La società civile: siamo increduli di fronte a tanta inerzia, non è più accettabile, occorre fermare subito le bombe e dare inizio a un ruolo positivo e pro-attivo da parte dell’Italia.
4 aprile 2019
Fonte: Amnesty International Italia - Fondazione Finanza Etica - Movimento dei Focolari Italia - Oxfam Italia - Rete della Pace - Rete Italiana per il Disarmo - Save the Children Italia
- 04 aprile 2019
La discussione di due risoluzioni sul conflitto in Yemen, ferme da ben cinque mesi in Commissione Esteri della Camera dei Deputati, calendarizzata per l’ennesima volta la settimana scorsa e poi spostata a ieri, è stata nuovamente rinviata.
La società civile: siamo increduli di fronte a tanta inerzia, non è più accettabile, occorre fermare subito le bombe e dare inizio a un ruolo positivo e pro-attivo da parte dell’Italia.
Ieri (3 Aprile) la Commissione Esteri della Camera avrebbe dovuto finalmente discutere, e auspicabilmente votare, due risoluzioni presentate già da diversi mesi, riguardanti la situazione del conflitto in Yemen. Pochi giorni fa, in occasione del quarto anniversario dall’inizio delle ostilità, molti parlamentari hanno speso parole accorate e preso solenni impegni per fermare quella che è stata definita la più grave crisi umanitaria in corso, quindi ci aspettavamo passi avanti significativi che, ancora una volta, non ci sono stati.
Il conflitto in questi anni ha avuto impatti devastanti sulla popolazione civile yemenita. Decine di migliaia di vittime, tra cui tantissimi bambini, continue violazioni di diritti umani, crimini di guerra accertati da esperti internazionali, bombardamenti di ospedali (di pochi giorni fa l’ultimo) e strutture sanitarie al collasso, difficoltà di accesso ad acqua potabile, e l’epidemia di colera come conseguenza di tutto ciò.
Sin dall’inizio del conflitto molte Organizzazioni della società civile italiana hanno sottolineato la propria preoccupazione non solo per la sua evoluzione e le drammatiche conseguenze sulla popolazione civile, ma anche sulla fornitura di armi di produzione italiana ad alcune delle parti coinvolte nei combattimenti.
Oggi, alla luce del continuo ingiustificato, e oramai ingiustificabile, rinvio del dibattito alla Camera dei Deputati, le nostre Organizzazioni chiedono ancora una volta, e con rinnovato vigore, che il Parlamento ed il Governo si impegnino affinché il nostro Paese assuma un ruolo attivo di facilitazione della fine del conflitto e non contribuisca invece alla sua continuazione con forniture militari. Mentre molti altri Paesi hanno deciso di sospendere l’invio di armamenti (Germania, Paesi Bassi, Belgio, Norvegia, Finlandia tra tutti) l’Italia non può limitarsi ad osservare passivamente l’impatto del conflitto su centinaia di migliaia di civili yemeniti, ma deve al contrario fare scelte forti e concrete.
Le nostre Organizzazioni fanno dunque nuovamente appello ai parlamentari affinché prendano rapidamente una posizione netta ed esplicita per impegnare il Governo italiano a:
attivare e promuovere iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite.
aumentare il budget destinato a questa crisi rispetto agli anni scorsi e finanziare adeguatamente il Fondo di intervento per gli aiuti umanitari, in soccorso alla popolazione civile yemenita martoriata da una catastrofe umanitaria di vaste proporzioni;
imporre (in linea con le risoluzioni del Parlamento europeo del 4 ottobre e 25 ottobre 2018 e nel rispetto della normativa nazionale - legge 185/90 -, del Trattato internazionale sul commercio di armamenti e della Posizione Comune dell’Unione europea sull’export di armamenti) un embargo immediato sulle armi e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi a tutte le parti nel conflitto dello Yemen, in quanto è presente un chiaro rischio di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario (come testimoniano numerosi episodi di questi ultimi mesi). L’embargo dovrebbe riguardare anche tutti i tipi di armamento presenti nell’elenco comune delle attrezzature militari e delle tecnologie di uso duale dell'Unione europea al fine di garantire che nessun arma, munizione, equipaggiamento militare o tecnologia, o supporto logistico e finanziario per tali trasferimenti sia oggetto di forniture dirette o indirette alle parti in conflitto nello Yemen né possa essere di sostegno alle loro operazioni militari nello Yemen;
attivare e finanziare il fondo per la riconversione dell’industria militare previsto nella stessa legge 185/90 anche sulla base di una discussione pubblica sull'impatto del complesso militare-industriale italiano sulla instabilità geopolitica (in particolare in Medio Oriente) e nella definizione della politica estera e di sicurezza dell'Italia;
intraprendere iniziative verso le parti in conflitto (in particolare chi utilizza maggiormente lo strumento dei bombardamenti aerei cioè la Coalizione guidata dall’Arabia Saudita e di cui fanno parte anche altri Paesi destinatari dei sistemi d’arma italiani, come gli Emirati Arabi Uniti) affinché siano rigorosamente rispettati i divieti di bombardamento di ospedali, scuole, strutture di cura ricordando che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati da trattati e convenzioni dal diritto umanitario internazionale, che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce un crimine di guerra e che gli attacchi alle scuole sono condannati dalla Safe Schools Declaration, di cui l’Italia è tra i primi firmatari. Tutte le parti in conflitto dovrebbero inoltre evitare l’utilizzo di ordigni esplosivi in aree popolate al fine di proteggere i civili nella massima misura possibile.
condannare l’uso di munizioni a grappolo nel conflitto in Yemen e fare pressioni affinché anche l’Arabia Saudita ratifichi il Trattato internazionale sulle munizioni a grappolo e distrugga quelle che ancora possiede;
sollecitare l’istituzione di una indagine internazionale indipendente per esaminare le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti in conflitto, al fine di assicurare la giustizia, le responsabilità e il risarcimento per le vittime. Negli oltre tre anni di conflitto armato numerose sono state le segnalazioni riguardanti violazioni di diritti umani e crimini di guerra, come confermato anche nel rapporto recentemente pubblicato dal Panel of Eminent Expert delle Nazioni Unite.
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