Il giornalista Ambrose Evans Pritchard ha commentato sul Telegraph lo scontro che si potrebbe presto concretizzare tra l’Italia e la Commissione europea a proposito degli assurdi vincoli di bilancio che inesorabilmente continuano ad imporre alla nostra nazione già duramente provata dalle politiche di austerità.
Bruxelles non perde mai occasione di ripetere che l’Italia non è riuscita a fare “progressi sufficienti” sul livello del debito, anche se la cause principali dei mancati progressi sono stati la recessione e il crollo del commercio mondiale.
Per il giornalista del Telegraph, le richieste dell’Unione sono “vandalismo macroeconomico”. L’UE sta infatti cercando di imporre a un paese già in crisi di dare una violenta stretta alla politica di bilancio, ordinando un deficit massimo dell’1,5% del PIL. Imponendola, oltretutto, dopo il ritiro dello stimolo monetario da parte della BCE.
In questa difficile situazione, se all’Italia non sarà concesso spazio fiscale, il paese rischia il default sul debito pubblico.
Pritchard conclude così:
“Le azioni della Commissione europea in questo frangente sono sorprendenti. Hanno emesso un ultimatum grossolano indipendentemente dall’immenso rischio finanziario. Stanno provocando inutilmente il nuovo trionfante leader della seconda più grande potenza manifatturiera d’Europa.
Dire che Bruxelles non ha avuto scelta a causa delle rigide regole del meccanismo fiscale equivale a riconoscere l’assurdità della costruzione dell’UEM. Il progetto ha portato l’Europa in questo folle vicolo cieco.
Se Salvini dovesse far crollare l’intero tempio sulle loro teste, se la saranno cercata.”
La tranquillità di Bagnai
Ambrose Evans-Pritchard : “La guerra valutaria è la prossima fase del conflitto globale e l’Europa, il principale parassita, è indifesa”
Mentre l’economia globale vacilla, stiamo entrando nella prossima fase della guerra valutaria. Ci sarà una brutta lotta per accaparrarsi la scarsa domanda globale.
Quello che colpisce dei tweet di Donald Trump contro la BCE di questa settimana è la rapidità con cui ha visto il significato della piroetta politica di Mario Draghi a Sintra – già soprannominato ‘whatever it takes II’ dai mercati obbligazionari – e la rapidità con cui si è pronunciato. […]
La zona euro è il principale parassita globale. Ha risucchiato la domanda dell’economia globale con avanzi delle partite correnti da 300 a 400 miliardi di euro. La Cina è una santa al confronto. Questo comportamento da “free rider” è il risultato della struttura dell’euro e dell’austerità del Patto di stabilità e dell’ideologia tedesca amplificata dall’unione monetaria.
Il resto del mondo paga il prezzo dell’esperimento incompleto di Eurolandia e della sua incapacità di rilanciare la crescita, vale a dire la sua incapacità di creare una tesoreria comune con un’emissione di debito condiviso che renderebbe possibile una ripresa degli investimenti nella metà depressa dell’Europa.
Il meccanismo deformato dell’unione monetaria permette alla Germania di mantenere il marco tedesco implicito “grossolanamente sottovalutato” e di consolidare un vantaggio commerciale da “frega-il-tuo-vicino” verso l’Europa meridionale.
Da qui l’avanzo cronico delle partite correnti della Germania, pari a 8,5 punti percentuali del PIL.
La Casa Bianca del signor Trump ne ha avuto abbastanza di questo e il campo di battaglia è sulla valuta. E i democratici? Cantano nello stesso coro
[…]
Chiaramente la decisione di chiudere il programma QE da 2.6 trilioni di euro in gennaio e dichiarare la missione compiuta – quando Eurolandia era già in recessione industriale – è stato un errore politico. E ‘stata imposta a Draghi dai falchi.
Ora si sta vendicando con un “fatto compiuto” sul consiglio direttivo della BCE. A meno che la zona euro non inizi a riprendersi “saranno necessari ulteriori stimoli”, e per buona misura: “se la crisi ha dimostrato qualcosa, è che useremo tutta la flessibilità del nostro mandato per adempiere ai nostri compiti”, ha detto Draghi a Sintra.
Questa promessa è stata fatta senza prima ottenere il consenso del blocco teutonico. I democratici cristiani di Angela Merkel lo hanno definito “un segnale allarmante per l’integrità della BCE”. Questa volta Draghi potrebbe aver esagerato in tutti i sensi.
Ma un semplice QE in questa fase non basta più. Pochissimo stimolo può essere ottenuto tirando verso il basso l’estremità lunga della curva dei rendimenti. La curva è già prossima all’inversione.
“E’ solo apparenza. La BCE è impotente. Si cerca di dare l’idea che si sta facendo qualcosa, ma niente di tutto questo ha alcun effetto”, dice Ashoka Mody, ex capo dei salvataggi in Europa per il FM.
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