mercoledì 25 marzo 2020

LA PESTE DELLA CHIESA


Nei precedenti articoli dedicati all’epidemia abbiamo visto come il tema della peste sia correlato a quelli della crisi economica e delle crisi geopolitiche come Brexit e le tensioni nel Mediterraneo Orientale.
Si evidenziava il timore dell’espansione dell’epidemia e gli effetti che avrebbe potuto avere nell’economia mondiale.
Pochi giorni dopo vediamo come il virus abbia oltrepassato la Cina e si stia diffondendo a livello globale.
In Italia abbiamo assistito al panico del governo e all’incapacità della gestione dei primi giorni dell’emergenza il che la dice lunga sulle possibilità che abbiamo, come nazione, di affrontare le sfide che si approssimano con questa classe dirigente.


In questo articolo sposto l’attenzione sulla peste simbolica che invece colpisce la Chiesa Cattolica.


Prima di vedere le quartine però vorrei sottolineare un nefasto ricorso storico, “pestilenziale” potremmo dire, che viene dalla Francia.
Lo scorso anno abbiamo assistito durante la Settimana Santa all’incendio della Cattedrale di Notre Dame. Eravamo al tempo in cui Macron voleva dare risposte rassicuranti alle proteste di piazza dei Gilet Gialli.
Quest’anno invece, alla prima settimana di Quaresima, assistiamo all’incendio della Chiesa di S. Trivier de Courtes. Abbiamo dunque un nuovo “sacrificio pasquale”.

Non posso esimermi quindi dal sottolineare lo strano fenomeno dell’autocombustione delle Chiese di Francia.

Stavolta Macron nemmeno ci prova a dare risposte ai francesi anzi…ormai lo scontro è sempre più veemente e senza tentativo di dialogo.

La “peste” della Chiesa è invece quel modernismo che la sta corrodendo da dentro. Gli strappi dottrinali o pastorali o mezzi e mezzi stanno accendendo lo scontro tanto che ormai vediamo quasi apertamente vescovi contro vescovi e cardinali contro cardinali.
La barca di Pietro ondeggia pericolosamente, la ciurma è priva di una guida saggia e sicura e ognuno quindi sembra voler quasi andare per conto suo. I tedeschi ovviamente, ma non solo loro.

Sono tanti gli articoli ormai dedicati alla crisi della Chiesa e tante le quartine già analizzate in merito. Eppure altre ce ne sono e tale crisi è ancora all’inizio. Il virus non è soltanto quello fisico, ma anche e soprattutto quello spirituale. Se la classe dirigente del governo italiano non brilla di certo quella della Chiesa non si comporta meglio.


Dal Proemio del Terzo Millennio “La Grande Tribolazione e la Nuova Era“


549
Nul de l'Espagne, mais de l'antique France
Ne sera esleu pour le trembant nacelle
A l'ennemy sera faicte fiance,
Qui dans son regne sera peste cruelle.


549
Non dalla Spagna, ma dall'antica Francia
Colui che sarà eletto per la tremante navicella
Al nemico sarà fatta intesa,
Che dentro suo regno sarà peste crudele.

Questa quartina l’abbiamo già analizzata all’inizio del blog, dedicato alle dimissioni di Benedetto XVI e all’elezione del successore.
Colui che viene dalla Francia antica, il regno dei Franchi in Germania, sarà eletto per la tremante barca di Pietro. Il nome Francesco viene dalla parola germanica Frank, libero, che ha dato il nome al popolo franco.
Sarà fatta intesa col nemico che porterà nel Regno una peste crudele.
Leggere oggi questi versi fa un effetto diverso rispetto a sette anni fa.
Abbiamo visto il papa e la Chiesa prestare il fianco ai nemici e permettere che insinuassero le loro eresie nel magistero. E oggi la situazione di confusione e divisione, crudele peste dottrinaria, è sotto gli occhi di tutti.


Dal Ramo IV del 2000 “La Chiesa degli Ultimi Tempi”


256
Que peste et glaiue n'a peu seu definer,
Mort dans le puys, sommet du ciel frappé:
L'abbé mourra quand verra ruiner,
Ceux du naufraige, l'escueil voulant grapper.


256
Colui che non ha saputo arrestare ne peste ne spada,
La morte nel pozzo, sommità dal ciel colpita,
E l'abate morirà quando perir vedrà,
Quelli del naufragio che allo scoglio si volevano aggrappare.


La quartina 256 è estremamente interessante. Chi è che non ha saputo arrestare ne la peste ne la spada? A me sembra di scorgere l’identikit di un papa, probabilmente Benedetto XVI. Iniziò il suo pontificato chiedendo preghiera affinchè non fuggisse davanti ai lupi e lo ha terminato con le misteriose dimissioni. Dopo di lui, appunto, peste e spada. Il secondo verso somiglia alla descrizione del sogno profetico di Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane, che vede un papa gettato in un pozzo poiché non voleva concedere dei cedimenti al magistero perenne. Il verso continua: la sommità è colpita dal Cielo, come il fulmine che colpisce la guglia di S. Pietro nel giorno delle dimissioni di papa Benedetto XVI.
Il pozzo potrebbe dunque rappresentare l’”esilio” del papa emerito, chiuso nel convento in Vaticano, “come un prigioniero”.
Continua la quartina: l’abate morirà. L’”abate” richiama l’”Abate di Foix” della quartina 812 vista in “LA PROFEZIA DI NOSTRADAMUS: IL PAGANESIMO, IL TIRANNO E IL PAPA CROCIFISSO” che identifica Jacques Fournier della provincia di Foix che divenne papa col nome di Benedetto XII. Il nome del grande monaco, proprio come Ratzinger.
Morirà quando vedrà morire coloro che, colpiti dal grande naufragio della fede, vorranno aggrapparsi allo scoglio, o meglio alla Roccia petrina, senza riuscirci.
E non ci riusciranno forse perché la Roccia non sarà più tale, non più salda come dovrebbe.
Un annuncio di morte nel dolore di vedere la Chiesa naufragare senza aver potuto o saputo (la storia lo dirà) arrestare la peste e la spada che l’avrebbero colpita. Una quartina impressionante e drammatica.

Dal Ramo V del 2000 “La Guerra investe l’Europa”

265
Le parc enclin grande calamité,
Par l'Hesperie et Insubre fera:
Le feu en nef, peste et captiuité,
Mercure en l'Arc Saturne fenera.

265
Il destino inclinato verso grande calamità,
Per l'Esperia e l' Insubria farà:
Il fuoco sulla nave peste e schiavitù,
Mercurio in Sagittario, Saturno falcerà.

Permutando la 256 abbiamo la 265 sempre sullo stesso tema. Il terzo verso specifica che la “nave”, la barca di Pietro, va a fuoco ed è colpita dalla peste ed è ridotta in schiavitù. Qui in divenire abbiamo il futuro della Chiesa. Ancora una volta il termine “peste” è associato alla crisi ecclesiale.
Il destino infatti annuncia una grande calamità che colpirà l’Italia, sede di Pietro. L’Insubria è sostanzialmente l’attuale Lombardia mentre l’Esperia per i greci era l’Italia centro meridionale, il loro Occidente. In generale infatti l’Esperia rappresenta l’Occidente, ma in questo caso il riferimento all’Italia, da nord a sud, sembra specifico.
All’ultimo verso una probabile indicazione tolemaica: Saturno, ovvero l’Oriente, falcerà. In sostanza da Oriente viene il pericolo per l’Occidente.
Mercurio in Sagittario invece non è una congiunzione astrologica, ma geografica che rappresenta l’area che va dal Mediterraneo Orientale, dominato da Mercurio alla penisola Iberica, estremo Occidente, dominato dal Sagittario. Insomma, l’Unione Europea dalla Grecia alla Spagna.



Un richiamo in questo senso non può non andare alla profezia del Monaco Paisios e alla crisi che coinvolge l’Europa, la Grecia, la Siria, la Turchia, gli USA e la Russia. La provocazione ai confini greci, l’ondata migratoria. Le terre occupate dai turchi. La Russia che persegue in Medioriente e sugli stretti la propria politica. La guerra fra Turchia e Russia. L’Europa che vuole la sua parte.


Tutto è in movimento e le crisi concentriche convergono tutte insieme in una sola.
“Da Corinto ad Efeso ai due mari si navigherà e guerra si muove fra due desiderosi di lotta.”

https://ducadeitempi.blogspot.com/2020/03/la-peste-della-chiesa.html

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