiarlo non è sicuramente un intervento efficace, perché la prenderebbe come una sfida in un escalation di aggressività continua. Cercate piuttosto di capire cosa potete cambiare nella relazione con lui, cosa è mancato, cosa potete dargli oggi e anche se è anche il caso di farlo seguire da uno specialista, sebbene sia molto difficile perché non troverebbe una motivazione per andarci, visto che non riconosce di avere un problema, anzi pensa che glielo abbiano causato gli altri.
6. INSEGNATEGLI A PRENDERE CONSAPEVOLEZZA DELLA GRAVITÀ DELLE SUE AZIONI. Il cyberbullo è un ragazzo o una ragazza che non riconosce l’entità dei suoi comportamenti, cerca sempre di minimizzare dicendo che sta giocando, che è uno scherzo o che l’altro se lo merita. Il genitore deve intervenire e fargli capire che un gioco è diverso da una prevaricazione, in cui ci sono quelli che si divertono e l’altro che subisce e soffre per le continue condivisioni, senza contare che certi comportamenti possono essere reati perseguibili.
7. MONITORATE LE SUE AZIONI IN RETE. Iniziate a controllare quello che fa online, a spiegargli i rischi e le conseguenze dei suoi comportamenti, ciò a cui può andare incontro e gli esiti devastanti che può provocare. Partite da dei casi di cronaca e analizzate con vostro figlio la situazione, facendogli vedere la rapidità della diffusione in rete e quanti danni si possono fare con un click. Fategli capire che certi comportamenti sono un reato e che dall’altra parte rischiano di istigare al suicidio una persona presa di mira.
8. SIATE AUTOREVOLI. Non reagite con insulti o punizioni perché non sortirebbero gli esiti sperati, anzi sarebbero vissuti come un ulteriore frustrazione, un’ingiustizia che lo porterebbe ad accanirsi ancora di più con le vittime. Bisogna essere fermi e diretti, rivolgendosi a lui con tono autorevole e sanzionatorio, mostrando il vostro dissenso: deve capire che non vi può manipolare, che non condividete ciò che fa, che è un comportamento grave e dannoso.
9. SPOGLIATELO DEL SUO RUOLO. Il cyberbullo è in costante ricerca di un ruolo, di riconoscimento e di approvazione. Bisogna spogliarlo del ruolo che si è costruito nel tempo anche grazie al rinforzo, nelle chat e sui social, del gruppo dei sostenitori e fornirgli gli strumenti per interagire con gli altri attraverso un’altra modalità, che non sia quella di sentirsi superiore, di considerare gli altri come sfigati che meritano di essere presi di mira, sanzionando ogni volta questo tipo di atteggiamenti.
10. LAVORATE SUL SENSO DELL’ALTRO. Se vostro figlio è un cyberbullo, significa che sono venuti meno certi aspetti educativi, relativi in particolare al concetto di diversità e di rispetto del prossimo. Si tratta di ragazzi che non hanno il senso dell’altro per cui, si nascondono dietro uno schermo e non si rendono conto che certi comportamenti possono devastare, che dall’altra parte c’è una persona in carne ed ossa con delle emozioni. Dovete, quindi, accompagnarlo e aiutarlo a sviluppare l’empatia, cioè il mettersi nei panni degli altri, il senso morale e la responsabilità.
di Maura Manca, Psicoterapeuta
Presidente Osservatorio Nazionale Adolescenza
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