Nel 1996, quasi 25 anni fa, Alberto Pasolini Zanelli pubblicò un prezioso pamphlet dal titolo “Il genocidio dimenticato (la Cina da Mao a Deng)”, edito da Ideazione.
Vittorio Feltri, nella sua prefazione (entusiasta del talento dell’autore), confessava che —a differenza di tanti innamorati del regime di Pechino — lui non aveva nessuna voglia di oltrepassare la Grande Muraglia, ‘e dunque’ — scriveva testualmente — “addio Cina, che sarà anche vicina, ma spererei non esagerasse e non ci contagiasse”.
Alla fine siamo stati affondati proprio da un “contagio” arrivato dalla Cina. Ora ci ritroviamo un Paese ribaltato dalla pandemia, con migliaia di morti, con un’economia allo sfascio come nel dopoguerra, con una democrazia boccheggiante e perfino impediti nella nostra libertà di movimento personale e nei nostri rapporti umani. Tutto il mondo è in questa stessa situazione, ma l’Italia è fra i Paesi che stanno peggio.
Il regime cinese ha delle responsabilità? Al di là delle polemiche sul laboratorio di Wuhan (prima o poi si troverà la verità), una ricerca dell’Università di Southampton ha calcolato che se la Cina — invece di reprimere chi già aveva scoperto l’epidemia — avesse agito per circoscriverla una, due o tre settimane prima, i casi sarebbero stati inferiori del 66%, dell’86% e del 95%, con una diffusione assai più contenuta nel resto del mondo.
Il Covid-19, per l’Italia, è stato il colpo di grazia imprevisto. Ma il “contagio’ a cui alludeva Feltri era anzitutto quello ideologico ed economico. Infatti proseguiva cosi: “La Cina è destinata, entro il 2020, a diventare la prima potenza del mondo. Sarà capitalista, ma se tutto va secondo tradizione, sarà un orribile capitalismo collettivistico, che della libertà si farà un baffo’.
E’ andata proprio così e oggi quella potenza di (quasi)1 miliardo e mezzodì persone, dove tutto è controllato dal Partito Comunista, sta veramente diventando la prima economia del mondo, con una politica imperialisticache impone sudditanza anche ai paesi liberi.
Come è stato possibile? Lo ha fatto, in questi venti anni, con un sistema economico che non ha le garanzie sociali, i costi di produzione e gli obblighi della nostra industria e che quindi ha annichilito la concorrenza e la manifattura occidentale, impoverendo ceto medio e lavoratori dei nostri paesi
Il libero mercato mondiale cosi non poteva funzionare ed è stato devastato. infatti uno degli slogan con cui Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali nel 2016 era: la Cina ha distrutto l’America.
L’ingresso della Cina nel commercio mondiale, nel Wto, fu propiziato da Bill Clinton che Giulio Tremonti definiva come il leader dell'”Ulivo mondiale”
Tremonti fu l’unico a mettere in guardia a tempo debito da quella operazione. in un’intervista del 2003 egli (allora in consonanza con il leader leghista Bossi) diceva: l’Europa dovrebbe proteggere il mercato interno e la sua produzione nazionale non solo con i dazi doganali, ma anche con strumenti indiretti, come i controlli alimentari, sanitari, ambientali e di tutela sociale sui prodotti in arrivo dall’Estremo Oriente”.
L’allora ministro dell’Economia sosteneva che si poteva integrare la Cina nell’economia mondiale, ma gradualmente, non d’improvviso, perché sarebbe stato devastante. Si doveva prima esigere che il regime introducesse delle garanzie sociali, sia per ragioni umanitarie, sia per rendere la concorrenza leale e corretta. invece si decise l’opposto.
Tremonti ricordava in quell’intervista che era stato nel 1999 nEl summit della Wto di Seattle, che si è aperto il vaso di Pandora… Seattle è stata, tra l’altro, un’iniziativa tipica dell’Ulivo mondiale: l’officiante era Bill Clinton, nella platea dei chierici, per l’Italia, c’era il ministro del Commercio estero Piero Fassino, che sposò senza riserve la tesi del vaso di Pandora. Così l’ex comunista Fassino è passato dal dogma di Mosca al dogma mercatista di Seattle, che è l’estremizzazione della dottrina liberale dei libero mercato. Il risultato politico è evidente: oggi a difendere il lavoro e le imprese dal mercatismo della Wto è la destra, non la sinistra’
La Cina nel dicembre 2001 era entrata nel Wto (che le accordò addirittura lo statuto speciale di Paese in via di sviluppo) e da allora il suo Pil è esploso. raggiungendo il primato mondiale. Anche la sua influenza geopolitica si è ingigantita. Così oggi ci troviamo una grande potenza comunista, che non ha mai allentato il suo totalitarismo (continuando a calpestare i diritti umani) e che sta vincendo la sfida globale.
In effetti è stato impressionante sentire Xi Jinping a Davos nel 2017 presentarsi come il paladino della globalizzazione, contro Trump, indicato come nemico della globalizzazione.
Il leader grillino Alessandro Di Battista in una recente intervista ha rivendicato trionfalmente il fatto che l’Italia ha “un rapporto privilegiato con Pechino che, piaccia o non piaccia è anche merito del lavoro di Di Maio. La Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo e l’Italia può mettere sul piatto delle contrattazioni europeo tale relazione”.
Una dichiarazione che dice molto sulla vicinanza dell’attuale maggioranza di governo al regime cinese. Il quale può contare anche sulla sponda dell’attuale Vaticano che manifesta tanta simpatia verso Pechino, quanta è l’antipatia verso la Casa Bianca.
Il braccio destro di papa Bergoglio, l’argentino mons. Marcalo Sànchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze, dopo un viaggio a Pechino, ha esaltato la Cina come un Paese dove il ‘bene comune” è il valore primario. Ed ha aggiunto: “In questo momento, quelli che realizzano meglio la dottrina sociale della Chiesa sono i cinesi”.
Parlava di una tirannia che ha fatto un oceano di vittime fin dal suo instaurarsi e che calpesta sistematicamente i diritti dell’uomo, a cominciare dalla libertà religiosa. Sorondo peraltro non ha mancato in quell’occasione di attaccare gli Stati Uniti di Trump.
Con il ciclone Covid-19 i rapporti fra Usa e Cina si sono fatti ancora più aspri. Trump in questi giorni ha dichiarato che potrebbe “tagliare l’intero rapporto con la Cina”. E’ ormai un braccio di ferro esplicito per il primato geopolitico.
E l’Italia? Nei giorni scorsi un leader storico della sinistra, Massimo D’Alema, in una conferenza sulla globalizzazione, ha detto: “in un quadro di accentuato conflitto tra le due grandi potenze, Stati Uniti e la Cina, non so che cosa l’Europa possa ragionevolmente fare. Già il partito anti-cinese è all’opera anche in Europa, in un clima di nuova guerra fredda. Ho molti dubbi sul protagonismo europeo perché purtroppo noi sappiamo che quando si apre un dissidio con gli americani si disfa anche l’unità Europea. Una parte della destra americana è ormai attratta da uno scenario di una nuova guerra fredda’.
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