venerdì 29 maggio 2020

“Donne-prete”: Roma locuta, causa finita



I testi sono chiari e non ammettono interpretazioni: il no alle ordinazioni femminili è definito e definitivo. Giovanni Paolo II ha fugato ogni possibile incertezza in merito con la Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis, laddove è scritto al n. 4: «Al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa». Concetto, ribadito anche nella precisazione «A proposito di alcuni dubbi circa il carattere definitivo della dottrina di Ordinatio sacerdotalis», firmata dal card. Luis Ladaria, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Si legge nel documento: «Cristo ha voluto conferire questo Sacramento ai dodici apostoli, che, a loro volta, lo hanno comunicato ad altri uomini. La Chiesa si è riconosciuta sempre vincolata a questa decisione del Signore, la quale esclude che il sacerdozio ministeriale possa essere validamente conferito alle donne. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha ribadito che si tratta di una verità appartenente al deposito della fede». Non solo: «La Chiesa riconosce che l’impossibilità di ordinare delle donne appartiene alla «sostanza del Sacramento» dell’Ordine».

Eppure, c’è chi sembra non volersene fare una ragione e continua ad esercitare pressioni, affinché venga autorizzato ciò che non può esserlo. Anche a costo di prendere il discorso alla larga, come è capitato nella diocesi di Friburgo, in Svizzera, dove per la prima volta è stata nominata una donna, Marianne Pohl-Henzen, nel ruolo di Vicario episcopale, ruolo tradizionalmente assegnato ad un sacerdote.

Pohl-Henzen, 60 anni, sposata, madre di 3 figli e nonna di molti nipoti, ha collaborato a lungo col suo predecessore: ora dipenderà totalmente da lei ogni questione attinente al clero diocesano. Secondo quanto riferito da Il Messaggero, «ha accettato l’incarico come un segno positivo, che porterà alla promozione delle donne nella Chiesa. Non ha nascosto la speranza che questo passaggio possa essere foriero di novità positive anche a Roma, dove si sta discutendo se aprire uno spiraglio al diaconato femminile». Se ciò fosse vero, la signora Pohl-Henzen avrà anche solidi studi teologici alle spalle, come specifica il quotidiano romano, evidentemente però nelle sue letture non è mai capitata la Lettera Apostolica Ordinatio Sacerdotalis. Gli studi non la pongono evidentemente al riparo da errori, né da interpretazioni ideologiche, frutto più di un femminismo d’antan che di una reale prudenza pastorale. Specie su questioni come questa, per la quale davvero vale il detto: «Roma locuta, causa finita». Piaccia o meno a Friburgo.

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