domenica 19 aprile 2020

DreamLab: sarà Colao a guidare l’Italia verso il totalitarismo digitale?

IL PRETESTO DEL CORONAVIRUS PER AFFERMARE LA DITTATURA TECNOLOGICA IN SPREGIO DI TUTTI I DIRITTI  UMANI, SOPRATTUTTO QUELLO ALLA PRIVACY..... 






Si chiama DreamLab. E’ il nome di un progetto sviluppato dalla fondazione Vodafone nel 2015 in collaborazione con l’AIRC, l’associazione per la ricerca sul cancro. DreamLab ufficialmente è stato presentato da Vodafone come un’opportunità per dare il proprio contributo nella lotta contro i tumori.

Sostanzialmente, gli utenti che scaricano questa applicazione sul proprio telefono cellulare mettono a disposizione parte della propria memoria per collegarsi ad un supercomputer virtuale che elaborerebbe algoritmi dedicati a sviluppare varie cure contro i diversi tipi di tumore.

La presentazione di DreamLab

Per collegarsi al processore centrale bisogna mettere in carica il proprio telefono quando il suo utilizzo è al minimo, generalmente nelle ore notturne.

Quindi non c’è nulla da preoccuparsi perchè si tratterebbe solo di una iniziativa filantropica? Non esattamente.

In questi giorni, Vodafone ha d’incanto rapidamente convertito il progetto originario dedicato alla ricerca per sconfiggere il cancro al Covid-19.
Vittorio Colao è un dirigente d'azienda italiano, amministratore delegato di Vodafone dal 2008 al 2018. A quanto pare, ora il nemico da sconfiggere per l’azienda già guidata da Vittorio Colao non è più il tumore, ma il coronavirus. C’è un aspetto importante però che è stato trascurato. Sotto la patina umanitaria di questa iniziativa, a detta di alcuni esperti informatici, potrebbe nascondersi un fine più insidioso che nulla ha a che vedere con la filantropia.

L’utilizzo di un’app sul proprio telefono consentirebbe infatti a questa di accedere ai dati che sono presenti su quell’apparecchio.

Sono gli utenti stessi a dare il proprio consenso dal momento che scaricano la app sul proprio cellulare e acconsentono alla condizioni di utilizzo.

Vodafone tranquillizza scrivendo nel contratto di utilizzo che “non utilizza i dati personali dell’utente per comunicazioni di marketing e non condivide nè comunica a terzi qualsivoglia informazione raccolta dall’app DreamLab, se non in presenza di un esplicito obbligo di legge.”

Nulla di cui preoccuparsi quindi dal momento che l’azienda telefonica britannica rassicura che la privacy degli utenti resta tutelata.

Ma l’ultima frase senza un “esplicito obbligo di legge” potrebbe lasciare aperto uno spiraglio ad una massiccia condivisione dei dati di milioni di persone in tutto il mondo.

La crisi da coronavirus ha infatti aperto una breccia nel muro della privacy dei cittadini e gli esecutivi potrebbero varare provvedimenti legislativi in grado di raccogliere quell’enorme mole di dati senza aver avuto il previo consenso degli utenti.

Scenari sin troppo pessimistici? Non proprio. Se si guarda a quanto recentemente fatto dal governo Conte che ha dato alla società Bending Spoons l’appalto per sviluppare un’app, chiamata “Immuni” in grado di tracciare tutti i movimenti degli utenti, ci sarebbe da preoccuparsi.

Nell’articolo dedicato al funzionamento di questa app, La Repubblica scrive quanto segue.

“Attraverso il Bluetooth è possibile rilevare la vicinanza tra due smartphone entro un metro e ripercorrere a ritroso tutti gli incontri di una persona risultata positiva al Covid-19, così da poter rintracciare e isolare i potenziali contagiati.”

E’ importante ricordare che attualmente il metodo per stabilire se una persona è positiva al coronavirus è principalmente attraverso i tamponi nasofaringei che hanno dato provata di elevata inaffidabilità, dando moltissimi casi di falsi positivi.

Non solo quindi la rilevazione del contagio verrebbe fatta con un metodo scientificamente inattendibile, ma da questo si arriverebbe poi ad altre grossolane violazione delle privacy.

Chi si scarica questa app non rinuncerebbe di fatto solo alla riservatezza della propria vita privata, ma violerebbe la privacy di altre persone che quella applicazione non l’hanno difatti nemmeno scaricata.

L’unica “colpa” delle persone che verrebbero rintracciate e isolate sarebbe stata quella di essere entrate a contatto, volontariamente oppure no, con la persona contagiata, di cui come si è detto precedentemente non si ha nemmeno certezza sul suo effettivo contagio.

Quindi si sta creando un precedente tale in grado di utilizzare i cellulari di ogni cittadini e le loro app per controllare completamente ogni singolo passo della popolazione.

DreamLab potenzialmente potrebbe essere un database mondiale in grado di tramutarsi domani in una enorme centrale di dati personali.

Dati che i governi e diverse organizzazioni sovranazionali come l’UE potrebbero chiedere a Vodafone per avere accesso a tutte le informazioni di una persona e tracciarla in tempo reale.

Ovviamente il nuovo autoritarismo digitale sarebbe celato dietro la conveniente facciata della sicurezza sanitaria.

Ma il punto di non ritorno è stato già apparentemente superato.

Colao: il prossimo premier che guiderà l’Italia verso la sorveglianza digitale?

Se si pensa che Vodafone è stato guidata per 10 anni proprio da Vittorio Colao, attuale capo della task force costituita da Conte per guidare la fase 2 contro il coronavirus, questo scenario distopico potrebbe avverarsi quanto prima.

Il cursus honorum del manager bresciano è una sorta di cammino esemplare negli ambienti globalisti tout court.

Laureato alla Bocconi, dirigente di McKinsey e successivamente a capo di Vodafone, Colao ha anche partecipato nel 2018 ad una delle riunioni annuali del gotha delle élite internazionali, ovvero il gruppo Bilderberg che anticipa praticamente l’agenda che i governi e le varie organizzazioni sovranazionali seguiranno successivamente.

Colao è uno dei sostenitori più convinti della sorveglianza digitale e lo ha recentemente scritto in un editoriale del Corriere della Sera, dove senza molti giri di parole raccomanda questa via per gestire la crisi da coronavirus.

Queste le sue parole.

“Disporre di informazioni sulla localizzazione di contagiati, esser in grado informare la popolazione sul livello di rischio, tracciare e testare i contatti sociali per fare quarantene selettive e non di massa, assicurarsi che i nuovi focolai vengano contenuti impedendo la circolazione a popolazioni ristrette, scoraggiare i movimenti in aree ad alto rischio: tutte queste saranno attività possibili solo se si utilizzeranno i dati delle reti mobili in congiunzione a una app dedicata con Gps.”

E’ esattamente l’obbiettivo dell’app Immuni che potrebbe essere coadiuvata anche da DreamLab come enorme serbatoio dei dati di tutti gli utenti. Il nuovo totalitarismo digitale potrebbe quindi diventare realtà concreta specialmente se Colao dovesse diventare il prossimo primo ministro al posto di Conte.

Un’ipotesi che sta prendendo sempre più corpo negli ultimi giorni, raccomandata caldamente anche dal Quirinale che vedrebbe nell’uomo che ha guidato Vodafone la figura ideale per gestire la fase successiva della crisi da coronavirus.

Sotto un profilo più strettamente tecnologico, Colao sarebbe l’uomo ideale per le élite per guidare l’Italia verso l’era della completa sorveglianza digitale.

La società italiana sta assumendo i contorni di quella descritta da Brzezinski nel lontano 1970.

Brzezinski, uomo che fondò la Trilaterale nel 1973 assieme a Kissinger e Rockefeller, per definire l’epoca del futuro che si sta vivendo ora parlò di “società tecnotronica”.

Nella società tecnotronica, la privacy non esiste più. Tutti sono rintracciabili e ogni informazione personale è a disposizione delle autorità. Le parole di Brzezinski descrivono alla perfezione l’era contemporanea.

“La società tecnotronica vede la graduale apparizione di una società più controllata. Questa società sarà dominata da una élite, svincolata dai valori tradizionali. Presto sarà possibile praticare una sorveglianza quasi continua su ogni cittadino e mantenere file aggiornati con le informazioni personali dei cittadini. Questi file saranno soggetti alla consultazione immediata delle autorità.”

La tecnologia quindi non si sta rivelando come uno strumento di emancipazione delle masse. Al contrario, si sta rivelando come il mezzo privilegiato delle élite per poter controllare chiunque in tempo reale. Gli smartphone non sono stati messi in vendita a condizioni relativamente favorevoli per un caso.

C’era uno scopo ben preciso in questa scelta, ovvero quello di prendersi il controllo della vita delle persone. In questa nuova era globalista, gli esseri umani non sono più considerati tali. Sono considerati utenti di una centrale tecnologica sovranazionale che dirige e controlla tutti.

L’Italia è entrata ufficialmente nella società tecnotronica. Ora tutti sono controllati. Tutti sono spiati.



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