sabato 22 giugno 2019

PREMIO KALERGI 2016 A PAPA FRANCESCO 1°

SI PREMIANO E SI AUTOCELEBRANO. FANNO TUTTO DA SOLI....

Premio Carlo Magno o KALERGI 2016 a papa Francesco, Merkel e Renzi alla cerimonia in Vaticano

Il premio è un “tributo al Suo straordinario impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia” gds.it


CITTA’ DEL VATICANO. È stato ufficialmente conferito a papa Francesco il premio internazionale Carlo Magno 2016. A consegnare l’attestato nelle mani del Pontefice, durante la cerimonia nella Sala Regia in Vaticano, il presidente del Comitato direttivo del premio, Juergen Linden, e il sindaco di Aquisgrana Marcel Philipp.

Il Papa, entrando nella Sala Regia, accolto dall’applauso dei presenti, ha stretto la mano ai rappresentanti delle istituzioni europee seduti in prima fila, il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz, quello della Commissione Ue Jean-Claude Juncker e quello del Consiglio europeo Donald Tusk, che aveva ricevuto in udienza prima della cerimonia e prima dell’altra udienza con la cancelliera AngelaMerkel.

Tra i presenti anche il premier Matteo Renzi che ha avuto un breve dialogo con la cancelliera Merkel prima dell’inizio dell’evento. I due hanno scambiato alcune battute, seduti fianco a fianco, con fare cordiale e sorridente.

LA LISTA DEI PREMIATI DEL PIANO KALERGI DAL 1950

TUTTA BRAVA GENTE, BASTA SCORRERE LA LISTA PER VEDERLO DA VOI

2016 – Papa Francesco

2015 – Martin Schulz

2014 – Herman Van Rompuy

2013 – Dalia Grybauskaitė

2012 – Wolfgang Schäuble

2011 – Jean-Claude Trichet

2010 – Donald Tusk

2009 – Andrea Riccardi e la Comunità di Sant’Egidio

2008 – Angela Merkel

2007 – Javier Solana Madariaga

2006 – Jean-Claude Juncker

2005 – Carlo Azeglio Ciampi

2004 – Pat Cox a papa Giovanni Paolo II.

2003 – Valéry Giscard d’Estaing

2002 – l’Euro

2001 – György Konrád

2000 – Bill Clinton

1999 – Tony Blair

1998 – Bronisław Geremek

1997 – Roman Herzog

1996 – Regina Beatrice dei Paesi Bassi

1995 – Franz Vranitzky

1994 – Gro Harlem Brundtland

1993 – Felipe González Márquez

1992 – Jacques Delors

1991 – Václav Havel

1990 – Gyula Horn

1989 – Frère Roger Schutz, Taizé

1988 – François Mitterrand ed Helmut Kohl

1987 – Henry Kissinger

1986 – il popolo del Lussemburgo

1984 – Karl Carstens

1982 – Re Juan Carlos I di Spagna

1981 – Simone Veil

1979 – Emilio Colombo

1978 – Konstantinos Karamanlis.

1977 – Walter Scheel

1976 – Leo Tindemans

1973 – Salvador de Maradiaga

1972 – Roy Jenkins

1970 – François Seydoux de Clausonne

1969 – Commissione delle Comunità europee

1967 – Joseph Luns

1966 – Jens Otto Krag

1964 – Antonio Segni

1963 – Edward Richard George Heath

1961 – Walter Hallstein

1960 – Joseph Bech

1959 – George Marshall

1958 – Robert Schuman

1957 – Paul-Henri Spaak

1956 – Sir Winston Churchill

1954 – Konrad Adenauer

1953 – Jean Monnet

1952 – Alcide de Gasperi

1951 – Hendrik Brugmans

1950 – Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi
IL PIANO KALERGI

Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi era un conte austriaco considerato pioniere dell’integrazione europea. Nato a Tokio nel 1894 e morto nel 1972. Nel 1923 scrive il suo primo libro, che guarda caso si chiama “Pan-Europa“. Lo manda a tutte le persone più influenti e allega ad ogni copia un modulo di adesione. Oggi lo chiameremmo spam. Così nasce il Movimento Pan-Europeo. Che non era mica il circolo del bridge: dentro c’era gente come Albert Einstein, Thomas Mann e Sigmund Freud.

Kalergi voleva una grande nazione europea che venerasse Napoleone, Mazzini, Victor Hugo, Kant, Nietzsche, gente così insomma… Ma era unelitista, seguace di quella teoria secondo cui le masse sono confuse, allo sbando, incapaci di darsi una direzione, e in questo caos hanno buon gioco le minoranze potenti e ben organizzate. La stessa teoria di cui sono convinti personaggi come Mario Monti (ricorderete che fu a capo dellaCommissione Trilaterale, il cui primo studio era quel “Crisis of Democracy” che sosteneva, appunto, che le masse devono restare in apnea), le cui convinzioni si traducono in presidenti del consiglio e governi che cambiano senza elezioni e in frasi come “al riparo dal processo elettorale” (se vuoi sapere cosa significa, leggi il post). Quindi Kalergi non poteva che ambire auna società che sostituisse la democrazia con una aristocrazia illuminata.

Obiettivo centrato, direi! Del resto, chi poteva finanziare il suo movimento se non un banchiere, Max Warburg, che gli era stato presentato dal barone Ludwig Nathaniel Freiherr von Rothschild? E, ironia della sorte, i Kalergi erano greci! Per la precisione, di Creta. Ma sentite questa: un antenato del nostro conte, nel 300, firmò un trattato per la sottomissione di Creta al dominio veneziano. Si comincia bene! Per questo Monti un giorno dirà che “la Grecia è il più grande successo dell’euro“: perché, da un’isola, sono passati a sottomettere uno Stato intero.

A dire il vero, Kalergi voleva anche una pan-America, una pan-Eurasia (con dentro la Russia), una unione pan-asiatica che comprendesse Cina e Giappone e dominasse sul Pacifico, e voleva perfino una pan-ideologia (un misto tra capitalismo e comunismo che, se volete, si è realizzato nei parlamenti nazionali con quell’illusione del bipolarismo già perseguita con ilPiano di Rinascita Democratica e concretizzatasi con il Pd renziano) e un’unica pan-lingua, l’inglese, da parlarsi in tutta Europa accanto agli idiomi nazionali. Riuscì peraltro a convincere molti leader politici dell’epoca, gente del calibro di Konrad Adenauer, Robert Schuman (cui non a caso è intestato un building del Parlamento Europeo), Alcide De Gasperi, Winston Churchill. Non ebbe molta fortuna con Benito Mussolini né con un tale di nome Adolf Hitler, che lo guardava con ribrezzo e considerava il suo piano un piano massonico.

fu Kalergi a lanciare l’idea degli Stati Uniti d’Europa: Altiero Spinelli venne molto dopo. Fu Kalergi, nel 1955, a proporre l’Inno alla Gioia di Beethoven (dalla nona sinfonia) come inno ufficiale dell’Unione Europea, che in seguito venne adottato. Fu Kalergi, aiutato da Robert Schuman, ministro degli esteri francese, ad assegnare la gestione della produzione di acciaio, ferro e carbone ad una sovranità sovranazionale, sotto la direzione dei primi euroburocrati non eletti da nessuno: i famosi commissari europei. Fu Kalergi a mandare i primi memorandum ai governi di Italia, Francia, Germania e Regno Unito, negli anni ’60, perché adottassero una unione monetaria. E per non farsi mancare niente, nel libro “Practical Idealism” il conte traccia anche l’idea di Europa che aveva in mente dal punto di vista demografico. E dice:“L’uomo del futuro sarà di razza mista. Le razze e le classi di oggi gradualmente scompariranno” e ci sarà un’unica “razza euroasiatico-negroide, simile in apparenza agli antichi egizi”, che sostituirà i popoli con gli individui. Questo, nelle intenzioni del conte, avrebbe dovuto portare a una maggiore governabilità delle masse, sempre secondo i principi dell’elitismo di cui sopra (la democrazia non esiste poiché il popolo non ha le capacità di autogovernarsi e nel momento in cui si organizza esso porta automaticamente un’élite a prendere il potere).

Si può dire che il Piano Kalergi ha avuto successo praticamente in tutto. O perlomeno i suoi discepoli stanno procedendo a grande velocità verso la sua finalizzazione (Draghi che chiede l’unione bancaria e nuove cessioni di sovranità; la Boldrini che chiede l’accelerazione degli Stati Uniti d’Europa, Mattarella che discute di cessione della sovranità fiscale), ma cosa ne è delle teorie del conte sulla questione razziale?

Abbiamo degli indizi. Quindici anni fa uno studio dell’Onu introduce il concetto di “immigrazione di rimpiazzo” che porta al centro del dibattito la necessità di sostituire (letteralmente) buona parte della popolazione europea con migranti, al fine – si dice – di compensare il calo delle nascite e garantire il sistema pensionistico. Massimo D’Alemainvoca 30 milioni di immigrati. Il sottosegretario Sandro Gozi rilancia con 40 milioni.Laura Boldrini dice che lo stile di vita dei migranti presto sarà il nostro. Nel frattempo,Angela Merkel apre le frontiere e mette al lavoro i siriani, la Repubblica Cecaassume 5 mila rifugiati

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