Tra coronavirus e ‘infodemia’ (l’epidemia dell’informazione, ridondante e spesso contraddittoria) appare utile fare il punto sul da farsi. Il professor Luc Montagnier, Nobel per la medicina, insiste sulla necessità di rafforzare il sistema immunitario. E l’evidenza scientifica ci mostra come, con la dieta anzitutto.
Coronavirus, la parola al prof. Luc Montagnier
Luc Montagnier – medico, biologo e virologo, premiato con il Nobel per la medicina nel 2008 per la scoperta del virus HIV – ha rilasciato un’ampia intervista sul coronavirus a Giulietto Chiesa, il 25.2.20 su Pandora TV. Ne riportiamo alcuni brevi estratti, a partire dall’invito a non farsi prendere dal panico. Ci si trova di fronte a ‘un virus altamente trasmissibile’ che si va diffondendo in molti Paesi e non è pericoloso di per sé, quanto nelle possibili complicazioni a livello polmonare. ‘Perciò dovremmo prendere alcune precauzioni aggiuntive‘:
– adottare prassi igieniche essenziali. ‘Occorre lavarsi le mani molto spesso, non respirare con la bocca ma respirare solo con il naso’. Aggiungiamo noi, richiamando le prassi igieniche che vigono da decenni in estremo Oriente, chi tossisce, anche per una semplice influenza, dovrebbe evitare di uscire e comunque indossare una mascherina per proteggere gli altri. Dato atto che il virus può venire trasmesso anche da parte di persone a esso positive anche prima o in assenza della comparsa di sintomi. (Aggiornamento: per le buone prassi igieniche e di sanificazione da adottare, anche nei luoghi di lavoro, si veda il protocollo sulle misure di contenimento del Covid-19 concordato tra le parti sociali il 14.3.20),
– rafforzare il sistema immunitario, per prevenire che un virus di per sé non particolarmente pericoloso, ove contratto, possa causare complicazioni (polmonari).
‘Non abbiamo specifici inibitori del virus, ma abbiamo tutti un buon sistema immunitario’. (…) La nostra più importante difesa, adesso, è il sistema immunitario’.
Bisogna quindi rafforzare, o almeno ‘mantenere in buona forma il nostro sistema immunitario. A questo scopo dobbiamo assumere tutti i tipi di antiossidanti che esistono. Infatti una parte della malattia, causata dal virus, è dovuta allo stress ossidativo. E lo stress ossidativo è dovuto ai radicali liberi (ROS), molecole che ne ossidano altre. Perciò dovremmo controllare lo stress ossidativo prendendo antiossidanti’.
Gli antiossidanti disponibili anche in Italia indicati dal prof. Montagnier sono l’estratto di papaya fermentata, che lui stesso propone da molti anni ed ‘è un buon prodotto perché mantiene alti gli enzimi antiossidanti’. Il glutatione è un altro prodotto ‘meno noto ma molto attivo. Può venire assunto oralmente, in pillole, e anche questo funziona molto bene. Ma anche la vitamina C, la vitamina D sono molto utili. E per il futuro stiamo lavorando con alcuni amici cinesi che hanno individuato alcuni enzimi antiossidanti ancora più efficaci, che spero saranno presto disponibili’.
Rafforzare il sistema immunitario con la dieta
Una strategia realistica per affrontare la situazione è fornire al nostro organismo tutte quelle molecole che la scienza ha dimostrato essere capaci di rafforzare il sistema immunitario. È noto infatti che una immunocompetenza ottimale dipende dallo stato nutrizionale e le carenze di micronutrienti – così come le diete squilibrate, possono ridurre le difese contro le infezioni.
Esiste un’interazione bidirezionale tra nutrizione, infezione e immunità:
– la risposta immunitaria è compromessa se la nutrizione è insufficiente, predisponendo le persone a infezioni, e al tempo stesso
– un cattivo stato nutrizionale può essere aggravato dalla stessa risposta immunitaria all’infezione.
La resistenza alle infezioni può quindi venire migliorata dedicando attenzione all’apporto di alcuni micronutrienti – rispetto ai quali si può riscontrare carenza, soprattutto in alcune fasi della vita (anziani e bambini) – e a una dieta ottimale, cioè varia ed equilibrata.
Vitamine e sistema immunitario
I micronutrienti hanno ruoli vitali per tutto il sistema immunitario. Quelli maggiormente essenziali per sostenere l’immunocompetenza sono le vitamine A, C, D, E, B6 e B12, l’acido folico. Oltre a ferro, rame, selenio e zinco.
Vitamina D. Le cellule immunitarie innate (ad es. monociti, macrofagi, cellule dendritiche) hanno il recettore della vitamina D che ne fa aumentare il differenziamento, ne stimola la proliferazione e la produzione di citochine. La forma attiva della vitamina D (1,25-diidrossivitamina D3) regola la produzione di proteine antimicrobiche, che possono uccidere direttamente i patogeni, in particolare i batteri.
Gli alimenti più ricchi di vitamina D sono l’olio di fegato di merluzzo, i pesci grassi (es. sgombro, sardina, tonno e salmone), ostriche e gamberi, tuorlo d’uovo; funghi (unica fonte vegetale di vitamina D, in particolare maitake e finferli), formaggi grassi e burro.
Vitamina C. Efficace antiossidante contro i ROS (Reactive Oxygen Species) che si formano quando i patogeni vengono uccisi dalle cellule immunitarie. Rigenera altri antiossidanti, come il glutatione e la vitamina E. Promuove la sintesi del collagene, sostenendo in tal modo l’integrità delle barriere epiteliali. Stimola la produzione, la funzione e il movimento dei leucociti (ad es. neutrofili, linfociti, fagociti). Ha un ruolo nelle attività antimicrobiche e nella chemiotassi. Il professor Montaigner, nella sua intervista, ne suggerisce un apporto di 1000 mg/die.
Le prime fonti di vitamina C sono coriandolo, peperoni, ribes nero, timo fresco, prezzemolo, crucifere (cavolo, verza, broccoli), kiwi e agrumi.
Vitamina A. Aiuta a mantenere l’integrità strutturale e funzionale delle cellule della mucosa, barriere innate (es. pelle, vie respiratorie, etc.). È importante per il normale funzionamento delle cellule immunitarie innate (macrofagi, neutrofili). Necessaria per il corretto funzionamento dei linfociti T e B, quindi per la generazione di risposte anticorpali all’antigene. Coinvolta nello sviluppo e nella differenziazione delle cellule Th1 e Th2, supporta la risposta antinfiammatoria Th2.
Si trova in olio di fegato di merluzzo, fegato, peperoncino piccante, albicocche secche, carote, broccolo e cavolo verde, patata dolce, zucca.
Vitamina E. È un importante antiossidante liposolubile, che protegge l’integrità delle membrane cellulari dai danni causati dai ROS. Migliora la produzione di IL-2, le funzioni delle cellule T-mediata e la proliferazione dei linfociti. Ottimizza e migliora Th1 e sopprime la risposta Th2.
Ne sono ricchi gli oli vegetali (arachidi, mais, girasole, olio extravergine di oliva), peperoncino, semi di girasole, mandorle, curry, origano, nocciole, avocado, kiwi.
Vitamine B6 e B12 aiutano a regolare l’infiammazione. Hanno un ruolo nella produzione di anticorpi, nella produzione di citochine e nella proliferazione e nella differenziazione dei linfociti. Mantengono la risposta immunitaria Th1.
I cibi di riferimento per la B6 sono cereali e farine integrali, lenticchie, latte, avocado, frutta secca, peperoni, spinaci, broccoli. Per la B12 i formaggi stagionati, prodotti a base di soia, uova, latte, fegato e frattaglie, molluschi, pesce (tonno, merluzzo, sardine e sgombro).
Acido folico. Mantiene l’immunità innata. È importante per la risposta anticorpale agli antigeni. Supporta la risposta immunitaria mediata da Th1.
Abbonda in fegato e frattaglie; asparagi, broccoli, carciofi, cavoletti di Bruxelles, cavolfiori e cereali integrali, legumi, arance, fragole e frutta secca.
Metalli e difese immunitarie
Alcuni metalli sono altresì importanti nel modulare le riposte immunitarie. Per la differenziazione e proliferazione dei linfociti T, la produzione di anticorpi e nell’immunità cellulare, nonché per l’azione antiossidante (selenio e zinco). Quali e dove:
– selenio in cereali integrali, semi di senape e girasole, uova;
– ferro nel fegato, carne bovina e di cavallo, uova, alcuni pesci (acciuga, cefalo, sarda, tonno), legumi e frutta secca,
– zinco nel pesce e la carne, cereali (germe di grano e avena), legumi, frutta secca e semi (zucca, sesamo e girasole),
– rame in fegato e frattaglie, funghi, anacardi, lenticchie, mandorle.
Amminoacidi e sistema immunitario
Due amminoacidi non essenziali hanno a loro volta un ruolo di rilievo per il sistema immunitario:
– glutammina. Amminoacido importante per le cellule immunitarie come i linfociti, le cellule killer naturali, e la proliferazione dei macrofagi. Indispensabile per la sintesi di glutatione.
Sono ricchi di glutammina le uova, la carne di manzo, latte, tofu e riso bianco,
– arginina. Migliora la funzione dei linfociti T, è il precursore dell’ossido nitrico che ha un ruolo importante nella coagulazione, la vasodilatazione, la permeabilità vascolare e la distruzione di agenti patogeni microbici.
Ricchi in arginina sono la soia, i semi di zucca, il merluzzo, i frutti di mare, le uova, la carne rossa e bianca.
Il triptofano, un amminoacido essenziale, ha a sua volta un ruolo importante nella stimolazione del sistema immunitario. Grazie al metabolismo da parte del microbiota della sua parte residua (all’assorbimento intestinale) e la formazione di derivati indolici che attivano efficacemente i recettori antinfiammatori (AhR).
Fonti di triptofano sono uova, soia, sesamo e girasole, formaggi stagionati, carne e pesce.
Acidi grassi Omega 3 e prevenzione
Gli acidi grassi Omega3 (EPA e DHA) sono importanti precursori di molecole atte a promuovere la risoluzione dell’infiammazione, a migliorare l’uccisione batterica da parte dei macrofagi e ad aumentare la rigenerazione dei tessuti.
Gli ω-3 si trovano negli oli di semi di lino, noci, canapa e chia, nonché in alcuni pesci (salmone anche affumicato, merluzzo, tonno, sardine).
Microbioma, dieta e sistema immunitario
Il microbioma – la comunità microbica presente nel tratto intestinale – gioca un ruolo fondamentale nel modulare le risposte metaboliche e il sistema immunitario. E la dieta, ancora una volta, ha un ruolo determinante.
Le fibre alimentari nutrono il microbiota che, metabolizzandole, produce acidi grassi a catena corta (SCFA). Gli SCFA a loro volta, tramite i recettori dell’intestino (il ‘secondo cervello’), inviano ‘segnali’ al sistema nervoso centrale con lo scopo di modulare, nell’intervallo fisiologico, l’omeostasi energetica, il metabolismo dei carboidrati e dei lipidi e sopprimono segnali infiammatori.
Alcune fibre in particolare hanno un effetto immunostimolante sulle cellule immunitarie. Tale effetto è stato dimostrato nell’arabina della pectina – presente nella buccia di mele, pere, albicocche e prugne – e nel β-1,3- glicano (presente nei funghi).
Il sistema immunitario viene poi stimolato da importanti recettori antinfiammatori (AhR, Aryl Hydrocarbon Receptor), attraverso i ligandi esogeni per AhR che derivano da tessuti vegetali commestibili, es. verdure, frutta, tè ed erbe.
I polifenoli possono a loro volta attivare la funzione immunitaria mediante stimolo dei recettori AhR. I polifenoli sono una famiglia di circa 5000 molecole organiche naturali, presenti nei vegetali. I più noti per le proprietà benefiche sulla salute umana sono la quercitina, il resveratrolo, l’epigallocatechina, le antocianine, il tirisolo.
Dieta mediterranea, sistema immunitario e salute
Una dieta mediterranea autentica può offrire tutte le molecole che hanno azione importante sul nostro sistema immunitario. Con abbondanza e varietà di vegetali e frutta (tanto meglio se bio), fibre e polisaccaridi complessi (cereali integrali e legumi), proteine di varie matrici e olio extravergine d’oliva.
Gli integratori alimentari possono aiutare a garantire la copertura del fabbisogno quotidiano di micronutrienti, a volte anche a stimolare altre reazioni favorevoli. Ma nessun supplemento potrà mai compensare uno squilibrio nutrizionale di fondo. Il microbiota va nutrito con alimenti sani, senza ingolfare l’apparato gastrointestinale con cibo spazzatura che invece innesca processi infiammatori.
Uno studio scientifico appena pubblicato su Gut dimostra, del resto, come la ‘correzione nutrizionale’ basata sulla dieta mediterranea – con aumento degli apporti di fibre, vitamine (C, B6, B9, tiamina) e minerali (Cu, K, Fe, Mn, Mg) – possa rimodulare favorevolmente in pochi mesi il microbiota intestinale anche nelle persone anziane.
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