venerdì 5 marzo 2021

Una nuova pandemia emergerà dal ghiaccio?

VIRUS PERICOLOSI SOTTO I GHIACCI DELL'ANTARTIDE PRONTI A RISVEGLIARSI? CAPITE ORA LA CHIUSURA DELLE STAZIONI SCIISTICHE? IL PERICOLO E' SERIO....

Non spegnete lo Spirito e non disprezzate le profezie 
(1Ts 5, 13-28)


5° CASTIGO?






IL PERMAFROST, il terreno ghiacciato della tundra siberiana si scioglie a causa del riscaldamento globale, trivelle e pozzi cominciano a bucare il sottosuolo a caccia di gas e petrolio. E un virus che ha dormito per qualcosa come 30mila anni nel ghiaccio si 'risveglia' e attacca l'uomo, che non possiede difese immunitarie per contrastarlo. Antichi patogeni dal periodo glaciale tornano a mietere vittime: sembra davvero l'inizio di una pellicola apocalittica, produzione hollywoodiana, che preannuncia l'estinzione della razza umana. È qualcosa di simile, con un po' di fantasia, a quello che temono gli scienziati ed è, a conti fatti, un'altra delle minacce che il "global warming" potrebbe riservare. Lo sostengono i ricercatori che stanno davvero per risvegliare, in laboratorio, il "Mollivirus sibericum", scoperto nel 2015 all'estremità orientale della Russia nella remota regione di Kolyma, all'interno del permagelo siberiano. Ma non prima di aver verificato con sicurezza che non può provocare malattie pericolose per l'uomo o gli animali.


In Siberia un virus gigante sepolto per migliaia di anni


In uno studio pubblicato sull'americano Proceeding of the National Academy of Science, un team del Centro nazionale per le ricerche francese ha sottolineato come lo scioglimento dei ghiacci nella zona artica, che sta avvenendo a velocità doppia rispetto alla media del resto del globo, sia pericoloso non solo per le coste minacciate dall'innalzamento degli oceani o per i cambiamenti climatici, ma potrebbe portare proprio al risveglio di agenti patogeni che, attraverso un organismo ospite, potrebbero riprodursi e diffondersi. "Poche particelle ancora infette possono essere sufficienti, in presenza di un ospite vulnerabile, a rianimare virus potenzialmente patogeni", ha detto uno dei responsabili del progetto, Jean-Michel Claverie, dell'Università di Marsiglia.


Nessuno fa riferimento davvero a un Armageddon ma l'eventualità di una comparsa di nuove patologie sembra essere tenuta in seria considerazione. Soprattutto perché tra qualche anno il traffico nelle zone in prossimità del Circolo polare artico sarà molto intenso. Lo scioglimento del ghiaccio renderà infatti molto più accessibili le enormi riserve di carburanti fossili che si trovano nel sottosuolo.

Fa ancora più paura pensare che il Mollivirus sibericum sia il quarto tipo di virus gigante isolato dallo stesso campione di terreno. Le sue caratteristiche sono la grandezza, che supera il mezzo micron (la soglia per essere definito "gigante") e la complessità genetica molto più elevata rispetto ai virus comuni: il Mollivirus sibericum possiede oltre 500 geni (per fare un paragone, quello dell'influenza A ne ha otto). Caratteristiche simili al più grande virus mai studiato, il Pandoravirus, scoperto dall'équipe dello stesso Claverie nel 2013: fino a un micron di diametro e 2500 sequenze di Dna.
Anche malattie debellate potrebbero essere quindi 'dormienti', sepolte sotto spessi strati di ghiaccio. Claverie ha condotto studi approfonditi riguardo gli antichi virus risalenti all'era glaciale ed è riuscito a riattivare uno di questi, il Phitovirus sibericum, sempre raccolto da un campione in Siberia, nel 2014. Il tutto condotto in laboratorio e in totale sicurezza, perché Claverie non è uno 'scienziato pazzo' come nei film di Hollywood, infatti ammonisce sui rischi di malattie che potrebbero 'riaccendersi' da una sorta di ibernazione durata decine di migliaia di anni, che fanno tornare alla mente le peggiori epidemie della storia umana: "Se non stiamo attenti e industrializziamo queste aree senza le necessarie misure di sicurezza, corriamo il rischio di risvegliare virus come il vaiolo che pensavamo fossero debellati.


Lo scioglimento dei ghiacci può liberare virus e batteri potenzialmente nocivi per l'essere umano. Nel permafrost delle Alpi svizzere sono stati individuati un migliaio di microorganismi, una buona parte dei quali sconosciuti.

Che cosa succederebbe se la popolazione mondiale fosse improvvisamente esposta a un virus mortale di cui non si era mai sentito parlare? La pandemia di coronavirus ci ha insegnato che malgrado lo sviluppo tecnologico e della medicina, l'essere umano rimane estremamente vulnerabile di fronte ad agenti patogeni fino ad ora sconosciuti.

Mentre si discute dell'origine del SARS-CoV-2, ricercatori in tutto il mondo avvertono che una nuova potenziale minaccia sanitaria potrebbe celarsi non in mercati di animali o in laboratori, bensì nel ghiaccio.

In seguito all'aumento delle temperature e al crescente sfruttamento del sottosuolo, antichi microorganismi intrappolati nel ghiaccio e nel permafrost - lo strato di terreno perennemente ghiacciato - potrebbero in effetti liberarsi nell'aria e riattivarsi, con conseguenze imprevedibili.

I ghiacciai alpini rischiano di scomparire entro fine secolo

Virus e batteri che uccidono dopo essere emersi dal ghiaccio: uno scenario teorico o una reale possibilità? L'emergenza di agenti patogeni dal ghiaccio non è fantascienza. Nel 2016 in Russia, e più precisamente nella penisola di Yamal in Siberia, un ragazzo è morto a causa dell'antrace. Secondo i ricercatori, il batterio era presente in una carcassa di renna infetta morta 75 anni prima. In seguito a un'insolita ondata di caldo, il permafrost in cui era sepolto l'animale si è sciolto, liberando le spore dell'agente patogeno nell'atmosfera. Un altro caso risale al 2007, quando un gruppo di scienziati ha scoperto la presenza del virus dell'influenza spagnola nei corpi seppelliti in una fossa comune in Alaska. Tra il 1918 e il 1919, la spagnola uccise decine di milioni di persone nel mondo.


Nel ghiaccio sono intrappolati anche agenti patogeni sconosciuti, come risulta da uno studio pubblicato all'inizio dell'anno. Nelle carote di ghiaccio prelevate nell'altopiano del Tibet, ricercatori americani e cinesi hanno ad esempio identificato 33 virus, di cui la maggior parte sepolti da millenni e ancora ignoti. Come possono virus e batteri sopravvivere per migliaia di anni in ambienti inospitali quali i terreni ghiacciati? "È una delle domande a cui vogliamo rispondere", afferma a swissinfo.ch Beat Frey, collaboratore dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Frey è a capo di un progetto pionieristico che per la prima volta si è posto l'obiettivo di studiare le forme di vita microscopiche presenti nel permafrost nelle Alpi, nell'Artide e in Antartide.

"Abbiamo notato che questi organismi possiedono un metabolismo e strutture cellulari particolari, che possono essere molto attivi a basse temperature. La maggior parte di essi è tuttavia dormiente. Il grande interrogativo è di sapere cosa succede quando si svegliano, ad esempio a causa del riscaldamento globale", spiega Frey.

Nel 2005, scienziati della NASA sono riusciti a 'risuscitare' dei batteri imprigionati nel ghiaccio dell'Alaska per 32.000 anni. Una decina di anni dopo, sono invece stati riattivati dei cosiddetti 'virus giganti', che avevano trascorso gli ultimi 30'000 anni nel terreno ghiacciato della tundra siberiana.

Quali microorganismi ci sono nel permafrost delle Alpi svizzere?

In Svizzera, il permafrost è presente al di sopra dei 2500 metri di altitudine, su circa il 5% del territorio nazionale. "Nel permafrost alpino troviamo batteri, funghi, lieviti e virus. Circa la metà degli organismi che abbiamo individuato esiste anche in altri suoli del pianeta. Un terzo è invece di natura sconosciuta", osserva Beat Frey, che si dice stupito della diversità malgrado le condizioni avverse.

Batteri e virus dormienti possono rappresentare un problema per l'essere umano o gli animali?

Il caso dell'antrace in Siberia evidenzia la possibilità che ci siano dei batteri con effetto patogeno per l'essere umano, gli animali o le piante, spiega Beat Frey. "È la grande incognita", afferma in riferimento alla moltitudine di virus ancora sconosciuti.

Nei vecchi strati di permafrost potrebbero essere preservati dei virus patogeni in grado di infettare uomini o animali, inclusi quelli che hanno causato epidemie in passato, secondo Jean-Michel Claverie dell'Università di Aix-Marseille, tra i massimi esperti in materia. Le attività minerarie e di perforazione, sostiene, potrebbero esporre questi strati con conseguenze disastrose.

Non è comunque detto che i microorganismi nel ghiaccio debbano essere nocivi. La speranza dei ricercatori è di trovare delle specie con una certa utilità, ad esempio in campo medico e biotecnologico. "Si potrebbero sfruttare le proprietà di alcuni enzimi che sono attivi a basse temperature. I batteri del permafrost possono inoltre fornire indicazioni importanti sulla resistenza agli antibiotici", osserva Beat Frey del WSL.

La prossima pandemia potrebbe emergere dal ghiaccio?

I virus possono infettare dei batteri presenti nel ghiaccio. Il passaggio diretto all'uomo è invece improbabile, secondo Beat Frey. "Quello che potrebbe succedere è un salto a un animale, ad esempio la marmotta, che si abbevera con l'acqua di disgelo. Ma siamo in uno scenario puramente teorico. Non credo che sia possibile".


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