mercoledì 3 giugno 2020

BIG PHARMA, POLITICA, LOBBY E GENOCIDIO PIANIFICATO


Puntare tutto su ossigeno ozonoterapia e plasma iperimmune. Audizione di esperti alla Camera dei Deputati. Grande passo avanti in Italia....


L'ATTACCO CON AGENTI BATTERICI POTREBBE ESSERE LA PROSSIMA MOSSA DEL TERRORISMO. LA RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI CREATA DA UN USO SMODATO E INSENSATO DEGLI ANTIBIOTICI E' UNA MINACCIA SERIA.... 



Ormai i timori sull’uso di agenti batteriologici per stermini di massa, stanno diffondendosi, e sono sempre più i documenti ufficiali che spiegano ai cittadini i rischi sanitari di eventuali attacchi di questo tipo. Così sul sito dell’Organizzazione mondiale della Sanità è possibile trovare un corposo documento che spiega dettagliatamente gli aspetti sanitari delle armi batteriologiche e chimiche.

ATTACCHI BATTERIOLOGICI

Riecheggiano ovunque le notizie delle vittime statunitensi del batterio dell’antrace, uno dei agenti più temuti per le cosiddette armi batteriologiche. I casi positivi sono ormai 14: otto in Florida, dove il 5 ottobre è morto un fotoreporter contagiato, e quattro a New York, la segretaria di un noto mezzobusto della rete tv Nbc che gli apriva la posta, e da oggi l'agente e i due tecnici. In altre due persone tenute sotto controllo perché esposte al rischio, una alla Nbc e una alla Microsoft non sono state ancora trovate tracce di microorganismi. Eccezion fatta per la segretaria dell'Nbc che accusa mal di gola e febbre, finora nessuno degli interessati mostra sintomi della malattia. Il Center for Disease Control statunitense è impegnato giornalmente per il monitoraggio dell’andamento dell’epidemia, con notizie e informazioni alla popolazione su eventuali mezzi di protezione e per la manipolazione di “pacchi” sospetti.

Un po’ di storia

Sono state messe al bando nel 1972, da una Convenzione internazionale per la proibizione dello sviluppo, produzione e immagazzinaggio delle armi batteriologiche e delle tossine e sulla loro distribuzione, entrata in vigore nel 1975, dopo essere stata ratificata da un numero minimo di 22 stati. Ma ancora se ne parla. Come se ne è parlato in passato, un passato lunghissimo quello delle armi biologiche che hanno radici antiche. Già in epoca romana, si gettavano carcasse animali nei pozzi dei nemici per inquinarne le acque. Non è escluso che la stessa epidemia di peste bubbonica che devastò l'Europa nel XIV secolo iniziò quando le truppe tartare all'assedio di Caffa cercarono di indebolire le difese della città lanciando dentro le mura cadaveri infetti.


Solo nel Ventesimo secolo, però, si può parlare di veri e propri programmi di sviluppo di armi biologiche. Ne hanno intrapresi, ad esempio, il Giappone, l'URSS, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: quest'ultima con conseguenze serissime. L'isola di Gruinard, al largo delle coste scozzesi, dove nel 1942 furono effettuati esperimenti col bacillo dell'antrace, è rimasta contaminata e inaccessibile fino al 1988.


Gli agenti infettivi

Le caratteristiche degli agenti usati nelle armi batteriologiche sono stati riassunti in un documento disponibile sul sito dell’Organizzazione mondiale della sanità. In particolare si trova che devono avere una elevata infettività, ossia una buona capacità di entrare, sopravvivere e moltiplicarsi in un organismo ospite. Una elevata virulenza, ossia devono causare una malattia che potrebbe portare alla morte. Deve essere altamente contagioso, cioè deve avere una buona capacità di causare un numero secondario di casi. Infatti, a differenza delle armi convenzionali il cui effetto offensivo si esaurisce con l’esplosione, poche particelle batteriche possono infettare molte migliaia di persone che possono divenire a loro volta vettori di infezione.

Gli agenti delle armi biologiche possono essere virus, batteri, rickttesia (parassiti intracellulari umani), tossine ed organismi geneticamente modificati. Fra i virus ci sono l'Hanta e l'Ebola. Ebola porta a febbri emorragiche mentre Hanta causa febbre con complicazioni renali e problemi respiratori. Possono essere entrambi fatali.

Le armi batteriologiche includono il Vibrio colera, Yersinia Pestis, Bacillus anthracis ed altre specie meno pericolose ma patogene come Salmonella typhi e Staphylococcus aureus. Gli organismi rickettsiali sono parassiti intracellulari umani e alcuni possono essere usati nella guerra biologica come il Rickettsia prowasecki, l'agente del tifo.
Le due principali tossine associate alla guerra biologica sono Botulinum e Clostridium perfringens. La tossina del botulino è molto potente e porta a paralisi respiratoria e conseguente asfissia, mentre il Clostridium perfringens posta a cancrena gassosa, che causa necrosi.


Infine fra gli agenti batteriologici ci sono organismi geneticamente alterati. Si tratta solitamente di mutazioni genetiche indotte negli organismi sopracitati per renderli più aggressivi e resistenti alle possibili terapie. Ogni tossina o sostanza creata con la tecnica del DNA ricombinante appartiene a questo gruppo.

I rischi maggiori vengono dall’inalazione di questi agenti sotto forma di particellato molto fine: per avere una alta efficienza infettiva, il diametro delle particelle va da 0.6 a 5 nanometri (milionesimi di millimetro). Particelle di diametri maggiori potrebbero non riuscire a entrare nell’organismo, mentre particelle di diametro inferiore potrebbero avere un peso troppo basso che limiterebbe l’azione della forza gravitazionale nel trasportarle al suolo. Le particelle infettive possono essere disseminate o tramite esplosivi oppure da apparecchi spruzzatori appositamente creati e posti in aerei. Guarda questo video:



Per quanto riguarda il potenziale offensivo di queste armi, è stato stimato che un grammo di tossina botulinica è quasi 3 milioni di volte più efficace del Sarin, un agente chimico nervino. Per esempio, un missile SCUD pieno di tossine botuliniche può colpire un'area di 3700 chilometri quadrati, un'area sedici volte più grande di quella colpibile col Sarin. Un altro vantaggio sono i costi effettivi della Guerra Biologica. In via del tutto approssimativa, colpire 1 chilometro quadrato costerebbe 2000 dollari usando armi convenzionali, 800 dollari usando armi nucleari, 600 dollari usando agenti chimici, e 1 dollaro usando agenti biologici. In linea puramente teorica ogni nazione con un'industria farmaceutica e medica ragionevolmente avanzata ha la capacità di produrre in massa armi biologiche.


Dal punto di vista della gestione del rischio sanitario di un eventuale attacco batteriologico, è importante l’organizzazione di un piano strategico di reazione. Come si legge nel rapporto pubblicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità, le prime risposte devono arrivare dalla polizia, dai vigili del fuco e dal personale medico nelle vicinanze. In piena emergenza sanitaria ovviamente a tutte le strutture mediche sarà chiesto un lavoro straordinario per far fronte alle necessità delle vittime. Però è chiaro che nei primi momenti dopo l’incidente non si consce la natura dell’agente infettante, per cui è importante coinvolgere nei piani di emergenza anche il lavoro di esperti microbiologici che possano fornire risposte precise in tempi brevi. Fondamentale è poi anche l’attivazione di una rete epidemiologica efficiente: gli effetti a lungo tempo di un attacco batteriologico si possono manifestare anche a distanza di giorni, con focolai attivati da persone a loro volta contagiate precedentemente.

Gli antibiotici nell'allevamento bovino: risultati di un'indagine tra i veterinari del settore

La resistenza dei microrganismi agli antibiotici è attualmente considerata, a livello mondiale, come uno dei principali problemi della sanità pubblica, e coinvolge in modo equivalente la medicina umana e la medicina veterinaria. è stato ampiamente dimostrato come l’utilizzo di antibiotici negli animali porti alla selezione di ceppi resistenti che hanno la possibilità di colonizzare l’intestino e, conseguentemente, di essere escreti e di contaminare l’ambiente e gli alimenti derivati. Questo comporta una duplice possibilità di interazione animale-uomo: da un lato, qualora i microrganismi resistenti siano agenti di zoonosi (ad esempio, Salmonelle e Campylobacter), questi sono in grado di causare infezione nell’uomo e ovviamente di veicolare a quest’ultimo la propria resistenza, ma è altrettanto vero che anche batteri non patogeni per l’uomo subiscono nell’intestino dell’animale la stessa pressione selettiva a cui sono sottoposti i batteri “target” della terapia antibiotica e possono acquisire o esprimere determinanti genetici di resistenza che possono essere trasmessi a microrganismi diversi, anche spiccatamente patogeni.


In un recente lavoro sono stati testati per quanto riguarda l’antibioticoresistenza ceppi di Escherichia coli ed enterococchi isolati da contenuto intestinale di bovini regolarmente macellati nell’ambito del territorio regionale del Veneto. Per entrambi i microrganismi, i livelli più elevati di resistenza si evidenziano nei ceppi isolati da vitelli a carne bianca, il che è sicuramente da mettere in relazione con il massiccio uso di sostanze ad azione antimicrobica in questa categoria di animali. In particolare, in E. coli sono da notare gli elevati livelli di resistenza al sulfametoxazolo/trimethoprim (58,3%), al cloramfenicolo (30,6%), e ai fluorochinoloni (16,7% all’enrofloxacin). Non sono state rilevate resistenze nei confronti delle cefalosporine. Per quanto riguarda gli enterococchi, batteri commensali ma talvolta agenti responsabili di importanti infezioni nosocomiali, si è evidenziata nei vitelli elevata resistenza all’eritromicina (88,5%) e alla spiramicina (96,2%), bassi livelli di resistenza ad ampicillina e gentamicina (< 10%), mentre il 26,9% e il 7,7% erano resistenti rispettivamente a vancomicina e teicoplanina. Queste ultime due resistenze assumono peraltro carattere di notevole gravità, in quanto sono verso antibiotici particolarmente importanti nel trattamento di infezioni da enterococchi multiresistenti nell’uomo, al punto che l’evidenza di fenomeni di resistenza alla vancomicina in batteri di origine animale ha portato nel 1997 al bando, a livello comunitario, dell’avoparcina (analogo della vancomicina) come promotore di crescita negli animali.


Questi risultati sono particolarmente interessanti se letti alla luce dell’indagine effettuata da Busani e collaboratori, e portano a sottolineare la necessità sia di istituire piani di monitoraggio dell’antibioticoresistenza a livello nazionale, sia di promuovere l’applicazione di pratiche di uso prudente degli antibiotici nel settore zootecnico.


“L’ANTIBIOTICO RESISTENZA È PERICOLOSA COME IL TERRORISMO O UNA BOMBA”. Queste le parole della professoressa Dame Sally Claire Davies, consulente medico del governo inglese. Tale monito non è isolato considerando che l’ECDC (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ritiene che l’antibiotico resistenza rappresenti la più grande minaccia nell’ambito delle malattie infettive, mentre per l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è una delle tre più serie minacce alla salute pubblica globale, capace di provocare ogni anno 25 mila morti nella sola Unione europea.

Il 18 novembre si celebra la Giornata europea dell’antibiotico con lo scopo principale di combatterne l’uso inappropriato che ne ha messo a rischio l’efficacia. 

Cosa è l’antibiotico resistenza

L’antibiotico resistenza è la capacità di un microrganismo di resistere all’azione di un antibiotico. Può svilupparsi :
spontaneamente da una mutazione casuale del materiale genetico del microrganismo che lo rende resistente ad un certo tipo di antimicrobico. In tal caso, in presenza di tale antibiotico, i batteri sensibili non cresceranno mentre le ‘mutanti’ resistenti crescono e si moltiplicano e possono essere trasmesse ad altri animali o persone.
Dall’acquisizione di geni di resistenza direttamente da altri microbi. Il batterio che trasmette il gene di resistenza può non essere di per sé un agente patogeno.

La diffusione dell’antibiotico resistenza ha dato origine all’attivazione di numerosi sistemi di sorveglianza, basati sulla raccolta dei dati di laboratorio a livello locale o nazionale. Per rendere omogenei e interpretabili i dati raccolti da questi sistemi e favorire il confronto tra varie realtà nel 1998 l’Unione Europea ha deciso di finanziare una rete di sorveglianza europea EARSS (European Antimicrobial Resisitance Surveillance System) che coinvolge diverse reti di sorveglianza nazionali;

In Italia dal 2001 l’Istituto Superiore di Sanità ha istituito il progetto di sorveglianza dell’antibiotico resistenza AR-ISS.

I dati europei confermano l’aumento della resistenza in due specie di batteri sotto sorveglianza: Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Queste due specie, responsabili di infezioni urinarie, sepsi ed altre infezioni nosocomiali, mostrano un aumento nelle percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni ed aminoglicosidi, resistenze che sono spesso combinate tra di loro generando batteri multi-resistenti, causa di infezioni difficilmente trattabili. Negli ultimi anni tra le resistenze si è aggiunta quella ai carbapenemi, antibiotici di ultima risorsa, che può rendere l’infezione praticamente intrattabile.

Le armi per ridurre il fenomeno dell’antibiotico resistenza

Riduzione della prescrizione di antibiotici nei casi in cui sono inutili (molto spesso il medico prescrive antibiotici per ‘insistenza’ del paziente).
Riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti di animali
Medicina integrata: uso di fitoterapici; a tal riguardo una delle molecole più efficaci è l’echinacea di cui l’università di Bari ne ha dimostrato l’efficacia come disinfettante ed antisettico.

L’Italia è particolarmente esposta al problema dal momento che è uno dei Paesi europei con il più alto consumo di antibiotici (24,5 DDD/1000 abitanti/die) insieme ad altri Paesi dell’Europa meridionale, Grecia in testa.

Nel 2016 una particolare specie di Escherichia Coli “Il Batterio da incubo” si è rivelata, per la prima volta, resistente ai principali antibiotici: ampicillina, streptomicina, sulfisossazolo, tetraciclina oltre che alla recente colistina.

Il batterio in questione è stato riscontrato nelle urine di una donna di 48 anni della Pennsylvania. Un rapporto pubblicato sulla rivista della «Antimicrobial Agents and Chemotherapy» (Società americana di microbiologia) sostiene che il ceppo di Escherichia Coli in questione sia resistente persino all’antibiotico di ultima generazione «colistin», considerata l’ultima spiaggia degli antibiotici.

Il programma televisivo Report, tratta nel servizio “Resistenza Passiva” il tema dell’antibiotico resistenza e le cause che lo hanno generato e tutt’ora lo alimentano:
Gli allevamenti intensivi dentro cui finisce il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo.
L’igiene ed il rischio infettivo ospedaliero: la Danimarca, e soprattutto i Paesi Bassi, hanno ridotto il rischio di infezione negli ospedali facendo progressi importanti, mentre in Italia, nonostante il tasso di resistenza sia tra i più elevati d’Europa non si è messa mano seriamente al problema, anzi: non sembra esserci interesse a renderlo noto.



Negli Stati Uniti ogni anno muoiono più di 6mila persone perché l’efficacia degli antibiotici si è ridotta del 30 per cento. L’allarme è stato lanciato da un report pubblicato su Lancet, secondo il quale la maggior parte dei decessi riguarda pazienti sottoposti a chirurgia colorettale, a chemioterapia per un tumore del sangue e a interventi per protesi dell’anca.

In Italia 5.000-7.000 morti all’anno. Simit: “Situazione più grave che altrove”Dopo l’allarme del Governo inglese e del ministro della Salute Lorenzin, la Società italiana di malattie infettive e tropicali denuncia come, a differenza di altri paesi europei, il consumo di farmaci antimicrobici in Italia, nel 2013, sia aumentato del 5,2%. Il costo associato alle infezioni da germi multiresistenti costano al Ssn più di 100 milioni all’anno.


Nel 2014, uno studio OMS basato su dati provenienti da 114 paesi, tra cui l’Italia, individua alti tassi – anche del 50% in alcuni casi – di resistenza antimicrobica (AMR) a batteri comuni, tra cui Escherichia coli e stafilococco aureo.

Keiji Fukuda, Vice Direttore Generale per la Sicurezza sanitaria dell’OMS: “senza un’azione urgente e coordinata da parte di molti stakeholder, il mondo viene governato da un’era post-antibiotica, in cui infezioni comuni e ferite leggere, che sono state trattabili per decenni, possono di nuovo uccidere. Gli antibiotici efficaci sono stati uno dei pilastri che ci permettono di vivere più a lungo, più in salute, e di trarre beneficio dalla medicina moderna. A meno che non effettuiamo azioni significative per migliorare gli sforzi al fine di prevenire le infezioni e insieme cambiamo il modo di produrre, prescrivere e utilizzare gli antibiotici, il mondo perderà sempre di più questi benefici per la salute pubblica a livello mondiale e le conseguenze saranno devastanti”. 

La resistenza agli antibiotici è una delle maggiori preoccupazioni attuali in sanità pubblica: aumentano le infezioni contro cui non funzionano gli antimicrobici attualmente in uso. E non si vedono molti farmaci efficaci all’orizzonte. Ecco perché l’Organizzazione mondiale della sanità, presentando due rapporti sullo sviluppo di nuovi antibiotici, lancia (nuovamente, e a gran voce) un appello affinché governi e industria trovino un modo per sostenere la ricerca e la produzione di medicinali innovativi.

Si stimano circa 33.000 vittime l’anno soltanto in Europa per la resistenza agli antibiotici. Di queste, 10.000 in Italia, che è la nazione che ora sta pagando il prezzo più alto. Lo scenario è talmente grigio che alcuni esperti parlano dell’arrivo di un’era post-antibiotica, in cui infezioni prima dimenticate o risolvibili diventano invece incurabili, un’epoca in cui procedure mediche che diamo per scontate da settant’anni diventano rischiose o improponibili. È il caso di operazioni chirurgiche, di trapianti e di chemioterapia (che riduce le difese immunitarie e necessita di terapie protettive per evitare infezioni letali), solo per fare alcuni esempi.

Losco complotto tra Dem italiani e americani e Big Pharma. I più pericolosi attacchi di bioterrorismo pianificati per il genocidio 


WUHAN-GATES – 10. LOSCO COMPLOTTO: Summit UE con 4 ONG di Gates, Big Pharma e FB prima della Pandemia da SARS-2 con HIV

Gli sforzi per rallentare la farmacoresistenza sono tanti, a livello globale: si cerca di ridurre l’uso indiscriminato di antibiotici, sia in medicina sia negli allevamenti. Si invita a mettere in atto misure fondamentali per proteggersi dalle infezioni, comprese le vaccinazioni, e si cercano valide alternative. Ma, ricorda ora l’OMS, il declino degli investimenti da parte delle aziende e la carenza di innovazione sono una zavorra pesantissima per qualunque prospettiva di miglioramento. Se non si muovono Big Pharma e i decisori in politica sanitaria è illusorio pensare a risultati concreti. E già, spetta sempre a Big Pharma l'ultima parola in fatto di salute mondiale. La cosa è particolarmente inquietante soprattutto quando aleggia il fondato sospetto di loschi piani di sterminio globale pianificati insieme ad altrettanto potenti lobby politiche come i Dem nostrani e americani. Le stesse complicità che, di concerto con la Fondazione di Bill Gates, avvelenano coltivazioni e allevamenti con massicce dosi di antibiotici che assumiamo ogni giorno attraverso l'alimentazione e che ci fanno diventare sempre più vulnerabili e attaccabili da virus e batteri. 

Meeting sospetto a Bruxelles prima della pandemia di COVID19

Una pandemia troppo perfetta per essere casuale. Le sue losche trame cominciano nel 2004 in Cina grazie a un programma della Commissione Europea presieduta dall’ex leader di Ulivo-PD Romano Prodi (vedi WuhanGates 9, sintesi sotto) e si aggrovigliano intorno al mondo fino alla “festa” finale col presidente uscente Jean-Claude Juncker. Si tratta del summit profetico e vergognosamente sospetto per la “Vaccinazione Globale” organizzato dalla stessa istituzione a Bruxelles il 12 settembre 2019 insieme all’Organizzazione Mondiale della Salute cui hanno partecipato i vertici di varie ONG (CEPI, GAVI, EDCTP) create e/o supportate da Bill Gates, rappresentato da Joe Cerrell, Managing Director della sua fondazione. Al summit di Bruxelles hanno preso parte anche i manager dei produttori di medicinali (tutti i nomi dei partecipanti sono nel dossier sotto l’immagine) come Nanette Cocero di Pfizer Biopharmaceuticals Group. Quelli di GSK non avevano di fatto bisogno di essere presente essendo una multinazionale controllata direttamente da Bill Gates. 

Il quesito sorge spontaneo: siamo proprio certi che i capitani d’industria delle corporation farmaceutiche, bisognosi di testare i loro prodotti anche con gravi inconvenienti (come accaduto in Georgia alcuni anni fa con la morte di 79 cavie umane) abbiamo come priorità la salute delle persone rispetto ai loro comprensibili business? Ora che quei supervirus da laboratorio sono sospettati di essere la causa di una pandemia che ha ucciso più 32mila persone in Italia, oltre 90 mila negli Usa e più di 300mila nel mondo tanto da far apparire provvidenziale il maxi piano vaccinale pianificato dal meeting a Bruxelles tre mesi prima, su quegli intrighi tra politica, piani sanitari nazionali e affari farmaceutici va necessariamente fatta chiarezza dinnanzi agli italiani, agli americani e all’umanità intera. Il prossimo attacco sarà con un agente batteriologico? I dati sanitari di migliaia di persone in tutto il mondo restituiscono un quadro chiaro: l'antibiotico resistenza interessa la gran parte dell'umanità, e per uno come Bill Gates e soci poter reperire questo tipo di informazioni sensibili è un gioco da nerd.    

Bibliografia

Fonti:




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