giovedì 9 aprile 2020

Lo scioglimento dei ghiacci potrebbe rilasciare virus di 15 mila anni fa

SCIENZIATI CINESI E AMERICANI A CACCIA DI VIRUS SCONOSCIUTI IN ANTARTIDE....


Un team di ricerca composto da scienziati cinesi e statunitensi ha esaminato due campioni di ghiaccio di 15.000 anni fa prelevati dall'Altopiano tibetano, rilevando 33 virus, molti dei quali sono risultati sconosciuti



Scioglimento ghiacci 

Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe rilasciare virus molto vecchi e potenzialmente pericolosi. Un team di ricerca composto da scienziati cinesi e statunitensi ha esaminato due campioni di ghiaccio di 15.000 anni fa prelevati dall'Altopiano tibetano, rilevando 33 virus, molti dei quali sono risultati sconosciuti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista bioRxiv. Dopo aver scavato per 50 metri nell'Altopiano del Tibet, per indagare su eventuali agenti patogeni giacenti all'interno del ghiacciaio, i ricercatori hanno scoperto 28 nuovi virus dall'azione sconosciuta.

Nello scenario peggiore, secondo la ricerca, i virus potrebbero essere rilasciati nell'atmosfera a seguito del riscaldamento globale e dello scioglimento del ghiaccio. Il progetto, durato 5 anni, ha avuto inizio con la rimozione dello strato superiore del ghiaccio (circa mezzo centimetro), successivamente decontaminato con un lavaggio in etanolo e acqua. Il team ha quindi applicato tecniche genetiche e microbiologiche per registrare il Dna all'interno dei due campioni di ghiaccio.
"Questa è una nuova eccitante area di ricerca per noi", afferma Lonnie Thompson, coautore dell'articolo. "Il ghiaccio ospita diversi microbi, ma i virus associati e il loro impatto sui microbiomi del ghiaccio sono ancora inesplorati", aggiunge. Non essendo stata ancora sottoposta a revisione paritaria, la ricerca non è stata ancora commentata dagli autori, che però evidenziano il grande interesse nello studio di virus estinti sepolti nei ghiacciai, che rappresentano uno dei motivi di preoccupazione per gli scienziati a causa dell'aumentare continuo del tasso di scioglimento.

"Come minimo, tutto questo potrebbe portare alla perdita di archivi microbici e virali, ma nel peggiore dei casi, lo scioglimento del ghiaccio potrebbe rilasciare agenti patogeni nell'ambiente", scrivono i ricercatori.

Scott Rogers, un professore della Bowling Green State University e autore del libro "Scongelare antichi microbi: genomi emergenti in un mondo più caldo", scrive che "questa situazione potrebbe scatenare una piaga incurabile che potrebbe compromettere l'esistenza della vita sul pianeta. I pericoli racchiusi nel ghiaccio sono reali e, con gli aumenti dello scioglimento del ghiaccio in tutto il mondo, aumentano anche i rischi derivanti dal rilascio di microbi patogeni nell'ambiente".

Stando a quanto riportato dall'autore, un microbo a lungo inattivo è stato già rilasciato dal ghiaccio, visto il focolaio di antrace in Serbia del 2016, attribuito al disgelo del permafrost, durante il quale 8 persone sono risultate positive all'antrace, una malattia potenzialmente fatale per gli esseri umani.

Tornano alla luce reperti, funghi e batteri

Gli effetti più evidenti si stanno osservando in Groenlandia, nell’Artico e in Antartide, ma anche sulle Alpi e Italia la situazione è preoccupante, con il ghiacciaio più grande delle Dolomiti, quello della Marmolada, destinato a sparire completamente in meno di una generazione (circa 25 anni, dati CNR).

Gli antichi ghiacci hanno registrato e conservato per secoli ogni più piccola variazione climatica, come sappiamo dalle analisi delle loro “carote” estratte dai ricercatori. Ma in essi sono anche rimasti intrappolati reperti e residui di ogni genere che ora, con il loro rapido scioglimento, stanno tornando alla luce e, in alcuni casi, anche alla vita.

Ecco dunque emergere resti di corpi animali ed umani antichi anche di migliaia di anni (come il famoso Ötzi o mummia di Similaun, del 3300 a.C.), reperti archeologici, piante, funghi, virus e “batteri zombie” (ovvero microrganismi che potrebbero riattivarsi, alcuni potenzialmente dannosi), nonché tanto carbonio.

Resuscitato in Siberia un virus preistorico gigante: quanti altri ce ne sono nel permafrost che si scioglie per il riscaldamento globale? Che cos'altro dobbiamo temere dai cambiamenti climatici?

Nel permafrost della Siberia è stato trovato un virus gigante. 

Se ne stava addormentato da 30.000 anni nel permafrost della Siberia, quando un gruppo di ricercatori francesi l’ha riportato in “vita” e si è ripreso come se nulla fosse. È il Mollivirus sibericum, il secondo virus preistorico trovato dal gruppo di ricercatori (qui la pubblicazione su Pnas). Prima della completa riattivazione gli scienziati hanno verificato con accuratezza che non potesse costituire alcun pericolo per uomini e animali del nostro tempo. Il ritorno in vita è stato possibile iniettandolo in un’ameba unicellulare, operazione condotta in un laboratorio scientifico controllato.

Il Mollivirus sibericum al microscopio elettronico. | PNAS

GIGANTESCO. Una particolarità di questo virus è il fatto che è di notevoli dimensioni, mezzo micron, ossia mezzo millesimo di millimetro. Stando ai ricercatori, il virus resuscitato - che non preoccupa - è comunque un monito da tenere in seria considerazione.

Perché le zone artiche, che si stanno riscaldando a una media che è circa due volte superiore a quella del resto del pianeta, porteranno allo scioglimento di molte aree di permafrost, il terreno permanentemente ghiacciato attorno al Polo Nord. «Non è da escludere che alcuni virus mortali per gli esseri viventi dei nostri giorni potrebbero, nel caso vi fossero ospiti vulnerabili, infettare vari ecosistemi con conseguenze tutte da immaginare», ha commentato Jean-Michel Claverie, responsabile della ricerca.

Giganti dal passato: i pithovirus

Ma c’è di più. Le aree in cui potrebbero esserci altri virus ibernati sono oggetto di ricerche minerarie e petrolifere, che potrebbero anch’esse portare alla luce i microorganismi e diffonderli. «Se non si procede con cautela, le conseguenze potrebbero essere drammatiche», ha sottolineato Cleverie.


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