lunedì 22 ottobre 2018

S. Giovanni Paolo II “IL GIGANTE DI DIO” (1920-2005)

S. Giovanni Paolo II

Festeggiato Il 22 Ottobre

San Giovanni Paolo II
Il Gigante di Dio

Considerata la straordinarietà di questi Sommi Pontefici nell’offrire al clero e ai fedeli un singolare modello di virtù e nel promuovere la vita in Cristo, tenendo conto delle innumerevoli richieste da ogni parte del mondo, il Santo Padre Francesco, facendo suoi gli unanimi desideri del popolo di Dio, ha dato disposizione che le celebrazioni di S. Giovanni XXIII, papa, e di S. Giovanni Paolo II, papa, siano iscritte nel Calendario Romano generale, la prima l’11, la seconda il 22 ottobre, con il grado di memoria facoltativa.(Città del Vaticano,  - Zenit.org)
« Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! 
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! 
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! 
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! »
Queste parole memorabili, pronunciate il 22 ottobre (data scelta per la memoria liturgica1978  nell'omelia per l'inizio del pontificato (per leggere la >>> Omelia inizio del pontificato e (o) video ascoltarla >>> Omelia inizio pontificato di Giovanni Paolo II), sono ormai scolpite nei cuori di tutti i cristiani e degli uomini di buona volontà del mondo intero.
Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante, che gli veniva da Dio, una tendenza che poteva sembrare irreversibile.

G
iovanni Paolo II, al secolo, Karol Józef Wojtyła, nasce a Wadowice, città a 50 km da Kraków (Polonia), il 18 maggio 1920. Era l’ultimo dei tre figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Suo fratello maggiore Edmund, medico, morì nel 1932 e suo padre, sottufficiale dell’esercito, nel 1941. La sorella, Olga, era morta prima che lui nascesse.

Fu battezzato il 20 giugno 1920 nella Chiesa parrocchiale di Wadowice dal sacerdote Franciszek Zak; a 9 anni ricevette la Prima Comunione e a 18 anni il sacramento della Cresima. Terminati gli studi nella scuola superiore Marcin Wadowita di Wadowice, nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia.

Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava ed, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania.

A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del "Teatro Rapsodico", anch’esso clandestino.Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale avvenuta a Cracovia il 1̊ novembre 1946, per le mani dell’Arcivescovo Sapieha.

Successivamente fu inviato a Roma, dove, sotto la guida del domenicano francese P. Garrigou-Lagrange, conseguì nel 1948 il dottorato in teologia, con una tesi sul tema della fede nelle opere di San Giovanni della Croce (Doctrina de fide apud Sanctum Ioannem a Cruce). In quel periodo, durante le sue vacanze, esercitò il ministero pastorale tra gli emigranti polacchi in Francia, Belgio e Olanda.

Nel 1948 ritornò in Polonia e fu coadiutore dapprima nella parrocchia di Niegowić, vicino a Cracovia, e poi in quella di San Floriano, in città. Fu cappellano degli universitari fino al 1951, quando riprese i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1953 presentò all’Università cattolica di Lublino la tesi: "Valutazione della possibilità di fondare un'etica cristiana a partire dal sistema etico di Max Scheler". Più tardi, divenne professore di Teologia Morale ed Etica nel seminario maggiore di Cracovia e nella Facoltà di Teologia di Lublino.

Il 4 luglio 1958, il Venerabile Pio XII lo nominò Vescovo titolare di Ombi e Ausiliare di Cracovia. Ricevette l’ordinazione episcopale il 28 settembre 1958 nella cattedrale del Wawel (Cracovia), dalle mani dell’Arcivescovo Eugeniusz Baziak.

Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia dal Beato Paolo VI, che lo creò e pubblicò Cardinale nel Concistoro del 26 giugno 1967, del Titolo di S. Cesareo in Palatio, Diaconia elevata pro illa vice a Titolo Presbiterale.

Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes. Il Cardinale Wojtyła prese parte anche alle 5 assemblee del Sinodo dei Vescovi anteriori al suo Pontificato.

I Cardinali, riuniti in Conclave, lo elessero Papa il 16 ottobre 1978. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero Petrino, quale 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa ed è durato quasi 27 anni.

Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all’umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104. In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come Vescovo di Roma, ha visitato 317 parrocchie (su un totale di 333).

Più di ogni Predecessore ha incontrato il Popolo di Dio e i Responsabili delle Nazioni: alle Udienze Generali del mercoledì (1166 nel corso del Pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose [più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000], nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo.
Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza:-    38 visite ufficiali;738 udienze o incontri con Capi di Stato; 246 udienze e incontri con Primi Ministri.
Il suo amore per i giovani lo ha spinto ad iniziare, nel 1985, le Giornate Mondiali della Gioventù. Le 19 edizioni della GMG che si sono tenute nel corso del suo Pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle Famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.
Giovanni Paolo II ha promosso con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, convocandoli in diversi Incontri di Preghiera per la Pace, specialmente in Assisi. 
Sotto la sua guida la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, secondo le linee indicate con la Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente. Essa poi si è affacciata al nuovo evo, ricevendone indicazioni nella Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, nella quale si mostrava ai fedeli il cammino del tempo futuro.
Con l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia, Giovanni Paolo II ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa.
Ha dato un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni, per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di incitamento agli uomini del nostro tempo. Ha celebrato
147 cerimonie di beatificazione e proclamato 1338 beati;   51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi.
Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino.
Ha notevolmente allargato il Collegio dei Cardinali, creandone 231 in 9 Concistori (più 1 in pectore, che però non è stato pubblicato prima della sua morte). Ha convocato anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.
Ha presieduto 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990, 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985),8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).
Tra i suoi documenti principali si annoverano :14 Lettere encicliche,15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche,  45 Lettere apostoliche.
Ha promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica, alla luce della Tradizione, autorevolmente interpretata dal Concilio Vaticano II. Ha riformato i Codici di diritto Canonico Occidentale e Orientale, ha creato nuove Istituzioni e riordinato la Curia Romana.
A Papa Giovanni Paolo II, come privato Dottore, si ascrivono anche 5 libri :
1.     "Varcare la soglia della speranza" (ottobre 1994);
2.     "Dono e mistero": nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996);
3.     "Trittico romano", meditazioni in forma di poesia (marzo 2003);
4.     "Alzatevi, andiamo!" (maggio 2004);
5.     "Memoria e Identità" (febbraio 2005).

Giovanni Paolo II è morto in Vaticano il 2 aprile 2005, alle ore 21.37, mentre volgeva al termine il sabato e si era già entrati nel giorno del Signore, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia.

Da quella sera e fino all’8 aprile, quando hanno avuto luogo le Esequie del defunto Pontefice, più di tre milioni di pellegrini sono confluiti a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa, attendendo in fila anche fino a 24 ore per poter accedere alla Basilica di San Pietro (>>> l'ultimo saluto).

Il 28 aprile successivo, il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II.
La Causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal Card. Camillo Ruini, Vicario Generale per la diocesi di Roma. Il 2 aprile 2007, a due anni dalla morte, nella Bas. di S. Giovanni in Laterano, lo stesso cardinale ha dichiarato conclusa la prima fase diocesana del processo di beatificazione, consegnando le risultanze alla Congregazione per le Cause de Santi.
Al 1° aprile 2009, le segnalazioni di presunti miracoli al vaglio della Congregazione per le Cause de Santi erano 251.
Il 19 dicembre 2009, con un decreto, che ne attesta le virtù eroiche, è stato proclamato venerabile
Il 14 gennaio 2011 Benedetto XVI ha promulgato il decreto che attribuisce un miracolo all'intercessione di Papa Giovanni Paolo II. Secondo quanto riportato dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, si tratta della guarigione dal morbo di Parkinson (lo stesso di cui ha sofferto Giovanni Paolo II) della religiosa francese suor Marie Simon-Pierre, avvenuta la sera de 2 giugno 2005.

La cerimonia di beatificazione ha avuto luogo in Piazza S. Pietro il 1° maggio 2011, Domenica della Divina Misericordia (festa istituita dallo stesso Giovanni Paolo II, all'occasione della canonizzazione di Suor Faustina Kowalska, il 30 aprile 2000). Durante questo evento, trasmesso in mondovisione, oltre un milione e mezzo di fedeli, provenienti da tutto il mondo, ha affollato la piazza e tutte le strade circostanti. Circa 90 sono state le delegazioni internazionali che hanno presenziato alla cerimonia.

« Auctoritate Nostra Apostolica facultates facimus ut Venerabilis Servus Dei Ioannes Paulus II, papa, Beati nomine in posterum appelletur... » (video >>> Benedetto XVI proclama 'beato' Papa Giovanni Paolo II). Con questa formula, Papa Giovanni Paolo II è stato beatificato da Benedetto XVI che nel corso dell'omelia, ha detto :

« Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare figlio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà.
Ancora più in sintesi: ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo èRedemptor hominisRedentore dell’uomo: il tema della sua prima Enciclica e il filo conduttore di tutte le altre.»

E ha concluso, visibilmente commosso, in questi termini :

« E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roccia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nella Chiesa.

Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua - ti preghiamo - a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa Piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: Santo Padre ci benedica! Amen.»

Il giorno 27 aprile 2014 Sua Santità Papa Francesco ha proclamato Santi i suoi predecessori Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Un momento di gioia e di preghiera per gli 800.000 e più fedeli che da tutto il mondo hanno affluito in piazza San Pietro, ma anche l’inizio di un viaggio eterno nella gloria della Chiesa Cattolica.

Per maggiori approfondimenti (documenti e video):>>> Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II ... 

Italia - Africa: alla Farnesina si apre il 25 ottobre la Conferenza Ministeriale Maeci ITALIA – AFRICA


Italia - Africa: alla Farnesina si apre il 25 ottobre la Conferenza Ministeriale
ITALIA – AFRICA: ALLA FARNESINA SI APRE IL 25 OTTOBRE CONFERENZA MINISTERIALE. PACE E SICUREZZA, CRESCITA ECONOMICA E SVILUPPO UMANO I TEMI IN DISCUSSIONE.



46 Paesi Africani, 34 rappresentati a livello ministeriale, e 13 Organizzazioni Internazionali, tra cui l’Unione Africana, per un totale di 350 Delegati, parteciperanno alla Conferenza Italia-Africa in programma il 25 ottobre prossimo alla Farnesina. Un grande evento che, nelle parole del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi, “rappresenta il principale momento di dialogo strutturato tra l’Italia e gli Stati del continente africano in impetuosa crescita demografica ed economica. Un’occasione di rilievo peculiare, che sottolinea l’impegno italiano e l’eccellente risposta ricevuta. Da parte nostra è forte la determinazione ad affrontare, in un rapporto di genuina collaborazione e fruttuoso apporto reciproco, i temi e le opportunità che la tradizionale, antica amicizia, l’evidente geopolitica e la storia impongono. La giornata romana costituisce un significativo indicatore del comune desiderio, africano e italiano, di muoversi da attivi protagonisti sui dinamici scenari contemporanei di un mondo globalizzato e sempre più competitivo”.
A testimonianza della priorità che l’Italia attribuisce alle relazioni con l’Africa, i lavori alla Farnesina saranno aperti dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e conclusi dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Partendo dalla consapevolezza che i destini dell’Africa e dell’Europa sono, da sempre, fra loro strettamente connessi, l’obiettivo della Conferenza è di individuare soluzioni condivise alle principali sfide in materia di pace, libertà, democrazia e sicurezza; nonché di concordare percorsi di crescita comuni, soprattutto attraverso il coinvolgimento di qualificati esponenti italiani, provenienti dal mondo dell’economia e delle aziende, dell’accademia e delle organizzazioni non governative.
La Conferenza rivolge un’attenzione particolare all'estremamente positiva evoluzione in atto nel cosiddetto Corno d’Africa, a seguito dell’accordo di pace tra Etiopia ed Eritrea, rispetto al quale l’Italia intende assicurare il massimo sostegno, come testimoniato dalla riunione di lavoro fra il Ministro Moavero e i Ministri degli Esteri etiope ed eritreo, organizzata, a inizio ottobre, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e seguita dalla recentissima visita del Presidente del Consiglio.
Sullo sfondo più generale, colpisce lo straordinario fermento che sta vivendo il continente africano: una vera festa della democrazia tra la fine del 2018 ed il 2019, con in programma ben 31 consultazioni elettorali. Una realtà inimmaginabile solo un decennio fa. Di certo, questi elementi confortanti continuano - purtroppo - a essere affiancati da situazioni di conflitti e crisi economica che si stanno cercando di superare. Sia rispetto agli aspetti positivi, sia a quelli negativi, il Governo Italiano conferma il proprio impegno al fianco degli amici dell’Africa. Un impegno concreto, basti ricordare: la partecipazione dell’Italia alle principali missioni di pace in loco (ben 13) sotto l’egida dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite; l’intensa attività a favore del rafforzamento delle istituzioni locali; il contrasto alle sfide poste dall’estremismo violento e dai traffici illeciti; la specifica azione volta a facilitare la stabilizzazione in Libia e il processo politico in atto sulla base del piano ONU.
Pace, libertà, sicurezza ed equo sviluppo socio-economico sono essenziali diritti primordiali di tutte le persone e di tutti i popoli. L’Europa che attraverso un pluridecennale percorso di integrazione ha saputo porre fine a secoli di guerre fratricide, dev’essere al fianco dell’Africa nella sua attuale fase storica di sviluppo. I due continenti hanno sistemi economici palesemente complementari, con tante opportunità ancora da mettere a frutto; non dimentichiamoci che l’Africa cresce con tassi medi annuali elevati, intorno al 5%.
La Conferenza della Farnesina, dunque, vuole analizzare con attenzione le prospettive di collaborazione economica e di investimento (l’Italia è già fra i principali investitori in Africa); inoltre, il nostro Paese e il nostro sistema universitario e di ricerca sono interessati e disponibili a individuare e approfondire utili fori di cooperazione nel campo formativo e accademico con corrispondenti istituti degli Stati africani. Non può, infine, mancare il focus sull’interscambio in ambito culturale, considerata la vocazione e la singolare esperienza italiana al riguardo e l’immensa, affascinante varietà delle millenarie culture africane, unita alla loro vivacità dei nostri giorni. Dall’insieme di queste notevoli possibilità, siamo fiduciosi che nascano soprattutto positivi stimoli per le più giovani generazioni africane e italiane, con uno sguardo lungimirante. Un simile approccio dovrebbe, peraltro, essere di giovamento nella doverosa ricerca di idonee soluzioni, vocate a un miglior governo dei flussi migratori e alla lotta contro ogni tipo di traffico illecito.
La Conferenza Italia-Africa della Farnesina, ricorda ancora il Ministro Moavero, “rappresenta un momento prezioso e unico per conoscersi meglio, parlarsi, ascoltare il rispettivo punto di vista e le reali esigenze di ciascuno, sui temi che ci legano e che potranno collegarci in futuro. È proprio in quest’ottica, che l’Italia considera anche indispensabile che l’Unione Europea garantisca un più intenso ed efficace impiego di risorse finanziarie nel contesto del prossimo Quadro Pluriennale del bilancio UE. Per parte italiana siamo assolutamente motivati ad agire a tal fine, nel corso del negoziato a Bruxelles, fra l’altro, sostenendo l’introduzione di nuove, genuine e autonome fonti di entrate per il bilancio dell’Unione”.
Si segnala, infine, che coerentemente allo spirito più sopra delineato, la cultura sarà l’autentica ‘prima donna’ dell’evento di apertura, la sera del 24 ottobre. Gli ospiti e tutti i partecipanti alla Conferenza si ritrovano al museo d’arte contemporanea MAXXI, dove il Ministro Enzo Moavero e la Direttrice Giovanna Melandri li accompagneranno a visitare l’esposizione permanente e la mostra specialmente allestita “African Metropolis: una città immaginaria”. Nel corso della serata, è prevista la presentazione del progetto di promozione integrata “Italia, Culture, Africa” che la Farnesina metterà in campo, attraverso la rete diplomatico-consolare, a partire dal 2019, per corroborare i legami italiani con il continente africano.

NOTA: Si spera che, il ministro Moavero Milanesi e le autorità istituzionali italiane, vogliano affrontare con l'Unione Africana anche i temi scottanti dei respingimenti al confine di cui si sta rendendo responsabile la Francia. Non è né umano, né tantomeno istituzionale il comportamento del governo francese nei confronti delle autorità italiane e, soprattutto, nei riguardi dei cittadini africani che si vedono sballottati da una parte all'altra del confine italo-francese.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 12,13-21.

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità».

Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».


"Che farò?"

Abbiamo il diritto di vivere felici e in pace. Siamo stati creati per questo – per essere felici – e possiamo trovare la vera felicità e la vera pace solo quando siamo in rapporto d'amore con Dio: vi è grande felicità nell'amarlo. Molti pensano, specie in Occidente, che il denaro renda felici. Io penso invece sia più difficile essere felici quando si è ricchi, perché è più difficile vedere Dio: ci sono troppe altre cose a cui pensare. Se tuttavia Dio vi ha dato il dono della ricchezza, allora usatela per i suoi scopi: aiutare gli altri, aiutare i poveri, creare posti di lavoro, dare lavoro agli altri. Non sprecate la vostra ricchezza: anche avere cibo, una casa, dignità, libertà, salute e istruzione sono tutti doni di Dio, ed è questo il motivo per cui dobbiamo aiutare chi è meno fortunato di noi. Gesù ha detto: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Pertanto, l'unica cosa che possa rattristarmi è offendere il nostro Signore per egoismo o per mancanza di carità verso gli altri, o arrecare torto a qualcuno. Quando offendiamo i poveri, quando ci offendiamo gli uni gli altri, offendiamo Dio. Spetta a Dio dare e togliere (Gb 1,21); condividete dunque ciò che avete ricevuto, compresa la vostra vita.

Santa Teresa di Calcutta (1910-1997) fondatrice delle Suore Missionarie della Carità A Simple Path, 168

sabato 20 ottobre 2018

Una crisi “asiatica” per l’Europa


Le tensioni finanziarie attorno all’Italia sono in costante aumento: il governo “populista”, assemblato da Washington e dalla finanza internazionale, è deciso a procedere con una manovra fiscale dall’inconfondibile sapore provocatorio, così da esacerbare le tensioni europee ed accelerare il collasso dell’Unione Europea. È ormai chiaro che gli angloamericani hanno in serbo per l’Europa una crisi identica a quella asiatica del 1997: svalutazione delle monete, default pubblici e privati, recessione generalizzata, salvataggi del Fondo Monetario Internazionale, etc. L’Italia rischia di pagare un prezzo altissimo la sua funzione di “grimaldello” dell’unione monetaria.

Una crisi del 1997 tutta europea
Nel mese di maggio, appena formatosi il governo giallo-verde, scrivemmo in articolo evidenziandone la funzione geopolitica in chiave anti-tedesca ed anti-continentale. “L’agente speciale” Steve Bannon e l’ambasciatore Lewis Eisenberg, entrambi ex-papaveri di Goldman Sachs, assemblano all’indomani delle elezioni politiche un esecutivo integralmente populista, sommando al Movimento 5 Stelle, prodotto della City sin dalle sue origini, parte della coalizione del centrodestra, la Lega Nord, col chiaro intento di trasformare l’Italia, terza economia del continente, in un grimaldello per scardinare l’eurozona: in particolare, si vuole costringere la Germania, potenza sempre più “euroasiatica”, a rivalutare la propria moneta, così da tarparle le ali. I piani del duo Bannon-Eisenberg sono perfettamente noti al presidente Sergio Mattarella, che abbozza una resistenza iniziale, salvo poi cedere, sotto la minaccia di impeachment, attacchi borsistici e pressioni internazionali.
Tutto procede tranquillamente nei primi mesi, finché non subentra la sessione di bilancio: il governo “populista” deve infatti iniziare ad assolvere alla sua funzione, ossia scardinare l’eurozona, di comune intensa con la finanza internazionale. Questo passaggio è molto importante e merita di essere evidenziato: i poteri finanziari che hanno formato l’esecutivo giallo-verde e ne dettano la politica economica, sono gli stessi che infieriscono (ed infieriranno sempre di più, non appena le agenzie di rating apriranno la stagione dei declassamenti) sull’Italia, per destabilizzare l’intera Unione Europea. L’esecutivo giallo-verde presenta dunque una manovra fiscale dall’inconfondibile sapore provocatorio, studiata ad hoc per esacerbare gli animi a nord delle Alpi: spesa pensionistica in deficit, condoni fiscali, reddito di cittadinanza, zero investimenti. Un pugno in un occhio, insomma, al rigore “teutonico”. La manovra fiscale non riserva sorprese: la commissione europea parla di “deviazioni senza precedenti” e, allo stesso tempo, i mercati si accaniscono contro i titoli di Stato, portando il differenziale con i bund tedeschi al massimo dal 2013.
Bisogna evidenziare, nell’escalation di tensione che contraddistingue il varo della manovra, il grande “silenzio” o addirittura la funzione di pompiere esercitata dai due grandi custodi dell’euro, Angela Merkel e Mario Draghi: è infatti chiaro che qualsiasi scontro frontale ai vertici di Italia, Germania e BCE non farebbe che precipitare la situazione, bloccando probabilmente l’accesso dell’Italia al mercato obbligazionario ed accelerando così l’euro-implosione. Spalleggiato da Washington e Londra, il governo populista procederà quindi nei prossimi mesi nella sua politica anti-europea, incurante di crolli borsistici, rendimenti di btp alle stelle e del crescente isolamento internazionale: attorno alle elezioni europee del maggio 2019, si dovrebbe essere accumulato un potenziale esplosivo sufficiente da scardinare l’attuale eurozona e gettare nel caos l’Europa, o perlomeno i sui membri più deboli.
La politica angloamericana non è infatti soltanto anti-tedesca (sebbene la Germania sia l’obiettivo numero uno dell’amministrazione Trump, come testimoniano i violenti e costanti attacchi al Nord Stream 2 e la ricostruzione dell’Intermarium a guida polacca rivolto contro Berlino e Mosca) ma anti-continentale nell’accezione più ampia possibile: l’intera regione deve essere destabilizzata il più possibile, così da minarne le fondamenta economiche e ritardarne l’inevitabile convergenza verso Russia e Cina. Finché gli angloamericani conservavano l’indiscusso primato industriale/finanziario era loro interesse sviluppare la UE/NATO come “testa di ponte” in Eurasia, ma man mano che questo primato viene meno, è loro interesse che l’integrazione europea regredisca, così da evitare la nascita di potenziali “blocchi continentali” a trazione tedesca.
Diversi elementi (il ruolo delle agenzie di rating, l’indebitamento pubblico e privato, la guerra valutaria, la portata regionale, etc.) rendono paragonabile l’attuale strategia angloamericana contro l’Europa a quella adottata contro le “Tigri asiatiche” alla fine degli anni ‘90: ci riferiamo alla crisi asiatica del 1997, che interessò Thailandia, Indonesia, Malesia, Filippine, Sud Corea e, di riflesso, anche la Cina ed il Giappone. Dopo aver fatto indebitare i Paesi in una valuta esterna (il dollaro nel caso dell’Asia, l’euro nel caso dell’Europa), gli angloamericani, ricorrendo al solito braccio armato della speculazione e delle agenzie di rating, obbligarono le Tigri asiatiche ad abbondare il cambio fisso col dollaro (uscire dall’euro, nel caso dei Paesi europei), generando a catena un’ondata di fallimenti privati e pubblici (la Thailandia), crolli borsistici, recessione economica, cambi di regime e smembramenti di Stati (cacciata del presidente indonesiano Suharto e indipendenza di Timor Est). Il grande regista dell’operazione terroristica-finanziaria fu George Soros1, lo stesso Soros che ormai si dice convinto che qualsiasi problema politico in uno dei maggiori Paesi europei possa innescare il collasso dell’Unione Europea e dell’euro (“everything that could go wrong has gone wrong for Europe”2).
Il ruolo di “innesco” che ebbe la Thailandia nella crisi asiatica del 1997 spetta oggi all’Italia, con la differenza che il Paese asiatico fu un attore passivo, mentre il nostro Paese sta attivamente lavorando (spronato dagli angloamericani) per gettare nel caos l’intera regione. Il commissario tedesco Guenther Oettinger, simpatico o meno, non ha certamente torto quando afferma che “l’Italia vuole distruggere l’Unione Europea3: Roma è infatti il cavallo di Troia delle potenze anglossasoni-marittime per scardinare il progetto europeo e gettare nel caos il continente. Costretta a “svalutare”, ossia ad uscire dall’euro, l’Italia andrà incontro ad un processo identico a quello subito dalla Thailandia nel 1997: crisi bancaria, default pubblico, ondata di fallimenti e violenta recessione. Come nel 1997, a quel punto l’Italia contagerà i Paesi circostanti più deboli (Grecia, Spagna, Portogallo, etc.) e potrebbe infliggere gravi danni persino al Giappone della situazione, ossia la Germania.
Si potrebbe obbiettare che è meglio un default, una violenta recessione ed una prospettiva di crescita futura, piuttosto che un’austerità senza fine. Bè, innanzitutto, per impatto a livello mondiale e conseguenze economiche, il default dell’Italia sarebbe incommensurabilmente più grave di quello thailandese e le nostre speranze di ripresa, vista la congiuntura internazionale, molto più limitate. In secondo luogo, il grande sponsor dell’austerità europea è stato il Fondo Monetario Internazionale4, basato a Washington, lo stesso che giocò un ruolo chiave nell’aggravare la crisi asiatica del 1997, imponendo le solite politiche di austerità e avanzi di bilancio.
L’Europa si dirige, in ultima analisi, verso una crisi identica a quella asiatica del 1997, che produrrà recessione e default su scala continentale, indebolendo l’intera regione a vantaggio degli USA. L’innesco della crisi sarà quasi certamente l’Italia, dove il governo “populista” sta semplicemente portando a termine l’agenda della finanza internazionale, inaugurata dal governo tecnico di Mario Monti nel 2011…


Orban attacca il piano dell’ONU sulle migrazioni ed invita a boicottarlo


Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha criticato le politiche migratorie dei paesi che sostengono l’adozione dell’accordo globale sui migranti delle Nazioni Unite. Le reti internazionali di Soros stanno cercando di usare le Nazioni Unite, in cui hanno una grande influenza, per presentare qualcosa come supporto internazionale alle migrazioni in Europa. Una delle illustrazioni è l’iniziativa delle Nazioni Unite di adottare l’accordo globale sui migranti … 
L’ONU in questo senso è una buona arena, perché Il numero di paesi dai quali i migranti lasciano il mondo è molto più grande dei paesi a cui aspirano, quindi possiamo dire che nell’ONU, dove ogni stato è rappresentato, le forze pro-immigrate saranno sempre nella maggioranza ” – ha detto in onda la radio ungherese “Kosut”.
Questo è l’accordo globale sui migranti, che i paesi delle Nazioni Unite stanno prevedendo di approvare entro la fine del 2019 (entro dicembre, in una conferenza internazionale a Marrakesh). Budapest ha chiesto esplicitamente a austriaci e polacchi di ritirarsi dall’accordo. Vedi: Hungary continues to rejects UN migrations plan…
In precedenza, il ministro degli esteri ungherese, Peter Siyarto, aveva criticato: “Siamo completamente in disaccordo con il messaggio principale dell’accordo, in cui la migrazione è descritta come un fenomeno che determina il futuro del mondo globalizzato e tutti gli stati si trasformano in paesi di origine, transito e destinazione”.
Non è un mistero che l’ONU stia sostenendo un grande piano per le migrazioni in Europa, lo aveva pubblicato poco tempo fa il Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu con il titolo «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?».
Le Nazioni Unite, in quel piano, prospettavano come soluzione al problema demografico dell’Italia (e di altri paesi europei) quello di «rimpiazzare» (come riportato nel titolo del dossier) l’Europa che invecchia con un massiccio afflusso di immigrati dall’Africa e dall’Asia. Lo studio prendeva in considerazione gli immigrati, quasi sempre giovani, che dopo lo sbarco molto probabilmente si stabiliranno nei paesi europei e in particolare in Italia, dal nord al sud della penisola. Questi migranti dovranno convivere la popolazione autoctona, saranno molto più prolifici degli italiani.
Di conseguenza in un arco medio di tempo, alcuni paesi europei si trasformeranno in un «melting pot», un’insieme di razze, culture, religioni e per quanto riguarda l’Italia, esaminata in modo specifico, per causa combinata dell’invecchiamento della popolazione e scarsa natalità, tra quarant’anni ci sarà ancora un nucleo di italiani che non saranno più la maggioranza della popolazione.
Questa ondata di migranti (dice l’ONU) servirà per per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che si calcola che, tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione. Una vera manna per le multinazionali che andranno a disporre una grande massa di mano d’opera di riserva a basso costo e altrettanto per le mafie che, una volta radicatesi sul territorio (vedi la mafia nigeriana e quella albanese), potranno disporre anche loro di forze fresche per le loro attività criminali.
Sembra chiaro che lo studio dell’ONU prende in considerazione esclusivamente dati statistici e demografici e non si chiede come sia possibile l’inserimento e l’integrazione di tali masse di migranti provenienti da altre culture in paesi che sono attualmente afflitti da problemi di scarsità di lavoro ed alta disoccupazione.
Questo dell’ONU in realtà non era soltanto uno studio teorico ma un preciso piano elaborato da uno dei massimi organismi della strategia mondialista, quale è l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Un piano che prevede la distruzione degli Stati nazionali, l’omologazione di tutte i paesi, di ogni cultura, nella creazione di un unico grande mercato globale, dominato dall’elite finanziaria, nel progetto globale di quello che sarà un Nuovo Ordine Mondiale (NWO) obiettivo finale di tutti gli strateghi del mondialismo.

L’ungherese Viktor Orban è uno di quelli che hanno capito ed hanno smascherato quel piano e sta cercando di lanciare l’allarme sul ruolo che riveste l’ONU in questo contesto e il collegamento di questo (ed altri ) organismi con personaggi come lo speculatore finanziario George Soros. Il collegamento risulta molto stretto e dove non arriva Soros, guarda caso, entra in gioco l’ONU.

Vescovi di Francia, visita in Vaticano per gli Stati Generali della Bioetica

CITTÀ DEL VATICANO , 19 aprile, 2018 / 10:00 AM (ACI Stampa).- 
I dossier più importanti sono quelli di utero in affitto e fecondazione eterologa per tutti. Ma temi cruciali nel dibattito toccano anche le nuove scoperte genetiche, l’intelligenza artificiale, l’uso delle staminali. Di questo si parla in Francia durante gli Stati generali della Bioetica. Ed è per questo che un gruppo di vescovi francesi è stato in Vaticano, lo scorso 17 aprile, per parlare con gli esperti della Pontificia Accademia per la Vita.
Si è trattato di un incontro per fare il punto di alcune situazioni, con un particolare focus su cellule staminali, editing genetico, e intelligenza artificiale.
Per parte francese, hanno partecipato i vescovi Pierre d’Ornellas di Rennes, Herve Gosselin d’Angouleme, Pierre-Antoine Bozo di Limoges. C’erano, nella delegazione, anche padre Bruno Saintot, gesuita e responsabile del dipartimento di bioetica del centro Sevres di Parigi, e padre Brice de Malerbe, sacerdote della diocesi di Parigi e co-direttore del dipartimento di bioetica del College des Bernardins di Parigi.
Oltre all’arcivescovo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e ai relatori, c’erano per parte vaticana monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere dell’Accademia; i membri della sezione scientifica dell’Accademia Carlo Casalone e Tina Comoretto; e don Andrea Ciucci, segretario coordinatore. 
Il professore Angelo Vescovi ha parlato delle cellule staminali, che ha sottolineato come nel mondo sia cresciuto l’interesse per le cellule staminali somatiche, ovvero le cosiddette staminali adulte. La ricerca sulle staminali adulte ha vinto anche un Nobel per la Medicina, andato nel 2012 allo scienziato giapponese Shinya Yamanaka per le ricerche sul tema - e significativamente Yamanaka è stato incluso tra i membri della Pontificia Accademia per la Vita nel 2017.
Due i motivi per cui l’interesse per le staminali somatiche sta crescendo. Il primo è che hanno risultati clinici più soddisfacenti, e sono geneticamente più stabili. Il secondo è che le staminali adulte non creano il problema delle staminali embrionali, che costringono ad utilizzare embrioni che poi non potranno mai continuare la gestazione.
Il tema della gentica è stato approfondito dal professor Carlo Cirotto, che ha parlato della nuova tecnologia di editing del genoma. La procedura è molto precisa, e crea diversi inediti problemi etici, che riguardano sia la manipolazione del genoma che la gestione delle informazioni genetiche che vengono ottenute con queste tecniche.
professori Paolo Benanti e Alberto Carrara hanno parlato invece di neuroscienze e di intelligenza artificiale. Il tema è cruciale, e tocca vari aspetti, incluso quello della gestione delle cosiddette armi robot. La svolta antropologica che nasce con gli sviluppi tecnologici crea anche problemi nuovi: fino a che punto è lecito raccogliere e gestire i dati personali su scala globale? In che modo l’informazione viene controllata?
Sono tutti temi al centro del dibattito degli Stati generali sulla bioeticaaperto in Francia, dove la legge sulla bioetica viene aggiornata ogni sette anni.
L'arcivescovo Georges Pontier di Marsiglia, presidente della Conferenza Episcopale Francese, ha dedicato al tema una intera sezione della sua prolusione all’ultima assemblea dei vescovi, che si è tenuta a Nantes dal 20 al 23 marzo. 
L'arcivescovo Pontier ha descritto gli Stati Generali della bioetica come “una grande riflessione sul mondo che vogliamo e sulla vita che auspichiamo e sulla relazione tra il progresso della scienza e le possibilità che questo offre”.
L'arcivescovo Pontier ha poi sottolineato che i vescovi “gioiscono dei processi scientifici che permettono alla medicina di essere sempre più efficace nell’esercizio della guarigione, l’abbassamento del dolore, e l’accompagnamento degli altri”, al servizio dei più fragili.
Ma proprio perché al servizio dei più fragili, la Chiesa ha ribadito la necessità di rispettare l'embrione, che non può essere considerato come “materiale disponibile per ricerche ed esperimenti”, anche perché in nessun momento della sua vita l’essere umano “può essere considerato indipendentemente dalla sua dignità”.
I vescovi francesi avevano ribadito il no all’eugenetica, e ammonito dal guardarsi dalle soluzioni di morte che sono presentati come “soluzioni di progresso e di libertà”, a avevano chiesto di guardare “al dialogo voluto dal governo” con tutta la ricchezza della tradizione cristiana.
Ma cosa sono gli Stati generali della bioetica? Hanno preso il via il 18 gennaio e durano fino al 7 luglio, sono coordinati dal Comitato Consultivo Nazionale sull’etica per le scienze della vita e della salute e il loro scopo è quello di creare dibattiti e incontri per una consultazione nazionale di esperti e cittadini, fornendo “opinioni su problemi etici e questioni sociali sollevate dai progressi nei campi della biologia, della medicina e della salute” (legge 6 agosto 2004).. Le risposte avute in questi eventi porteranno, il prossimo autunno, ad una serie di proposte legislative sulle questiono della bioetica.
Di certo, la consultazione risente anche dell’opinione pubblica, e il dibattito in Francia ha visto anche la discesa in campo di lobby, con tanto di appelli firmati e pubblicità. Per esempio, sul sito di Le Monde 110 personaggi francesi hanno lanciato un appello per una riforma urgente volta proprio a legalizzare il fenomeno della gestazione per altri, vale a dire la pratica dell’utero in affitto.
Ma il dibattito è destinato ad andare avanti, con toni sempre più accesi. Anche perché proprio dal mondo femminista era arrivato un alt decisivo alla pratica nel febbraio 2016, con una Carta per l’abolizione universale della maternità surrogata”.